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Lunedi, 29 aprile 2024 - Santa Caterina da Siena ( Letture di oggi)

CAPO V. ANNA CATERINA RICEVE I SANTI SACRAMENTI DELLA PENITENZA E DELLA EUCARISTIA

Vita della Beata Anna Caterina Emmerick - Libro primo

CAPO V. ANNA CATERINA RICEVE I SANTI SACRAMENTI DELLA PENITENZA E DELLA EUCARISTIA
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1. Circa nel settimo anno dell'età sua venne Anná Caterina, insieme ad altri fanciulli, per la prima volta condotta a confessarsi. Ella si era con tanto zelo a ciò preparata, ed era ripiena di un sì profondo pentimento, che sulla via della chiesa le mancarono le forze e dovette dai fanciulli che tanto l'amavano essere per tutto il rimanente viaggio portata sino a Hoesfeld. Le pesavano sulla coscienza non soltanto alcuni casi dei primi suoi anni, già ben sovente e con molto dolore espiati; ma le pesavano altresì le di lei incessanti visioni, a proposito delle quali avea dovuto subire sì molteplici rimproveri, udendole trattare di immaginazioni e di sogni. Siccome la madre era appunto quella che il più spesso l'ammoniva contro i sogni e le superstizioni, ciò le riusciva più gravemente angoscioso, e perciò si era proposta di confessarsi per quanto poteva distintamente e completamente circa cotesti suoi sogni, per riceverne dal sacerdote consiglio ed ammaestramento. Essa lo fece, quantunque in ciò non riuscisse a riconoscere alcuna colpa; e noi d'altronde dobbiamo ammirare le vie d'Iddio, il quale incominciò sin d'allora a dare in custodia ed a sottoporre al giudizio della Chiesa, e ciò per mezzo della delicatezza di coscienza di Anna Caterina, quel dono di visione a lei accordato a edificazione dei credenti, e quindi in pro di tutta la Chiesa. Nell'esame di coscienza era Anna Caterina ripiena del più vivace timore, che l'amor proprio ed una falsa vergogna le nascondessero, od almeno mascherassero alcuna cosa; e quindi andava spesso dicendo in sè stessa:

« Ciò che il maligno nemico mi ha rapito, se lo può te nere; se mi ha portata via la vergogna prima del peccato, io non la voglio riaver da lui prima della confessione. »

L'amor proprio le compariva ben più spaventevole dello stesso demonio; poichè dalle interne sue visioni aveva attinto la convinzione che noi non saremmo caduti sì profondamente, ove Adamo non avesse rigettato la colpa sua sulle spalle di Eva, ed Eva sul serpente. Quindi nasceva che ella col più alto turbamento si accusasse di peccati da lei creduti mortali, e pei quali appena sopportava la benchè minima attenuazione dalla bocca stessa del suo confessore. Si rammentò di avere una volta litigato con un fanciullo e di avere ad un altro risposto con un motteggio; ed era fermamente convinta che ambidue erano peccati mortali, poichè aveva inteso dal maestro di scuola essere comando di Dio, quando alcuno ha ricevuto una percossa, di offrire l'altra guancia all'offensore. Secondo poi la testimonianza dell'Overberg, l'amor del prossimo in Anna Caterina era giunto a tal forza anche in cotesta sua prima giovinezza, che le riusciva oltremodo a gioia ed a piacere quando poteva fare cosa aggradevole ad alcuno, da cui avesse ricevuto una ingiuria. Ella confessò adunque quei pretesi peccati mortali con sì profonda umiliazione, che tremava dalla paura, credendo che il confessore le rifiuterebbe l'assoluzione, mentre egli invece consolandola le disse: Cara bambina, tu non puoi davvero commettere ancora verun peccato mortale. Ed ella tosto proruppe in sì dirotto pianto, che fu d'uopo portarla fuori del confessionale.

I genitori le avevan dato sette quattrini, per comprarsi del pan bianco dopo la confessione, come usavano gli altri bambini; essa però ne fece dono a un povero, onde il Signore si muovesse a perdonarle i peccati. Quando, in seguito, andò di nuovo a confessarsi, ogni volta i genitori le dettero i soliti sette quattrini pel pane bianco. Allora lo comprava, non già per sè: lo portava invece a casa ai parenti.

2. In una delle susseguenti confessioni fu di nuovo tormentata dal maggior turbamento. Aveva inteso la madre, parlando con un'altra donna, dire come l'anima di un tal defunto non potesse trovar requie. La di lei compassione per quella pover'anima ne fu sì vivacemente eccitata, che se ne occupava moltissimo nell' intimo del cuore e nella orazione, ed irresistibilmente sentivasi portata a guadagnare anche altri a pregare con lei. Una volta già stava in procinto di partecipare altrui quanto aveva udito, dicendo: « La defunta non ha..., » quando fu compresa da tale angoscia, che sentissi incapace di aggiungere una sola parola. Le era all'improvviso sopraggiunto il pensiero che non le sarebbe più stato possibile di riparare al peccato di mormorazione, poichè non avrebbe potuto chieder perdono ad una morta. Ebbene! essa non trovò requie finchè non si fu confessata di essere stata in ciò poco guardinga. Che poi cotesta paura non fosse falso scrupolo di Anna Caterina, ma piuttosto la conseguenza della di lei grandissima purità di coscienza, ciò risulta luminoso dal fatto seguente, che il di lei padre Bernardo soleva raccontare:

« Quand'ella incominciò a leggere, amava di farlo sedendosi con un libro d'orazione sul suolo, presso il focolare, ed accendendovi scheggie di legno raccolte. Una volta suo padre lavorava intorno ad un banco da falegname appartenente ad un suo vicino, al quale dovea adattare un nuovo legno. Anna Caterina raccolse le scheggie cadenti, ma quelle soltanto che cadevano dal pezzo di legno, per alimentare con esse il fuoco. Alla domanda poi del padre sul perchè non raccogliesse anche le altre scheggie, diè per risposta: Prendo soltanto quelle del nuovo legno, perchè le altre che cadono dal banco non appartengono a noi.

Il padre allora riguardò la moglie stupito e disse: In verità questa è una meravigliosa bambina! Se per caso non ardeva più il focolare, Anna Caterina, tostochè i genitori erano andati a letto, cercava talora piccoli rimasugli di moccolini per poter leggere in un libro di preghiere. Sul principio ritenne ciò come cosa per messa, ma se ne accusò in seguito con gran pentimento in confessione, nè si appropriò mai più la benchè minima cosa, senza averne implorato prima il permesso dei genitori.

3. In età di dodici anni ricevè Anna Caterina per la prima volta la santissima Comunione. Sino dal giorno del Battesimo fu l'anima sua così potentemente attirata dal santissimo Sacramento, che nella sua augusta vicinanza un meraviglioso sentimento di gioia e di benedizione si comunicava non solo all' anima ma anco al corpo di lei. Mai entrava nella casa di Dio senza essere accompagnata dal suo Angelo e senza riconoscere nell'adorazione di quel puro spirito dinanzi all'augustissimo Sacramento con qual venerazione l'uomo mortale debba a quello accostarsi.

Della maestà e grandezza di quel mistero ne fu ammonita in visioni ed ammaestrata dallo stesso Salvatore; e ciò l'avea riempita d'una tale venerazione pel sacerdozio, che la di lui dignità non le sembrava sulla terra paragonabile ad alcun'altra, e che, come vedremo in seguito, per niuna altra colpa soleva assumere sopra di sè maggiori pene di espiazione, di quelle che assumeva pei peccati degli ecclesiastici. Se inginocchiavasi dinanzi all'altare, era talmente ricolma di pietà, che non osava guardare a sè d'attorno. Il cuore e gli occhi di lei si attaccavano del pari al Santissimo, ed il silenzio del sacro luogo bene rispondeva al solenne raccoglimento dell'anima sua. Con confidente intimità ella parlava al Santissimo, e nelle solennità gli cantava gli inni della Chiesa. Ma poichè non poteva nè sì spesso nè sì a lungo, come lo avrebbe desiderato, trattenersi in chiesa, nella sua notturna orazione si rivolgeva quasi in volontariamente verso quella parte dell'orizzonte, ove sapeva posare il tabernacolo di una chiesa.

4. L'ardente amore del cuor suo le aveva, sino dai primi anni, dato impulso a comunicarsi in forma spirituale; da che poi si avvicinò il momento in cui dovea prepararsi a ricevere effettivamente questo Sacramento, credette non potere far mai abbastanza per prepararvisi. Alla grandezza delle di lei aspirazioni fu pari soltanto la cura di porre l'anima sua in istato condegno a ricevere l'Ospite celeste. Si diè di nuovo ogni pena per iscrutinare ogni momento della sua vita, onde comparire pura dinanzi al suo Signore e Dio. Più assai che nella prima confessione, la riempi allora di bel nuovo il timore di portare nello spirito alcuna macchia per colpevole ignoranza; e niente meno la tormentava il pensiero di non aver forse con sufficiente sincerità e pienezza confessato le sue colpe come Dio lo vuole. Giacchè l'intimo sentimento di essere la bambina la più cattiva di tutte non l'aveva mai abbandonata, e la di lei umiltà non soffriva verun sotterfugio o attenuazione. Pregò ardentemente padre e madre di aiutarla nella perfetta ricerca dei peccati, dicendo così:

Non voglio verun segreto, verun nascondiglio nel mio cuore. Se venisse a me un angelo in cui potessi scorgere una piega ascosa, dovrei dire che egli partecipa della natura del maligno nemico, il quale tenta nascondersi negli angoli e nelle pieghe del cuore. »

Nel giorno della prima Comunione tenne sempre chiusi gli occhi per tutta la via che conduce alla chiesa, affinchè, mossi da alcuna circostanza esterna, non disturbassero il raccoglimento dello spirito. Era sì piena dell' ardente brama di darsi a Dio tutta intera e di consacrare al di lui servizio tutte le forze dell'anima e del corpo, che incessantemente offrì al Signore di sacrificare ad onor suo sè stessa pel bene dei prossimi; l'Overberg asserisce così: « Anna Caterina non supplicò di molte cose il Signore nella prima Comunione; pregò principalmente perchè si degnasse renderla una veramente buona bambina, e perchè la facesse precisamente tale, come egli la voleva. Essa si diè interamente a Dio senza alcuna riserva. »

5. Quanto sul serio la fanciulla intendesse il suo pieno abbandono, e quanto a Dio piacesse l'ardente zelo col quale si preparò a ricevere quel santo Sacramento, viene reso manifesto dalle meravigliose operazioni che produsse nel di lei cuore. L'amor divino ne fu in lei sì possentemente acceso, che Anna Caterina sentì sè stessa sospinta ad una vita di mortificazione e di abnegazione tale, che nemmeno la più stretta regola di un ordine religioso avrebbe con maggiore sapienza potuto prescriverla ad un monaco penitente in un chiostro o ad un eremita nel deserto. Quando anche non fosse da noi posseduta sopra Anna Caterina alcuna altra testimonianza fuor quella che l'Overberg ci ha conservata dell'azione in lei prodotta dalla sua prima santa Comunione, questa sola basterebbe per riconoscere come cose straordinarie la interna luce, la eroica fortezza e l'amoroso zelo di un'anima, la quale nel dodicesimo anno dell'età sua, senza veruna esterna dire zione od ammaestramento, ma solo per opera e lume del santissimo Sacramento, poteva prescrivere a sè stessa e condurre a compimento con immensa perseveranza di fedeltà, una così perfetta interna ed esterna vittoria sopra sè stessa, ed ogni abnegazione della propria volontà, siccome Anna Caterina lo fece. Tutte quelle vie per le quali un bene creato suole attrarre l'inclinazione dell'uomo, ed allontanare il suo cuore da Dio, vennero da lei chiuse con la maggiore severità alle creature, ed a tutte le loro attrattive, affinchè soltanto il Signore Iddio suo, che ora la degnava dell' intimo suo commercio, possedesse e governasse il di lei cuore. Intorno a ciò l'Overberg attesta quanto segue:

« Da quel giorno in poi i di lei sforzi di astinenza e di mortificazione divennero più severi e più radicali di prima, giacchè ella aveva il più fermo convincimento che egli è impossibile senza mortificazione di darsi interamente a Dio. Fu l'amor suo verso Gesù Cristo che in questo l'ammaestrò; perlocchè soleva dire:

« Ho spesso inteso a dire che l'amore per le creature può muovere molti uomini ad opere grandi e penose, e perchè dunque mai l'amor di Gesù non dovrebbe egli avere molto maggiore possanza? »

Anna Caterina mortificava gli occhi, mentre li abbassava o li distornava quando le si presentava alcunchè di bello e piacevole, ovvero cosa alcuna da vedersi che poteva eccitare la curiosità; specialmente poi in chiesa non permetteva ai suoi occhi libertà benchè minima. Pensava in sè stessa: « Non istare a guardar questo o quell'altro; ciò potrebbe distrarti o cagionarti troppo piacere: e poi che può giovarti mai se tu lo guardi? Non farlo, per amor di Dio. » Eravi a caso alcunchè di bello e di buono o di attraente da udire? Diceva tosto in sè stessa: « No! Non vi voglio prestare l'orecchio! Non lo voglio udire, per amor di Dio. »

Ella mortificava la lingua tacendo quanto avrebbe detto volentieri, e non si cibava di ciò in cui avrebbe trovato gusto a cibarsi. Quando i genitori simile cosa osservavano, la prendevano per caparbietà, e quindi con rimproveri forzavano Anna Caterina a gustare di tempo in tempo di simili cibi. Mortificava i suoi piedi, allorchè avrebbe desiderato di andare qua o là senza un preciso dovere o senza esservi chiamata da opera di carità. In tal caso diceva in sè medesima: « No, non vi andrò; è molto meglio. Me ne asterrò per amor di Dio, poichè andandovi, potrei forse pentirmene. » Soleva anche percorrere a piè nudi la grande Via Crucis di Hoesfeld. Agli interni suoi sentimenti rifiutava ella molte gioie, che avrebbe potuto loro accordare senza pericolo. Castigava il di lei corpo con ortiche, con funi e cinture di penitenza. Per lungo tempo usò di una doppia croce di legno per suo letto, ovvero dispose sopra due più lunghe aste di legno due altri pezzi in traverso, per passarvi sopra il corto tempo del suo riposo notturno.

6. Dopo la santa Comunione ebbe Anna Caterina una visione, nella quale fu presente con santa Cecilia, e quasi come se stata fosse sua contemporanea, al servizio divino nelle catacombe.

Mi genuflessi (racconta ella) in uno spazio sotterraneo scavato come in un monte. Molte genti s'inginocchiavano sul nudo suolo. Sulle pareti ardevano lumi, e due lumi erano pure sull'altare di pietra. Quell'altare aveva un tabernacolo pure di pietra con una porticciuola. Un sacerdote celebrava la santa Messa, ed il popolo gli rispondeva. Al fine della Messa egli trasse fuori dal tabernacolo un calice, che mi parve fosse di legno. Ne trasse fuori il santissimo Sacramento e lo posò ad ognuno di tutta quella gente sopra certi bianchi pannilini, che costoro con gran cura nascosero in seno. Quindi si separarono. »

Questa visione doveva confermare ad Anna Caterina che Iddio aveva esaudita la sua preghiera, e che aveva gradito il sacrifizio del corpo e dell'anima che ella aveva voluto offrirgli. La purità del cuore e l'austerità della vita la rendono degna di comparire fra quella schiera di antichi cristiani, i quali attingevano dal santissimo Sacramento le forze pel martirio. Anche la vita sua sarà un continuo martirio, pel quale attingerà coraggio e forz? dall'istessa sorgente.

Similmente a Cecilia, anch'ella soffrirà per la Fede in un tempo di persecuzione non sanguinosa, ma non perciò meno pericolosa per la Chiesa; e glorificherà il Salvatore con l'eroico coraggio delle antiche vergini e martiri, quando innumerevoli uomini lo avranno rinnegato o abbandonato.

7. Il tempo che trascorreva da una Comunione all'altra soleva, secondo la testimonianza dell'Overberg, distribuirsi da Anna Caterina in modo, che la prima metà di tutto quello spazio di tempo fosse impiegato a ringraziamento, la seconda metà in preparazioni alla Comunione futura. A ciò invocava tutti i Santi onde con lei ringraziassero e pregassero Iddio. Scongiurava il Signore, per amore di Gesù e di Maria, a degnarsi prepararle il suo cuore a ricevere il diletto suo Figlio. Quando ricevè per la seconda volta la Comunione le avvenne cosa che fu per lei una immagine sensibile delle intime sue relazioni al santissimo Sacramento, e che difatto rappresentava gli effetti della benedizione che ne ritraeva per sè e per gli altri. Di buona ora, e prima del nascer del giorno, doveva ella con la madre andar ad Hoesfeld ad accostarsi alla Comunione. I suoi migliori vestimenti stavano nell'arca della madre. Quando volle trarli fuora, si accorse che quelle vesti stavano sottoposte ad alcuni fini e bianchi pani. Credè al principio che la madre ve li avesse posti per provarla; ma ve ne trovò tal quantità, che dovette vuotare tutta la cassa onde vedere quanti erano quei pani. Appena li aveva riposti di bel nuovo nell'arca, che sopraggiunse la madre malcontenta di quel ritardo, ed eccitò Anna Caterina a darsi tanta fretta, che essa dimenticò di porsi un fazzoletto al collo. Soltanto dopo essere uscita di casa se ne avvide, ma non ebbe animo a tornare indietro, e camminò dietro la madre in tanto maggiore angustia, che costei poteva da un momento all'altro rivolgersi e scoprire quella mancanza nel suo abbigliamento. Implorava con tutto il cuore aiuto dal cielo; e tostochè la madre pervenne a passare per un punto, ove la strada era assai lubrica, Anna Caterina sentì posarsi un fazzoletto intorno al collo anche prima che la madre verso di lei si rivolgesse e le porgesse la mano, aiutandola a passar oltre. La gioia e la maraviglia per sì istantaneo ed opportuno aiuto resero Anna Caterina tanto confusa, che appena poteva seguire i passi della madre, e venne da questa rimproverata pel di lei singolare porta mento. Giunta in chiesa si confessò, piangendo, della sua curiosità nel trarre tutti i pani fuori dell'arca. Ma la di lei amorosa smania di ricevere il santissimo Sacramento divenne tosto tanto simile ad una vampa di fuoco, che essa provò e nel seno e nella lingua un ineffabile ardore. Essa ritenne che cotesto fuoco fosse un castigo della sua curiosità; uscì quasi di mente per la molta angoscia, e toccò la lingua con una immagine in pergamena, rappresentante le Cinque Piaghe, da lei veneratissime, onde mitigare quell'ardenza. Ciò le riuscì in parte; ma tostochè si avviò alla Comunione, vide il Sacramento in forma luminosa venirle per aria incontro e sparire nell'intimo del suo seno, mentre lo riceveva sulla lingua dalla mano del sacerdote. E seno e lingua s'infiammarono di un ardore più violento che prima; ed anco la bocca, durante il ritorno dalla chiesa a casa, le rimase come infuocata, talmente che ella tentava coi freddi suoi guanti di rinfrescarla alquanto; ed allora ricadde pure nelle angustie a proposito del fazzoletto da collo, e tanto queste furono più forti, in quanto ella avea scoperto quanto quel fazzoletto fosse assai più bello del suo. « Ha delle frangie (pensava essa); e che dirà mia madre?... » Appena fu a casa, con gran paura lo depose sul letto; ma quando si rivolse di nuovo a guardarlo, esso era sparito, a suo grande conforto, senza che la mamma se ne fosse avveduta.

Quella provvigione di bei pani, intelligibile soltanto ai sensi di Anna Caterina, significava i ricchi doni che essa con la buona sua preparazione al Sacramento ricever doveva per parteciparli in cibo spirituale agli affamati ed ai bisognosi. Posavano quei pani in mezzo a cose sue ed ascosi sotto sue vesti, come simbolo che la distribuzione di quei cibi spirituali doveva aver luogo per mano di lei, e che da ciò i suoi proprii meriti ne verrebbero moltiplicati. I più bisognosi ne sarebbero stati da lei più largamente confortati, e questi erano certo le povere anime del purgatorio, per le quali era già abituata ad offrire ogni opera sua. E perciò quelle buone anime le testimoniavano la loro gratitudine con la preghiera e con l'aiuto, per quanto ciò era loro possibile, ed a loro dovette Anna Caterina di aver sì tosto il collo coperto da quel pannolino.

8. Un vecchio ex-gesuita, dimorante in Hoesfeld, il re verendo P. Weidner, era in quegli anni il di lei confessore.

Essa narrò in seguito intorno a costui:

« Il P. Weidner era il mio confessore. Dimorava con le sue sorelle in Hoesfeld. Nel giorno di domenica doveva andare alla prima Messa e poi tornare a casa a cucinare, onde gli altri potessero andare in chiesa. Il caffè non era ancora tanto comune, e quando avea potuto risparmiare pochi soldi, me ne andava dopo la prima Messa dalle sorelle del P. Weidner, due buone devote, che vendevano caffè. Vi andava molto volentieri, poichè quel vecchio signore e le sorelle vivevano insieme tanto tranquillamente e piamente, ed erano tanto dolci ed amichevoli fra loro. Così, quando i miei genitori tornavano dalla chiesa a casa, io aveva già preparato per loro un poco di caffè, ma buono, ed essi erano contentissimi. »