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Giovedi, 16 maggio 2024 - San Simone Stock ( Letture di oggi)

CAPO III. ANNA CATERINA E' GUIDATA DA DIO PER MEZZO DI VISIONI

Vita della Beata Anna Caterina Emmerick - Libro primo

CAPO III. ANNA CATERINA E' GUIDATA DA DIO PER MEZZO DI VISIONI
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1. La ricchezza delle visioni che si rappresentavano nella infusa luce dell'anima di Anna Caterina, venne a manifestarsi a quanti la circondavano, tosto che fu in grado di discorrere. Il di lei padre Bernardo trovava, dopo una giornata di fatiche, il suo più caro ristoro in che, sedendo presso il focolare, prendeva sulle ginocchia la di lui savia bambina, e da lei si faceva raccontare alcun che.

«Caterinuccia, soleva egli dire, adesso ti tengo nella mia cameruccia; or raccontami qualche cosa!

Allora ella gli raccontava vivacemente tutte le visioni e gli avvenimenti dell'Antico Testamento da lei come in diversi quadri veduti; dimodochè egli rompendo in lagrime le domandava: « Dimmi, bambina mia, come mai sai tu questo?

 «Ella per altro rispondeva: « Padre, la è così! Vedo tutto questo così! » Ed allora ei si taceva e non dimandava più oltre.

Questi quadri di visione ella li vedeva essendo ben desta ad ogni ora del giorno, ed in mezzo a qualsiasi occupa zione. E siccome credeva che ognuno al pari di lei fosse sempre accompagnato da simili immagini, ne parlava senza ritegno, e non di rado andava alquanto in collera quando altri fanciulli, sia beffandola sia contraddicendola, le rispondevano. Avvenne una volta che un certo romito, il quale pretendeva essere stato in Roma ed in Gerusalemme, parlasse di quei luoghi santi in erronea e stravolta maniera. La vivace bambina, che tranquillamente insieme coi genitori aveva ascoltato il racconto di colui, non potè più tenersi, lo rinfacciò arditamente di menzogna, ed incominciò a descrivere i luoghi santi come cose da lei con ogni precisione conosciute. Gli attoniti genitori la rimproverarono di troppo zelo, ed Anna Caterina ne divenne più prudente.

Mentre ella frequentava la scuola del villaggio, cui presiedeva un vecchio del contado, descrisse una volta la risurrezione di Nostro Signore, precisamente come se le rappresentava nelle di lei visioni; ma anche allora ne ebbe severa ammonizione di non più andar immaginando seco stessa simili cose. Questi casi chiusero alla timida bambina adagio adagio la bocca, e la ritennero da ulteriore manifestazione degli ascosi avvenimenti delle sue visioni. Queste per altro non cessarono, ma piuttosto i fatti ed i misteri della fede si presentarono vie più larghi e ricchi, in quadri storici assieme collegati, dinanzi agli occhi della bambina; ed Anna Caterina, in qualsiasi luogo pur si trovasse, sempre era rapita nella visione dei medesimi.

2. Erano i dodici articoli del Simbolo degli Apostoli, quelli che, secondo il corso dell'anno ecclesiastico, in infiniti quadri ricchissimi passavano innanzi all'anima sua. Contemplava la creazione del cielo, la caduta degli angeli, la creazione della terra e del paradiso terrestre; vedeva Adamo ed Eva, la loro caduta; ed in visioni non interrotte seguiva l'intero sviluppo dei misteri della santissima Incarnazione e Redenzione a traverso tutti i tempi e tutte le varie generazioni, sino al loro adempimento; dimodochè i luoghi consacrati dalle sacre istorie, e le persone dell'Antico Testamento le erano più chiaramente cognite e meglio distinte, di quel che nol fosse quel circolo di persone e di luoghi che le stava abitualmente d'attorno. In queste vi sioni poi si intromettevano in più intima relazione con lei specialmente quei santi, i quali avendo avuto più stretto rapporto alla santissima umanità di Gesù Cristo, sono stati da ciò per così dire resi più prossimi ai credenti; fra questi si distinguevano le sacre famiglie di Gioacchino e di Anna, di Zaccaria e di Elisabetta; famiglie con le quali Anna Caterina si trovava intima e come di casa; con le quali festeggiava le misteriose solennità dei tempi della promessa; pellegrinava a Gerusalemme ed altri santi luoghi; supplicava per la venuta del Salvatore, ed al di lui nascer lo salutava adorando. Il tempio di Gerusalemme ( 1), lo splendore e la ricchezza del suo santo servizio, l'arca dell'alleanza col di lei contenuto, i misteri del Sancta Sanctorum, cogniti soltanto a ben pochi, le gerarchie sacerdotali ed i sagrificii, la salmodia e le infinite molteplici prescrizioni ed usanze del rito dell'antica Legge, erano da lei così precisamente conosciute nelle minime parti, come lo erano le abitudini e le pie tradizioni, secondo le quali la Legge era osservata e la vita domestica disposta nelle famiglie credenti d'Israele.

Nota (1):  La storia della città di Gerusalemme dalla sua fondazione sino allo stato attuale le fu manifestata in successive visioni; e ne ebbe sin dalla prima gioventù alcune relative anco ai Templari. Così raccontò una volta: Mentre io nella mia gioventù vidi i primi Crociati passare nelle nostre vicinanze, pensava sempre in me stessa che fra loro dovevan comparire anco di quei militi, che già anteriormente io avea in ispirito veduti. Quindi cercava sempre di scorgere una certa specie di soldati, i quali ad un tempo erano anco ecclesiastici. Porta vano bianchi mantelli con molte croci ed erano cinti di spada. Io li aveva veduti molto da lungi abitare in mezzo ai Turchi, ed aveva pur veduto come essi avessero molte cose occulte e riti segreti siccome una specie di Frammassoni, e come pure uccidessero molti uomini. lo mi meravigliai meco stessa del non aver mai riconosciuto simili genti fra le truppe che passavano; finchè alla fine riseppi che costoro eran morti da ben lungo tempo, e che erano Templari..

3. Peraltro queste visioni non erano soltanto per Anna Caterina una sterile contemplazione di immagini, ma piuttosto un convivere con le cose vedute, ed un agire insieme coi contemporanei effettivi di avvenimenti passati da mille anni. Quindi succedeva a questo proposito a lei come a S. Caterina da Siena, la quale del pari sin dalla prima giovinezza venne preparata col mezzo di visioni alla sua susseguente estesissima attività, per la quale le erano necessarie una tale libertà dello spirito da ogni cosa creata, ed un tale indisturbabile raccoglimento delle forze dell'anima in Dio, che ella potesse in prossimità di Papi e di principi, ed in mezzo al più romoroso tumulto del mondo restare non commossa e non tocca così, come nell'ascosa solitudine della tranquilla sua cella. Simile fortezza, per altro, essa doveva apprenderla soltanto nella scuola dei santi Padri e dei penitenti della Tebaide; e fu perciò che per lunghi anni fu sempre accompagnata da una sì chiara vivace visione di quei Santi, che ella con loro intesseva "stuoie e cestelli; con loro orava, cantava salmi, digiunava, espiava, esercitavasi al silenzio, ad ogni astinenza, ad ogni mortificazione, e con ogni cosa che la potesse condurre ad una separazione intera dalle creature, e ad un'intima unione con Dio. Paolo, Antonio, Pacomio, Ilarione erano i di lei esemplari e maestri, ed era con tutti loro altrettanto familiare, quanto Anna Caterina lo era con Gioacchino ed Anna ed i loro santi antenati.

4. Mentre Anna Caterina a guisa di spirituale contemporanea festeggiava l'antica Legge di salute, lo faceva però come una figlia della santa Fede cattolica, che vedeva in tutti quei quadri simbolici e in quei profetici misteri il compimento della promessa Redenzione. Quindi ella scorgeva ad un tempo nelle solennità dell' Antico Testamento quei stessi fatti reali e quegli avvenimenti storici che erano prima causa ed essenza della solennità; dimodochè le di lei meravigliose visioni sempre abbracciavano la istoria intera della umana salute. Coteste visioni riempirono tutto il primo tempo della sua gioventù; finchè più tardi trapassarono in visioni altrettanto larghe e complete della vita del santissimo nostro Salvatore. Quest' ordinamento bene ed affatto si collegava con la missione di Anna Caterina, di soffrire cioè per la Fede cattolica in un'epoca che nella sua pazza malvagità contrastava persino la possibilità di una divina Rivelazione, negava i misteri della Incarnazione e della Redenzione, scherniva con diaboliche bestemmie i Profeti, gli Apostoli e i Santi della Chiesa, e vedeva ogni giorno il numero dei nemici di Dio venire aumentato da alcuni traviati ecclesiastici. In cotesto spaventoso tempo l'anima di Anna Caterina fu, per infusione del lume di profezia, resa capace da Dio di vedere i fatti della santa Rivelazione e tutto l'intero andamento della istoria della Redenzione, più chiara assai e più completa che nol vedevano gli stessi contemporanei; e di riconoscere ed apprezzare nel tempo l'adempimento dei consigli di Dio già nascosi nella eternità, con un cuore la di cui purità ed amorosa ardenza era presso il Signore un compenso per tutte le mostruose cose, le quali la malvagia incredulità tentava accumulare contro gli atti della sua misericordia.

5. Il Salvatore medesimo degnavasi essere la guida di quell' anima eletta nello spazio immensurabile di coteste visioni, e di concederle la intelligenza dei più riposti mi steri. Egli andò con lei per tutti quei luoghi santificati dal suo passaggio mortale, ed ivi le mostrò come da lui con dotti fossero a fine quegli atti, che egli dal principio dei tempi avea preparati, a salvezza della caduta stirpe degli uomini. Egli le manifestò il mistero della immacolata Concezione della sua santa Madre, e le indicò tutte le persone elette, le famiglie e gli stipiti di cui si era servito sin dai tempi della Promessa, onde condurre a compimento la pienezza della salute.

Da questa per lei continua presenza del divin Salvatore attinse Anna Caterina la fortezza dello spirito, necessaria a poter sopportare ed abbracciare l'infinita ricchezza delle di lei visioni, ed a poter mantenere in armonia la di lei interna vita e quel continuo agire in visione con ogni sua esterna azione o riposo. Durante il giorno intero ella trovavasi in visione non interrotta, e quindi, sempre in uno stato di separazione dello spirito dal mondo esteriore; e nondimeno ogni occupazione o lavoro, cui sì di buon' ora veniva impiegata dai genitori, compievasi da lei con altrettanta rapidità e sicurezza, come se ella non avesse avuto altro a pensare. Appunto come ella sapeva leggere in un libro tostochè lo apriva, così riusciva appieno ogni opera o domestica o rustica, in cui le sue mani fossero occupate.

Pareva che ogni benedizione, ogni frutto accompagnasse tutto ciò che o toccava, o faceva; e tutti coloro che la circondavano erano siffattamente abituati a vedere quella debole fanciullina sempre così allegramente disposta ad ogni più dura opera, ed a vedere tutto da lei tanto felice mente condotto a fine, che tolleravano quella sua tacita maniera di essere affatto in sè raccolta, e non tentavano con penose domande di penetrare nel profondo silenzio dell'anima sua. Non era per anco venuto per Anna Caterina il momento della penosa missione di render conto delle di lei visioni, e di dovere raccogliere nel cerchio delle anguste parole del linguaggio umano una ricchezza tanto grande e smisurata, che ella medesima poteva distinguerla soltanto nella irradiazione della luce di profezia, ma non già nei limiti della parola. E quantunque pene e dolori eran sempre gl'immancabili compagni della bambina, pure non potevano turbare punto il profondo raccoglimento del di lei spirito vivente in visione; e perciò appunto Anna Caterina negli anni più tardi del viver suo sospirava sì di sovente il ritorno di quell' ascosa tranquillità della di lei giovinezza, e con gioiosa riconoscenza verso il Signore confessava ella spesse volte:

« Nella mia infanzia io era sempre rapita in Dio. Tutti gli affarucci miei li faceva in istato di interno rapimento, e sempre mi trovava in visioni. Quantunque andassi coi miei genitori al campo ed a qualsiasi lavoro, non mi sentiva mai sulla terra. Quaggiù tutto mi appariva come un oppressivo ed imbrogliato sogno; lassù tutto mi era chiarezza e verità divina. »

6. Volle per altro Nostro Signore esser guida e maestro di Anna Caterina, non soltanto nel regno delle visioni, quanto soprattutto nell'esercizio di tutto ciò che è divino. Quindi degnossi condiscendere ad ogni forma di semplice ed infantile commercio con lei, onde guidarla passo a passo alla perfezione ed alla più alta conformità con sè stesso. Si presentò una volta sotto forma di fanciullo, cogli omeri gravati di una croce, e guardandola fissamente; di modo che ella, commossa dalla pazienza del Salvatore, prese pure sulle spalle un grave tronco di legno, e lo portò orando per quanto tempo le permisero le forze. Ovvero lo vedeva ella piangente sopra gli oltraggi che gli arrecavano temerari e sfrenati fanciulli, e cotesta vista la spingeva sovente a correre fra le ortiche e le spine, onde placare il Signore con la innocente sua espiazione. Se ella talvolta, orando percorreva la Via Crucis, il Salvatore a lei si accostava e le dava a portare la sua croce. Trovavasi ella al campo, o a guardare l'armento delle vacche, al che sin dal quinto suo anno era impiegata? Tosto il Signore la visitava, appunto come un fanciullo che viene in traccia del suo compagno di giuochi, per dividere con lui lavoro e ricreazione; giacchè, e con l'opera e con la parola voleva egli ammaestrarla del come ella dovesse dirigere ogni suo atto o riposo ad onore di Dio. Egli infuse in lei la intelligenza e la capacità di far tutto col guardo rivolto a Dio, e di dare anche alla giovialità ed agli spassi della età infantile la direzione verso del cielo.

7. È veramente grazioso quanto ella medesima raccontava sopra di ciò in epoca assai più tarda:

« Quando io era bambina il giovinetto Gesù lavorava con me. Mi rammento che anche all'età di sei anni io faceva lo stesso di quel che faccio ora. Sapeva che mi sarebbe nato un fratello; come lo sapessi, non potrei dirlo.

Avrei quindi voluto volentieri fare alcun che da dare a mia madre pel bambino nascituro, ma non sapeva ancora cucire. Il bambino Gesù venne per altro verso di me e tutto m' insegnò, e mi aiutò a fare una berretta ed altri oggetti adatti ad un fanciullo. Mia madre si meravigliò come mai avessi io potuto venirne a capo; ma li prese e se ne servì.

« Quand' io principiai a custodire le vacche, venne un giovinetto verso di me, e fece sì che le vacche si custodissero da loro medesime. Noi parlavamo insieme d'ogni sorta di buone cose, come volevamo servire Iddio ed amare Gesù bambino, e come Dio tutto vede. Io mi trovava spesso con quel giovinetto, ed insieme venivamo a capo di tutto. Si cuciva, si facevano berretti e calze pei poveri bambini.

Era divenuta capace di fare quant' io voleva, ed aveva anche tutto quanto mi abbisognava. Talvolta venivano ancora alcune monache ad unirsi con noi, e veramente erano sempre del chiostro delle Annunziate. Quel che v'era di meraviglioso si è questo, che io sempre tutto disponeva e credeva di fare da me medesima, ed invece era propriamente quel giovinetto che tutto faceva. »

8. Il frutto benedetto di questo meraviglioso commercio veniva partecipato per mezzo di Anna Caterina a tutto il circolo delle persone, con le quali trovavasi in relazione ed in contatto; ed era soprattutto coi suoi compagni di età che ella poneva in uso i ricevuti ammaestramenti. Quando si trovava fra loro, sì bene sapeva ed in sì grazioso modo parlare della presenza di Dio, di Gesù bambino e del santo Angelo custode, che gli altri fanciulli volentieri la udivano e convenivano nelle di lei asserzioni.

Essa soleva con loro spaziare pei solchi del campo, ove gli steli delle spiche si congiungevano ed incrociavano al di sopra del loro capo, ed invitava la piccola turba a per correre quei solchi in processione, rammemorando come i santi Angeli si trovino sempre presenti.

« Noi vogliamo (soleva ella dire) rappresentare il cielo sulla terra; vogliamo sempre fare tutto nel nome di Gesù e pensare sempre che Gesù bambino sia tra noi. Non vogliamo far cosa alcuna malvagia; anzi vogliamo impedirla per quanto lo possiamo; e laddove troveremo lacci per le lepri ed insidie per gli uccelli, preparati dai ragazzacci, le porteremo via, onde più non ricadano in simile passatempo.

« Vogliamo a poco a poco principiare un altro mondo, affinchè la terra divenga davvero un paradiso. « Quand'ella scherzava coi fanciulli sulla sabbia, tosto le abili sue mani mettevano insieme i sacri luoghi di Gerusalemme, come soleva vederli nelle sue visioni. Anche negli anni posteriori spesso raccontava intorno a ciò:

« Se da bambina avessi avuto alcuno cui narrarlo, sarei stata certo in grado di rappresentare descrivendole la massima parte delle vie e delle località di Terra Santa, giacchè le aveva sempre così vivacemente dinanzi agli occhi, che niun altro luogo mi era più noto di quelle. Quando era nei campi o che giuocava con altri bambini sulla umida sabbia o sopra terreno argilloso, io tosto vi ergeva il monte Calvario, il santo Sepolcro col suo giardino, un fiumicello con un ponte, e casuccie. Rammento sempre come impastassi insieme vuote casuccie quadrangolari, e le rozze aperture delle finestre le forassi coll'aiuto di una scheggia. Rammento pure siccome una volta avessi voglia di raffigurare la persona del Signore e quella de'ladroni e della Madre santissima stante ai piedi della croce, ma me ne ritenni come da una profanazione. Una volta mi trovava con due fanciulli a giuocare in un campo. Noi avremmo ben volentieri voluto avere una croce nella piccola cappella che avevamo elevata coll' argilla, onde innanzi ad essa recitare le nostre preghiere. Per avere adunque una croce veramente bella, ed essendo in istato di venirne a capo, dissi: Ecco, io so come fare! Bisogna tagliarla in legno ed imprimerla poi nell'argilla. Ho un vecchio coperchio di stagno; lo faremo struggere sui carboni, lo verseremo nella forma ed otterremo la più bella croce di getto. Corsi a casa e presi coperchio e car bone. Ma, mentre eravamo intesi all'opera, sopraggiunse mia madre, e fui castigata.
 «
9. Anche san Giovanni Battista, che da bambino, custodito dagli Angioli, viveva nel deserto e famigliarmente commerciava anche colle creature non intelligenti, veniva del pari come compagno di giuochi verso Anna Caterina. Allorchè custodiva le vacche, ella soleva chiamarlo così: « Giovannino dalla pelliccia, vientene qui con me! » Ei veniva e si tratteneva seco lei. Ella ebbe la più chiara visione della di lui vita nel deserto; ed in fanciullesca conversazione fu da esso ammaestrata nello imitare in ogni azione l'ineffabile purità e semplicità, per le quali egli era piaciuto tanto al Signore. Ella celebrava in visione quasi come nella più vivace realtà molti solenni e meravigliosi avvenimenti della sacra di lui infanzia nella stessa casa paterna del Battista, e proprio nel mezzo della sua santa parentela; e possedeva una sì distinta e vivace nozione di tutti quei diversi individui, che con commovente famiglia rità sentivasi mossa da vivo affetto verso di loro e si trovava animata da maggior confidenza in mezzo a loro, di quel che nol fosse nel casolare paterno.

10. Come poi cotesto misterioso commercio colla istoria santa e con tutte le sante persone venisse ad intrecciarsi con la vita esterna della bambina, e come cotesta vita fosse da quel commercio informata, ciò agevolmente si deduce dalle proprie confessioni di Anna Caterina. Allor chè negli ultimi anni del viver suo ella narrava le sue visioni della vita di Gesù, nello stesso tempo dava pur conto del di lei contegno in simili visioni, nel modo seguente:

* Sempre, e sin da bambina, in ogni anno, e per tutto il tempo dell'Avvento, ho accompagnato passo a passo il viaggio di Giuseppe e di Maria da Nazaret sino a Betlemme; e sinora, ogni anno l'ho fatto nel medesimo modo.

Quella inquietudine che io provava da bambina per la cara Madre di Dio, durante quel viaggio, era sì grande, e la mia compassione per tutte le difficoltà di quella via, cotanto effettiva e vivace, quanto qualsiasi altra avventura esterna e reale della mia gioventù. Anzi, io mi sentiva molto più commossa da tutto ciò e vi prendeva parte maggiore che a qualsiasi altra cosa potesse succedermi; poi chè Maria era la madre del mio Signore e Dio, e portava nelle sue viscere la mia salute eterna.

Tutto ciò che viene festeggiato in una solennità della Chiesa non era per me soltanto una semplice rimembranza, ovvero una causa di attenta contemplazione, ma piuttosto l'anima mia era addotta e sospinta, per così dire, entro cotesta festa, a celebrarla in guisa, come se i di lei avvenimenti e misteri accadessero presentemente sotto i miei occhi; e di fatto io tutto vedeva e tutto sentiva, come se fosse attuale ed a me presente. »

11. Una sì vivace facoltà di visione non poteva restare racchiusa nell'intimo dell'anima, ma piuttosto ogni pensiero ed ogni azione di Anna Caterina veniva da cotesta facoltà assolutamente diretta; sospinta dal più soave amor verso Maria, faceva ella con zelo infantile tutto ciò che avrebbe potuto fare, se fosse stata realmente contemporanea della sacra Famiglia, ed avesse avuto con la medesima un famigliare commercio. Se per esempio avveniva che ella vedesse Maria con san Giuseppe in viaggio verso Betlemme, tosto quella visione dava uno scopo ed un'intenzione speciale alle mortificazioni ed esercizi espiatorii di lei. Così ella prolungava di notte la sua orazione, per aspettare Maria, e si privava del cibo, per ristorare con quello gli stanchi viaggiatori. Essa si accordava soltanto un corto riposo notturno sul duro terreno, perchè il di lei letticciuolo dovea star pronto per servire al riposo della Madre di Dio. Le andava incontro per via, o vegliava orando sotto un albero, poichè sapeva che Maria sotto un albero si riposerebbe. Nella notte del Natale del Signore veniva poi rapita in così sensibile visione dell'arrivo della santissima Vergine nella grotta del presepio di Betlemme, che, piena della più dolce premura, accendeva un fuoco, onde Maria non soffrisse pel freddo, ovvero si potesse preparare alcun che di cibo; e tutto ciò che Anna Caterina, nella propria povertà, dar poteva come offerta di amore, lo teneva preparato per offrirlo alla Madre di Dio.

Iddio, tanto estremamente buono (disse ella una volta), deve essersi certamente compiaciuto del mio buon volere infantile, poichè egli dal tempo della mia fanciullezza sino al presente mi lascia ogni anno nell'Avvento vedere tutto nella stessa guisa. Io mi assido sempre in un buon piccolo posticino e vedo tutto.

« Come bambina, io mi sentiva libera ed in confidenza con tutti; come monaca, per altro, era molto più timida e riservata. Dopo che io aveva con intimo ardore per ciò pregato, la santissima Vergine sovente mi ha deposto il caro bambino Gesù fra le mie braccia. »

12. Per opera di questo intimo commercio con Dio e co' suoi Santi accendevasi nel cuore della bambina un desiderio, anzi una sete tale di purità e di penitenza, che solo poteva esser calmata dall'astinenza e dai patimenti; e quelle santificanti visioni, onde l'anima sua era nutrita, fortificavano in lei un senso infinitamente squisito per quanto havvi d'innocente, di puro e di santo; mentre dall'altro lato la riempivano di orrore e di ripugnanza per tutto ciò che ha relazione col peccato e la perversità, con la impurità e con la contaminazione, e con quanto a sì tristi fini può addurre.

Questo sacro istinto le era guida infallibile, cui poteva sicura affidarsi, siccome al proprio Angelo custode. E cotesto istinto guadagnava sempre in delicatezza ed in forza, a misura del maggior zelo in cui Anna Caterina se guiva gl'interni impulsi, coi quali lo Spirito Santo la moveva a tal vigilanza sopra i di lei sensi e ad una delicatezza di coscienza tale, che pienamente corrispondevano alla ricchezza delle grazie, onde era adorna l'anima sua. Conosceva ella dalle sue visioni lo stato della innocenza paradisíaca, e la maestà della grazia santificante, anche prima che la perversità del mondo caduto potesse attrarre i suoi sguardi; ed aveva il sentimento dell' infinito valore dei meriti del santissimo nostro Salvatore; meriti coi quali ha voluto ristaurare la perduta purità dell'uomo caduto, ancor prima che ella sapesse quali siano i pericoli che la innocenza minacciano. E quindi il di lei amore rassomigliava nella di lei purità ad una fiamma, che consuma tutto quanto havvi di torbido e d'impuro, prima assai che coteste torbide cose potessero pur giungere sino all'anima sua.

Il di lei direttore spirituale, l'Overberg, così attesta: « Anna Caterina non ha mai sin dall'infanzia provato alcun eccitamento sensuale, e non ha mai dovuto accusarsi di impurità alcuna, nemmeno nel pensiero. Quando una volta le fu imposto in virtù di santa ubbidienza di meglio dichiararsi sul fatto di cotesta sua libertà morale da ogni impura tentazione, ella confessò che una volta le fu dimostrato in visione il come essa fosse stata per natura inclinata alla sensualità, ma che per mezzo di mortificazioni premature e della sua costante vittoria sopra ogni altra mala inclinazione e cupidigia, vennero in lei soffocati quei cattivi impulsi, anche prima che provati li avesse. »

13. In qual modo davvero commovente si manifestasse il di lei vivace senso di purità sin dalla giovinezza, appare luminosamente dalla comunicazione seguente fatta da Anna Caterina, allorchè dovette raccontare le di lei visioni sul paradiso:

« Mi rammento, allorchè, essendo quadrenne, i miei genitori mi condussero in chiesa, di avere avuto la ferma aspettazione che avrei in chiesa trovato Iddio e trovato anco gli uomini affatto diversi, e molto belli e luminosi. Quando vi fui giunta, sogguardai da per tutto, e non vidi cosa alcuna di quanto mi era immaginata. Il prete all'altare pensava dentro me che fosse Iddio; ma poi cercava la santissima Vergine Maria, e m'immaginava che tutti dovessero essere là presenti, tale essendo il mio più ardente desiderio. Ma, lo ripeto, non trovai quel che mi pensava.

Anche più tardi ebbi simili pensieri, e guardai sempre una coppia di buone donnicciuole, che portavano pezzuole in capo, e parevano negli atti assai composte; in me stessa pensava che esse potessero essere quel che cercava; ma non lo erano. Sempre m'immaginava che Maria dovesse portar un manto di color celeste, un velo bianco ed una semplice veste pur bianca. Ebbi poi la visione del paradiso terrestre, e cercai in chiesa Adamo ed Eva, così belli com'erano prima della caduta, e poi dopo pensai: Quando ti sarai confessata, allora li troverai. Ma non li trovai neanco allora. Vidi alla fine in chiesa una famiglia di antica nobiltà ed assai pia; le fanciulle che ne facevano parte erano vestite di bianco. Allora pensai che queste rassomigliavano alquanto a quel che io cercava, e fui quindi presa di una gran venerazione per coloro; ma neppure erano precisamente quel ch'io voleva. Provava sempre in me una sensazione, come se quant'io vedeva fosse divenuto molto brutto ed immondo. In simili pensieri io era sempre immersa, e ne dimenticava il bere ed il mangiare, in modo tale, che spesso sentiva i miei genitori a dire: - Che mai ha cotesta bambina? Che mai è successo a Caterinuccia? Spesso, mentre ero bambina, ho con la maggior confidenza disputato con Dio, perchè mai egli avesse fatto così, e non diversamente, questo o quell'altro. Non poteva concepire come mai Iddio avesse lasciato nascere il peccato, poichè egli ha tutto in sua mano. Soprattutto l'eternità delle pene infernali mi pareva dura al di là d'ogni concepimento. Allora mi sopravvennero visioni, che talmente mi ammonirono e m'istruirono, che bentosto fui convinta quanto infinitamente sia giusto ed amoroso Dio, e quanto, se io avessi pur potuto fare qualsiasi cosa a mio modo, avrei fatto ogni cosa ineffabilmente male. »

14. Da quanto abbiamo potuto sin qui conoscere di Anna Caterina, saremo indotti a convenire che le parole impiegate da maestro Sebastiano da Perugia a proposito della beata Colomba da Rieti, anche ad Anna Caterina si possono applicare:

« La bambina era nata così, che liberata da ogni sensualità dovesse struggersi in ardente fiamma di amore, ed avvampasse appunto dell'amor di Dio e del prossimo; ed era sì avventurosamente fondata in questa santa vocazione, che non poteva venire in verun modo traviata dalle suggestioni dell'infernale nemico, nè turbata dagli allettamenti dell'orgoglio, nè commossa dagli stimoli della carne. » E come mai di fatto avrebbe potuto l'anima di lei, quantunque fortissima, ricevere dalla grazia la pienezza del lume celeste, ove questo non avesse avuto per abitacolo un corpo, il quale, pudico al par di un giglio, non poteva mai sentire i suoi membri seguire altra legge, fuori quella di appartenere unicamente al Signore?