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CAPO I. MODO DI VIVERE COSTUMI ED ABITUDINI LOCALI IN WESTFALIA AL PRINCIPIO DI QUESTO SECOLO

Vita della Beata Anna Caterina Emmerick - Libro primo

CAPO I. MODO DI VIVERE COSTUMI ED ABITUDINI LOCALI IN WESTFALIA AL PRINCIPIO DI QUESTO SECOLO
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1.Il registro battesimale della chiesa parrocchiale di S. Jacopo in Hoesfeld riferisce: « Alli 8 di settembre 1774 fu battezzata Anna Caterina, figlia di Bernardo Emmerich e di Anna, nata Hillers. Furono compari Enrico Hüning ed Anna Caterina Heynick, maritata in Mertens. » Il giorno del battesimo fu lo stesso giorno della nascita. Fra i nove figli dei genitori fu Anna Caterina la quinta. In tutto erano ?ei fratelli e tre sorelle; il più giovine fratello, rimasto nubile, per nome Gerardo, era ancora in vita, allorchè nel settembre del 1859 l'autore di questa Vita visitò il luogo di nascita di Anna Caterina nel casolare di Flamske presso Hoesfeld. Costui seppe dire soltanto che sua sorella era stata una monachella veramente buona, ma visitata da continui patimenti, e che egli era stato varie volte a visitarla in Dülmen. « Essa era, soggiunse, verso di me e gli altri parenti sempre di tal bontà e tanto amichevole, che tutti ci rallegravamo molto ogni qual volta potevamo recarci in Dülmen a visitarla. »

2. Presso la chiesa di S. Jacopo viveva ancora il vecchio e venerabile parroco Hilswitte, che rammentavasi aver veduto per l'ultima volta Anna Caterina nel 1812.

Ella è sempre passata, dichiarava costui, per una virtuosissima persona; » nondimeno erano a cotesto parroco incognite più precise notizie della vita di lei. Confessò che siccome i tempi, nei quali tanto straordinarie manifestazioni apparvero in Anna Caterina, erano per l'intelligenza di simili cose ben poco adatti, così soltanto pochi ecclesiastici aveano potuto acquistare precisa conoscenza delle di lei rivelazioni e circostanze della sua vita.

Quindi era derivato, secondo l'opinione sua, che Anna Caterina dopo la morte era caduta in dimenticanza nel paese nativo più presto che altrove, dove più vivace si era mantenuto l'interesse per lei per opera di Clemente Brentano e della buon'anima del vescovo Wittmann. Molti anni prima della morte aveva Anna Caterina detto questa sentenza:

« Quanto il pellegrino qui raccoglie, ei se lo porterà seco lontano; giacchè qui non havvi capacità alcuna a riceverlo. Altrove, per altro, tutto questo produrrà buona opera, e di colà cotesta buona azione si propagherà anco sin qui. »

3. Il di lei casolare nativo era ancora nel 1859 nel medesimo stato, in cui quarant'anni innanzi l'aveva trovato Clemente Brentano. Consiste in una piccola e vecchia capanna, in cui bestie e persone pacificamente vivono insieme in un medesimo spazio, e dove i foraggi e le biade raccolte servono di coperta ai singoli abitanti di quei covili separati da misere pareti di legno. L'angusto spazio internamente più vicino alla logora porta, spazio il cui suolo è nuda argilla, serve di comune abitacolo. Costì trovasi il focolare in quella primitiva semplicissima forma, che esige soltanto una pietra ovvero una ferrea lastra fissata sul suolo per farvi fuoco, ed una ferrea spranga per appiccarvi il paiuolo. Piena libertà al fumo di cercare scaturigine da qualsiasi buco trovar possa, o dal tetto o dal muro, e di lasciare quanta fuligine mai possa sulla travatura e sugli arnesi della capanna. Stanno attorno al focolare alcune poche vecchie seggiole ed una tavola; la loro apparenza rende verosimile che abbiano già servito ai progenitori della nostra Anna Caterina. A sinistra congiungonsi a questa specie di sala quegli spazi separati da assi, per servire di stanze da letto; il locale rimanente è assegnato alle vacche, che soltanto da poche stanghe e dalle greppie sono separate dagli abitanti umani. Nel correre dei tempi fu più tardi aggiunta a quella capanna una meschina casupola, contenente due spazi da servire come camere. Innanzi a cotesta casetta stanno ancora alcune vecchie querce ed adombrano quell'angusto praticello, che fu primo luogo di spasso alla meravigliosa bambina.

4. Giovi l'intendere da Clemente Brentano come egli trovasse cotesta casa e le vicinanze, come pure il modo di vivere ed i costumi del paese di Münster, mentre Anna Caterina era ancora in vita:

« Mi recai tre ore lontano da Dülmen, al casolare con tadinesco di Flamske, casa paterna della Emmerich, ove ora conduce i lavori agrarii il di lei fratello Bernardo Emmerich con moglie e figliuoli.

« Cotesto luogo appartiene alla parrocchia di S. Jacopo della città di Hoesfeld, lontana una mezz'ora appena. Voleva vedere il luogo dove nacque e dove fu la sua cuna. Trovai una cadente capanna murata con argilla e coperta di vecchia paglia muschiosa. Quando entrai per la porta, fatta d'opera intrecciata e che stava semi aperta, mi trovai in un nuvolo tale di fumo, che appena poteva distinguere cosa che sia ad un passo di distanza. Il di lei fratello e la moglie mi salutarono con alquanto di maraviglia, ma pure molto amichevolmente, quando li salutai per parte della sorella; ed i bambini, che al principio si erano mostrati attoniti, si approssimarono tosto al comando del padre e mi porsero la manina. Nel vuoto spazio quadrangolare della casa non trovai già stanza alcuna o tale almeno che meriti tal nome. In un angolo per altro separato stava il rozzo e rustico telaio dell'uno dei fratelli; alcune vecchie casse annerite dal fumo mostravano, aprendole, grossi giacigli pieni di paglia, sui quali posavano cuscini di piume.

Là dormivano costoro; dall'opposto lato le vacche mostravano curiose il muso attraverso i pali della mangiatoia. Ogni arnese domestico stava o pendeva all'intorno; dall'alto del solaio spenzolavano paglia, fieno e ragnateli neri di fumo e di fuligine, ed il tutto era pel gran fumo reso alla vista quasi impenetrabile.

« Costì, in cotesta povera e oscura notte piena di disordine e di disagio nacque e fu educata questa pura, delicata, luminosa creatura, tanto ricca di spirito; costà e non altrove ebbe ella in sorte la di lei innocenza in pensieri, opere e parole. Pensai al presepio di Betlemme; innanzi alla porta mangiai sopra un tronco di legno focacce, latte e butirro, mentre il pio Bernardo Emmerich ad ogni breve frase di discorso pronunziava le sacre parole: « Coll'aiuto di Dio. » Io m'impadronii di una vecchia, affumicata e semilacera immagine della Madonna, che stava appesa alla porta della stanzuccia, ove Anna Caterina aveva dormito; meco la presi e donai a quelle buone genti un'altra immaginuzza. Quindi raccolsi alcune ghiande ai piedi delle due grosse quercie, che stanno innanzi a quella capanna, e presi commiato da quelle buone genti, che mi dissero essere io stato il primo costà venuto a visitare il luogo di nascita di Anna Caterina.

«Andai per mezz'ora più in là sino ad Hoesfeld, onde vedere il luogo ove ella ricevuto avea le impronte della Corona di spine. In cotesta città fu Anna Caterina battezzata nella chiesa parrocchiale di S. Jacopo, alli 8 settembre del 1774. In questo giorno natalizio di Maria Vergine nacque essa pure. Visitai quella bella antica chiesa con grave commovimento, e dopo mi recai dal parroco Hariet baum, che le aveva amministrato la prima Comunione. Scorsi in lui un nerboruto e valido vecchio, che per altro non parve avere speciali cognizioni del merito di questa donna, già figlia della sua parrocchia. Il mio forte interessamento per lei aveva per lui alcun che di strano, e mi sembrò uno di quegli uomini, i quali non solo desiderano che tutto rimanga in presente come pel passato, ma che tanto più bramano che ogni giorno somigli all'altro sotto il loro punto di vista. Visitai pure la chiesa della parrocchia maggiore di S. Lamberto, ove si venera la miracolosa Croce, chiamata la Croce di Hoesfeld, dinanzi alla quale Anna Caterina sin dalla prima giovinezza aveva co tanto pregato e ben molte grazie ricevute.

« Secondo la leggenda, cotesta miracolosa Croce è costà venuta dalla Palestina nel secolo ottavo, ed ha la forma di ipsilon o i greco, siccome quella Croce a lei stessa im pressa sullo sterno. In cotesta chiesa ricevette la Cresima. Mi recai poscia alla chiesa dei Gesuiti, in cui circa nella età di ventiquattro anni, verosimilmente nel 1798, mentre ella sul meriggio dal banco dell'organo pregava con gran pietà innanzi ad un Crocifisso, venne dall'apparizione del suo Sposo celeste colla Corona di spine incoronata.

« Mi turbò assai di sentirmi guasta l'impressione ricevuta da cotesta bella chiesa dal pensiero che al dì d'oggi una piccola comunità protestante di circa cento individui, nata per cura di un certo mediatizzato conte di Salm, costì residente, abbia piantato la sua mensa di comunione dinanzi a quel l'altare, dal di cui tabernacolo era uscita quella immagine del Salvatore, che aveva porto la Corona di spine ad Anna Caterina; che costì su quel pergamo venissero annunziate le feste della Riforma e il trionfo degli apostati; che l'elegante e ricco organo, sul di cui palco pregando ella ottenne grazia sì grande, sia stato gittato via come non assai di buon gusto, ed invece vi sia stato sostituito un elegante organo a cassettone. Quella chiesa serve oggigiorno tanto ai cattolici, quanto ai protestanti.

« Mi fu detto che la contessa stia tentando di cacciarne appieno i cattolici, quantunque ella possegga, appena due cento passi più lungi, la chiesa dei Cappuccini unitamente al convento, nel quale tutti i di lei impiegati hanno alloggio. Dicono che siasi lagnata del disturbo cagionatole dal mattutino suonare e cantare dei cattolici nella chiesa dei Gesuiti. Questa chiesa, tanto per l'unità dello interno, quanto per l'armonica ricchezza di artistici ed eleganti intagli agli altari, al banco di Comunione ed a tutti gli stalli, è una delle più tranquille ed atte ad ispirare raccoglimento che io mi abbia vedute, quantunque non sia già molto alta. In ogni punto della chiesa ognuno si crede rebbe d'inginocchiarsi sull'orlo di un decoroso tappeto, che non interrotto scendesse dal tabernacolo. Tostochè questo sacro luogo, capace di contenere due migliaia di uomini, apparterrà soltanto a cento protestanti, è certo che verranno buttati fuori tutti gli altari ricchi per arte e tutti gli stalli che non sembreranno loro assai di buon gusto, e che potrebbero rammentare di troppo l'arte grandissima e la pietà di quel laico gesuita, che con tanta fatica li scolpì ad onore di Dio vivente nel santissimo Sacramento. « Per la buona Emmerich, mentre era ancora bambina, Hoesfeld era una vera Gerusalemme; costà visitava ella ogni giorno Iddio vivo e vero nel santissimo Sacramento; verso là guardava con ardente aspirazione pregando, mentre lavorava al campo o custodiva gli armenti; verso colà rivolgeva il volto, mentre a notte pregava sul suo campicello. Da quel lato proveniva il suono delle campane del piccolo convento delle Annunziate all'orecchio della con tadinella durante i rustici lavori; suono che sì di buon'ora destò in lei un fervido desìo di convento.

« Cotesto sacro chiostro delle Annunziate io l'ho visto deserto e in rovina.

« In Hoesfeld si dedicò Anna Caterina per vari anni ai lavori di cucitrice presso una pia persona, e quindi per tre anni servì a un cantore di chiesa onde apprendere a suonare dell'organo, per venire ad essere ricevuta in un chiostro; e di là effettivamente pervenne essa ad un con vento. Non è quindi da maravigliare che la pia inferma molto abbia a cuore cotesto luogo, e fortemente si rammarichi, dacchè nelle di lei visioni ella vede cotesta cittaduzza ed anche vari ecclesiastici della medesima in molte guise scaduti dall'antico cattolico timor di Dio per opera del l'illuminismo e del contatto coi protestanti.

« Ella vede sminuire in quel luogo la semplicità e casti gatezza dei costumi; e pur troppo odonsi di sovente per sone di antica pietà lamentare le dissipazioni che costà succedono. Del rimanente è da dirsi che nel paese di Münster la pietà e la purità dei costumi sono assai grandi.

« La gioventù dee la di lei fedeltà verso Iddio non tanto alla scienza, quanto alla coscienza ed alla partecipazione piena di fede ai mezzi di salute che offre la Cattolica Chiesa. Non ho mai trovato la Bibbia presso alcun laico; non odesi da alcuno parlare in sentenze bibliche, ma vedesi praticare la dottrina della Sacra Scrittura. La pietà dei contadini, la lor vita conforme all'insegnamento cattolico, son proprio i dettami della Bibbia in azione reale. Una istruzione popolare più corrispondente alle esigenze dei tempi principia soltanto in questa vivente generazione colla educazione normale dei maestri e maestre nella scuola dell'Overberg, il quale è onorato in tutto il paese siccome un padre ed un santo. Non ho mai scontrato veruno che non fosse altamente grato all'Overberg per le di lui opere; ma nemmeno scontrai veruno che mi assicurasse le genti essere per quel suo operare diventate pie più di quel che nol fossero i loro antenati. Tutti mi apparvero molto più commossi per la semplicità, pietà religiosa e filantropia dell'Overberg, di quello che farnetici per le opere sue. La pietà dell'Overberg portò benedizione sul suo operare. La Emmerich, la quale è piena per l'Overberg della più alta venerazione, mi ha sovente manifestato come essa sentisse e vedesse in visione che quei vecchi, poveri, laboriosi maestri di scuola ne' villaggi, i quali onde vivere dovevano, oltre l'insegnare, farla anco da sartori, erano molto più benedetti ed aiutati ad una pia educazione dei fanciulli, di quel che nol sieno i maestri e le maestre di scuola nuovamente instituite, che bene spesso grazie al buon successo dell'esame, guadagnano una certa piccola vanità. L'operar di ciascuno contiene in sè una certa quantità di buon frutto; tostochè per altro il maestro gode di un certo proprio gusto, di una certa compiacenza nelle opere sue, ei consuma così a suo profitto una parte della benedizione concessa all'opera sua. Questo è appunto ora il caso, senza che precisamente uom se ne accorga alla apparenza. Le maestre sentono e dicono in sè: noi insegniamo bene; i fanciulli sentono e dicono: noi impariamo bene; i genitori godono pei buoni ed instruiti fanciulli; in tutti nasce una tendenza a sempre più brillare ed espandersi brillando esteriormente. Il leggere e lo scrivere van sicuramente molto meglio che pel passato; ma il diavolo per altro semina sul cammino di queste ingrossate capacità sempre più zizzania ed erbaccie, e la pietà con la virtù divengono ogni bel giorno minori.

« Io riconobbi la sorgente della semplicità di costumi e della pietà che ancor vivono nel paese di Münster, molto più nel fedele attenersi che fanno le genti alla fede tradizionale ed alla virtù dei pii loro antenati, nella grande venerazione pei sacerdoti e la benedizione di quelli, nella diligente visita delle chiese e nell'uso frequente dei Sacramenti, più assai che nol riconoscessi nell'ingrandita istruzione. Non posso dimenticare come un bel mattino, andandomene io di buon'ora lungo una siepe, sentissi voci fanciullesche; e standomi a spiare vedessi una fanciulletta pastorella coperta di stracci, quasi settenne, che se ne andava lungo un prato dietro ad alcune oche con una verguzza di salice in mano; quella bambina se ne andava con inimitabile pietà e verità dicendo:

 Buon giorno, caro Signore Iddio! Sia lodato Gesù Cristo! Oh! caro Padre in cielo! Sii tu benedetta, o Maria, piena di grazie! Voglio esser buona, voglio esser pia. Voi tutti, o cari Santi! voi tutti, o santi Angeli! io voglio essere buona; ho un pezzo di pane e me lo mangio; e ti ringrazio, o Signore, per questo caro pane. Oh! aiutami anche in questo che le mie oche non corrano a pascolare nell'altrui messe, e che niun cattivo ragazzaccio me le uccida. Aiutami adunque, giacchè voglio esser buona, o caro Padre del cielo.

Questa preghiera se l'era al certo cucita insieme da sè la povera bambina, con brani di antiche tradizionali pre ghiere domestiche. Sarebbe al certo difficile che una delle nuove maestre tollerasse per parte della bambina una simile prece.

«Quand'io, meco riflettendo, considero la scienza sovente ben tenue, e i costumi assai rozzi di taluni preti; quando considero le gravi negligenze nell'ordine, ornamento e nettezza in molte chiese, e talune rilasciatezze nel decoro del servizio divino; quand'io penso che tutto il popolo parla il basso tedesco, e che da pochi anni soltanto l'insegnamento e la predica debbon tenersi in alta lingua tedesca, e quindi difficilmente penetrano nei cuori; quand'io contemplo la semplice e rustica educazione del più dei fanciulli, e per giornaliera esperienza riconosco in tutti loro purità, innocenza, capacità, pia fede e retta intelligenza, anche nei minimi fra queste genti, per molte cose anche le più profonde: provo allora vivacemente in me la convinzione che il Signore e la sua grazia vivono molto più nella Chiesa propriamente detta, che nella parola o nello scritto; vivono cioè essenzialmente di vita vivace, con forza crea trice nei santi Sacramenti, che sempre continuati, sempre nuovi derivano da lui per quella maravigliosa e santa forza della consacrazione sacerdotale, trasmessa di mano in mano. La Chiesa, la sua benedizione, la salute che da là deriva, la di lei potenza di santificazione e di miracolo, sta e vive ferma come la creazione, e sopravviverà la natura; poichè essa è forza e creazione di Dio, e da là attingono tutti coloro che credono alla parola di Gesù e della sua Chiesa.

« Su per giù havvi ancora molta innocenza in queste contrade. La seduzione e la dissipazione, ed anche il lusso è raro fra le genti di servizio; la castigatezza, l'umiltà, la diligenza dei servi spesso mi sorprese. Al mantenimento di una certa tal quale singolarità e purità di costumi del popolo delle campagne molto contribuisce la rarità di villaggi troppo gli uni agli altri vicini, ove le genti quasi coabitando accanto le une alle altre, pel tramestio e frequenza cadono nel vizio e nel cicaleggio.

« Qui ogni contadino abita colla sua famiglia, di cui fan parte per così dire anche le bestie, in una casa isolata, e cinta da presso da alcune vecchie quercie, che la difendono dal vento e dalla burrasca; e intorno a quella si stendono i di lui campi, per lo più ricinti di siepi o di arginetti. A distanza di un quarto d'ora circa sorge un altro simile possesso più grande, più grosso o più piccolo, ed un certo numero di simili abitazioni formano una specie di comunità contadinesca, e molte di queste prese insieme forman di bel nuovo un comune parrocchiale. Grazie a questo ordinamento l'intiera contrada è coperta de' più attraenti arboreti distribuiti in gruppi, di mille e mille siepi sempre verdi, e di ombrosi recessi. Spesse volte io doveva pensarmi, allorchè andando di casa in casa, passava per verdi sentieri e per viuzze ombrate da cespugli: Che bel paese per menarvi una innocente vita da fanciulli! Che dolci solitudini, e qual numero di attraenti roveti, di more prugnole! L'interno accomodamento dei casolari dei contadini, ed in parte anco quello delle case cittadine, ha un carattere affatto patriarcale.

« La casa intera sta in certa misura come raccolta nel focolare. Il fuoco acceso sovra una piastra di ferro fissata in terra, o nella cavità d'un muro, e tutto ciò che al focolare si spetta, è di preferenza ad ogni altra cosa il meglio ordinato in tutta la casa. Il primo ingresso della abitazione conduce appunto in questa cucina, ove anche si svolge e passa tutto il vivere domestico. I cubicoli stanno incavati nelle pareti, siccome in armadi murati, le di cui porte durante il giorno stan chiuse. Bene spesso nella medesima cucina, più spesso ancora in uno spazio adiacente, stanno sovra un suolo alquanto più basso, a dritta ed a sinistra, vacche o cavalli; dimodochè le loro mangiatoie stanno ad un livello col pavimento della cucina, e quelle buone bestie ruminando, caccian fuori il capo a traverso le stanghette del presepio. Un'asta mobile di ferro o di legno trasporta il paiuolo dall'aquaio sul fuoco. Vidi in una casa un bambino, che, onde non venisse a cadere sul focolare, era stato piantato entro una tavola bucata in tondo nel mezzo, e siccome cotesta tavola teneva per mezzo d'una stanga mobile ad un palo fisso, così il bambino poteva muoversi circolarmente. All'altra estremità della cucina, che è lo spazio maggiore d'ogni casa, ovvero in un locale adiacente separato soltanto da una porta, si trebbia, ovvero si frange il lino; al disopra stanno riposte biade, fieno e paglia. La madre di famiglia al focolare sorveglia il tutto; le finestre, formate da piccoli quadrelli di vetro, spesso conservano ancora da antico tempo picciole pitture, sentenze, insegne ed ancora talvolta immaginuzze di santi, Comunemente veggonsi le prediche domestiche di Goffine, ed il catechismo dell'Overberg, e la istoria sacra, che posano sopra una tavola ovvero in una arca, ove posan del pari i vestiti delle feste con accanto un paio di mele, onde quei vestiti attingano un grato odore. Innanzi alle finestre sussurrano le foglie degli alberi. Quelle genti sono semplici, ospitali, diligenti e pie. Tutto questo interno acconciamento giunge, presso i ricchi contadini, sino all'agio il più perfetto, anzi sino all'ornamento; presso uno di questi tali vidi una volta una cucinetta da inverno, ove nell'estate invece del fuoco rifulgeva un grosso mazzo di fiori innanzi al focolare ricoperto a quadrucci di porcellana. Presso i poveri villani tutto ciò appare più rozzo e più semplice, ma sempre intimamente familiare e casalingo. Una sola cosa, la quale per altro diventa ogni giorno più rara, tormenta assai i non avvezzi nelle abitazioni dei poveri; la mancanza, cioè, di una cappa o gola di camino; il fumo se ne va a suo talento per tutte le aperture che trova; il che, nei giorni piovosi è incomodo davvero, giacchè allora la casa intera si riempie della più densa caligine.
Fin qui Clemente Brentano.