Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

CXXXIII - Repetizione breve sopra molte cose gia dette, e come Dio in tutto vieta che i sacerdoti non siano toccati per le mani de’ secolari, e come invita la predetta anima a piangere sopra essi miseri sacerdoti.

Santa Caterina da Siena

CXXXIII - Repetizione breve sopra molte cose gia dette, e come Dio in tutto vieta che i sacerdoti non siano toccati per le mani de’ secolari, e come invita la predetta anima a piangere sopra essi miseri sacerdoti.
font righe continue visite 53

— Molti difetti t’avarei a dire; ma non voglio piú apuzzare l’orecchie tue. Hotti narrato questo per satisfare al desiderio tuo, e perché tu sia piú sollicita a offerire dolci, amorosi e amari desidèri dinanzi a me per loro. E hotti contata della excellenzia nella quale Io gli ho posti, e del tesoro che v’è ministrato per le mani loro, cioè del sancto Sacramento tucto Dio e tutto uomo, dandoti la similitudine del sole, acciò che tu vedessi che per li loro difecti non diminuisce la virtú di questo Sacramento: e però non voglio che diminuisca la reverenzia verso di loro. E hotti mostrata la excellenzia de’ virtuosi ministri miei, in cui riluceva la margarita delle’ virtú e della sancta giustizia. E hotti mostrato quanto m’è spiacevole l’offesa che fanno e’ persecutori della sancta Chiesa, e la inreverenzia che essi hanno al Sangue; però che, perseguitando loro, el reputo facto al Sangue e non a loro, però che Io l’ho vetato che non tocchino e’ cristi miei.

Ora t’ho contiato della vitoperosa vita loro, e quanto miseramente vivono, e quanta pena e confusione hanno nella morte, e quanto crudelmente, piú che gli altri, sonno cruciati doppo la morte. Ora t’ho atenuto quel ch’ Io ti promissi, cioè di narrarti della vita loro alcuna cosa; e hotti satisfacto di quel che mi dimandasti, volendo tu che Io t’actenessé quel che promesso t’aveva.

Ora ti dico da capo che, con tutti quanti e’ loro difetti, e se fussero ancora piú, Io non voglio che neuno secolare s’impacci di punirli. E se essi el faranno, non rimarrà impunita la colpa loro, se giá non la puniscono con la contrizione del cuore, ammendandosi de’ difetti loro. Ma l’uno e gli altri sonno dimòni incarnati, e per divina giustizia l’uno dimonio punisce l’altro; e l’uno e l’altro offende. El secolare non è scusato per lo peccato del prelato, né il prelato per lo peccato del secolare. Ora invito te, carissima figliuola, e tutti gli altri servi miei a piagnere sopra questi morti, e a stare come pecorelle nel giardino della sancta Chiesa a pascere per sancto desiderio e continue orazioni, offerendole dinanzi a me per loro, però che Io voglio fare misericordia al mondo. E non vi ritraete da questo pascere né per ingiuria né per alcuna prosperità, cioè che non voglio che alziate il capo né per impazienzia né per disordinata allegrezza, ma umilmente attendete a l’onore di me e alla salute de l’anime e alla reformazione della sancta Chiesa. E questo mi sarà segno che tu e gli altri m’amiate in veritá. Tu sai bene che Io ti manifestai che volevo che tu e gli altri fuste pecorelle, le quali sempre pasceste nel giardino della sancta Chiesa, sostenendo con fadiga, infino a l’ultimo della morte. E, cosí facendo, adempirò e’ desidèri tuoi.

CXXXIV - Come questa devota anima, laudando e ringraziando Dio, fa orazione per la sancta Chiesa.

Alora quella anima, come ebbra, ansietata e affocata d’amore, ferito el cuore di molta amaritudine, si vòlleva alla somma ed etterna bontá, dicendo: — O Dio etterno, o luce sopra ogni altra luce, ché da te esce ogni luce! o fuoco sopra ogni fuoco, però che tu se’ solo quello fuoco che ardi e non consumi; e consumi ogni peccato e amore proprio che trovassi ne l’anima; e non la consumi afliiggitivamente, ma ingrassila d’amore insaziabile, però che, saziandola, non si sazia, ma sempre ti desidera, e quanto piú t’ha piú ti cerca, e quanto piú ti desidera piú truova e gusta di te, sommo ed etterno fuoco, abisso di caritá ! O sommo ed etterno Bene, chi t’ha mosso te, Dio infinito, d’aluminare me, tua creatura finita, del lume della tua veritá? Tu, esso medesimo fuoco d’amore, ne se’ cagione. Però che sempre l’amore è quello che ha costretto e costrigne te a crearci a la imagine e similitudine tua, e a farci misericordia donando smisurate e infinite grazie alle tue creature che hanno in loro ragione. O Bontà sopra ogni bontá ! tu solo se’ colui che se’ sommamente buono, e nondimeno tu donasti el Verbo de l’unigenito tuo Figliuolo a conversare con noi, puzza e pieni di tenebre. Di questo chi ne fu cagione? L’amore, però che ci amasti prima che noi fussimo. O buono, o etterna grandezza, facestiti basso e piccolo per fare l’uomo grande. Da qualunque lato Io mi vòllo, non truovo altro che abisso e fuoco della tua caritá.

E sarò io quella misera che possa restituire alle grazie e a l’affocata caritá che tu hai mostrata, e mostri tanto affocato amore in particulare, oltre a la caritá comune e amore che tu mostri a le tue creature? No: ma solo tu, dolcissimo e amoroso Padre, sarai quello che sarai grato e cognoscente per me, cioè che l’affetto della tua caritá medesima ti renderà grazie; però che io so’ colei che non so’. E se io dicesse alcuna cosa per me, io mentirei sopra el capo mio e sarei mendace figliuola del dimonio, che è padre delle bugie. Però che tu se’ solo colui che se’; e l’essere e ogni grazia, che hai posta sopra l’essere, ho da te, che mel desti e dài per amore e non per debito. O dolcissimo Padre, quando l’umana generazione giaceva inferma per lo peccato di Adam, e tu le mandasti el medico del dolce e amoroso Verbo, tuo Figliuolo. Ora, quando Io giacevo inferma della infermità della negligenzia e di molta ignoranzia, e tu, soavissimo e dolcissimo medico, Dio etterno, m’hai data una soave, dolce e amara medicina, acciò che io guarisca e mi levi da la mia infermità. Soave m’è, però che con la soavità e caritá tua hai manifestato te a me: dolce sopra ogni dolce m’è, però che hai illuminato l’occhio de l’intelletto mio col lume della sanctissima fede. Nel quale lume, secondo che t’è piaciuto di manifestare, cognobbi la excellenzia e la grazia che hai data a l’umana generazione, ministrando tutto Dio e tutto uomo nel corpo mistico della sancta Chiesa, e la dignità de’ tuoi ministri, e’ quali hai posti che ministrino te a noi.

Io desideravo che tu satisfacessi a la promessa la quale facesti a me; e tu desti molto piú, dando quello che io non sapevo adomandare. Unde io cognosco veramente in veritá che ‘l cuore dell’uomo non sa tanto adimandare né desiderare quanto tu piú dài; e cosí veggo che tu se’ colui che se’, infinito e etterno Bene, e noisiamo coloro che non siamo. E perché tu se’ infinito e noi finiti, però dài tu quello che la tua creatura, che ha in sé ragione, non può né sa tanto desiderare: né per quel modo che tu sai, puoi e vuogli satisfare a l’anima e saziarla di quelle cose che ella non t’adimanda, né per quel modo tanto dolce e piacevole quanto tu le dài. E però ho ricevuto lume nella grandezza e caritá tua per l’amore, che hai manifestato che tu hai a tutta l’umana generazione, e singularmente agli unti tuoi, e’ quali debbono essere angeli terrestri in questa vita. Mostrato hai la virtú e beatitudine di questi tuoi unti, e’ quali sonno vissuti come lucerne ardenti con la margarita della giustizia nella sancta Chiesa. E, per questo, meglio ho cognosciuto el difecto di coloro che miserabilemente vivono. Unde ho conceputo grandissimo dolore de l’offesa tua e danno di tucto quanto el mondo: perché fanno danno al mondo, essendo specchio di miseria, dove essi debbono essere specchio di virtú. E perché tu a me, misera, cagione e strumento di molti difecti, hai manifestate e lamentatoti delle iniquità loro, ho trovato dolore intollerabile.

Tu, amore inextimabile, l’hai manifestato dandomi la medicina dolce e amara, perché io mi levi in tucto da la infermità della ignoranzia e negligenzia, e con sollicitudine e anxietato desiderio ricorra a te, cognoscendo me e la bontá tua, e l’offese che sonno facte a te da ogni maniera di gente e spezialmente da’ ministri tuoi, acciò che io distilli uno fiume di lagrime Sopra me miserabile, traendole del cognoscimento della tua infinita bontá, e sopra questi morti, e’ quali tanto miserabilmente vivono. Unde io non voglio, ineffabile fuoco e dileczione di carità, Padre etterno, che ‘l desiderio mio si stanchi mai di desiderare il tuo onore e la salute de l’anime, e gli occhi miei non si ristiano; ma dimandoti per grazia che sieno facti due fiumi d’acqua, che esca di te, mare pacifico. Grazia, grazia sia a te, Padre, che, satisfacendo a me di quel che io ti dimandai e di quello che io non cognoscevo e non ti dimandai, tu m’hai invitata, dandomi la materia del pianto, e d’offerire dolci e amorosi e anxietati desidèri dinanzi da te con umile e continua orazione. Ora t’adimando che tu facci misericordia al mondo e alla sancta Chiesa tua. Pregoti che tu adempia quello che tu mi fai adimandare. Oimè, misera, dolorosa l’anima mia, cagione d’ogni male! Non indugiare piú a fare misericordia al mondo: conscende e adempie il desiderio de’ servi tuoi. Oimè! tu se’ colui che gli fai gridare: adunque ode la voce loro. La tua Verità disse che noi chiamassimo e sarebbeci risposto, bussassimo e sarebbeci aperto, chiedessimo e sarebbeci dato. O Padre etterno, e’ servi tuoi chiamano a te misericordia: risponde lo’ dunque. lo so bene che la misericordia t’è propria, e però non la puoi stollere che tue non la dia a chi te l’adomanda. Essi bussano a la porta della tua Verità, però che nella Verità tua, unigenito tuo Figliuolo, cognoscono l’amore ineffabile che tu hai a l’uomo, si che bussano a la porta. Unde il fuoco della tua caritá non si debba né può tenere che tu non apra a chi bussa con perseveranzia.

Adunque apre, diserra e spezza e’ cuori indurati delle tue creature: non per loro che non bussano, ma fallo per la tua infinita bontá e per amore de’ servi tuoi, che bussano a te per loro. Dà lo’, Padre etterno, ché vedi che stanno a la porta della Verità tua e chiegono. E che chiegono? il Sangue di questa porta, Verità tua. E nel sangue tu hai lavate le iniquità, e tracta la marcia del peccato d’Adam. El Sangue è nostro, però che ce n’hai facto bagno: noi puoi né vuogli disdire a chi te l’adimanda in veritá. Dà’ dunque il fructo del Sangue a le tue . creature: pone nella bilancia el prezzo del sangue del tuo Figliuolo, acciò che le dimonia infernali non ne portino le tue pecorelle. Oli! tu se’ pastore buono, che ci desti el Pastore vero de l’unigenito tuo Figliuolo, el quale, per l’obbedienzia tua, pose la vita per le tue pecorelle e del Sangue ci fece bagno. Questo è quel Sangue che t’adimandano come affamati e’ servi tuoi a questa porta: per lo quale Sangue adimandano che tu facci misericordia al mondo, e rifiorisca la sancta Chiesa di fiori odoriferi di buoni e sancti pastori, e con l’odore spenga la puzza degl’iniqui fiori e putridi. Tu dicesti, Padre etterno, che per l’amore che tu hai alle tue creature, che hanno in loro ragione, che con l’orazioni dei servi tuoi e col molto loro sostenere fadighe senza colpa, faresti misericordia al mondo e riformaresti la Chiesa tua, e cosí ci daresti refrigerio. Adunque non indugiare a vòllere l’occhio della tua misericordia, ma risponde, però che vuoli rispondere prima che noi chiamiamo, con la voce della tua misericordia.

Apre la porta della tua inextimabile carità, la quale ci donasti per la porta del Verbo. Si, so io che tu apri prima che noi bussiamo, però che con l’affecto e amore, che hai dato a’ servi tuoi, bussano e chiamano a te, cercando l’onore tuo e la salute de l’anime. Dona lo’ dunque il pane della vita, cioè il fructo del sangue de l’unigenito tuo Figliuolo, el quale t’adimandiamo per gloria e loda del nome tuo e per salute de l’anime. Però che piú gloria e loda pare che torni a te a salvare tante creature, che a lassarle obstinate permanere nella durizia loro. A te, Padre etterno, ogni cosa è possibile: poniamo che tu ci creasti senza noi, ma salvare senza noi questo non vuogli fare; ma pregoti che sforzi la volontà loro e dispongali a volere quello che essi non vogliono. Questo t’adimando per la tua infinita misericordia. Tu ci creasti di non cavelle; adunque, ora che noi siamo, facci misericordia e rifa’ e’ vaselli che tu hai creati e formati a la imagine e similitudine tua. Riformagli a grazia nella misericordia e nel sangue del tuo Figliuolo, Cristo dolce Iesú.