Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

CII - Per che modo si debba reprendere el proximo, a ciò che la persona non caggia in falso giudizio.

Santa Caterina da Siena

CII - Per che modo si debba reprendere el proximo, a ciò che la persona non caggia in falso giudizio.
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— Ora attende, carissima figliuola; ed acciò che tu meglio sia dichiarata di quello che m’adimandasti, t’ho detto del lume comune il quale tutti dovete avere in qualunque stato voi sète: ciò dico di coloro che stanno nella caritá comune.

E hocti detto di coloro che sonno nel lume perfetto, el quale lume ti distinsi in due, cioè di coloro che erano levati dal mondo e studiavano di mortificare il corpo loro, e degli altri che in tutto ucidevano la propria volontà, e questi erano quegli perfetti che si notricavano a la mensa del sancto desiderio. Ora ti favellarò inparticulare a te: e, parlando a te, parlarò ed agli altri e satisfarò al tuo desiderio. Io voglio che tre cose singulari tu faccia, acciò che l’ ignoranzia non impedisca la tua perfeczione a la quale Io ti chiamo, e acciò che ‘l dimonio, col mantello della virtú della caritá del proximo, non notricasse dentro ne l’anima la radice della presumpzione. Però che da questo cadresti ne’ falsi giudici, e’ quali Io t’ho vetati, parendoti giudicare a dritto e tu giudicaresti a torto andando dietro al tuo vedere. E spesse volte il dimonio ti farebbe vedere molte veritá per conducerti nella bugia. E questo farebbe per farti essere giudice delle menti e delle intenzioni delle creature che hanno in loro ragione, la quale cosa, si come lo ti dixi, solo lo ho a giudicare.

Questa è una di quelle tre cose che Io voglio che tu abbi e servi in te: cioè che tu giudicio non dia alcuno senza modo, ma voglio che il dia col modo. El modo suo è questo: che, se giá Io expressamente, non pure una volta né due ma piú, non manifestasse el difetto del proximo tuo nella mente tua, non il debbi mai dire in particulare, cioè a colui in cui ti paresse vedere il difetto; ma debbi in comune correggere i vizi di chi ti venisse a visitare, e piantare la virtú caritativamente e con benignità, e nella benignità l’asprezza, quando vedi che bisogni E se ti paresse che lo ti manifestasse spesse volte i difecti altrui, se tu non vedi che ella sia expressa revelazione, come detto t’ ho, none il dire in particulare, ma actienti a la parte piú sicura, acciò che fuga lo inganno e la malizia del dimonio. Però che con questo lamo del desiderio ti pigliarebbe, facendoti spesse volte giudicare nel prossimo tuo quello che non. sarebbe, e spesse volte lo scandalizzaresti.

Unde nella bocca tua stia el silenzio o uno sancto ragionamento della virtú, spregiando el vizio. E il vizio, che ti paresse cognoscere in altrui, ponlo insiememente a loro ed a te, usando sempre una vera umilità. E se in veritá quello vizio sarà in quella cotale persona, egli si correggerà meglio vedendosi compreso cosí dolcemente, e costretto sarà da quella piacevole reprensione di correggersi, e dirà a te quello che tu volevi dire a lui; e tu ne starai sicura, e avarai tagliata la via al dimonio, che non ti potrà ingannare né impedire la perfeczione de l’anima tua.

E voglio che tu sappi che d’ogni vedere tu non ti debbi fidare, ma debbiteli ponere doppo le spalle e non volere vederlo; ma solo debbi rimanere nel vedere e nel cognoscimento di te medesima, e in te cognoscere la larghezza e bontá mia. Cosí fanno coloro che sonno gionti a l’ultimo stato, di cui lo ti dixi che sempre tornavano a la valle del cognoscimento di loro, e non impediva però l’altezza e l’unione che avevano fatta in me. E questa è l’una delle tre cose le quali lo ti dissi ch’Io volevo che tu facessi, acciò che in veritá servissi me.