Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

XCV - De’ fructi de le seconde e de le terze lagrime.

Santa Caterina da Siena

XCV - De’ fructi de le seconde e de le terze lagrime.
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— Ora ti resto a dire de’ fructi che ricevono coloro che si cominciano a levare da la colpa per timore della pena, ad acquistare la grazia. Alquanti sonno che escono della morte del peccato mortale per timore della pena. Questo è il generale chiamare, come detto è.

Che fructo riceve questo? che egli comincia a votiare la casa de l’anima sua della immondizia, mandando el libero arbitrio el messo del timore della pena. Poi che egli ha purificata l’anima da la colpa, riceve pace di coscienzia, comincia a disponere l’affecto de l’anima e aprire l’occhio de l’intelletto a vedere il luogo suo, che, prima che fusse vòto, non il vedeva né vedeva altro che puzza di molti e diversi peccati. Comincia a ricevere consolazioni, perché ‘l vermine della coscienzia sta in pace, quasi aspectando di prendere il cibo della virtú. Si come fa l’uomo, che, poi che ha sanato lo stomaco e tractone fuore gli umori, dirizza l’appetito a prendere il cibo; cosí questi cotali aspectano pure che la mano del libero arbitrio con l’amore del cibo delle virtú gli apparecchi, ché doppo l’apparecchiare aspecta di mangiare. E cosí è veramente: che, exercitando l’anima el primo timore, votiato de’ peccati l’affecto suo, ne riceve il secondo fructo, cioè il secondo stato delle lagrime, dove l’anima, per affecto d’amore, comincia a fornire la casa di virtú. Benché imperfecta sia ancora, poniamo che sia levata dal timore, riceve consolazione e dilecto perché l’amore de l’anima sua ha ricevuto dilecto da la mia veritá che so’ esso amore; e, per lo dilecto e consolazione che truova in me, comincia ad amare molto dolcemente, sentendo la dolcezza della consolazione mia o dalle creature per me.

Exercitando l’amore nella casa de l’anima sua, che è intrato dentro poi che ‘l timore l’ebbe purificata, comincia a ricevere i fructi della divina mia bontá, unde ebbe la casa de l’anima sua. Poi che egli è intrato l’amore a possedere, comincia a gustare ricevendo molti vari e diversi fructi di consolazione; e ne l’ultimo, perseverando, riceve fructo di ponere la mensa: cioè, poi che l’anima è trapassata dal timore a l’amore delle virtú, si pone la mensa sua. Gionto a le terze lagrime, egli pone la mensa della sanctissima croce nel cuore e ne l’anima sua; poi che l’ha posta, trovandovi el cibo del dolce e amoroso Verbo (el quale dimostra l’onore di me Padre e la salute vostra per la quale fu aperto el Corpo de l’unigenito mio Figliuolo dandosi a voi in cibo), alora comincia a mangiare l’onore di me e la salute de l’anime con odio e dispiacimento del peccato.

Che fructo riceve l’anima di questo terzo stato delle lagrime? Dicotelo: riceve una fortezza fondata in odio sancto della propria sensualità, con uno fructo piacevole di vera umilità, con una pazienzia che tolle ogni scandalo, e priva l’anima d’ogni pena, perché col coltello de l’odio ucise la propria volontà, dove sta ogni perìa: ché solo la volontà sensitiva si scandalizza delle ingiurie, delle persecuzioni e delle consolazioni temporali o spirituali, come di sopra ti dixi, e cosí viene ad impazienzia. Ma, perché la volontà è morta, con lagrimoso e dolce desiderio comincia a gustare il fructo della lagrima della dolce pazienzia.

O fructo di grande soavità, quanto se’ dolce a chi ti gusta, e piacevole a me, che stando ne l’amaritudine gusta la dolcezza! Nel tempo de l’ingiuria ricevi la pace; nel tempo che se’ nel mare tempestoso che i venti pericolosi percuotono con le grandi onde la navicella de l’anima, tu se’ pacifica e tranquilla senza veruno male, ricoperta la navicella con la dolce, etterna mia volontà divina. Unde hai ricevuto vestimento di vera e ardentissima carità, perché acqua non vi possa intrare. O dilectissima figliuola, questa pazienzia è reina, posta nella ròcca della fortezza: ella vince e non e mai vinta; essa non è sola, ma è acompagnata con la perseveranzia; ella è il mirollo della carità; ella è colei che manifesta il vestimento d’essa caritá se egli è vestimento nupziale o no; se egli è rocto d’ imperfeczione, ella el manifesta, sentendo subbito el contrario della inpazienzia. Tucte le virtú si possono alcuna volta occultare, mostrandosi .perfecte essendo imperfecte, excepto che a te non si possono nascondere: ché, se ella è ne l’anima questa dolce pazienzia, mirollo di carità, ella dimostra che tucte le virtú sonno vive e perfecte; e se ella non v’è, manifesta che tucte le virtú sonno imperfecte e non sonno gionte ancora alla mensa della sanctissima croce, dove essa pazienzia fu conceputa nel cognoscimento di sé e nel cognoscimento della mia bontá in sé, e parturita da l’odio sancto e unta di vera umilità. A questa pazienzia non è denegato el cibo de l’onore di me e salute de l’anime: anco essa è quella che ‘l mangia continuamente, e cosí è la veritá.

Raguarda, carissima figliuola, ne’ dolci e gloriosi martiri, che col sostenere mangiavano el cibo de l’anime. La morte loro dava vita: resuscitavano e’ morti e cacciavano le tenebre de’ peccati mortali. El mondo con tucte le sue grandezze e i signori con la loro potenzia non si potevano difendere da loro, per la virtú di questa reina, dolce pazienzia. Questa virtú sta come lucerna in sul candelabro. Questo è il glorioso fructo che die’ la lagrima gionta nella caritá del proximo suo, mangiando con lo svenato e immaculato Agnello, unigenito mio Figliuolo, con crociato e ansietato desiderio e con pena intollerabile de l’of--. fesa di me, Creatore suo: non pena afliggitiva, ché l’amore con la vera pazienzia ucise ogni timore e amore proprio che dá pena; ma pena consolativa, solo de l’offesa mia e danno del proximo, fondata in carità, la quale pena ingrassa l’anima. Godene in sé, perché ella è uno segno dimostrativo che dimostra me essere per grazia ne l’anima.