Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

LXXXV - Come quelli che sono gionti al predetto stato unitivo, sono illuminati nell’occhio dell’intelletto loro di lume sopranaturale infuso per grazia; e come è meglio andare per consiglio de la salute dell’anima ad uno umile con sancta coscienzia, che a uno superbo licterato.

Santa Caterina da Siena

LXXXV - Come quelli che sono gionti al predetto stato unitivo, sono illuminati nell’occhio dell’intelletto loro di lume sopranaturale infuso per grazia; e come è meglio andare per consiglio de la salute dell’anima ad uno umile con sancta coscienzia, che a uno superbo licterato.
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— Con questo lume, il quale è posto ne l’occhio de l’ intellecto, mi vidde Tomaso, unde acquistò el lume della molta scienzia. Agustino, Ieronimo e gli altri dottori e sancai miei, illuminati dalla mia veritá, intendevano e cognoscevano nelle tenebre la mia veritá; cioè che la sancta Scriptura, che pareva tenebrosa perché non era intesa, non per difetto della Scriptura ma dello intenditore che non intendeva. E però Io mandai queste lucerne ad illuminare gli accecati e grossi intendimenti. Levavano l’occhio de l’intelletto per cognoscere la veritá nella tenebre, come detto è. E Io, fuoco acceptatore del sacrificio loro, gli rapivo, dando lo’ lume non per natura ma sopra ogni natura, e nella tenebre ricevevano el lume cognoscendo la veritá per questo modo.

Unde, quella che alora appareva tenebrosa, appare ora con perfectissimo lume a’ grossi e a’ sottili di qualunque maniera gente si sia. Ogniuno riceve secondo la sua capacità e secondo che esso si vuole disponere a cognoscere me, perch’Io none spregio le loro disposizioni. Si che vedi che l’occhio de l’intellecto ha ricevuto lume infuso per grazia sopra del lume naturale, nel quale i dottori e gli altri sancai cognobbero la luce nella tenebre, e di tenebre si fece luce, però che lo ‘ntellecto fu prima che fusse formata la Scriptura; unde da l’ intellecto venne la scienzia, perché nel vedere discerse.

Per questo modo discersero e intesero e’ sancti padri e profeti che profetavano de l’avenimento e morte del mio Figliuolo. Per questo modo ebbero gli apostoli doppo l’avenimento dello Spirito sancto, che lo’ donòe questo lume sopra el lume naturale. Questo ebbero evangelisti, doctori, confessori, vergini e martiri; e tutti sono stati illuminati da questo perfetto lume; e ogniuno avutolo in diversi modi, secondo la necessità della salute sua e della salute de le creature, e a dichiarazione della sancta Scriptura. Si come fecero e’ sancti doctori, nella scienzia dichiarando la dottrina della mia Verità, la predicazione degli appostoli, le sposizioni sopra e’ vangeli de’ vangelisti; e’ martiri, dichiarando nel sangue loro el lume della sanctissima fede, el frutto e il tesoro del sangue de l’Agnello; le vergini, ne l’affecto della caritá e purità; negli obedienti è dichiarata l’obedienzia del Verbo, cioè mostrando la perfeczione de l’obedienzia, la quale riluce nella mia Verità, che, per l’obedienzia ch’ Io gl’imposi, corse a l’obrobriosa morte della croce.

Tutto questo lume e’ si vede nel vecchio e nel nuovo Testamento. Nel vecchio, le profezie de’ sancti profeti, fu veduto e cognosciuto da l’occhio de l’intelletto col lume infuso per grazia da me sopra el lume naturale, come detto t’ho. Nel nuovo Testamento della vita evangelica, con che è dichiarata a’ fedeli cristiani? con questo lume medesimo. E perché ella procedeva da uno medesimo lume, non ruppe la legge nuova la legge vechia, anco si legò insieme; ma tolsele la imperfeczione, perché ella era fondata solo in timore. Venendo el Verbo de l’unigenito mio Figliuolo, con la legge de l’amore la compí, dandole l’amore, levando el timore della pena e rimanendo el timore sancto. E però dixe la mia Verità a’ discepoli per dimostrare che Egli non era rompitore della legge: «lo non so’ venuto a dissolvere la legge, ma adempirla». Quasi dicesse la mia Verità a loro: — La legge è ora imperfetta, ma col sangue mio la farò perfetta, e cosí la riempirò di quello che ora le manca, tollendo via el timore della pena e fondandola in amore e in timore sancto.

Chi la dichiarò che questa fusse la veritá? El lume che fu dato ed è dato a chi el vuole ricevere per grazia sopra el lume naturale, come detto è. Si che ogni lume che esce della sancta Scriptura è uscito ed esce da questo lume. E però gl’ignoranti superbi scienziati aciecano nel lume, perché la superbia e la nuvila de l’amore proprio ha ricoperta e tolta questa luce: però intendono piú la Scriptura licteralmente che con intendimento; e però ne gustano la lettera rivollendo molti libri, e non gustano il merollo della Scriptura, perché s’hanno tolto el lume con che è formata e dichiarata la Scriptura. Unde questi cotali si maravigliano e cadranno nella mormorazione vedendo molti grossi e idioti nel sapere la Scriptura sancta, e nondimeno sonno tanto illuminati nel cognoscere la veritá come se longo tempo l’avessero studiata. Questa non è maraviglia neuna, perché egli hanno la principale cagione del lume unde venne la scienzia. Ma perché essi superbi hanno perduto el lume, non veggono né cognoscono la bontá mia, né el lume della grazia infusa sopra de’ servi miei.

Unde Io ti dico che molto è meglio andare per consiglio della salute de l’anima a uno umile con sancta e dritta coscienzia, che a uno superbo letterato studiante nella molta scienzia, perché colui non porge se non di quello che elli ha in sé, unde, per la tenebrosa vita, spesse volte el lume della sancta Scriptura porgerà in tenebre. El contrario trovarà ne’ servi miei, ché el lume che hanno in loro, quello porgono con fame e desiderio de la salute sua.

Questo t’ho detto, dolcissima figliuola mia, per farti cognoscere la perfeczione di questo unitivo stato, dove l’occhio de l’ intellecto è rapito dal fuoco della caritá mia, nella quale caritá ricevono el lume sopranaturale. Con esso lume amano me, perché l’amore va dietro a l’ intellecto, e quanto piú cognosce, piú ama, e quanto piú ama, piú cognosce. Cosí l’uno nutrica l’altro.

Con questo lume giongono a l’etterna mia visione, dove veggono e gustano me in veritá, separata l’anima dal corpo, si come Io ti dixi quando ti contiai della beatitudine che l’anima riceveva in me. Questo è quello stato excellentissimo che, essendo anco mortale, gusta tra gl’ inmortali. Unde spesse volte viene a tanta unione, che a pena che egli sappi se egli è nel corpo o fuore del corpo, e gusta l’arra di vita etterna si per l’unione che ha fatta in me e si perché la volontà è morta in sé, per la quale morte fece unione in me, che in altro modo perfettamente non la poteva fare. Adunque gustano vita etterna, privati de lo ‘nferno della propria volontà, la quale dá una arra d’inferno a l’uomo che vive a la volontà sensitiva, si come Io ti dixi.