Scrutatio

Martedi, 13 maggio 2025 - Beata Vergine Maria di Fatima ( Letture di oggi)

LXXVII - De le operazioni de l’anima poi che è salita el predecto sancto terzo scalone.

Santa Caterina da Siena

LXXVII - De le operazioni de l’anima poi che è salita el predecto sancto terzo scalone.
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— Queste sonno quelle tre gloriose virtú fondate nella vera carità, le quali stanno in cima de l’arbore d’essa carità: cioè la pazienzia, la fortezza e la perseveranzia, che è coronata col lume della sanctissima fede, col quale lume corrono, senza tenebre, per la via della veritá. Ed è levata in alto per sancto desiderio, e però non è alcuno che la possa offendere: né il dimonio con le sue temptazioni (perché egli teme l’anima che arde nella fornace della carità), né le detraczioni né le ingiurie degli uomini; anco, con tucto ciò che ‘l mondo gli perseguiti, el mondo ha timore di loro.

Questo permette la mia bontá: di fortificarli e farli grandi dinanzi a me e nel mondo, perché essi si sonno facti piccoli per umilità. Bene lo vedi tu nei sanai miei, e’ quali per me si fecero piccoli, e Io gli ho facti grandi in me, Vita durabile, e nel corpo mistico della sancta Chiesa, dove si fa sempre menzione di loro perché i nomi loro sonno scripti in me, libro di vita; si che ‘l mondo gli ha in reverenzia perché essi hanno spregiato el mondo. Questi non nascondono la virtú per timore ma per umilità; e se egli è bisogno del servizio suo nel proximo, egli non la nasconde per timore della pena né per timore di perdere la propria consolazione, ma virilmente il serve perdendo se medesimo e non curando di sé.

E in qualunque modo egli exercita la vita e’l tempo suo in onore di me, si gode e truovasi pace e quiete nella mente. Perché? perché non elegge di servire a me a suo modo ma a modo mio; e però gli pesa tanto el tempo della consolazione quanto quello della tribolazione, e tanto la prosperità quanto l’aversità. Tanto gli pesa l’una quanto l’altra, perché in ogni cosa truova la volontà mia, ed egli non pensa di fare altro se non di conformarsi, dovunque egli la truova, con essa volontà.

Egli ha veduto che veruna cosa è fatta senza me, e con misterio e con divina providenzia, se non il peccato che non è: e però odiano el peccato, e ogni altra cosa hanno in reverenzia; e però sonno tanto fermi e stabili nel loro volere andare per la via della veritá, e non allentano, ma fedelmente servono el proximo loro, non raguardando a l’ ignoranzia e ingratitudine sua. Né perché alcuna volta el vizioso gli dica ingiuria e riprenda el suo bene adoperare, che egli non gridi, nel cospetto mio, per orazione per lui, dolendosi piú de l’offesa che egli fa a me ‘e danno de l’anima sua che della ingiuria propria.

Costoro dicono col glorioso di Pavolo mio banditore: «El mondo ci maladice, e noi benediciamo; egli ci perseguita, e noi ringraziamo; cacciaci come immondizia e spazzatura del mondo, e noi pazientemente portiamo». Si che vedi, figliuola dilettissima, e’ dolci segni; e singularmente, sopra ogni segno, la virtú della pazienzia, dove l’anima dimostra in veritá d’essere levata da l’amore imperfetto e venuta al perfetto, seguitando el dolce e immaculato Agnello, unigenito mio Figliuolo, el quale, stando in su la croce tenuto da’ chiovi de l’amore, non ritrae adietro per detto dei giuderi che dicevano: «Discende della croce e credarenti». Né per ingratitudine vostra non ritrasse adietro che non perseverasse ne l’obbedienzia, che Io gli avevo posta, con tanta pazienzia che il grido suo non fu udito per alcuna mormorazione.

Cosí questi cotali dilettissimi figliuoli e fedeli servi miei seguitano la dottrina e l’exemplo della mia Verità. E perché con lusinghe e minacce il mondo gli voglia ritrare, non vòllono però el capo adietro a mirare l’aratro, ma guardano solo ne l’obietto della mia Verità. Questi non si vogliono partire del campo della battaglia per tornare a casa per la gonnella, cioè per la gonnella propria, che egli lassò, del piacere piú a le creature e temere piú loro che me Creatore suo; anco con dilecto sta nella battaglia, pieno e inebriato del sangue di Cristo crocifixo. El quale Sangue v’è posto dinanzi nella bottiga del corpo mistico della sancta Chiesa da la mia carità, per fare inanimare coloro che vogliono essere veri cavalieri, e combattere con la propria sensualità e carne fragile, col mondo e col dimonio, col coltello de l’odio d’essi nemici suoi, con cui egli ha a combàctare, e con amore delle virtú. El quale amore è una arme che ripara da’ colpi che noi possono accanare se esso non si trae Tarme di dosso e ‘l coltello di mano e dialo nelle mani de’ nemici suoi, cioè dando Tarme con la mano del libero arbitrio, arrendendosi volontariamente a’ nemici suoi. Non fanno cosí questi che sonno inebriati nel Sangue, anco virilmente perseverano infino a la morte, dove rimangono sconfitti tutti e’ nemici suoi.

O gloriosa virtú, quanto se’ piacevole a me e riluci nel mondo negli occhi tenebrosi degl’ignoranti, che non possono fare che non participino della luce de’ servi miei! Ne l’odio loro riluce la clemenzia ch’e’ servi miei hanno a la loro salute; nella invidia loro riluce la larghezza della carità; nella crudeltá la pietà, però che essi sonno crudeli verso di loro, ed essi sonno pietosi; nella ingiuria riluce la pazienzia, rema che signoreggia e tiene la signoria di tutte le virtú, perché ella è il mirollo della caritá. Ella dimostra e rasegna le virtú ne l’anima; dimostra se elle sonno fondate in me in veritá, o no. Ella vince e non è mai vinta; ella è compagna della fortezza e perseveranzia, come detto è; ella torna a casa con la vittoria, escita del campo della battaglia, tornata a me, Padre etterno, remuneratore d’ogni loro fadiga, e ricevono da me la corona della gloria.