Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

LXVIII - De lo inganno che ricevono e’ servi di Dio, e’ quali ancora amano Dio di questo amore imperfecto predecto.

Santa Caterina da Siena

LXVIII - De lo inganno che ricevono e’ servi di Dio, e’ quali ancora amano Dio di questo amore imperfecto predecto.
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— Ma e’ servi miei che anco sonno ne l’amore imperfecto, cercando e amando me con affecto d’amore verso la consolazione e dilecto che truovano in me, qualche volta sono ingannati. Perch’Io so’ remuneratore d’ogni bene che si fa, poco e assai, secondo la misura de l’amore di colui che riceve; per questo do consolazione mentale, quando in uno modo e quando in un altro, nel tempo de l’orazione. Questo non fo perché ella ignorantemente riceva la consolazione, cioè che ella raguardi piú el presente della consolazione che è data da me che me, ma perché ella raguardi piú l’affecto della mia caritá con che Io lel do e la indegnità sua che riceve, che el dilecto della propria consolazione. Ma se ella, ignorante, piglia solo el dilecto senza la considerazione de l’affecto mio verso di lei, ne riceve il danno e lo inganno che lo ti dirò.

L’uno si è che, ingannata da la propria consolazione, cerca essa consolazione e ine si dilecta. E piú che, alcuna volta, sentendo in alcuno modo la consolazione e visitazione mia in sé, e poi partendosi, andarà dietro per la via che tenne quando la trovò, per trovare quella medesima. E Io non le do a uno modo (ché cosí parrebbe ch’Io non avesse che dare); anco le do in diversi modi, secondo che piace a la mia bontá e secondo la necessità e il bisogno suo. Essendo ella ignorante, cercarà pure in quello modo come se ella volesse ponere legge allo Spirito sancto. Non debba fare cosí ; ma debba passare virilmente per lo ponte della dottrina di Cristo crocifixo, e ine ricevere in quel modo, in quello luogo e in quel tempo che piace a la mia bontá di dare. E se Io non do, anco quel non dare Io el fo per amore e non per odio, perché essa mi cerchi in veritá e non m’ami solamente per lo dilecto, ma riceva con umilità piú la caritá mia che il dilecto che truova. Però che, se ella non fa cosí, e che ella vada solo al dilecto a suo modo e non a mio, riceverà pena e confusione intollerabile quando si vedrà tolto l’obiecto del dilecto, el quale si pose dinanzi a l’occhio de l’intellecto suo.

Questi sonno quegli che eleggono le consolazioni a loro modo, cioè che, trovando dilecto, in alcuno modo, di me nella mente loro, vorranno passare con quel medesimo. E alcuna volta sonno tanto ignoranti che, visitandogli Io in altro modo che in quello, faranno resistenzia e non riceveranno, anco vorranno pur quello che s’hanno imaginato. Questo è difecto della propria passione e dilecto spirituale il quale trovò in me: ella è ingannata, però che impossibile sarebbe di stare continuamente in uno modo. Perché, come l’anima non può stare ferma, ché o e’ si conviene che ella vada innanzi à le virtú, o ella torni a dietro; cosí la mente in me non può stare ferma solo in uno dilecto, che la mia bontá non ne dia piú. Molto differenti gli do: alcuna volta do dilecto d’una allegrezza mentale; alcuna volta una contrizione e uno dispiacimento, che parrà che la mente sia conturbata in sé; alcuna volta sarò ne l’anima e non mi sentirà; alcuna volta formarò la mia Verità, Verbo incarnato, in diversi modi dinanzi a l’occhio de l’intelletto suo, e nondimeno non parrà che essa, nel sentimento de l’anima, el senta con quello calore e dilecto che a quello vedere le pare che dovesse seguitare; e alcuna volta sentirà e non vedrà grandissimo dilecto.

Tucto questo fo per amore e per conservarla e acrescerla nella virtú de l’umilità e nella perseveranzia, e per insegnarle che essa non voglia poner regola a me, né il fine suo nella consolazione, ma solo nella virtú fondata in me; ma con umilità riceva l’uno tempo e l’altro, e con affecto d’amore l’affecto mio con che Io do; e con viva fede creda ch’Io do a necessità o della salute sua, o a necessità di farla venire a la grande perfeczione.

Debba dunque stare umile, facendo el principio e il fine ne l’affecto della mia carità, e ricevere in essa caritá dilecto e non dilecto, secondo la mia volontà e non secondo la sua. Questo è il modo a non volere ricevere inganno, anco ogni cosa ricevere per amore da me che so’ loro fine, fondati nella dolce mia volontà.