Assiste a un conciliabolo di demòni
San Giovanni Bosco

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Nella notte del 1° dicembre del 1884 il chierico Viglietti, che faceva
da segretario a Don Bosco, fu svegliato di soprassalto da grida
strazianti che venivano dalla camera del Santo. Balzò subito da letto e
stette ad ascoltare. Don Bosco, con voce soffocata dal singhiozzo,
gridava:
— Ohimè, ohimè, aiuto, aiuto!
Viglietti entrò e disse:
— Oh, Don Bosco, si sente male?
— Oh, Viglietti — rispose svegliandosi —; no, non sto male, ma non
potevo più respirare. Ma basta: ritorna tranquillo a letto e dormi.
Al mattino, dopo la Messa,
— Oh, Viglietti, non ne posso proprio più, ho lo stomaco rotto dalle
grida di questa notte. Sono quattro notti consecutive che faccio sogni
che mi costringono a gridare e mi stancano all’eccesso.
E narrò che, tra l’altro, aveva sognato la morte di Salesiani a lui
carissimi. Ma il sogno che l’aveva maggiormente impressionato era stato
il seguente.
Gli era parso di essere in una grande sala dove diavoli in gran numero
tenevano congresso e trattavano del modo di sterminare la Congregazione
Salesiana. La loro figura era indeterminata e si avvicinava piuttosto
alla figura umana. Parevano ombre che ora si abbassavano e ora si
alzavano, si accorciavano, si stendevano, come farebbero molti corpi che
dietro avessero un lume trasportato or da una parte or dall’altra, ora
abbassato al suolo e ora sollevato. Ma quella fantasmagoria metteva
spavento.
Ora ecco uno dei demòni avanzarsi e aprire la seduta. Per distruggere la
Congregazione Salesiana propose un mezzo: la gola. Fece vedere le
conseguenze di questo vizio: inerzia per il bene, corruzione dei
costumi, scandalo, nessuno spirito di sacrificio, nessuna cura dei
giovani. Ma un altro diavolo gli obiettò:
— Il tuo mezzo non è efficace perché la mensa dei religiosi sarà sempre
parca e il vino misurato. La Regola fissa il loro vitto ordinario. I
superiori invigilano per impedire che succedano disordini. No, non è
questa l’arma per combattere i Salesiani. Procurerò io un altro mezzo
che ci faccia ottenere meglio il nostro intento:
l’amore alle ricchezze. In una Congregazione religiosa quando entra
l’amore alle ricchezze, entra insieme l’amore alle comodità, si cerca
ogni via per avere un peculio, si rompe il vincolo della carità perché
ognuno pensa a se stesso, si trascurano i poveri per occuparsi solo di
quelli che hanno fortuna, si ruba alla Congregazione.
Costui voleva continuare, ma sorse un terzo demonio:
— Ma che gola! — esclamò —. Ma che ricchezze! Tra i Salesiani l’amore
alle ricchezze può vincere pochi. Sono tutti poveri i Salesiani. In
generale poi sono così immensi i loro bisogni per i tanti giovani e per
le tante case, che qualsiasi somma, anche grossa, verrebbe consumata.
Non è possibile che tesoreggino. Ma ho io un mezzo infallibile per
rovinare la Società Salesiana e questo è la libertà. Indurre quindi i
Salesiani a sprezzare le Regole, a rifiutare certi uffici pesanti e poco
onorifici, spingerli a fare scismi dai loro superiori con opinioni
diverse, ad andare a casa col pretesto d’inviti e simili.
Mentre i demòni parlamentavano, Don Bosco pensava: «Io sto ben attento,
sapete, a quanto andate dicendo. Parlate, parlate pure, che così potrò
sventare le vostre trame».
Intanto saltò su un quarto demonio:
— Ma che! — gridò —. Armi spezzate le vostre. I superiori sapranno
frenare questa libertà, scacceranno via dalle case chi osasse
dimostrarsi ribelle alle Regole. Qualcuno forse sarà trascinato
dall’amore alla libertà, ma la gran maggioranza si manterrà fedele. Io
ho un mezzo adatto per guastare tutto fin dalle fondamenta; un mezzo
tale che a stento i Salesiani se ne potranno guardare:
sarà proprio un guasto in radice. Ascoltatemi con attenzione:
persuaderli che l’essere dotti è quello che deve formare la loro gloria
principale. Quindi indurli a studiare molto per sé, per acquistare fama,
e non per praticare quello che imparano, non per usufruire della
scienza a vantaggio del prossimo. Perciò boria nelle maniere verso gli
ignoranti e i poveri, poltroneria nel sacro ministero. Non
più oratori festivi, non più catechismi ai fanciulli, non più scuolette
basse per istruire i poveri ragazzi abbandonati, non più lunghe ore di
confessionale. Terranno solo la predicazione, ma rara e misurata, e
questa sterile perché fatta a sfogo di superbia, col fine di ottenere le
lodi degli uomini e non di salvare anime.
La proposta di costui fu accolta da applausi generali. Allora Don Bosco
intravide il giorno in cui i Salesiani avrebbero potuto illudersi che il
bene della Congregazione dovesse consistere unicamente nel sapere, e
temette che non solo così praticassero, ma anche predicassero doversi
così praticare.
Anche questa volta Don Bosco se ne stava in un angolo della sala ad
ascoltare e a vedere tutto, quando uno dei demòni lo scoperse e gridando
lo indicò agli altri. A quel grido tutti si avventarono contro di lui
urlando:
— La faremo finita!
Era una ridda infernale di spettri, che lo urtavano, lo afferra- vano per le braccia e per la persona, ed egli a gridare:
— Lasciatemi! Aiuto!
Finalmente si svegliò con lo stomaco tutto sconquassato dal molto gridare .
Don Bosco raccontando il sogno piangeva. Il chierico Viglietti gli prese la mano e stringendosela al cuore, gli disse:
— Ah, Don Bosco, noi con l’aiuto di Dio le saremo sempre fedeli e buoni figliuoli!
— Caro Viglietti — rispose Don Bosco —‘ sta’ buono e preparati a vedere
gli avvenimenti... Vi saranno di quelli che vorranno soprattutto la
scienza che gonfia, che procaccia loro le lodi degli uomini e che li
rende sprezzanti di chi essi vedono da meno di loro per sapere .