Primo sogno missionario: la Patagonia
San Giovanni Bosco

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Questo è il sogno che decise Don Bosco a iniziare l’apostolato
missionario dei suoi figli Salesiani. Lo ebbe nel 1872 e lo raccontò per
la prima volta a Pio IX nel marzo del 1876; in seguito ne ripetè il
racconto anche ad alcuni Salesiani.
«Mi parve, disse, di trovarmi in una regione selvaggia e affatto
sconosciuta. Era un’immensa pianura tutta incolta, nella quale non si
scorgevano né colline né monti. Ma nelle estremità lontanissime la
profilavano tutta scabrose montagne. Vidi in essa turbe di uomini che la
percorrevano. Erano quasi nudi, di un’altezza e statura straordinaria,
di un aspetto feroce, con i capelli ispidi e lunghi, di colore
abbronzato e nerognolo, e solo vestiti di larghi mantelli di pelli di
animali, che loro scendevano dalle spalle. Avevano per armi una specie
di lunga lancia e la fionda.
Queste turbe di uomini, sparse qua e là, offrivano allo spettatore scene
diverse: questi correvano dando la caccia alle fiere; quelli portavano
conficcati sulle punte delle lance pezzi di carne sanguinolenta. Da una
parte gli uni si combattevano tra di loro, altri venivano alle mani con
soldati vestiti all’europea, e il terreno era sparso di cadaveri. Io
fremevo a quello spettacolo; ed ecco spuntare all’estremità della
pianura molti personaggi, i quali, dal vestito e dal modo di agire,
conobbi missionari di vari Ordini.
Costoro si avvicinavano per predicare a quei barbari la religione di
Gesù Cristo. Io li fissai ben bene, ma non ne conobbi alcuno. Andarono
in mezzo a quei selvaggi; ma i barbari, appena li videro, con un furore
diabolico, con una gioia infernale, li assalivano, li uccidevano, con
feroce strazio li squartavano, li tagliavano a pezzi e ficcavano i brani
di quelle carni sulle punte delle loro lunghe picche.
Dopo di essere stato a osservare quegli orribili macelli, dissi tra me:
— Come fare a convertire questa gente così brutale?
Intanto vedo in lontananza un drappello di altri missionari che si
avvicinavano ai selvaggi con volto ilare, preceduti da una schiera di
giovinetti.
Io tremavo pensando:
— Vengono a farsi uccidere.
E mi avvicinai a loro: erano chierici e preti. Li fissai con attenzione e
li riconobbi per nostri Salesiani. I primi mi erano noti, e sebbene non
abbia potuto conoscere personalmente molti altri che seguivano i primi,
mi accorsi essere anch’essi Missionari Salesiani, proprio dei nostri.
— Come va questo? — esclamavo.
Non avrei voluto lasciarli andare avanti ed ero lì per fermarli. Mi
aspettavo da un momento all’altro che incorressero la stessa sorte degli
antichi Missionari. Volevo farli tornare indietro, quando vidi che il
loro comparire mise in allegrezza tutte quelle turbe di barbari, le
quali abbassarono le armi, deposero la loro ferocia e accolsero i nostri
Missionari con ogni segno di cortesia.
Meravigliato di ciò, dicevo fra me:
— Vediamo un po’ come ciò andrà a finire!
E vidi che i nostri Missionari si avanzavano verso quelle orde di
selvaggi; li istruivano ed essi ascoltavano volentieri la loro voce;
insegnavano ed essi mettevano in pratica le loro ammonizioni.
Stetti a osservare, e mi accorsi che i Missionari recitavano il santo
Rosario, mentre i selvaggi, correndo da tutte le parti, facevano ala al
loro passaggio e di buon accordo rispondevano a quella preghiera.
Dopo un poco i Salesiani andarono a disporsi al centro di quella folla
che li circondò, e s’inginocchiarono. I selvaggi, deposte le armi per
terra ai piedi dei Missionari, piegarono essi pure le ginocchia. Ed ecco
uno dei Salesiani intonare: “Lodate Maria, o lingue fedeli...”, e tutte
quelle turbe, a una voce, continuare il canto di detta lode, così
all’unisono e con tanta forza di voce, che io, quasi spavenato, mi
svegliai.
Questo sogno fece molta impressione sul mio animo, ritenendo che fosse un avviso celeste».
Dapprima Don Bosco credette che fossero i popoli dell’Etiopia, poi pensò
ai dintorni di Hong-Kong, quindi alle genti delle Indie;
solo nei 1874, quando ricevette i più pressanti inviti di mandare i
Salesiani in Argentina, conobbe chiaramente che i selvaggi veduti in
sogno erano gli indigeni di quella immensa regione, allora quasi
sconosciuta, che era la Patagonia.
« Chi pensava allora ai miseri abitatori di quelle estreme piaghe
dell’America Meridionale? I geografi ne avevano una nozione molto vaga. I
Governi argentino e cileno si curavano tanto poco degli Indi, che li
escludevano dai loro censimenti, come se non esistessero. Perfino a Roma
eminenti prelati giudicavano utopie i disegni di Don Bosco; un
cardinale disse che egli voleva mandare a evangelizzare le erbe della
Pampa.
Don Bosco invece, assiduo lettore degli Annali della Propagazione della
Fede, sapeva da gran tempo che colà vivevano popolazioni selvagge, a cui
non risplendeva ancora la luce del Vangelo. Nelle sue grandi frazioni
missionarie, affrettava col cuore il giorno in cui avrebbe potuto
inviarvi banditori della divina Parola, quando ebbe questo sogno che
molto lo impressionò».