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Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

«Tocca a te!» disse il becchino

San Giovanni Bosco

«Tocca a te!» disse il becchino
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La sera del 30 ottobre 1868, alle comunità riunite degli studenti e artigiani, Don Bosco raccontò questo sogno.
Tutti i giovani sono in cortile che si divertono. Incomincia a imbrunire, cessano i giochi, si formano crocchi in attesa che la campana chiami allo studio; c’è ancora qualcuno che passeggia; in tanto la sera si avanza e appena appena si può distinguere un giovane dall’altro. Ed ecco entrare dalla portineria due becchini che, camminando con passo concitato, portano sulle spalle una cassa da morto. I giovani, al loro passaggio, fanno largo. Quei due uomini vengono avanti e depongono la bara per terra in mezzo al cortile. I giovani si dispongono intorno formando un vasto circolo, ma nessuno parla per la paura. I becchini tolgono il coperchio alla cassa.
In quell’istante compare la luna con la sua luce chiara, viva, e lentamente fa un primo giro intorno alla cupola di Maria Ausiliatrice, ne fa un secondo e poi ne comincia un terzo, ma non lo finisce e si ferma sopra la chiesa, quasi fosse per cadere.
Intanto, appena la luna ebbe illuminato il cortile, uno dei becchini fece un giro, poi un altro dinanzi alle file degli alunni, fissando ben da vicino il volto di ciascuno finché, vedutone uno sulla cui fronte stava scritto: «Morieris» (morirai), lo prese per metterlo nella cassa. — Tocca a te! — gli disse.
Quegli gridava:
— Sono ancora giovane, vorrei prepararmi, fare delle opere buone che non ho fatto finora.
— Io non debbo rispondere a questo.
— Ma almeno possa ancora andare a rivedere i miei parenti.
— Io non posso rispondere a questo. Vedi là la luna? Ha fatto un giro, poi un altro, poi un poco più di mezzo giro; appena scomparirà, tu verrai con me.
Poco dopo la luna scomparve dall’orizzonte e il becchino prese il giovane per la vita, Io distese nella cassa, gli avvitò sopra il coperchio e senz’altro lo portò via, aiutato dal compagno.
Dopo due giri e mezzo di luna (due mesi e mezzo) la profezia si avverava.
Il segretario Don Gioachino Berto, parlando dell’avveramento del sogno, commenta. « Noi eravamo già assuefatti a vedere avverarsi tali predizioni, sicché ci avrebbe recato stupore, come di eccezione alla regola, il vederne alcuna non avverata».