La pernice e la quaglia
San Giovanni Bosco

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Il 16 gennaio 1865 Don Bosco raccontava ai suoi ragazzi un sogno che
aveva fatto due giorni prima.
Gli era parso di essere in viaggio con tutti i giovani dell’Oratorio.
Giunti in una vigna, si fermarono a fare colazione. I giovani si
sparsero qua e là per mangiare frutta; Don Bosco in mezzo a loro
tagliava grappoli e li distribuiva a sazietà dicendo:
— A te: prendi e mangia!
Ristorati che furono, si rimisero in viaggio attraversando la vigna; ma
il cammino era malagevole perché bisognava ora scendere, ora salire, ora
saltare solchi profondi. I più robusti saltavano, i più piccoli
tentavano anch’essi il salto, ma rotolavano nel fosso. Don Bosco allora
guardò attorno, vide una strada che costeggiava la vigna e con tutti i
giovani si diresse da quella parte. Ma la Guida li fermò:
— Non vada su quella strada: è impraticabile perché piena di pietre, spine, fango e fosse.
— Ma questi piccoli —obiettò Don Bosco — non possono camminare attraverso questi solchi.
— Oh, è presto fatto — rispose la Guida —: i più grandi prendano sulle spalle i più piccoli.
Giunti là dove finiva la vigna, aprendosi con grande stento un passaggio
attraverso una folta siepe di spine, si trovarono in una amenissima
valle, piena di alberi e ricca di verdi prati. Qui incontrarono due
antichi giovani dell’Oratorio, che salutarono Don Bosco.
— Guardi — gli disse uno mostrandogli due uccelli, una pernice e una quaglia.
Don Bosco prese la pernice e mentre la imbeccava, si accorse che aveva
il becco diviso in quattro parti. Ne domandò spiegazio ne a quel giovane
che rispose:
— Ella che ha studiato tanto non capisce? Come si chiama la pernice in latino?
— Perdix.
— Orbene, mediti le lettere che compongono la parola perdix:
p: vuol dire perseverantia (perseveranza).
e: aeternitas te expectat (l’eternità ti attende).
r: referet unusquisque secundum opera sua, prout gessit, sive bonum,
sive malum (ciascuno renderà conto delle opere che ha fatto, sia del
bene che del male).
d: dempto nomine (cancellata ogni fama, scienza, gloria, ricchezza).
i: ibit (andrà).
Ecco che cosa indicano le quattro parti del becco: i quattro novissimi.
— Ho capito, ma dimmi: e l’x dove lo lasci? Che cosa significa?
— Come, lei che ha studiato le matematiche non sa che cosa vuoi dire x?
— x significa il numero ignoto che deve essere scoperto col calcolo.
— Ebbene, andrà in un luogo sconosciuto (in locum suum).
Mentre Don Bosco rifletteva su queste spiegazioni, il giovane gli domandò:
— Vuol vedere anche la quaglia?
— Sì, fammela vedere.
Gli porse allora una magnifica quaglia; tale almeno pareva. Don Bosco la
prese in mano, le sollevò le ali e vide che era tutta piagata; a poco a
poco apparve brutta, marcia e puzzolente. Allora Don Bosco chiese al
giovane il perché di quella trasformazione. Egli rispose:
— Si ricorda quando gli Ebrei nel deserto mormoravano e Dio mandò le
quaglie, e ne mangiarono e avevano ancora quelle carni fra i denti,
quando tante migliaia di loro furono puniti dalla mano di Dio? Dunque
questa quaglia significa che ne uccide più la gola che la spada, e che
l’origine della maggior parte dei peccati deriva dalla gola.
Intanto nelle siepi, sugli alberi, fra le erbe comparvero pernici e
quaglie in gran numero. I giovani presero a dar loro la caccia e così si
procurarono la refezione.
Quando poi si rimisero in viaggio, Don Bosco notò che quanti avevano
mangiato pernici erano diventati robusti e continuarono il cammino;
quelli invece che avevano mangiato quaglie restarono nella valle, si
dispersero e Don Bosco più non li vide.
Il sogno continua con una predizione di morte; quindi Don Bosco
concluse: «Il sogno durò tutta la notte e la mattina mi trovai così
stanco e affranto, che realmente mi pareva che avessi viaggiato tutta la
notte». Due sere dopo, Don Bosco tornava a parlare del sogno così: «
Voi vorrete sapere ancora qualche cosa del sogno. Vi spiegherò solamente
che cosa voglia dire quaglia e pernice. La pernice è la virtù, la
quaglia il vizio. Perché la quaglia fosse così bella in apparenza e poi,
vista da vicino, apparisse tutta puzzolente, lo capite: è il vizio
impuro.
Tra i giovani alcuni mangiavano la pernice: sono quelli che amano la
virtù e la seguono. Altri mangiavano la quaglia golosamente, con
avidità, nonostante che fosse tutta fradicia: sono quelli che si danno
al vizio. Taluni tenevano in una mano la quaglia, nell’altra la pernice,
ma mangiavano la quaglia: sono quelli che apprezzano la bellezza della
virtù, ma non si decidono a praticarla.
Altri, tenendo in una mano la pernice e nell’altra la quaglia,
mangiavano la pernice, ma davano occhiate cupide e vogliose alla
quaglia: sono quelli che seguono la virtù, ma con stento e quasi per
forza; di costoro si può dubitare che se non mutano gusto, finiranno per
cadere. Altri infine mangiavano un po’ di quaglia e un po’ di pernice:
sono coloro che alternano vizio e virtù e cadono in inganno sperando di
non essere tanto cattivi.
Voi mi direte: chi di noi mangiava la quaglia e chi la pernice? A molti
l’ho già detto; gli altri, se vogliono, vengano da me e lo sapranno».
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