Mense divise in tre ordini
San Giovanni Bosco

Cerca nella documentazione. Scegli una categoria e compila la form cliccando sul pulsante Cerca.
Leggi la Bibbia. Scegli un versetto utilizzando la form qui sotto.
La sera del 5 agosto 1860 Don Bosco raccontava ai giovani del
l’Oratorio un sogno, nel quale li aveva visti in un vago
giardino, seduti a mense che da terra, formando una gradinata,
s’innalzavano tanto che a stento ne vedeva la sommità.
Le lunghe tavole erano 14, disposte a vasto anfiteatro e divise in
tre ordini, ciascuno sostenuto da un muro che formava un ripiano.
In
basso, intorno a una tavola posta sul nudo suolo, spoglia di ogni
ornamento e vasellame, si vedeva un certo numero di giovani. Erano
mesti, mangiavano di mala voglia e avevano un pane a forma di quello
delle munizioni dei soldati; era tutto rancido e muffito che faceva
schifo. Era in mezzo a sudiciume e a ghiande. Quei poveretti stavano
come gli animali immondi al trogolo. Don Bosco voleva dir loro che
gettassero via quel pane; ma si accontentò di chiedere perché
avessero innanzi un cibo così nauseante. Gli risposero:
—
Dobbiamo mangiare il pane che ci siamo preparati; e non ne abbiamo
altro.
Era lo stato di peccato mortale.
Di mano in mano che le
mense salivano, i giovani si mostravano sempre più allegri e
mangiavano pane delizioso. Erano bellissimi, splendenti, di una
bellezza e splendore sempre crescenti. Le loro tavole, ricchissime,
erano coperte con tovaglie finemente lavorate, sulle quali brillavano
candelabri, anfore, tazze, vasi di fiori indescrivibili, piatti con
preziose vivande; tesori di valore inestimabile. Il numero di quei
giovani appariva grandissimo. Era lo stato dei peccatori
convertiti.
Finalmente le ultime mense alla sommità avevano
un pane che non si può definire. Pareva giallo, pareva rosso,
e lo stesso colore del pane era quello delle vesti e della faccia dei
giovani, che splendeva tutta di luce vivissima. Costoro godevano di
una allegria straordinaria e ciascuno cercava di parteciparla agli
altri compagni. Nella loro bellezza, nella luce e splendore delle
mense superavano tutti quelli che occupavano i gradi sottoposti. Era
lo stato d’innocenza.
«Ma il più sorprendente
si è, continua Don Bosco, che quei giovani li riconobbi tutti
dal primo all’ultimo, dimodoché vedendone ora uno, mi
pare di vederlo ancora là assiso al suo posto a quella
tavola».
Il giorno seguente Don Bosco disse in privato a
ogni alunno il posto che occupava a quelle mense. Gli si domandò
se si potesse da una tavola inferiore salire a una superiore. Rispose
che sì, eccetto che andare a quella più alta degli
innocenti, perché i decaduti da essa non vi potevano più
tornare: era riservata solo a coloro che conservavano l’innocenza
battesimale. Il numero di questi era piccolo, grande invece quello
delle altre mense.