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Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Il sogno delle 22 lune

San Giovanni Bosco

Il sogno delle 22 lune
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Nel marzo del 1854 Don Bosco radunò i giovani interni del suo Oratorio e raccontò loro questo sogno. «Io mi trovavo con voi nel cortile e godevo nel vedervi vispi e allegri. Chi saltava, chi gridava, chi correva. A un tratto vedo uno di voi che si mette a passeggiare tra i compagni con un alto cilindro sul capo. Questo strano copricapo era trasparente, tutto illuminato all’interno, con la figura di una grossa luna, in mezzo alla quale si leggeva il numero 22. Stupito, cercai subito di avvicinarlo per dirgli che lasciasse quell’arnese da carnevale; ma ecco che l’aria si oscura, il cortile si sgombra e tutti i giovani si raccolgono sotto i portici della casa. Io li osservo: sono pallidi e pieni di paura. Fra di loro scorgo quello del cilindro, più pallido degli altri e con una coltre funebre sulle spalle. Cerco di avvicinarlo, ma una mano mi trattiene e vedo uno sconosciuto serio e di nobile aspetto che mi dice:
— Ascolta, quel giovane ha ancora 22 lune di tempo; prima che siano passate, morirà. Tienilo d’occhio e preparalo!»
Don Bosco concluse il suo racconto dicendo:
— Il giovane, miei cari figliuoli, è tra di voi e io lo conosco.
I giovani rimasero terrorizzati, anche perché era la prima volta che Don Bosco prediceva la morte di uno della casa. Il Santo se ne accorse e cercò di calmarli:
— Quello che dovete fare — disse — è di tenervi sempre preparati e di non commettere peccati; allora la morte non vi farà più paura. Io intanto terrò d’occhio quello delle 22 lune, cioè dei 22 mesi, e spero farà una buona morte.
Questa predizione creò nell’Oratorio un clima di grande fervore: tutti stavano attenti a mantenersi in grazia di Dio; intanto contavano le lune con estremo interesse.
C’era tra i giovani un certo Secondo Gurgo, biellese di Pettinengo, sui 17 anni, robusto e fondo di salute. Suo assistente era il chierico Cagliero, il futuro cardinale, a cui Don Bosco con insistenza chiedeva notizie dei suoi assistiti e gli raccomandava di averne gran cura, senza però accennare al Gurgo. Da parte sua Don Bosco in quei 22 mesi preparò con prudenza e zelo l’anima del giovane, che era lontanissimo dal pensare di essere lui il giovane delle 22 lune, data la sua costituzione sana e robusta.
Ai primi di dicembre (ventiduesima luna) all’Oratorio non c’era alcun malato, ma Don Bosco annunziò che uno dei giovani sarebbe morto prima di Natale. Si passò il mese in grande trepidazione. Il 24 Gurgo fu colpito da una colica violenta con dolori strazianti. Ebbe tempo di ricevere i conforti religiosi e il giorno stesso spirava ancora fiorente di giovinezza. In casa si fece un gran parlare di questa morte perché era avvenuta alla ventiduesima luna, secondo la predizione di Don Bosco. E il giovane Gurgo, morendo il 24 dicembre, aveva compiuto anche la seconda predizione, che cioè non avrebbe visto il S. Natale.
Quella sera Don Bosco, col volto atteggiato a grande mestizia, saliva sulla piccola cattedra da cui soleva dare la «buona notte» ai suoi ragazzi, e con accento di dolore diceva: «È il primo giovane che muore nel nostro Oratorio. Ha fatto le sue cose bene e speriamo che sia in Paradiso... ». E non poté continuare per la commozione: la morte gli aveva rapito uno dei suoi più cari figliuoli.