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Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Contro le lettere di Petiliano - Libro secondo

Sant'Agostino d'Ippona

Contro le lettere di Petiliano - Libro secondo
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Come Agostino discute con Petiliano

1. 1. Alla prima parte della lettera di Petiliano, la sola che siamo riusciti ad ottenere, abbiamo dato una risposta sufficiente, come ricordano quanti hanno potuto leggerla o ascoltarla. Ma poiché, in seguito, i fratelli ne hanno trovato il testo completo, lo hanno trascritto e ce lo hanno inviato, perché potessimo rispondere a tutta la lettera, non dovevo sottrarmi al compito di prendere la penna; non perché l'autore dica alcunché di nuovo, a cui non siano già state date varie e frequenti risposte, ma per aiutare i fratelli più lenti, che non sanno applicare a tutti i casi analoghi le cose dette altrove. Così per venire incontro a quanti mi spingono a rispondere a tutte e singole le questioni, io cercherò di discuterle quasi in forma di un contraddittorio faccia a faccia : premetterò il nome di Petiliano ai brani della sua lettera, e poi recensirò la mia replica sotto il mio nome, come se la discussione fosse trascritta dai notai. Così, nessuno potrà lamentarsi che io ho omesso qualcosa, o dire che egli non ha potuto capire, perché non è riuscito a distinguere i contendenti. E anche perché gli stessi Donatisti, che si rifiutano di discutere davanti a noi, nelle lettere che inviano ai loro fedeli, non sfuggano alla verità che replica loro punto per punto, come se parlassero con noi faccia a faccia.

Come Petiliano comincia la sua lettera.

1. 2. All'inizio della sua lettera, Petiliano ha detto: Petiliano, vescovo, ai carissimi fratelli preti e ai diaconi, costituiti nella diocesi ad essere ministri del santo Vangelo insieme a noi: " Grazia a voi e pace da Dio, nostro Padre, e dal Signore nostro Gesù Cristo ".

2. 3. Agostino: Riconosco il saluto dell'Apostolo. Di quanto dici veditela tu; considera, però, da dove hai appreso quanto dici. Così saluta Paolo i Romani, i Corinzi, i Galati, gli Efesini, i Colossesi, i Filippesi, i Tessalonicesi. Ma che razza di follia è, dunque, rifiutarsi di scambiare il saluto di pace con queste Chiese, nelle cui Lettere hai imparato il saluto di pace?

Alcune accuse di Petiliano e le risposte di Agostino

2. 4. Petiliano: Ci rinfacciano un doppio battesimo, proprio quelli che, sotto il nome di battesimo hanno macchiato le loro anime con un falso lavacro. Certo, di fronte a queste oscenità, tutte le sporcizie sono più pulite di quelli che la loro acqua ha toccati e contaminati di infedele purezza.

2. 5. Agostino: Noi non siamo contaminati da un'acqua nostra e né purificati da una vostra; l'acqua del battesimo, dato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, non è né nostra e né vostra, ma di colui del quale Giovanni ha detto: Quello sul quale vedrai discendere lo Spirito come colomba e fermarsi su di lui, questi è colui che battezza nello Spirito Santo 1.

3. 6. Petiliano: Si considera la coscienza di chi dà il battesimo; è essa che purifica la coscienza di chi lo riceve.

3. 7. Agostino: Della coscienza di Cristo siamo sicuri. Infatti, se scegli un qualunque uomo, la purificazione del battezzato sarà incerta, perché incerta è la coscienza del battezzatore.

4. 8. Petiliano: Chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa.

4. 9. Agostino: Però non è infedele Cristo, dal quale il fedele riceve la fede, non una colpa. Egli infatti crede in colui che giustifica l'empio, perché, la sua fede gli sia imputata a giustizia 2.

5. 10. Petiliano: Ogni realtà ha un'origine e poggia su una radice; e se una cosa non ha un capo, non è nulla; e niente può rigenerare bene, se non è stato rigenerato da un buon seme.

Cristo è il capo, l'origine e la radice del battezzato.

5. 11. Agostino: E che, ti vuoi mettere al posto di Cristo e non ti vuoi sottomettere a lui? È lui l'origine, la radice e il capo di chi nasce; di lui non temiamo, come di un qualunque uomo, che, per caso, sia finto e pessimo, che deriviamo da un'origine pessima, che sorgiamo da una radice pessima, e ci conformiamo ad un capo pessimo. Quale uomo, infatti, è sicuro di un altro uomo, se sta scritto: Maledetto chiunque ripone la sua speranza in un uomo 3? Il seme, poi, dal quale siamo generati, è la parola di Dio, cioè il Vangelo. Perciò l'Apostolo dice: In Cristo Gesù io vi ho generati per mezzo del Vangelo4. E tuttavia egli a quelli che annunciavano il Vangelo senza retta intenzione, permette che lo annuncino, e se ne compiace 5, perché, anche se lo annunciavano senza retta intenzione, in quanto cercavano i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo, tuttavia ciò che annunciavano era retto 6. E il Signore aveva detto di alcuni di questi: Fate ciò che dicono, ma non fate ciò che fanno, perché, dicono e non fanno 7. Se dunque si annuncia con retta intenzione un messaggio retto, lo stesso annunciatore, poiché si unisce alla parola, partecipa a generare il credente; e anche se egli stesso non fosse rinato, il suo messaggio tuttavia sarebbe retto; il credente nasce non dalla sterilità del ministro, ma dalla fecondità della verità.

Il battezzatore non trasmette né il peccato né la santità.

6. 12. Petiliano: Ma se è così, fratelli, non è assurdo che un colpevole può rendere innocente un uomo, se il Signore Gesù Cristo dice: "Un albero buono dà frutti buoni, un cattivo dà frutti cattivi. Si raccoglie forse uva dalle spine? " 8. E ancora: " Ogni uomo buono dal tesoro del suo cuore trae il bene; ed ogni uomo malvagio dal tesoro del suo cuore trae il male " 9?.

Agostino risponde a questa tesi.

6. 13. Agostino: Un uomo, anche se fosse immune dai suoi peccati, non può rendere innocente un altro, perché non è Dio: altrimenti, se dall'innocenza del battezzante ci si aspetta che nasca quella del battezzato, uno sarà tanto più innocente, quanto più innocente sarà colui che lo battezza; e sarà tanto meno innocente, quanto meno lo è anche colui che lo battezza. E se per caso colui che battezza nutre odio per qualcuno, questo lo si imputerà anche al battezzato. A che pro, quindi, questo misero corre al battesimo? Per ottenere il perdono dei peccati suoi, o per accollarsi quelli degli altri? O forse, come una nave mercantile, scarica gli uni e carica gli altri? Ora noi, per albero buono e i suoi frutti buoni, e per albero cattivo e suoi frutti cattivi, siamo soliti intendere gli uomini e le loro opere, come dimostrano le parole che hai citato: Ogni uomo buono trae dal tesoro del suo cuore il bene; e ogni uomo malvagio trae dal tesoro del suo cuore il male 10. Quando poi egli predica la parola di Dio o amministra il sacramento di Dio, se è malvagio, non predica o amministra del suo, ma si annovera tra quelli, di cui è stato detto: Ciò che dicono, fatelo; ciò che fanno, non lo fate 11: dicono, infatti, gli interessi di Dio, e fanno, invece, i propri. In realtà, se è come tu dici, e cioè, che frutto dei battezzatori si considerano i battezzati stessi, che grande male annunciate all'Africa, se sono spuntati tanti Ottato quanti ne ha battezzati Ottato.

Il battesimo dei morti non giova.

7. 14. Petiliano: Ripeto: " Chi è battezzato da un morto, non trova vantaggio dal suo lavacro 12. L'autore non ha asserito che il battezzatore è un corpo morto, esanime, e né il cadavere di un uomo steso a terra con violenza, ma uno che non ha lo Spirito di Dio e che è paragonato ad un morto, come lo rivela altrove a un discepolo, secondo quanto attesta il Vangelo. Un suo discepolo gli disse: " Signore permettimi di andare a seppellire mio padre ". Gesù gli rispose: " Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti " 13. Il padre di questo discepolo non era battezzato, e Cristo rimandò un pagano ai pagani. Salvo che non parlasse degli infedeli, un morto non può seppellire un morto. Un morto, quindi, non di una qualunque morte, ma uno colpito nella sua vita. In effetti, chi vive da criminale, è tormentato da una vita morta. Essere battezzati da un morto, quindi, è ricevere la morte e non la vita. Bisogna discutere e dire in che senso un traditore è considerato morto alla vita. È morto chi non ha meritato di nascere da un vero battesimo; è morto, egualmente, colui che, nato da un battesimo legittimo, si è unito a un traditore. Due sono i soggetti che non hanno la vita del battesimo; e chi non l'ha mai avuta, e chi l'ha avuta, ma l'ha persa. Dice infatti il Signore Gesù Cristo: " Verranno in lui sette spiriti più cattivi e quest'uomo sarà peggiore di prima " 14.

Cristo non è morto, ma è vivo.

7. 15. Agostino: Cerca con più diligenza in che senso è stato detto e in che senso bisogna intendere il testo della Scrittura che hai citato. Infatti, che morti son soliti chiamarsi, in senso mistico, tutti i malvagi, è evidente; ma Cristo, che ha il battesimo vero che, a motivo dei difetti degli uomini, voi ritenete falso, è vivo e siede alla destra del Padre e non morirà più, neppure per la fragilità della carne; e la morte non avrà più potere su di lui 15. Farsi battezzare col suo battesimo, non è farsi battezzare da un morto; e se per caso i suoi ministri fossero falsi operai 16, che cercano i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo 17, e che annunciano il Vangelo senza retta intenzione, e predicano Cristo per invidia e per amore di contesa 18, a causa delle loro iniquità essi vanno considerati morti; ciò non ostante il sacramento del Dio vivente non muore neppure in un morto. Era morto, infatti, quel Simon Mago, battezzato da Filippo nella Samaria, che voleva comprare il dono di Dio col denaro 19, ma viveva, per la sua condanna, il battesimo che aveva.

Il caso dei Massimianisti.

7. 16. Quanto sia falso ciò che egli dice: Due sono i soggetti che non hanno la vita del battesimo: chi non l'ha mai avuta e chi l'ha avuta, ma l'ha persa, puoi capirlo da questo: che ai battezzati che apostatano e che ritornano con la penitenza, il battesimo non si ridà; che se lo avessero perso, lo si ridarebbe. Di fatto, come possono battezzare i vostri morti, se si sta alla vostra interpretazione? Oppure non sono morti i vostri ubriachi (per tacere di altro e dire solo cose note e di tutti i giorni) se l'Apostolo dice della vedova: La vedova che si dà ai piaceri, anche se vive, è già morta 20? Inoltre, in quel vostro concilio, con cui avete condannato Massimiano con i suoi consiglieri o i suoi ministri, ti sfugge con quanta eloquenza avete detto: Proprio come gli Egiziani, le rive sono piene di cadaveri per i quali, la pena più grande nella morte è di non ricevere neppure la sepoltura, dopo che le acque vendicatrici ne hanno strappato l'anima?. E tuttavia se uno di essi, Feliciano, sia tornato in vita, vedetevela voi; ad ogni modo, presso di voi, dentro, egli ha coloro che ha battezzati, fuori, da morto. Come dunque viene battezzato da un vivo, colui che si veste del battesimo di Cristo vivo, così viene battezzato da un morto, colui che si immerge nel battesimo del morto Saturno o di qualunque altro morto. Intanto, diciamo velocemente che le parole che hai citate si possono comprendere senza problemi per nessuno di noi. Infatti, come le interpretate voi, cercate, non di liberare voi, ma di implicare noi con voi.

Giuda fu apostolo, ed era morto.

8. 17. Petiliano: Bisogna dimostrare, ho detto, e dire in che senso un traditore infedele è considerato morto alla vita. Giuda era un apostolo, benché tradì Cristo; e lui stesso, persa la dignità di apostolo, morì spiritualmente prima di morire, sospeso alla sua corda, come sta scritto: " Mi pento di avere tradito il sangue giusto; poi andò e si impiccò " 21. Con una corda morì il traditore, e una corda lasciò ai traditori; a proposito di lui Cristo Signore gridò al Padre: " Padre, quelli che mi hai dato, li ho conservati tutti; e di essi non si è perduto nessuno, salvo il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura " 22. In realtà, già da tempo Davide aveva emesso una sentenza contro colui che avrebbe consegnato Cristo agli infedeli: " Il suo ufficio lo prenda un altro; la sua moglie rimanga vedova e i suoi figli orfani " 23. Ecco quanto è lungimirante lo spirito dei Profeti: gli avvenimenti futuri li vede come presenti, sì da condannare un traditore moltissimi secoli prima della sua nascita! Infine, perché si adempisse questa profezia, san Mattia prese l'ufficio dell'apostolo perduto 24. Che nessuno stolto, nessun infedele discuta di questo: Mattia riportò un trionfo, non una ingiustizia; dalla vittoria di Cristo Signore, riportò le spoglie del traditore. E di fronte a questo fatto, come fai a rivendicare per te l'ufficio di vescovo, erede di un traditore più malvagio? Giuda ha tradito Cristo nella sua carne; tu, preso da furore spirituale, hai gettato il Vangelo alle fiamme sacrileghe. Giuda ha consegnato il Legislatore agli infedeli; tu hai consegnato agli uomini la legge di Dio o, per così dire, i suoi resti, per essere distrutta. Certo, se tu amassi la legge, come i giovani Maccabei, ti faresti uccidere per le leggi di Dio, se si può dire morte quella di uomini che, morendo per il Signore, li ha resi immortali. Uno di questi fratelli, lo sappiamo, apostrofò il sacrilego tiranno dei fratelli con questo grido di fede: " Tu, criminale ed empio, ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, che regna in eterno e il cui regno non avrà fine, nella patria della vita eterna risusciterà noi, che siamo morti per le sue sante leggi " 25. Se tu bruciassi il testamento di un defunto, non verresti punito come un falsario? Che ne sarà, dunque, di te, che hai bruciato la santissima legge del Dio giudice? Giuda, almeno in punto di morte, si pentì del suo tradimento; tu invece non solo non ti penti ma anzi, da traditore assai perverso quale sei, ti sei fatto persecutore e carnefice di noi che custodiamo la legge.

Agostino risponde a questa obiezione.

8. 18. Agostino: Nota la differenza tra le vostre parole malevole e le nostre affermazioni sincere! Presta un po' di attenzione. Hai amplificato l'accusa di consegna dei Libri sacri e, con parole piene di odio, come un inventore inesauribile, ci hai messo sullo stesso piano di Giuda, il perduto. Ti risponderò assai brevemente: " Non ho fatto ciò che dici, non ho consegnato i Libri; lanci false accuse; non le proverai mai ". Non pensi che tutto questo fumo di parole grosse, svanirà presto? O cercherai di provarle? Allora, prima dovresti farlo e poi potrai scagliarti contro di noi, come contro dei vinti, con tutte le invettive che vuoi. Ecco la prima leggerezza; ora senti la seconda.

Petiliano non cita bene le testimonianze delle Scritture.

8. 19. Tu stesso, parlando della profezia sulla dannazione di Giuda 26, hai detto: " Ecco come è lungimirante lo spirito dei Profeti: vede il futuro come se fosse presente, tanto da condannare il traditore molti secoli prima della sua nascita "; e non hai notato che la stessa profezia, che ha predetto con salda, certa e incrollabile verità, che un discepolo avrebbe tradito Cristo, ha anche predetto che tutto il mondo avrebbe creduto in Cristo. Perché vi hai notato l'uomo, che tradì Cristo, e non vi hai notato il mondo, per il quale Cristo è stato tradito? Chi ha tradito Cristo? Giuda. A chi lo ha consegnato? Ai Giudei. Che gli fecero i Giudei?: Hanno forato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa. Essi mi hanno guardato e osservato; si sono divise le mie vesti e sulla mia veste hanno tirato a sorte 27. Quanto sia grande ciò che è stato comprato a sì caro prezzo, leggilo poco dopo nel salmo: Si ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra e si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli, perché del Signore è il regno ed egli dominerà le nazioni 28. Per ricordare le altre predizioni riguardanti la futura fede del mondo, chi può addurre gli altri innumerevoli testi profetici? Tu lodi la profezia, perché vi vedi l'uomo che ha venduto Cristo, ma non vi vedi il possesso, che il Cristo venduto ha comprato. Ecco la seconda leggerezza; ora ascolta la terza.

I Donatisti non sono in comunione con l'eredità di Cristo.

8. 20. Tra le molte parole della tua invettiva, hai detto: " Se tu bruciassi il testamento di un defunto, non verresti punito come un falsario? E allora che ne sarà di te, che hai bruciato la santissima legge del Dio giudice? Ma nel dire questo non hai prestato attenzione a ciò che certamente avrebbe dovuto colpirti: come sia potuto accadere che noi avremmo bruciato il Testamento, e ci saremmo stabiliti nell'eredità, che in esso è stata descritta, mentre voi, o meraviglia!, lo avete conservato, e avete perso l'eredità! Non è forse vero che in questo Testamento sta scritto: Chiedimi e ti darò in eredità le nazioni e in tuo possesso i confini della terra 29? Comunica con questa eredità, e rinfacciami, sul Testamento, ciò che vuoi. In effetti, che follia essersi rifiutati di dare alle fiamme il Testamento, proprio per contestare le profezie del Testatore? Noi, invece, pur avendo tra le mani gli Atti ecclesiastici e municipali, dove leggiamo che a consegnare i Libri divini, sono stati proprio quelli che, contro Ceciliano, consacrarono un altro vescovo, non vi insultiamo, non inveiamo contro di voi, non piangiamo le ceneri delle sacre Pagine che sono in mano a voi; e né contrapponiamo gli atroci tormenti dei Maccabei al sacrilegio del vostro orgoglio, dicendovi: Avreste fatto meglio a dare alle fiamme le vostre membra, anziché gli oracoli di Dio! Noi infatti non vogliamo essere così superficiali da suscitare un inutile scalpore contro di voi a causa di errori di altre persone, che avete condannate senza conoscerle. Ma il fatto di vedervi separati dalla comunione di tutto il mondo - che è il crimine più grande e più notorio, e che vi riguarda tutti -, se volessi ingrandirlo, mi mancherebbero, prima che il tempo, le parole. Se poi tu cerchi di difendere questo, rinfaccerai al mondo i crimini che, se sono da rinfacciare, capisci che a maggior ragione sei rimproverato, ma se non lo sono, non dovresti difenderti. Perché allora sbuffi contro di me, a proposito della consegna dei Libri, che non riguarda né me e né te, se ancora vige il patto di non rinfacciarci i delitti altrui; e se poi non vige più, riguarda più te che me? Comunque, anche se il patto vige, ritengo che sia molto giusto dire che dev'essere giudicato complice di colui che consegnò Cristo, colui che non si è consegnato a Cristo insieme a tutto il mondo. Voi dunque, dice l'Apostolo, siete stirpe di Abramo ed eredi secondo la promessa 30; e dice ancora: sarete eredi di Dio e coeredi di Cristo 31. E che questa stirpe di Abramo appartiene a tutte le nazioni, egli lo dimostra dalle parole dette ad Abramo: Nella tua stirpe saranno benedette tutte le nazioni 32. Perciò credo che sia giusta la mia richiesta: Consideriamo un po' il Testamento di Dio, che già da tempo è stato aperto; e colui che troviamo non coerede del tradito, giudichiamolo erede del traditore. Appartenga al venditore di Cristo colui che nega che Cristo è il compratore del mondo. Ora, egli, dopo la sua resurrezione si mostrò ai discepoli e, vedendoli dubbiosi, offrì ad essi le sue membra per farsi toccare e disse loro: Così sta scritto; era necessario che il Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno; e nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme 33. Ecco da quale l'eredità vi allontanate! Ecco a quale erede resistete! Pensate forse che potrà risparmiare Cristo che cammina sulla terra, chi contesta Cristo che siede in cielo? Ancora non capite che tutto ciò che rinfacciate a noi, è alla sua parola che lo rinfacciate? Si promette un mondo cristiano, e si crede; si realizza la promessa, e si contesta! Pensate, vi scongiuro, quali e quanti castighi avreste dovuto subire per tanta empietà; eppure, se ne avete subito qualcuno, non lo so, non l'ho visto, non l'ho fatto. Oggi tu, che non subisci la violenza della mia persecuzione, rendimi ragione del tuo scisma. Ma insisterai con le tue accuse che, se non le provi, non toccano nessuno, se invece le provi, non toccano me.

9. 21. Petiliano: Avvolto come sei da tali crimini, non puoi essere un vero vescovo.

9. 22. Agostino: Da quali crimini? Li hai provati? Li hai mostrati? Anche se avessi mostrato i crimini di non so chi, che c'entra, questo, con la stirpe di Abramo, nella quale sono benedette tutte le nazioni 34?

Esiste anche una persecuzione salutare.

10. 23. Petiliano: Hanno mai perseguitato, gli Apostoli? O ha mai tradito, Cristo?

10. 24. Agostino: Potrei dirti che satana è il peggiore di tutti i malvagi, eppure l'Apostolo gli consegnò un uomo per la rovina della carne, perché lo spirito fosse salvato nel giorno del Signore Gesù 35; e così quegli altri, dei quali dice: Li ho consegnati a satana, perché imparino a non bestemmiare 36. Anche il Signore Cristo, dopo averli flagellati, cacciò dal tempio i mercanti disonesti, nell'episodio in cui troviamo citato quel testo della Scrittura che dice: Lo zelo della tua casa mi consuma 37. Vedi? Troviamo un apostolo traditore e Cristo persecutore! Potrei dirti questo e metterti in grande agitazione per costringerti a considerare non i lamenti di coloro che soffrono, ma l'animo di chi li fa soffrire. Ma non angosciarti, non lo dico; ma dico che alla stirpe di Abramo, presente in tutte le nazioni, non appartiene l'eventuale male che vi è stato fatto, probabilmente dalla paglia della messe del Signore, la quale, malgrado tutto, è anch'essa presente in tutte le nazioni. Voi, quindi, rendete ragione della vostra separazione. Ma prima osservate bene gli individui che avete, di cui non volete essere rimproverati; e considerate come è iniquo il vostro agire, quando ci rinfacciate le altrui iniquità, anche se, ciò che dite, riusciste a provarlo. Così, non vi sarà nessun motivo della vostra separazione.

Chi sono i veri figli del traditore.

11. 25. Petiliano: Ma alcuni diranno: " Non siamo figli di un traditore "; uno è figlio di colui del quale imita le opere. Figli certissimi, infatti, e quindi simili ai loro genitori, sono coloro che ha generati non questa carne e sangue, ma la vita e le opere simili a quelle dei loro genitori.

11. 26. Agostino: Fino a poco fa non dicevi niente contro di noi; ora hai incominciato a dire qualcosa, ma in nostro favore. La tua affermazione ti conduce a questo: se tu non dimostri che oggi noi, con cui tratti, siamo traditori, omicidi e autori di altri eventuali crimini, qualunque crimine mostrerai nei nostri predecessori, non lo puoi assolutamente rinfacciare a noi. Non possiamo, infatti, essere figli di coloro, di cui facciamo opere diverse. Vedi in che situazione ti sei messo. Se tu riuscissi a convincere di una colpa simile un nostro contemporaneo, che vive con noi, ciò non pregiudicherebbe affatto tutte le nazioni, che sono benedette nella discendenza di Abramo 38, e dalle quali tu, separandoti, sei considerato un sacrilego. Così, a meno che tu non conosca tutti gli uomini del mondo, cosa impossibile, e che non solo abbia appreso i loro costumi e le loro azioni, ma abbia anche dimostrato che sono tanto cattivi come tu dici, non hai motivo di rimproverare al mondo, che è nei santi, non so quali genitori, ai quali tu dimostri che essi sono simili. Né potrà esserti di aiuto, se anche riuscirai a dimostrarlo, il fatto che quelli che non sono peccatori, prendono sacramenti comuni con i peccatori. Prima, perché dovete guardare voi stessi: con chi li celebrate, a chi li date, da chi li ricevete, e non volete che vi siano rinfacciati; e poi, se è vero che sono figli di Giuda, che fu un diavolo tra gli Apostoli, quanti ne imitano le azioni, perché non chiamare figli degli Apostoli, quanti hanno in comune con i peccatori, non le azioni, ma i sacramenti di Dio, come gli Apostoli che consumarono la cena del Signore con il traditore?. Perciò essi sono molto diversi da voi: voi infatti, a persone che hanno conservato l'unità, rimproverate ciò che fate voi che avete lacerato l'unità.

12. 27. Petiliano: Il Signore Cristo dice di sé ai Giudei: " Se non faccio le opere del Padre mio non mi credete " 39.

12. 28. Agostino: Ho già risposto sopra: questo è vero, ed è a favore nostro e contro di voi.

13. 29. Petiliano: I falsi e i menzogneri il Signore li rimprovera più volte, così: " Siete figli del diavolo; e fin dall'inizio egli fu accusatore, e non rimase nella verità " 40.

Gli scismatici sono figli del diavolo.

13. 30. Agostino: Noi non leggiamo: Egli fu accusatore, ma: Egli fu omicida. Cerchiamo poi in che senso il diavolo fu omicida fin da principio, e scopriamo che uccise il primo uomo, non brandendo la spada o colpendolo con la violenza fisica, ma inducendolo al peccato e facendolo cacciare dalla felicità del paradiso. Quello che allora era il paradiso, ora è la Chiesa. Dunque sono figli del diavolo, quelli che, separando gli uomini dalla Chiesa, li uccidono. Ma come per mezzo della parola di Dio, noi veniamo a sapere dov'è situato il paradiso, così mediante la parola di Cristo, apprendiamo dov'è la Chiesa. Egli infatti disse: In tutte le nazioni, cominciando da Gerusalemme 41. Pertanto, chiunque separa la gente da questa universalità, per condurla ad un partito qualsiasi, dimostra di essere figlio del diavolo e omicida. Ma anche il testo che hai citato per dire del diavolo: Egli fu accusatore e non rimase nella verità, vedi a chi si addice. Voi infatti accusate il mondo di crimini commessi da altri, che voi siete stati più capaci di accusare che confutare; e non siete rimasti nella verità di Cristo. Egli infatti dice che la Chiesa sta in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme; voi invece che sta nel partito di Donato.

Chi sono i persecutori dei profeti.

14. 31. Petiliano: Per tre volte Cristo presenta la demenza dei persecutori in questi termini: " Razza di vipere, come potrete sfuggire al giudizio della Geenna? Ecco: io vi mando profeti, sapienti e scribi, ma voi li ucciderete, li crocifiggerete e li flagellerete nelle vostre sinagoghe, finché ricada su di voi tutto il sangue giusto, che avete sparso sulla terra, dal sangue di Abele, il giusto, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che avete ucciso tra il tempio e l'altare " 42. Che forse sono davvero figli di vipere nella carne, o piuttosto serpenti nello spirito, che flagellano con malizia a tre lingue, con tatto mortale e con una spirale velenosa? Sono veramente diventati vipere, essi, che con i loro morsi hanno vomitato la morte sopra popoli innocenti.

Agostino: sono i Donatisti.

14. 32. Agostino: Se dicessi che tutto ciò riguarda i peccatori come voi, mi rispondereste: " Provalo ". E perché? Tu l'hai provato? Ora, se tu credi d'averlo provato solo perché lo hai detto, non c'è bisogno di ripeterlo. Leggi queste stesse parole in tuo favore e noi contro di voi. Così anch'io le ho provate, se questo è provare. Eppure impara che significa provare. Non vado, infatti, a cercare argomenti esterni, per provare che siete vipere. Ecco, è proprio delle vipere non avere in bocca la solidità della verità, ma il veleno della maledizione, come sta scritto: Veleno di aspidi sta sotto le loro labbra. E dato che questo testo ognuno può applicarlo all'altro, il salmista, come se gli si chiedesse chi sono coloro di cui parla, ha subito aggiunto: Quelli la cui bocca è piena di maledizione e di amarezza 43. Quando dunque dite tali cose contro uomini sparsi in tutto il mondo, e che non conoscete affatto, e dei quali moltissimi non hanno mai sentito nominare né Ceciliano e né Donato, e non li sentite rispondere, sommessamente: " Tutto ciò che dite non ci riguarda, non l'abbiamo visto, non l'abbiamo fatto, e ciò che dite, lo ignoriamo totalmente ", voi, che non cercate altro che dire ciò che non potete mai provare, che altro dimostrate se non di avere la bocca piena di maledizione e di amarezza? Vedi ora se voi riuscite a dimostrare di non essere vipere, senza dimostrare che tutti i Cristiani, di tutte le nazioni, sono dei traditori e degli omicidi, e non dei cristiani! Al contrario, se anche di tutte le persone sparse nel mondo, voi riusciste a conoscere e a mostrare la vita e le opere, già prima di farlo, poiché fate accuse avventate, la vostra bocca è viperina, la vostra bocca è piena di maledizione e di amarezza. Mostrateci ora, se potete, quale profeta, quale sapiente, quale scriba, abbiamo ucciso, crocifisso e flagellato nelle nostre assemblee! Badate che, nonostante tutto l'impegno, non proverete mai che Donato e Marcolo sono stati profeti, sapienti e scribi, perché non lo furono. Ma se anche ci riusciste, come fate a provare che sono stati uccisi da noi, se neppure li conoscevamo? E tanto meno li conosceva il mondo, che voi maledite con la vostra bocca velenosa? Ora, da che potete dimostrare che noi abbiamo un animo simile agli uccisori di coloro, che non potete neppure dimostrare che sono stati uccisi? Riflettete a tutte le accuse; vedete se qualcuna di esse, o circa il mondo o rivolta al mondo, potete dimostrarla: a quel mondo, però, che non vi stancate di maledire, e quindi dimostrate che sono vere, contro di voi, le false accuse che lanciate contro di lui.

I Donatisti sono assassini dei Profeti perché rifiutano le profezie.

14. 33. Del resto, se volessimo dimostrare che voi siete gli assassini dei Profeti, non andiamo molto lontano, per raccogliere, in ogni parte, le stragi che i vostri furiosi capi dei Circoncellioni e le solite bande di ubriaconi e di pazzi hanno compiuto fin dall'inizio dello scisma, e che non cessano mai di compiere. Prendo la più recente: Si citino gli oracoli divini, che rigiriamo nelle nostre e vostre mani: e prendiamo per assassini dei Profeti, quelli che scopriamo contestatori della parola dei Profeti. Che cosa si può dire più brevemente? Che cosa si può mostrare con più rapidità? Sareste più teneri se conficcaste un ferro nelle viscere dei Profeti, che cercare di uccidere con la lingua la parola dei Profeti!. Dice il profeta: Si ricorderanno e si convertiranno al Signore tutti i confini della terra 44. Ecco, si realizza; ecco, si compie. Voi invece, non solo, di fronte a queste parole, vi otturate le orecchie incredule, ma anche contro ciò che già è compiuto, spalancate le vostre bocche cattive. Abramo sentì dire: Nella tua discendenza, saranno benedette tutte le nazioni 45, e: Credette e gli fu imputato a giustizia 46. Voi lo vedete realizzato e protestate e non volete che vi si imputi come ingiustizia; ma vi sarebbe giustamente imputato, anche se non credeste che non si è ancora realizzato ma solo promesso. Anzi, non solo voi non volete che vi si imputi a ingiustizia, ma, se per questa empietà subite qualche castigo, volete che vi si imputi a giustizia. Ora, se queste non possono definirsi persecuzioni dei Profeti, perché non si fanno con la spada, ma con la parola, per quale motivo Dio ha detto: Figli degli uomini, i loro denti sono come lance e saette, e la loro lingua come spada affilata 47? Ma se io raccogliessi tutte le testimonianze di tutti i Profeti sulla Chiesa diffusa nel mondo, voi tentereste di distruggerle e cancellarle con le vostre contestazioni? Ma ne siete impediti, perché in tutta la terra si è diffuso il loro suono e sino ai confini della terra le loro parole 48. Tuttavia ne citerò una sola, presa dalla bocca del Signore, il testimone dei testimoni: Era necessario che si adempissero tutte le cose che sono state scritte nella Legge, nei Profeti e nei Salmi su di me. Quali siano tutte queste cose ce le indichi lui stesso. Allora aprì loro l'intelligenza per comprendere le Scritture, e disse: Così sta scritto e così doveva essere: che il Cristo patisse e risorgesse dai morti, e nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati per tutte le nazioni, incominciando da Gerusalemme 49. Ecco quanto sta scritto nella Legge, nei Profeti e nei Salmi, circa il Signore. Ecco ciò che il Signore ha spiegato di sé e della sua Chiesa: ha mostrato sé e rivelato essa. Voi invece, che resistete a queste testimonianze così evidenti e che, non potendo distruggerle, cercate di alterarle, che fareste se trovaste le membra dei Profeti, se siete così crudeli verso le parole dei Profeti, da non ascoltare neppure il Signore, il realizzatore, il rivelatore e l'interprete dei Profeti? In effetti, per quanto vi è possibile, uccidete anche lui, quando non cedete a lui.

Un testo della Scrittura sui persecutori.

15. 34. Petiliano: È di voi che Davide parla in questo testo contro i persecutori: " La loro gola è un sepolcro aperto; le loro lingue parlano con inganno; veleno di aspidi è sotto le labbra di quanti hanno la bocca piena di maledizione e di amarezza; i loro piedi sono veloci nello spargere il sangue. Afflizione e infelicità nelle loro vie; essi non hanno conosciuta la via della pace. Ai loro occhi non esiste il timore di Dio. Lo comprenderanno, forse, tutti gli operatori di iniquità, che divorano il mio popolo come il pane? " 50.

I Donatisti sono persecutori delle anime perché dividono la Chiesa.

15. 35. Agostino: Un sepolcro aperto è la loro gola: da essa emanano menzogne mortifere. Una bocca menzognera, infatti, uccide l'anima 51. Ma se niente è più vero delle parole di Cristo sulla sua Chiesa diffusa in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme 52, niente è più falso di quanto dite voi, nel partito di Donato. Le lingue ingannatrici, invece, le hanno quelli che, pur conoscendo le loro opere, non solo si dicono uomini giusti, ma anche giustificatori di uomini poiché di uno solo è stato detto: Egli giustifica l'empio 53, perché è giusto e giustificatore 54. Ormai, del veleno di aspidi e della bocca piena di maledizione e di amarezza, abbiamo parlato abbastanza. Quanto ai piedi veloci nello spargere il sangue, hai detto che li avevano anche i Massimianisti: ne è testimone la sentenza del vostro concilio plenario, più volte citata negli Atti proconsolari e municipali. Ora, che io sappia, essi non hanno ucciso nessuno fisicamente. Allora avete capito che si può spargere il sangue anche uccidendo spiritualmente le anime con la spada dello scisma, visto che lo avete condannato in Massimiano. Vedete, perciò, se non siano i vostri piedi veloci nello spargere il sangue, quando separate la gente dall'unità del mondo, se avete fatto bene a dirlo dei Massimianisti, che separarono alcuni dal partito di Donato. Possibile che non conosciamo la via della pace 55 noi, che ci sforziamo di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace 56, e la conoscete voi, che al discorso, che tenne Cristo ai suoi discepoli dopo la resurrezione, tanto pacifico da iniziarlo con questo saluto: Pace a voi 57, vi opponete talmente, che dimostrate di non saper dire altro che questo: "Quanto hai detto tu sull'unità di tutte le nazioni, è falso; quanto diciamo noi sui crimini di tutte le nazioni è vero "? Le direbbero, questi, tale cose, se avessero davanti ai loro occhi il timore di Dio? Vedete, quindi, se ripetendo ogni giorno queste cose, voi non tentiate di ridurre il popolo di Dio diffuso nel mondo, come i denti consumano il pane.

16. 36. Petiliano: Il Cristo Signore ci ammonisce ancora: " Guardatevi dai falsi profeti; essi vengono a voi in vesti di agnelli, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete " 58.

Lupi rapaci sono i Donatisti, i quali si coprono con pelli di pecora.

16. 37. Agostino: Se ti chiedo da quali frutti riconoscete che siamo lupi rapaci, incominci a citare i crimini altrui, che però non sono mai stati provati neppure in quelli ai quali vengono attribuiti. Se invece me lo chiedi tu da quali frutti noi riconosciamo che i lupi rapaci siete voi, io ti rinfaccio il crimine dello scisma; certo, tu lo negherai, ma io te lo dimostrerò subito: perché tu non sei in comunione con tutte le nazioni e con le Chiese fondate dal lavoro degli Apostoli. A questo punto tu risponderai: " Io non comunico con i traditori e con gli omicidi ". Ti replica la discendenza di Abramo: "Eccoli i crimini: essi, o non sono veri o non sono miei ". Ma per ora li accantono; mostrami tu la Chiesa. Ora mi risuonerà quella voce, che il Signore mi ha esortato a non ascoltare nei falsi profeti, che mostrano le loro parti e cercano di separarci dal tutto: Ecco, il Cristo è qui; eccolo, è là 59. Ma fino a che punto pensi che manchino di buon senso le vere pecore di Cristo, alle quali fu detto: Non ci credete, tanto da ascoltare il lupo che dice: Ecco, è qui il Cristo, e non ascoltare il pastore che dice: In tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme 60?

Alcune accuse contro Agostino

17. 38. Petiliano: Sì, sì, malvagio persecutore, quale che sia il velo di bontà con cui ti coprirai; quale che sia il nome di pace con cui farai la guerra coi baci; quale che sia la parola di unità con cui seduci la gente; tu, che fino ad ora seduci e inganni, sei davvero un figlio del diavolo, visto che, con la tua condotta, riveli tuo padre.

17. 39. Agostino: Calcola che queste invettive le abbiamo lanciate noi contro di voi; e se vuoi sapere a chi si addicono di più, ricorda quanto ho detto in precedenza.

Tu prendi illecitamente il titolo di vescovo.

18. 40. Petiliano: Non mi meraviglio tanto che tu assuma illecitamente il titolo di vescovo. È questo l'autentico stile del diavolo: ingannare gli altri, pur di attribuirsi un titolo di santità, come dichiara l'Apostolo: " Nessuna meraviglia che Satana stesso si camuffi da angelo della luce e i suoi ministri da ministri di giustizia " 61. Non mi meraviglio, quindi, che tu assuma il falso nome di vescovo. In effetti, anche gli angeli decaduti, amanti delle fanciulle di questo mondo e che si corruppero con la corruzione della carne, quantunque svestiti delle virtù divine, abbiano cessato di essere angeli, tuttavia conservano il nome di angeli e si considerano sempre angeli che, cessata la milizia divina e diventati simili al diavolo, passarono al suo esercito, come proclama il grande Dio: " Il mio spirito non dimorerà in eterno in queste persone, perché sono carne " 62. Ora, a questi colpevoli e a voi, Cristo Signore dirà: " Andate nel fuoco eterno, che il Padre mio ha preparato per il diavolo e i suoi angeli " 63. Ma se non ci fossero gli angeli cattivi, il diavolo non avrebbe i suoi angeli i quali, come dice anche il santo Apostolo, nel giudizio della resurrezione dovranno essere condannati dagli uomini santi: " Non sapete che giudicheremo gli angeli? " 64. Se fossero veri angeli, gli uomini non potrebbero giudicare gli angeli di Dio. Così, anche i sessanta apostoli che, lasciati i Dodici con Cristo Signore, apostatarono dalla fede, agli occhi dei miseri sono ancora ritenuti apostoli, tanto che Mani e gli altri, in loro nome coinvolgono numerose anime in molte sette diaboliche, che essi hanno create per catturarle. In effetti, lo sciagurato Mani, se pure fu apostolo, va incluso tra i sessanta, anche se il suo nome non si trova tra i Dodici. In realtà, eletto Mattia al posto di Giuda, il traditore, per chiamata di Cristo fu ordinato come tredicesimo apostolo, Paolo, che si qualifica come l'ultimo degli apostoli, per evitare che, dopo di lui, nessuno si ritenesse apostolo. Ecco, infatti, che disse: " Io sono l'ultimo degli apostoli, e non sono degno di essere chiamato apostolo; perché ho perseguitato la Chiesa di Dio " 65. E non vi lusingate, dicendo: " Paolo lo fece da giudeo ", sebbene anche voi ci fate del male come pagani. Voi conducete una guerra ingiusta, e noi non possiamo contrapporci. Voi infatti bramate vivere ed uccidere noi, la nostra vittoria, invece, è fuggire o essere uccisi.

Bisogna provare, non parlare a vuoto.

18. 41. Agostino: Vedi come citi i testi delle Scritture e come li interpreti: essi non c'entrano nulla con la questione che stiamo trattando. Certo, tu li hai citati per dimostrare che vi sono falsi vescovi, come vi sono falsi angeli e falsi apostoli. Lo sappiamo anche noi che esistono falsi angeli, falsi apostoli e falsi vescovi e, come dice un vero apostolo, falsi fratelli 66. Ma poiché queste accuse possiamo farcele a vicenda da una parte e dall'altra, c'è bisogno di qualche prova, non di chiacchiere. Comunque, se vuoi sapere a chi si addice l'accusa di menzogna, ricorda quanto detto sopra e lo scoprirai; di modo che non annoiamo i lettori, ripetendo sempre le stesse cose. E tuttavia, che cosa può riguardare la Chiesa diffusa in tutto il mondo, ciò che tu potrai dire della sua paglia, che si trova con essa in tutto il mondo? Oppure ciò che hai detto di Mani o delle altre sette diaboliche? Se infatti non riguarda il grano, tutto ciò che si dice della paglia, che si trova con esso, quanto meno riguardano le membra di Cristo sparse in tutto il mondo, i mostri che, da molto tempo e apertamente, si sono separati.

Un avviso di Cristo sulla persecuzione.

19. 42. Petiliano: Il Signore Cristo ci ordina: " Quando gli uomini vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; che se anche in quest'altra vi perseguiteranno, fuggite in un'altra. In verità vi dico: non finirete di percorrere le città di Israele, finché venga il Figlio dell'Uomo " 67. Ora, se, riguardo ai Giudei e ai Pagani, egli ci ha messo sull'avviso, tu, che ti dichiari cristiano, non devi imitare le crudeltà delle genti. Oppure il vostro servizio a Dio comporta che siamo uccisi dalle vostre mani? Errate, errate, o miseri, se lo pensate. Dio infatti non ha dei carnefici per sacerdoti!

Questo avviso non riguarda eretici o scismatici, ma i predicatori del Vangelo.

19. 43. Agostino: Fuggire di città in città, di fronte alla persecuzione, non è stato ordinato o permesso agli scismatici, come voi, ma ai predicatori del Vangelo, che voi combattete. È facile provarlo: certamente voi ora state nelle vostre città, e nessuno vi perseguita. Dovete quindi uscire allo scoperto e rendere ragione della vostra separazione. Non è vero, infatti, che come la fragilità della carne viene scusata, quando cede alla violenza della persecuzione, così la verità deve cedere alla falsità. Del resto, se subite una persecuzione, perché non lasciate le città dove abitate, per adempiere il testo del Vangelo che citate? Se invece non la subite, perché non ci rispondete? Ma se voi, per rispondere a noi, temete di esporvi ad una persecuzione, come potete imitare i predicatori ai quali è stato detto: Ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi 68, e: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima 69? E come potete non contraddire al precetto dell'apostolo Pietro: Siate sempre pronti a dare una risposta a chi vi chiede ragione della vostra fede e della vostra speranza 70? Infine, perché voi, con le vostre violentissime bande siete crudeli, anche se senza motivo, verso le chiese dei Cattolici, ovunque potete, come dimostrano innumerevoli esempi? Ma voi dite di difendere i vostri territori, e quindi vi opponete con bastoni e massacri a chiunque potete. Perché in questo caso non avete ascoltato la voce del Signore, che dice: Ma io vi dico di non opporti al malvagio 71? Ora, se qualche volta ci si può opporre legalmente ai violenti con la forza fisica, senza, trasgredire il precetto del Signore: Ma io vi dico di non opporvi al malvagio, perché non è possibile farlo anche per consentire che, per mezzo delle autorità regolari e legittime, un uomo pio cacci un empio, e uno giusto un'ingiusto, dalle sedi che occupano illecitamente o che trattengono contro il diritto di Dio? Non è certo allo stesso modo che i falsi profeti subirono, da Elia, una persecuzione, come Elia stesso la subì da parte di un re criminale 72! Oppure, dato che il Signore fu flagellato dai persecutori, per questo dobbiamo paragonare ai suoi patimenti, quelli che egli cacciò dal tempio dopo averli flagellati? Quindi, non vi resta che ammettere, che non si deve cercare altro, se non la risposta a questa domanda: la vostra separazione dalla comunione col mondo, è stato un atto giusto o empio? Se si scopre che è stata un'azione empia non vi meravigliate se a Dio non manchino ministri per flagellarvi: la persecuzione, infatti, non viene da noi, ma, come sta scritto: Dalle vostre stesse azioni 73.

Dice Petiliano: Voi avete ucciso tante volte il Cristo vivente.

20. 44. Petiliano: Dal cielo Cristo Signore gridò a Paolo: " Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro ricalcitrare al pungolo " 74. Allora lo chiamò Saulo, per imporgli, dopo il battesimo, un nuovo nome. Per voi, invece, non è duro perseguitare tante volte il Cristo nei suoi sacerdoti, malgrado il grido del Signore: " Non toccate i miei unti" 75. Contate quanti sono i corpi dei santi: altrettante volte avete ucciso il Cristo vivente. Infine, se anche tu non fossi un sacrilego, non puoi essere santo: sei infatti un omicida.

Agostino: Voi avete perseguitato i Massimianisti.

20. 45. Agostino: Difendete voi stessi la persecuzione che subirono dai vostri, quelli che si separarono da voi con Massimiano; e nella vostra difesa troverete la nostra. Se infatti dite di non averla fatta voi, leggiamo gli Atti proconsolari e municipali; se dite di esservi comportati bene con loro, perché voi stessi respingete simili castighi? Se dite: " Ma noi non abbiamo fatto uno scisma ", si indaghi bene e, prima di sapere come stanno le cose, nessuno vi accusi di essere persecutori. Se dite che neanche gli scismatici avrebbero dovuto subire la persecuzione, chiedo se le legittime autorità non dovevano cacciarli neppure dalle basiliche, nelle quali tramavano per sedurre i deboli. Se dite che neppure questo si doveva fare, restituite prima le basiliche a Massimianisti, e poi discutete con noi. Se dite che dovevano farlo, allora chiedetevi quali castighi dovrebbero ricevere dalle autorità legittime quelli che, resistendo ad esse, resistono all'ordine di Dio 76. Perciò l'Apostolo dice con chiarezza: Non è senza motivo che porta la spada: egli infatti è vindice di ira verso colui che agisce male77. Ma se dopo una più attenta ricerca della verità si scoprisse che gli scismatici non dovevano essere puniti neppure dai pubblici ufficiali e né cacciati dai luoghi dove progettavano le loro insidie e i loro inganni; e dite di essere dispiaciuti che i Massimianisti abbiano subito delle persecuzioni da parte di alcuni vostri seguaci, perché da tutto il campo del Signore, cioè da tutto il mondo, il frumento del Signore non dovrebbe gridare con maggior forza: "Neppure noi riguarda ciò che commette la nostra zizzania o paglia, perché ci dispiace "? Se voi riconoscete che, per avere la purificazione, basta dispiacervi di tutto il male che fanno i vostri, perché, allora, vi siete separati? Così su questo vi accusa la vostra stessa difesa. Se infatti voi non vi separate dai malvagi, che sono nel partito di Donato, poiché ciascuno porta il proprio fardello 78, perché vi siete separati dai malvagi di tutto il mondo, supposti o inventati? Forse per portare tutti insieme il fardello dello scisma?.

Questa accusa non viene provata.

20. 46. E tuttavia noi vi chiediamo; mostrateci chi, dei vostri, è stato ucciso dai nostri. Veramente, che gli imperatori abbiano emanato una legge per uccidervi, io non lo ricordo. Quanto a coloro con i quali siete soliti alimentare il vostro immenso odio, e cioè Marcolo e Donato, per dirla con garbo non è certo se essi si siano gettati dal precipizio spontaneamente, come la vostra setta non cessa di offrirci esempi quotidiani, o se siano stati gettati per ordine di qualche autorità. In realtà, se è inverosimile che i maestri dei Circoncellioni si siano dati una morte, per essi consueta, non è più inverosimile che le autorità romane abbiano ordinato dei supplizi, per esse inconsueti? Quindi, di questa faccenda, che ritenete tanto odiosa, se è vera la vostra versione, che c'entra il grano del Signore? La paglia volata fuori accusi pure la paglia rimasta dentro; non la si potrà separare tutta, se non con l'ultimo ventilabro. Ma se è falsa, perché meravigliarsi se la paglia spazzata via dal soffio leggero dello scisma, si fa per dire, perseguita il grano del Signore con false accuse? Perciò, a tutte queste odiose accuse, il frumento di Cristo, che ha avuto l'ordine di crescere insieme alla zizzania nel campo, cioè in tutto il mondo, con chiara e ferma voce risponde: " Se quanto dite non lo provate, non riguarda nessuno; se invece lo provate, non riguarda me ". Ne consegue che quanti si sono separati dall'unità del frumento a causa dei crimini della zizzania e della paglia, proprio per il peccato del dissenso e dello scisma, non possono difendersi neppure dall'accusa di omicidio, poiché la Scrittura dice: Chi odia il suo fratello è omicida 79.

Paolo, persecutore, venne guarito dal battesimo.

21. 47. Petiliano: Dunque, come abbiamo detto, Cristo Signore ha gridato a Paolo: " Saulo, Saulo, perché, mi perseguiti? Ti è duro recalcitrare al pungolo ". E Paolo rispose: " Chi sei tu, Signore? ". Ed egli replicò: " Io sono il Cristo, il Nazzareno, che tu perseguiti ". Allora Saulo, tremando e stupito, disse: " Signore, che vuoi che io faccia? ". E il Signore a lui: " Alzati ed entra in città, e ti sarà indicato quel che devi fare ". E il racconto continua: " Saulo si alzò da terra e, aperti gli occhi, non vide niente ". O cecità vendicatrice della follia: tu offuschi la luce degli occhi del persecutore con una nube, che solo il battesimo farà scomparire! Vediamo ora che successe nella città. " Anania ", sta scritto, " entrò da Saulo e, dopo avergli imposte le mani, gli disse: Saulo, fratello mio, il Signore Gesù che ti è apparso sulla via, lungo il viaggio, mi ha mandato a ridarti la vista e riempirti di Spirito Santo. E subito caddero dai suoi occhi come delle squame e ci vide. Si alzò e fu battezzato " 80. Ora, visto che Paolo, liberato col battesimo dal reato di persecuzione, riebbe gli occhi innocenti, perché tu, persecutore e traditore, accecato da un falso battesimo, non vuoi farti battezzare da coloro che perseguiti?

Neppure questa accusa viene provata.

21. 48. Agostino: Ma tu non provi né che è un persecutore e né che è un traditore, colui che vuoi ribattezzare. E se lo provi di qualcuno, non bisogna ribattezzare né un persecutore e né un traditore se già è stato battezzato col battesimo di Cristo. Quanto a Paolo, bisognava battezzarlo, proprio perché non era mai stato lavato con questo battesimo. Quindi, non ha niente di simile alla causa che stiamo trattando l'esempio di Paolo che avete voluto citare. Ma se tu non lo avessi inserito, alla tua puerile declamazione non avresti trovato uno spazio per dire: O cecità vendicatrice della follia, che solo il battesimo farà scomparire! Con quanta più forza, infatti, bisogna gridare contro di voi: O cecità vendicatrice della follia!, non paragonabile a quella di Paolo, ma di Simone, e che neppure dopo il battesimo è scomparsa da voi 81? In effetti, se i persecutori devono farsi battezzare da quelli che essi hanno perseguitato, Primiano si faccia battezzare dai Massimianisti, che con tanta violenza perseguitò.

Come Giuda il traditore voi non avete la pace e il battesimo.

22. 49. Petiliano: Ma ci opponete sempre questo testo: disse Cristo agli apostoli: " Chi si è lavato una volta, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi; ma è tutto puro ". Se tu esamini a fondo queste parole, sarai colpito da quelle che seguono: Ecco infatti come parlò, dicendo: " Chi si è lavato una volta, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi; ma egli è tutto puro. E voi siete puri, ma non tutti " 82. Si espresse così per via di Giuda, che stava per tradirlo. Dunque, tu che sei diventato traditore, hai perso il battesimo. Infine, dopo che l'apostolo traditore di Cristo fu condannato, il Signore lo ribadì in modo più completo agli undici così: " Voi siete già puri per la parola che vi ho annunciata; rimanete in me e io in voi " 83. E ancora, sempre agli undici: " Vi do la mia pace, vi lascio la mia pace " 84. Ora, visto che queste cose il Signore le disse agli undici apostoli, come abbiamo detto, dopo la condanna del traditore, voi, che siete traditori, non avete la pace e il battesimo.

Neppure la presenza di Giuda contaminò gli Apostoli.

22. 50. Agostino: Se dunque un traditore ha perso il battesimo, chiunque battezzato da voi diventasse in seguito un traditore e volesse ritornare da voi, lo si ribattezzi. Se non lo fate, voi stessi dichiarate apertamente che è falso ciò che è stato detto: Se dunque tu sei diventato traditore, hai perso il battesimo. Se egli, infatti, lo ha perso, ritorni e lo riceva; ma se ritorna e non lo riceve, non l'aveva perso. Inoltre, se il Signore disse agli apostoli: Voi siete già mondi 85, e: Vi do la mia pace 86, proprio perché il traditore se n'era già andato, non era dunque monda e pacifica la Cena in cui istituì il grande sacramento, che dette a tutti prima che egli uscisse. Ma se voi osate parlare alla cieca, che altro possiamo fare noi se non gridare: O cecità vendicatrice dell'ira di quanti pretendono di essere dottori della legge, come dice l'Apostolo, ma non comprendono né ciò che dicono e né di che parlano 87. Tuttavia, se non te l'avesse impedito il tuo ostinato accecamento, non ti era difficile comprendere e vedere che il Signore non disse, alla presenza di Giuda: " Non siete ancora mondi ", ma: Voi già siete mondi. E vi aggiunse: Non tutti, perché vi era presente chi non era mondo. E tuttavia, se egli con la sua presenza avesse macchiato gli altri, il Signore non avrebbe detto loro: Voi già siete mondi, bensì: Non siete ancora mondi. Ma, dopo la sua uscita, disse loro: Voi già siete mondi, senza aggiungere: Ma non tutti, poiché ormai se n'era andato colui che, anche se fosse stato presente, gli Apostoli, come fu detto loro, erano mondi, ma non tutti, perché lì c'era un solo immondo. Perciò, con queste parole, il Signore ha meglio dichiarato che, in un unico gruppo di persone, che ricevono gli stessi sacramenti, l'impurità di pochi non può nuocere ai puri. Certo, se credete che in mezzo a noi ci sia gente simile a Giuda, ripeteteci queste parole: Siete puri, ma non tutti. Voi invece non dite questo, ma, per colpa di alcuni impuri, dite: Siete tutti impuri. Non è questo che il Signore disse ai discepoli, pur essendo presente Giuda; e quindi chi lo dice, non lo ha appreso dal maestro buono 88.

Petiliano: Voi uccidendo battezzate con il sangue della vittima.

23. 51. Petiliano: Voi dite che noi ripetiamo il battesimo. Tutt'altro. Siete voi che lo fate, voi che uccidete i battezzati; noi lo diciamo non perché voi battezzate ma perché, quando uccidete qualcuno, lo fate battezzare nel suo sangue. Infatti, il battesimo di acqua e di Spirito, una volta estratto il sangue del martire, è quasi diventato doppio. Ecco perché lo stesso Salvatore nostro, che prima era stato battezzato da Giovanni, annunciò che doveva ricevere un secondo battesimo, non già di acqua o di Spirito 89, ma di sangue, nella croce della Passione. Come sta scritto: " Gli si accostarono i due discepoli, figli di Zebedeo, dicendogli: Signore, quando sarai nel tuo regno, fa' che sediamo uno alla tua destra e uno alla tua sinistra. Rispose Gesù: Chiedete una cosa difficile. Potete voi bere il calice che io sto per bere, ed essere battezzati con il battesimo con cui sarò battezzato io? Gli risposero: Lo possiamo. E disse loro: È vero, il calice che io sto per bere, lo potete bere, e sarete battezzati col battesimo col quale io sarò battezzato " 90, ecc. Se questi sono due battesimi, con il vostro odio ci fate un elogio, lo confessiamo. Quando infatti uccidete i nostri corpi, non riceviamo un secondo battesimo, ma al nostro battesimo si aggiunge anche quello di sangue, come Cristo. Vergognatevi, vergognatevi, persecutori; rendete martiri simili a Cristo quelli che, dopo l'acqua del vero battesimo, li bagna e battezza il sangue.

La vostra separazione dalla Chiesa è una morte vera.

23. 52. Agostino: Primo: rispondiamo subito che non siamo noi ad uccidervi, ma vi uccidete da voi stessi con una morte vera, poiché vi strappate dalla radice viva dell'unità. E poi, se quanti vengono uccisi, vengono battezzati nel loro sangue, tutti i ladri, gli iniqui, gli empi, i criminali, uccisi dopo la condanna, vanno ritenuti martiri, poiché vengono battezzati con il loro sangue. Se invece ad essere battezzati con il loro sangue sono soltanto quelli che vengono uccisi per la giustizia, poiché di essi è il regno dei cieli 91, vedi, ti prego, che prima bisogna chiedersi perché soffrite, e poi che cosa soffrite. Perché,allora, riempirsi la bocca, prima di giustificare i fatti? Perché sciogliere la lingua, prima di verificare la vita? Se hai creato lo scisma, sei un empio; se sei un empio, morirai come un sacrilego, perché sarai punito per la tua empietà. Ma se morirai come un sacrilego, come puoi essere battezzato con il tuo sangue? O forse dici: Non ho fatto lo scisma? Questo è da vedere; perché gridi prima della prova?

I crimini di altri non rendono né noi né voi colpevoli.

23. 53. Oppure dici: Anche se sono un sacrilego, tu non mi devi uccidere? Un conto è la questione dell'atrocità del mio gesto, di cui non dai mai una vera prova, e un conto quella del battesimo del tuo sangue, di cui falsamente ti vanti. In realtà, né io uccido te e né tu provi che sei stato ucciso da altri; e né, se lo provi, ha a che fare con me chiunque ti abbia ucciso: sia che l'abbia fatto legalmente con l'autorità datagli dal Signore, e sia che, come paglia nella messe del Signore, abbia commesso il crimine, spinto da qualche cattiva passione. Come non ha niente a che fare con te, colui che, di recente, con irresistibile forza, accompagnato anche dai militari, non per paura di qualcuno, ma per far paura a tutti, ha oppresso vedove, ucciso fanciulli, rubato patrimoni altrui, divise famiglie, amministrato i beni degli innocenti; li ha venduti e ne ha diviso il ricavato con i padroni in lacrime. Potrebbe sembrare che sono io che invento queste cose se, non avendone fatto il nome, non si capisce di chi parlo. Se sono vere, come esse non riguardano voi, così quel che dici tu non riguarda noi, anche se dicessi il vero. Ma se poi su questo vostro collega, giusto e innocente, si è inventata una falsa notizia, non bisogna assolutamente credere a una notizia, messa in giro per accusare degli innocenti come traditori dei Libri sacri o come assassini. Al che si aggiunge, che io parlo di uno che è vissuto con voi, i cui anniversari voi celebravate con tanta solennità, al quale avete dato il bacio di pace durante i misteri, nelle cui mani ponevate l'Eucaristia, e al quale voi stessi porgevate la vostra mano per riceverla, e le cui orecchie, sorde ai tanti lamenti dell'Africa, temevate di offendere parlando con franchezza, e che uno di voi, non so chi, per averlo appena sfiorato con molto garbo, per dirgli che aveva il Conte per dio, ricevette grandi elogi. Tu, invece, ci rinfacci quelli, con i quali noi non siamo mai vissuti, che non abbiamo mai visti in volto, e che, quando essi vivevano, noi, o eravamo fanciulli o, forse, non eravamo neppure nati. Che è tutta questa iniquità e malvagità, di voler imporre a noi i pesi di persone sconosciute, quando voi non volete portare il peso dei vostri amici? Grida la divina Scrittura: Vedevi il ladro e correvi con lui 92. Se non ti ha contaminato uno che tu hai veduto, perché mi rinfacci uno che io non ho potuto vedere? Oppure dici: " Io non ho corso con lui, perché, non ne approvavo le azioni "? Però ti accostavi all'altare con lui. Via, per difenderti, distingui bene, e di' che un conto è correre verso il peccato, come corsero i due vecchi che insidiavano la castità di Susanna, e un conto è ricevere il sacramento del Signore insieme ad un ladro, come fecero gli Apostoli che, insieme a Giuda, ricevettero anche la prima cena. Ti aiuto a difenderti: ma perché non noti con quanta più facilità, nella tua difesa, hai assolto le nazioni e i confini della terra, dove si estende l'eredità di Cristo? Se infatti tu hai potuto vedere il ladro, e con lui partecipare ai sacramenti, e tuttavia non coinvolgerti nel peccato, quanto meno nazioni molto distanti poterono avere in comune, anche se quel che voi dite e mostrate fosse vero, le malefatte dei traditori e dei persecutori africani, pur avendo in comune con essi i sacramenti? O forse dici: " Io ho visto in lui il vescovo, non il ladro "? Di' pure ciò che vuoi; voglio aiutarti anche in questa difesa; e in essa il mondo viene assolto dalle vostre accuse. Se infatti a voi è stato permesso ignorare la vita di un uomo conosciuto, perché al mondo non è permesso ignorare quelli sconosciuti? A meno che ai Donatisti è permesso non sapere ciò che non vogliono sapere, e alle nazioni non è permesso non sapere ciò che non possono sapere.

Neppure Ottato ti ha fatto ladro.

23. 54. O forse dici: " Un conto è il furto e un conto la consegna dei Libri sacri o la persecuzione "? Ammetto che sono realtà diverse; né ora dobbiamo affannarci a mostrarne la diversità. Bada al sommario. Se quel ladro non ti rese ladro, poiché tu odi il furto, chi può rendere traditori o omicidi quelli che odiano e il tradimento e l'omicidio? Perciò, prima ammetti di essere tutto il male che fu Ottato, che tu conoscevi, e poi rinfacciami tutto il male che furono quelli, che io non ho conosciuto. Non dirmi: " Ma quelli erano mali grandi e questi piccoli ". Prima infatti devi confessare i piccoli mali che ti riguardano, non perché possa confessarli anche io, ma perché almeno ti possa permettere di dire, nei miei riguardi, non so quali grandi mali. Ottato, che tu conoscevi, ti rese ladro perché era un tuo collega o no? Rispondi. Se dici: " No, non mi ci fece ", io ti chiedo: Forse perché non lo era neppure lui? O perché non lo sai? O perché lo disapprovasti? Se perché non lo era neppure lui, a maggior ragione noi non dobbiamo credere che furono proprio come tu dici, quelli di cui ci accusate. Se infatti di Ottato non bisogna credere a ciò che dicono i Cristiani, i Pagani, i Giudei e, da ultimo, i nostri e i vostri, quanto meno bisogna credere a ciò che voi dite degli altri? Se perché non lo sai, ti rispondono tutte le nazioni: " A più forte ragione noi non sappiamo tutto ciò che di loro ci rinfacci ". Se è perché lo disapprovasti, ti rispondono con la stessa voce: " Anche se non li hai mai provati, noi tuttavia disapproviamo questi crimini ". Se poi dici: " Ecco, Ottato mi ha reso ladro; io lo conoscevo perché era mio collega e perché frequentavo l'altare con lui, sebbene commettesse questi crimini; ma non mi preoccupo, perché è un peccato leggero, mentre essi ti hanno fatto traditore e omicida ". Io rispondo: non ammetto di essere stato fatto, anch'io, traditore e persecutore dai peccati degli altri, solo perché tu hai ammesso di essere stato fatto ladro dal peccato di un altro: non è infatti da un nostro giudizio, ma dalla tua bocca che sei stato fatto ladro. Noi infatti diciamo che ciascuno porta il suo peso, come attesta l'Apostolo 93; tu, invece, non per aver commesso un furto o per averlo approvato, ma per aver ritenuto che il peccato commesso da un altro ti riguardava, ti sei sobbarcato al peso di Ottato, più grosso delle tue spalle. In effetti, come dice l'Apostolo parlando dei cibi: So e sono certo, nel Signore Gesù, che non c'è niente di impuro; ma è impuro tutto ciò che uno ritiene impuro 94. Con lo stesso criterio si può dire che i peccati degli altri non riguardano chi li disapprova; ma se uno crede che lo riguardano, lo riguardano veramente. Di conseguenza, tu non puoi considerarci né traditori e né omicidi, anche se riuscissi a provare qualche crimine nei riguardi di coloro che partecipano ai sacramenti con noi. Quanto a te, anche se disapprovi le azioni di Ottato, noi ti riteniamo un ladro, non per una nostra calunnia, ma per un tuo giudizio. E perché tu non creda che si tratta di un peccato lieve, leggi l'Apostolo che dice: I ladri non possederanno il regno di Dio 95. Ora, tutti quelli che non possederanno il regno di Dio, non staranno certamente alla destra, tra quelli ai quali si dirà: Venite, benedetti del Padre mio: ricevete il regno preparato per voi fin dall'origine del mondo 96. E se non staranno alla destra, dove staranno, se non alla sinistra, tra quelli ai quali si dirà: Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli 97? Invano quindi, ti rassicuri giudicando lieve un peccato che separa dal regno di Dio e manda al fuoco eterno! Quanto sarebbe meglio se ti rifugiassi in una sincera confessione e dicessi: " Ciascuno di noi porterà il proprio peso, e il ventilabro finale separerà la paglia dal grano " 98?

23. 55. Ma evidentemente temi una risposta immediata: Perché, allora, quando cercavi di imporre agli uni i pesi degli altri, voi avete osato separarvi, prima del ventilabro finale, dalla messe del Signore diffusa in tutto il mondo? Pertanto voi, che disapprovate i fatti dei vostri, mentre cercate di evitare l'accusa di scisma, che tutti avete commesso, vi addossate anche i peccati, che non avete commesso; e mentre quell'eloquente uomo che è Petiliano, teme che io possa dire di non essere proprio ciò che, a suo parere, fu Ceciliano, è costretto a dire di essere, lui, ciò che, come ben sa, fu Ottato. O forse tu non sei uguale a colui di cui l'Africa intera proclama l'identità? Ma allora neppure noi siamo come quelli che voi ci rinfacciate, o perché il vostro errore lo sospetta, o perché la vostra follia lo fa credere falsamente, o perché la verità lo prova; e molto meno lo è il frumento del Signore in tutte le nazioni, che di essi non ha neppure sentito il nome. Non esiste dunque nessuna ragione perché periate nel grave delitto della separazione e nel sacrilegio dello scisma. E tuttavia, se per questa grande empietà, ricevete, per giudizio divino, qualche castigo, dite perfino di essere battezzati nel vostro sangue; sì che sarebbe poco male non addolorarvi di essere divisi, se non vi gloriaste perfino di essere puniti.

24. 56. Petiliano: Insistete sempre con questo testo: " Chi si è lavato una volta, non ha motivo di lavarsi se non i piedi " 99. Una volta, è ciò che ha un autore; una volta, è ciò che la verità stabilisce.

24. 57. Agostino: Il battesimo dato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ha per autore Cristo 100, e non un uomo qualunque; e Cristo è la Verità 101, non un uomo qualunque.

25. 58. Petiliano: Tu sei un colpevole e amministri delle falsità: io non ripeto un battesimo, che tu non hai mai dato.

25. 59. Agostino: Ma che noi siamo dei rei, tu non lo provi; e se un reo battezza con un battesimo falso, non hanno il battesimo vero quanti si fanno battezzare non solo dai vostri rei palesi, ma anche da quelli nascosti. Se infatti dare il battesimo è dare un dono di Dio, come può dare un dono di Dio chi è colpevole davanti a Dio, se si ammette che un colpevole non può dare il battesimo vero? Così, infatti, aspettate che anche per voi sia colpevole, come se, ciò che darà, fosse vostro.

Che cos'è il battesimo cattolico.

26. 60. Petiliano: Se mischi il falso e il vero, spesso la falsità assume forme di verità. Sì, sì, la pittura raffigura la realtà dell'uomo e con i colori esprime come verità una parvenza di verità. Sì, sì, la lucentezza dello specchio cattura il volto, per riflettersi negli occhi di chi vi si specchia. Sì, sì, esso mostra i suoi lineamenti a chi si avvicina, tanto che l'aspetto di chi avanza gli corre incontro; e tanto è forte l'illusione, che gli stessi occhi che si rimirano, si conoscono come se fossero in un altro. La stessa immagine dell'ombra, quando è ferma, raddoppia in gran parte gli oggetti, e divide con inganno l'unità. È forse questo vero, solo perché l'immagine inganna? Ma altro è dipingere un uomo, altro è generarlo. In effetti, chi, ad un padre che desidera dei figli, gli dipinge dei bambini falsi? E chi si aspetta i veri eredi dall'inganno della pittura? È proprio da pazzi, lasciata la realtà, amare la pittura!.

La santità del battesimo non dipende dalla santità del ministro.

26. 61. Agostino: Possibile che non ti vergogni di definire una falsità il battesimo di Cristo, anche se lo trovi in un uomo molto falso? Lungi da me credere che il frumento del Signore, al quale è stato ordinato di crescere in mezzo alla zizzania, in tutto il campo, cioè in questo mondo, fino alla mietitura, cioè alla fine del mondo, sia scomparso per le vostre maledizioni 102!. Nondimeno, che esso si trovi nella zizzania, che il Signore ci ha ordinato di non raccogliere, ma di sopportare fino alla fine, o che si trovi nella paglia, che solo il ventilabro finale separerà totalmente 103, chi osa chiamare falso il battesimo, dato e ricevuto nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo? Quanto a coloro che, dopo essere stati convinti dalla testimonianza di donne rese gravide, siano essi vescovi o preti vostri, voi deponete dalle loro dignità, (visto che tali esempi sono molto diffusi), io chiedo: prima di convincerli, erano mentitori o veritieri? Certamente dirai: " mentitori ". Perché, allora, avevano e davano il battesimo? Perché, in loro, la falsità umana non corrompeva la verità divina? Non sta forse scritto con tutta verità: Lo Spirito Santo che ammaestra, fuggirà gli ipocriti 104? E visto che questi ipocriti, lo Spirito Santo li fuggiva, perché restava in essi la verità del battesimo, se non perché lo Spirito Santo fuggiva la falsità dell'uomo e non la verità del sacramento? Inoltre, se il battesimo vero lo hanno anche i mentitori, colui che lo ha (e benché lo abbia ricevuto dal battezzatore più mentitore, è sempre lo stesso), ha ciò che hanno i veritieri? Perciò devi capire che il tuo discorso è piuttosto colorato di tinte puerili, e quindi colui, che trascurata la parola viva si diletta di simili trucchi, invece della verità ama la pittura.

C'è un solo battesimo.

27. 62. Petiliano: L'apostolo Paolo dice: " C'è un solo Dio, una sola fede, un solo battesimo " 105. Noi ne professiamo uno solo. Infatti, è certo che quanti ne vedono due, sono pazzi.

È il battesimo di Cristo.

27. 63. Agostino: Parlate contro di voi, ma, essendo pazzi, non ve ne accorgete. Ammettono due battesimi, quelli che credono che uno lo hanno i giusti e uno gli ingiusti, mentre esso non è né degli uni e né degli altri, ma in entrambi è uno solo, ed è di Cristo, benché essi non siano una cosa sola; ma, ciò che unico, i giusti lo hanno per la salvezza, gli ingiusti per la rovina.

L'immagine non è la verità.

28. 64. Petiliano: Ora, per fare un paragone, il sole ai pazzi sembra doppio, sebbene una nube oscura spesso si addensi, e il suo aspetto opaco, colpito dallo splendore, mentre rinvia i raggi solari, dia l'impressione di emettere raggi propri. Accade più o meno lo stesso nella fede del battesimo: un conto è cercare le immagini e un conto conoscere la verità.

Il comportamento dei Donatisti.

28. 65. Agostino: Che dici, ti prego? Quando una nube densa, colpita dai raggi del sole, li riflette, due soli appaiono solo ai pazzi o anche a tutti quelli che osservano? Ma poiché ai pazzi sembrano due soli, sembrano apparire solo ad essi. Ma se il mio ammonimento non ti infastidisce, vedi piuttosto se, per caso, dire certe cose e parlare così non sia una follia. È vero che tu hai voluto dire che i giusti hanno la verità del battesimo, gli ingiusti, invece, la parvenza. Ma se è così, mi azzardo a dire che la parvenza si trovava in quel vostro personaggio, il cui dio non era Dio, ma un certo Conte; la verità, invece, era o in te o in colui che tirò fuori, con eleganza, questa battuta, quando gli disse: " Il suo dio è il Conte ". Ebbene, distinguete quelli che tutt'e due hanno battezzato e, in alcuni, approvate il battesimo vero, da altri, invece, togliete la parvenza e introducete la verità.

L'esempio del magistrato.

29. 66. Petiliano: Ma per parlare di alcuni aspetti secondari: può forse, chi non è magistrato di curia, amministrare la giustizia, oppure quanto egli dice è conforme al diritto, malgrado egli, come persona privata, sovverta il diritto pubblico? O piuttosto il colpevole, non solo non giova, ma, con il suo operato, si dimostra un falsario?

Quest'esempio non interessa affatto i Cattolici.

29. 67. Agostino: E che succede se questo magistrato privato e falsario dà a uno la legge dell'imperatore? Non è forse vero che, quando questi la confronta con coloro che l'hanno, e scopre che è identica, non bada a colui dal quale l'ha ricevuta, ma alla legge che ha ricevuto? In verità il falsario, quando dà un qualcosa della sua falsità, è falso; quando invece dà una verità non sua, quantunque egli non sia veritiero, è vero tuttavia ciò che dà.

30. 68. Petiliano: Ma se uno sa a memoria le preghiere del sacerdote, è forse sacerdote perché, con lingua sacrilega, recita in pubblico le preghiere del sacerdote?

La verità del battesimo non dipende dalla verità del sacerdote.

30. 69. Agostino: Parli come se ora stessimo cercando chi è un vero sacerdote, e non qual è il vero battesimo. Per essere, infatti, un vero sacerdote, bisogna rivestirsi non solo del sacramento, ma anche della giustizia, come sta scritto: I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia 106. Chi, invece, è sacerdote per il solo sacramento, come il sacerdote Caifa, persecutore dell'unico e vero sacerdote, quantunque non sia un sacerdote veritiero, è però vero ciò che dà, se non dà ciò che è suo, ma di Dio; come di Caifa stesso fu detto: Egli non disse questo da se stesso, ma, essendo sacerdote, profetizzò 107. E tuttavia, per usare il tuo stesso testo, se tu ascolti da uno, sia pure profano, la preghiera del sacerdote, conforme alle parole e agli insegnamenti del Vangelo, gli puoi forse dire: " Non è vera ", anche se egli non solo non è un sacerdote vero, ma non è neppure sacerdote se anche l'apostolo Paolo disse che era vero un verso di un non so quale profeta Cretese, che non era annoverato tra i profeti di Dio? Disse infatti: Uno di essi, proprio un loro profeta, ha detto: I Cretesi sono sempre bugiardi, male bestie e ventri pigri. Questa testimonianza è vera 108. Se dunque l'Apostolo, presa la testimonianza di un non so quale straniero, poiché la trovò vera, la testimoniò anche lui, perché noi, ovunque troviamo ciò che è di Cristo, e vediamo che è vero, anche se chi lo possiede è perverso e bugiardo, non distinguiamo il difetto, che è dell'uomo, e la verità, che non è sua, ma di Dio, e diciamo: " Questo sacramento è vero ", come egli disse: Questa testimonianza è vera? Che forse diciamo: " Anche quest'uomo è veritiero", solo perché diciamo: " Questo sacramento è vero "?. Come l'Apostolo: ha forse inserito quel profeta nel gruppo dei profeti di Dio perché confermò la verità che trovò in lui? Similmente, lo stesso Apostolo, mentre si trovava ad Atene, tra gli altari degli idoli ne notò uno sul quale stava scritto: Al Dio ignoto. E prese questa testimonianza per edificare gli Ateniesi in Cristo, tanto da citarla nel suo discorso, e aggiungere: Colui che voi onorate, pur senza conoscerlo, noi ve lo annunciamo 109. Che forse egli, per il fatto che tra gli altari degli idoli trovò quell'altare, sia pure eretto dai sacrileghi, per questo condannò e rifiutò quanto vi era di vero o, a causa della verità, che aveva letto, li esortò a imitare anche i sacrilegi dei pagani? In seguito, però, volendo far conoscere, come riteneva giusto, anche quel Signore, ad essi ignoto, ma a lui noto, disse, tra l'altro: In verità, egli non è lontano da ciascuno di noi. In lui, infatti, viviamo, ci muoviamo e siamo; come anche alcuni dei vostri hanno detto 110. Che forse anche in questo caso, visto che aveva trovato testimonianze di verità presso i sacrileghi, per via di queste, approvò loro o, per causa loro, condannò queste? Ma è fatale per voi sbagliare sempre, fino a quando a causa dei vizi degli uomini violate i sacramenti di Dio, o pensate che a causa dei sacramenti di Dio, che non vogliamo violare in voi, noi ci assumiamo anche il sacrilegio del vostro scisma.

Da dove viene il potere di battezzare.

30. 70. Petiliano: Ogni potere viene da Dio 111, non lo detiene l'uomo, come il Signore Gesù Cristo rispose a Pilato: " Non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse dato dall'alto " 112. E Giovanni dice: L'uomo non può fare niente, se non gli viene dato dal cielo " 113. Dimostrami, dunque, traditore, quand'è che hai ricevuto il potere di contraffare i misteri.

Quando la Cattolica ha perso il potere di battezzare?

31. 71. Agostino: Dimostrami tu, piuttosto, quand'è che tutto il mondo, in cui è diffusa l'eredità di Cristo, e una moltitudine di nazioni, nelle quali gli Apostoli hanno fondato le Chiese, ha perso il potere di battezzare! Non lo dimostrerai mai; non solo perché li calunni e non li dimostri traditori, ma perché, anche se li dimostri tali, il delitto di alcuni malvagi ignoti o ipocriti, da tollerare come paglia e zizzania, non può annullare le promesse di Dio, sì che nella discendenza di Abramo non siano benedette tutte le nazioni 114. Promesse dalle quali voi siete estranei, perché vi rifiutate di avere l'unità con tutte le nazioni.

Il battesimo è uno, ma consacrato in tre fasi.

32. 72. Petiliano: Sebbene il battesimo sia uno solo, è però stato consacrato in tre fasi: Giovanni ha dato l'acqua senza invocare il nome della Trinità, come ha dichiarato lui stesso: " Io vi battezzo con l'acqua della penitenza; poi verrà un altro, più grande di me, di cui non sono degno di portare i sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco " 115. Cristo ha dato lo Spirito Santo, come sta scritto: " Soffiò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo " 116. E lo stesso Fuoco Paraclito venne sugli Apostoli, ardendo tra fiamme crepitanti. O vera Divinità, che fu vista accendersi, ma non bruciare, come sta scritto: " E all'improvviso venne dal cielo un rombo, come di vento impetuoso, e riempì tutta la casa dove erano riuniti gli Apostoli; e apparvero lingue come di fuoco che si dividevano. Si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono ripieni di Spirito Santo, e incominciarono a parlare varie lingue, come lo Spirito Santo dava loro di parlare " 117. Ora tu, persecutore, non hai neppure l'acqua della penitenza; tu infatti non hai il potere di Giovanni, che fu ucciso, ma di Erode, che l'uccise. Tu, traditore, non hai lo Spirito Santo di Cristo; Cristo infatti si consegnò alla morte, non consegnò alla morte. Per te c'è, all'inferno, un fuoco spirituale, ardente, che con lingue digiune, può lambire e bruciare in eterno le tue membra, senza consumarle, come sta scritto del supplizio dei dannati all'inferno: " Il loro fuoco non si estinguerà " 118.

Petiliano è maldicente, non sincero.

32. 73. Agostino: Tu sei un insultatore maldicente, non un dialettico convincente. Quando la smetti, finalmente, di dire queste cose che, se non le provi, non riguardano nessuno, e se invece le provi, non riguardano assolutamente l'unità del mondo, che è nei santi, come nel suo frumento? Se anche noi volessimo ribattere insulti con insulti forse possiamo anche noi insultare con eloquenza. Possiamo anche noi dire: Tra fiamme crepitanti: ma non mi suona mai eloquente, un discorso sconveniente. Possiamo anche noi dire: Ti lambiscono con lingue digiune, ma non vogliamo che i nostri scritti, se li legge qualche persona di buon senso, li giudichi digiuni del succo della serietà, e che essa stessa, non potendosi nutrire di nessuna idea utile, soffra di un inutile digiuno. Ecco, io dico che i vostri Circoncellioni, non perché crepitano, ma perché precipitano, ardono delle fiamme della follia. Se tu rispondi: " Che ci importa? ", e perché tu, quando mi rinfacci i crimini che vuoi, a tua volta non potresti sentirti dire: " Noi li ignoriamo "? Se tu rispondi: " Non lo provate ", perché il mondo non potrà, a sua volta, replicarti: " Ma neppure voi lo provate "? Facciamo un patto, se vuoi: tu non rinfacci a noi i cattivi, che consideri nostri, né io a voi i vostri. Così vedrai, dopo questo patto tanto giusto, approvato e sottoscritto, che non hai niente da rinfacciare alla stirpe di Abramo diffusa in tutte le nazioni. Viceversa, io trovo un grande crimine da rinfacciarti: perché vi siete separati empiamente dalla discendenza di Abramo, presente in tutte le nazioni? Certamente non sai come giustificarti. Purifichiamoci dunque, entrambi, dai crimini degli altri. Quanto a te, se non sei in comunione con tutte le nazioni benedette nella stirpe di Abramo, questo è un grave crimine, non di alcuni di voi, ma di tutti voi.

Il significato delle lingue nella Pentecoste.

32. 74. Comunque tu sai e ricordi, che lo Spirito Santo è venuto affinché quelli che allora riempiva, potessero parlare varie lingue. Che significava questo segno e questo prodigio? E perché ora lo Spirito Santo viene dato in modo che nessuno di quelli, a cui viene dato, possa parlare tutte le lingue? Certamente perché allora questo miracolo significava che tutte le nazioni avrebbero creduto e che il Vangelo sarebbe stato annunciato in tutte le lingue. Il che è stato predetto tanto tempo prima nel salmo: Non vi sono lingue e non vi sono parole, delle quali non si oda il suono 119. Ed è stato detto per quelli che, ricevuto lo Spirito Santo, avrebbero parlato tutte le lingue. Ma poiché il Vangelo sarebbe stato annunciato in tutte le lingue della terra e poiché il miracolo significava che il corpo di Cristo sarebbe risuonato in tutto il mondo e in tutte le lingue, il salmo prosegue dicendo: In tutta la terra si diffuse il loro suono e fino ai confini del mondo le loro parole 120. Ne consegue che la vera Chiesa non si può nascondere a nessuno. Ecco perché il Signore stesso dice nel Vangelo: Non può restare nascosta una città posta su un monte121. E quindi lo stesso salmo aggiunge: Ha posto la sua tenda nel sole, cioè, nella visibilità, come si legge nel Libro dei Re: Ciò che tu hai fatto di nascosto, lo riavrai alla luce del sole 122. Ed egli, come uno sposo che esce dal suo talamo, esultò come un gigante sulla via; e la sua corsa dalla sommità del cielo. Ecco: vi trovi la venuta del Signore nella carne. E la sua corsa fino alla sommità del cielo. Ecco: vi trovi la passione e la resurrezione: E non v'è chi possa ripararsi dal suo calore 123. Ecco: vi trovi l'avvento dello Spirito Santo, che Cristo mandò in forma di lingue di fuoco, per mostrare il fervore della carità, che certamente non possiede chi non conserva con la Chiesa, presente in tutte le nazioni, l'unità dello spirito nel vincolo della pace 124.

La vera spiegazione dei testi della Scrittura.

32. 75. Inoltre, l'aver detto che il battesimo è uno solo, ma consacrato in tre fasi, e l'avere assegnata ciascuna di esse a tre persone, sì da attribuire l'acqua a Giovanni, lo Spirito Santo al Signore Gesù Cristo, e la terza, il fuoco, allo Spirito Santo disceso dall'alto, vedi un po' che grande errore è stato! Certo, ti ha portato a pensarlo, questa frase di Giovanni: Io battezzo con acqua, ma colui che verrà dopo di me è più grande di me; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco 125. Non hai voluto considerare che i tre elementi non sono stati assegnati, separatamente, ai tre: l'acqua a Giovanni, lo Spirito Santo a Cristo, il fuoco al Paraclito, ma che questi tre appartengono, piuttosto, a due persone: l'acqua a Giovanni e gli altri due al Signore. Giovanni, infatti, non disse: " Io vi battezzo con acqua, ma colui che viene dopo di me, e del quale io non sono degno di portare i calzari, è più grande di me. Egli vi battezza nello Spirito Santo, e chi invece verrà dopo di lui, il Paraclito, vi battezzerà col fuoco ", bensì: Io vi battezzo con acqua, ma colui che viene dopo di me, vi battezzerà nello Spirito Santo e fuoco. Egli attribuì un elemento a sé, e due a lui. Vedi? Ti ha ingannato il numero! Nota ancora. Tu hai detto che il battesimo è uno solo, ma consacrato in tre fasi: l'acqua, lo Spirito Santo e il fuoco; e hai indicato tre persone per ciascuna: Giovanni per l'acqua, Cristo per lo Spirito, il Paraclito per il fuoco. Ora, se l'acqua di Giovanni appartenesse al battesimo, di cui si proclama l'unità, non avrebbero dovuto farsi ribattezzare, per ordine dell'apostolo Paolo, quanti aveva saputo essere stati battezzati da Giovanni126; essi infatti avevano già l'acqua che, a tuo dire, appartiene allo stesso battesimo. Bastava che ricevessero lo Spirito e il fuoco, che mancavano a Giovanni, per completare il battesimo, consacrato, come affermi, in tre fasi. Ma visto che, con la sua autorità, l'Apostolo ordinò loro di farsi battezzare, è stato ben chiarito che l'acqua di Giovanni non appartiene al battesimo di Cristo, ma a un'altra economia, rispondente alla necessità del tempo.

Non vi sono due Spirito Santo.

32. 76. Infine come mai, volendo dimostrare che lo Spirito Santo è stato dato da Cristo, hai preso la testimonianza del Vangelo in cui si legge che Cristo, risorto dai morti, alitò sul volto dei discepoli e disse. Ricevete lo Spirito Santo 127? E volendo mostrare l'ultimo elemento, che hai nominato con il battesimo, nelle lingue di fuoco, apparse con la venuta del Paraclito, hai ritenuto di dire: E questo fuoco, il Paraclito, discese sugli Apostoli, ardendo come fiamme crepitanti, quasi che altro sia lo Spirito Santo, che egli diede soffiando sul volto degli Apostoli, e altro quello che scese sugli Apostoli dopo la sua ascensione. Ci sono forse due Spirito Santo? Chi è così pazzo da dirlo? Pertanto, è stato sempre Cristo a dare lo stesso Spirito Santo, sia soffiando sul volto dei discepoli e sia mandandolo dall'alto nel giorno di Pentecoste, con una sicura assicurazione del mistero. Quindi, non è che Cristo ha dato lo Spirito Santo, e il Paraclito il fuoco, quasi per compiere la promessa: In Spirito Santo e fuoco 128; ma il medesimo Cristo ha dato lo Spirito Santo con il suo soffio, quand'era in terra, mentre, stando in cielo, lo ha mostrato con le lingue di fuoco 129. In effetti, affinché tu sappia che non si è adempiuta questa parola: Egli vi battezzerà in Spirito Santo 130, solo quando Cristo alitò sul loro volto, di modo che non pensassero di doversi battezzare, alla venuta del Paraclito, non nello Spirito, ma nel fuoco, ricordati della chiarissima Scrittura, e vedi che cosa il Signore disse loro quando ascese al Cielo: Perché Giovanni ha battezzato con acqua, ma voi sarete battezzati nello Spirito Santo, che riceverete fra non molti giorni, nella Pentecoste 131. C'è una testimonianza più chiara? Secondo la tua opinione, invece, egli avrebbe dovuto dire: "Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece siete stati battezzati nello Spirito Santo, quando vi ha alitato in faccia; ma d'ora in poi sarete battezzati nel fuoco, che riceverete fra non molti giorni ". Così si sarebbero completate le tre fasi, con le quali tu dici che è stato consacrato il battesimo. Ne consegue che tu ancora non conosci il senso del testo: Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco 132, e temerariamente vuoi insegnare ciò che non sai!

Come possono battezzare nel nome della Trinità quelli che sono in comunione con i traditori?

33. 77. Petiliano: Ma per analizzare a fondo il battesimo nel nome della Trinità, vediamo ciò che Cristo Signore disse ai suoi Apostoli: " Andate, battezzate le nazioni nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi comando" 133. A chi insegni, traditore? Chi condanni? A chi insegni, traditore? Chi uccidi? Infine: A chi insegni? Forse a chi hai reso omicida? Come dunque puoi battezzare nel nome della Trinità? Non puoi chiamare Dio, tuo Padre. Se infatti Cristo Signore ha detto: " Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio " 134, tu, che non hai la pace del cuore, non hai Dio per Padre. Come dunque puoi battezzare nel nome del Figlio, tu che tradisci il Figlio di Dio, e non lo imiti né nelle sofferenze e né nella Croce? Come puoi battezzare nel nome dello Spirito Santo, se lo Spirito Santo è venuto su quegli Apostoli, che non furono traditori? Ma se Dio non vi è Padre e non nascete veramente dall'acqua del battesimo, nessuno di voi è pienamente nato e non avete, o empi, né un padre e né una madre. E non debbo, io, allora, battezzare gente di tal fatta, anche se, come i Giudei lavano, per così dire, la carne, vi lavaste migliaia di volte?

Se i peccatori non possono battezzare, non lo hanno potuto fare neppure i vostri.

33. 78. Agostino: Bene, ti eri proposto di analizzare a fondo il battesimo nel nome della Trinità, e ci avevi resi molto attenti, ma purtroppo, e per voi è certo molto facile, ben presto sei ritornato ai soliti insulti. E questo lo fai con eloquenza. Ti scegli, infatti, quelli che vuoi e contro essi inveisci quanto vuoi; e se nel tuo ampio discorso, uno cerca di inserire questa brevissima parola: " dimostralo", ti trovi chiuso in spazi strettissimi. E questo te lo dice la stirpe di Abramo, nella quale tutte le nazioni sono benedette 135, e quindi non si preoccupano se da te sono maledette. E tuttavia, visto che tu tratti del battesimo, che ritieni vero solo quando si trova in un uomo giusto, e falso quando si trova in un ingiusto, ecco che anch'io, se esamino il battesimo dato nel nome della Trinità, secondo il tuo criterio, potrò dire con più eloquenza, come ritengo, che non ha Dio per padre chi ha il Conte per dio; e che non crede suo il Cristo, se non colui per il quale egli ha sofferto; e che non ha lo Spirito Santo chi, anche se in modo molto diverso, ha incendiato la misera Africa con lingue di fuoco. Come dunque può avere il battesimo? Come può darlo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo? Ormai tu capisci certamente che il battesimo si può trovare in un uomo iniquo e può essere dato da un uomo iniquo; un battesimo non iniquo, ma santo e vero, non perché esso è suo, ma perché è di Dio. Ma di questo io non ti accuso: che tu non cessi di fare verso non so chi del mondo e, ciò che è più intollerabile, del fatto che neppure di essi puoi provare niente. Ma io non so come si possa tollerare che, non solo accusate i santi dei peccati degli iniqui, ma che anche al santo battesimo, che in qualunque iniquo è sempre santo, associate il crimine causato dal contatto con i peccatori, fino a dire che il battesimo è tale quale al ministro dal quale lo si ha o lo si dà o lo si prende. Del resto, se l'uomo diventa tale e quale al ministro con cui si è accostato ai misteri, e se perfino i sacramenti diventano tali e quali agli uomini in cui sono, agli uomini santi basta per avere consolazione sentire un falso crimine che li accomuna con il santo battesimo. Vedete come vi condannate con la vostra bocca, se anche i vostri fedeli sobri, al contatto con i vostri ubriachi, diventano ubriachi, e se i vostri fedeli misericordiosi, al contatto con i rapitori, diventano rapitori, e se, tutto quanto si trova nei malvagi presso di voi, sono costretti a esserlo quelli che non lo sono; e il battesimo stesso, in tutti i vostri immondi è immondo, e secondo la diversità della stessa immondezza, è diverso se è costretto ad essere tale e quale a colui dal quale si ha e si dà. Queste cose sono certamente false, e quindi non ci nuocciono, quando le dite contro di noi e non guardate voi; a voi, invece, nuocciono; infatti, poiché dite cose false, esse non ricadono su di noi, ma poiché le credete vere, ricadono su di voi.

34. 79. Petiliano: Se agli Apostoli fu lecito battezzare quelli che Giovanni aveva lavati con il battesimo di penitenza, non sarà lecito a me battezzare voi, sacrileghi?

Petiliano si contraddice.

34. 80. Agostino: Dove è andato a finire quanto avevi detto sopra, che non c'è un battesimo di Giovanni e uno di Cristo, ma uno solo, consacrato in tre fasi, delle quali, Giovanni ha dato l'acqua, Cristo lo Spirito Santo e il Paraclito il fuoco? Perché gli Apostoli hanno ripetuto l'acqua in quelli ai quali Giovanni l'aveva già data; un acqua che faceva parte dell'unico battesimo consacrato in tre fasi? Vedi bene come sia indispensabile che ciascuno sappia ciò che dice.

35. 81. Petiliano: Lo Spirito Santo non può essere infuso in uno per l'imposizione della mano del vescovo, se non precede l'acqua che genera una coscienza pura.

La santità del battesimo è distinta dalla santità di chi lo dà e di chi lo riceve.

35. 82. Agostino: In queste tue poche parole, vi sono due errori: uno, certo, non riguarda molto la nostra questione, ma ti accusa di ignoranza. Infatti, senza alcuna imposizione delle mani, lo Spirito Santo venne su centoventi persone, su Cornelio il Centurione, e su quanti erano con lui, anche prima del loro battesimo 136. Il secondo errore, invece, pone totalmente fine, con queste parole, a tutta la nostra causa. Tu dici, infatti, che deve precedere l'acqua che genera la coscienza pura, perché possa seguire lo Spirito Santo. Di conseguenza, o ogni acqua consacrata nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo fa una coscienza pura, non in virtù dei ministri o dei battezzatori, ma di colui che, essendo senza macchia, ha istituito questo battesimo o, se l'acqua che fa coscienza pura non la fa se non la pura coscienza, e del ministro e del battezzando, come vi comportate con quelli che scoprite essere stati battezzati da coloro che, non ancora scoperti, avevano la coscienza macchiata? Soprattutto se tra i battezzati, c'è qualcuno che confessa di avere avuto la coscienza cattiva quando è stato battezzato, forse perché avrebbe voluto cogliere l'occasione per commettere un crimine? Quando dunque vi sarà chiaro che né chi ha amministrato il battesimo e né chi lo ha ricevuto, aveva una coscienza pura, pensate forse di ribattezzarlo? Non lo dirai mai, né lo farai mai. La purezza del battesimo, quindi, è totalmente distinta dalla purezza o immondezza della coscienza, sia di chi lo dà e sia di chi lo riceve. Ed ora, osa dire che ebbe una coscienza pura quel truffatore, rapitore, oppressore dei fanciulli e delle vedove, quel separatore di coniugi, traditore, venditore e spartitore dei patrimoni altrui. Osa anche dire che ebbero una coscienza pura, quelli che difficilmente all'epoca sono mancati, i quali, non per Cristo e né per la vita eterna, ma per conciliare le amicizie terrene e saziare le brame terrene ambirono farsi battezzare da lui. Del resto, se non osi dire che avevano la coscienza pura, quelli che trovi battezzati nel loro numero, dà loro l'acqua della coscienza pura che non hanno ricevuto; che se non lo fai, smettila di accusarci di ciò che non sai, per non vederti costretto a rispondere contro di voi ciò che sai.

36. 83. Petiliano: Certamente lo Spirito Santo non poté venire in voi, che neppure il battesimo di penitenza ha purificati, ma, ed è verità, ha sporcati l'acqua di un traditore della quale dovete pentirvi!

Noi siamo Cattolici, perché non abbandoniamo l'unità, mentre voi siete eretici.

36. 84. Agostino: Veramente che noi siamo traditori, non solo non lo provate voi, ma neppure i vostri padri poterono provarlo dei nostri padri; che se fossero stati dimostrati tali, sicuramente non sarebbero nostri padri, stando alla tua precedente affermazione, se noi non ne avessimo imitato le azioni. Comunque, le loro colpe non ci avrebbero sradicati dall'unità e dalla stirpe di Abramo, nella quale tutte le nazioni sono benedette 137. Nondimeno, se l'acqua di Cristo è diversa dall'acqua del traditore, perché Cristo non fu un traditore, perché non sarebbero diverse l'acqua del Cristo e l'acqua del ladrone, perché certamente Cristo non fu un ladrone? Tu, dunque, battezza dopo il tuo ladrone, ed io battezzerò dopo il traditore che non è né mio e né tuo o, se bisogna credere ai documenti addotti, è mio e tuo; se invece bisogna credere alla comunione di tutto il mondo, più che al partito di Donato, non è mio, ma tuo. Seguiamo una dottrina migliore e più saggia: poiché, stando alla parola dell'Apostolo: Ciascuno di noi porterà il proprio peso 138, né quel ladrone è vostro, non siete tutti ladroni, e né ogni traditore è vostro o nostro, non siamo tutti traditori. E quindi siamo cattolici noi, che, secondo questa dottrina, non lasciamo l'unità, mentre siete eretici voi, che per via dei crimini di alcune persone, veri o falsi che siano, non volete conservare la carità con la stirpe di Abramo.

Paolo ha ribattezzato?

37. 85. Petiliano: Ebbene, facciamoci illuminare dalle opere degli Apostoli e istruire dai loro Atti. Ecco che cosa vi sta scritto: " Avvenne che, mentre Apollo era in Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, venne ad Efeso. Ed avendo incontrato alcuni discepoli, disse loro: Avete ricevuto, al momento di credere, lo Spirito Santo? Ma quelli gli risposero: Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo. E Paolo disse loro: Con quale battesimo siete stati battezzati? Gli risposero, dicendo: Col battesimo di Giovanni. Ma Paolo replicò: Giovanni ha battezzato con un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, Gesù Cristo nostro Signore. Sentito questo, vennero battezzati nel nome del nostro Signore Gesù Cristo; e dopo che Paolo impose loro le mani, lo Spirito Santo discese su di loro e parlavano in diverse lingue e profetizzavano. In tutto erano circa dodici persone " 139. Ora, se quelli vennero battezzati per ricevere lo Spirito Santo, perché voi, se volete ricevere lo Spirito Santo, non accettate, dopo le vostre menzogne, un vero rinnovamento? Ora, se ciò che noi facciamo è un male, perché ci cercate? E se invece è un crimine, per prima cosa condannate Paolo; certo Paolo lavò ciò che era stato lavato, mentre noi vi diamo il battesimo che ancora non c'è. Infatti, come abbiamo spesso detto, voi non battezzate con un vero battesimo, ma disonorate con il vuoto nome di un falso battesimo.

Paolo ha battezzato quelli che non avevano il battesimo di Cristo.

37. 86. Agostino: Noi non accusiamo Paolo, che ha dato a quelle persone il battesimo di Cristo, perché esse non avevano il battesimo di Cristo, ma di Giovanni, stando alla loro risposta. Esse infatti, interrogate con quale battesimo fossero state battezzate, risposero: "Con il battesimo di Giovanni ", che non c'entra con il battesimo di Cristo, e non è né una sua parte e né una sua fase. Altrimenti, o allora si ripeteva l'acqua del battesimo di Cristo o, se la perfezione del battesimo di Cristo richiedeva, allora, due lavacri, è meno perfetto ora, poiché non si dà l'acqua che dava Giovanni. Ma ciascuna di queste opinioni è empia e sacrilega. Paolo, dunque, dette il battesimo di Cristo a quelli, che non avevano il battesimo di Cristo, ma di Giovanni.

Il battesimo di Giovanni era figura del battesimo di Cristo.

37. 87. Quanto al motivo per cui a quell'epoca è stato necessario il battesimo di Giovanni, che oggi non lo è più, lo abbiamo esposto altrove, e ora con la nostra questione non c'entra, se non per ribadire che il battesimo di Giovanni e quello di Cristo erano diversi, come diverso è stato il battesimo col quale, dice l'Apostolo, furono battezzati i nostri Padri nella legge e nel mare, quando, per mezzo di Mosè, attraversarono il Mar Rosso 140. La Legge e i Profeti, infatti, fino a Giovanni Battista, possedevano dei misteri premonitori della realtà futura 141; i sacramenti del nostro tempo, invece, testimoniano che è giunta quella realtà da essi annunciata per il futuro. Pertanto Giovanni, di tutti i suoi predecessori, è stato il più vicino annunciatore di Cristo. E poiché i giusti e i Profeti del passato desideravano vedere il compimento di ciò che, per rivelazione dello Spirito Santo, vedevano nel futuro, tanto che il Signore stesso disse: Molti giusti e Profeti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete e non lo videro; ascoltare ciò che voi ascoltate, e non lo ascoltarono 142, per questo è stato detto che Giovanni era più che un profeta e che, tra i nati di donna, nessuno era stato più grande 143. Infatti, ai giusti precedenti è stato dato solo di predire il Cristo, a lui, invece, è stato dato di predirlo assente e di vederlo presente; così vediamo che a lui si manifestò quel che essi desiderarono. E quindi il sacramento del suo battesimo appartiene ancora al tempo della predizione del Cristo, ma all'ultimissima fase; poiché, fino a lui vi erano stati solo i preannunciatori della prima venuta del Signore; mentre ora, di questa venuta, ci sono gli annunci e non più i preannunci. Ma il Signore, per insegnarci la via dell'umiltà, si degnò ricevere i sacramenti del suo preannuncio, che trovò in terra, non come mezzo di purificazione per lui, ma come esempio di pietà per noi: e cioè, per mostrarci con che devozione dobbiamo ricevere i sacramenti, che testimoniano che egli è già venuto, visto che lui stesso non ha disdegnato di ricevere quelli che prefiguravano questa venuta. Ora Giovanni, pur essendo molto vicino al Cristo e coetaneo di poco meno di un anno, tuttavia, quando battezzava precedeva la venuta del Cristo, per cui di lui sta scritto: Ecco, io mando il mio angelo davanti a te, per prepararti la tua via 144. E egli stesso predicava di sé, dicendo: Dopo di me viene uno più forte di me 145. Così, anche la circoncisione all'ottavo giorno data ai Padri, preannunciava la giustificazione nella spogliazione delle concupiscenze della carne 146, in virtù della resurrezione del Signore, avvenuta dopo il settimo giorno, cioè il sabato, nell'ottavo giorno, cioè la domenica, tre giorni dopo la sepoltura; e tuttavia Cristo ricevette da bambino la stessa circoncisione della carne, che preannunciava la giustificazione. E come la Pasqua, celebrata dai Giudei, nell'uccisione dell'agnello preannunciava la passione del Signore e il suo passaggio da questo mondo al Padre, eppure il Signore celebrò con i suoi discepoli quella Pasqua del preannuncio quando essi gli chiesero: Dove vuoi che ti prepariamo la Pasqua? 147, così ricevette anche il battesimo di Giovanni, che era il preannuncio prossimo del suo. Ma come altro è la circoncisione dei Giudei, altro la Pasqua, che essi ancora celebrano con l'agnello ed altro, invece, il sacramento del corpo e del sangue del Signore, che noi riceviamo, così altro è stato il battesimo di Giovanni ed altro quello di Cristo. I sacramenti antichi preannunciavano quelli attuali, mentre questi, una volta che si sono compiuti quelli, vengono proclamati. E quantunque anche Cristo li ha ricevuti, essi a noi non sono necessari, perché abbiamo ricevuto colui che essi annunciavano. Ma dopo l'avvento del Signore, chiunque ricevesse gli antichi sacramenti, deve istruirsi anche in quelli cristiani; chiunque, invece ne è istruito, non deve essere costretto a tornare indietro.

Per questo si doveva battezzare dopo Giovanni.

37. 88. Perciò non create fumo col battesimo di Giovanni. Quale che ne sia la ragione e la natura: o quella che io ho spiegato o un'altra migliore e più sicura, è chiaro che altro è stato il battesimo di Giovanni e altro è quello di Cristo. Il primo venne chiamato battesimo di Giovanni, come attesta la risposta data a coloro che hai ricordati, e la domanda fatta dal Signore ai Giudei: Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? 148 L'altro battesimo, invece, non si chiama né di Ceciliano, né di Donato, né di Agostino, né di Petiliano, ma battesimo di Cristo. Ebbene, se tu ci consideri sfacciati, perché non vogliamo battezzare nessuno dopo di noi, malgrado vediamo che si è battezzato dopo Giovanni che, certo, è incomparabilmente più grande di noi, sono forse uguali Giovanni e Ottato? Sembra una domanda ridicola, eppure io credo che voi non li riteniate uguali, ma riteniate più grande Ottato: ora, dopo Giovanni l'Apostolo ha battezzato, dopo Ottato voi non osate farlo. Forse perché Ottato era nella vostra unità? Ora io non so con quale animo si possa sostenere questo: che l'amico del Conte, il cui dio era il Conte, era nell'unità, mentre l'amico dello Sposo 149 era fuori dell'unità. Che se Giovanni era pienamente nell'unità e fu di gran lunga più insigne e più grande, non solo di Ottato, ma di tutti voi e noi, eppure, dopo di lui l'apostolo Paolo battezzò, perché voi, dopo Ottato, non battezzate? A meno che la vostra cecità vi metta in tali difficoltà da costringervi a dire che Ottato poteva dare lo Spirito Santo e Giovanni no. Se poi non lo dite, per evitare che perfino gli insensati scherniscano la vostra insensatezza, che cosa risponderete alla domanda, perché, dopo Giovanni fu necessario battezzare e dopo Ottato non è necessario farlo, se non perché quelli erano stati battezzati col battesimo di Giovanni, mentre quanti si fanno battezzare con il battesimo di Cristo, sia che li battezzi Paolo e sia che li battezzi Ottato, tra i battesimi degli uni e degli altri non c'è nessuna differenza, benché ce ne sia tanta tra Paolo e Ottato? Ritornate dunque, o prevaricatori, alla saggezza 150, e non misurate i sacramenti divini dal comportamento e dalle azioni degli uomini! Essi infatti sono santi grazie a colui al quale appartengono; ma, celebrati degnamente, danno il premio; celebrati indegnamente, la condanna. E quand'anche non siano una sola cosa quelli che celebrano il sacramento di Dio degnamente, e quelli che lo celebrano indegnamente 151, esso è sempre uno, che lo si celebri degnamente o indegnamente; e non per farlo diventare migliore o peggiore, ma per la vita o la morte dei celebranti. Quanto poi a ciò che hai detto: che in coloro che Paolo ha battezzato dopo Giovanni, ha lavato ciò che era già stato lavato, certamente non lo avresti detto, se avessi riflettuto un poco su quanto dicevi. Se infatti il battesimo di Giovanni aveva bisogno di purificazione, era senza dubbio sporco. Perché continuare ad incalzarti? Ricorda o leggi, e vedi da dove Giovanni lo ha ricevuto; scoprirai contro chi hai lanciato questa bestemmia; e quando lo avrai scoperto, battiti almeno il petto, se non riesci a frenare la lingua.

Gli eretici sono da cercarsi perché sono eretici.

37. 89. E poi, quanto a quella che vi sembra una bella frase: Se in questo noi facciamo male, perché ci cercate? perché non ricordate, una buona volta, che non si cercano se non i perduti? O, non accorgersi di questo, fa parte della perdizione? Anche la pecora, infatti, avrebbe potuto dire al pastore, molto a sproposito: " Se faccio male ad allontanarmi dal gregge, perché mi cerchi? ", senza capire che il motivo per cui crede che non bisogna cercarla, è il solo per cui la si cerca. Ora, chi vi cerca, o per mezzo delle sue Scritture o dei pacifici predicatori cattolici, o dei flagelli delle tribolazioni temporali, se non colui che in tutte le cose vi elargisce questa misericordia? Noi quindi vi cerchiamo, per trovarvi; tanto infatti vi amiamo, perché viviate, quanto odiamo il vostro errore, perché scompaia chi vi perde, finché esso non perisce. Dio voglia che vi cerchiamo in modo da trovarvi anche, e di ciascuno di voi poter dire: Era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato 152.

38. 90. Petiliano: " Se voi dite di avere la Cattolica, sapete che catholicos è un vocabolo greco, che significa unico o tutto. Ma voi non siete nel tutto, perché vi siete ritirati in un partito.

Il significato del termine Cattolico.

38. 91. Agostino: Per la verità della lingua greca io ho imparato pochissimo, anzi quasi niente; eppure non credo di essere spudorato se dico di sapere che o{lon non significa uno solo, ma tutto, e kaq_o{lon, secondo il tutto, donde l'appellativo di Cattolica, come dice il Signore: Non spetta a voi sapere i tempi o i momenti che il Padre ha posto in suo potere; ma riceverete su di voi la potenza dello Spirito Santo, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e nella Samaria e fino agli estremi confini della terra 153. Ecco perché si chiama Cattolica. Ma voi andate ad urtare ad occhi così chiusi contro il monte che, secondo la profezia di Daniele, crebbe da una piccola pietra e riempì tutta la terra 154, da dirci che ci siamo ritirati in un partito e non siamo in quel tutto, la cui comunione si diffonde in tutta la terra. Ma, allo stesso modo se tu mi dicessi che io sono Petiliano, non saprei come smentirti, se non ridendo di un burlone o dolendomi di un insipiente, così vedo che ora devo fare questo; ma siccome non credo che tu scherzi, vedi che cosa resta.

Non c'è nessun rapporto tra il partito di Donato e quello di Macario.

39. 92. Petiliano: Non c'è nessun rapporto tra la luce e le tenebre155, tra il miele e l'amarezza, tra la vita e la morte, tra l'innocenza e la colpevolezza, tra l'acqua e il sangue; né tra la morchia e l'olio. E benché abbiano in comune la feccia, tutte le impurità si depositano. Ecco la sentina dei vizi : È nelle parole di Giovanni: " Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri " 156; se infatti fossero stati dei nostri, sarebbero restati con noi. L'oro non resta con le sue impurità; tutti i metalli preziosi vengono purificati. Sta scritto infatti: " Come la fornace prova l'oro, così la sofferenza della tribolazione prova i giusti " 157. Non è una parte della mitezza, la crudeltà; né la religione del sacrilegio; e né il partito di Macario può essere assolutamente nostro, solo perché macchia i nostri riti imitandoli. L'armata nemica é solo una parte, che completa una realtà ostile; e se veramente si dice un partito, incorra nella giusta sentenza di Salomone: " Scompaia il loro partito dalla terra " 158.

Petiliano non vede tutta la realtà del mondo.

39. 93. Agostino: Proferire queste frasi e non provare affatto, che altro è se non delirare? Consideri la zizzania per il mondo e non consideri il grano, benché sia stato ordinato di lasciarli crescere entrambi in tutto il mondo. Consideri la stirpe del maligno, che sarà separata al tempo della mietitura 159, e non consideri la stirpe di Abramo, nella quale sono benedette tutte la nazioni 160. Quasi che voi siate già una massa purificata, un miele genuino, un olio raffinato, un oro puro, o la facciata bianca di una parete. Per tacere degli altri vizi, che forse gli ubriachi formano il partito dei sobri? O gli avari si annoverano nel partito dei sapienti? E se i miti si chiamano luce, la rabbia dei Circoncellioni dove la mettiamo, se non tra le tenebre? Perché, allora, il battesimo dato tramite costoro presso di voi, è valido, e lo stesso battesimo di Cristo, dato tramite uno qualsiasi in tutto il mondo, non è valido? Tu vedi, certamente, il perché vi siete separati dalla comunione del mondo: non certo per essere tutti ubriachi né tutti avari né tutti violenti, ma per essere tutti eretici, e quindi tutti empi e sacrileghi.

I Donatisti sono paglia; il significato del termine Macario.

39. 94. Quanto al fatto che chiamate il mondo, che gode della comunione cristiana, il partito di Macario, quale persona, sana di mente, lo direbbe? Ma poiché noi diciamo che voi siete del partito di Donato, cercate uno per poter dire che noi siamo del suo partito, e trovandovi in grandi difficoltà, indicate un non so chi, forse conosciuto in Africa, ma nelle altre zone del mondo, ignoto. Perciò ecco che vi risponde la stirpe di Abramo da tutta la terra: " Questo Macario, di cui ci fate partigiani, non lo conosciamo affatto ". Replicate dicendo che voi non conoscete Donato! Ma anche se dicessimo che siete il partito di Ottato, chi di voi può dire di non conoscere Ottato, se non di vista, forse, come neppure Donato? Ma voi gioite, evidentemente, a sentir nominare Donato; forse anche a sentir nominare Ottato? Ed allora, che vi giova Donato, se Ottato vi ha inquinati tutti? Che vi giova la sobrietà di Donato, se vi ha tutti macchiati l'ubriachezza dei Circoncellioni? Che vi giova, stando alla vostra opinione, l'innocenza di Donato, se vi ha macchiati la rapacità di Ottato? Ecco dove sta il vostro errore: credere che sia più efficace l'iniquità di un uomo, per contaminare, che la sua giustizia, per purificare. Quindi, se due persone, una giusta e l'altra ingiusta, frequentano insieme i sacramenti divini, ma in modo che, né la prima imiti l'ingiustizia della seconda, e né la seconda la giustizia della prima, voi non dite che, per questo fatto, ambedue diventano giuste, ma ambedue ingiuste, per cui anche il sacramento santo, che ricevono insieme, diventa immondo e perde la sua santità. Ma dove trova tali avvocati, l'iniquità, che delirano a tal punto da ritenerla vittoriosa? Perché, allora, vi vantate del nome di Donato in un errore tanto perverso, nel quale non è Petiliano che merita di essere ciò che fu Donato, ma è Donato che è costretto ad essere ciò che fu Ottato? Dica, invece, la casa di Israele: La mia parte è il Signore 161; dica la stirpe di Abramo in tutte le nazioni: O Signore, sei parte della mia eredità 162. Essa infatti sa in che termini, Caifa, nel Vangelo, parla della gloria del Dio beato 163. Del resto anche voi, grazie al sacramento che è in voi, come fece Caifa, persecutore del Signore, profetizzate senza saperlo 164. Infatti, ciò che in greco è makavrio1/2, in latino è beato. In questo senso, noi siamo del partito di Makarios. Che cosa, infatti, è più beato del Cristo, a cui noi apparteniamo, a cui si richiamano e si convertono tutti i confini della terra, e a cui prestano adorazione tutte le famiglie delle nazioni 165? Quanto poi alla maledizione finale, malamente presa da Salomone, il partito di Makarios, cioè di questo beato, non teme di sparire dalla terra. Una frase rivolta agli empi, voi tentate di rivolgerla all'eredità di Cristo e, con sacrilega empietà, sostenete che questo è accaduto. In realtà, parlando degli empi, Salomone disse: Scompaia il loro partito dalla terra166. Voi, invece, quando ripetete questi testi della Scrittura: Ti darò in eredità le nazioni 167, e: Si ricorderanno e si convertiranno al Signore tutti i confini della terra 168, e sostenete che questa promessa è già scomparsa dalla terra, volete applicare all'eredità di Cristo quanto è stato predetto della sorte degli empi; ma mentre l'eredità di Cristo resta e cresce, voi, che parlate così, sparite. Non sempre, infatti, è il sacramento di Dio a farvi profetizzare, dato che, in questo caso, la vostra follia vi porta ad augurare il male. Ma conta di più la predizione dei Profeti, che la maledizione dei falsi profeti!

40. 95. Petiliano: Anche l'apostolo Paolo grida: " Non vi unite con gli infedeli. Quale rapporto c'è, infatti, tra la giustizia e l'iniquità? Quale unione tra la luce e le tenebre? Quale intesa tra Cristo e Belial? Quale comunione tra il fedele e l'infedele? " 169.

Lo stesso sacramento può essere per la salvezza o per la condanna.

40. 96. Agostino: Conosco le parole dell'Apostolo; ma come possano favorirti, non lo vedo proprio. Chi di noi dice che c'è un rapporto tra la giustizia e l'iniquità, anche se il giusto e l'ingiusto, come Giuda e Pietro, comunicano agli stessi sacramenti? In verità, da una unica realtà santa, Giuda riceveva la condanna e Pietro la salvezza; come tu del resto, supposto che eri diverso, ricevevi il sacramento con Ottato, ma non eri, come lui, un ladrone. Oppure la rapina non è un'iniquità? Chi è tanto folle da dirlo? Perciò, quale rapporto c'era tra la tua giustizia e la sua iniquità, quando vi accostavate all'unico altare?

41. 97. Petiliano: Per impedire il sorgere di scismi, Paolo ci ha insegnato ancora: " Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: Io sono di Paolo, io di Apollo, io di Cefa, ed io di Cristo. È stato forse diviso Cristo? È stato forse crocifisso per voi Paolo? O è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? " 170.

41. 98. Agostino: Ricordatevi lettori di questa citazione: Petiliano la cita dall'Apostolo. Avreste mai pensato che lo avrebbe citato per noi e contro di lui?

42. 99. Petiliano: Quel che Paolo ha detto ai semplici e ai giusti, io lo dico a voi, ingiusti: È forse diviso Cristo, perché voi vi separaste dalla Chiesa?

42. 100. Agostino: Temo che qualcuno pensi che il copista di questa opera sia incorso in un errore e che qui abbia scritto: " Petiliano ha detto ", dove avrebbe dovuto scrivere: " Agostino risponde ". Ma io ho capito che hai fatto: hai quasi voluto prevenirci, per timore che questo testo lo citassimo noi. Ma che cosa hai ottenuto, se non una ripetizione? Se dunque ci prendi tanto gusto a sentir quanto è contro di voi, ti prego, Petiliano, ascoltalo da me: È stato forse diviso Cristo, perché voi vi separaste dalla Chiesa?

È forse morto per voi Giuda?

43. 101. Petiliano: È forse morto per voi, appeso alla sua corda, Giuda, il traditore? O voi vi conformate alla sua condotta e, imitando le sue azioni, rapite i tesori della Chiesa e vendete alle potenze di questo mondo, noi, eredi di Cristo?

Per noi non è morto Giuda, ma Cristo.

43. 102. Agostino: Per noi non è morto Giuda, ma Cristo, al quale la Chiesa diffusa nel mondo dice: Ho risposto ai miei insultatori, poiché ho sperato nelle tue parole 171. Quando dunque io sento le parole del Signore, che dice: Mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e la Samaria, e fino all'estremità della terra 172; e quelle del profeta: Per tutta la terra si è diffusa la loro voce, e fino ai confini della terra le loro parole 173, la mescolanza corporale dei cattivi non mi turba affatto, se so dire: Accetta il tuo servo nel bene; non mi calunnino i superbi 174. Non mi preoccupo, quindi, di un vuoto calunniatore, poiché ho un bravo promettitore. Se poi vi lamentate dei beni o dei luoghi ecclesiastici, che avevate e che non avete più, anche i Giudei possono dirsi giusti e accusare noi di ingiustizia, poiché la terra nella quale regnarono con empietà, ora l'hanno i Cristiani. Che c'è di indecoroso, se le basiliche che avevano gli eretici, ora le hanno, sempre per volere del Signore, i Cattolici? Per tutti i loro simili, cioè per tutti gli empi e gli iniqui, vale la parola del Signore: Vi sarà tolto il regno e sarà dato ad una nazione che pratica la giustizia 175. O è stato scritto invano: Le fatiche degli empi nutriranno i giusti 176? Di conseguenza, dovete più stupirvi di possedere ancora qualcosa, che di avere perso qualcosa! Ma neppure di questo vi stupite: una parete imbiancata, infatti, cade poco a poco. Osservate i Massimianisti: vedete quali luoghi avevano e da quali commissari imperiali e assalitori ne sono stati espulsi! E se subire tutto ciò è giustizia e procurarlo è ingiustizia, abbi il coraggio di dirlo, se ci riesci. Innanzitutto, perché siete stati voi a procurarlo ed essi a subirlo, e poi, perché, secondo la regola di questa giustizia, tu sei sfavorito. Infatti, mentre essi vennero espulsi dalle antiche basiliche, dai giudici inviati dagli imperatori cattolici, tu non sei stato cacciato dalle basiliche dell'unità, neppure per ordine degli imperatori. Per qual motivo, se non perché sei inferiore non solo agli altri tuoi colleghi, ma anche a quelli stessi che voi avete certamente condannato come sacrileghi, per bocca del vostro concilio plenario?.

44. 103. Petiliano: Con il nostro battesimo noi ci rivestiamo, come sta scritto, di Cristo tradito 177; con il vostro contagio voi vi rivestite di Giuda, il traditore.

Siamo stati battezzati nel nome di Cristo, non nel nome di Giuda.

44. 104. Agostino: Anch'io potrei dire: " Col vostro contagio voi vi rivestite di Ottato, traditore, ladro, oppressore, separatore "; ma che la voglia di replicare con gli insulti non mi spinga alla falsità; in realtà, né voi vi siete rivestiti di Ottato e né noi di Giuda. Quindi, se uno viene da noi e dichiara di essere stato battezzato nel nome di Ottato, lo si battezzerà nel nome di Cristo; e quanto a voi, tutti quelli che venivano da noi e che avete battezzati, se hanno dichiarato di essere stati battezzati nel nome di Giuda, il traditore, noi non condanniamo il vostro agire; se invece erano stati battezzati nel nome di Cristo, non vedete quale grande errore fate, nel ritenere che i sacramenti di Dio variano secondo la varietà dei vizi degli uomini, o che vengono sporcati dalle lordure di una qualsiasi vita?

Due sono le vie: la via della vita e la via della morte.

45. 105. Petiliano: Ma se questi sono le parti, non ci danneggiano i nomi dei compartecipi. Vi sono infatti due vie: una stretta, per la quale procediamo noi, e l'altra è per gli empi, nella quale essi periranno 178. E tuttavia, l'uguaglianza del vocabolo si distingue da lontano, perché la via della giustizia non sia contaminata dall'avere in comune il nome.

In che senso intendere il piccolo numero.

45. 106. Agostino: Hai temuto il confronto tra la vostra moltitudine e la moltitudine del mondo, e hai scelto di rifugiarti nella lode del piccolo numero, che cammina per la via stretta. Magari ti fossi rifugiato non nella sua lode, ma nella via stessa: avresti certamente visto che questo piccolo numero si trova nella Chiesa di tutte le nazioni; ma che i giusti vengono considerati pochi in confronto ai molti ingiusti, allo stesso modo che il grano di una messe molto fertile, in confronto alla paglia può dirsi poco; ma una volta raccolto e ammassato riempie il granaio. Infatti, come per il dolore dei luoghi perduti, così pure, se pensi che queste siano ingiustizie, ti supereranno gli stessi Massimianisti.

La citazione del primo salmo, sul vero beato.

46. 107. Petiliano: Nel primo salmo Davide divide empi e beati, non creando, è chiaro, dei partiti, ma separando la santità dagli empi. " Beato l'uomo che non cammina nel consiglio degli empi, e non sta nella via dei peccatori ". Ritorni sulla via della giustizia, chi errava per perdersi. " E non siede sulla cattedra della corruzione ". Se vi ammonisce così, miseri, perché vi sedete? " Ma nella legge del Signore è la sua volontà e medita giorno e notte la legge. E sarà come un albero piantato lungo il corso delle acque, che dà il frutto a suo tempo. E le sue foglie non cadranno, e tutto ciò che farà riuscirà bene. Non così, non così gli empi, ma come pula che il vento disperde dalla faccia della terra ". Essa riempie gli occhi e li acceca. " Perciò gli empi non sorgeranno nel giudizio e né i peccatori nell'assemblea dei giusti, poiché il Signore conosce le vie dei giusti e il cammino degli empi andrà in rovina " 179.

Chi è un uomo beato.

46. 108. Agostino: Chi non sa distinguere, nelle Scritture, queste due specie di uomini? Ma voi, maldicenti, rinfacciate anche al frumento i crimini della paglia e, pur essendo solo paglia, vi vantate di essere solo frumento. I profeti, invece, che sono veritieri, dicono che queste due specie di uomini, prima della vagliatura, che si farà nel giudizio, vivono mescolate in tutto il mondo, cioè in tutto il campo del Signore. Comunque io ti invito a leggere questo primo salmo in greco, così non oserai più accusare il mondo di essere il partito di Macario, perché forse capirai a quale Macario si riferisce il partito di tutti i santi, che in tutte le nazioni vengono benedetti nella stirpe di Abramo 180. Infatti, mentre il latino dice: Beato l'uomo, il greco dice: makavrio1/2 ajnhvr. Viceversa, il Macario che voi odiate, se è stato cattivo, non è in questa comunione e non la danneggia; se poi è stato buono, dimostri il suo operato, affinché trovi gloria in se stesso e non in altri 181.

Citazione del Salmo 22.

47. 109. Petiliano: Quanto al nostro battesimo, il salmista ne ha cantato le lodi: " Il Signore è mio pastore e nulla mi manca; in un pascolo verdeggiante mi ha collocato. Mi ha condotto ad acque di ristoro, ha cambiato la mia anima. Mi ha condotto per i sentieri della giustizia, a causa del suo nome. E anche se camminerò tra le tenebre della morte ", se il mio persecutore mi uccide, egli ha detto: " non temerò il male, poiché tu sei con me, Signore. La tua verga e il tuo bastone mi danno conforto ". Con questi Davide vinse Golia, protetto dall'unzione del crisma. " Hai preparato davanti a me una mensa contro quanti mi affliggono; hai profumato di olio il mio capo, e il tuo calice inebriante è davvero colmo. La tua misericordia mi accompagnerà tutti i giorni della mia vita, per farmi abitare nella casa del Signore, per la durata dei miei giorni " 182.

Questo salmo parla della Chiesa universale.

47. 110. Agostino: Questo salmo parla di coloro che ricevono bene il battesimo e usano santamente questo santo dono. In effetti, queste parole non riguardano Simon Mago, che pure ricevette lo stesso battesimo santo; e se non volle farne un uso santo, non per questo lo contaminò o sostenne che bisognava ripeterlo. Ma dato che hai ricordato Golia, considera il salmo che lo riguarda, e vedi che è stato vinto nel cantico nuovo. In esso, infatti, si dice: O Dio, ti canterò un cantico nuovo, sul salterio a dieci corde, ti celebrerò 183. E vedi se di questo cantico nuovo, fa parte chi non comunica con il mondo. Altrove, infatti, si dice: Cantate al Signore un cantico nuovo, cantate al Signore, tutta la terra 184. È tutta la terra, quindi, nella cui unità voi non siete, che canta il cantico nuovo; ed è a tutta la terra che si riferiscono anche le parole: Il Signore è il mio pastore, e nulla mi mancherà 185. Esse non sono parole della zizzania, anche se viene tollerata nella messe fino alla mietitura; non sono parole della paglia, ma del grano; e benché siano alimentati entrambi insieme da una stessa pioggia, e triturati insieme sulla stessa aia in attesa di essere separati dal ventilabro finale, questi due hanno in comune un solo battesimo, anche se non sono una sola cosa. Ma se il vostro partito fosse la Chiesa di Dio, certamente ammetteresti che questo salmo non riguarda le bande furiose dei Circoncellioni. Viceversa, se anche questi sono condotti per i sentieri della giustizia, perché negate che sono vostri compagni, quando ve li rinfacciamo, sebbene il piccolo numero della vostra setta per lo più non lo confortino la verga e il bastone di Dio, ma le fruste di coloro dai quali vi sentite garantiti anche di fronte alle leggi romane? E incappare in essi, che altro è se non camminare nell'ombra della morte? Ma chi ha con sé il Signore non teme il male. Tuttavia non oserai certo dire che le parole cantate in questo salmo riguardano anche questi violenti; e nondimeno, non solo ammettete che essi hanno il battesimo, ma lo proclamate anche. Dunque, non le cantano se non coloro che si rinnovano con l'acqua santa, come tutti i giusti di Dio e non coloro che, usandone male, si rovinano, come quel mago battezzato da Filippo. E tuttavia in entrambi essa è unica e santa. Non le cantano se non quanti staranno alla destra, eppure pecore e capri pascolano insieme sotto un solo pastore in attesa di essere segregati per ricevere il dovuto. Non le cantano se non quanti ricevono la vita dalla mensa del Signore, come Pietro, e non la condanna, come Giuda; eppure, per entrambi essa fu unica, ma per entrambi non produsse lo stesso solo effetto, perché essi non erano una sola cosa. Non le cantano se non quanti sono unti con l'olio santo anche nello spirito, come Davide, e non quanti sono consacrati solo nel corpo, come Saul; eppure, pur avendo entrambi ricevuto l'unico sacramento, per essi non fu diverso il sacramento, ma il merito. Non le cantano se non quanti ricevono con cuore nuovo, il calice del Signore per la vita eterna, e non quanti mangiano e bevono la propria condanna, come dice l'Apostolo 186; eppure, per entrambi, che non sono una sola cosa, il calice è uno solo 187: esso inebria i martiri a conquistare i beni del cielo, e non i Circoncellioni a disonorarsi nei precipizi. Ricordatevi, dunque, che non è ai sacramenti di Dio che nuoce la cattiva condotta delle persone, e fa sì che essi o non esistano affatto o siano meno santi, ma è agli stessi cattivi, perché li abbiano a testimonianza della loro condanna e non come sostegno alla loro salvezza. Certo, avresti dovuto considerare almeno le ultime parole di questo salmo e capire che, per via di quelli che apostatano dopo aver ricevuto il battesimo, non tutti quelli che ricevono questo santo battesimo possono dire: Per abitare nella casa del Signore per la lunghezza dei miei giorni 188. Eppure, e per quanti sono stabili e per quanti cadono, sebbene non siano una sola cosa, il battesimo è solo uno. E benché non siano entrambi santi, il battesimo è santo in entrambi, visto che anche gli apostati, se ritornano, non vengono battezzati come se lo avessero perso, ma si umiliano per aver arrecato un'offesa al sacramento che restava in loro.

48. 111. Petiliano: Ma perché non diciate di essere santi, prima di tutto dichiaro: chi non è innocente, non ha la santità.

Il sacramento di Dio è sempre santo, anche negli uomini cattivi.

48. 112. Agostino: Mostraci il tribunale dove sei stato seduto, per farti comparire davanti il mondo; e gli occhi con i quali hai scrutato ed esaminato, non dico le coscienze di tutti, ma almeno le azioni, per giudicare che esso ha perso l'innocenza. Colui che è stato rapito fino al terzo cielo 189 dice: Ma nemmeno giudico me stesso 190, e tu ardisci pronunciare un giudizio su tutta la terra, nella quale si espande l'eredità di Cristo! Inoltre, se ritieni assoluta la tua affermazione: Chi non è innocente non ha la santità, domando: " Se Saul non aveva la santità del sacramento, che cosa onorava Davide in lui? Se poi aveva l'innocenza, perché perseguitava un innocente? In realtà, fu per la santa unzione che lo onorò vivo e lo vendicò ucciso; e poiché aveva tagliato appena un lembo della sua veste, trepidò e si batté il petto"191. Ecco: Saul non aveva l'innocenza, eppure aveva la santità, non della sua vita (questa nessuno può averla senza l'innocenza), ma del sacramento di Dio che anche nei malvagi è santo.

Non basta conoscere la Sacra Scrittura.

49. 113. Petiliano: In effetti, se voi, perfidi, conoscete la Legge, io, senza recare offesa alla Legge potrei dire questo: anche il diavolo la conosce. Infatti, nella vicenda del giusto Giobbe, rispose sulla Legge, al Signore Dio, quasi come un giusto, come sta scritto: " Il Signore disse al diavolo: hai osservato il mio servo Giobbe, e hai visto che sulla terra non vi è uno simile a lui: Un uomo senza malizia, vero adoratore di Dio; che si astiene da ogni male e che persevera nella rettitudine; ma tu hai chiesto di distruggere, senza motivo, tutti i suoi beni. Il diavolo rispose al Signore e gli disse: Pelle per pelle! Tutto ciò che l'uomo ha, lo darà per la sua anima 192. Ecco, parla secondo la Legge, chi trama contro la Legge. E egli ardì tentare anche Cristo Signore con i suoi discorsi, come sta scritto: " E il diavolo condusse Gesù nella città santa, e lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Gettati giù, poiché sta scritto: Egli ha comandato ai suoi angeli di sostenerti con le loro mani, affinché il tuo piede non inciampi contro la pietra. Gesù gli disse: Sta anche scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo " 193. Sì, tu conosci la Legge, ripeto, come il diavolo, che viene sconfitto nei suoi tentativi e si vergogna delle sue azioni.

Il diavolo è il maestro del traditore ed ha cercato di persuadere Cristo a buttarsi dal precipizio.

49. 114. Agostino: Ti potrei chiedere, per la verità, in quale legge si trovano scritte le parole dette dal diavolo, quando accusò il santo uomo Giobbe presso Dio, se io mi fossi proposto di dimostrare che proprio quella Legge, che a tuo dire il diavolo conosceva, tu non la conosci; ma dato che non è questa la nostra questione, la tralascio. Ma tu ti sei sforzato di presentare il diavolo, come un esperto della Legge, quasi che noi ritenessimo giusti tutti quelli che conoscono la Legge. Quale vantaggio tu ne tragga, quindi, dall'aver voluto citare questo testo sul diavolo, non lo vedo; salvo quello, forse, di farci ricordare che voi ne siete gli imitatori. Infatti, come egli, contro il latore della Legge, citava le parole della Legge, così anche voi, sempre con parole della Legge, accusate quelli che non conoscete, per contestare le promesse di Dio, scritte nella stessa Legge. Inoltre, vorrei che mi dicessi: I vostri confessori, quando si gettano dai precipizi, a chi rendono testimonianza? A Cristo, che respinse il diavolo, che gli suggeriva di fare lo stesso, o piuttosto al diavolo, che suggerì a Cristo di farlo? Due sono le forme di morte, molto squallide e anormali, di quelli che si suicidano: la corda e il precipizio. Ora, nella prima parte della tua lettera, tu hai detto : Il traditore morì con la corda e ai traditori ha lasciato una corda: questo non ci riguarda affatto. E infatti noi non veneriamo col titolo di martiri quelli che si sono impiccati. Con quanta più credibilità, invece, noi possiamo dire contro di voi: " Il maestro del traditore, il diavolo, cercò di convincere Cristo a gettarsi nel precipizio e fu respinto "? Come vanno definiti, allora, quelli che persuase a farlo e fu ascoltato? Come, se non nemici di Cristo e amici del diavolo? Discepoli del seduttore e condiscepoli del traditore? Entrambi infatti hanno imparato da un unico maestro a darsi spontaneamente la morte: egli con la corda, essi con il precipizio.

50. 115. Petiliano: Per distruggere, una per una, le tue prove, dico: se vi chiamate sacerdoti, ecco che cosa ha detto, il Signore, dei sacerdoti, per mezzo del profeta: La vendetta del Signore si abbatte sui falsi sacerdoti!.

Non basta maledire, bisogna provare.

50. 116. Agostino: Chiediti, piuttosto, se dici la verità, e non come maledire; che cosa mostrare, non che cosa rinfacciare.

51. 117. Petiliano: Se voi, miseri, rivendicate una cattedra, l'ho detto prima: avete certamente quella che Davide, profeta e salmista, ha chiamato cattedra della corruzione 194. Essa infatti è stata lasciata per voi; ed è giusto, perché i santi non vi si possono sedere.

Petiliano non porta prove, ma lancia solo insulti.

51. 118. Agostino: Purtroppo non vedi che queste non sono prove, ma sterili insulti. È infatti la stessa cosa che ho detto poco fa: Ripetete le parole della Legge, ma non riflettete contro chi le rivolgete; come il diavolo, che pronunciava le parole della Legge, senza sapere a chi si rivolgeva. Egli voleva gettare in basso il nostro Capo, che stava per ascendere in alto; voi, invece, volete circoscrivere ad una piccola zona il corpo di questo Capo, che è diffuso in tutto il mondo. Proprio poco fa tu hai detto che noi conosciamo la Legge e parliamo secondo la Legge, ma che ci vergogniamo dei fatti. Lanci accuse senza provarle, ma se anche le provassi di alcuni, non pregiudicherebbero tutti gli altri. Comunque, se nel mondo tutti fossero come tu, con tanta leggerezza, li accusi, che cosa ti ha fatto la cattedra della Chiesa di Roma, sulla quale si è seduto Pietro e sulla quale oggi siede Anastasio?. O quella della Chiesa di Gerusalemme, sulla quale si è seduto Giacomo e sulla quale oggi siede Giovanni, e alle quali noi siamo uniti nella unità cattolica, e dalle quali voi vi siete separati con empia follia? Perché tu chiami cattedra di corruzione la cattedra apostolica? Se è per colpa delle persone, le quali, come tu pensi, parlano della Legge ma non la osservano, che forse il Signore Gesù Cristo, per colpa dei Farisei, dei quali disse: Dicono e non fanno, mancò di rispetto alla cattedra di Mosè, sulla quale essi sedevano? Non approvò, forse, quella cattedra e, con tutto l'onore per la cattedra, rimproverò loro? Disse infatti: Siedono sulla cattedra di Mosè; fate quello che dicono, ma non fate quello che fanno; dicono, infatti, e non fanno 195. Se pensaste a questo, non bestemmiereste per via delle persone che incolpate, la cattedra apostolica, alla quale non comunicate. Ma che altro è se non non sapere che dire e, tuttavia, non poter fare altro che maledire?

Il vostro sacrificio è immondo.

52. 119. Petiliano: Se voi credete di celebrare sacrifici, ecco che cosa dice di voi, uomini pieni di iniquità, Dio stesso: " Un criminale, dice, " mi offre in sacrificio un vitello, come se uccidesse un cane; egli mi porta fior di farina, come se versasse sangue di porco " 196. Via, riconoscete il vostro sacrificio, voi che già avete versato sangue umano.E ancora: " I loro sacrifici sono come i pani dei funerali: chi ne mangerà resterà contaminato " 197.

Il sacrificio è tale e quale a colui che si accosta per offrirlo.

52. 120. Agostino: Noi sosteniamo che un sacrificio è tale e quale a colui che si accosta ad offrirlo o si accosta a riceverlo; e che mangiano sacrifici di costoro, quanti vi accedono tali e quali sono essi. Quindi, se ad offrire il sacrificio a Dio, è un uomo cattivo, e da questi lo riceve un uomo buono, per ciascuno esso è tale e quale come è lui stesso, poiché sta anche scritto: Tutto è puro per i puri 198. Grazie a questa dottrina veritiera e cattolica, voi stessi non siete stati macchiati dal sacrificio offerto da Ottato, se ne riprovavate la condotta. In effetti, il suo pane era, sì, pane di dolore, e tutta l'Africa piangeva per le sue iniquità, ma il male dello scisma, che vi riguarda tutti, costituisce un pane di dolore, che vi accomuna tutti. Infatti, secondo la sentenza del vostro concilio, Feliciano di Musti versò sangue umano. Infatti, all'atto della condanna, avete detto: I loro piedi sono veloci nello spargere il sangue 199. Vedi, dunque, quale sacrificio offre, il sacerdote che avete, pur avendolo condannato come sacrilego; e se pensate che questo non vi porti alcun danno, prego, che danno può portare al mondo, l'inconsistenza delle vostre calunnie?

Le vostre preghiere non vi giovano a niente.

53. 121. Petiliano: Se inoltrate una supplica al Signore o gli rivolgete una preghiera, non ve ne viene nessun vantaggio. La vostra coscienza macchiata di sangue, infatti, vanifica le vostre deboli preghiere, poiché il Signore Dio ascolta più la coscienza pura che le preghiere, come dice il Signore Gesù Cristo: " Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma solo colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli " 200. La volontà di Dio è certamente buona; ecco perché nella preghiera santa chiediamo: " Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra " 201: perché, visto che la sua volontà è buona, ci doni cose buone. Voi dunque non fate la volontà di Dio, perché ogni giorno commettete il male.

Agostino corregge con misura i Donatisti.

53. 122. Agostino: Tutte queste accuse, se noi le facciamo a voi, non pensi che un ascoltatore, se ha buon senso, ci giudicherà folli litiganti, anziché cristiani? Perciò noi non replichiamo ad insulti con insulti. " Il servo del Signore, infatti, non deve litigare, ma essere mite con tutti, pronto ad ascoltare e a correggere, con moderazione, chi la pensa diversamente " 202. Se dunque vi rinfacciamo quelli che presso di voi, ogni giorno, compiono il male, litighiamo come sciocchi, accusandoci a vicenda. Se invece vi ammoniamo, affinché, come voi non volete che vi si rinfaccino quei delitti, così noi non vogliamo che ci rinfacciate quelli di altri, vi correggiamo con discrezione, sperando che un giorno vi ravvediate.

Secondo Petiliano anche i peccatori possono invocare il nome di Cristo.

54. 123. Petiliano: Ma qualora scacciaste i demoni, io non lo so, neppure questo vi gioverebbe; infatti, non è alla vostra fede e né ai vostri meriti, che i demoni cedono, ma è nel nome del Signore Gesù Cristo che vengono cacciati.

54. 124. Agostino: Ringrazio Dio perché finalmente tu hai ammesso che l'invocazione del nome di Cristo può valere per la salvezza degli altri. Perciò intendi bene: quando si invoca il nome di Cristo, i peccati altrui non pregiudicano la salvezza degli altri. Ma a noi non occorre il tuo giudizio per sapere come invocare il nome di Cristo, ma il giudizio di colui che invochiamo; solo lui infatti può sapere con che animo lo si invoca. E tuttavia le sue parole ci rassicurano che esso viene invocato per la salvezza da tutte le nazioni benedette nella stirpe di Abramo 203.

Petiliano respinge i miracoli dei Cattolici.

55. 125. Petiliano: Se anche operaste prodigi e miracoli, neppure in questo caso il Signore, per la vostra malvagità, vi riconoscerebbe. Il Signore dice, infatti: " In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, nel tuo nome abbiamo profetizzato, nel tuo nome abbiamo cacciato i demoni, e nel tuo nome abbiamo compiuto molti prodigi. Allora dirò loro: poiché non vi conosco, allontanatevi da me, operatori di iniquità " 204.

Il miracolo più grande è la carità.

55. 126. Agostino: Conosciamo le parole del Signore. Del resto, anche l'Apostolo dice: Se avessi una fede tale da trasportare le montagne, ma non ho la carità, sono un niente 205. Ora dobbiamo vedere chi ha la carità: scoprirai che l'hanno solo quelli che amano l'unità. In effetti, quanto al potere di cacciare i demoni e di fare miracoli, dato che molti non compiono questi prodigi, eppure fanno parte del regno di Dio, e molti invece li compiono, ma non vi fanno parte, non si devono gloriare, nel caso possano farli, né i nostri, né i vostri. Il Signore infatti volle che non se ne rallegrassero neanche gli Apostoli, che davvero potevano farli in modo salutare e utile, quando disse loro: Non rallegratevi se i demoni vi obbediscono, ma rallegratevi che i vostri nomi sono scritti in cielo 206. Perciò il testo del Vangelo che hai citato, io potrei citarlo a te, se ti vedessi compiere segni e prodigi, e tu a me, se mi vedessi fare altrettanto. Non diciamoci, dunque, ciò che possiamo dirci entrambi, ma togliamo ogni ambiguità e, visto che stiamo cercando dov'è la Chiesa di Cristo, ascoltiamo quel che dice lui, che l'ha acquistata con il suo sangue: Sarete miei testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, nella Samaria e in tutta la terra 207. E colui che non è in comunione con questa Chiesa, diffusa su tutta la terra, vedrai con chi non è in comunione, se ascolti di chi sono queste parole. C'è forse una cosa più insensata dell'essere in comunione con i sacramenti del Signore e non esserlo con le parole del Signore? Questi stolti diranno: Nel tuo nome abbiamo mangiato e bevuto, e sentiranno dirsi: Non vi conosco 208; essi infatti mangiano il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue e non riconoscono nel Vangelo le sue membra sparse in tutto il mondo; e quindi, nel giudizio non saranno annoverati tra esse.

Bisogna seguire la legge del Signore: non uccidere.

56. 127. Petiliano: Ma se è vero, come voi pensate, che seguite con purezza la legge del Signore, discutiamo di questa legge santissima, secondo la legge. L'apostolo Paolo dice: " La legge è buona, purché se ne faccia un uso legittimo " 209. Ma che dice la Legge? " Non uccidere " 210. Caino, il parricida, lo ha fatto una sola volta, mentre voi uccidete i fratelli più spesso.

56. 128. Agostino: Non vogliamo essere simili a voi. Non ci mancano testi da citare, come tu citi questi; né verità da sapere, visto che tu non le sai; e né da mostrare, visto che tu non le mostri.

Non commettere adulterio.

57. 129. Petiliano: Sta scritto: " Non fornicare " 211. Ciascuno di voi, se è casto nella carne, è adultero nel cuore, perché falsifica la santità.

57. 130. Agostino: Sinceramente queste parole si possono applicare ad alcuni dei nostri e dei vostri, che però, se noi due li disapproviamo, non sono né nostri e né vostri. Ora, ciò che tu affermi contro alcuni, e non lo riscontri in essi, vuoi che noi lo accettiamo, come se lo hai riscontrato, non contro alcuni figli degeneri della stirpe di Abramo, ma contro tutte le nazioni, che sono benedette nella stirpe di Abramo 212.

Non portare falsa testimonianza.

58. 131. Petiliano: Sta scritto: " Non portare una falsa testimonianza " 213. Quando voi sostenete, davanti ai re di questo mondo, che noi tratteniamo i vostri beni, non inventate forse delle falsità?

Voi siete falsi testimoni, perché resistete alla verità e lo avete mostrato nella condanna dei Massimianisti.

58. 132. Agostino: Se i beni che voi trattenete non sono nostri, non erano vostri neppure quelli che avete ricevuto dai Massimianisti. Se poi quelli erano vostri, perché essi commisero il sacrilegio dello scisma, non stando in comunione con il partito di Donato, rifletti sui luoghi che voi occupate e l'eredità con la quale non state in comunione; e pensate quale risposta dare, non ai re di questo mondo, ma a Cristo Re. Ora, di lui è stato detto: E regnerà da un mare all'altro mare, e dal fiume fino ai confini della terra 214. Da quale fiume, se non da quello dove è stato battezzato e dove una colomba, segno grande di carità e di unità, discese su di lui? Ma voi non siete in comunione con questa unità e ancora conservate i luoghi dell'unità; voi ci fate venire in odio i re del mondo, sebbene siano stati i consoli ad ordinare di cacciare i vostri scismatici dai luoghi del partito di Donato. Non è un discorso campato in aria: le persone vivono, le città attestano, si leggono gli Atti proconsolari e municipali. Taccia, finalmente, la voce calunniatrice, che oppone i re del mondo a tutto l'universo: fu per mezzo dei loro proconsoli che uno scisma non poté rispettare uno scisma. Quando dunque diciamo che trattenete i nostri beni, non mostriamo di dire falsa testimonianza, a meno che voi non dimostriate che noi non siamo nella Chiesa di Cristo; il che, per la verità, non cessate di dire, ma mai sarete in grado di dimostrare. Anzi, quando lo dite, accusate di falsa testimonianza, non noi, ma Cristo stesso. Noi, sì, siamo nella Chiesa preannunciata dalla sua stessa testimonianza e attestata ai suoi testimoni, là dove egli dice: Sarete miei testimoni in Gerusalemme, in tutta la Giudea e nella Samaria e fino a tutta la terra 215. Che voi invece siete falsi testimoni, lo dimostriamo non solo dalla vostra opposizione a questa verità, ma anche dal processo col quale avete lottato con lo scisma di Massimiano. Se infatti voi agivate secondo la legge di Cristo, con quanta più conformità alla legge decidono gli imperatori cristiani, se possono giudicare secondo la legge i proconsoli pagani? Che poi avete pensato di chiedere aiuto anche alle leggi di un impero terreno, non vi biasimiamo. Anche Paolo lo fece quando, per contrastare gli iniqui, si dichiarò cittadino romano 216. Ma io chiedo; quali leggi terrene hanno stabilito di cacciare i Massimianisti dalle basiliche? Non ne troverai proprio nessuna. Ma evidentemente per poterli cacciare vi siete serviti delle leggi emanate contro gli eretici, e tra questi anche contro voi stessi: avete prevalso contro i deboli come se foste più forti. Perciò essi, non potendo assolutamente reagire, si dichiarano innocenti, come il lupo di fronte al leone. Tuttavia, le leggi emanate contro di voi, non le usereste certamente contro gli altri, se non dietro una falsa testimonianza. Se infatti quelle leggi sono giuste, allontanatevi anche voi dai luoghi, che occupate; se poi sono false, perché, in nome loro, avete cacciato gli altri? Che dire poi, se sono vere e se in nome loro voi non avreste potuto cacciare gli altri, se non con l'inganno? In effetti, fu per osservarle, che i giudici decisero di cacciare gli eretici; perciò i primi ad essere cacciati dovevate essere proprio voi; ma voi vi siete dichiarati cattolici, per essere risparmiati dalle leggi con le quali opprimevate gli altri. Veditela tu, che cosa voi pensate di voi stessi: per queste leggi, comunque, voi non siete cattolici. Perché, allora, o voi siete sfuggiti a delle leggi vere, con una falsa testimonianza, o avete usate delle leggi false, per opprimere gli altri?

Non desiderare.

59. 133. Petiliano: È stato detto: " Non desiderare la roba del tuo prossimo " 217. Voi invece rubate tutti i nostri beni, per averli voi.

Tutti i beni dei Donatisti sono della Chiesa.

59. 134. Agostino: Tutto quanto possedeva l'unità apparteneva solo a noi, che siamo stabiliti nell'unità non secondo le calunnie degli uomini, ma secondo le parole di Cristo, nel quale tutte le nazioni della terra sono benedette; e che a causa dei cattivi che non possiamo separare dal frumento del Signore prima della vagliatura del giudizio non ci separiamo dalla società del grano. E se voi, già separati, avete incominciato a possedere dei beni, poiché il Signore ve li ha tolti e li ha dati a noi, non per questo desideriamo la roba d'altri: è stato infatti per ordine di colui che è il padrone di tutto, che essi sono diventati nostri, e giustamente, perché li usavate per lo scisma, e noi per l'unità. Diversamente, anche il primo Popolo di Dio, avrebbero potuto accusarlo di desiderare la roba d'altri, quelli che vennero cacciati dal cospetto degli Ebrei, perché usavano male di quella terra. Gli stessi Giudei, ai quali fu tolto il regno, secondo le parole del Signore, e dato ad una nazione, che operava la giustizia 218, possono accusare la Chiesa di Cristo, di desiderare la roba d'altri, perché essa possiede la terra dove regnavano i persecutori di Cristo. Dopodiché, quando vi si dice: " Voi desiderate la roba d'altri, poiché avete cacciato i Massimianisti dalle basiliche ", voi non trovate alcuna risposta.

60. 135. Petiliano: In nome di quale legge vi mostrate cristiani, se agite contro la legge?

60. 136. Agostino: Ti va di litigare, non di discutere.

Il Vangelo vi condanna.

61. 137. Petiliano: Cristo Signore, poi, dice: " Chi mette in pratica questo e lo insegna, sarà considerato grande nel regno dei cieli ". Ecco invece come condanna, voi, miseri: " Chi trasgredisce uno solo di questi precetti, sarà considerato il più piccolo nel regno dei cieli ".

Come Agostino interpreta le parole del Vangelo citate da Petiliano

61. 138. Agostino: Quando citi, in modo distorto, i testi della Scrittura, che non hanno niente a che vedere con la nostra questione, non mi preoccupo troppo. Quando invece essi ci impediscono di discutere, se non vengono citati con esattezza, non penso che ti debba adirare se ti ricordo il testo esatto. Ecco, il testo che ora hai citato, non dice così, ma: Chi trasgredirà uno solo di questi precetti più piccoli e insegnerà a farlo, sarà considerato il più piccolo nel regno dei cieli; chi li osserverà e insegnerà a farlo, sarà considerato grande nel regno dei cieli. E proseguendo, dice: Vi dico che se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei cieli 219. Altrove il Signore si rivolge ai Farisei e li rimprovera perché dicono e non fanno. Ed agli stessi si rivolge qui, dicendo: Chi trasgredirà e insegnerà a farlo, cioè, insegnerà con le parole, ciò che smentisce coi fatti. Ed appunto dei Farisei egli ordinò che la nostra giustizia deve essere più grande. Eppure il Signore ha voluto che, per colpa dei Farisei, ai quali voi ci paragonate, non certo per la saggezza, ma per la malevolenza, noi non dobbiamo abbandonare la cattedra di Mosè, che sicuramente era figura della sua. Così, pur affermando che essi, che sedevano sulla cattedra di Mosè, dicevano e non facevano, invita però la gente a fare ciò che dicono e a non fare ciò che fanno 220; a non abbandonare la cattedra della santità e a non dividere l'unità del gregge per colpa dei cattivi pastori.

Altre parole del Vangelo portate da Petiliano

62. 139. Petiliano: Ancora: " Ogni peccato che l'uomo commette, è fuori del suo corpo " 221; ma " chi pecca contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né nel mondo presente e né in quello futuro " 222.

Sul peccato contro lo Spirito Santo.

62. 140. Agostino: Neppure questo testo sta scritto così. Vedi come ti sei sbagliato. Scrivendo ai Corinzi, l'Apostolo dice: Qualunque peccato l'uomo commette, è fuori del suo corpo; la fornicazione, invece, è nel suo corpo 223. Ma altro è questo testo, e altro quello che il Signore pronunciò nel Vangelo: Qualunque peccato e bestemmia sarà rimessa agli uomini; ma chi avrà peccato contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né nel mondo presente e né in quello futuro224. Tu invece che hai fatto? Hai iniziato con una frase dell'Apostolo e hai concluso con una del Vangelo, come se fossero un tutt'uno. Penso che non l'hai fatto per inganno, ma per errore. Comunque, nessuno dei due testi riguarda la nostra questione. E come mai tu lo abbia citato e in che senso lo abbia citato, proprio non lo vedo. A meno che, visto che in precedenza hai detto che sono condannati dal Signore quelli che trasgrediscono anche uno solo di questi precetti, tu abbia pensato a quante persone avete, che trasgrediscono non uno solo ma molti precetti; e per evitare l'obiezione abbia voluto introdurre, di passaggio, questa distinzione di peccati: un conto è trasgredire un precetto, facile a perdonarsi, e un conto è il peccato contro lo Spirito Santo, che non si perdona né in questo e né nell'altro mondo. Per timore del contagio dei peccati, non hai voluto tacere su questo; e inoltre, per timore della profondità della questione, superiore alle tue capacità, l'hai voluta liquidare alla svelta, con tanta trepidazione; così che, come i frettolosi, per l'agitazione, sono soliti vestirsi e calzarsi a rovescio, tu non hai voluto badare né al contenuto, né allo scopo e né al tempo e al senso del testo. Quanto alla natura del peccato, che non si rimetterà né in questo mondo e né nell'altro, siete così lontani dal conoscerla, che, pur ritenendoci colpevoli di esso, ce ne promettete la remissione mediante il vostro battesimo. Ma come è possibile, se è un peccato che non si rimette né in questo mondo e né nell'altro?

Beati i poveri.

63. 141. Petiliano: Ma con che cosa osserverete i comandamenti di Dio? Cristo Signore dice: " Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli "225. La malizia della vostra follia persecutrice, vi fa respirare solo le ricchezze.

63. 142. Agostino: Via, queste cose ditele piuttosto dei vostri Circoncellioni.

Beati i miti.

64. 143. Petiliano: " Beati i miti perché possederanno la terra "226. Voi, quindi, che non siete miti, avete perso tanto il cielo quanto la terra ".

La Chiesa è universale.

64. 144. Agostino: Ascoltate per un'ennesima volta queste parole del Signore: Mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e nella Samaria e fino a tutta la terra 227. Come mai non hanno perso il cielo e la terra quelli che, per non comunicare con tutta la terra, disprezzano le parole di colui che siede nel cielo? In realtà, sulla vostra mitezza, bisogna consultare non le tue parole, ma le fruste dei Circoncellioni! Dirai: " Che ci interessa? ". Come se noi ve lo dicessimo per avere questa risposta. È per questo, infatti, che il vostro scisma vi riguarda: perché non volete che il peccato di altri vi riguardi, eppure non per altro motivo vi siete separati da noi, se non per averci rinfacciati i peccati altrui.

Beati coloro che piangono.

65. 145. Petiliano: " Beati quelli che piangono, perché saranno consolati " 228. Ma voi, nostri assassini, fate piangere noi, non piangete voi.

I Donatisti arrecarono un grande lutto al grido di lode a Dio.

65. 146. Agostino: Riflettete un po' quanto dolore ha procurato a tanta gente il grido delle vostre bande: Lodi a Dio!. Voi ripetete: " E noi che c'entriamo? "; E io replicherò: E che c'entriamo, noi, con quanto dici tu? Che c'entra il mondo? Che c'entrano quelli che dal sorgere del sole fino al tramonto lodano il nome del Signore 229? Che c'entra la terra, che canta il cantico nuovo 230? Che c'entra la stirpe di Abramo, nella quale sono benedette le nazioni 231? Ecco: il sacrilegio dello scisma riguarda solo voi, proprio perché le malefatte dei vostri non c'entrano con voi; allora capite che neppure il mondo c'entra con i fatti di coloro, per colpa dei quali vi siete separati, anche se li provaste.

66. 147. Petiliano: " Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati " 232. Ma la vostra giustizia è avere sete del nostro sangue.

66. 148. Agostino: Che altro potrei dirti, o uomo, se non che sei un calunniatore? Veramente, ad avere fame e sete di voi, è l'unità di Cristo: magari vi inghiottisse! Cessereste di essere eretici.

67. 149. Petiliano: " Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia " 233. Come potrei chiamarvi misericordiosi, se tormentate i giusti? Non potrei chiamarvi comunione criminale, visto che contaminate le anime?

I Donatisti non osservano la beatitudine della misericordia.

67. 150. Agostino: Non provate né che voi siete giusti e né che noi infliggiamo castighi agli altri, per quanto ingiusti. E tuttavia, come l'adulazione ingannatrice è spesso crudele, così la giusta correzione è sempre misericordiosa. In realtà, c'è un testo che voi non capite: Il giusto mi emenderà con misericordia e mi rimprovererà. Il salmista, infatti, dopo aver parlato dell'asprezza della correzione misericordiosa, subito continuò a parlare della dolcezza della dannosa adulazione, e disse: Ma l'olio del peccatore non profumerà il mio capo 234. Perciò tu, fai attenzione dove sei chiamato e da dove sei richiamato. Da che conosci, infatti, quale animo ha verso di te, colui che ritieni crudele? Comunque lo abbia, ciascuno porta il suo peso 235, e presso di voi e di noi. Ma il peso dello scisma, che portate tutti, buttatelo via, per portare i vostri pesi buoni nell'unità e, se potete, correggere, con misericordia, quanti portano i pesi cattivi nell'unità; e, se non potete, tollerateli con spirito di pace.

Beati i puri di cuore.

68. 151. Petiliano: " Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio! " 236. Quando potrete vedere Dio, voi, che per l'immonda malizia, avete la cecità del cuore?

Qual è la vera e grande cecità dei Donatisti.

68. 152. Agostino: Ma che dici? Siamo forse noi che rinfacciamo a tutte le nazioni, fatti sconosciuti riferiti dalla gente e che ci rifiutiamo di capire le profezie che Dio ha fatte circa tutte le nazioni? Eccola la grande cecità di cuore! Se poi non ammettete di averla, è una cecità del cuore ancora più grande!

Beati i portatori di pace.

68. 153. Petiliano: " Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio " 237. Voi camuffate la pace coi crimini, e cercate l'unità con la guerra.

I Cattolici predicano la pace del Vangelo e fanno la guerra della carità.

68. 154. Agostino: Noi non facciamo la pace coi crimini, ma predichiamo la pace del Vangelo; e se l'avrete con il Vangelo, l'avrete anche con noi. Il Signore risorto, offrendosi agli occhi dei discepoli, non solo per farsi vedere, e alle loro mani per farsi toccare, si introdusse così: Pace a voi 238. E come si doveva conservare questa pace, lo spiegò con le seguenti parole. Infatti, poi, aprì la loro mente all'intelligenza delle Scritture, e disse loro: Così sta scritto: era necessario che il Cristo soffrisse e risorgesse il terzo giorno; e nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme 239. Siate in pace con queste parole e non sarete in discordia con noi. In effetti, se cerchiamo l'unità con la guerra, il Signore non potrebbe elogiare con parole più nobili la nostra guerra, visto che sta scritto: Amerai il prossimo tuo come te stesso 240, e ancora: Nessuno odia mai la sua carne 241. Eppure la carne brama contro lo spirito e lo spirito contro la carne 242. Che se nessuno ha in odio la sua carne, e tuttavia ha desideri contrari alla sua carne, ecco: si cerca l'unità con la guerra, per ridurre in servitù il corpo castigato 243. Quanto alla lotta dello spirito contro la carne, fatta non per odio, ma per amore, la fanno gli uomini spirituali contro i carnali; e ciò che fanno verso se stessi, lo fanno anche contro gli altri, poiché amano il prossimo come se stessi 244; ma la lotta degli spirituali è la correzione nella carità, e la loro spada è la parola di Dio. Ad essa li incita la tromba dell'Apostolo, che risuona con grande forza: Predica la parola, insisti a tempo opportuno e inopportuno, rimprovera, esorta, rinfaccia con tutta longanimità e dottrina 245. Vedete? Non usiamo la spada, ma la parola; voi, invece, non date risposte vere, ma lanciate accuse false; non correggete i vostri errori, ci rinfacciate gli altrui. Cristo dice una vera testimonianza sul mondo; voi dite, in contrasto con Cristo, una falsa testimonianza contro il mondo. Ora, se noi credessimo a voi anziché a Cristo, saremmo pacifici; ma poiché crediamo a Cristo anziché a voi, voi dite che camuffiamo la pace coi nostri crimini. E malgrado diciate e facciate questo, ardite perfino affermare: Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio 246.

Dobbiamo cercare la pace.

69. 155. Petiliano: L'apostolo Paolo dice: " Vi scongiuro, fratelli, io prigioniero nel Signore, di camminare degnamente nella vocazione alla quale siete stati chiamati, con tutta umiltà e mitezza e con pazienza, sopportandovi a vicenda nella carità, e sforzandovi di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace " 247.

La pace vera è nel sopportare il male.

69. 156. Agostino: Se non vi limitaste a pronunciare queste parole, ma le ascoltaste, anche i mali conosciuti li sopportereste per amore della pace, e non ne inventereste, per amore della discordia, di sconosciuti; almeno perché, in seguito, avete imparato a sopportare, per l'unità di Donato, i mali arcinoti e arcifamosi di Ottato. Che follia è questa? Si sopportano i malvagi noti, per non frazionare quanto è frazionato, e si accusano quelli ignoti, per non restare nella integrità.

70. 157. Petiliano: Il profeta vi dice: " Pace, pace, ma dov'è la pace? " 248.

La pace è nella Chiesa universale.

70. 158. Agostino: Sei tu che ce lo dici, non il profeta. Quindi rispondiamo a te. Se cerchi dov'è la pace, apri gli occhi e vedi chi è colui di cui è stato detto: Egli eliminerà le guerre fino ai confini della terra 249. Se cerchi dov'è la pace, apri gli occhi verso la città che non può restare nascosta, perché sta sopra un monte 250; apri gli occhi anche verso questo monte, e Daniele ti mostri che esso cresce da una piccola pietra e riempie tutta la terra 251. Quanto a te, se il profeta dice: Pace, pace, dov'è la pace? 252, che cosa mostrerai? Il partito di Donato, sconosciuto alle innumerevoli nazioni alle quali è noto Cristo? No, non è questo partito che non può restare nascosto. Per quale motivo, se non perché non sta posto sopra il monte? È lui la nostra pace; lui che ha fatto di due popoli uno 253, e non Donato, che di uno ne ha fatti due.

I Cattolici non sono beati, ma rendono dei martiri beati.

71. 159. Petiliano: " Beati coloro che sono perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli " 254. Voi non siete beati, ma rendete beati i martiri, le cui anime popolano i cieli e della cui memoria fiorisce la terra. Voi dunque non li onorate, ma create i martiri, che noi onoriamo.

I Donatisti si gettano giù dai precipizi e non sono martiri.

71. 160. Agostino: Certo, se non fosse stato detto: Beati coloro che sono perseguitati per la giustizia 255, ma: " Beati quelli che si gettano dai precipizi ", i vostri martiri popolerebbero il cielo. Sì, dai loro corpi vediamo spuntare molti fiori, ma, come suol dirsi:" Un fiore di cenere! ".

I Cattolici non sono beati, perché falsificano gli insegnamenti del Vangelo.

72. 161. Petiliano: Visto che, falsificando i comandamenti, non siete beati, Cristo Signore vi condanna con le sue sentenze: " Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli in faccia agli uomini; voi infatti non vi entrate e non lasciate entrarvi gli altri. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare anche un solo proselita; e quando lo avete fatto, lo rendete due volte figlio della Geenna. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, che offrite la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate i precetti più importanti della legge: la giustizia, la misericordia e la fede. Bisognava osservare questi e non omettere quelli. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, che siete simili ai sepolcri imbiancati, che dal di fuori appaiono belli, mentre dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così, anche voi: di fuori apparite giusti alla gente, di dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità " 256.

I Farisei non davano due volte la circoncisione.

72. 162. Agostino: Dimmi: in quanto hai detto, c'è una parola che una bocca maldicente e ingiuriosa come la vostra non possa dire, a sua volta, contro di voi? Ma da quanto io ho detto prima, chi vuole può vedere che esse possono rivolgersi contro di voi non come sterili insulti, ma come vere testimonianze. Tuttavia, visto che mi capita l'occasione, non posso tralasciare di dire questo: È certo che l'antico popolo di Dio non aveva il battesimo ma la circoncisione. Ora io pongo una questione: Supponiamo che i Farisei, contro i quali sono rivolti questi anatemi, avessero fatto un proselito che, se li avesse imitati, sarebbe diventato, come sta scritto, due volte figlio della Geenna. Supponiamolo. Allora io ti chiedo: Se questi si fosse corretto e avesse voluto imitare Simeone, Zaccaria e Natanaele, i Farisei avrebbero giudicato di circonciderlo di nuovo? E se voi pensate che questo sia un discorso ridicolo - quantunque voi, nel vostro comportamento e nelle vostre ciarle, ci assimiliate ai Giudei -, perché battezzate dopo di noi? Ora, se voi agite così, quanto siamo più coerenti e migliori noi, che non battezziamo dopo di voi, come i suddetti proseliti che, una volta circoncisi dai malvagi Farisei, non dovevano più essere circoncisi! Inoltre, se i Farisei si sono seduti sulla cattedra di Mosè, alla quale il Signore ha reso onore 257, perché voi, a causa di quelli che, a torto o a ragione, paragonate ai Farisei, oltraggiate la cattedra degli Apostoli?

I Cattolici sono lupi rapaci.

73. 163. Petiliano: Noi cristiani non ci spaventiamo per queste parole. Che voi sareste stati operatori di iniquità, ce lo ha predetto Cristo Signore: " Vi mando ", disse, " come agnelli in mezzo ai lupi " 258. Siete rabbiosi come i lupi: fate o preparate insidie alle Chiese, non diversamente dai lupi, che azzannano il gregge con forza e rapidità; dalle fauci impregnate di sangue, respirano rabbia.

I Donatisti sono veramente lupi e non pecore, perché non ascoltano la voce del pastore.

73. 164. Agostino: Vorrei ritorcere questo discorso contro di voi, ma senza usare questi termini; li trovo troppo sconvenienti o, meglio, sciocchi. Bisognava dimostrare con prove certe e non con sterili insulti, che noi siamo lupi e voi pecore. Oppure, quando io dico: "Noi siamo le pecore e voi i lupi ", tu credi che ci sia differenza, perché usi termini ampollosi? Ma bada bene a come provo le mie affermazioni. Lo voglia o no, tu sai che nel Vangelo il Signore ha detto: Le mie pecore ascoltano la mia voce e mi seguono 259. Sono molte le voci del Signore su vari argomenti. Per esempio, se uno dubita che il Signore è veramente risorto con lo stesso corpo, e gli si leggono le sue parole: Toccate e vedete: uno spirito non ha carne e ossa come invece vedete che ho io 260; ed egli, dopo averle ascoltate, si rifiuta di piegarsi a credere al suo corpo risorto, non lo si annovera, certo, tra le pecore, perché ha sentito la sua voce e non l'ha seguita. Così anche ora: visto che noi stiamo dibattendo questa questione: Dov'è la Chiesa?, quando nello stesso passo del Vangelo, dove si dice che Cristo, dopo la resurrezione, si offrì ai discepoli dubbiosi, per farsi toccare, noi leggiamo le parole successive, nelle quali egli ha mostrato la futura estensione della Chiesa: Poiché così sta scritto: era necessario che il Cristo soffrisse e risorgesse il terzo giorno, e nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme 261, e tuttavia voi vi rifiutate di fare comunione con tutte le nazioni in cui esse si sono realizzate, come potete essere pecore del Pastore, la cui voce, dopo averla sentita, non solo non la seguite, ma la contestate? E che certamente voi non siete pecore, lo dimostriamo da quanto detto; che invece siete lupi, ascoltate come ve lo dimostriamo. In effetti, poiché dalle parole di Cristo appare dove è la Chiesa, è chiaro dove è il suo ovile. Perciò, quanti separano le pecore da questo ovile, che il Signore ha indicato e presentato con parole sicurissime, non dico a motivo di crimini falsi ma, e questo è evidente, dubbi; e dopo averle sottratte e allontanate dalla vita dell'unità e della carità, le uccidono, non sono forse, essi, i lupi rapaci? Ma anch'essi lodano e predicano Cristo Signore. Essi dunque sono quelli di cui Cristo stesso ha detto: Sono vestiti di pelli di pecora, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete 262. Pelle di pecora sono le lodi di Cristo; frutti di lupo i vostri denti maledetti.

I Cattolici sono dei traditori.

74. 165. Petiliano: Miserabili traditori! Certo, conveniva che la Scrittura si compisse! Ma mi duole che voi avete meritato di compiere la parte della malvagità.

I Donatisti sono dei miserabili eretici.

74. 166. Agostino: Potrei dirlo più io: " Miserabili traditori ", se volessi, o meglio, se la giustizia mi persuadesse a rinfacciare a voi tutti i misfatti di alcuni dei vostri. Ma poiché l'accusa: " Miserabili eretici ", vi riguarda tutti, posso ripetere le altre tue parole. Sta scritto infatti: È necessario che vi siano eresie, affinché vengano alla luce quanti, tra di voi, sono di provata virtù 263. Era dunque necessario che la Scrittura si compisse, ma mi duole che voi avete meritato di compiere la parte della malvagità.

Cristo ci ha comandato la carità.

75. 167. Petiliano: Contro le vostre crudeltà, il Signore Gesù Cristo ci ha raccomandato pazienza sincera e innocenza. Che cosa dice infatti? " Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate a vicenda come io ho amato voi ", e: " In questo sapranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore vicendevole " 264.

Voi non amate la carità.

75. 168. Agostino: Se queste parole, molto estranee alla vostra condotta, voi non le portaste alla superficie del vostro discorso, come potrebbe coprirvi una pelle di pecora?

I Cattolici sono quei falsi fratelli che perseguitavano Paolo.

76. 169. Petiliano: L'apostolo Paolo, che pure aveva subìto persecuzioni senza limiti, da parte dei Gentili, ne subì di più gravi da parte dei falsi fratelli, come egli stesso attesta: " Spesso oppresso dai pericoli da parte dei Gentili, da parte dei Giudei, da parte dei falsi fratelli " 265. E dice ancora: " Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo " 266. Perciò, quando voi ci assalite come dei falsi fratelli, le vostre minacce ci fanno imitare la pazienza del maestro Paolo.

Ma Paolo li sopportava.

76. 170. Agostino: Si tratta certamente dei falsi fratelli di cui lo stesso Apostolo si lamenta in un altro passo dove elogia la schietta sincerità di Timoteo: Non ho nessuno che sia in piena sintonia e che si prenda vera cura di voi; tutti, infatti, cercano loro interessi e non quelli di Gesù Cristo 267. Certamente egli parlava di coloro che, al momento in cui scriveva questa lettera, erano con lui. Non che dovunque, infatti, tutti i cristiani cercassero i loro interessi e non quelli di Gesù Cristo. Egli dunque si lamentò, come ho detto, di coloro che erano con lui quando scriveva questa lettera. Chi sono gli altri, infatti, ai quali accenna altrove quando scrive: Al di fuori lotte, al di dentro timori 268, se non quelli che egli temeva tanto più fortemente, quanto più erano dentro? Se dunque tu volessi imitare Paolo, saresti tollerante verso i falsi fratelli standotene dentro, e non ti faresti calunniatore degli innocenti standotene fuori.

La fede non giova a chi non ha la carità.

77. 171. Petiliano: Che tipo di fede è la vostra, senza la carità? Dice infatti Paolo: " Se anche parlassi le lingue degli uomini e possedessi la scienza degli angeli, ma non ho la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi la profezia e conoscessi tutti i misteri, e avessi tutta la scienza, e avessi tutta la fede da trasportare le montagne, ma non ho la carità, sono un niente. E se distribuissi tutte le mie sostanze ai poveri, e se dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non ho la carità, niente mi giova " 269.

La carità non giova fuori dalla Chiesa.

77. 172. Agostino: L'ho detto poco fa: ti vuoi coprire di pelle di pecora, di modo che, se fosse possibile, la pecora possa sentire che la mordi, prima di presentire la tua venuta. Non è forse questo l'elogio della carità che suole confutare le vostre calunnie con la sua luminosa verità? O forse queste armi non saranno più nostre, perché voi avete tentato di impossessarvene per primi? Veramente si tratta di dardi vivissimi; da qualsiasi parte vengono lanciati, sanno chi colpire. Se li scagliamo noi, si attaccheranno a voi; se li scagliate voi, si ritorceranno contro di voi. Ora, con queste parole dell'Apostolo, che proclamano la sovraeminenza della carità, vogliamo mostrarvi che niente giova agli uomini, anche se hanno i sacramenti e la fede, se non c'è la carità; così che, quando venite all'unità cattolica, possiate capire ciò che vi si dà, e quanto valga ciò che non avevate: la carità cristiana, infatti, non si custodisce se non nell'unità della Chiesa. E possiate constatare che, senza la carità, voi non siete niente, anche se possedete il battesimo e la fede, e se potete trasportare per mezzo suo anche le montagne. Se poi questa è anche la vostra opinione, non odiamo o disprezziamo in noi né i sacramenti, che conosciamo, né la stessa fede, ma conserviamo la carità, senza la quale, e con i sacramenti e con la fede, non siamo niente. Ora, conserviamo la carità, se abbracciamo l'unità; abbracciamo l'unità, se non la riduciamo, con le nostre parole, in un partito, ma la riconosciamo, con le parole di Cristo, nell'unità.

La carità non perseguita nessuno.

78. 173. Petiliano: " La carità è longanime e benigna; la carità non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, non è ambiziosa, non cerca i suoi interessi " - ma voi cercate quelli degli altri - " non si adira, non pensa male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce della verità; tutto scusa, tutto sopporta; la carità non passerà mai " 270. Per dirla in breve: egli vuol dire che la carità non perseguita, non aizza gli imperatori contro la gente, non ruba la roba d'altri, non uccide le persone che spoglia.

Chi ha la carità si compiace della verità.

78. 174. Agostino: Quante volte dovrò ripeterti che se questo non lo provate, non riguarda nessuno, se lo provate non riguarda noi, come non riguardano voi le malefatte che i vostri compiono ogni giorno: i delitti dei criminali, le lussurie degli ubriaconi, la cecità di quelli che si precipitano, la tirannia dei rapitori? Chi non coglie la verità di quanto proclamo? Ma ora, se in te ci fosse la carità, si compiacerebbe della verità. Con quanta finezza sotto una pelle di pecora si dice: La carità tutto scusa, tutto tollera! 271, ma appena si arriva alla verifica i denti di lupo non si possono coprire! Ora, poiché la carità, in forza di quanto è stato detto: Sopportandovi a vicenda e sforzandovi di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace 272, ti costringerebbe, anche se conoscessi dei mali, non ad approvarli, ma a tollerarli, se non potessi impedirli, di modo che, per via dei malvagi, che dovranno essere separati col ventilabro finale, tu non rompa, oggi, il vincolo della pace con la società dei buoni, ecco che tu, scosso fuori dal vento della leggerezza, rinfacci al grano i crimini della paglia e, quanto pensi che valga per i cattivi, lo ritieni valido a motivo del contagio anche per i buoni. E sebbene il Signore abbia detto: Il campo è questo mondo, e la mietitura la fine del mondo 273 e, riguardo al frumento e alla zizzania: Lasciateli crescere entrambi, fino alla mietitura 274, tu ti affanni, con i tuoi discorsi, a far credere che il frumento è già scomparso in tutto il mondo ed è rimasto solo nella piccola frazione vostra; vuoi che Cristo sia ritenuto bugiardo e tu veritiero. Certamente tu parli contro la tua coscienza. Non c'è nessuno, infatti, che leggendo, in qualche modo, il Vangelo, osa dire in cuor suo che in tutte le nazioni dove quasi all'unisono si risponde: Amen, e si canta: Alleluia 275, non esistono cristiani. Eppure, perché il partito di Donato, che non fa comunione col mondo, non si scopra in errore, se anche un angelo del cielo potesse vedere tutto il mondo e ti dicesse che al di fuori della vostra comunione, non esistono, in nessuna parte, uomini innocenti e buoni, senza dubbio ti compiaceresti dell'iniquità del genere umano e ti glorieresti di aver detto la verità, prima di conoscerla. Come dunque puoi avere la carità che non si compiace dell'iniquità? Ma non illuderti: nel campo, cioè nel mondo, c'è il frumento del Signore che cresce fino alla fine dei tempi. Cristo lo ha detto; e Cristo è la verità 276. Abbi la carità e si compiaccia della verità. E se anche un angelo del cielo ti evangelizza contro il Vangelo, sia anatema 277.

Non esiste una legge per perseguitare i Donatisti.

79. 175. Petiliano: Infine, quale motivo avete per perseguitarci? Vi chiedo, miserabili: pensate forse di poter peccare con l'autorità della legge?

I Donatisti peccano contro la legge.

79. 176. Agostino: Il peccatore non pecca con l'autorità della legge, ma contro l'autorità della legge. Ma tu mi chiedi se abbiamo un motivo per perseguitarvi. Io, a mia volta, ti chiedo: Chi parla in questo salmo: Colui che denigrava il suo prossimo in segreto, io lo perseguitavo 278? Cerca, quindi, il motivo o il modo della persecuzione: non accusare genericamente, con tanta incompetenza, i persecutori dei cattivi.

Cristo non ha perseguitato nessuno.

80. 177. Petiliano: Io dico, al contrario, che Gesù Cristo non ha perseguitato nessuno: Egli era venuto a stabilire la fede, non con la costrizione, ma con l'invito a credere. Poiché gli Apostoli non vedevano di buon occhio alcune sette, gli dicono: " Molti impongono le mani nel tuo nome e non sono dei nostri ". Gesù rispose: " Lasciateli stare; se non sono contro di voi, sono per voi " 279.

Fuori dalla Chiesa vale il battesimo conferito nel nome della Trinità.

80. 178. Agostino: Perché non dici che esporrai molto più liberamente idee tue che non hanno riscontro nelle Scritture? Se infatti volessi citare testimonianze delle sante Scritture, prenderesti forse quelle che non vi si trovano? Quanto alle vostre menzogne, anche se molto numerose, padroni voi di dirle. Dove sta scritto il testo che hai citato? E quando venne fatta al Signore questa domanda? E quando il Signore ha dato questa risposta? Queste parole: Molti, infatti, impongono le mani nel tuo nome, e non sono dei nostri, non le ha mai dette nessun discepolo al Figlio di Dio; per cui, egli neppure avrebbe potuto rispondere: Lasciateli stare: se non sono contro di voi, sono per voi. In realtà, nel Vangelo leggiamo qualcosa di simile a proposito di uno che cacciava i demoni nel nome del Signore, ma non lo seguiva insieme ai discepoli, nel passo in cui il Signore disse: Non glielo proibite; chi non è contro di voi, è per voi 280. E a dimostrare che vi fossero delle sette, verso le quali sembra che il Signore si sia mostrato rispettoso, il testo non è affatto adatto. Ma se una certa somiglianza di espressione, ti ha tratto in inganno, non è una menzogna, è un errore umano; se invece hai voluto gettare una nebbia di falsità negli occhi delle persone ignoranti delle sacre Scritture, affliggiti, vergognati e correggiti. Comunque, proprio di questo fatto, che venne riferito al Signore, è bene parlare. Come allora, fuori della comunione dei discepoli, la santità del nome di Cristo era molto efficace, così ora, fuori della comunione ecclesiale, è efficace la santità del battesimo: la consacrazione del battesimo, infatti, non si fa se non nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Ora, chi è tanto folle da dire che, anche fuori della comunione della Chiesa, il nome del Figlio è efficace, mentre il nome del Padre e quello dello Spirito Santo non lo è? Oppure, che esso può guarire un uomo, ma non consacrare il battesimo? È certo, tuttavia, che fuori la comunione della Chiesa, del vincolo santissimo dell'unità, e del sovraeminente dono della carità, non ottiene la vita eterna, né chi viene liberato dal demonio e né chi viene battezzato; così come non la ottengono quelli che, per la comunione dei sacramenti sembrano dentro, ma per la loro cattiva condotta sono ritenuti fuori. Quanto poi al fatto che Cristo ha perseguitato anche corporalmente, coloro che cacciò dal tempio con i flagelli, già ne abbiamo parlato sopra.

81. 179. Petiliano: Il santo apostolo Paolo dice: " In qualunque modo, purché si annunci Cristo " 281.

L'esempio di Paolo è contro i Donatisti, perché non conservano l'unità.

81. 180. Agostino: Parli contro di te; eppure, poiché parli per amore della verità, se l'ami, quanto dici torna a tuo vantaggio. Ora io ti chiedo: di chi parla, l'apostolo Paolo, in questo testo? Ricordiamolo per un attimo, se vuoi. Alcuni annunciano il nome di Cristo per invidia e per spirito di contesa, altri con retta intenzione; questi ultimi lo fanno per amore, perché sanno che io sono stato posto per la difesa del Vangelo; i primi, invece, lo fanno per spirito di ribellione, senza retta intenzione, pensando di procurare sofferenze a me che sono in catene. Ma che importa? Purché, in ogni modo, o per ipocrisia o per sincerità, il Cristo sia annunciato. Di questo io mi rallegro e me ne rallegrerò ancora 282. Ora vediamo che costoro annunciavano certamente un messaggio santo, retto e vero, non però con retta intenzione, ma per invidia e spirito di contesa; senza carità e rettitudine. Certo, poco fa mi sembrava che tu proclamassi contro di noi le lodi della carità, prese dal testo dell'Apostolo, in cui si dice che se non c'è la carità, tutto quello che c'è non giova a niente. Ecco, in costoro non c'era la carità, eppure c'era l'annuncio di Cristo, e l'Apostolo dichiara di compiacersene. Infatti, non si compiace del loro male, ma del bene del nome di Cristo. In lui, infatti, c'era la carità, che non gode dell'ingiustizia, ma si rallegra della verità 283. L'invidia che era in loro, è un male specifico del diavolo; per questa, infatti, cadde e precipitò. Ora, quei malvagi, che l'apostolo Paolo rimprovera in questi termini, e nei quali c'era quel grande bene, di cui l'Apostolo si rallegra, dov'erano? Dentro o fuori? Libero tu di scegliere. Se dentro, ecco, Paolo li conosceva, ma non ne restava contaminato; così come non contaminerebbero voi nell'unità del mondo, quelli contro i quali lanciate non so quali accuse vere, o ne inventate di false. Perché allora vi siete separati? Perché, a causa del sacrilegio di uno scisma scellerato, siete morti? Se invece erano fuori, ecco, anche in coloro che sono fuori, e che certamente non possono far parte della vita eterna, poiché non hanno la carità e non conservano l'unità, è comunque presente la santità del nome di Cristo, e la loro predicazione l'Apostolo approva con gioia, proprio per la santità del nome, anche se li detesta. A ragione, quindi, non ingiuriamo questo nome, quando vengono da noi quelli che erano fuori; ma essi li correggiamo, il nome lo onoriamo. Vedete dunque come siete empi quando, in coloro, le cui azioni rimproverate come volete, disprezzate anche il sacramento del nome di Cristo, che in essi è santo!. In verità questi, di cui parlò l'Apostolo, come le tue parole mostrano, credi che erano fuori dalla Chiesa. Così, nel momento in cui temi di subire una persecuzione da parte dei cattolici, e parlandone susciti odio verso di noi, hai confermato, negli eretici, il nome di Cristo, al quale tu, ribattezzando, arrechi oltraggio.

Gli uomini non devono essere costretti alla fede.

82. 181. Petiliano: Se dunque un'autorità così importante della fede, non ha avversato nessuno, perché tu perseguiti per costringere la gente a contaminarsi?

Noi non costringiamo alla fede, ma alla salvezza.

82. 182. Agostino: Non vi perseguitiamo, se non come la verità perseguita la falsità. Non ci riguarda, se qualcuno vi ha perseguitati in modo diverso, come non riguarda voi, se i vostri fanno cose simili. Noi non vi costringiamo a farvi contaminare, ma vi esortiamo a farvi guarire.

I Donatisti non costringono alla fede.

83. 183. Petiliano: Se fosse lecito costringere uno con la legge, sia pure a fare il bene, voi stessi, miseri, avreste dovuto essere costretti alla nostra purissima fede. Ma lungi, lungi dalla nostra coscienza, costringere uno alla nostra fede!

L'autorità deve salvaguardare dal male.

83. 184. Agostino: Certo, nessuno deve essere costretto a venire alla fede, controvoglia; Dio, tuttavia, con la sua severità, o meglio, con la sua misericordia, suole punire l'infedeltà con il flagello delle tribolazioni. E che? Il fatto che una vita perfetta si sceglie per libera volontà, per questo una pessima condotta non si punisce con perfetta legalità? Comunque, la disciplina vindice di una vita malvagia, è invertita; essa non arriva se non quando si è disprezzata la dottrina di una vita buona. Se dunque contro di voi sono state emanate delle leggi, esse non vi costringevano a fare il bene, ma vi proibivano di fare il male. Nessuno infatti può fare il bene, se non lo sceglie e non lo ama: e questo dipende dalla libera volontà. Il timore delle pene, invece, anche se non suscita il gusto di una buona coscienza, trattiene almeno la cattiva cupidigia nell'intimo del pensiero. Ma chi ha emanato contro di voi leggi, che reprimevano la vostra audacia? Non sono stati quelli che, come dice l'Apostolo, non è senza motivo che portano la spada; essi infatti sono ministri di Dio e vindici di ira verso chi fa il male 284? Tutta la questione, quindi, sta in questo: sapere se voi siete senza peccato; voi a cui il mondo rinfaccia il sacrilegio di un grave scisma. Se trascurate di esaminare questa questione, parlate a vuoto e, pur vivendo come briganti, vi vantate di morire come martiri. E poiché temete il rigore della legge, la reazione della gente, o siete impari per resistere, non dico contro tanta gente, ma contro tante nazioni cattoliche, vi gloriate perfino di essere mansueti perché non costringete nessuno a passare al vostro partito. Così fa anche il nibbio: quando, per lo spavento, non riesce ad afferrare i pulcini, si dà il nome di colombo. Quand'è, infatti, che avete potuto far del male, e non lo avete fatto? Così dimostrate che ne avreste fatto molto di più, se aveste potuto. Quando Giuliano in odio alla pace di Cristo, vi restituì le basiliche dell'unità, che stragi avete compiute, se anche i demoni esultavano con voi, perché avevate riaperto i loro templi! Chi può ricordarle? Al tempo della guerra di Firmo, che cosa non ha subito, da parte vostra, Rogato il Mauro?. Chiediamolo alla Mauritania di Cesarea! E al tempo di Gildone, per il fatto che un vostro collega fu il suo più caro amico, lo sanno i Massimianisti che cosa hanno sofferto! E quanto a Feliciano stesso, che ora sta con voi, se potesse dichiarare sotto giuramento se è vero che Ottato lo ha costretto a ritornare, contro voglia, nella vostra comunione, non oserebbe muovere le labbra, specie se il popolo di Nusti, testimone di quei fatti, lo stesse a guardare in faccia. Ma costoro, come ho detto, vedano le sofferenze che hanno subite da quelli, insieme ai quali avevano inflitto queste torture a Rogato! La stessa Chiesa cattolica, che pure era sostenuta dai principi cattolici, che comandavano per terra e per mare, fu assalita con ferocia e accanimento dalle bande armate di Ottato. Ed è stato proprio questo episodio, a costringerci a invocare contro di voi, per la prima volta, presso il Vicario Serano, " la nota legge delle dieci libbre d'oro ", che nessuno di voi versa più; e ci accusate di crudeltà! Quale maggiore mitezza che punire con una semplice pena pecuniaria i vostri crimini così grandi?. Ma chi può raccontare i particolari di tutte le violenze che voi, senza l'approvazione di giudici o di altre autorità, commettete ovunque potete nei territori soggetti alla vostra sovranità? Chi di noi, nella sua gente, non ne ha saputo qualcosa dai suoi predecessori, o non lo ha sperimentato lui stesso? Non è forse vero che ad Ippona, dove io vivo, non mancano quanti ricordano che il vostro Faustino durante il suo regno, aveva ordinato, visto che i Cattolici erano in minoranza, che nessuno cuocesse il pane per loro, tanto che un fornaio, inquilino di un nostro diacono, gettò il pane del proprietario non ancora cotto e, senza essere condannato all'esilio da una legge, gli rifiutò ogni rapporto non solo in Ippona, ma anche nella sua patria; e non solo nella sua patria, ma anche nella sua casa? E che dire di ciò che è successo di recente e che ancora mi addolora? Non è forse vero che il vostro Crispino di Calamina, che pure aveva comprato una proprietà ad enfiteusi, con un solo colpo di terrore non esitò, ad immergere nelle acque di un terreno degli imperatori cattolici, le cui leggi vi hanno proibito di stare persino nelle città, e a ribattezzare quasi ottanta persone che emettevano dolorosi lamenti?. Non sono stati forse questi fatti che vi hanno costretto a subire anche le leggi di cui vi lagnate? Leggi che, se anche sono molto meno severe di quanto meriti il vostro delitto, sono però importanti? Ma è proprio vero che i vostri Circoncellioni, che militano in bande furiose sotto il vostro comando, non ci caccerebbero con le loro violente incursioni da tutte le nostre campagne, se noi non trattenessimo nelle città come ostaggi voi che, comunque non volete sopportare, se non per timore, almeno per pudore, la presenza del pubblico e il rimprovero delle persone oneste? Non dire, quindi: Lungi, lungi dalla nostra coscienza spingere uno ad entrare nella nostra fede. Voi infatti, lo fate dove potete; e dove non lo fate, è perché non potete: o per paura delle leggi o per paura dell'odiosità, o per l'opposizione della moltitudine.

Dio lascia liberi di credere o no.

84. 185. Petiliano: Cristo Signore dice: " Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre! " 285. Ma perché non lasciate che ciascuno segua il suo libero arbitrio, visto che il Signore Dio ha dato agli uomini il libero arbitrio, pur indicando alle persone la via della giustizia, perché nessuno si perda perché non la conosce? Egli dice: "Ho posto davanti a te il bene ed il male, il fuoco e l'acqua: scegli ciò che vuoi " 286. Proprio per questo libero arbitrio, voi, miseri, avete preferito scegliere non l'acqua, ma il fuoco. " Tuttavia " - dice il Signore - " scegli il bene, affinché tu viva " 287. Tu che non vuoi scegliere il bene, ti sei condannato a non vivere.

Dio lascia gli uomini liberi anche attirandoli.

84. 186. Agostino: Se io ti ponessi la questione: come può, Dio Padre, attrarre al Figlio gli uomini che ha lasciato liberi, forse la risolveresti con difficoltà. Come li può attirare, infatti, se ha lasciato a tutti la libertà di scegliere? Eppure sono vere tutt'e due le cose, ma solo pochi sono in grado di comprenderlo con l'intelligenza. Ora, come è possibile che il Padre attiri al Figlio coloro che ha lasciato nel libero arbitrio, così è possibile che ciò che le leggi ci ammoniscono a fare, con la minaccia delle pene, non tolga il libero arbitrio. Tutto ciò che di pesante e di molesto un uomo soffre, lo ammonisce a riflettere sui motivi delle sue sofferenze; così, se si accorge di soffrire per la giustizia, scelga come un bene sopportare queste sofferenze per la giustizia; se invece si accorge di soffrire per l'ingiustizia, e pensa di faticare e di tormentarsi infruttuosamente, cambi in meglio la sua volontà, e simultaneamente si liberi, sia dalla sofferenza sterile e sia dall'ingiustizia, che di certo gli arrecheranno danni molto più gravi e dannosi. Quanto a voi, se i re adottano provvedimenti contro di voi, prendeteli come ammonimenti a riflettere sui motivi di queste sofferenze. Se è a causa della giustizia, veramente essi sono i vostri persecutori, mentre siete beati voi, che soffrite a causa della giustizia, e possederete il regno dei cieli 288; se invece è a causa dell'iniquità del vostro scisma, che cosa sono essi se non i vostri censori, mentre voi, come tutti i colpevoli dei vari crimini che scontano con le leggi le loro colpe, siete certamente infelici in questo mondo e in quello futuro? Nessuno quindi vi toglie il libero arbitrio; ma state bene attenti alle scelte che fate: se convertirvi e vivere in pace o se perseverare nella malizia e sopportare i veri supplizi, denominandoli falsamente martirio. Ma egli si rivolge a voi, come se soffriste pene indegne, per la giustizia, o come se, per la vostra iniquità, soffriste qualche pena degna; benché commettiate tante cose indegne, e regniate nell'impunità, e siate tanto folli da spaventare più con le " lodi a Dio ", che con la tromba della guerra; e tanto mistificatori da attribuire il gesto spontaneo dei vostri, che si gettano dai precipizi, alle nostre persecuzioni.

C'è una grande differenza tra le parole dei Donatisti e le parole di Cristo.

84. 187. Quasi fosse un precettore molto benigno, egli dice: Tu che non vuoi scegliere il bene, sei condannato a non vivere. Ecco: se credessimo alle vostre accuse, vivremmo bene; ma poiché crediamo alle promesse di Dio, ci condanniamo a non vivere. Hai fatto bene, credo, a ricordare ciò che dissero gli Apostoli ai Giudei, quando proibirono loro di predicare Cristo. Perciò lo diciamo anche noi, perché ci rispondiate: Che è meglio, obbedire a Dio o agli uomini 289? " Traditori, turificatori, persecutori ", sono parole di uomini contro altri uomini. " Solo nella comunità di Donato è rimasto Cristo ": sono parole di uomini che esaltano la gloria dell'uomo nel nome di Cristo, per diminuire la gloria di Cristo stesso. Sta scritto, infatti: Un popolo numeroso è la gloria del re, un popolo piccolo è la rovina del principe 290. Esse quindi sono parole di uomini. Al contrario, queste del Vangelo: Bisognava che Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno, e nel suo nome, si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati in tutto il mondo, a partire da Gerusalemme 291 sono parole di Cristo che proclamano la gloria ricevuta dal Padre nell'estensione del suo regno. Dopo avere sentito entrambi le parti, preferiamo scegliere la comunione della Chiesa; e alle parole degli uomini, anteponiamo quelle di Cristo. Ti prego: chi può dire che abbiamo scelto il male, se non chi dice che Cristo ha insegnato il male?

Dio non ordinò di dare la morte agli scismatici.

85. 188. Petiliano: Ha forse Dio ordinato di mettere a morte gli scismatici? Se lo avesse ordinato, dovreste essere uccisi dagli Sciti e dai Barbari, non dai Cristiani.

Agostino: ma noi non siamo scismatici.

85. 189. Agostino: Si calmino i vostri Circoncellioni, e tu non spaventarci coi Barbari. Se poi vuoi sapere se gli scismatici siamo noi o siete voi, non interroghiamo né me e né te, ma Cristo: sia lui a indicarci la sua Chiesa. Leggi il Vangelo e ti darà la risposta: In Gerusalemme, in tutta la Giudea e nella Samaria, e fino all'estremità del mondo 292. Chi dunque non sta nella Chiesa, non lo si interroghi più ma, se viene corretto, si converta o, se viene corretto, non si lamenti.

Dio non si rallegra del sangue.

86. 190. Petiliano: Il Signore Dio non si è mai compiaciuto del sangue umano. Egli infatti ha voluto che il fratricida Caino restasse in vita come carnefice.

I Donatisti uccidono tutti gli uomini con l'odio.

86. 191. Agostino: Se Dio non ha voluto che si uccidesse l'assassino del fratello, ma che rimanesse in vita come carnefice, può significare che il re, il cui cuore è nelle mani di Dio 293, e che emana molte leggi per ammonire e correggere, non ha emanato nessuna legge per ordinare di uccidervi; forse perché siano tormentati con il supplizio del parricida Caino, carnefice a vita, tutti i vostri seguaci, che si ostinano a restare tenacemente nello scisma sacrilego. Leggiamo, infatti, che molte persone furono uccise per pietà dal servo di Dio, Mosè. Tanto che, nella preghiera che fece al Signore per il loro empio sacrificio, supplicò così: Signore, se tu vuoi rimettere i loro peccati, rimettili; altrimenti cancellami dal tuo libro 294, si rivela chiaramente la sua indicibile carità e misericordia. Che dire dunque? Che forse diventò subito crudele perché, sceso dal monte, ordinò di uccidere tante migliaia di persone? Considerate quindi se per caso non sia per una più grande collera di Dio che, con le tante leggi emanate contro di voi, nessun imperatore abbia mai ordinato di uccidervi. Oppure credete che non siete da paragonare a quel fratricida? Sentite che cosa dice il Signore per mezzo del profeta: Dal sorgere del sole fino al tramonto, il mio nome è glorificato tra le nazioni; e in ogni luogo salirà un incenso al mio nome e si offrirà una vittima pura. Il mio nome è grande tra le nazioni, dice il Signore onnipotente 295. Ma questo sacrificio fraterno, sul quale il Signore posa il suo sguardo, voi mostrate di odiarlo con le vostre calunnie; e se qualche volta sentirete che dal sorgere del sole fino al tramonto il nome del Signore viene lodato 296 e questo è il vivo sacrificio di cui è stato detto: Immola a Dio un sacrificio di lode 297, il vostro volto si avvilirà come il volto di quell'omicida. Ma dato che non potete uccidere tutto il mondo, sarete ritenuti rei per il vostro stesso odio; dice infatti Giovanni: Chi odia il proprio fratello è omicida 298. Voglia il cielo che un nostro fratello innocente s'imbatta piuttosto nei colpi dei vostri Circoncellioni, per essere ucciso, che nella vostra lingua, per essere ribattezzato.

Cristo morendo ha stabilito il modo di morire e non di uccidere.

87. 192. Petiliano: Noi dunque vi avvertiamo, se ci ascoltate volentieri, e se non ci ascoltate volentieri vi avvertiamo che Cristo Signore ha insegnato ai cristiani non come uccidere, ma come morire. In effetti, se egli amasse quelli che non accettano di morire uccisi, non avrebbe voluto farsi uccidere per noi.

I Donatisti non seguono la forma di Cristo perché sono persecutori.

87. 193. Agostino: Magari i vostri martiri seguissero il suo modo di morire: non si getterebbero dai precipizi, come non lo fece il Signore, malgrado il suggerimento del diavolo 299. Ma voi, quando perseguitate con false testimonianze i nostri padri, anche morti, da chi avete appreso questo modo? E che voi cerchiate di macchiarci con i crimini di persone ignote, mentre non volete sentirvi rinfacciare le malefatte dei vostri, da chi avete appreso questo modo? Ma noi ci inorgogliamo troppo, nel nostro sdegno, quando vi vediamo dire falsa testimonianza perfino contro il Signore, dal momento che egli stesso ha promesso ed ha mostrato la sua Chiesa in tutte la nazioni 300, e voi lo contestate! Questo tipo di persecuzione non lo avete appreso neanche dai Giudei persecutori; essi infatti hanno perseguitato il corpo di colui che camminava sulla terra, e voi il vangelo di colui che siede nel Cielo. Quel Vangelo che subì le fiamme di feroci re, con più moderazione di quanto subisca dalle vostre lingue. In effetti, alle loro fiamme, l'unità sopravvisse, alle vostre chiacchiere, non è riuscita a sopravvivere. Quelli che desideravano eliminare le parole del Signore bruciandole, non pensavano che si potessero disprezzare anche leggendole. Essi quindi non avrebbero esercitato, sul Vangelo, le loro fiamme, se voi non aveste prestato loro, contro il Vangelo, le vostre lingue. In quella persecuzione, il Vangelo di Cristo veniva cercato da alcuni persecutori, consegnato da alcuni timorosi, bruciato da alcuni distruttori, nascosto da alcuni amici, combattuto da nessun contestatore. Passata la persecuzione delle nazioni, ne avete conservati gli aspetti più scellerati: quanti perseguitavano il nome di Cristo, non hanno creduto a Cristo; quanti si onorano del nome di Cristo, contestano Cristo.

L'esempio di Pietro.

88. 194. Petiliano: Eccovi ora la prova più completa, che ad un cristiano non è lecito procurare la rovina degli altri. Il primo a darcela è stato Pietro, come sta scritto: " Pietro colpì l'orecchio del servo del principe dei Giudei e lo recise. Ma Gesù gli disse: Pietro nascondi la tua spada nel fodero, chi infatti usa la spada morirà di spada " 301.

I Circoncellioni usano le fruste contro i Cattolici.

88. 195. Agostino: Perché allora non mettete a tacere le armi dei Circoncellioni con queste parole? O credete di parlare contro il Vangelo se dite: " Chi usa la frusta, morirà di frusta? ". Scusateci, quindi, se neppure i nostri padri riuscirono a trattenere coloro che gettarono Marcolo nel precipizio, fatto di cui vi lamentate. Nel Vangelo non sta scritto: " Chi getta uno dal precipizio, muoia di precipizio ". Voglia Dio che, come sono passati questi falsi avvenimenti, così cessino i bastoni dei Circoncellioni! Forse voi vi adirate perché noi togliamo le armi alle vostre bande, se non con le leggi almeno con le parole, dicendo che esse colpiscono solo con le fruste. Si sa, questa era la loro vecchia armatura, ma ora ne hanno fatti di progressi! In effetti, tra una gozzoviglia e l'altra, insieme a donne senza marito, si prendono ogni libertà di accompagnarsi, vagabondare, divertirsi, bere e pernottare insieme. Essi hanno appreso non solo a roteare le fruste, ma anche a vibrare la spada e a far girare le fionde! Perché allora io non dovrei dire loro (e Dio solo sa con che animo lo dico e con che animo lo ascoltano): " Pazzi "; se non altro Pietro, anche se spinto da un moto d'animo ancora carnale, la sua spada la conficcò nel corpo di un persecutore, per difendere il corpo di Cristo. Le vostre armi, invece, sono ripartite contro Cristo: il suo corpo, di cui egli è capo, cioè la sua Chiesa 302 diffusa in tutte le nazioni. Detto questo egli ascese al cielo303, dove non avrebbe potuto seguirlo il furore dei Giudei; ma il vostro furore combatte le membra del suo corpo, che egli ha raccomandate ascendendo al cielo. Per difendere queste membra si accaniscono contro di voi e vi resistono quanti, nella Cattolica, sono ancora di poca fede, e hanno lo stesso animo che ebbe Pietro quando impugnò la spada nel nome di Cristo. Ma ci corre una grande differenza tra la vostra persecuzione e la loro. Voi siete simili al servo del sacerdote dei Giudei, perché per obbedire ai vostri capi vi armate contro la Chiesa cattolica, cioè contro il corpo di Cristo; mentre essi sono come Pietro: lottano anche con il corpo, per il corpo di Cristo, cioè la Chiesa. Ma se si dice loro di stare calmi, come fu detto a Pietro, a più forte ragione bisogna dire a voi di deporre il furore dell'eresia e di unirvi a quelle membra, per le quali essi lottano in questo modo. Ma voi siete stati offesi da loro, e quindi odiate anche noi; e come se aveste perso l'orecchio destro, non ascoltate Cristo che siede alla destra del Padre. Ma a chi parlare? E quando parlare loro? Non riesco a trovare nemmeno un momento per farlo, visto che anche la mattina ruttano di vino, o perché sono già ubriachi o perché continuano ad esserlo. Anzi, minacciano pure; e non solo essi, ma anche i loro vescovi, sempre pronti a dire che i loro fatti non li riguardano. Che il Signore ci doni il cantico dei gradini, per poter dire: Con quelli che odiavano la pace, io ero pacifico; quando parlavo loro, essi mi combattevano senza motivo 304. Così canta in tutta la terra, il Corpo di Cristo, che viene combattuto dagli eretici: qui da alcuni, lì da altri, e da tutti gli altri eretici ovunque si trovino.

Morire per Cristo giova ai Cristiani.

89. 196. Petiliano: Cristo ha insegnato che bisogna subire la morte per la fede, anziché darla agli altri per favorire la propria comunione. La cristianità cresce nelle persecuzioni. Nessuno, infatti, condurrebbe una vita fedelissima, se i fedeli temessero la morte. Dice infatti il Signore Gesù Cristo: " Se il chicco di grano, che cade in terra, non muore, rimane solo; ma se muore, porta molto frutto " 305.

I Donatisti perseguitano il grano di Cristo in tutto il mondo.

89. 197. Agostino: Vorrei sapere chi è stato il primo del vostro partito a buttarsi dal precipizio. Certamente è stato un grano molto fertile, dal quale germogliò la rigogliosa massa dei cadaveri che si sono buttati dai precipizi. Ora, giacché ricordate le parole del Signore, che disse di essere grano destinato a morire e a portare molto frutto, perché odiate il frutto che cresce rigogliosamente in tutto il mondo, e gli rinfacciate i crimini della paglia e della zizzania, quelli che avete sentiti o quelli che avete inventati?

Voi siete la zizzania e le spine.

90. 198. Petiliano: Ma voi spargete le spine e la zizzania, non la semente, È quindi bene che bruciate con esse nell'ultimo giorno. Non è una maledizione, ma ogni coscienza piena di spine, è raggiunta dalla condanna di Dio.

E voi che cosa siete?

90. 199. Agostino: Almeno la rievocazione della zizzania avrebbe dovuto farti venire in mente anche il grano; entrambi infatti, hanno avuto l'ordine di crescere nel campo sino alla mietitura 306. Voi invece fissate l'occhio penetrante della vostra malignità solo sulla zizzania e, contro l'insegnamento di Cristo, sostenete che nel mondo, tranne che in Africa, è cresciuta solo essa.

Come Cristo, i cristiani subiscono persecuzioni.

91. 200. Petiliano: Dov'è il passo, in cui il Signore dice: " Se ricevi uno schiaffo prepara l'altra guancia " 307? Dov'è l'altro in cui si narra che ricevette gli sputi sulla faccia, colui che, con il suo sputo santissimo, aprì gli occhi al cieco? Dov'è il passo in cui l'apostolo Paolo dice: " Se qualcuno vi colpisce sulla faccia "? E l'altro in cui dice ancora: " Colpi senza misura, stragi frequenti, in carceri ancora più frequenti" 308? Egli ricorda ciò che patì, non ciò che fece patire. Alla fede cristiana bastava avere sofferto da parte dei Giudei: perché, miseri, la fate soffrire anche voi?

Sono i Circoncellioni a perseguitare i Cristiani.

91. 201. Agostino: Ma è proprio vero che voi, se ricevete uno schiaffo, porgete l'altra guancia? Non è certamente questa la fama che vi hanno procurato le vostre bande scorrazzando qua e là per tutta l'Africa e compiendo ignobili turpitudini! Volesse Dio che la gente avesse stretto con voi questo patto: che almeno secondo l'antica legge rivendicaste l'occhio per occhio, dente per dente 309, e non alzaste la frusta per le cose sentite!

Si parla dei re che perseguitano i cristiani.

92. 202. Petiliano: Che c'entrate voi con i re del mondo, che la cristianità ha visti sempre come nemici? Per dirtela in breve: Fu un re che perseguitò i fratelli Maccabei 310; un re che, essendo sacrilego, fece gettare i tre fanciulli alle fiamme, non sapendo che fossero religiose 311; un re che cercò la vita del Salvatore, quand'era bambino 312; un re che gettò in pasto ai leoni, così credeva, il santissimo Daniele 313. E lo stesso Cristo Signore fu l'iniquo giudice di un re a condannarlo 314. Ecco perché l'Apostolo grida: " Tra i perfetti annunciamo la sapienza, non la sapienza di questo mondo, né dei principi di questo mondo, la quale svanisce; ma parliamo la sapienza di Dio nel mistero, che fu nascosta, che Dio stabilì prima di tutti i secoli per la nostra gloria e che nessuno dei principi di questo mondo ha conosciuta. Se infatti l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della maestà " 315. Ma questo è stato detto degli antichi re pagani. Quanto a voi, gli imperatori di questo mondo, che desiderano essere cristiani, non li lasciate essere cristiani, perché con l'artificio e la nebbia della vostra menzogna attirate alla vostra malvagità questi credenti in buona fede, per indurli a rivolgere contro i cristiani le armi preparate per essere usate contro i nemici dello stato; e con i vostri consigli, li inducete a credere di rendere onore a Dio se uccidono noi che vi siamo odiosi; dice infatti il Signore: " Verrà un tempo in cui chi vi ucciderà crederà di rendere onore a Dio " 316. A voi dunque, maestri di malvagità, non importa niente se i re della terra desiderano essere pagani, Dio non voglia, o cristiani, visto che non cessate di armarli contro la famiglia di Cristo. Non sapete, o non avete letto, che più grave del crimine di chi uccide, è quello di chi persuade a uccidere? Gezabele aveva istigato suo marito a uccidere un uomo giusto e anche povero, ma entrambi, marito e moglie, morirono di uguale supplizio 317. E non è che voi, nello spingere i re, siete diversi da come spesso li ha spinti a compiere un reato la sottile persuasione femminile! In effetti, fu attraverso la figlia che la donna di Erode chiese ed ottenne che le fosse portata la testa di Giovanni su un piatto a tavola 318. E Ponzio Pilato, i Giudei lo costrinsero al punto di far crocifiggere Cristo Signore, e vollero che il suo sangue rimanesse sempre vindice su di loro e sui loro figli 319. È così, dunque, che voi peccatori vi coprite del nostro sangue. Infatti, non è che, se anche ci percuote il giudice, non siano piuttosto le vostre calunnie. Dice il profeta Davide parlando a nome del Signore: " Perché fremono le nazioni e i popoli meditano vani progetti? Si sono sollevati i re della terra, e i principi si sono radunati contro il Signore e contro il suo Cristo. Rompiamo i loro vincoli e scuotiamoci di dosso il loro giogo. Ma colui che abita nei cieli riderà di loro e il Signore li schernirà; allora egli parlerà loro nella sua ira e li sconvolgerà nel suo furore. Io invece sono stato stabilito re dal Signore, sopra il suo monte santo di Sion per predicare il precetto del Signore. Il Signore mi ha detto: figlio mio sei tu, io oggi ti ho generato: chiedimi e ti darò in eredità le nazioni e in tuo possesso i confini della terra. Tu le reggerai con lo scettro di ferro, le romperai come vasi d'argilla ". Quanto a questi re, per togliere ad essi la passione di perseguitare i Cristiani, quasi per ignoranza o incoscienza, e non farli perire, il profeta diede loro questi ammonimenti e questi precetti. Oh se questi precetti, che essi non conoscono, glieli insegnassimo noi! Ma voi glieli avreste senza dubbio mostrati, se aveste voluto che vivessero, o almeno, terza ipotesi, se la vostra malizia avesse permesso loro di leggerli. Il primo salmo di Davide li esorta caldamente a vivere e regnare da cristiani; essi hanno confidato in voi, e voi li avete malvagiamente ingannati. Voi, infatti, inventate per essi le cose cattive, le buone, invece, le nascondete. Leggano finalmente, sia pure con ritardo, il testo, che avrebbero dovuto leggere da tempo. Che dice? " Ed ora, o re, intendete, istruitevi voi che giudicate la terra, servite il Signore nel timore ed esaltatelo con timore; prendete i suoi insegnamenti perché, il Signore non si adiri e voi perdiate la retta via. Quando la sua ira si infiammerà contro di voi, beati tutti quelli che confidano in lui"320. Gli imperatori, ripeto, voi li istigate con i vostri suggerimenti, come fecero i Giudei con Pilato, lo abbiamo detto, sebbene questi, lavandosi pubblicamente le mani abbia gridato: " Sono innocente del sangue di questo giusto! " 321. In realtà, come può dirsi innocente da un delitto, colui che lo ha commesso? Ma per tacere degli antichi, negli esempi che portate, considerate il grande numero di imperatori e di giudici vostri, morti per averci perseguitati! Tralascio Nerone, il primo persecutore dei Cristiani, come pure Domiziano, che gli fu molto simile, Traiano, Geta, Decio, Valeriano, Diocleziano. Anche Massimiano morì. Quelli poi che imposero di turificare e di bruciare i Libri del Signore, primo Marcellino, che fu vescovo dei Romani, ma anche il Cartaginese Mensurio, e Ceciliano, si ridussero come faville o cenere nelle stesse fiamme sacrileghe. Morì Macario, morì Ursazio, e tutti i vostri Conti morirono, sempre per vendetta di Dio. Ursazio, abbattuto dai barbari in guerra, fu sbranato dai crudeli artigli degli avvoltoi e dai morsi delle fameliche zanne dei cani. Non è forse un assassino, colui che, sotto la spinta del vostro impeto, fece come il re Acab, il quale, convinto da una donna, uccise un povero giusto 322? Così non cessate di massacrare anche noi, giusti e poveri: poveri, certo, rispetto alla ricchezza del mondo: in realtà, della grazia di Dio non siamo poveri. E se anche non lo fate con le mani, massacrate certamente con la lingua omicida. Sta scritto, infatti: " La morte e la vita sono nelle mani della lingua " 323. Perciò, tutti quelli che sono stati uccisi, li hai uccisi tu, che sei un istigatore. La mano del carnefice, infatti, non si infiamma che con la tua lingua; e il crudele calore del cuore alle tue parole si accende contro il sangue degli altri: sangue giusto, vindice di chi lo sparge.

Le contraddizioni di Petiliano

92. 203. Agostino: Se io a questo brano, che tu hai esposto con tanta ampiezza e facondia, e in cui, a proposito dei re del mondo, parli con odio verso di noi, dessi una risposta adeguata e degna, temo che accuseresti anche me di aver voluto aizzare la collera dei re contro di voi. E quantunque tu con la forza di questa invettiva ti sia scagliato, come è vostro costume, contro tutti i cattolici in genere, certamente non trascuri me. Io comunque cercherò di dimostrare, se posso, che a suscitare la collera contro i re sei stato più tu, con le tue affermazioni, che io, con le mie risposte. Prima di tutto considera tu stesso come ti contraddici. Hai esordito così: Che c'entrate, voi, con i re del mondo, che la cristianità ha visti sempre come nemici? Con queste parole ci proibisci di avere rapporti con i re del mondo. Poco dopo dici: Quanto a questi re, per togliere ad essi il desiderio di perseguitare i Cristiani, quasi per ignoranza o incoscienza, e non farli perire, il profeta diede loro questi ammonimenti e questi precetti. Oh se questi precetti, che essi non conoscono, glieli insegnassimo noi! Ora, voi glieli avreste senza dubbio insegnati, se aveste voluto che restassero in vita. Come vuoi, quindi, che noi diventiamo maestri dei re? Certo, se i nostri hanno un'amicizia con i re cristiani e ne fanno buon uso, non commettono nessun peccato, se invece alcuni se ne vantano, commettono un peccato più leggero del vostro. Voi, poi, che ci fate questi rimproveri, che c'entravate con un re pagano e, ciò che è più grave, un apostata e un nemico del nome cristiano, Giuliano, che voi, supplicandolo di restituirvi le basiliche, quasi fossero vostre, lo elogiaste dicendogli che presso di lui aveva posto solo la giustizia?. Con queste parole - penso che il latino lo capiate - avete chiamata giustizia l'idolatria e l'apostasia di Giuliano. Si conserva l'istanza dei vostri antenati, il provvedimento ottenuto, e gli Atti in cui lo allegarono. Svegliatevi e state attenti: è ad un nemico di Cristo, un apostata, un avversario dei cristiani, un servo dei demoni, che Ponzio, sì, il vostro Ponzio, proprio lui, si rivolse in questi termini! Ed ora andate e dite: Che c'entrate voi con i re del mondo? e, da sordi che siete, leggete ad un popolo di sordi questo testo che, come essi, non volete ascoltare: Tu vedi la paglia nell'occhio del tuo fratello, ma non vedi la trave nel tuo occhio 324.

Spesso la Scrittura dice che i re anno aiutato i fedeli.

92. 204. Tu dici: Che c'entrate voi con i re del mondo, che la cristianità ha sempre visti come nemici? Dopo di che, hai cercato di elencare quei re, che i giusti hanno avuto per nemici, ma non hai considerato che se ne possono contare di più, che essi hanno avuto per amici. Il nostro padre Abramo fu ritenuto un grande amico da quel re, al quale Dio ordinò di non toccare sua moglie, e ne ricevette anche dei doni 325. Anche Isacco, suo figlio, godette della grande amicizia di un re 326. E Giacobbe, al re che lo accolse con onore in Egitto, diede anche una benedizione 327. E che dire del figlio Giuseppe che, dopo le sofferenze del carcere, nel quale la sua castità fu provata come l'oro col fuoco, venne elevato dal faraone a grande dignità? Egli giurava per la sua salute 328, non come chi è esaltato dall'orgoglio, ma come chi è grato della benevolenza? La figlia del re adottò Mosè 329. Davide, spinto dall'iniquità di un re d'Israele, si rifugiò presso un re straniero 330. Elia corse davanti al carro di un re molto cattivo, non dietro un suo ordine, ma per un gesto spontaneo di ossequio 331. Eliseo, alla donna ospitante che voleva ottenere qualcosa dal re per sua intercessione, credette di dovergliela offrire, spontaneamente, lui stesso 332. Ma veniamo, al tempo della cattività del popolo di Dio: In questo caso, per dirla in termini più moderati, ti ha colpito una sorprendente amnesia. Infatti, per dimostrare che la cristianità ha sempre visto i re come dei nemici, hai ricordato l'episodio dei tre fanciulli e di Daniele, e i castighi subiti da parte di re persecutori; e non ti sei lasciato ammaestrare dai particolari, non affini, ma totalmente identici, come il comportamento del re stesso, che dopo il miracolo delle fiamme inoffensive: lodò e proclamò Dio, e rese onore agli stessi fanciulli; e la stima che il re ebbe per Daniele, che non rifiutò i doni di cui lo ricolmò. E proprio per rendere il dovuto onore all'autorità del re, come appare chiaramente dalle sue parole, non gli fece mancare il dono, che Dio gli aveva dato, rivelandogli e interpretandogli il suo sogno. Perciò, visto che i nemici del santo profeta, che ne erano stati folli e sacrileghi accusatori, avevano costretto il re a gettarlo, contro sua voglia, nella fossa dei leoni, questi, pur facendolo con rammarico, sperò che, con l'aiuto del suo Signore, si salvasse. Pertanto quando Daniele, rimasto sano e salvo, perché Dio frenò la rabbia dei leoni, sentì la voce premurosa ed amica del re che lo chiamava, rispose lui stesso dal fondo della fossa con una benedizione: O re, vivi per sempre! 333. Perché tu, una volta che hai portato il discorso sulle amicizie dei re con i santi, e hai ricordato le esperienze e gli esempi di questi servi di Dio, o non hai visto o non hai voluto vedere o, ma non so come potresti scusarti, li hai visti e conosciuti, ma li hai taciuti? Ma se, come difensore di una pessima causa, non te lo avesse impedito la passione di sostenere una falsità, e questa stessa non ti avesse allontanato, contro la tua volontà e a tua insaputa, dalla luce della verità, certamente senza alcuna difficoltà avresti ricordato alcuni re buoni, e altri, invece, cattivi; alcuni amici dei santi, ed altri nemici. E poi ci meravigliamo che i vostri Circoncellioni si gettano dai precipizi! Chi ti correva dietro, ti prego? Quale Macario, quale soldato ti inseguiva? Certo, nell'abisso di questa falsità, non ti ci ha spinto nessuno di noi. Perché, allora, sei stato il primo ad andarci ad occhi chiusi, al punto che, dopo aver detto: Che c'entrate voi con i re del mondo, non hai esitato ad aggiungere: Che la cristianità ha sempre visti come nemici? Possibile che tu non abbia pensato e né immaginato che potessero pensarlo i lettori dei tuoi scritti, che tanti esempi di re ti gridano: " Non sa di che parla "?

I Donatisti inoltrarono una supplica a Giuliano.

92. 205. O forse tu, per il fatto che hai ricordato solo i re antichi, ritieni di non essere andato contro di loro, poiché non hai detto: "La giustizia li ha sempre visti come nemici, ma: La cristianità li ha sempre visti come dei nemici? Forse hai voluto far capire che essi hanno odiato i giusti, da quando questi hanno incominciato a chiamarsi Cristiani? Che cosa vogliono significare, allora, gli esempi dell'antichità, coi quali, ciò che hai detto con imprudenza, hai cercato di dimostrarlo con più imprudenza? Che forse i Maccabei, i tre fanciulli e Daniele, non hanno fatto quelle cose, né le hanno sofferte prima della nascita di Cristo in terra? Perché, in seguito, voi, come ho ricordato poco fa, avete inoltrato un'istanza a Giuliano, il vero nemico della cristianità? Perché gli avete richieste le basiliche? Perché avete detto che presso di lui aveva posto solo la giustizia? Se un nemico della cristianità ascolta questi elogi, che cosa sono quelli dai quali li ascolta? Costantino, al contrario, che non fu mai nemico del nome cristiano, ma ne fu sempre molto orgoglioso, memore della speranza che aveva nel Cristo; e che fu sempre giustamente per l'unità, non meritò di essere accettato né da voi e né da quelli che gli si appellarono. Tutti e due vissero nell'epoca cristiana, ma non tutti e due furono cristiani. Che se entrambi furono nemici della cristianità, perché ad uno vi siete solo appellati e un altro lo avete supplicato in questi termini? Su richiesta dei vostri padri Costantino aveva concesso un tribunale episcopale sia a Roma che ad Arles; nel primo, avete accusato presso di lui, nel secondo, vi siete appellati a lui. Ma se, com'è vero, uno di essi aveva creduto in Cristo e l'altro apostatato da Cristo, perché quello cristiano, favorevole all'unità, lo si disprezza, e quello apostata, favorevole alla divisione, lo si loda? Costantino ordinò di togliervi le basiliche, Giuliano di restituirvele. Volete sapere quale di queste decisioni conviene alla pace cristiana? La prima la prese uno che credeva in Cristo, la seconda uno che aveva abbandonato Cristo. O quanto desidereresti dire: "Fecero male a supplicare Giuliano in quei termini ", ma noi che c'entriamo? Se lo dicessi, anche in queste parole vincerebbe la Cattolica, i cui santi sparsi in tutto il mondo c'entrano molto meno in tutto ciò che dite di chiunque volete e come volete. Ma non puoi dire che è stato un male a supplicare Giuliano in quei termini. Le vostre autorità vi tappano la bocca, vi legano la lingua: È stato Ponzio a farlo, è stato Ponzio a supplicare, è stato Ponzio a definirlo un apostata giustissimo; è stato Ponzio a dichiarare che presso l'apostata c'era posto solo per la giustizia. E che fu Ponzio a supplicarlo così, lo rivelò Giuliano stesso nel suo scritto, senza giri di parole, facendone il nome. Ci sono le vostre allegazioni; non è una notizia incerta, ma l'attestano pubbliche testimonianze. O forse tu credi che, se l'apostata, contro l'unità di Cristo, ha ceduto alla vostra richiesta, sia vero ciò che è stato detto, e cioè che " presso di lui c'era posto solo per la giustizia "? E che gli imperatori cristiani, se stabiliscono, contro la vostra volontà, ciò che credono valido per l'unità di Cristo, sono detti nemici della cristianità? Siano pure insipienti gli eretici, ma poi tornino ad essere sapienti, per non essere più eretici.

I Donatisti quando perseguitano i Cattolici credono di rendere onore a Dio.

92. 206. Ma tu dirai: " Quando si è adempiuto questo detto del Signore: Verrà un tempo in cui chi vi ucciderà, crederà di rendere onore a Dio 334 "? Certo, non poté dirlo dei pagani, che perseguitavano i cristiani, non per Dio, ma per i loro idoli. Ma non vi accorgete che, se fosse stato detto degli imperatori, che si rallegrano del nome cristiano, la prima cosa che certamente avrebbero ordinato, era la vostra morte? E questo non l'hanno mai ordinato. Ma i vostri, resistendo alle leggi con un atteggiamento ostile, pagano i castighi meritati; e quanto alle loro morti spontanee, mentre sanno che a noi sono odiose, non credono che per loro sono dannose. Ma se essi pensano che il Signore ha parlato per i re che onorano il nome di Cristo, cerchino di sapere ciò che la Cattolica ha patito in Oriente, sotto il regno dell'ariano Valente. Ecco, posso avere un esempio, dal quale capire che si è adempiuta questa parola del Signore: Verrà un tempo in cui chi vi ucciderà, crederà di rendere un onore a Dio; di modo che gli eretici non considerino un titolo di gloria, ciò che gli imperatori cattolici decidono contro il loro errore. Tuttavia ricordiamo che il tempo dopo l'ascensione del Signore, si è compiuto: la sacra Scrittura, che ne è testimone, è nota a tutti. I Giudei credevano di rendere un onore a Dio, quando uccidevano gli Apostoli. E tra quelli che credevano di rendere un onore a Dio, ci fu anche il nostro Saulo, quando ancora non era nostro; così che questo fatto, egli l'annovera tra le sue glorie passate, e da dimenticare. Dice infatti: Ebreo da Ebrei, quanto alla legge fariseo, quanto allo zelo, persecutore della Chiesa 335. Così egli credeva di rendere onore a Dio quando faceva ad altri ciò che poco dopo subì lui stesso. In effetti, quaranta Giudei avevano congiurato di ucciderlo, quando si rivelò al tribuno, per sfuggire alle loro insidie circondato da una scorta armata 336. Ma ancora non c'era chi gli diceva: " Che c'entri tu, non con i re, ma con i tribuni e le scorte imperiali? Non c'era chi gli diceva: " Come osi cercare la protezione dai militari, quando essi hanno condotto alla passione il tuo Signore? ". No, ancora non c'erano questi deliri, ma già da allora si preparavano contro quelli futuri, questi esempi.

Gli esempi portati dai Donatisti non sono pertinenti alla nostra questione.

92. 207. Al contrario, tu hai osato avanzare questa terribile proposta: Non parliamo dei fatti antichi: considerate, nei vostri esempi, i molti imperatori e giudici che sono morti per averci perseguitato. Appena ho letto questa proposta nella tua lettera, aspettavo con grande attenzione di sentire ciò che avresti detto e conoscere il numero di costoro; quand'ecco, quasi ignorandomi, tu hai preso a citare Nerone, Domiziano, Traiano, Geta, Valeriano, Decio, Diocleziano, Massimiano. È vero, sono molti; ma tu ti sei completamente dimenticato di quelli, contro cui parlare. Ma questi non furono tutti pagani e, in generale, perseguitarono il nome cristiano per favorire i loro idoli? Risvegliati, dunque: questi infatti non furono della nostra comunione. Essi perseguitavano tutta l'unità, sia quella, dalla quale siamo usciti noi, come voi credete, e sia quella, dalla quale siete usciti voi, come Cristo insegna. Tu invece ti eri proposto di dimostrare che i nostri imperatori e i nostri giudici, avendovi perseguitato, erano morti. O forse pretendi che noi non calcoliamo questi re, perché li hai omessi e li hai citati dicendo: Taciamo di Nerone, e sotto questa omissione hai percorso tutti gli altri? Ma che bisogno c'era, allora, di menzionare persone che non c'entrano? Ma che importa a me? Li lascio con te. Almeno ora vengano fuori i re che hai promesso in gran numero. A meno che non si trovino, perché, come hai detto, sono morti.

Si parla di Macario e di Ursazio.

92. 208. Tu poi prosegui e fai i nomi di quei vescovi, che voi siete soliti accusare della consegna dei Libri. E noi continuiamo a replicare: " O non lo provate, e non riguarda nessuno, o lo provate, e non riguarda noi. Essi portarono il proprio fardello, o buono o cattivo 337. Noi crediamo che era buono; comunque, era il proprio. Come i vostri malvagi non portarono il vostro fardello, così, voi non portate il loro: il fardello peggiore, però, quello comune a tutti voi, è lo scisma ". Lo abbiamo detto spesso. Allora, tira fuori, non i nomi dei vescovi, ma quello dei nostri imperatori e giudici che, per avervi perseguitato, morirono. Te lo eri proposto, lo avevi promesso, e ci avevi resi attentissimi. Ascolta - tu dici -: Macario è morto, Ursazio è morto, e gli altri vostri Conti morirono ugualmente per vendetta di Dio. Hai fatto solo due nomi, e di questi nessuno è stato imperatore. Chi n'è soddisfatto, ti chiedo? Non ne sei insoddisfatto tu stesso? Prometti di citare un gran numero di imperatori e giudici nostri, morti per avervi perseguitato e, passando sotto silenzio gli imperatori, fai i nomi di due giudici o Conti. La frase che aggiungi, infatti: E tutti gli altri vostri Conti morirono anch'essi per vendetta di Dio, non interessa la nostra questione. In questo modo, già da tempo avresti potuto chiudere il discorso, senza fare alcun nome. Come mai i nostri imperatori, quelli della nostra comunione, non li hai menzionati?. Hai forse temuto di essere divenuto colpevole di lesa maestà? Dov'è il coraggio dei Circoncellioni? E inoltre, che ne fai dei tanti, che hai nominati sopra, e che possono dirti, molto giustamente: " Che volevi da noi? ". In effetti, essi non hanno dato nessun contributo alla tua causa; eppure li hai nominati. Inoltre, che uomo sei tu, che citi i morti, ma hai paura di nominarli? Almeno di giudici e di Conti, che dai a vedere di non temere, avresti dovuto nominarne parecchi. Ti sei invece limitato a Macario e Ursazio. Possibile che i moltissimi si riducono a due? Sai tu che cosa abbiamo imparato da fanciulli? Metti che mi chiedi: il numero due è singolare o plurale? Che altro posso rispondere, se non ch'è plurale? Ma anche ora la risposta non mi manca. Tolgo Macario: non mi hai detto, infatti, com'è morto. O forse, i vostri persecutori, se non resteranno quaggiù immortali, quando moriranno, li ritenete morti per causa vostra? Che direste, se Costantino non fosse regnato tanto a lungo e tanto felicemente, egli che, per primo, prese molti provvedimenti contro il vostro errore? Che direste, se Giuliano non fosse stato strappato tanto presto dalla vita, egli che vi dette le basiliche? Quando farete tacere le vostre ciance, se neppure ora volete tacere? Noi comunque non diciamo che Giuliano è morto presto, perché vi ha dato le basiliche. Su questo potremmo essere altrettanto eloquenti, ma non vogliamo essere altrettanto vuoti. Inoltre, come dicevo, dei due escludo Macario. In effetti, pur avendone proposto due, lui e Ursazio, hai ripetuto il nome di Ursazio, per mostrarci quale morte meritò, e hai detto: Ursazio, caduto in uno scontro coi barbari, venne sbranato dagli artigli crudeli degli avvoltoi e dalle zanne avide dei cani. Dal che risulta chiaro che, poiché solete avere maggiore odio per Macario, tanto da definirci macariani e non ursaziani, ti saresti fermato a parlare di lui molto più a lungo, se della sua morte avessi potuto dire alcunché di simile. Di questi due, quindi, che hai citato al plurale, tolto Macario, resta Ursazio, che è un nome proprio singolare. Dov'è finita la tua promessa, tanto minacciosa e terribile, di citarne moltissimi?

Si respinge l'argomento di Petiliano

92. 209. Quanto tutto ciò sia ridicolo, ormai lo capiscono, penso, quelli che sanno un po' la lingua. Tu, infatti, dopo aver detto: È morto Macario, è morto Ursazio, ed ugualmente, colpiti dalla vendetta di Dio, sono morti tutti i vostri Conti, come se noi esigessimo le prove - in realtà un lettore o un uditore non potrebbe fare altro - hai aggiunto subito una grande prova per dimostrare che tutti i nostri Conti sono morti, colpiti dalla vendetta di Dio. Ursazio, hai detto, caduto in uno scontro coi barbari, fu sbranato dagli artigli crudeli degli avvoltoi e dalle zanne fameliche dei cani. In tal modo un altro, che come te non sa che dire, potrebbe anche lui sostenere che tutti i vostri vescovi sono morti in carcere, colpiti dalla vendetta di Dio e, richiesto di portare le prove, aggiungere subito: " Ottato, accusato di essere un satellite di Gildone, morì di questa stessa morte ". Vedete le sciocchezze che siamo costretti a sentire, discutere e ribattere; il nostro grande timore è che i deboli che hanno un'intelligenza più lenta, corrano rapidamente verso i vostri lacci. Quanto ad Ursazio, se è vissuto bene, e se è veramente morto in quel modo, lo conforterà questa promessa di Dio: Del vostro sangue chiederò conto a tutti i viventi 338.

Una spiegazione sul salmo secondo.

92. 210. Quanto all'accusa di suscitare contro di voi l'ira dei re di questo mondo, perché non li istruiamo nella divina Scrittura, ma proponiamo loro la nostra malizia, io non penso affatto che i re siano tanto sordi alle parole dei Libri divini, ma che piuttosto temiate che le conoscano bene. Vi piaccia o no, essi frequentano la Chiesa e, se noi taciamo, tendono l'orecchio ai lettori; e per non parlare degli altri, ascoltano spesso con molta attenzione questo stesso salmo che tu hai citato. Tu infatti hai detto che noi non li istruiamo e non permettiamo a quanti vogliono, di conoscere questa Scrittura: Ed ora, o re, intendete; istruitevi, voi giudici della terra. Servite il Signore con timore ed esultate davanti a lui con tremore. Imparate i suoi insegnamenti, affinché il Signore non si adiri 339, ecc. Credete: queste parole si cantano ed essi le ascoltano. Ma di certo ascoltano anche la prima parte dello stesso salmo, quella che tu, se non sbaglio, non hai voluto tralasciare, proprio perché non si capisse che la temevi. Essi quindi, ascoltano anche questi versetti: Il Signore mi ha detto: Mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato. Chiedimi e ti darò in eredità tutte le nazioni e in tuo possesso i confini della terra 340. Ed ascoltandoli si meravigliano che vi siano di coloro che contestano questa eredità di Cristo, e tentano di ridurla a un'esigua regione della terra e, meravigliati, forse si chiedono, per via di ciò che ascoltano dopo: Servite il Signore con timore: quale servizio possono prestare in quanto re. Tutti, infatti, devono servire Dio, in modi diversi: alcuni secondo la loro umana condizione, altri con i loro doni diversi; tanto che, nelle realtà umane, uno fa una cosa e uno ne fa un'altra. Non è infatti che l'eliminazione degli idoli della terra, predetta da tanto tempo 341, potrebbe ordinarla un qualsiasi privato. I re della terra, quindi, salvo la comunione con il genere umano, proprio perché sono re, possono servire il Signore in una forma che non possono fare quanti non sono re.

Si tratta dei tre fanciulli gettati nella fornace di fuoco.

92. 211. Assorti in questi pensieri, i re ascoltano anche il racconto dei tre fanciulli, che tu stesso hai menzionato: avviene nelle grandi solennità. Questo racconto della sacra Scrittura, infatti, si canta nella Chiesa, quando la festività stessa rende più ferventi coloro che, nel resto dell'anno, sono più indolenti. Ora, che cosa passa nell'animo degli imperatori cristiani, quando sentono che tre fanciulli furono gettati in una fornace di fuoco ardente, per essersi rifiutati di obbedire al re, che voleva indurli a compiere l'iniquità di adorare una statua 342?. Non pensano forse che la pia libertà dei santi non può essere vinta né dal potere dei re e né dalla crudeltà della pena, e gioire di non far parte del numero di tali re, che punivano come sacrileghi, i dispregiatori degli idoli? Viceversa, quando in seguito ascoltano che il re stesso, intimorito, non solo dal grande miracolo di fanciulli, ma anche dalle fiamme, che servirono Dio, anche lui si mise a servire Dio, ad esultare con tremore 343 e a imparare i suoi insegnamenti, non capiscono, forse, che questi fatti sono stati scritti e si leggono in una celebrazione solenne, proprio per essere proposti ad esempio, sia ai servi di Dio, perché non cedano ai re, fino a commettere un sacrilegio, e sia agli stessi re, perché credano a Dio e lo adorino? E poiché essi, dopo l'ammonizione del salmo, che tu stesso hai inserito nei tuoi scritti, desiderano comprendere, istruirsi, servire il Signore nel timore ed esultare con tremore ed imparare i suoi insegnamenti, pensate con che attenzione ascoltano le parole che il re disse in seguito. Disse infatti che avrebbe emanato un decreto per i propri sudditi, affinché tutti quelli che avessero bestemmiato il Dio di Sidrac, Misac e Abdenago, fossero uccisi, e le loro case distrutte344. Ora, se essi sentono che il re emanò questo decreto, perché non fosse più bestemmiato il Dio, che moderò le fiamme e liberò i tre fanciulli, certamente pensano ai provvedimenti da prendere nel loro regno, affinché nei loro fedeli non si disprezzi quello stesso Dio che perdona i peccati e libera tutto il mondo.

Se i re perseguitano i Donatisti non sono persecutori.

92. 212. Vedi: quando i re cristiani adottano misure contro di voi e a favore dell'unità cattolica, forse sulle vostre labbra li accusate di essere ignoranti delle sacre Scritture, ma nel vostro cuore vi addolorate che siano molto dotti. Chi può tollerare la vostra sacrilega ed odiosa ipocrisia di prendere l'unico caso di Daniele per accusare i re, perché un re lo fece gettare nella fossa dei leoni, e di non lodare i re, perché un re lo elevò a grandi onori, soprattutto perché, quando lui venne gettato nella fossa, il re stesso credeva più che si salvasse, che morisse e per la preoccupazione non mangiava? Ora voi osate dire ai Cristiani: Che c'entrate voi con i re del mondo?, perché un re perseguitò Daniele e non osate guardare lo stesso Daniele farsi interprete fedele dei sogni dei re, chiamare signore il re, e riceverne doni e onori? Così anche nel caso dei tre fanciulli, che si rifiutarono di adorare una statua e vennero gettati nelle fiamme 345: vi servite dei re per attizzare le fiamme dell'odio, e che un re li abbia lodati e onorati, lo tacete e nascondete? Ecco: il re è stato un persecutore quando ha fatto gettare Daniele ai leoni. E che? Quando, riavutolo salvo, si rallegrò e si compiacque, e gettò i suoi nemici alle stesse belve per essere sbranati e mangiati, fu un persecutore o no? Voglio una risposta. Se infatti lo fu, perché Daniele stesso non gli si oppose, visto che, soprattutto per la grande familiarità, lo poteva fare molto facilmente? E ci dite di dissuadere i re dal perseguitare la gente! Se invece non fu un persecutore, perché vendicò con piena giustizia un crimine commesso verso un santo uomo, come debbono punire, i re, il disprezzo dei sacramenti di Cristo, se le membra del profeta, solo per essere state esposte a questo rischio, attirarono questa punizione? Parimenti, io riconosco, ed è chiaro, che il re è stato un persecutore, quando ha fatto gettare alle fiamme i tre fanciulli, che si rifiutarono di adorare una statua; ma chiedo se fu un persecutore quando emanò il decreto di uccidere e devastare le case di quanti bestemmiavano l'unico vero Dio. Se infatti fu persecutore, perché alle parole di un persecutore, voi rispondete: " Amen " 346?. Se invece non lo fu, perché considerate persecutori, coloro che vi dissuadono dalla follia della bestemmia? Se infatti vi costringono a pregare un idolo, essi assomigliano all'empio re, voi ai tre fanciulli. Se poi vi proibiscono di opporvi a Cristo, voi siete empi, se vi opponete; ma che cosa siano essi, se ve lo proibiscono con il terrore, io non lo dico: trova tu, un termine diverso, se non vuoi chiamarli pii imperatori.

Ravvediti dunque.

92. 213. Se a ricordare questi fatti di Daniele e dei tre fanciulli fossi stato io, forse tu avresti protestato e gridato che ai nostri giorni non si devono prendere esempi di altri tempi. Ringrazio Dio che sei stato tu stesso a citarli, e certamente per i tuoi fini; ma ti accorgi che essi sono piuttosto andati nella direzione che non volevi. Oppure il vostro non è un inganno, ma un errore umano? Dio voglia che sia così! Correggilo, allora. Non temere: non ne sarai sminuito. Tutt'altro: è segno di intelligenza superiore, spegnere con l'ammissione le fiamme dell'animosità, che evitare con la ragione le nebbie della falsità.

93. 214. Petiliano: Dov'è la legge di Dio, dov'è la vostra cristianità, se compite e ordinate stragi e morti?

Stragi e morti non le facciamo e non le ordiniamo.

93. 215. Agostino: A questo proposito, vedi che cosa dicono i coeredi di Cristo 347 in tutto il mondo: stragi e morti non le facciamo e non le ordiniamo; e voi siete molto più crudeli di quelli che le compiono. Voi le commettete negli spiriti delle persone, contro la vita eterna.

94. 216. Petiliano: Se ci volete per amici, perché ci attirate contro il nostro volere? Se invece ci immaginate nemici, perché uccidete i nemici?

I Cattolici agiscono con carità verso i Donatisti.

94. 217. Agostino: Né vi attiriamo contro il vostro volere, e né vi uccidiamo come nemici, ma tutto ciò che vi facciamo, benché lo facciamo contro il vostro volere, lo facciamo per amore perché, se volete, possiate correggervi e, corretti, possiate vivere. Certo, nessuno evita volentieri i difetti; eppure, perché un fanciullo impari a studiare di buona voglia, lo si schiaffeggia contro sua voglia; e per lo più lo fa qualche suo amico carissimo. Questo vi direbbero i re, se vi colpissero! La loro autorità, infatti, Dio l'ha ordinata a questo fine; ma anche quando essi non colpiscono, voi gridate lo stesso!.

95. 218. Petiliano: Ma che logica e che incoerenza nella vostra leggerezza. Mentre con un termine sbagliato ci chiamate eretici, desiderate poi vivamente la nostra comunione!

Noi non desideriamo la comunione degli eretici.

95. 219. Agostino: Se desiderassimo vivamente la comunione degli eretici, non cercheremmo di correggervi dall'eresia; ma se discutiamo con voi per farvi smettere di essere eretici, come fate a dire che desideriamo vivamente la comunione con gli eretici? Il dissenso e la divisione vi rendono eretici, la pace e l'unità, cattolici. Quando dunque venite da noi, cessate di essere ciò che odiamo, e cominciate ad essere ciò che amiamo.

96. 220. Petiliano: Scegliete finalmente una risposta ad una delle due domande: Se voi siete innocenti, perché ci inseguite con la spada? E se dite che noi siamo colpevoli, perché ci cercate, voi, gli innocenti?

Agostino confuta il sottile dilemma di Petiliano

96. 221. Agostino: O sottile dilemma! O meglio eccessiva verbosità. Non è forse vero che, di solito, si propone di scegliere una delle due domande e di dare una risposta, quando non si possono scegliere tutte e due? In effetti, se tu mi proponessi di scegliere di rispondere ad una delle due domande: Noi, siamo innocenti o colpevoli? O anche di scegliere tra le altre due: Voi siete colpevoli o non lo siete?, non potrei che sceglierne una sola. Ma ora tu mi proponi di scegliere tra queste due: se noi siamo innocenti, o se voi siete colpevoli; e delle due, vuoi che io scelga una sola, e dia una risposta. Io, invece, non voglio affermarne una sola: le affermo tutt'e due: che noi siamo innocenti e voi colpevoli. Siamo innocenti, diciamo, dalle vostre false e calunniose accuse. Tutti noi, nella Cattolica, possiamo dire, con retta coscienza, di non aver consegnato i Libri sacri; di non aver approvate le preghiere agli idoli; di non aver ucciso nessuno, e non aver commesso quei mali, che siete soliti rinfacciarci. E dire che gli autori di questi crimini, che comunque non avete provati, hanno chiuso il regno dei cieli non a noi, ma a se stessi, in quanto ciascuno di noi porta il proprio fardello 348. Ecco la prima risposta. E diciamo che tutti voi, e non alcuni di voi, siete tutti colpevoli e scellerati, non dei crimini che si commettono presso di voi, e che voi condannate, ma del crimine dello scisma, che è un gravissimo sacrilegio, dal quale nessuno di voi può dirsi immune, fin quando non entra in comunione con tutte le nazioni; salvo che non voglia dire che sulla Chiesa, che si diffonde in tutte le nazioni a partire da Gerusalemme, Cristo ha mentito 349. Ecco la seconda risposta. Ecco, te ne ho date due, mentre tu volevi che ne dessi una sola. Certamente avresti dovuto aspettarti che potevamo darle tutte e due e almeno pregarci, se volevi, di darne una sola, vedendo che potevamo darle tutt'e due.

Continua la confutazione di Petiliano

96. 222. Se voi siete innocenti, dici, perché ci inseguite con le armi? Via, date uno sguardo alle vostre bande, che sono armate non solo di fruste, come usavano i vostri padri, ma di scuri, lance e spade; e riconoscete chi è, piuttosto, che dovrebbe dire: Perché ci inseguite con le armi? Ora, tu dici, se dite che siamo colpevoli, perché ci cercate, voi, gli innocenti? Ti rispondo brevemente. Sapete perché voi, colpevoli, siete cercati dagli innocenti? Perché finiate di essere colpevoli e incominciate ad essere innocenti. Ecco, ho scelto entrambe le nostre domande, ed ho risposto ad entrambe le vostre. Ora scegli tu, una delle due: siete innocenti o colpevoli? Non puoi rispondere: siamo l'una e l'altra cosa; fallo pure, se ti va bene. Certo, non potete essere innocenti nella stessa questione, in cui siete colpevoli. Se siete innocenti, non meravigliatevi che i fratelli cerchino di portarvi alla pace; se poi siete colpevoli, non meravigliatevi che i re vi cerchino per punirvi. Ma poiché di queste due ipotesi, una la rivendicate voi, l'altra la sentite da noi - voi rivendicate l'innocenza, da noi sentite che la vostra vita è empia -, ascoltate ciò che dico: Se voi siete innocenti, perché contestate la testimonianza di Cristo? Se invece siete colpevoli, perché non vi rifugiate nella sua misericordia? La sua testimonianza riguarda l'unità del mondo, la sua misericordia la carità fraterna.

97. 223. Petiliano: Infine, lo abbiamo detto spesso, che è presunzione quella vostra di confidare nei re, se Davide dice: " È meglio sperare nel Signore, che nell'uomo; è meglio sperare nel Signore che nei principi! " 350.

I Donatisti supplicando Giuliano riposero la loro speranza in un uomo.

97. 224. Agostino: Noi non speriamo negli uomini ma, per quanto possiamo, li invitiamo a sperare nel Signore; e né speriamo nei principi ma, per quanto possiamo, li invitiamo a sperare nel Signore. E se ai principi chiediamo un sostegno all'unità della Chiesa, non significa che speriamo in essi. Neppure l'Apostolo, infatti, sperò nel tribuno, come in un principe, che gli concesse una scorta armata; e neppure nella stessa scorta come se sperasse in quegli uomini, che l'accompagnavano numerosi per sottrarlo alle insidie dei peccatori 351. E il fatto che voi stessi abbiate chiesto all'imperatore di restituirvi le basiliche, noi non vi rimproveriamo, come se aveste sperato in Giuliano come principe, ma vi rimproveriamo di aver disperato della testimonianza di Cristo, dalla cui unità avete separato le stesse basiliche. Le avete ricevute per ordine di un nemico di Cristo, e in ciò disprezzaste gli ordini di Cristo. Infatti, avete ritenuto valida e vera questa decisione di Giuliano: Alla richiesta di Rogaziano, Ponzio, Cassiano, e di altri vescovi e anche chierici, si aggiunga, infine, anche questo: si aboliscano le misure prese contro di loro, ingiustamente, senza rescritto, e si ripristini pienamente l'antica situazione; e avete ritenuto falsa e invalida questa decisione di Cristo: Sarete miei testimoni in Gerusalemme, in tutta la Samaria, nella Giudea e fino all'estremità della terra 352. Vi scongiuriamo, correggetevi; ritornate all'unità del mondo, assai manifesta, per ripristinare pienamente l'antica situazione, non nel senso delle parole dell'apostata Giuliano, ma delle parole di Cristo salvatore. Abbiate pietà della vostra anima. Noi non mettiamo più a confronto Costantino e Giuliano, per dimostrare quanto siano diversi. Non diciamo: Se è vero che voi non avete sperato in un uomo e in un principe, quando avete detto a un uomo, a un imperatore pagano e apostata, che presso di lui c'era posto solo per la giustizia - con suppliche e rescritti, come sta scritto e attestano gli Atti allegati, che hanno impegnato tutto il partito di Donato -, molto meno dovete accusare noi di sperare in un uomo o in un principe, sia quando, senza cadere nell'adorazione sacrilega, chiediamo qualcosa a Costantino e ad altri imperatori cristiani e sia quando essi stessi, senza che noi glielo chiediamo, in quanto credono di dover rendere conto al Signore, che li fa tremare con le parole, che tu stesso hai citate: E ora, o re, comprendete 353 e con molte altre, prendono l'iniziativa di emanare decreti a favore dell'unità della Chiesa cattolica. Ma lasciamo Costantino. Vi opponiamo Cristo e Giuliano - e dico poco -, un Dio e un uomo; il Figlio di Dio e un figlio della Geenna; il Salvatore delle nostre anime e l'assassino della propria anima. Come mai, per rivendicare il possesso delle basiliche seguite l'Editto di Giuliano, e per abbracciare la pace della Chiesa non seguite il Vangelo di Cristo? Anche noi gridiamo: Quanto è stato fatto in modo sbagliato, si riporti all'antica condizione. È più antico il Vangelo di Cristo, che il rescritto di Giuliano; è più antica l'unità della Chiesa di Cristo, che l'unità del partito di Donato; sono più antiche le suppliche della Chiesa al Signore per l'unità di Cristo, che quelle di Rogaziano, Ponzio, Cassiano a Giuliano, per il partito di Donato. O forse agiscono erroneamente i re quando proibiscono la divisione, e agiscono rettamente i vescovi quando dividono l'unità? Si agisce erroneamente quando, per difendere la Chiesa, i re si sottomettono alla testimonianza di Cristo, e si agisce rettamente quando, per negare la Chiesa, i vescovi contestano la testimonianza di Cristo? Vi scongiuriamo: non contro il Vangelo, ma secondo il Vangelo, ascoltate anche quelle parole di Giuliano, al quale avete rivolto una supplica in quei termini; e le cose fatte in modo sbagliato, riportatele tutte all'antica condizione.

Nuova accusa di Petiliano contro i Cattolici.

98. 225. Petiliano: È a voi, è a voi, miseri, che mi rivolgo. A voi che, terrorizzati dalle persecuzioni, poiché cercate le vostre ricchezze e non le anime, non amate tanto la fede erronea dei traditori, quanto la malvagità di coloro, di cui vi siete assicurata la protezione. Voi avete agito come i naufraghi che, in mezzo alle onde, si immergono nei flutti che stanno per travolgerli e con grande pericolo di vita si dirigono verso ciò che temono; e come i furiosi tiranni che, per non temere nessuno, affrontano il pericolo per farsi temere. Così, così, voi cercate rifugio nella fortezza della malvagità, per osservare, senza alcun pericolo, i mali e le pene degli innocenti. Ma se schivare il pericolo è ripararsi sotto un muro che crolla, è anche riprovevole fiducia dare fiducia a un ladrone. Infine, è uno stolto guadagno perdere le vostre anime per non perdere le ricchezze. Dice infatti Cristo Signore: " Se guadagni tutto il mondo e perdi la tua anima, che darai in cambio della tua anima? " 354.

Agostino esorta i Donatisti a salvare le loro anime e non a salvare i loro beni.

98. 226. Agostino: Questa esortazione sarebbe utile, lo ammetto, se la si usasse in una causa giusta. Hai fatto benissimo a dissuadere la gente dal preferire le ricchezze alla loro anima. Ma voi che avete ascoltato queste parole, ascoltate un po' anche noi. Queste cose le diciamo anche noi, ma ascolta in che senso. Se i re minacciano di togliervi le ricchezze, perché non siete giudei secondo la carne, o perché non venerate idoli e demoni, o perché non passate a nessuna eresia, ma restate nell'unità cattolica, scegliete piuttosto di perdere le vostre ricchezze, che non morire voi stessi; ma non preferite altro, neppure la vita temporale, alla salvezza eterna che è in Cristo. Se invece i re minacciano danni e condanne, perché siete eretici, allora essi vi spaventano non per crudeltà, ma per misericordia; e voi non li temete, non perché siete forti, ma perché siete ostinati. Sentite che dice Pietro: Che gloria c'è ad essere puniti, perché siete peccatori?355 Così non avete le consolazioni terrene, nel mondo presente, e la vita eterna, nel mondo futuro; ma qui i tormenti degli infelici, là i supplizi degli eretici. Vedi dunque, fratello, con cui ora sono impegnato, che tu prima devi dimostrare di possedere la verità, e solo allora puoi esortare gli uomini ad essere disposti, per conservarla, a privarsi dei loro beni temporali. Ma se tu non lo dimostri perché non puoi; e non puoi non per mancanza di intelligenza, ma perché la tua causa è sbagliata; perché con le tue esortazioni ti affretti a rendere gli uomini mendicanti ed ignoranti, bisognosi e sbandati, cenciosi, litigiosi, affamati ed eretici, che perdono i beni temporali in questo mondo, e trovano le pene eterne nel giudizio di Cristo? Un figlio accorto che si allontana dal nido dei serpenti, per timore della frusta del padre, il padre non lo bastona e non lo uccide. Quello, invece, che disprezza i dolori della correzione per la sua cattiva volontà, lo bastona e lo uccide. Ma tu, eloquente oratore, non capisci che chi, per la pace di Cristo, si priva di tutti i beni terreni, ha Dio, e chi, per la pace di Donato, perde appena pochi spiccioli, non ha la testa.

Noi siamo poveri di spirito e non ricchi.

99. 227. Petiliano: Noi, poveri di spirito 356, non temiamo per le ricchezze, ma temiamo le ricchezze. Noi, che non abbiamo nulla e possediamo tutto 357, riteniamo che la nostra ricchezza è l'anima; e con le nostre sofferenze e il nostro sangue ci procuriamo le ricchezze eterne del cielo. Il Signore infatti dice: " Chi perde i propri beni, riceverà il centuplo ".

La povertà senza la carità è niente.

99. 228. Agostino: Anche in questo caso vale la pena citare il testo autentico. Quando infatti un errore che fai o hai fatto nel capire la Scrittura, non crea alcun ostacolo al mio progetto, non mi preoccupo. Ora, non sta scritto: Chi perderà i suoi beni, ma: Chi perderà la sua anima a causa mia 358. E per quanto riguarda i beni, non sta scritto: Chi perderà, ma: Chi lascerà 359; e non riguarda solo i beni pecuniari, ma anche molti altri. Intanto, tu non hai perso i beni; se poi li hai lasciati, visto che ti glori della tua povertà, io non lo so. E se per caso lo sa il mio collega Fortunato, dato che vivete nella stessa città, egli non mi ha mai informato perché non glielo ho mai chiesto. Comunque, anche se li hai lasciati, sei stato tu stesso, nella tua lettera, a citare contro di te questo testo dell'Apostolo: Se io distribuisco tutti miei beni ai poveri, se do il mio corpo alle fiamme, ma non ho la carità, non mi giova a niente 360. Se infatti aveste la carità, non rinfaccereste al mondo, che non conosce e che non conoscete, i crimini degli Africani, neppure quelli provati. Se aveste la carità, non la camuffureste con le vostre calunnie, ma la riconoscereste chiaramente nelle parole del Signore: Fino a tutta la terra 361. Se poi non li hai lasciati, perché ti glori come se li avessi lasciati? Possibile che abbiate tanta paura delle ricchezze, voi che non avete niente, e possedete tutto? Dillo al tuo amico Crispino, che di recente ha comprato un terreno nei pressi della nostra Ippona, per immergervi le persone nel profondo! Il perché lo so fin troppo. Forse tu non lo sai; per questo gridi con sicumera: Noi temiamo le ricchezze. Mi sorprende che questo tuo grido, per giungere a noi, abbia scavalcato proprio lui. Infatti, tra Costantina, dove vivi tu, e Ippona, dove vivo io, Calama, che è la sua città, è certamente più vicina a noi; comunque è tra le due città. Perciò mi sorprende che non sia stato lui a raccogliere, per primo, il tuo grido, e a respingerlo per non farlo giungere a noi, e a proclamare contro di te, con molta più eloquenza, le lodi delle ricchezze. In realtà le ricchezze, non solo egli non le teme, ma le ama. Per il resto, prima di pubblicare queste notizie, leggiglile; se non le corregge, risponderemo. Quanto a te, se davvero sei povero, hai costì mio fratello Fortunato: è più facile che la tua povertà possa piacere al mio collega, che al tuo.

Sui fratelli nemici.

100. 229. Petiliano: Noi viviamo nel timore di Dio, e tutte le pene e le stragi che ci procurate con le vostre spade, non le temiamo. Ma questo solo evitiamo: di farci massacrare le anime dalla vostra odiosa comunione. Il Signore dice infatti: " Non temete quelli che uccidono il corpo, perché non possono uccidere l'anima; ma temete piuttosto colui che ha il potere di mandare nel fuoco della Geenna e il corpo e l'anima " 362.

Voi fate strage delle anime.

100. 230. Agostino: Ciò che dici lo fate voi, non con la spada visibile, ma con quella di cui è stato detto: Figli degli uomini, i loro denti sono armi e saette, e la loro lingua è una spada affilata 363. È appunto con questa spada, che accusa e calunnia il mondo sconosciuto, che voi trucidate le anime di fedeli ignoranti. Ma se accusi come abominevole la comunione tra di noi, allora ti giudico dalla tua bocca, non dalla mia: che tu scenda o salga, esca o entri, giri o rigiri, sei tale e quale a Ottato. Se poi rientri nel tuo cuore, e scopri di non esserlo, non perché egli non abbia partecipato ai sacramenti con te, ma perché tu lo hai deplorato, assolverai il mondo dai crimini altrui, e scoprirai di essere tutti implicati nel crimine dello scisma.

Voi fate pesare sulle vostre anime i delitti dei colpevoli.

101. 231. Petiliano: Voi, dunque, che con il vostro falsissimo battesimo volete lavarvi più che rinascere, non solo non deponete i vostri peccati, ma caricate le vostre anime di quelli altrui. Appena infatti l'acqua dei peccatori si svuota dello Spirito Santo, subito si riempie completamente dei peccati dei traditori. Perciò, chiunque tu sia, o misero, che ti fai battezzare con quest'acqua, se volevi liberarti dalla menzogna, ti bagni di falsità; se volevi eliminare i crimini della carne, visto che ti accosti alla coscienza dei peccatori, ti bagni anche della colpa; se volevi spegnere il fuoco dell'avarizia, ti bagni di frode, ti bagni di crimine, ti bagni di follia. Infine, se tu credi che il battezzato riceve la stessa fede del ministro, un omicida che battezza, bagna il fratello del suo sangue. E così, tu che eri venuto al battesimo innocente, te ne ritorni parricida.

Chi acclama le parole di Petiliano non ha le orecchie in testa, ma la testa nelle orecchie.

101. 232. Agostino: Mi piacerebbe parlare con coloro che, lette o ascoltate queste parole, hanno applaudito: costoro infatti non hanno le orecchie in testa, ma la testa nelle orecchie. Comunque le leggano, le rileggano e le meditino; e ne percepiscano, non solo il suono, ma il senso. Innanzitutto esaminiamo l'ultima frase: E così, dici, tu che eri venuto al battesimo innocente, te ne ritorni parricida, Rispondimi prima: Chi è venuto al battesimo innocente, tranne colui che non venne a farsi battezzare per purificare una sua iniquità, ma per offrire a noi una testimonianza di umiltà? Quale colpa, infatti, si può rimettere a un innocente? Oppure tu sei così eloquente, da mostrarci un'innocenza colpevole? Non ascolti la Scrittura che dice: Nessuno davanti a te è puro dal peccato, neppure un bambino che ha solo un giorno di vita sulla terra 364? Perché, infatti, si corre alla remissione dei peccati anche con i bambini? Perché non ascolti l'altro testo: E nel peccato sono stato concepito 365? Inoltre, se ritorna parricida chi era venuto senza il peccato di parricidio, poiché lo battezza un parricida, tutti quelli che ritornarono dopo essere stati battezzati da Ottato, sono diventati tanti Ottato. Andate ora, e accusateci di eccitare contro di voi la collera dei re! Avete forse paura di trovare tanti satelliti di Gildone, quante sono state le persone che Ottato ha potuto battezzare? E infine, non vedi che la tua affermazione è scoppiata come una vescica, e non solo ha fatto un suono vuoto, ma lo ha fatto nella vostra testa?

L'affermazione di Petiliano è contro la Scrittura.

101. 233. Ormai le altre precedenti tesi, che ci siamo proposti di confutare, si possono sintetizzare così: il battezzato ritorna dal battesimo tale e quale al suo battezzatore. Ma Dio non voglia che se tu, dicendo queste cose, dimostri di essere delirante, i tuoi battezzati ritornino altrettanto deliranti! Quanto suona bene la tua frase: Ti bagni di frode, ti bagni di crimine e ti bagni di follia! In realtà se tu non fossi non dico bagnato di follia ma ripieno, non ci insulteresti in questo modo! Tacciamo degli altri: possibile che i non avari che vengono a farsi battezzare dai tuoi colleghi o dai tuoi preti avari, ritornano avari? E che tutti i sobri che corrono alla pozza del vino, per farsi battezzare, ritornano ubriachi? E con queste idee e convinzioni osate perfino citare contro di noi il testo: È meglio sperare nel Signore che sperare nell'uomo; è meglio sperare nel Signore che sperare nel principi 366. Ma che altro voi insegnate, vi prego, se non a sperare, non nel Signore, ma nell'uomo, quando dite che il battezzato diventa tale e quale al battezzatore? E, poiché rivendicate la primogenitura sul battesimo, non insegnate che gli uomini vi credano e che quanti vorrebbero sperare nel Signore, sperino nei principi? No, essi non ascoltino voi, ma piuttosto i testi che hai citato e che sono contro di voi, e un qualcosa ancora più terribile: cioè che non solo: È meglio sperare nel Signore che sperare nell'uomo 367, ma anche: È maledetto chi ripone la sua speranza nell'uomo 368.

102. 234. Petiliano: Imitate almeno i Profeti che temettero di vedere le loro sante anime ingannate da un falso battesimo. Fu Geremia il primo a dire che l'acqua degli empi è ingannevole. " È un'acqua ingannevole " - disse - " non ispira fiducia " 369.

Il vero significato del testo di Geremia 15, 18.

102. 235. Agostino: Un uomo ignorante delle Scritture, che ascolta queste parole e non pensa che tu sia tanto fuorviato da non sapere ciò che dici, né tanto ingannatore da indurre a tacere colui che inganni, pensa che il profeta Geremia, desiderando il battesimo, abbia voluto cautelarsi contro il battesimo di ministri empi, e che quindi si sia espresso in tal modo. Perché prima di citare il suo testo, hai detto: Imitate almeno i Profeti che temettero di vedere le loro sante anime ingannate da un falso battesimo: come se al tempo di Geremia ci si purificasse con il sacramento del battesimo? Non lo hai forse fatto in quanto i Farisei, usando quelle abluzioni che il Signore disapprovò, lavavano quasi continuamente se stessi, i letti, i calici e le stoviglie, come si legge nel Vangelo 370? E Geremia quindi, come avrebbe potuto parlare come se desiderasse il battesimo, ma non volesse farsi battezzare dagli empi? Egli si espresse in quel modo per lamentarsi del popolo infedele, i cui pessimi costumi lo facevano soffrire, ma non si coinvolgeva nelle loro azioni. Egli però non si separò con il corpo dal popolo, e non cercò sacramenti diversi da quelli che il popolo giudaico riceveva secondo la legge, e adatti a quel tempo. Egli chiamò piaga quel popolo, che conduceva una vita cattiva; piaga che feriva gravemente il cuore del giusto; ma si riferiva a se stesso e raffigurava in se stesso i fatti che vedeva nel futuro. Ecco le sue parole: Ricordati di me Signore, visitami, e scampami dai miei inseguitori e rendimi innocente dai miei persecutori, non attendere; sappi come io sopporto a causa tua queste offese da coloro che disprezzano le tue parole. Distruggili, e la tua parola sarà la mia gioia e la letizia del mio cuore, Signore onnipotente. Non mi sono seduto nell'assemblea di quelli che si divertivano, ma ho temuto la tua mano; mi sono seduto a parte, poiché ero pieno di amarezza. Perché mi affliggono quanti prevalgono su di me? La mia ferita è profonda, chi mi guarirà? Essa è diventata come un'acqua ingannevole che non ispira fiducia 371. Tutto il testo rivela il pensiero del profeta; ma lo colgono solo quelli che non cercano di piegare la lettura del testo alla loro causa perversa. Geremia disse che la sua ferita era diventata per lui come un'acqua ingannevole, che non ispira fiducia; ma per sua piaga egli volle intendere quelli che lo rattristavano con la loro vita cattiva. Anche l'Apostolo ha detto in proposito: Al di fuori lotte, al di dentro timori 372; e ancora: Chi è debole, ed io non lo sono? E chi si scandalizza ed io non brucio? 373 Geremia non sperava nella loro conversione, perciò disse: Come guarirò?, come se egli dovesse essere sempre nel dolore, finché esistessero dei peccatori, tra i quali lui fosse costretto a vivere. Quanto al popolo, viene spesso significato con il vocabolo acqua: lo si vede nell'Apocalisse dove veniamo a sapere, non per una nostra congettura, ma per una chiara interpretazione del testo, che le molte acque simboleggiano molti popoli 374. Quindi non bestemmiare il sacramento del battesimo per via di un'interpretazione distorta o meglio di un errore; anche se lo trovi in un uomo molto cattivo: neppure nel bugiardo Simone, infatti, l'acqua del battesimo, che aveva ricevuto, era mendace 375; e né tanti vostri bugiardi danno un'acqua mendace, quando battezzano nel nome della Trinità. Essi infatti non cominciano ad essere bugiardi quando, scoperti e convinti, confessano i loro crimini, ma già lo erano quando, benché adulteri e criminali, facevano finta di essere casti e innocenti.

103. 236. Petiliano: Davide disse ancora: " L'olio del peccatore non profumerà il mio capo " 376. Chi definisce, egli, un peccatore? Me che tollero i tuoi crimini, o te che perseguiti l'innocente?

Il traditore non è lo stesso che il persecutore.

103. 237. Agostino: Rispondo a nome del corpo di Cristo, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità 377, diffusa in tutto il mondo in forza del Vangelo, che viene predicato, come dice l'Apostolo: In ogni creatura che è sotto il cielo 378. Rispondo a nome del mondo, del quale Davide, le cui parole tu non comprendi, dice: L'ha stabilito sulla terra, e non sarà mosso 379; tu invece sostieni che i peccati di altri non solo lo hanno mosso, ma lo hanno fatto scomparire totalmente. A nome suo, dunque, rispondo: No, io non perseguito l'innocente. Ora Davide ha detto: Olio del peccatore, e non: del traditore; non del turificatore; non del persecutore, ma: del peccatore. Che cosa dovrai fare, quindi, secondo la tua interpretazione? Prima di tutto vedere se tu stesso sei un peccatore. Non dirmi: Non sono un traditore, non sono un turificatore, non sono un persecutore. Neppure io, a Dio piacendo, sono niente di queste tre cose; e non lo è neppure il mondo, che non si smuoverà. Ma se hai coraggio, di': Non sono un peccatore. Infatti, Davide parla di olio del peccatore. Ora, se tu hai un peccato qualunque, anche lieve, come puoi dimostrare di non aver niente a che vedere con le parole: Olio del peccatore? Allora io chiedo: tu preghi con la preghiera del Signore? E se non preghi con la preghiera che il Signore ha insegnato ai suoi discepoli, dove hai imparato un'altra che superi, per i tuoi meriti più grandi, i meriti degli Apostoli? Se invece tu preghi come il Maestro si è degnato di insegnare, perché dici: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi il rimettiamo ai nostri debitori 380?. Ora, noi non chiediamo il perdono dei peccati rimessici nel battesimo. Dunque le parole di questa preghiera, o non ti permettono di essere intercessore o ti rivelano peccatore. Ed ora vadano e ti bacino il capo quelli che hai battezzati, e i cui capi morirono con il tuo olio. Ma tu vedi che cosa sei e che cosa pensi di te. E possibile che Ottato, che i Pagani, i Giudei, i Cristiani, i vostri, i nostri, in tutta l'Africa chiamano ladro, traditore, oppressore, separatore e, non amico e né cliente, ma satellite di colui, al quale uno di voi disse che aveva il Conte per dio, non sia stato, neppure lontanamente, un peccatore? Che faranno, dunque, quelli ai quali ha unto il capo un reo di un'accusa capitale? Non vi baciano forse il capo anche quelli, i cui capi giudicate molto negativamente con la vostra interpretazione? Almeno denunciateli ed esortateli a curarsi! O forse bisogna curare il vostro capo, visto che delirate tanto? Dirai: Dunque, che cosa ha detto Davide? Perché me lo chiedi? Chiedilo a lui. Ti risponderà col versetto che precede: Il giusto mi correggerà con misericordia e mi rimprovererà; ma l'olio del peccatore non profumerà il mio capo 381. Che c'è di più semplice? Che c'è di più chiaro? Ha detto: Preferisco essere curato da un rimprovero misericordioso, che ingannato e pervertito, con una specie di unzione del capo, da una blanda adulazione. Identico concetto che la Scrittura esprime altrove con altre parole: Meglio le ferite di un amico, che i baci spontanei di un nemico 382.

Citazione del salmo 140, 5.

104. 238. Petiliano: Ecco come egli loda il profumo della concordia tra i fratelli: " Quant'è buono e piacevole per i fratelli abitare insieme! È come l'unguento sparso sul capo, che scorre sulla barba, la barba di Aronne; che scorre sul lembo del suo vestito. Come la rugiada dell'Hermon, che scende sui monti di Sion. Il Signore infatti vi ha mandato la benedizione e la vita per sempre "383: Ecco, egli dice, l'unità si unge come si ungono i sacerdoti!.

Il senso allegorico di questo salmo.

104. 239. Agostino: Dici il vero. L'antico sacerdozio possedeva l'unzione poiché era figura del corpo di Cristo, che viene salvato dalla compattezza dell'unità. In effetti, il nome di Cristo viene da crisma, cioè dall'unzione. Gli Ebrei lo chiamano messia : parola che riecheggia la lingua punica, come moltissime, o quasi tutte le parole ebraiche. Ma che significa, in quel sacerdozio, il capo, la barba, l'orlo del vestito? Per quanto il Signore mi concede di capire, il capo è il Salvatore del corpo: quello di cui l'Apostolo dice: Egli è il capo del corpo, cioè la Chiesa 384. Per barba non è sconveniente intendere la forza. Dunque, su quelli che nella Chiesa sono forti e si attaccano al suo orlo, tanto da predicare con franchezza la verità, discende da Cristo stesso, come dal capo, l'unguento santo, cioè la santificazione dello spirito. Per orlo del vestito possiamo intendere la parte superiore del vestito, dove chi si veste infila il capo. Esso significa i fedeli perfetti che sono nella Chiesa. È nell'orlo, infatti, che consiste la perfezione di un vestito. Tu ricordi certamente ciò che venne detto a quel ricco: Se vuoi essere perfetto, va', vendi tutto quanto possiedi e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi! 385. Ma quegli se ne andò triste: trascurò la perfezione e scelse la defezione. Ma vennero forse meno, per questo, quelli sui quali scorreva l'unguento dell'unità dal capo fin quasi all'orlo del vestito, perché l'abbandono dei beni terreni li aveva resi perfetti? In realtà, anche non volendo parlare degli Apostoli, dei prelati e dei dottori che stavano con loro, per sapere chi sono gli uomini più eminenti e più forti significati nella parola barba, leggi gli Atti degli Apostoli, e vedi coloro che depositavano ai piedi degli Apostoli il ricavato dei loro beni venduti; nessuno considerava niente di proprio, ma avevano tutto in comune, e lo si distribuiva a ciascuno come aveva bisogno; e avevano un cuore solo e un'anima sola in Dio 386. Sta scritto così; tu lo sai. Riconosci dunque che è buono e piacevole che i fratelli abitino insieme; riconosci la barba di Aronne; riconosci l'orlo del vestito spirituale. Interroga la Scrittura stessa per sapere da dove hanno avuto inizio queste cose, e vi troverai scritto: da Gerusalemme. È a partire da quest'orlo del vestito, che si intesse tutta l'unità in tutte le nazioni. È attraverso quest'orlo che il capo è entrato nella veste, perché Cristo potesse rivestirsi della diversità del mondo; è in quest'orlo del vestito, infatti, che si è manifestata la diversità delle lingue. Perché, dunque, resistete al capo, dal quale discende l'unguento dell'unità, cioè la fragranza dell'amore spirituale? Perché, ripeto, resistete al capo che attesta e dice: E nel suo nome sarà predicata la remissione dei peccati in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme 387? E perché in questo unguento, volete vedere il sacramento del Crisma che, nel genere dei segni visibili è certamente sacrosanto come il battesimo, ma che può trovarsi anche in uomini malvagi, che consumano la vita nelle opere della carne? Uomini che non possederanno il regno dei cieli e, di conseguenza, non appartengono né alla barba di Aronne, né all'orlo del suo vestito e né ad alcuna giuntura della sua veste sacerdotale? Dove le metterai le note opere della carne, ricordate dall'Apostolo: La fornicazione, l'impurità, la lussuria, l'idolatria, i sortilegi, le inimicizie, le contese, le rivalità, le animosità, le discordie, le eresie, le invidie, le ubriachezze, le orgie, e cose simili; io vi annuncio e vi ho già annunciato, che quanti fanno queste cose, non possederanno il regno di Dio 388?. Tolgo le fornicazioni che si fanno di nascosto; quanto alle impurità, interpretale come vuoi; tolgo anch'esse; aggiungiamoci anche i sortilegi: nessuno infatti confeziona e distribuisce veleni in pubblico; tolgo anche le eresie, perché così volete voi; e quanto all'idolatria, non so se devo toglierla, visto che l'Apostolo cita anche l'avarizia, che furoreggia in pubblico 389. Tolto tutto questo. Possibile che presso di voi non ci sia nessun lussurioso, nessun avaro, nessun accanito fomentatore di inimicizie, nessun litigioso, geloso, violento, attaccabrighe, ubriaco e crapulone? Possibile che presso di voi nessuno di questi viene unto e muore con questi vizi come peccatore notorio e pubblico? Se dici che non c'è nessuno perché la passione per la lite ti fa mentire apertamente, vedi che non sia tu uno di questi. Se invece sei lontano da questi peccatori, non per la separazione del corpo, ma per la diversità della vita, e osservi con dolore tali folle attorno ai vostri altari, che diremo noi, visto che sono stati unti con l'olio santo e, come l'Apostolo dichiara con limpida verità, non possederanno il regno di Dio? Faremo noi un'offesa sacrilega alla barba di Aronne e all'orlo del suo vestito, credendo che bisogna metterli in essi? Non sia mai! Distingui dunque il sacramento visibile e santo, che può trovarsi nei buoni e nei cattivi - negli uni come premio, negli altri come condanna - dall'unzione invisibile della carità, che è propria dei buoni. Distinguili, distinguili. E che Dio distingua e separi te dal partito di Donato, e ti riconduca alla Cattolica, dalla quale essi ti hanno strappato ancora catecumeno, per legarti con il vincolo di un onore letale!. Quanto alla rugiada dell'Hermon sopra i monti di Sion 390, prendila come vuoi: una cosa, tuttavia, è certa: voi non siete sul monte di Sion, poiché non siete nella città posta sul monte; quella che possiede il segno sicuro di non poter restare nascosta 391. Essa quindi è nota a tutte le nazioni; mentre il partito di Donato è ignoto a molte nazioni. Dunque non è esso la Chiesa.

105. 240. Petiliano: Guai a voi, che violando ciò che è santo, dividete l'unità. Dice infatti il profeta: " Se pecca il popolo, il sacerdote pregherà per lui, ma se pecca il sacerdote, chi pregherà per lui? " 392.

Bisogna pregare anche per i sacerdoti.

105. 241. Agostino: Poco fa, trattando dell'olio del peccatore, mi sembrava di ungerti la fronte per farti dire, se osavi, che tu stesso non eri un peccatore. Ecco lo hai detto. O crimine! O mostruosità! Qualificandoti come sacerdote, infatti, e citando questo testo del profeta, che altro hai detto se non che tu sei assolutamente immune dal peccato? Se infatti hai un peccato, chi pregherà per te, se è vera la tua interpretazione? È così infatti che vi proponete alle persone semplici, ricordando il testo del profeta: Se pecca il popolo, il sacerdote pregherà per lui; ma se pecca il sacerdote chi pregherà per lui? 393, perché vi credano senza peccato ed affidino alle vostre preghiere la purificazione dei loro peccati! Che grandi uomini siete: eccelsi, celesti, divini; anzi, non siete neppure uomini, ma angeli, voi che pregate per la gente e non volete che la gente preghi per voi! Sei forse, tu, più grande di Paolo; più perfetto di questo grande Apostolo, che si raccomandava alle preghiere di quelli che ammaestrava? Perseverate nella preghiera, egli disse, e vigilate in essa rendendo grazie; e pregate anche per noi affinché Dio ci apra la porta della parola ed io possa predicare il mistero di Cristo, per il quale mi trovo in catene, e manifestarlo in modo debito 394. Ecco, si prega per l'Apostolo, ma non vuoi che lo si faccia per il vescovo! Non vedi che superbia diabolica è la tua? Si prega per l'Apostolo perché manifesti il mistero di Cristo come si deve. Perciò, se voi aveste popolazioni devote, dovresti esortarle a pregare per te, perché tu possa parlare in modo debito. Sei forse più giusto dell'evangelista Giovanni, che disse: Se diciamo di non avere il peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi 395? E infine, sei più giusto di Daniele, che tu hai citato in questa lettera, dicendo: Il re propose Daniele, un uomo molto giusto, ai morsi delle fiere, che egli riteneva crudeli? In realtà non li riteneva se è vero, come dimostra il contesto, che con il cuore pieno di affetto disse a Daniele: Il tuo Dio, che servi assiduamente, ti libererà 396. Ma di ciò abbiamo già parlato a lungo. Ora restiamo al tema. Daniele era un uomo molto giusto; e questo lo sappiamo non dalla sua testimonianza, che alla nostra causa basta, ma dalla testimonianza dello Spirito di Dio, che ha parlato anche per mezzo di Ezechiele, là dove egli ha nominato tre personaggi eccelsi per santità: Noè, Daniele e Giobbe, gli unici, a suo dire, che potevano essere sottratti alla terribile giustizia di Dio, che minacciava tutti gli altri 397. Ora, se un'uomo giustissimo, uno dei tre menzionati, prega così: Io pregavo e confessavo i miei peccati e quelli del mio popolo davanti al Signore Dio mio 398, tu dici di essere senza peccato, solo perché sei sacerdote; e se il popolo pecca, tu preghi per lui, ma se pecchi tu, chi pregherà per te? In realtà tu, per la tua grande arroganza ed empietà, ti mostri indegno dell'intercessione di quel sacerdote, che il profeta ha voluto intendere nelle parole che tu non comprendi. Ora perché nessuno possa indagare sul significato di queste parole sarò io, per quanto il Signore lo concede, a spiegarle. Tramite il profeta, Dio preparava gli animi della gente a desiderare un sacerdote, per il quale nessuno potesse pregare. Egli era prefigurato all'epoca del primo popolo e del primo tempio, quando tutto era figura della nostra. Per questo solo il Sommo Sacerdote entrava nel Santo dei Santi a pregare per il popolo, che però non entrava con il sacerdote all'interno del Santo dei Santi 399. Così ha fatto questo Sommo Sacerdote: egli è entrato nei penetrali del cielo, in un Santo dei Santi più vero, e noi, invece, restiamo ancora quaggiù. Ma egli intercede per noi. Perciò il profeta ha detto: Se pecca il popolo, il Sacerdote pregherà per lui, ma se pecca il sacerdote chi pregherà per lui?, cioè: Desiderate un sacerdote che non possa peccare, e che pertanto non abbia bisogno della nostra preghiera. Ecco perché mentre la gente pregava per gli Apostoli 400, per questo Sommo Sacerdote, Maestro e Signore degli Apostoli, non pregava. Ascolta ciò che dichiara e insegna Giovanni: Fratelli - egli dice - vi scrivo queste cose perché non pecchiate, e se qualcuno ha peccato abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto; egli è espiazione per i nostri peccati 401. Giovanni ha detto: abbiamo, e poi: per i nostri peccati. Impara l'umiltà per non cadere, anzi, per risorgere definitivamente. In effetti, se tu non fossi caduto, non avresti parlato così.

106. 242. Petiliano: Non pretenda d'essere immune dal peccato il laico; glielo impedisce questo divieto: " Non farti complice dei peccati altrui " 402.

Non essere complici è lo stesso che non approvare.

106. 243. Agostino: Ti perdi totalmente con la tua superbia, come si dice, poiché non vuoi comunicare con il mondo con la tua umiltà. Questo divieto non riguarda il laico; e tu non sai in che senso è stato detto. Scrivendo a Timoteo, l'Apostolo gli dava un consiglio, che già gli aveva dato altrove: Non disprezzare la grazia che è in te, e che ti è stata data con l'imposizione delle mani del presbitero403. E molte altre prove mostrano che Timoteo non era un laico. Ora, dicendogli: Non farti complice dei peccati altrui, Paolo volle sottintendere: con il consenso e l'approvazione. Perciò gli suggerì subito come fare: Conservati puro, gli disse 404. Certo, Paolo non si fece complice dei peccati altrui, perché tollerò nell'unità visibile, la presenza di falsi fratelli, di cui prova dolore 405; e né gli Apostoli, suoi predecessori, si fecero complici del furto e del delitto di Giuda, perché parteciparono alla santa cena insieme a lui, che già aveva venduto il Signore, e che il Signore aveva indicato.

107. 244. Petiliano: C'è anche un'altra espressione con cui l'Apostolo stesso equipara i complici di una coscienza cattiva: " Sono degni di morte ", disse, " e quelli che fanno tali cose, e quelli che le approvano " 406.

Altro è approvare una cosa altro tollerarla.

107. 245. Agostino: Comunque tu abbia inteso le tue parole, non mi preoccupo. Esse sono vere. Ecco quanto insegna la Cattolica: c'è una grande differenza tra coloro che approvano tali cose, e se ne compiacciono, e coloro che le tollerano, e se ne dispiacciono. I primi diventano paglia, e seguono la sterilità della paglia; i secondi, dato che sono grano, aspettano d'essere separati da Cristo il vagliatore 407.

Petiliano esorta i Cattolici a venire alla Chiesa.

108. 246. Petiliano: Venite dunque alla Chiesa, o popoli, e fuggite i traditori, se non volete perire con loro. Se volete conoscere facilmente l'ottimo giudizio che essi, benché colpevoli, danno della nostra fede, sentite: Io battezzo i loro corrotti, ed essi ricevono, Dio non voglia, i miei battezzati. Certamente non lo farebbero se trovassero delle manchevolezze nel nostro battesimo. Vedete, dunque, come è santo ciò che diamo: un nemico sacrilego ha temuto di distruggerlo.

La Chiesa non si trova nel partito di Donato, ma in tutto il mondo.

108. 247. Agostino: Contro questo errore abbiamo già parlato a lungo in quest'opera e altrove. Ma poiché voi ritenete di trovare in questa affermazione un sostegno molto grande alla vostra vanità, tanto da pensare di doverla collocare alla fine della lettera, così che, essendo quasi l'ultima, potesse imprimersi nell'animo dei lettori, ti rispondo brevemente. Negli eretici noi approviamo il battesimo, non degli eretici, ma di Cristo; così come nei fornicatori, negli immondi, nei lussuriosi, negli idolatri, nei rancorosi, nei litigiosi, nei gelosi, nei violenti, nei settari, negli invidiosi, negli ubriachi, nei mangioni, approviamo un battesimo, non di essi, ma di Cristo. E tutti costoro, tra i quali sono stati inseriti anche gli eretici, non possederanno il regno di Dio, come dice l'Apostolo 408; quindi apparterranno alla sinistra come il diavolo. Essi non vanno considerati nel corpo di Cristo, che è la Chiesa, semplicemente perché partecipano col corpo ai suoi sacramenti. Dunque, sebbene i sacramenti siano santi anche in costoro e, per quelli che li amministrano e li ricevono indegnamente, servano a maggiore condanna, costoro non sono in quell'organismo della Chiesa, che cresce in Dio nei membri di Cristo. La Chiesa sta sulla Pietra, come dice il Signore: E su questa pietra edificherò la mia Chiesa 409, mentre essi edificano sulla sabbia, come dice il Signore stesso: Chi ascolta le mie parole e non le osserva, è simile ad un uomo stolto che edifica la sua casa sulla sabbia410. Ora tu non credere che la Chiesa, che sta sulla pietra, è presente in una sola regione della terra e non si diffonde fino ai confini della terra. Perciò ascolta la sua voce nel salmo: è la voce di chi geme in mezzo ai mali del suo pellegrinaggio. Essa dice: Dai confini della terra io ho gridato verso di te, poiché il mio cuore era nell'angoscia. Tu mi hai innalzata sulla roccia; mi hai guidata, perché tu sei stata mia speranza, torre di fortezza davanti ai miei nemici 411. Vedete? Essa grida dai confini della terra! Dunque essa non sta solo in Africa o nei soli Africani, che dall'Africa mandano a Roma un vescovo per pochi Montesi, o nella casa di una sola donna nella Spagna. Vedete come si innalza sulla pietra. Dunque in essa non vanno annoverati tutti quelli che edificano sulla sabbia, cioè, che ascoltano le parole di Cristo e non le mettono in pratica. Costoro, tuttavia, e presso di noi e presso di voi, hanno e danno il sacramento del battesimo. Vedete? La loro speranza è Dio, Padre, Figlio, e Spirito Santo, e non Pietro, non Paolo e, molto meno, Donato e Petiliano. Non è vostro, perciò, il sacramento che noi temiamo di distruggere, ma è di Cristo: e questo è santo anche nei sacrileghi. Ora, noi non possiamo accettare quanti provengono da voi, se non distruggiamo ciò che è vostro. Distruggiamo l'infedeltà del disertore, non il carattere dell'imperatore. Del resto, considera tu stesso e cancella la tua affermazione: Io battezzo i loro corrotti, ed essi accettano, Dio non voglia, i nostri battezzati. Di fatto, tu non battezzi dei corrotti, ma li ribattezzi per infettarli del tuo errore. E noi non accettiamo i tuoi battezzati, ma distruggiamo il tuo errore, che li fa tuoi, e accettiamo il battesimo di Cristo, che ne ha fatto dei battezzati. È stato opportuno, quindi, il tuo inciso: Dio non voglia. Tu hai detto: Essi ricevono, Dio non voglia, i miei battezzati. In realtà, mentre volevi far capire: Dio non voglia che li ricevano!, per timore che ricevessimo i tuoi, io lo intendo come se tu, senza accorgertene, abbia detto: Dio non voglia che siano miei. Certo, Dio non voglia che siano tuoi, quelli che passano alla Cattolica. Che essi vi passino non per essere nostri battezzati, ma per essere nostri compagni, e per essere, con noi, i battezzati di Cristo.


Note:
 

1 - Gv 1, 33.

2 - Cf. Rm 4, 5.

3 - Ger 17, 5.

4 - 1 Cor 4, 15.

5 - Cf. Fil 1, 16. 18.

6 - Cf. Fil 2, 21.

7 - Mt 23, 3.

8 - Mt 7, 16-17.

9 - Mt 12, 35.

10 - Mt 12, 36.

11 - Mt 23, 3.

12 - Sir 34, 30.

13 - Mt 8, 21-22.

14 - Mt 12, 45.

15 - Cf. Rm 6, 9.

16 - Cf 2 Cor 11, 13.

17 - Cf. Fil 2, 21.

18 - Cf. Fil 1, 15-17.

19 - Cf. At 8, 13. 18-19.

20 - 1 Tm 5, 6.

21 - Mt 27, 4-5.

22 - Gv 17, 12.

23 - Sal 108, 8-9.

24 - Cf. At 1, 25.

25 - 2 Mac 7, 9.

26 - Cf. Sal 108, 8-9.

27 - Sal 21, 17-19.

28 - Sal 21, 28-29.

29 - Sal 2, 8.

30 - Gal 3, 29.

31 - Rm 8, 17.

32 - Gn 22, 18; cf. Gal 3, 8.

33 - Lc 24, 46-47.

34 - Cf. Gn 22, 18.

35 - 1 Cor 5, 5.

36 - 1 Tm 1, 20.

37 - Gv 2, 17.

38 - Cf. Gn 22, 18.

39 - Gv 10, 37.

40 - Gv 8, 44.

41 - Lc 24, 47.

42 - Mt 23, 33-35.

43 - Sal 13, 3.

44 - Sal 21, 28.

45 - Gn 22, 18.

46 - Rm 4, 3.

47 - Sal 56, 5.

48 - Sal 18, 5.

49 - Lc 24, 44-47.

50 - Sal 13, 3-4.

51 - Sap 1, 11.

52 - Cf. Lc 24, 47.

53 - Rm 4, 5.

54 - Rm 3, 26.

55 - Cf. Sal 13, 3; Is 59, 7-8.

56 - Cf. Ef 4, 3.

57 - Gv 20, 19.

58 - Mt 7, 15-16.

59 - Mt 24, 23.

60 - Lc 24, 27.

61 - 2 Cor 11, 14-15.

62 - Gn 6, 3.

63 - Mt 25, 41.

64 - 1 Cor 6, 3.

65 - 1 Cor 15, 9.

66 - Cf. 2 Cor 11, 26.

67 - Mt 10, 23.

68 - Mt 10, 16.

69 - Mt 10, 28.

70 - 1 Pt 3, 15.

71 - Mt 5, 39.

72 - Cf. 1 Re 18.

73 - Cf. Sap 11, 21.

74 - At 9, 4-5.

75 - Sal 104, 15.

76 - Cf. Rm 13, 2.

77 - Rm 13, 4.

78 - Gal 6, 5.

79 - Gv 3, 15.

80 - At 9, 4-6. 8. 17-18.

81 - Cf. At 8, 9-19.

82 - Gv 13, 10.

83 - Gv 15, 3, 4.

84 - Gv 14, 27.

85 - Gv 15, 3.

86 - Gv 14, 27.

87 - 1 Tm 1, 7.

88 - Cf. Lc 18, 18.

89 - Cf. Gv 3, 5.

90 - Mc 10, 35-39.

91 - Mt 5, 10.

92 - Sal 49, 18.

93 - Cf. Gal 6, 5.

94 - Rm 14, 14.

95 - 1 Cor 6, 10.

96 - Mt 25, 34.

97 - Mt 25, 41.

98 - Cf. Gal 6, 5; Mt 3, 12.

99 - Gv 13, 10.

100 - Cf. Mt 28, 19.

101 - Cf. 1 Gv 5, 6.

102 - Cf. Mt 13, 24-30. 36-43.

103 - Cf. Mt 3, 12.

104 - Sap 1, 5.

105 - Ef 4, 5.

106 - Sal 131, 9.

107 - Gv 11, 51.

108 - Tt 1, 12-13.

109 - At 17, 23.

110 - At 17, 27-28.

111 - Rm 13, 1

112 - Gv 19, 11.

113 - Gv 3, 27.

114 - Cf. Gn 22, 18.

115 - Mt 3, 11.

116 - Gv 20, 22. 9.

117 - At 2, 2-4.

118 - Is 66, 24.

119 - Sal 18, 4.

120 - Sal 18, 5.

121 - Mt 5, 14.

122 - 2 Sam 12, 12.

123 - Sal 18, 6-7.

124 - Cf. Ef 4, 3.

125 - Mt 3, 11.

126 - Cf. At 19, 1-6.

127 - Gv 20, 22.

128 - Mt 3, 11.

129 - Cf. At 2, 3.

130 - Mt 3, 11.

131 - At 1, 5.

132 - Mt 3, 11.

133 - Mt 28, 19-20.

134 - Mt 5, 9.

135 - Cf. Gn 22, 18.

136 - Cf. At 1, 15; 2, 4; 10, 44.

137 - Cf. Gn 22, 18.

138 - Gal 6, 5.

139 - At 19, 2-7.

140 - Cf. 1 Cor 10, 1-2.

141 - Cf. Lc 16, 16.

142 - Mt 13, 17.

143 - Cf. Lc 7, 26-28.

144 - Ml 3, 1; Mc 1, 2.

145 - Mc 1, 7.

146 - Cf. Col 2, 11.

147 - Mt 26, 17.

148 - Mt 21, 25.

149 - Cf. Gv 4, 29.

150 - Cf. Is 46, 8.

151 - Cf. 1 Cor 11, 29.

152 - Lc 15, 32.

153 - At 1, 7-8.

154 - Cf. Dn 2, 35.

155 - Cf. 2 Cor 6, 14.

156 - 1 Gv 2, 19.

157 - Sap 3, 6.

158 - Prv 2, 22.

159 - Cf. Mt 13, 24-30. 36. 43.

160 - Cf. Gn 22, 18.

161 - Sal 72, 26.

162 - Sal 15, 5.

163 - Cf. 1 Tm 1, 11.

164 - Cf. Gv 11, 51-52.

165 - Cf. Sal 21, 28.

166 - Prv 2, 22.

167 - Sal 2, 8.

168 - Sal 21, 28.

169 - 2 Cor 6, 14-15.

170 - 1 Cor 1, 12-13.

171 - Sal 118, 42.

172 - At 1, 8.

173 - Sal 18, 5.

174 - Sal 118, 122.

175 - Mt 21, 43.

176 - Sal 104, 44.

177 - Cf. Gal 3, 27.

178 - Cf. Mt 7, 13-14.

179 - Sal 1.

180 - Cf. Gn 22, 18.

181 - Cf. Gal 6, 4.

182 - Sal 22.

183 - Sal 143, 9.

184 - Sal 95, 1.

185 - Sal 22, 1.

186 - Cf. 1 Cor 11, 29.

187 - Sal 22, 7.

188 - Cf. 2 Cor 12, 2.

189 - 1 Cor 4, 3.

190 - Cf. 2 Cor 12, 2.

191 - 1 Cor 4, 3.

192 - Gb 2, 3-4.

193 - Mt 4, 5-7.

194 - Cf. Sal 1, 1.

195 - Mt 23, 3.

196 - Is 66, 3.

197 - Os 9, 4.

198 - Tt 1, 15.

199 - Sal 13, 3; Rm 3, 15.

200 - Mt 7, 21.

201 - Mt 6, 10.

202 - Cf. 2 Tm 2, 24-25.

203 - Cf. Gn 22, 18.

204 - Mt 7, 22-23.

205 - 1 Cor 13, 2.

206 - Lc 10, 20.

207 - At 1, 8.

208 - Mt 7, 22.

209 - 1 Tm 1, 8.

210 - Es 20, 13.

211 - Es 20, 14.

212 - Cf. Gn 22, 18.

213 - Es 20, 16.

214 - Sal 71, 8.

215 - At 1, 8.

216 - Cf. At 22, 25.

217 - Es 20, 17.

218 - Mt 21, 43.

219 - Mt 5, 19-20.

220 - Cf. Mt 23, 2-3.

221 - 1 Cor 6, 18.

222 - Mt 12, 31-32.

223 - 1 Cor 6, 18.

224 - Mt 12, 31-32.

225 - Mt 5, 3.

226 - Mt 5, 4.

227 - At 1, 8.

228 - Mt 5, 5.

229 - Cf. Sal 112, 3.

230 - Cf. Sal 95, 1.

231 - Cf. Gn 22, 18.

232 - Mt 5, 6.

233 - Mt 5, 7.

234 - Sal 140, 5.

235 - Cf. Gal 6, 5.

236 - Mt 5, 9.

237 - Mt 5, 9.

238 - Lc 24, 36.

239 - Lc 24, 45-47.

240 - Mc 12, 31; Rm 13, 9.

241 - Lv 19, 19; Ef 5, 29.

242 - Gal 5, 17.

243 - Cf 1 Cor 9, 27.

244 - Cf. Mc 12, 31.

245 - 2 Tm 4, 2.

246 - Mt 5, 9.

247 - Ef 4, 1-3.

248 - Ger 8, 11.

249 - Sal 45, 10.

250 - Cf. Mt 5, 14.

251 - Cf. Dn 2, 34-35.

252 - Ger 8, 11.

253 - Ef 2, 14.

254 - Mt 5, 10.

255 - Mt 5, 10.

256 - Mt 23, 13-15. 23-24. 27-28.

257 - Cf. Mt 23, 2-3.

258 - Mt 10, 16.

259 - Gv 10, 27.

260 - Lc 24, 39.

261 - Lc 24, 46-47.

262 - Mt 7, 15-16.

263 - 1 Cor 11, 19.

264 - Gv 13, 34-35.

265 - 2 Cor 11, 26.

266 - 1 Cor 4, 16.

267 - Fil 2, 20-21.

268 - 2 Cor 7, 5.

269 - 1 Cor 13, 1-3.

270 - 1 Cor 13, 4-8.

271 - 1 Cor 13, 7.

272 - Ef 4, 2-3.

273 - Mt 13, 38-39.

274 - Mt 13, 30.

275 - Cf. Tb 13, 22.

276 - Cf. Gv 14, 6.

277 - Cf. Gal 1, 8.

278 - Sal 100, 5.

279 - Lc 9, 49-50.

280 - Lc 9, 50.

281 - Fil 1, 18.

282 - Fil 1, 15-18.

283 - 1 Cor 13, 6.

284 - Cf. Rm 13, 4.

285 - Gv 6, 44.

286 - Sir 15, 16-17.

287 - Dt 30, 19.

288 - Cf. Mt 5, 10; 1 Pt 2, 20.

289 - Cf. At 5, 29.

290 - Prv 14, 28.

291 - Lc 24, 46-47.

292 - At 1, 8.

293 - Cf. Prv 21, 1.

294 - Es 32, 31-32.

295 - Ml 1, 11.

296 - Cf. Sal 112, 3.

297 - Sal 49, 14.

298 - 1 Gv 3, 15.

299 - Cf. Mt 4, 6-7.

300 - Cf. Lc 24, 47.

301 - Mt 26, 51-52.

302 - Cf. Col 1, 18.

303 - Cf. At 1, 8-9.

304 - Sal 119, 6-7.

305 - Gv 12, 24-25.

306 - Cf. Mt 13, 30.

307 - Mt 5, 39.

308 - 2 Cor 11, 20-23.

309 - Cf. Dt 19, 21.

310 - Cf. 2 Mac 7.

311 - Cf. Dn 3.

312 - Cf. Mt 11, 16.

313 - Cf. Dn 6.

314 - Cf. Mt 27, 26.

315 - 1 Cor 2, 6-8.

316 - Gv 16, 2.

317 - Cf. 1 Re 21.

318 - Cf. Mt 14, 8-9.

319 - Cf. Mt 27, 24-26.

320 - Sal 21, 1-9.

321 - Sal 2, 10-13.

322 - Cf. Mt 27, 24.

323 - Prv 18, 21.

324 - Mt 7, 3.

325 - Cf. Gn 20.

326 - Cf. Gn 26.

327 - Cf. Gn 47.

328 - Cf. Gn 41, 41; 42, 15.

329 - Cf. Es 2, 10.

330 - Cf. 1 Sam 27.

331 - Cf. 1 Re 18, 44-46.

332 - Cf. 2 Re 4, 13.

333 - Dn 6, 21.

334 - Gv 16, 2.

335 - Fil 3, 5-6.

336 - Cf. At 23, 12-13.

337 - Cf. Gal 6, 5.

338 - Gn 9, 5.

339 - Sal 2, 10-12.

340 - Sal 2, 7-8.

341 - Cf. Is 2, 18; Zc 13, 2.

342 - Cf. Dn 3, 1-24.

343 - Cf. Cf. Sal 2, 10-11.

344 - Cf. Dn 3, 96.

345 - Cf. Dn 3, 1-24.

346 - Cf. Dn 2-6.

347 - Cf. Rm 8, 17.

348 - Cf. Gal 6, 5.

349 - Cf. Lc 24, 47.

350 - Sal 117, 8-9.

351 - Cf. At 23, 12-33.

352 - At 1, 8.

353 - Sal 2, 10.

354 - Mt 16, 26.

355 - 1 Pt 2, 20.

356 - Cf. Mt 5, 3.

357 - Cf. 2 Cor 6, 10.

358 - Mt 16, 25.

359 - Mt 19, 29.

360 - 1 Cor 13, 3.

361 - At 1, 8.

362 - Mt 10, 28.

363 - Sal 56, 5.

364 - Gb 14, 4-5.

365 - Sal 50, 7.

366 - Sal 117, 8-9.

367 - Sal 117, 8.

368 - Ger 17, 5.

369 - Ger 15, 18.

370 - Cf. Mc 7, 4.

371 - Ger 15, 15-18.

372 - 2 Cor 7, 5.

373 - 2 Cor 11, 29.

374 - Cf. Ap 17, 15.

375 - Cf. At 8, 13.

376 - Sal 140, 5.

377 - Cf. 1 Tm 3, 15.

378 - Col 1, 23.

379 - Sal 92, 1.

380 - Mt 6, 12.

381 - Sal 140, 5.

382 - Prv 27, 6.

383 - Sal 132, 1-3.

384 - Col 1, 18.

385 - Mt 19, 21-22.

386 - At 4, 32-35.

387 - Lc 24, 47.

388 - Gal 5, 19-21.

389 - Cf. Col 3, 5.

390 - Cf. Gal 5, 21.

391 - Cf. Mt 5, 14.

392 - 1 Sam 2, 25.

393 - 1 Sam 2, 25.

394 - Col 4, 2-4.

395 - 1 Gv 1, 8.

396 - Dn 6, 16.

397 - Cf. Ez 14, 14.

398 - Dn 9, 20.

399 - Cf. Lv 16; Eb 9, 7.

400 - Cf. At 14, 22.

401 - 1 Gv 2, 1-2.

402 - 1 Tm 5, 22.

403 - 1 Tm 4, 14.

404 - 1 Tm 5, 22.

405 - Cf. 2 Cor 11, 26.

406 - Rm 1, 32.

407 - Cf. Mt 13, 24-40.

408 - Cf. Gal 5, 19-21.

409 - Mt 16, 18.

410 - Mt 7, 26.

411 - Sal 60, 3-4.