Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Contro Gaudenzio vescovo donatista - libro primo

Sant'Agostino di Ippona

Contro Gaudenzio vescovo donatista - libro primo
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Difesa del metodo che verrà usato nel confutare Gaudenzio.

1. 1. Gaudenzio, vescovo donatista di Thamugadi, aveva minacciato di darsi fuoco dentro la chiesa con alcuni malviventi che si erano uniti a lui. Ora, l'esimio tribuno e notaio Dulcizio, al quale il piissimo imperatore aveva affidato l'incarico di applicare le leggi da lui emanate per ristabilire l'unità, si adoperava con la debita moderazione nei confronti dei facinorosi. Intanto cominciò a scrivere una lettera a Gaudenzio per indurlo a più miti consigli. Costui gli rispose con due lettere: una molto asciutta e scritta in fretta, poiché, a suo dire, i cursori non potevano attendere, l'altra invece più ampia, nella quale si dichiara convinto di aver dato una risposta più accurata, attingendo ai testi delle Scritture. Per questo, con l'aiuto del Signore, ho deciso di confutare questi suoi scritti, in modo tale che, anche coloro che hanno difficoltà a comprendere tali questioni, non abbiano dubbi sulla completezza della mia risposta. Ecco perché prima collocherò le sue parole, poi aggiungerò le mie. Non adotterò tuttavia il sistema usato per rispondere alla lettera di Petiliano. Lì, infatti, quando inserisco le sue parole, premetto: " Petiliano ha detto "; quando invece riferisco le mie parole, dico: " Agostino ha risposto ". Questo metodo mi è valsa l'accusa da parte sua di essere un mentitore, poiché afferma che lui non ha mai sostenuto con me una disputa faccia a faccia; come se non fosse stato lui a dire ciò che ha scritto, per il solo fatto che non l'ho ascoltato dalla sua bocca, ma l'ho letto nella sua lettera! O come se io non avessi risposto, soltanto perché non ho parlato mentre era presente, ma ho risposto a mia volta al suo scritto con un altro scritto! Che possiamo fare con individui che hanno una simile mentalità, o sono convinti che abbiano lo stesso modo di sentire coloro ai quali ambiscono di far conoscere i propri scritti? Comunque sia, diamo pure soddisfazione anche a costoro! Quando, dunque, riferiamo le parole di Gaudenzio, non diremo: " Gaudenzio ha detto ", bensì: " Testo della lettera "; e quando siamo noi a rispondere, non diremo: " Agostino ha risposto", ma: " Risposta al testo ". Con questo metodo, cominciamo subito a confutare la prima e più breve lettera di Gaudenzio.

Non discutiamo su dettagli superflui.

1. 2. Testo della lettera: " All'onorevole e, se lo gradisci, per noi molto desiderabile Dulcizio, tribuno e notaio, Gaudenzio vescovo ".
Risposta al testo: Non dobbiamo discutere anche questa frase, per evitare di indugiare oltre il dovuto su dettagli superflui, dal momento che incontreremo passaggi essenziali che ci costringeranno a dare una risposta più articolata.

Su l'uso di parole di riguardo.

2. 3. Testo della lettera: " Ho ricevuto la lettera della tua Religione attraverso intermediari, che, per condotta e stile di vita, sono manifestamente cari a tutti ".
Risposta al testo: Non discuterò neppure di questo, come tu abbia potuto dire: " la tua Religione " ad un uomo che reputi piuttosto irreligioso. Tu, in realtà, gli hai tributato un onore che hai giudicato doveroso rendergli, dal momento che lui, nella lettera che ti ha inviato, ti attribuisce un onore maggiore di quello che un cattolico avrebbe dato a un eretico, pensando con tale linguaggio di predisporre la tua mente a una certa resipiscenza.

Non ci siamo assunti il compito di difendere le parole del tribuno, bensì di confutare le tesi di un eretico.

3. 4. Testo della lettera: " In essa la tua Dignità dice molte cose che per il momento preferisco tacere. Sottolineo soltanto che il tuo acuto ingegno ha dato scarso rilievo, nella medesima lettera, al fatto che tu non hai potuto dichiararci né pienamente innocenti né pienamente colpevoli ".
Risposta al testo: Non vi ha, forse, dichiarato colpevoli quando vi tratta come un'associazione a delinquere? E come non ti ha dichiarato colpevole, quando dice che tu hai guidato alla perdizione le anime di quegli sventurati verso una morte scellerata, e rincara la dose dicendo che tu devi renderti conto dell'odio che ti attende in questo mondo e della pena, che potrebbe esserti riservata un giorno nell'ultimo giudizio, per te senza speranza? E come non ti ha dichiarato colpevole, quando ti ha esortato con ottime ragioni a seguire il lodevole esempio di coloro che hanno rigettato l'errore della precedente eresia, trovando rifugio nell'unica e vera fede in Dio? Comunque sia, non ci siamo assunti il compito di difendere le parole del tribuno, bensì di confutare quelle di un eretico. Se dunque costui, che è uno dei nostri, ha scritto da laico militare una parola un po' incauta, chi non gliela perdonerà? Chi mai vorrà sostenere che ci si deve basare sulle sue parole per giudicare la Chiesa cattolica? Tu, piuttosto, cerca di soppesare meglio le tue parole, tu, che il partito di Donato ha designato ufficialmente con altri sei per difendere il suo scisma nel corso della nostra conferenza, tenutasi a Cartagine.

Fuggire i criminali, accogliere misericordiosamente i pentiti.

4. 5. Testo della lettera: " Se tu ci consideri criminali, voi dovete evitare la nostra società, che merita di essere condannata ".
Risposta al testo: Certamente si deve fuggire la società dei criminali, ma non si deve respingere quella di coloro che si sono emendati. E se evitiamo salutarmente la prima, è perché possiamo volere, desiderare e cercare con sentimenti di misericordia la seconda.

Non sai quali argomenti trovare per provare la tua innocenza.

5. 6. Testo della lettera: " Se invece ci consideri innocenti, e lo hai anche detto, siamo felici di resistere ai persecutori restando saldi nella fede di Cristo ".
Risposta al testo: Ho studiato attentamente la lettera che il tribuno ti ha indirizzato, ma in nessuna parte ho letto che ti dichiara innocente; dice semplicemente che è venuto a sapere da altri che tu sei considerato un uomo prudente. Ora, nelle sante Scritture si chiamano abitualmente così non solo i buoni, ma anche i cattivi. Tant'è vero che perfino il serpente, che ingannò l'uomo, ricevette questa qualifica. Taluni, in verità, traducono così: " il più saggio di tutti gli animali " 1, mentre i codici greci, dai quali è stato tradotto in lingua latina quel testo scritturistico, recitano: " il più prudente ". Ma, se si deve credere che il tribuno ha chiamato innocenti coloro che, a suo avviso, tu obblighi a seguirti fino alla morte contro la loro volontà, perché meravigliarsi se lui ha ritenuto che possa accadere anche tra voi ciò che ha constatato altrove? Tu, dunque, non hai proprio nulla di cui gloriarti perché subisci la persecuzione, in quanto non puoi quali argomenti trovare per provare la tua innocenza. Smettiamola, dunque, di parlare in questo caso di persecuzione contro gli uomini: essa è piuttosto una persecuzione contro i vizi per liberare gli uomini, dello stesso tipo di quella che usano fare premurosamente i medici ai malati. E quand'anche foste innocenti, a questo punto vi rendereste colpevoli, perché siete bramosi di uccidere gli innocenti. Coloro infatti che tentano di difendere la propria innocenza, ma non vogliono risparmiare la propria vita, di che altro devono essere convinti se non del fatto che uccidono proprio degli innocenti?

Le basiliche presso Cartagine sono incendiate dai Donatisti.

6. 7. Testo della lettera: " In questa chiesa, nella quale il nome di Dio e del suo Cristo, come tu stesso hai riconosciuto, sempre è stato celebrato nella verità con numerosa partecipazione [di fedeli], noi, sia che restiamo in vita finché a Dio piacerà, sia che poniamo fine, come si conviene a una famiglia di Dio, alla nostra vita dentro l'accampamento del Signore, sarà certamente a questa condizione: che ciò accadrà soltanto se qualcuno ci userà violenza. Nessuno infatti è così sconsiderato da correre incontro alla morte senza che qualcuno ve lo costringa ".
Risposta al testo: Neppure questo si legge nella lettera del tribuno, che tu abbia invocato il nome di Dio nella verità: egli ha detto semplicemente che tu lo hai invocato. E se anche lo avesse detto, si potrebbe intendere non per la vostra gloria ma per il vostro castigo. Infatti, anche dei popoli empi l'Apostolo disse: Coloro che soffocano la verità nell'iniquità 2, come fate esattamente voi: detenete la verità del battesimo divino nell'iniquità dell'errore umano. Per questo noi, quando correggiamo la vostra iniquità, non dobbiamo certamente rescindere la verità di quel sacramento. Tu, uomo senza macchia, proclami, anche se in altri termini, che tu e i tuoi morirete con la Chiesa. Ora, quando dici: " nella Chiesa ", che altro vuoi intendere se non " con la Chiesa ", dal momento che ti prepari ad eseguire il tuo progetto con il fuoco? Questa, dunque, sarebbe l'innocenza del partito di Donato, di voler attuare un tale proposito includendovi il vostro suicidio, come avete già fatto a Cartagine, in odio a noi, con le basiliche che un tempo erano vostre, come e con chi avete potuto, assicurando che non vi furono morti tra voi. Chi non crederà che abbiate fatto questo per gelosia, e siate disposti a farlo anche a prezzo della vostra vita? Se poi non siete voi che avete commesso questo misfatto, ciò che adesso vi disponete a compiere è certamente un gesto più forsennato. Ma tu hai detto: " Se ci sarà fatta violenza ", e hai aggiunto: " Nessuno infatti è tanto privo di senno da correre incontro alla morte senza che alcuno ve lo costringa ". Quanto più allora è privo di senno chi corre verso la morte quando è lanciato verso la vita!

I Donatisti minacciano di uccidersi.

7. 8. Testo della lettera: " Quanto a coloro che sono con noi, prendo Dio come testimone e tutti i suoi misteri, che li ho esortati e persuasi con tutte le mie forze a confessare serenamente e pubblicamente se volevano andare via. Infatti neppure noi possiamo trattenerli contro la loro volontà, noi che abbiamo appreso come non si debba forzare alcuno a credere in Dio ".
Risposta al testo: Perché, allora, non ti vanti apertamente, se non proprio di costringere alcuni a restare con te contro la loro volontà, perlomeno di averli esortati a fare un'opera buona, dal momento che tu hai proposto di fare un'opera buona? O, forse, comprendi bene anche tu quanto sia malvagio questo, quindi minacci di porlo in esecuzione più per intimorire che per eseguirlo davvero. Ma, se menti sei sleale, se dici il vero sei crudele!

Chi non si deve astenere dal correggere gli eretici.

8. 9. Testo della lettera (scritto con altra mano) : " Ti auguro di vivere in buona salute, di avere successo negli affari pubblici e di non tormentare più i cristiani ".
Risposta al testo: Anche noi possiamo augurargli di vivere in buona salute, di far fortuna nella carriera statale, ma non di astenersi dal correggere gli eretici.

Mantenere con chi si ama l'unità di Cristo.

9. 10. Testo della seconda lettera: " All'onorevole e, con tutto il nostro affetto, carissimo Dulcizio, Gaudenzio vescovo ".
Risposta al testo: Se tu desideri con tutto il cuore quest'uomo, perché ricusi sprezzantemente di mantenere con lui l'unità di Cristo? O, forse, quasi rendendo male per male, vorresti ribattezzare colui che consideri tuo persecutore?

Proprio tu, con la tua presenza, sei di ostacolo alla loro salvezza in Cristo.

10. 11. Testo della lettera: " Abitualmente coloro che si conoscono solo attraverso la pubblica opinione sono soliti vedersi per scambiare reciprocamente qualche parola o, almeno, non temono di trovarsi alla presenza di uno sconosciuto. Con un tuo rilievo critico, invece, mi hai notificato per lettera che ti sei rallegrato di non avermi trovato presente, mentre, quando sono ritornato, ti sei rammaricato ".
Risposta al testo: Non tutti quelli che si conoscono solo per sentito dire vogliono incontrarsi, ma soltanto coloro che sono accreditati dalla loro buona reputazione. Ed è veramente sorprendente ciò che ti è capitato! Tu definisci desiderabile colui dal quale ti lamenti di subire la persecuzione; lui invece, che ti perseguita, preferisce piuttosto saperti assente, e non vuole incontrare colui che perseguita. Perché mai questo, se non perché lui ha voluto far capire che sei tu piuttosto il persecutore di costoro, ed è convinto che proprio tu, con la tua presenza, sei di ostacolo alla loro salvezza in Cristo?

Il tribuno vuole che tu viva nella pace di Cristo; tu cerchi di darti la morte nel partito di Donato.

11. 12. Testo della lettera: " Ieri, per non lasciare senza risposta la tua lettera, e poiché i corrieri erano in attesa, ho scritto un breve e succinto comunicato su tutti i fatti accertati. Oggi devo rispondere alla lettera, che la tua Dignità mi ha inviato, con le parole della sacrosanta legge di Dio. Il Signore dice: Non farai morire l'innocente e il giusto, e non assolverai il colpevole 3. È dunque certo che, nel giudizio di Dio, assolvere un colpevole e uccidere un innocente significa rendersi colpevoli di un identico crimine e di un identico reato. Se prima di rientrare nella comunione erano colpevoli sia questo Gabinio, di cui fai menzione, sia i restanti fedifraghi che hanno condiviso con lui la stessa caduta nel male, le parole di Dio non permettevano assolutamente di assolverli. Se invece sono stati accolti come innocenti o come santi, perché uccidete degli innocenti che hanno perseverato nella fede, in base alla quale li accogliete come santi? ".
Risposta al testo: Il tuo linguaggio è frutto di malanimo e di menzogna. L'uomo, cui ti rivolgi, non ha ricevuto l'ordine di farvi morire, ma di farvi cambiare vita; se non accettate questo, sarete esiliati per non impedire agli altri di correggersi. Se i giusti non devono trattare così gli ingiusti, perché allora, durante la nostra conferenza, avete falsamente voluto gloriarvi dell'esilio di Ceciliano, pena che i vostri antenati, stando alle vostre asserzioni, avevano ottenuto con le loro istanze dall'imperatore Costantino?. Quanto al tribuno, al quale tu scrivi, che ha ricevuto il mandato di far eseguire le leggi, emanate per ricostituire l'unità, vuole che tu viva a tal punto da paventare l'eventualità di un tuo suicidio. Ecco: mettiti bene davanti agli occhi lui e te stesso! Egli vuole che tu viva nella pace di Cristo, tu cerchi di darti la morte nel partito di Donato: quale di voi due è il tuo persecutore? Vedi tu!

Il donatista Gabinio ritorna alla Chiesa cattolica.

12. 13. Quanto a Gabinio, ormai nostro e tempo fa dei vostri, come pure i moltissimi altri che, dopo aver ben ponderato la verità cattolica, sono passati dalle vostre file alle nostre, non credere che non siano stati purificati dal vostro contagio per il fatto che non li abbiamo ribattezzati. Infatti nella Chiesa cattolica, coloro che non sono ancora battezzati sono purificati da tutti i loro peccati per mezzo del lavacro di rigenerazione; quanto agli altri che ricevono questo sacramento al di fuori [della Chiesa] non per il loro profitto, ma per la loro condanna, poiché noi non violiamo il carattere regale neppure in un disertore, si avvera quanto è detto nella Scrittura: La carità copre una moltitudine di peccati 4. Ecco come possono essere purificati attraverso la carità dell'unità cattolica coloro che non è opportuno battezzare, affinché non cominci ad essere in loro, stando dentro la Chiesa, anche ciò che era in loro quando erano al di fuori, ma cominci a giovare loro, stando dentro la Chiesa, ciò che era a loro danno quando stavano fuori. Noi certamente non li riceviamo dai vostri ranghi come se fossero santi: è passando fra noi che si santificano, mentre dimorando fra voi non possono assolutamente essere santi. Né vi diamo la morte essendo innocenti, vogliamo invece che viviate, anche se colpevoli.

Nessun innocente si dà la morte.

13. 14. Ma tu, che ricordi così bene la testimonianza della parola divina, e che poni davanti a noi l'ordine di Dio: Tu non farai morire l'innocente e il giusto 5, se sei innocente e giusto, perché vuoi darti la morte? Noi non diciamo che sei innocente e giusto, pur tuttavia non vogliamo che ti dia la morte; tu, invece, ti credi innocente e giusto, ma non vuoi risparmiare l'innocente e il giusto. Sei ben tu che hai detto: " Secondo il giudizio di Dio, assolvere un colpevole e uccidere un innocente è rendersi colpevoli dello stesso crimine e della stessa colpa ". Perché allora hai assolto Feliciano, il Massimianista colpevole?. Perché vuoi mettere a morte quest'innocente che sei tu stesso? Quanto a noi, non assolviamo alcun colpevole, ma prima desideriamo che si corregga per meritare di essere assolto; comunque non ti consideriamo un innocente, sia che ti risparmi la vita sia che ti uccida, finché resti nel partito di Donato. Glòriati pure di tutta la tua innocenza: uccidendo in te un innocente, non potrai mai essere innocente. Tu mi potrai forse replicare dicendo: " Quando mi do la morte, io non uccido affatto un innocente, poiché la decisione che io prendo, con la quale pongo fine alla mia vita, rende la mia anima colpevole prima ancora di uccidere il corpo ". Se parli così, dici il vero, ma è una maniera davvero curiosa di difenderti accusandoti! Infatti, suicidandoti dimostreresti che già il tuo proposito di per sé ti rende colpevole; senza dubbio, una volta consumato il delitto, nessuno ti potrà convincere di aver ucciso un innocente. Ecco la conclusione, che si può trarre da questo ragionamento: se molti innocenti sono messi a morte da altri, nessuno è innocente quando mette a morte se stesso. In effetti, la sola idea con cui uno premedita il suicidio, lo spoglia già di ogni innocenza, per cui non può morire innocente quando si suicida. A te accadrebbe questo se, prima di aver concepito il proposito di toglierti la vita, fossi innocente. Ora però, dal momento che tu già da prima non eri innocente in quanto eretico, il suicidio non sarà per te l'inizio, ma l'accrescimento della tua iniquità.

Il caso di Emerito.

14. 15. Testo della lettera: " A proposito del caso del santo Emerito di Cesarea, mi è giunta notizia di alcuni fatti certamente falsi, visti i suoi meriti. Se le cose stessero proprio così, ascolta ciò che dice l'Apostolo ": Se alcuni di loro sono venuti meno, la loro incredulità può forse annullare la fedeltà di Dio? Impossibile! 6.
Risposta al testo: Si deve dire di Emerito di Cesarea ciò che tu hai avuto paura di dire. Sì, è circolata la falsa notizia che egli era diventato cattolico; voi però, come avete sentito parlare di questo, così avrete potuto sapere anche tutto il resto della vicenda. Perché, allora, hai voluto omettere di elogiare un tuo collega nell'episcopato, il cui nome ti è stato proposto come esempio? Se egli avesse compiuto un gesto encomiabile in un momento così decisivo, certamente non lo avresti dovuto sottacere. Ora, dato per scontato che non vuoi che ti crediamo capace di averlo privato di una lode per motivo di gelosia, perché allora hai taciuto se non perché hai temuto di doverti vergognare di lui? Emerito, dunque, è venuto a Cesarea mentre ci eravamo fermati colà ed eravamo lì presenti. Ed è venuto, non perché sedotto dalla sagacia di qualcuno o per le pressioni di qualche altro, ma mosso soltanto dalla sua volontà di vederci. Ci siamo incontrati; poi siamo entrati insieme nella Chiesa cattolica, gremita da una gran folla di fedeli: non è stato in grado di proferire una sola parola in sua o vostra difesa, ha rifiutato la nostra comunione, ha persistito nel rinviarla, una volta convinto è ammutolito, se ne è ripartito sano e salvo. Che cosa si sarebbe potuto fare di più conciliante per la nostra mansuetudine e di più convincente per la verità cattolica, di più salutare per la vostra correzione, se aveste un po' di buon senso? Poiché sarebbe venuto di sua iniziativa da noi per parlare male di noi e a vostro favore, certamente avrebbe parlato se avesse avuto qualcosa da dire. Tutto ciò che si era ripromesso di dire e per cui era venuto, noi l'avevamo precedentemente confutato, grazie alla misericordia del Signore, ancor prima che lui lo esponesse in pubblico con i suoi artifici verbali. In ogni caso, se tu pensi che sarebbe stato capace di rispondere, ma non ha voluto, leggi il verbale dell'incontro e rispondi tu stesso. Se Emerito fosse passato alla pace cattolica, direste che lui non ha dato il suo consenso alla luce della verità sotto l'influsso della misericordia divina, ma semplicemente perché ha ceduto per umana fragilità alla violenza della persecuzione. Se poi fosse stato catturato e condotto contro la sua volontà, voi fareste valere a gran voce e arbitrariamente che fece scena muta, non perché non sapeva che cosa rispondere, ma perché pensava di svignarsela. In realtà, lui è venuto di sua propria iniziativa e se ha mantenuto il silenzio, non è certamente per difetto di lingua ma per difetto di causa. Se, dunque, si è rifiutato di passare all'unità cattolica è perché il senso della disfatta ha reso il suo animo orgoglioso irrimediabilmente ostinato. Ma questo fatto, nella misura in cui ha aggravato la sua posizione e il suo tormento, dall'altra ha giovato alla sicurezza e salvezza degli altri. Se infatti costoro avessero visto Emerito entrare in comunione con noi, avrebbero sospettato in lui un carattere pavido; quando invece videro che voleva restare nel partito di Donato senza dire una parola contro la fede cattolica, essi si resero conto ancor meglio che il suo silenzio gridava a gran voce contro i suoi e in nostro favore. E se, per caso, si fosse alzato con voce e parola libera e sicura, non sarebbe stato un teste idoneo a favore della nostra causa e contro di voi questo Emerito, ripeto, questo Emerito ostile e muto?

A chi credono coloro che prestano fede ai Donatisti.

15. 16. Ma tu, evidentemente, hai creduto bene di consolare i vostri con l'autorità apostolica. Non tanto in considerazione di Emerito, il quale non poté far di meglio per voi, poiché non sapeva che cosa dire a vostro favore, e tuttavia non abbandonò le vostre file, quanto in considerazione degli altri che, lasciato il vostro errore e cambiati in meglio, si sono aggregati alla comunità cattolica, tu hai ricordato che l'Apostolo aveva detto: Se alcuni di loro non hanno creduto, la loro incredulità può forse annullare la fedeltà di Dio? Non sia mai! 7 In verità, non resta altro da dire che hanno ripudiato la fede coloro che hanno creduto in Dio, mentre conservano la fede coloro che credono agli uomini. Nel tuo seme saranno benedette tutte le nazioni 8, ha detto il Signore: ecco a chi credono coloro che passano dai vostri ranghi ai nostri; per il peccato di Ceciliano le nazioni d'oltremare sono andate in rovina, dicono gli uomini: ecco a chi credono coloro che continuano a restare nella vostra società. E tu hai il coraggio di dire che hanno perduto la fede coloro che hanno conservato la fede in Dio, mentre hanno la fede in Dio coloro che danno retta alle parole degli uomini? Che ne è, dunque, della frase che l'Apostolo aggiunge subito dopo il testo da te citato: Ora, Dio è verace, invece ogni uomo è mentitore 9, se hanno perduto la fede coloro che credono ciò che ha detto il Signore Dio, il quale è verace, mentre coloro che credono ciò che ha detto l'uomo, che è mentitore, perseverano nella fede?

La fuga del mercenario.


16. 17. Testo della lettera: " Tu mi consigli di fuggire, ed è quasi una ingiunzione di legge, ma si deve ascoltare soltanto chi adempie la legge, poiché l'apostolo Paolo dice: Non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati 10. Ascolta anche il Signore che dice: Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge; e il lupo le rapisce e le disperde 11 ".
Risposta al testo: Ecco come il partito di Donato intende il Vangelo! Sicché l'Apostolo non era un pastore ma un mercenario, quando si fece calare lungo le mura in una cesta per sfuggire alle mani di colui che lo voleva arrestare 12, tu invece saresti un pastore, tu che vuoi rovinare con te e vuoi far morire con te quelle che chiami pecore del Signore, per mandare in rovina la loro anima con l'errore e distruggere il loro corpo con la furia omicida, senza dare ascolto al pastore e principe dei pastori che dice: Il ladro non viene se non per uccidere e distruggere 13? Per questo sei venuto dopo essere scomparso, per questo sei tornato dopo essere fuggito? Questo comportamento è del ladro e del brigante, non del pastore e del custode. Tieni presente anche il fatto che tu, senza pressione alcuna da parte nostra, hai voluto far passare tutti i vostri colleghi, che hanno preso la via della fuga, non come pastori ma come mercenari. Se con te ci fossero veramente pecore del Signore, o verrebbero con te, una volta corretto, per poterti considerare il loro pastore, o ti abbandonerebbero per fuggire verso il vero pastore. Ora, il mercenario cui allude il Signore, alla vista del lupo fugge via, non con il corpo ma con l'animo, quando abbandona la giustizia a causa della paura. Così fuggì il vostro Secondo di Tigisi, quando, davanti a Purpurio di Liniata che l'aveva accusato di omicidio e lo minacciava di morte, ebbe paura di perdere il suo primato o il suo episcopato. Al contrario gli Apostoli, davvero pastori autentici, fuggirono fisicamente durante la persecuzione, ma non per questo cessarono di prodigare la loro sollecitudine e il loro affetto alle pecore di Cristo. Se, dunque, anche tu fossi pastore, prima di tutto non faresti la parte del lupo; dopo avresti ascoltato docilmente il comando del tuo Signore, il quale, anche attraverso la bocca di un qualsiasi peccatore, ha ordinato ai suoi servi di fuggire durante le persecuzioni, e non contesteresti più il tuo Signore dicendo: " Si deve ascoltare soltanto chi osserva la legge, poiché l'apostolo Paolo dice: Non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati 14 ".

Non pasci le pecore di Cristo ma i tuoi capri, poiché sei uscito dall'ovile del Signore.

17. 18. Perché falsate il senso di un testo così chiaro? Son proprio gli ascoltatori della legge, non quelli che l'osservano, che l'Apostolo dichiara non giustificati davanti a Dio; però non ha proibito di ascoltare gli uomini quando dicono la verità, per evitare, come fai tu, di parlare contro il suo Signore, il quale dice di taluni: Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno 15. Vedi, dunque, come Cristo, per mezzo di uomini che ascoltano e predicano la legge senza osservarla, ha ordinato agli altri che l'ascoltino e la mettano in pratica. Tu invece dici: " Si deve ascoltare soltanto chi pratica la legge ", e volendo confutare il tuo preteso persecutore, te la prendi con il tuo Creatore. Il Signore, in verità, dice al peccatore: Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza? 16 Questo lo dice precisamente perché a costui non giova affatto dire e non mettere in pratica ciò che dice; al contrario è utile a colui che ascolta qualcosa di buono anche attraverso un malvagio e mette in pratica ciò che ascolta. Certo, la lode non risplende nella bocca del peccatore 17, quanto risplende nella vita e nella condotta di chi opera la legge, anche se costui l'avesse udita dalla bocca di un peccatore. Per quanto, dunque, tu possa pensare che il tribuno è un peccatore e non mette in pratica la legge, tuttavia presta docile ascolto non tanto alla sua persona, ma a colui che parla anche per mezzo di lui e dice: Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra 18. Perché restate? Ascoltate e fuggite: lo comanda Cristo, non un tribuno. Tu mi risponderai: " Cristo ha ben detto: Se vi perseguiteranno in questa città, fuggite in un'altra; ma perché devo fuggire da questa città, quando costui non è mio persecutore né io sono ascoltatore di Cristo? ". Per questo, se tu resti, sei un lupo feroce; se fuggi, sei un lupo pavido. E poiché lo Sposo dice: A meno che tu non ti conosca, o bella fra le donne, segui le orme del gregge, e conduci a pascolare le tue caprette presso le dimore dei pastori 19, anche se ti glori di essere pastore, tuttavia poiché sei uscito dall'ovile del Signore non pasci le pecore di Cristo ma i tuoi capri.

I Donatisti non sono perseguitati, ma sono essi a perseguitare.

18. 19. Testo della lettera: " E poi, quali saranno le località che, durante questa tempesta della persecuzione, accoglieranno come un porto di salvezza i sacerdoti sballottati da ogni parte per custodirli nella pace, dal momento che il Signore ha detto: Quando vi perseguiteranno in questa città, fuggite in un'altra? A quel tempo, sì, gli Apostoli potevano fuggire in assoluta sicurezza, poiché l'imperatore non aveva ancora ordinato di proscrivere qualcuno a causa loro. Ora, invece, coloro che accolgono i cristiani sono atterriti a causa delle proscrizioni e, temendo il pericolo, non solo non li accolgono, ma anche temono di vedere coloro che venerano in segreto ".
Risposta al testo: Lodo senza riserve ciò che voi riconoscete, ma deploro vivamente che voi non vogliate correggervi. Nulla di più chiaro di questa tua professione, in forza della quale proclami a sufficienza che voi non fate parte del gruppo di coloro ai quali il Signore ha detto: Se vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra. Tant'è vero che potresti rispondere in tutta verità a ciò che ho detto poco fa, se dicessi: " Né quest'individuo è mio persecutore, né io sono un uditore di Cristo ". Lo dici proprio in modo chiarissimo! Come fai infatti ad essere un ascoltatore di Cristo, dal momento che Cristo promette ai suoi ascoltatori, cioè a quelli che lo seguono, che sino alla fine del mondo, ogniqualvolta subiranno una persecuzione, a loro non mancheranno mai città in cui rifugiarsi: Quando vi perseguiteranno in questa città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo 20? Tu, invece, dici che in questa persecuzione, che deplorate di dover subire, vi mancano ormai i luoghi in cui fuggire e ritirarvi, per trovare tranquillo riparo da questa tempesta come in un porto sicuro. In tal modo contraddici la promessa di Cristo, il quale assicura che non mancheranno mai città ove i suoi che soffrono persecuzione potranno rifugiarsi finché egli venga, cioè fino alla consumazione dei secoli. Poiché, dunque, egli ha promesso ai suoi ciò che voi non trovate, ne consegue chiaramente che, se voi siete i suoi, egli ha mentito; ma poiché lui non ha mentito, voi non siete i suoi. Per questo neppure il tribuno, cui tu replichi nella lettera, è vostro persecutore, ma è persecutore del vostro persecutore, cioè del vostro errore, che vi spinge a compiere tali azioni, che vi fanno appartenere a quella razza di uomini, dei quali è scritto che furono perseguitati per le loro stesse opere 21. Ne consegue che, se siete in grado di comprendere quello che vogliono perseguire in voi coloro che vi amano, voi fuggireste senza dubbio i vostri misfatti, che sono poi quelli che vi causano questa persecuzione, e vi congiungereste a coloro che, per liberarvi, perseguitano i vostri persecutori: essi infatti non perseguitano se non i vostri errori.

Nessun conflitto fra libero arbitrio, proibizione di peccare e impunità.

19. 20. Testo della lettera: " Per mezzo dell'artefice di tutte le cose, il Cristo Signore, Dio onnipotente ha creato l'uomo a somiglianza di Dio e a lui ha affidato il libero arbitrio. È scritto infatti: Dio creò l'uomo e lo lasciò in balìa del suo arbitrio 22. Perché un comandamento umano vuole togliermi adesso ciò che Dio mi ha elargito? Sottolinea, eminente Signore, quali grandi sacrilegi vengono perpetrati contro Dio, quando l'ardire orgoglioso dell'uomo cerca di portar via ciò che Dio ha accordato, e si vanta per di più a vuoto di farlo per Dio! Comporta una grave ingiuria nei confronti di Dio, che la sua difesa sia affidata agli uomini! Che cosa pensa di Dio colui che vuole difenderlo con la violenza, se non che non è in grado lui stesso di vendicare le ingiurie che gli sono arrecate? ".
Risposta al testo: Stando a questi vostri ragionamenti assolutamente falsi e privi di fondamento, si dovrebbero allentare le redini abbandonandole all'umano capriccio, lasciando così impuniti tutti i misfatti; sopprimere tutte le barriere delle leggi e lasciare che impazzi l'audacia di nuocere agli altri e la libidine lasciva: né il re con i suoi sudditi, né il comandante con i suoi soldati, né il giudice con i suoi amministrati, né il padrone con i suoi servi, né il marito con la moglie, né il padre con i figli devono reprimere con minacce o punizioni la libertà o il sottile piacere di fare il male. Eliminate ciò che la sana dottrina sapientemente afferma per la salute dell'universo attraverso la voce dell'Apostolo, e per confermare in una libertà tanto più detestabile quanto più sfrenata i figli della perdizione, cancellate ciò che dice il Vaso di elezione: Ciascuna anima sia sottomessa alle autorità superiori; poiché non c'è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio. Ora, quelli che si oppongono, si attireranno addosso la condanna. I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male 23. Buttate pure via questo testo, se ve la sentite, oppure disprezzatelo, come già fate, se non potete cancellarlo! Abbiate di tutti questi problemi un pessimo concetto, per non perdere il vostro libero arbitrio. O quantomeno, giacché arrossite come uomini davanti a uomini, gridate se ne avete il coraggio: " Siano puniti gli omicidii, siano puniti gli adultèri, sia punita qualsiasi azione dannosa o disonesta, o criminale o immorale o turpe: soltanto per i sacrilegi chiediamo l'impunibilità da parte delle leggi dei regnanti! ". Intendete forse qualcos'altro, quando dite: " È una grave ingiuria contro Dio affidare la sua difesa agli uomini. Che razza di idea ha di Dio colui che vuole difenderlo con la violenza, quasi che Dio non sia in grado di vendicare da sé le offese che gli sono arrecate "? Queste vostre parole, che altro significano se non: "Nessuna potestà umana si opponga o molesti il nostro libero arbitrio quando ingiuriamo Dio "? Che pena! Con un simile magistero i tempi antichi sono stati veramente defraudati, giacché tu non eri ancora nato quando il santo Mosè sopportava con grande mansuetudine le ingiurie contro la sua persona, ma vendicava con estremo rigore le offese contro Dio. Oggi tu, ben più addestrato dalla presunzione eretica, lanci questo proclama veramente odioso: " Dio ha fatto l'uomo e l'ha lasciato in balìa del suo libero arbitrio. Perché adesso una potestà umana mi strappa ciò che Dio mi ha elargito? ". Tu, né più né meno, stai reclamando perché ti sia lasciata da parte dell'uomo la libertà di offendere Dio, il quale ha creato l'uomo con il libero arbitrio! Ma, allora, anche coloro che, per decreto del re Nabucodonosor erano diffidati dal bestemmiare il Dio di Sidrach, Misach e Abdenego 24, sotto pena di morte e della distruzione delle loro abitazioni, ed erano puniti duramente se non ne tenevano il dovuto conto, avrebbero potuto dire ciò che tu stesso hai detto: " È una grave ingiuria nei confronti di Dio che gli uomini si preoccupino di difenderlo! Che cosa pensa di Dio chi vuole difenderlo con la violenza, se non che lui non è in grado di vendicare da solo gli oltraggi, che gli si arrecano? ". Queste tue parole senz'altro avrebbero potuto dirle anch'essi, e forse le pronunciarono, anche se non con la stessa libertà, ma certo con la stessa leggerezza.

Istituita la pena dell'esilio per i Donatisti. Ai giusti la lode dell'obbedienza o del martirio.

19. 21. Dunque, il libero arbitrio è stato dato all'uomo quando è stato creato, ma a un patto: se avesse agito male, avrebbe dovuto subire il castigo. E quando i primi uomini, dopo il loro peccato, furono condannati alla morte, prima ancora di vedersi infliggere la pena finale della morte del corpo, furono espulsi dal Paradiso e mandati in esilio. Attualmente le misure disciplinari che l'imperatore ha adottato nei vostri riguardi sono più miti, in virtù della mansuetudine cristiana: egli ha voluto condannarvi alla pena dell'esilio, non della morte. Ma voi, da uomini saggi quali siete, considerando sia ciò che meritereste, sia la parte condonata in rapporto alla pena, avete pensato bene di aggiungervi la pena di morte, naturalmente non per un suo giudizio, ma vostro. Non vogliate perire in eterno, pretendendo che gli uomini vi concedano in questo tempo la libertà di offendere Dio! Ascolta, dunque, l'Apostolo e avrai un ottimo compendio, con il quale la regia potestà non ti potrà fare alcun danno: Fa' il bene e ne avrai lode 25. Da esso, e prima ancora di noi, i giusti furono gratificati, non solo quelli che obbedirono agli imperatori pii, ma anche coloro che dovettero subire l'ostilità di re empi per testimoniare la verità di Dio: ai primi la lode dell'obbedienza, ai secondi la lode del martirio; ma, in ambedue i casi, la ottennero da quel potere, compiendo però il bene, non resistendo alle autorità. Ciò che voi fate, non solo non è un bene, ma è un gran male: lacerate l'unità e la pace di Cristo, vi ribellate contro le promesse evangeliche e contro colui di cui è stato detto: Dominerà da mare a mare e dal fiume sino ai confini della terra 26; in altri termini: come se si trattasse di una guerra civile, voi portate i vessilli cristiani contro il vero e supremo re dei cristiani. Dunque, dovrebbe bastarvi come motivo di correzione, il fatto che vi siano state irrogate pene molto più miti e ridotte rispetto ai vostri gravissimi misfatti, se non siete voi ad infliggervene altre che l'imperatore non ha decretato. E non pretendete che gli uomini vi accordino la libertà di compiere impunemente ogni tipo di licenziosità, evitando così di cadere ben più disgraziatamente nelle mani di Dio. Del resto, già i vostri antenati erano convinti che i re, di fronte a queste offese arrecate a Dio, non dovevano lasciare impunito il libero arbitrio dell'uomo. La prova? Sebbene sostenessero una causa malvagia, tuttavia perseguitarono il vescovo Ceciliano fino a trascinarlo davanti al tribunale dell'imperatore Costantino.

La vera fede è della Chiesa, non dei Donatisti.

20. 22. Testo della lettera: " Ma soltanto queste persecuzioni ci rendono sommamente gradita la nostra fede, che Cristo Signore affidò agli Apostoli: Beati voi - dice - quando vi perseguiteranno, vi insulteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti i loro padri hanno perseguitato i profeti prima di voi 27. Se questo è stato detto soltanto per gli Apostoli, la fede avrebbe ricevuto la sua ricompensa fino ad essi; come avrebbe potuto giovare a quelli che avrebbero creduto in seguito? È dunque chiaro che è stato detto per tutti. Dice l'apostolo Paolo: Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, è necessario che siano perseguitati 28. Ed ecco che cosa disse il Signore nel Vangelo: Verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me "29.
Risposta al testo: Voi avreste pienamente ragione di parlare così per reclamare la gloria dei martiri, se sosteneste la causa dei martiri. Infatti il Signore non chiama beati coloro che soffrono questi mali, ma coloro che li subiscono a causa del Figlio dell'uomo, che è Cristo Gesù. Ora, voi non soffrite a causa di lui, ma perché vi opponete a lui; soffrite, è vero, ma perché non credete in lui, e subìte tanti mali proprio perché continuate a non credere. Come potete, dunque, presumere di conservare quella fede che Cristo Signore ha affidato agli Apostoli? Volete forse che gli uomini siano talmente ciechi e sordi da non leggere né ascoltare il Vangelo, ove possono conoscere quale tipo di fede rispetto alla sua Chiesa Cristo ha affidato agli Apostoli? Voi, divisi e separati da essa, non fate altro che ribellarvi contro le parole del capo e del corpo; e nonostante ciò, vi gloriate di soffrire la persecuzione a causa del Figlio dell'uomo e della fede che lasciò agli Apostoli. Lasciamo da parte altre cose e ascoltiamo le sue ultimissime parole pronunziate sulla terra, per vedere in esse quale tipo di fede concernente la Chiesa lasciò agli Apostoli, quale testamento in che modo fece, quando egli stava non per finire la sua vita, ma per vivere senza fine, quando stava non per essere messo nel sepolcro, ma per ascendere al cielo. Risorgendo infatti dai morti, egli si presentò in seguito ai suoi discepoli perché i loro occhi lo vedessero e le loro mani lo palpassero; e disse loro: Dovevano compiersi tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme 30. Così pure sul monte degli Ulivi, quando ormai non aveva più nulla da dire sulla terra, diede quest'ultima raccomandazione sommamente necessaria. Infatti sarebbero sorti molti in ogni parte della terra che avrebbero rivendicato per sé il nome della Chiesa, e ciascuno avrebbe latrato dai nascondigli delle sue rovine contro la Casa universale che per il mondo intero canta il cantico nuovo, di cui parla la Scrittura: Cantate al Signore un cantico nuovo, cantate al Signore, o terra intera 31. In realtà gli Apostoli desideravano sentirsi dire qualcos'altro, senza preoccuparsi di cercare ciò che per loro era sommamente necessario: Dicci - gli domandano - se è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele; ed egli dice: Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra. Dopo queste parole, una nube lo sottrasse loro 32. Non aggiunse altro a queste parole: tutto questo lo fissò nella mente dei suoi ascoltatori, tanto più tenacemente in quanto era l'ultima cosa da lui pronunziata. Questa è la Sposa che lo Sposo consegnò ai suoi amici congedandosi. Questa, perciò, è la fede che lasciò ai suoi discepoli concernente la santa Chiesa. A questa fede, voi Donatisti, fate opposizione, e sostenete che subite la persecuzione per testimoniare la fede che Cristo Signore ha lasciato agli Apostoli! Voi contraddite con sorprendente insolenza e cecità questo Figlio dell'uomo, che raccomandò con tanto affetto e premura la sua Chiesa, che stava nascendo a Gerusalemme portando i suoi frutti e sviluppandosi fra tutte le nazioni, e proclamate a gran voce che è a causa del Figlio dell'uomo che voi sopportate tante calamità. Dite forse questo, perché avete incontrato un altro figlio dell'uomo, per chiamarvi con il suo nome, per dirvi del suo partito? Voi siete in errore: non è lui! Quando il Signore parlava della beatitudine, che comporta soffrire la persecuzione a causa del Figlio dell'uomo, quello Sposo intendeva parlare di sé, non di un adultero.

I Donatisti soffrono persecuzioni a causa della loro iniquità.

20. 23. Anche noi riconosciamo, come voi dite, che non è stato detto soltanto agli Apostoli: Beati voi, quando gli uomini vi perseguiteranno 33. Il testo, in effetti, si riferisce non a tutti coloro che dopo di essi hanno sofferto, soffrono e soffriranno persecuzione, non importa quale, ma quelli che la soffrono per la giustizia come loro. Egli l'aveva detto poco prima: Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli 34; dopo aggiunse quello che voi avete ricordato e invano avete voluto usurpare per voi. Voi a torto credete che questa beatitudine vi competa, dal momento che non mostrate in voi quella giustizia che meriterebbe tale ricompensa. È tutto il contrario: voi soffrite proprio a causa dell'iniquità, in parte causata dagli altri, ma molto più da voi; in tal modo siete voi stessi, ancor prima del giudizio di Dio, che vi date un anticipo parziale del castigo che vi meritate. E poiché tu stesso hai detto che questo testo non si riferisce solo agli Apostoli, ma a tutti, affinché non si pensi che la fede abbia prodotto la sua ricompensa esclusivamente durante la loro epoca, allora, se questo testo non si deve riferire unicamente agli Apostoli, ma a tutti coloro che in seguito avrebbero subìto qualsiasi male a causa della giustizia, così anche il testo seguente va riferito a tutti: Se vi perseguiteranno in questa città, fuggite in un'altra 35. Perché non fate questo anche voi, se appartenete alla società di coloro ai quali è stato riferito tutto questo? D'altra parte, anche se voi lo faceste, non per questo fareste parte della loro società, in quanto gli stessi briganti possono fare ciò, dei quali le leggi pubbliche hanno avviato le indagini. Ma poiché non volete farlo, dimostrate in modo inequivocabile che voi non fate parte di coloro ai quali è stato detto questo. La vostra stessa scusa denuncia palesemente che non siete del numero dei veri cristiani: affermate che vi manca ormai un luogo ove rifugiarvi, luogo che, secondo la promessa di Cristo, non mancherà mai sino alla fine del mondo. Con ciò non dimostrate affatto che lui ha fatto una promessa falsa, ma mostrate semplicemente che non appartenete alla società di coloro ai quali egli ha fatto questa promessa e, per conseguenza, voi non siete affatto dei martiri autentici, ma dei seduttori eretici. Che cosa potremo aggiungere di più, se il vostro stesso linguaggio vi smentisce?

Chi vuol condurre una vita pia soffrirà persecuzione.

21. 24. Tu continui riferendo il testo dell'Apostolo: Tutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo, è necessario che subiscano la persecuzione. Egli però non disse: è necessario, ma: Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo saranno perseguitati 36. Ora, chi mai pone in dubbio che voi non appartenete a questa categoria? Se infatti anche siete voi quelli di cui parla, perché non fate ciò che ha fatto il medesimo Apostolo? Se le porte fossero chiuse per bloccarvi, dovreste farvi calare lungo le mura per sfuggire dalle mani dei persecutori. Le porte sono aperte, ma voi non volete uscire! Quale persecuzione subite mai, se non quella che voi stessi vi infliggete? Il vostro persecutore vi ama, mentre il vostro furore vi perseguita: quello vi spinge a fuggire, questo vi costringe a morire. Quello che dice l'Apostolo: Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo saranno perseguitati, voi lo intendete in maniera tale, per cui dovete ammettere che i vostri antenati non condussero una vita pia sotto l'imperatore apostata Giuliano. Infatti chiunque si fece donatista in quel periodo, e finché non spuntò nuovamente la pia sollecitudine degli imperatori cristiani per fronteggiare il vostro errore, non condusse certamente una vita retta. Se è morto prima, non è vissuto piamente, poiché non ha dovuto subire la persecuzione. E se l'Apostolo ha detto questo, è precisamente perché, come è scritto altrove: La vita dell'uomo sulla terra è tentazione 37, e non cessa di mettere alla prova i cristiani pii e autentici, non solo con i colpi delle avversità, ma anche con le seduzioni della prosperità, per cui l'animo umano o soccombe nell'afflizione o si esalta nella vanità dell'orgoglio; certamente, finché vivono su questa terra, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo saranno perseguitati. Così, i vinti cadranno in potere del demonio, mentre quelli che supereranno la prova vinceranno il demonio. Coloro poi che ha catturati e tiene schiavi sotto il suo potere, egli non li perseguita per possederli, ma li sfrutta perché li possiede.

È persecutore chi tortura il corpo o il cuore.

21. 25. D'altra parte, se si deve riservare il nome di persecutore solo a chi infligge una tortura o cerca di impossessarsi di qualcuno per vessarlo, non credere che sia meno crudele chi tortura il cuore anziché il corpo; considera anche che tipo di persecuzione soffriva chi diceva nel Salmo: Ho visto gli insensati e ne ho provato ribrezzo 38. Questa era la persecuzione che soffriva il giusto Lot a Sodoma, ancor prima che gli angeli, suoi ospiti, fossero adescati dai Sodomiti nella sua casa per essere stuprati, poiché li avevano scambiati per uomini 39. Egli, essendo giusto, non poteva senza una crudele sofferenza del cuore vedere uomini così sfacciatamente turpi, che per di più gettavano il disonore davanti alla sua casa.

Alcune scelleratezze dei Donatisti.

22. 25. Per questo, fra le sue persecuzioni, l'apostolo Paolo ne ricorda alcune, quando dice: Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema? 40. Ne consegue che, quanto maggiore è in noi la carità di Cristo, tanto più proviamo dolore nel vedere che voi, pur avendo i sacramenti di Cristo, voi siete separati dalle membra di Cristo e vi ribellate contro la pace di Cristo. Tuttavia, finché vivete in questo corpo, ci è concesso un residuo di speranza su di voi; ma se morirete in quello scisma, vi piangeremo molto più amaramente. D'altra parte, quando vi suicidate gettandovi sulle armi altrui o lanciandovi giù dai precipizi o annegandovi o dandovi fuoco, non riusciremo mai ad esprimere abbastanza la pena con cui ci tormentate. L'empio Assalonne afflisse di più il santo genitore Davide con la sua morte che con la sua ribellione 41 : egli voleva che lo prendessero vivo affinché la penitenza lo facesse guarire dalla furia devastante della sua malvagità. Dunque egli perseguitava suo padre, non solo dividendo il popolo di Dio, né soltanto portando le armi e combattendo contro la legge di Dio e contro la regalità legittima di suo padre, ma soprattutto perseguitò il cuore del padre morendo in quel modo empio. Finalmente, perduta ogni speranza, quell'ottimo padre pianse il suo figlio snaturato, ormai ucciso, mentre non lo aveva pianto da vivo perché non disperava di salvarlo. Imparate, dunque, che cosa vuol dire l'Apostolo con queste parole: Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo soffriranno persecuzione 42. Se i Donatisti non avessero saccheggiato le abitazioni dei Cattolici, non avessero incendiato le chiese cattoliche, né avessero dato alle fiamme i codici santi dei Cattolici; se non avessero infierito con disumana crudeltà sui corpi dei Cattolici e non avessero mutilato le membra dei Cattolici e non avessero strappato loro gli occhi; infine se non avessero crudelmente messo a morte i Cattolici, allora in tutta verità potremmo dire che abbiamo sopportato da parte vostra solo questa durissima persecuzione: vi vediamo insensati e siamo affranti dal dolore 43, debilitati e noi siamo deboli, scandalizzati e noi fremiamo, perduti e noi piangiamo. Questi vostri mali, che vi conducono alla morte eterna, sono per noi una persecuzione ben più amara di quella che voi causate ai nostri corpi, ai nostri beni, alle nostre case, alle nostre basiliche! Voi perseguitate meno quando ci maltrattate, di più quando vi date la morte. E, per finire, la persecuzione violenta che voi ci infliggete è per noi motivo di gioia e di lode a Dio; invece non potremmo rallegrarci dell'altra persecuzione, che vi conduce alla morte, senza perire anche noi con voi. Ma, finché vivete in questa carne, non possiamo disperare di voi; quando invece morirete in questa empietà, soprattutto quando l'orribile accecamento del furore vi spinge al suicidio, la nostra amarissima tristezza non trova altra consolazione se non quella che consolò il santo Davide, cioè la riunificazione nell'unità di Dio del popolo, che era stato diviso dalla tirannia del figlio malvagio. Infatti è molto più tollerabile vedere un pugno di vostri seguaci, irrimediabilmente ostinati, gettarsi dai precipizi, morire affogati, darsi fuoco per farla finita, anziché vedere innumerevoli popolazioni, la cui salvezza è impedita da costoro, bruciare con loro nelle fiamme del fuoco eterno. Non sono mancate né mancheranno mai alla Chiesa di Cristo occasioni nelle quali, secondo l'Apostolo, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo saranno perseguitati: essa sopporta la malizia degli empi quando vivono nella loro colpa, essa li piange quando li vede andare in rovina.

I Donatisti credono di dare gloria a Dio suicidandosi.

23. 26. Non ingannatevi, pertanto, come se fosse stato detto a voi: Verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio 44, o secondo la tua citazione: crederà di offrire una vittima a Dio. Sia ben chiaro che questo non è stato detto delle persecuzioni che i Gentili causarono alla Chiesa. Costoro infatti erano convinti di offrire un sacrificio ai loro innumerevoli idoli, che certamente non esistono, mentre in realtà lo offrivano all'unico Dio. Perciò questa stessa predizione, che il Signore ha fatto ai suoi, o si è adempiuta attraverso i Giudei, che, uccidendo santo Stefano e molti altri, pensavano di prestare un servizio a Dio, in quanto sembrava loro di onorare l'unico vero Dio, o anche è stata detta a noi, cioè ai Cattolici, a proposito dei diversi eretici che imperversano da ogni parte e uccidono dove, quando e come possono i Cattolici, credendo in tal modo di dare culto a Dio; ma essa si riferisce soprattutto a voi, che vi siete fatti una nomea famigerata in Africa con tali vittime. Se infatti la predizione fosse stata fatta a voi, certamente non vi suicidereste, ma attendereste piuttosto che fossimo noi ad uccidervi, noi che pensiamo, come andate dicendo, di rendere omaggio a Dio facendo questo. Ora, invece, quando vi affrettate a darvi la morte per timore di finire nelle nostre mani, voi temete di vivere, non di essere uccisi, poiché vi vergognate di essere corretti o di essere convinti del vostro errore. Non sarete, per caso, proprio voi quelli ai quali si possono riferire entrambe le cose, per cui, anche quando voi siete uccisi da noi pensate di rendere omaggio a Dio e di offrire quelle vittime che siete voi stessi? In questo caso si attaglia a voi anche il seguito del testo che tu hai citato. Il Signore, in effetti, soggiunge subito dopo: E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me 45. Così, quando vi date la morte, credendo di prestare un servizio a Dio, non avete conosciuto né il Padre, di cui non avete ascoltato la proibizione: Non uccidere 46, né il Figlio, di cui non avete ascoltato l'ordine: Fuggite 47.

Gli imperatori accordano ai Donatisti la libertà di perdersi.

24. 27. Testo della lettera: " Ma essi si vantano di dimorare in una pace bellicosa e in una unità sanguinaria. Ascoltino il Signore che dice: Vi do la mia pace, vi lascio la pace; non come la dà il mondo, io la do a voi 48. Infatti la pace del mondo si stabilisce fra gli animi dissidenti dei popoli mediante le armi e il responso delle guerre; la pace di Cristo Signore, con la calma della sua dolcezza salutare, invita gli uomini che la accettano, non forza coloro che la rifiutano ".
Risposta al testo: Siete proprio voi che desiderate di conseguire una pace bellicosa e una unità sanguinaria, sia infliggendo ai nostri una morte violenta, sia con le vostre morti volontarie, senza voler imputare a voi il male che ci arrecate e mettendo sul nostro conto il male che voi vi fate. Ma noi, da un lato siamo costretti a sopportare il male che ci arrecate, dall'altro non possiamo che deplorare il male che vi arrecate, purché finalmente si realizzi la pace e l'unità di Cristo per la salvezza di molti, come avviene già per la maggior parte, anche se per il violento fanatismo di una minoranza non si realizza in tutti. Ora, se volete considerare con occhio sereno e senza odio la questione, vi renderete conto quale vera pace e unità di Cristo godano coloro che da voi sono passati a noi: vere e proprie moltitudini compatte di numerosi e importanti popoli. E anche se fra costoro alcuni sono ancora turbati dalla stessa novità, anch'essi guariranno a poco a poco da questo malessere. Se poi alcuni persistono nel simulare la conversione, questa non è certo una ragione per non accogliere coloro che riconosciamo sinceri. Fra questi ultimi, alcuni abitanti delle vostre regioni si sono dimostrati migliori dei nostri, perché si rifiutarono di tornare alla vostra comunione, quando fu accordata a voi la libertà di perdizione che ben sapete. Noi dunque, per non perdere costoro, avevamo il dovere di accogliere anche i simulatori, poiché nel Vangelo si legge che i servi radunarono per le nozze del loro signore convitati buoni e cattivi 49, soprattutto tenendo conto che il soffio dell'orgoglio, come vento maligno, vi ha buttati via, prima del tempo della vagliatura, lontano dall'aia del Signore: da qui, con l'aiuto di Dio, anche noi facciamo ogni sforzo possibile per farvi ritornare ad essa. E voi sapete molto bene che, quando la scopa raccoglie diligentemente il frumento sull'aia, esso è ancora frammisto alla terra.

Se si può costringere ad accogliere la verità chi non la vuole.

25. 28. Per quanto riguarda la vostra opinione, che cioè non si deve imporre ad alcuno la verità contro la sua volontà, siete in errore poiché ignorate le Scritture e la potenza di Dio: è lui che dà loro il volere, allorché sono costretti contro la loro volontà. Forse che i Niniviti hanno fatto penitenza contro voglia, perché lo fecero per la pressione del loro re? In effetti, il profeta aveva già annunciato la collera di Dio su tutta la città, percorrendola da un capo all'altro per tre giorni 50. Perché, dunque, c'era bisogno dell'ordine del re per offrire umili suppliche a Dio, che non guarda la faccia ma scruta il cuore, se non perché c'erano fra loro alcuni che non avrebbero prestato né attenzione né fede alle predizioni divine senza il timore che incute l'autorità terrena? Anche quest'ordine del regio potere, al quale rispondete cercando volontariamente la morte, offre a molti l'occasione di assicurarsi la salvezza che è in Cristo: anche se spinti ad entrare al banchetto di un sì nobile padre di famiglia, anzi, forzati ad entrare, essi tuttavia trovano nella sala di che gioire per essere entrati. Il Signore ha predetto che ambedue le cose si sarebbero avverate, ed entrambe le ha realizzate. Infatti, dopo aver riprovato alcuni [convitati], che senza dubbio rappresentano i Giudei, i quali erano stati precedentemente invitati dai Profeti e, giunto il momento, preferirono scusarsi, disse il padrone al servo: Esci subito per le piazze e per i vicoli della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. E il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia 51. Noi intendiamo per strade le eresie, per siepi gli scismi. Di fatto, le strade qui stanno a significare le opinioni diverse, le siepi invece significano le opinioni perverse. Perché vi meravigliate, dunque, se la mancanza di cibo non corporale ma spirituale fa morire chiunque non entra nella sala del convito volentieri né spinto suo malgrado?.

Questo è delirio dei circoncellioni, non gloria dei martiri.

26. 29. Testo della lettera: " Ci rallegriamo dell'odio del secolo, non soccombiamo in mezzo alle sue tribolazioni, ma ce ne rallegriamo. Questo mondo non può amare i servitori di Cristo, poiché si sa che lui non ha amato Cristo; lo dice lo stesso Signore: Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi " 52.
Risposta al testo: Come potete rallegrarvi per l'odio del secolo, senza soccombere per le sue afflizioni, anzi godendone, se voi stessi volete darvi la morte per non soffrire alcuna molestia, e avete scelto di morire, non uccisi da altri in difesa della verità di Cristo, ma di vostra propria mano in difesa del partito di Donato? Questo è delirio dei circoncellioni, non gloria dei martiri. Le vostre gesta son lì a dimostrarlo: perché allora usurpate per voi parole dirette ad altri? "Questo mondo non può amare i servitori di Cristo, lui che, come ben sappiamo, non ha amato Cristo ". Non è dunque a questo mondo che noi apparteniamo, perché amiamo voi. Però voi non siete servitori di Cristo, poiché rendete male per bene; e quando non potete esercitare contro di noi la vostra malvagità, la ritorcete contro voi stessi, senza amare noi e uccidendo voi stessi. Quando il Signore disse: Se il mondo vi odia, sappiate che prima ha odiato me. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi, non si riferiva a voi, ma a coloro ai quali ordinò, in caso di persecuzione nella loro città, di fuggire in un'altra: cosa che voi non fate. A costoro disse che sino alla fine dei tempi non sarebbero mancate le città in cui rifugiarsi 53; voi invece vi lamentate che fin d'ora esse vi mancano, e non volete riconoscere che non siete voi i destinatari di queste parole.

I tre tipi di suicidio, usati dai Donatisti.

27. 30. Testo della lettera: " Ma, anche se la persecuzione si placasse, come si potrà completare il numero dei martiri? Non dice, forse, Giovanni: Vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati, che gridavano a gran voce e dicevano: Fino a quando, Signore, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra? Allora venne data a ciascuno una veste candida, e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro fratelli che stavano per essere messi a morte come loro " 54?
Risposta al testo: Se voi voleste essere martiri di Cristo ai piedi dell'altare, non vi sacrifichereste al demonio dandovi fuoco. Chi, in fondo, può rallegrarsi di questo vostro fanatismo se non il diavolo, che ve lo ispira, e i suoi partigiani? È lui che gettava quel ragazzo, di cui parla il Vangelo 55, ora nell'acqua ora nel fuoco; è lui che precipitò il branco dei porci e lo sommerse tra i flutti 56. È lui che con la più audace delle tentazioni suggerì allo stesso Signore di gettarsi giù dal pinnacolo del tempio 57. Senza dubbio voi appartenete al diavolo, poiché praticate nei vostri suicidi questi tre tipi di morte: l'acqua, il fuoco, il precipizio. Ora, se la demenza non vi toglie del tutto l'uso della ragione, la citazione stessa che tu hai fatto del Libro santo vi dovrebbe tener lontani da questo tipo di morte che vi infliggete. Che cosa dicono infatti le anime dei martiri ai piedi dell'altare di Dio? Fino a quando, Signore, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra? Esse domandano che sia vendicato il loro sangue, certamente su coloro che l'hanno fatto versare: quando mai sugli altri? Per questo il vostro sangue sarà vendicato su di voi.

L'epoca dell'Anticristo porterà a compimento il numero dei martiri.

27. 31. C'è allora qualcosa di più stolto della vostra opinione, in base alla quale la profezia sui martiri futuri non riceve il suo compimento se non grazie ai Donatisti? Come se, da quando il beato Giovanni ha scritto questo, non sia stato ucciso più alcun martire finché non è sorto il partito di Donato: quelli che uccidono se stessi, quando non possono uccidere gli altri; quelli che agiscono da briganti e da demoni, rivendicando per sé la gloria dei martiri! Quand'anche in un intervallo così lungo di tempo, cioè da Giovanni fino a costoro, non fossero stati uccisi martiri autentici, noi diremo che ve ne saranno almeno ai tempi dell'Anticristo: essi renderanno completo il numero dei martiri. Ma certo noi non crederemo che costoro, rei del sangue altrui o del proprio, accrescano il numero dei martiri autentici, ai quali è detto di pazientare per un certo tempo, finché non si completerà il numero dei loro fratelli; che cominceranno ad essere messi a morte come loro, sicuramente per mano d'altri, non di propria mano come i Donatisti, i quali per questo non sono come loro. Possiamo anche dire in tutta verità che, all'epoca dei Donatisti, proprio i Cattolici che essi uccidono fanno parte del gruppo di coloro che completano quel numero. Però, poiché dopo l'apostolo Giovanni, autore di quella profezia, le carneficine degli empi causarono un immenso massacro di martiri un po' dovunque in tante nazioni, come possono aver la pretesa, questi rapinatori delle proprie anime e torturatori delle anime altrui, di realizzare la profezia che essi leggono concernente i santi martiri? Preparatevi piuttosto a vedere il vostro sangue vendicato, non su coloro che vogliono arrestarvi o mettervi in fuga perché voi viviate, ma su voi stessi. Sarà, forse, per evitare che si verifichi questo, che voi non lo versate, ma andate a sfracellarvi giù dai precipizi, ad annegare nell'acqua o vi riducete in cenere? Ma siete in errore. Esso sarà vendicato su di voi, qualunque sia la maniera con cui troncate la vostra vita. Sì, certamente sarebbe vendicato su di voi anche quando fosse versato da altri, non nella Chiesa di Cristo ma nel partito di Donato. Allora griderete, forse, verso Dio perché vendichi il vostro sangue ed egli vi esaudirà senza condannarvi? E come potrà vendicarlo senza condannare colui che ha osato commettere questo assassinio? Dunque, facendo questa supplica, voi non siete altro che accusatori di voi stessi, poiché siete colpevoli di avere versato il vostro sangue, e Dio non condannerà se non voi, quando vendicherà il vostro sangue che avete fatto sgorgare da voi, o è stato soffocato, bruciato, insomma, in qualsiasi modo trucidato o, se preferite, versato.

I Donatisti uccidevano i pagani durante le loro feste.

28. 32. Testo della lettera: " Non è forse una persecuzione quella che ha costretto a morire tante migliaia di martiri innocenti? In verità i cristiani, che secondo il Vangelo sono pronti nello spirito ma deboli nella carne 58, imboccata la scorciatoia dei roghi, hanno liberato la loro anima dalla contaminazione sacrilega, imitando l'esempio dell'anziano Razias nel libro dei Maccabei 59. E non era vano il loro timore, poiché chiunque è caduto nelle loro mani, non ne è uscito vivo. Ma facciano pure ciò che vogliono; una cosa è certa: non possono appartenere a Dio coloro che agiscono contro Dio ".
Risposta al testo: Con estrema chiarezza e verità confessi qual è il tipo di persecuzione che voi subite. È quella di cui ho già parlato e è descritta con molto risalto nelle sante Scritture a proposito di alcuni empi, che subiscono la persecuzione per i loro stessi misfatti 60. La qual cosa può dirsi in modo quanto mai appropriato di voi, anche se furono mani altrui a trucidarvi per i vostri sacrilegi. Infatti, quando i briganti e qualsiasi altro criminale, passibili della pena di morte, sono puniti in base a leggi giuste, si deve dire che subiscono persecuzioni esclusivamente a causa delle loro azioni. Ma, nella vostra situazione, mentre la mansuetudine cristiana vi risparmia, la vostra demenza si accanisce talmente contro di voi che, per usare la tua espressione, " imboccata la scorciatoia dei roghi " vi togliete la vita. Ad ogni modo, sareste veramente impudenti se negaste che siete voi a perseguitare voi stessi, dato che fate l'una e l'altra cosa: prima fornite la giustificazione alla vostra morte e poi la mettete in atto. Tu sostieni che vi sono molte migliaia di uomini che agiscono così, come se anche questo non costituisse un motivo grave per liberare l'Africa da un siffatto vostro magistero. Esiste, in realtà, questa categoria di uomini, nei quali avete potuto insinuare l'idea di commettere questo reato, ed erano già avvezzi a tali cose, soprattutto quando la licenziosità del culto idolatrico impazzava dappertutto, e costoro con le armi dei pagani irrompevano sulla folla, che celebrava le loro feste. I giovani pagani, poi, offrivano ai loro idoli le vittime che ciascuno riusciva ad uccidere. Questi fanatici, a orde, accorrevano da ogni parte: come bestie feroci, sospinte dai cacciatori nell'anfiteatro, si avventavano sugli spiedi che gli erano posti di fronte, morivano in preda a follia furiosa, venivano seppelliti putrescenti, erano venerati come mistificatori. Oltre a questi episodi, ci sono le rocce scoscese, gli strapiombi di monti, resi tristemente famosi dalle morti che sovente si procuravano i vostri volontari. Essi ricorrevano più raramente all'acqua e al fuoco: sono i precipizi che inghiottivano vere e proprie moltitudini. Parlo di fatti fin troppo noti ai nostri contemporanei. Chi non conosce questa genìa di individui, occupata senza sosta a perpetrare crimini orrendi, senza alcuna voglia di applicarsi a lavori utili, tanto raffinatamente crudeli nell'assassinare gli altri quanto vili nel darsi la morte; essi seminano il terrore soprattutto nelle campagne, abbandonano il lavoro dei campi e assaltano i depositi dei contadini in cerca di cibo - appunto per questo si sono guadagnati il nome di circoncellioni -, infamia suprema dell'errore africano, di cui si parla in quasi tutto il mondo?

Siamo consolati per le innumerevoli conversioni di Donatisti.

29. 33. Chi non è informato del gran numero di individui che partivano per darsi la morte in diversi modi, mentre ora al confronto sono ben pochi quelli che si lasciano bruciare vivi nei loro roghi? Comunque, se tu pensi che dobbiamo commuoverci perché molte migliaia di uomini muoiono così, immagina quale viva consolazione proviamo davanti alle altre migliaia, incomparabilmente superiori per numero, che si liberano dalla demenza furiosa del partito di Donato, nel quale non solo è stato codificato l'errore del suo scisma nefasto, ma anche questa pazzia furiosa. Costoro che si danno tuttora la morte, almeno non rientrano più nel numero dei loro simili, che ormai sono tenuti a bada dalle disposizioni disciplinari e, abbandonato il mestiere e il nome di circoncellioni, lavorano coltivando i campi, osservano la castità, mantengono l'unità. Questa gente perduta è di gran lunga inferiore per numero ai membri di ambo i sessi: ragazzi e fanciulle, giovani e vergini, anche coniugati e anziani, i quali, in misura incalcolabile, passano dal nefasto scisma dei Donatisti alla pace vera e cattolica di Cristo! Certamente questi, che si danno fuoco, non uguagliano per numero il totale delle località assai popolate, che i provvedimenti ufficiali in favore dell'unità hanno liberato dalla peste distruttrice di quell'errore e di quel furore. Considera bene se questo fatto non potrebbe, forse, esser frutto di un sapiente piano di misericordia: preservare insieme con quelli anche tutti costoro dai supplizi della geenna eterna, per impedire che i primi, così ridotti rispetto ai secondi, non brucino nel fuoco dei propri roghi. Certo, dobbiamo adoperarci con ogni energia e con molte preghiere perché tutti vivano con Cristo; tuttavia, se la violenta follia di alcuni non permette di realizzare questo, almeno si lavori per impedire che tutti vadano in perdizione con il diavolo.

Ciò che dicono l'Apostolo e Cipriano contro il suicidio.

30. 34. Tu, certamente, indagando con sottile sagacia nelle sante Scritture per riuscire a presentare un testo a sostegno della tua folle teoria sulla morte volontaria, credi di averne trovato uno in queste parole del Vangelo: Lo spirito è pronto, ma la carne è debole 61, come se uno dovesse uccidersi perché non ce la fa a sopportare i tormenti quando è tra le mani dei persecutori! Non avresti potuto dire più sbrigativamente che i vostri falsi martiri fanno parte del numero di quelli, di cui è scritto: Guai a coloro che hanno perduto la pazienza 62, e non possono assolutamente essere computati fra coloro, cui il Signore dichiara: Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime 63. Quanto a coloro di cui è detto: Lo spirito è pronto, ma la carne è debole, erano fiaccati da un sonno involontario, non uccisi da una morte volontaria. Leggi attentamente e rifletti bene a ciò che dici! Che ne è di quel che dice l'Apostolo: Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla 64? Dobbiamo proprio rifiutarci di credere a questa verità insegnata dall'Apostolo e considerarci nemici di noi stessi, perché non possiamo tener testa agli altri nemici? Lontano dal cuore cristiano un simile pensiero! Alla fedeltà dell'Apostolo, anzi, alla fedeltà stessa di Dio, il quale non permette che i suoi siano tentati al di là delle loro forze, ma con la tentazione dona loro il mezzo per uscirne e la forza di sopportarla, credano tranquillamente i Cattolici, non credano pure i Donatisti; e i Donatisti, per non rifiutarsi sempre di credere a queste parole, cessino di essere Donatisti! Disperare di ottenere la pazienza dal Signore quando si è in mezzo a qualsiasi genere di tormento, e cercare perciò la scorciatoia dei roghi nei quali costoro si gettano, non in pasto alle fiere - come dice il beatissimo Cipriano 65 - ma alle fiamme, quando nessuno li ha condannati: questo non è indice di prudenza, ma di pazzia; non è sapienza, ma demenza. Tengano pure i loro roghi costoro, i quali non dicono riferendosi all'aiuto del Signore: Perché da lui viene la mia pazienza 66.

Ciò che si può fare, non sempre è lecito farlo. In che senso è lecito per il giusto chiedere la morte.

30. 35. Certo, il santo Giobbe, quando dalla testa ai piedi era tutto una piaga insopportabile e purulenta, ed era in preda a dolori atroci, aveva certamente a disposizione la vostra scorciatoia, ma non volle affatto servirsene per liberarsi da questa vita, colma di orrende sventure, in cui perseverava senza vacillare. Egli senz'altro aveva a disposizione questa possibilità, ma la giustizia non l'autorizzava a servirsene. In questo senso egli dice infatti: Oh, potessi darmi la morte o chiedere a qualcuno di darmela! 67. Essendo giusto, si negò la possibilità di fare ciò che in virtù della giustizia non si poteva fare. Anche l'Apostolo usa lo stesso linguaggio rivolgendosi ai Galati: Vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati gli occhi per darmeli 68. Perché mai non si poteva fare anche questo, se non perché non era possibile farlo secondo giustizia? Così anche il Signore, per mezzo dei suoi angeli, pungolava il giusto Lot affinché fuggisse da Sodoma alla volta di Segor: Perché - disse - non posso far nulla, finché tu non vi sia entrato 69. Egli dichiara di non poter fare ciò che indubbiamente era in grado di realizzare in virtù della potenza, ma non in virtù della giustizia. In effetti, il pazientissimo Giobbe avrebbe potuto, se non altro, non prendere più cibo o bevanda e così farla finita con quella vita tribolata e orribile; ma questo non avrebbe potuto farlo nella giustizia, poiché a nessuno è consentito di uccidere se stesso, soprattutto quando potrebbe salvare la propria vita con la fuga. O, forse, dubiterà qualcuno che quel sant'uomo, che parlava così a lungo pur essendo immerso nei suoi dolori, non sarebbe stato capace di supplicare qualcuno di prestargli questo servizio? In effetti, se a chi soffriva e imputridiva mancò la mano per togliersi la vita, non mancò certamente la lingua per chiedere tanto. Certamente avrebbe potuto domandarlo almeno a sua moglie; ma neppure essa gli suggerì di suicidarsi, pur desiderando la morte di lui, essendo Dio adirato per la sua bestemmia; e così, benché gli suggerisse con empio consiglio di lanciare un'ingiuria contro Dio, non osava tuttavia suggerirgli di uccidersi 70. Il demonio ha più potere e diritto su di voi, dal momento che vi persuade con tanta facilità a fare ciò che non gli riuscì di fare con una donna insipiente, l'unico essere che egli lasciò a Giobbe, dopo avergli portato via tutto, con l'intento di servirsene come strumento per ingannare suo marito. Così, dunque, quell'uomo giusto disse che non poteva pregare alcuno di ucciderlo, mostrando in tal modo che lui non ne aveva assolutamente il diritto. Infatti, ciò che non si può fare giustamente, non lo può fare neppure il giusto, poiché mentre decide questo, egli perde prima di tutto la giustizia, per cui ciò che non può fare da giusto, lo può come ingiusto. Così dunque disse: Oh, potessi io stesso darmi la morte, come se dicesse: "Potesse questo essere conforme alla giustizia ". In quel caso, infatti, il giusto avrebbe potuto farlo. No, egli non avrebbe neppure potuto augurarsi di commettere un'ingiustizia, cosa che non può fare alcuno se non è ingiusto; se invece era possibile, egli avrebbe capito che ciò era un atto conforme alla giustizia. Ora, poiché non poteva esser fatto che ciò diventasse secondo giustizia, il giusto non ha potuto fare ciò che avrebbe fatto solo l'ingiustizia. Quindi non è un atto ingiusto per un uomo giusto augurarsi la morte quando la vita diventa amarissima; ma se Dio non dà la morte quando la si invoca, l'unica cosa giusta sarebbe quella di sopportare questa vita tanto amara. Così pure, non è un sentimento affatto estraneo al giusto quello di augurarsi di vivere quando incombe una morte crudele; ma, quando vede che è impossibile ottenere ciò che chiede, dice come il Signore, che ci trasfigurava in se stesso : Però non come voglio io, ma come vuoi tu, Padre 71. Ecco ciò che dobbiamo dire a costoro, quando i persecutori gli danno la caccia per far loro del male, ma non quando sono gli amici che li cercano per farli partecipi dei loro beni. A mio avviso, queste cose si devono dire a coloro che soffrono persecuzione a causa della giustizia, non a quelli che se la causano per la loro ingiustizia 72.

Esame del caso di Razias.

31. 36. Ne consegue che anche Razias - quell'anziano del popolo, che essi si vantano di avere scoperto nei libri dei Maccabei 73, come esempio da imitare in mancanza di adeguati modelli per i loro crimini - avrebbe dovuto fare ciò che fecero quei sette fratelli, come si legge negli stessi libri, seguendo le esortazioni della loro madre 74: appena arrestato, avrebbe dovuto accettare, da buon fedele della legge del suo Signore, ciò che gli avrebbero inflitto, rimanendo saldo nella sofferenza e conservando la pazienza nella sua umiliazione. Invece, non potendo tollerare l'umiliazione di essere in potere dei suoi nemici, egli diede un esempio, non certo di sapienza ma di insipienza, che potevano imitare non i martiri di Cristo, ma i circoncellioni di Donato. Tuttavia, se consideriamo il caso con maggiore attenzione, voi non rassomigliate neppure a lui. Costui, infatti, ormai sul punto di essere catturato dai suoi nemici, non aveva più alcuna possibilità di fuggire liberamente. Ecco perché si trafisse con la spada, e non essendo riuscito ad uccidersi, si precipitò dall'alto delle mura. Poi, in fin di vita, ma respirando ancora e trascinando il corpo con uno sforzo estremo, corse benché dissanguato verso una roccia scoscesa, e là, con ambedue le mani si strappò l'intestino, lo disperse e soccombette: era letteralmente assediato dalle schiere avversarie, per cui non avrebbe potuto evadere, anche se avesse potuto sopravvivere. Voi, pertanto, che non date retta neppure al comando del Signore: Fuggite! 75, non imitate neppure Razias che tentò di fuggire, ma non poté; voi, che vi rifiutate di ascoltare il suo precetto, neppure avete costui come modello. E che dire del fatto, sempre secondo il vostro modo di ragionare, che questo Razias è senza alcun dubbio colpevole? Tu, infatti, hai detto che in forza del principio evangelico, in cui dice il Signore: Lo spirito è pronto, ma la carne è debole 76, voi vi siete rifugiati nella scorciatoia dei roghi, perché siete troppo deboli per sopportare il potere dei nemici, una volta caduti nelle loro mani. Allora quest'uomo, che si ferì gravemente con la spada, che ferito si diresse verso le mura, che precipitò dall'alto con la testa all'ingiù, che poi fu capace di correre ancora verso una roccia, portarvisi sopra, strapparsi gli intestini, prenderli e spargerli, si può forse chiamare uno spirito pronto, ma una carne debole? Non soltanto egli fece mostra di uno spirito così pronto, ma anche di una carne così indomita che a stento si può credere che egli abbia potuto volere ciò che fece e abbia trovato la forza per farlo. Pertanto vi conviene di non amare più quest'uomo, che sconvolge con la sua fermezza tutte le ragioni della vostra debolezza. C'è di più. Se costui, potendo e non volendo fuggire, avesse ammassato legna davanti alla sua casa e, all'avvicinarsi dei suoi nemici per essere catturato, avesse appiccato il fuoco alla legna bruciandosi vivo con la sua casa, allora sì, egli vi sarebbe servito come esempio, ma su di lui avrebbe attirato un grande tormento. Adesso, invece, dato che gli era preclusa la fuga, probabilmente è meno colpevole di avere versato il proprio sangue dandosi la morte, che il nemico stava già per dargli dopo averlo catturato.

In che senso Razias è lodato dalle Scritture. Il contenuto delle Scritture non sempre è proposto alla imitazione.

31. 37. " Però, in realtà, l'autorità delle sante Scritture ha lodato Razias ". In che senso lo ha lodato? Perché amò la sua città 77. Egli poté amarla anche secondo la carne, amando cioè la città della Gerusalemme terrena, che è schiava con i suoi figli, non quella celeste, che è libera ed è nostra madre 78. Egli è stato lodato per aver fedelmente perseverato nel giudaismo 79. Ma questo, come dice l'Apostolo, se paragonato alla giustizia cristiana, è da considerarsi piuttosto perdita e spazzatura 80. Egli è stato lodato perché era chiamato padre dei Giudei. Questo fatto spiega perché lui non poteva, da uomo qual era, sopportare l'umiliazione e preferì morire anziché cadere nelle mani dei suoi nemici. Si è detto di lui che scelse di morire con nobiltà. Meglio se avesse voluto morire umilmente, perché così sarebbe stato utile. Con queste parole la storia dei popoli è solita esaltare, in particolare, gli eroi di questo secolo, non i martiri di Cristo. Infatti si dice che egli compì un gesto virile gettandosi dall'alto delle mura fra le schiere dei soldati: neppure noi sosteniamo che egli fece un gesto da femminuccia. Voi invece, che avete ricavato tanto da questo esempio, avete insegnato anche alle vostre donne a fare altrettanto; dobbiamo comunque confessare che esse lo posero in esecuzione non con spirito da femminucce, bensì virilmente, anche se senza alcun profitto per la loro salvezza, perché non conforme alla fede. Infine, ivi è detto che egli invocò il dominatore della vita e dello spirito, affinché un giorno glieli restituisse di nuovo, appunto la vita e lo spirito: neppure in quel momento egli domandò ciò che distingue i buoni dai cattivi. Dio, in effetti, restituirà questi beni anche a coloro che si sono comportati male, non con una risurrezione per la vita eterna, ma con una risurrezione per l'eterna condanna. Pertanto questo Razias fu lodato di essere l'amico della città, molto ben visto da tutti, cioè molto stimato, tanto da essere chiamato padre dei Giudei, e perché perseverò nel giudaismo. Quanto alla sua morte, davvero mirabile ma non eccellente per saggezza, la Scrittura la riferisce così come si è svolta, ma non l'ha lodata come un esempio da imitare. A noi spetta il compito, secondo l'avvertimento dell'Apostolo, di provare tutto, ritenere ciò che è buono e astenerci da ogni specie di male 81.

L'autorità del libro dei Maccabei. Ammonimento dell'esempio di Razias.

31. 38. Ed è proprio questa Scrittura, denominata dei Maccabei, che i Giudei non mettono sullo stesso piano della Legge, dei Profeti e dei Salmi, ai quali il Signore rende testimonianza come a suoi propri testimoni dicendo: Dovevano compiersi tutte le cose scritte su di me nella Legge, nei Profeti e nei Salmi 82. Ma la Chiesa li ha ricevuti non senza utilità, se li si legge o ascolta con prudenza, soprattutto in considerazione della storia di questi Maccabei che, da autentici martiri, hanno subìto per la legge di Dio un trattamento così indegno e orribile da parte dei loro persecutori, per cui anche in essi il popolo cristiano avverte che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi 83, per i quali Cristo è morto; tenendo presente che essi sopportarono con inalterabile pazienza tali supplizi per la legge che Dio diede a questi uomini attraverso il suo servo, per i quali non aveva ancora consegnato il proprio Figlio. D'altra parte, proprio la storia di Razias contiene elementi utili per chi la legge, non solo perché la mente si eserciti a giudicare rettamente ciò che legge, ma anche perché l'animo umano, e tanto più quello cristiano, possa avvertire quante fatiche si debbano sopportare da parte dei nemici con l'ardore della carità, se costui soffrì tanto con le sue stesse mani per timore dell'umiliazione. Ora, l'ardore della carità discende dalle sublimi altezze della grazia divina, mentre il timore dell'umiliazione procede dall'amore delle lodi umane; e così, quello combatte con la pazienza, questo invece pecca per impazienza. Quanto, dunque, leggiamo nelle Scritture che è compiuto dagli uomini, compresi quelli che sono stati lodati dalla testimonianza di Dio, non dobbiamo approvarlo con un consenso incondizionato; dobbiamo invece discernerlo con la dovuta ponderazione, non basandoci certamente sul criterio della nostra autorità, ma su quella delle Scritture divine e sante. Esse non ci permettono di imitare o lodare in blocco neppure le azioni di quegli uomini, cui viene tributata una buona e aperta testimonianza, se tutto ciò non è stato fatto da loro secondo giustizia o non è compatibile con i nostri tempi. Ma, che bisogno c'è di discutere in questo momento sui comportamenti che allora erano corretti e adesso non lo sono più? Qui si tratta di un'azione - appunto quella di darsi la morte, soprattutto quando uno si vede offrire la possibilità di vivere o, piuttosto, è costretto a vivere - la quale rientra in quei fatti che non poterono mai essere retti né hanno potuto esserlo, in base a quanto abbiamo già dimostrato sufficientemente!

Il gesto di Sansone è da attribuirsi allo Spirito di Dio.

31. 39. Pertanto, qualunque sia l'interpretazione che voi date all'elogio della vita di Razias, la sua morte non ha in sé la lode della sapienza, in quanto non si accompagna a una pazienza degna dei servi di Dio; piuttosto gli si attaglia quella parola della sapienza, che non è di lode ma di condanna: Guai a coloro che hanno perduto la pazienza 84. In effetti, se voi credete di poter imitare tutte le azioni dei personaggi encomiati, forse questo Razias è migliore di Davide? Perché allora nessun uomo buono si propone di imitare il suo gesto di desiderare la moglie di un altro e di uccidere il marito di lei 85, ma piuttosto lo vede come qualcosa da cui guardarsi e da evitare? Razias è forse migliore di Salomone? Trovate, dunque, che sia onesto presentare come modello da imitare la sua passione per le donne, che lo sedussero a tal punto da fargli elevare templi agli idoli 86? Razias è forse migliore dell'apostolo Pietro, che quando disse: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 87, fu proclamato dal Signore così beato, che meritò di ricevere le chiavi del regno dei cieli? Eppure, nessuno lo reputa degno di essere imitato in quel frangente, che gli valse subito dopo questa reprimenda: Lungi da me, Satana; tu non hai il senso delle cose di Dio, ma degli uomini 88. Passerò sopra a ciò che la santa Scrittura della Chiesa ha rimproverato in termini più che espliciti, e menzionerò soltanto i fatti che in essa sono narrati e registrati senza che sia espresso un giudizio in un senso o nell'altro, di lode o di biasimo, ma rimettendolo alla nostra valutazione. Razias è forse migliore di Noè? Quale uomo sobrio loderà mai quell'uomo che giacque ebbro 89? Forse Razias è migliore del patriarca Giuda? Chi tuttavia lo approverà, lo ammirerà, o non piuttosto giudicherà scandaloso quell'episodio di fornicazione, quando si unì non a sua nuora perché ignorava che fosse tale, ma quando entrò in casa di quella donna che considerava una meretrice 90? Razias è forse migliore di Sansone? Avete dunque il coraggio di dire, se ve la sentite, che era proprio il caso di rivelare, per le moine di una sgualdrina, il segreto meraviglioso e divino della forza che risiedeva nella sua capigliatura? Quanto alla morte che egli si diede insieme ai suoi nemici, quando fece rovinare la casa su di lui e su di loro, morte che ben presto avrebbe subito da parte loro, egli volle associarli ad essa perché non poteva evadere 91. Questo certamente non fu un gesto di sua iniziativa, ma si deve attribuire allo spirito di Dio, il quale si servì di lui e gli diede, grazie alla sua presenza, ciò che non poteva fargli quando era assente. Tale fu il caso di Abramo quando volle immolare il figlio: fu un atto di obbedienza, avendolo comandato Dio 92; se Dio non lo avesse ordinato, che cosa sarebbe stato se non un atto di demenza?

Cipriano durante il processo dichiarò che la norma morale proibisce di esporsi.

31. 40. Formato da queste sante Scritture, il beato Cipriano dichiarò durante il processo che " la norma morale proibisce a chiunque di esporsi " 93. Vedete dunque quanto male voi fate volendo suicidarvi, voi che manchereste alla norma morale anche se voleste consegnarvi a quelli che desiderano darvi la morte. Colui che chiamate Salvatore vi ordina di fuggire, il vostro persecutore vi permette di fuggire: chi seguite dunque quando perite nei vostri roghi, se non la vostra pazzia furiosa? E tuttavia tu dici: " Non è forse questa una persecuzione, che ha causato la morte a migliaia di martiri innocenti? ". Dimostrate in che senso siete innocenti, voi, che dividete Cristo 94 e vi date la morte! Dimostrate che siete costretti a morire, voi, ai quali Dio ordina e l'uomo permette di fuggire! Dimostrate come, per la scorciatoia dei roghi, voi liberate dalla contaminazione le vostre anime, che per il sacrilegio dei roghi viceversa rendete contaminatissime, offrendole in sacrificio al diavolo. Interrogate Cristo: egli vi ordina di fuggire. Interrogate il tribuno: egli vi permette di fuggire. Se voi poteste interrogare anche Razias, vi risponderebbe: " Io non sono potuto fuggire ". Dunque, voi non avete né Cristo come Salvatore, né il tribuno come persecutore, né Razias come ispiratore.

Assurde ragioni dei Donatisti sul suicidio dei propri adepti.

32. 41. Per giustificare il suicidio dei vostri, tu hai dichiarato che non avevano temuto senza motivo, poiché chi cadeva nelle nostre mani o in quelle dei nostri non aveva più scampo. Io domando: scampo a che cosa? Alla morte? Perché, allora, se la temete dai nostri, ve la procurate con le vostre mani? Ma è evidente che voi non parlate della morte. Infatti voi stessi sapete bene quanto noi desideriamo che voi viviate; per questo volete terrorizzarci con le vostre morti. Perciò, se dici che nessuno dei vostri, caduto nelle nostre mani, ha potuto evitare la nostra comunione, volesse il cielo che tu dicessi la verità! Quale felicità non poter evadere la comunione che offrono i Cattolici, per evitare la condanna che è preparata agli eretici! Ma ciò che tu dici è falso: hai potuto constatarlo bene, almeno nel vostro Emerito. Egli, venuto da noi, fu convinto più facilmente dalla verità che non forzato ad entrare in comunione con noi. Vi sono anche altri, meno famosi di lui, ma non meno stolti di lui. Chiunque infatti lo ha imitato nella sua vuota infatuazione e si è ostinato nell'errore di fronte alla verità più evidente, con una forma veramente perversa di rispetto umano, in quanto si vergogna di apparire incostante, non ha riconosciuto la comunione cattolica e se n'è andato via da noi. Se dunque hai detto: " Chiunque è caduto nelle loro mani, non è più potuto scappare ", è perché hai pensato che questo gruppuscolo di irriducibili si ostina contro la verità più evidente e se la svigna di nascosto. Ma, stando al vostro modo di pensare, hai inferto una gravissima ingiuria a Emerito, che ha perduto ai tuoi occhi la gloria della sua pertinacia, come se avesse preteso inutilmente di essere fra quei pochi che rifiutano di arrendersi alla verità, in quanto ha meritato di essere annoverato fra coloro che sono occulti. Chi di noi non ti crederebbe geloso del tuo collega? Se non lo sei, imitalo! Vieni a trovarci anche tu, come è venuto lui; ascolta ciò che diciamo, come ha fatto lui; rispondi, se puoi, a ciò che lui non ha saputo rispondere; e se non vuoi né rispondere né entrare in comunione, ritìrati come lui! Ecco, Emerito è uscito illeso dalle nostre mani! Tu perché dici: "Chiunque è caduto nelle loro mani, non è più potuto scappare "? Vedi che Emerito non pensò affatto che gli sarebbero mancati i luoghi ove nascondersi. Tu perché ti prepari ad ardere? Ma non ti rendi conto che siete piuttosto voi, che non appartenete a Dio e che lottate contro Dio, non solo per quella forma di pestilenza collettiva, che vi fa resistere all'unità di Cristo, ma soprattutto perché vi date da fare con tanta sollecitudine per aggiungere altre morti a questo delitto così abominevole?

La Chiesa cattolica non è una invenzione umana.

33. 42. Testo della lettera: " Ma, siccome l'ufficio di esecutore giudiziario non conviene davvero alla tua prudenza, ti prego, ascolta questi brevi rilievi. Altra cosa, a mio avviso, è una solida verità, altra cosa è un'immagine simulata della verità. Dato che la verità sussiste saldamente per virtù propria, l'immagine o il simulacro è un qualcosa che gli rassomiglia, creato dall'umana presunzione per oltraggiare il vero; tuttavia la falsità non può mai pregiudicare la verità. Io chiamo adoratori di idoli coloro che non posseggono la verità. Considero pagano, sotto falso nome, colui che si fabbrica l'idolo che adora. Ecco perché è un fatto pubblico e notorio che Gabinio e i suoi simili, a forza di usare le minacce, il terrore e svariati tipi di persecuzione hanno perduto l'uso della libertà naturale e si sono fabbricati, come tutti sanno, falsi idoli e si vedono costretti, loro malgrado, ad adorarli ".
Risposta al testo: Ecco che aggiungi alla vostra furia delirante parole blasfeme e osi affermare che la Chiesa cattolica è una invenzione umana, alla quale Dio dice: Io sono il Signore che ti faccio; Signore è il mio nome. E affinché sappiamo che si tratta della Chiesa cattolica diffusa nel mondo intero, egli prosegue dicendo: E colui che ti libererà è il Dio di Israele, che sarà chiamato Dio di tutta la terra. Questa opera di Dio così manifesta, voi la chiamate invenzione umana, senza rendervi conto che, se non aveste seguito un uomo, non vi sareste separati in alcun modo da questa Chiesa, che Dio ha promesso di stabilire su tutta la terra. Noi, invece, seguiamo colui che ha detto ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni della terra 95; noi seguiamo colui che ha detto alla sua stessa Chiesa le parole che poco fa ho ricordato: Io sono il Signore che ti faccio; Signore è il mio nome. E colui che ti libererà è il Dio di Israele, che sarà chiamato Dio di tutta la terra 96. Per questo, aderendo alla Chiesa che si estende e cresce fra tutte le nazioni e per tutta la terra, non seguiamo alcuna invenzione umana, ma la promessa e il suo divino adempimento. Voi, invece, che cosa seguite per continuare a vivere separati dalla comunione con questa divina promessa e con questa opera divina, volendo seguire il partito di Donato? Che per il peccato di Ceciliano sia scomparsa dalla faccia della terra la promessa di Dio ed essa non sopravviva se non nel partito di Donato, ve lo ha detto un uomo o Dio? Se lo ha detto Dio, leggetecelo dalla Legge, dai Profeti, dai Salmi, dagli scritti apostolici ed evangelici. Leggete, se potete, ciò che non avete potuto assolutamente trovare nel corso della nostra conferenza. Se invece lo hanno affermato gli uomini, dei quali è detto: Si ostinano su un discorso maligno 97, allora si tratta veramente di una finzione umana. Ecco ciò che voi adorate, ecco ciò che voi servite, ecco ciò per cui vi ribellate, impazzite, vi date fuoco!

Utilità delle leggi penali contro le eresie.

33. 43. Quanto a Gabinio e agli altri che hanno conosciuto, eletto e tenuto fede a questa Chiesa, desiderando mantenere con i fedeli non una finzione umana, ma la divina promessa annunciata e realizzata da Dio, non vollero più soffrire in seguito per una invenzione umana le vessazioni degli uomini. Chi, infatti, avrà perduto per la causa della verità e dell'unità di Cristo, non dico i propri beni, ma perfino la stessa vita, sempre che siano gli altri a rubare e a uccidere, costui ha veramente la fede, ha veramente la speranza, ha veramente la carità, ha veramente Dio. Ma perdere anche solo una frangia del vestito per il partito di Donato, questo è soltanto difettare di buon senso. Non ci si deve dunque stupire che spiriti saggi, vedendo che tutto un passato, fatto di ostinazione irriducibile, e consolidato da una consuetudine inveterata, procurava danni ai loro beni e l'esilio, si sono domandati se valesse la pena di soffrire queste cose per il partito di Donato e contro la Chiesa cattolica, cioè, per una invenzione umana e contro l'opera di Dio. Ed essi videro con certezza che non dovevano farlo, e ciò che voi chiamate persecuzione essi la presero come un'opportunità per correggersi, e misero in pratica quello che è scritto: Da' al saggio l'occasione e diventerà ancora più saggio 98. Vedi, dunque, come senza fondamento alcuno hai detto a un uomo, il quale per ordine del piissimo imperatore si adopera per la vostra correzione, che l'ufficio di esecutore giudiziario non conveniva affatto alla sua prudenza. Che cosa conviene maggiormente a uno che milita per la sua religione, in quella causa in cui è convinto che voi volete indurre in errore determinati individui, se non farsi lui stesso strumento di salvezza per correggere molti?

È compito dei re cristiani punire chi si ribella alla Chiesa.


34. 44. Testo della lettera: " Per istruire il popolo di Israele, Dio onnipotente ha dato ai Profeti il suo messaggio, non ha dato un incarico ai re. Il Salvatore delle anime, Cristo Signore, ha inviato alcuni pescatori per annunciare la fede, non dei soldati ".
Risposta al testo: Ascoltate dunque i santi Profeti e i santi pescatori, così non subirete le vessazioni dei re religiosissimi. Già precedentemente ho dimostrato 99 come, grazie all'intervento del re, i Niniviti placarono Dio, di cui il Profeta aveva annunciato la collera. Fino a quando, dunque, voi non aderirete alla Chiesa, predetta dai Profeti e fondata dai Pescatori, cioè dagli Apostoli, i re, che la difendono, giudicano a pieno titolo che a loro appartiene il compito di vigilare affinché non vi ribelliate impunemente contro di essa. Dio, in realtà, ha avuto anche dei re fra i Profeti: il santo Davide, non potete ignorarlo, era re. Ascoltate, pertanto, questo re che profetizza, e non temerete la collera di alcun re religioso; ascoltate, dico, questo Profeta-re che cosa dice di Cristo: Egli dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra 100, e non temerete che un re cristiano si irriti nel vedervi bestemmiare questa Chiesa, la quale, realizzando la profezia del re, si staglia davanti agli occhi di tutti fino agli estremi confini della terra, proprio come il re Nabucodonosor, il quale, pur non essendo profeta, represse con pia severità coloro che bestemmiavano il Dio di Sidrach, Misach e Abdenego 101.

Il giusto impiego del potere civile nei confronti di chi non vuol servire Dio.

35. 45. Testo della lettera: " Dio non si è mai aspettato un aiuto dalla milizia secolare, l'unico che può giudicare i vivi e i morti ".
Risposta al testo: Dio non aspetta soccorso dalla milizia secolare, poiché è piuttosto lui che elargisce la mercede ai re, ispirando loro di vigilare perché nel loro regno si adempia il precetto del loro Signore. Ad essi infatti è detto: E ora, sovrani, siate saggi; istruitevi, giudici della terra: servite Dio nel timore 102. Essi si rendono conto che il loro potere deve servire il Signore in modo tale, da piegare con quella potestà coloro che rifiutano di sottomettersi alla sua volontà. Tu, invece, getti il disprezzo sull'impiego della forza militare; ma, se le sante Scritture forniscono la prova che questo adempimento, come ho già spiegato, rientra nelle competenze dei re, per mezzo di chi costoro adempiranno il loro compito, se non per mezzo dei loro soldati fedeli, di domare i ribelli circoncellioni con i loro partigiani e i loro capi forsennati?

Ecco i vostri titoli di giustizia: avete diviso Cristo, annullato i sacramenti di Cristo, abbandonato la pace di Cristo, fatto guerra alle membra di Cristo.

36. 46. Testo della lettera: " Questo, però, non lo sanno gli usurpatori dei beni altrui, i quali non ascoltano neppure Dio che dice: Non desiderare le cose del tuo prossimo 103, né ciò che lo Spirito Santo dice per bocca di Salomone: Allora i giusti staranno con grande fiducia di fronte a quanti li avranno oppressi e a quanti hanno disprezzato le loro sofferenze. Costoro, vedendoli, saran presi da terribile spavento, saran presi da stupore per la loro salvezza inattesa. Pentiti, diranno fra loro, gemendo nello spirito tormentato: Ecco coloro che una volta noi abbiamo deriso e che stolti abbiam preso a bersaglio del nostro scherno; giudicammo la loro vita una pazzia e la loro morte disonorevole. Perché ora sono considerati tra i figli di Dio e condividono la sorte dei santi? Abbiamo dunque deviato dal cammino della verità; la luce della giustizia non è brillata per noi. Ci siamo saziati nelle vie del male e della perdizione; abbiamo percorso deserti impraticabili, ma non abbiamo conosciuto la via del Signore. Che cosa ci ha giovato la nostra superbia? Che cosa ci ha portato la ricchezza con la spavalderia? Tutto questo è passato come ombra 104. Questa fede, dunque, espressa in questo testo, ci esorta a morire volentieri per Dio nel corso di questa persecuzione ".
Risposta al testo: Riconoscete il vostro delitto e non attribuitevi titoli che competono ad altri! La Scrittura dice: Allora i giusti staranno con grande fiducia di fronte a quanti li hanno oppressi e a quanti hanno disprezzato le loro sofferenze. Essa non dice: " Tutti coloro che hanno subito maltrattamento staranno di fronte ", ma: i giusti staranno di fronte. Come anche il Signore, quando disse: Beati coloro che saranno perseguitati, se non avesse aggiunto: per causa della giustizia 105, avrebbe designato non solo coloro che ricevono la corona per la loro invitta costanza nel Signore, ma anche coloro che sono puniti per la giustizia delle leggi. Se, dunque, pensate che queste parole dei giusti, così come sono scritte, appartengano anche a voi, prima dimostrate che voi siete giusti. Ci sono cose di estrema importanza, che sbandierate come vostre benemerenze di giustizia: aver diviso Cristo, aver annullato i sacramenti di Cristo, aver abbandonato la pace di Cristo, far guerra alle membra di Cristo, calunnie contro la Sposa di Cristo, negazione delle promesse di Cristo. Ecco i vostri titoli di giustizia! Grazie ad essi, voi state con invitta costanza davanti a coloro che vi hanno oppresso e hanno portato via i frutti del vostro lavoro! Comunque, dal momento che avete cominciato a vantarvi, tra gli svariati titoli della vostra giustizia, dei vostri suicidi, quale giusto potrà mai essere equiparato a voi? Allora infatti apparirà in sommo grado che dovrete essere vendicati. Ma, osservate bene da chi: proprio da coloro che vi hanno ucciso! Dunque, per essere vendicati dovrete essere puniti e così starete contro voi stessi. E affronterete in sommo grado voi, in quanto, chiusi nei vostri roghi, vi costringete a subire crudeli supplizi, cosicché chi vorrà soccorrervi non potrà entrare e chi vorrà evadere non potrà uscire. No, non sia mai che continuino a ostentare questa cinica sicurezza, quando si presenteranno con una coscienza così malvagia. A meno che non vi siate fatti la convinzione che Dio vi possa risparmiare quel giorno per i vostri crimini, perché voi adesso non li perdonate! È anche per questo che alcune vostre monache, incinte, si buttarono dall'alto delle rocce e, sfracellando il loro ventre, insieme al crimine degli omicidi scoprirono anche i crimini degli stupri: esse pensavano che, vendicandosi in quel modo contro di sé, Dio non si sarebbe più vendicato di loro. Anche voi siete convinti che, dandovi la morte, vi possa essere perdonato tutto ciò che avete potuto commettere, conseguentemente al sacrilegio dello scisma e dell'eresia: razzie, mutilazioni, accecamenti, omicidi e, per finire, la reiterazione del battesimo ai Cattolici, nonché tutti gli altri delitti che avete potuto compiere; in questo modo tutto sarà espiato per il fatto che vi siete uccisi! Ma siete in errore. Questo lo pensò anche Giuda. Volete, forse, aggiungere un argomento in più, perché possiamo conoscere con maggior certezza che furono piuttosto i vostri antenati i traditori, dal momento che voi imitate la morte del traditore?

Atti del concilio di Cirta: il crimine di tradizione dei Donatisti. Concilio donatista dopo la conferenza di Cartagine.

37. 47. E così, quello che avete voluto negare con tanto accanimento durante la conferenza, la veridicità cioè di certi atti, in tal modo lo confermate. Stando a questi atti, il vescovo Secondo di Tigisi, allora primate della Numidia, accordò il perdono ad alcuni, che avevano confessato di essere traditori. Ma, in presenza di coloro che aveva assolto in Cirta dai crimini di tradizione, manifesti e confessati, insieme ad essi punì in Cartagine come traditori altri individui, non convinti del fatto e assenti. Di questo crimine di tradizione, lo stesso Secondo non poté giustificarsi, quando Purpurio di Limata lo accusò dicendogli: " Tu, che cosa hai fatto quando sei stato arrestato dal curatore e dal consiglio perché consegnassi le Scritture? Come hai potuto liberarti dalle loro mani, senza dare o far dare ad essi qualcosa? Certo non ti avrebbero rilasciato senza una ragione ben precisa ". Ora, ecco ciò che Secondo in persona ha confessato senza ambiguità nella sua lettera a Mensurio, che voi stessi avete allegato agli atti e fatto leggere : che lui non aveva consegnato nulla, ma solo aveva ricevuto la visita di alcuni inquisitori - ed è ciò che gli rimproverò Purpurio di Limata - incaricati dal curatore e dal consiglio di farsi consegnare le Scritture. Alla loro richiesta, egli rispose: " Sono cristiano e vescovo, non traditore ", e non volle assolutamente consegnare loro alcunché. Voi volete che noi gli prestiamo fede, benché voi stessi vi rendiate conto come sia del tutto incredibile che, in piena persecuzione, si arresta un vescovo, lo si convoca perché consegni le Scritture del Signore, egli si rifiuta di darle e lo si lascia libero. Tra l'altro, vi siete affannati a dimostrare che i vescovi non avevano potuto riunirsi durante la persecuzione nella città di Cirta per ordinare un vescovo. Com'era possibile, dunque, che infuriasse quella persecuzione, se poté essere arrestato un vescovo per fargli consegnare le Scritture, e poi rilasciato senza che le consegnasse? Eppure alzavate la voce, descrivendo gli orrori della persecuzione di quel tempo, e dicendo che neppure dodici vescovi si erano potuti riunire in concilio per ordinare un vescovo e redigere quegli atti, in cui è scritto che si perdonarono vicendevolmente i crimini di tradizione, rimettendo ogni giudizio al Signore per il bene della pace della Chiesa. Adesso voi sostenete di subire attualmente una persecuzione mai vista fino ad oggi; in altri termini, che non avete più un luogo ove potervi rifugiare e nascondere, e questo benché riusciate a celebrare concili e a ordinare vescovi perfino nei luoghi di coloro che sono arsi vivi nei loro roghi: gente disposta a morire, a sua volta, nei propri roghi. Ora, proprio durante una persecuzione così violenta, come andate dicendo vantandovene, voi avete potuto riunirvi a concilio in più di trenta, e fra voi c'era anche Petiliano, il quale andava strombazzando che durante la persecuzione non si erano potuti riunire neppure in dodici.

Voi stessi avete svuotato di ogni forza tutte le vostre calunnie.

37. 48. Nello stesso concilio avete stabilito che " quanti, sia vescovi che presbiteri, sono entrati in comunione con noi contro la loro volontà, purché non abbiano celebrato il santo sacrificio o predicato al popolo, hanno diritto al perdono e sono riammessi con le loro dignità ". In tal modo, con questo decreto, voi stessi avete svuotato di ogni forza tutte le vostre calunnie! Che ne è di quel vostro vuoto discorso, nel quale affermate che coloro i quali non furono traditori diventano tali entrando in comunione con noi, poiché ci hanno inquinato, sempre secondo le vostre calunnie, quelli che hanno consegnato i libri della Chiesa per le pressioni delle autorità pubbliche, a quel tempo empie? Perché, allora, assolvete oggi dal crimine coloro di cui vi consta che sono entrati in comunione con noi contro la loro volontà, purché non abbiano offerto il sacrificio né predicato ai fedeli? Come se quei primi traditori non avessero consegnato i codici santi contro la loro volontà, terrorizzati dalla minaccia di subire orrende torture, che nessuno ora vi ha assolutamente inflitto, o avessero offerto lì il sacrificio o tenuto discorsi al popolo! Vedete dunque che, come avete potuto perdonare quelli che a causa della nostra comunione sono diventati traditori, secondo le vostre accuse del tutto fantasiose, se hanno fatto qualcosa contro la loro volontà, così pure i vostri antenati, applicando la stessa regola, avrebbero potuto perdonare i veri traditori, che hanno tradito perché forzati da uno stato di necessità senza via d'uscita. Ma costoro furono costretti dalla fazione dei nemici di Ceciliano a condannare quanti erano assenti senza averli previamente interrogati, facendo ciò che l'Apostolo dice di questi tali: Tu, mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose 106.

Perché i Donatisti non ricorrono al capestro.

37. 49. Per tutto questo, poiché i Donatisti hanno sempre avuto il gusto del suicidio e proprio loro fin dall'inizio furono traditori, non c'è da stupirsi che abbiano insegnato ai loro discendenti a prediligere la morte del traditore 107. Ma, per evitare di rassomigliargli, essi non hanno mai, o molto di rado, fatto ricorso al cappio per troncare la loro vita. Precauzione del tutto inutile, poiché chi trascinò il traditore Giuda a compiere quel gesto è il medesimo che gettò spesso nell'acqua e nel fuoco il ragazzo che il Signore risanò 108, che fece precipitare nel mare il branco dei porci 109, che, nella sua temeraria presunzione, osò suggerire addirittura al Signore di gettarsi dal pinnacolo del tempio 110. Pertanto, potete pure precipitarvi volontariamente nella morte in modi diversi, ma è pur sempre per istigazione dello stesso diavolo che voi imitate il traditore Giuda suicidandovi. E anche se non siete traditori in quanto tali, tuttavia da quelli che furono traditori e hanno creato lo scisma, in cui state volentieri, avete appreso attraverso il loro nefando magistero a compiere su di voi ciò che il traditore fece contro di sé. Ecco, dunque, con quale giustizia voi affronterete coloro che vi hanno oppresso 111: se saranno vendicate le vostre morti, lo faranno con tutta giustizia contro di voi.

Dobbiamo confessarvelo: la nostra brama si chiama carità!

37. 50. E poi, in che consisterebbero i frutti delle vostre fatiche, di cui voi denunciate la confisca? È davvero un'ingiustizia che le chiese, un tempo vostre, quando passano dalla parte della pace cattolica, vi passino con tutti i loro beni? Ora, se voi volete conservare le loro proprietà quando passano a noi, siete senz'altro voi che volete accaparrarvi i beni altrui. Però la madre cattolica vi dice ciò che il beato Apostolo disse ad alcuni: Ciò che io cerco siete voi, non i vostri beni 112. Non è, dunque, una contraddizione da parte vostra rinfacciarci queste due cose: che vogliamo impadronirci dei vostri beni e vi obblighiamo con la forza ad unirvi a noi? Non vi rendete conto quanto queste due cose siano contrarie fra loro? Se, infatti, vi cerchiamo e vi forziamo a restare nella nostra comunione, come possiamo desiderare i vostri beni, che non possiamo assolutamente possedere se voi siete in comunione con noi? Se, invece, cerchiamo di entrare in loro possesso, come possiamo cercare voi, fino al punto di perderli, dal momento che siete in comunione con noi? Dobbiamo confessarvelo: la nostra brama si chiama carità! È questa che in noi vi cerca; essa desidera incontrarvi, correggervi, associarvi a noi nell'unità di Cristo. Noi ardiamo di questo fuoco, perché temiamo di vedervi ardere nei vostri roghi. Ecco il fuoco che ci accende, per cui non solo non desideriamo i vostri beni, ma desideriamo che voi possediate con noi anche i nostri beni. Riconoscetelo e venite e non vogliate perire! Se poi vi vergognate di passare all'altra parte, noi cercheremo di aiutare la vostra debolezza affinché la carità non soffra alcuna perdita. Sì, vogliamo proprio trattenervi: perché volete correre al rogo? Noi teniamo alla vostra vita, alla vostra salvezza; teniamo all'unità, alla verità, alla soavità di Cristo, e se non volete farlo spontaneamente, vi forziamo a prender parte alla cena di un sì gran padre di famiglia!

Qui non si ha di mira la rapina, ma si vuol distruggere l'errore.

38. 51. Qui si combatte per la giustizia, non per il denaro. Dunque, state attenti perché, mentre siete convinti che faccia al caso vostro questo testo: Allora i giusti staranno con molta fiducia di fronte a coloro che li hanno oppressi e che hanno portato via i frutti del loro lavoro 113, esso non si verifichi per i frutti del vostro lavoro, ma piuttosto si realizzi ciò che è scritto altrove: I giusti mangeranno i frutti del lavoro degli empi 114. Certo, non saranno contro di voi i Massimianisti, ai quali avete confiscato le basiliche quando avete potuto; non saranno contro di voi i pagani, i cui templi avete inesorabilmente raso al suolo, quando è stato possibile, distruggendo anche i luoghi di riunione: cosa che abbiamo fatto anche noi; non saranno contro di voi i musicanti dei demoni, di cui avete spezzato i flauti e i pedali : cosa che abbiamo fatto anche noi. In questo neppure voi sarete contro di noi. Infatti in tutte queste azioni non si ha di mira la rapina, ma si vuol distruggere l'errore. Neppure i Cananei staranno contro gli Israeliti, benché questi gli abbiano portato via il frutto del loro lavoro; Naboth, sì, starà contro Acab, perché fu a causa di un delitto, non di un precetto, se quest'uomo disonesto rapinò il frutto del lavoro a un uomo onesto 115. Anche gli eretici non staranno contro i Cattolici quando si tratterà di applicare le disposizioni dell'impero cristiano contro gli eretici, né i Cattolici confischeranno i loro beni, ma piuttosto ne faranno l'inventario e li custodiranno per restituirglieli in abbondanza, per quanto possibile, se si emenderanno. Al contrario, saranno i Cattolici a rivendicare i propri diritti contro i pagani, che hanno spogliato di ogni bene i loro martiri autentici, ed anche contro i circoncellioni dei Donatisti, poiché anch'essi hanno razziato il frutto delle loro fatiche. Comunque, la questione sul valore pecuniario dei frutti del lavoro si può regolamentare più facilmente quando coloro ai quali appartenevano tornano alla pace cattolica. Di fatto, ogni giorno, se qualcuno passa fra noi, gli restituiamo denaro, abiti, prodotti agricoli, utensili, campi e case dei vostri; ma voi, come potrete restituirci le membra dei nostri?

La salvezza sta solo nella Chiesa che il Figlio di Dio ci presenta come ce l'ha annunziata.

38. 52. Dunque, scuotetevi una buona volta e rendetevi conto che non è di voi che si dice, né siamo noi che diciamo: Ecco coloro che noi un tempo abbiamo deriso 116. Voi piuttosto siete da compiangere, perché non sarete mai computati tra i figli di Dio, a meno che non recediate dal partito di Donato per aderire a questa Chiesa che il Figlio di Dio ci presenta come ce l'ha annunziata. E neppure farete parte della categoria dei santi, ma degli eretici. Infatti voi pensate che gli altri diranno di voi: Stolti noi che abbiamo giudicato la loro vita una pazzia 117, io invece mi meraviglio che voi siate così insensati da non applicarlo oggi a voi stessi! È ai santi autentici e ai fedeli che gli impuri e gli infedeli diranno un giorno queste cose, proprio a coloro che adesso considerano insensati, poiché non vogliono fruire dei piaceri mondani che vedono, mentre credono alle realtà invisibili. Voi, invece, se non considerate una follia, non dico la vostra vita, ma certamente questa morte che voi volete fare vostra, allora la vostra follia è ancor più disperata. Anche quelle parole: Abbiamo dunque deviato dal cammino della verità 118, con ciò che segue, non saranno sicuramente soltanto vostre, ma soprattutto vostre. Infatti è chiaro che avete deviato dalla via della verità e la luce della giustizia non brilla su di voi; vi logorate sulla via dell'ingiustizia e della perdizione percorrendo solitudini impraticabili, ma ignorate la via del Signore. Per quanto riguarda ciò che segue: Che cosa ci ha giovato la nostra superbia? Che cosa ci ha portato la nostra ricchezza con la spavalderia? Tutto questo è passato come ombra e come notizia fugace 119, non so se fra tutti potrà esserci qualcuno che lo possa dire in modo più calzante e opportuno del tuo predecessore Ottato. Non vogliate dunque pensare di voi ciò che non siete, né finire in rovina così come siete, poiché non è la vostra fede ma il vostro pernicioso errore che vi spinge, non a morire volentieri per Dio in questa persecuzione, come tu sostieni, ma piuttosto a subire vergognosamente la persecuzione come conseguenza dei vostri misfatti, compiuti per Donato.

Gli eretici o si correggono o sono castigati.

39. 53. Testo della lettera (scritto con altra mano): " Ti auguro di conservare il tuo animo incolume, addolcendolo con la visione della verità, e di astenerti dai massacri degli innocenti ".
Risposta al testo: Voi, piuttosto, ammansite il vostro animo con la chiara percezione della verità, affinché essa non infierisca talmente da non risparmiare neppure voi. Infatti, è possibile incontrare facilmente una persona più mite del destinatario di questa lettera, il quale vi ha invitato alla vita e, qualora rifiutiate di vivere con noi, vi ha lasciato la libertà di fuggire? Voi siete aspri con voi stessi, voi non siete miti, voi siete crudeli senza alcun rispetto dei sentimenti di umanità, che fate contro di voi ciò che usavano infliggere ai loro nemici gli amatori dell'errore e i persecutori dell'uomo, fino al punto di essere ciò che lamentano con somma amarezza i persecutori degli errori e gli amatori degli uomini. Per quale motivo poi ti auguri che cessi il massacro degli innocenti? Voi intanto non siete innocenti; e benché il tribuno vi abbia aperto una via d'uscita, voi stessi volete procurarvi una fine tragica. Credo comunque che tu abbia frainteso per ignoranza il vero significato della parola: volendo intendere gli eccidi, hai parlato di uscita. Pertanto, la tua esortazione è un voto, col quale inviti l'esecutore delle leggi imperiali ad essere estremamente moderato nell'infliggere la pena di morte agli innocenti: di fatto, lo supplichi perché risparmi i seduttori e lasci sedurre impunemente gli innocenti! Detto in parole chiare: colui al quale vuoi esprimere un augurio di prosperità, non deve preoccuparsi di mantenersi fedele né a Dio né al suo imperatore, poiché secondo la giustizia, non quella vera ma la vostra, cause di questo genere non devono cadere sotto la competenza degli imperatori per poter risanare uno scisma che è frutto di calunnie: devono invece consolidarlo quando è stato sancito. Se questa dottrina, che certamente non avete appreso dalle sante Scritture e non so dove, vi sembra giusta, in base alla quale tali questioni non cadono sotto la giurisdizione imperiale, i vostri antenati avrebbero dovuto ricordarsene quando denunciarono Ceciliano, sottoponendo la sua causa al giudizio dell'imperatore Costantino. Ora, invece, siccome i leoni non hanno scalfito Daniele 120 per la sua innocenza, pretendete che siano risparmiati quelli che calunniandolo l'hanno fatto gettare ai leoni. Ma Dio non giudica come l'uomo, nelle cui mani sta il cuore del re, e lo fa volgere là dove vuole 121. Ora, quando il cuore del re è infedele, i buoni si esercitano nelle virtù oppure sono messi alla prova; se invece è credente, i malvagi o si correggono o sono castigati. Quale di questi due estremi prevalga nella vostra causa, l'ho già esposto a sufficienza dando una congrua risposta alla tua lettera, senza trascurare neppure un punto. Nutro fiducia che essa, per la misericordia di Dio, sia utile almeno a qualcuno di voi; e voglia il cielo che lo sia anche a te!

Con Emerito abbiamo trattato la causa dei Massimianisti.

39. 54. Se preparerai una replica a tutto questo, ti prego di leggere le questioni dibattute con Emerito, alle quali non è stato in grado di rispondere; può darsi, forse, che tu sappia farlo: del resto, ti ho già esortato poco fa a provarci 122. Con lui abbiamo trattato anche la causa dei Massimianisti, rispetto alla quale non avete risposto nulla alle obiezioni che ripetutamente vi abbiamo sottoposto nel corso della conferenza, per il semplice fatto che, essendo una questione ben nota a tutti e così recente, non avete potuto trovare nulla da rispondere, e cioè: come mai Massimiano, cui avete inflitto una sentenza ben più severa di Ceciliano, tanto da essere chiamato da voi " ministro di Datan, Core e Abiron " - coloro che la terra inghiottì vivi per il crimine dello scisma 123 -, non inquinò i suoi colleghi di scisma, ai quali voi avete accordato una dilazione per ritornare alla vostra comunione; come mai questo Africano non ha inquinato gli Africani, un vivente i vivi, una persona ben nota le persone conosciute, un compagno i suoi soci, mentre invece Ceciliano ha inquinato gente al di là del mare, ha inquinato individui che abitano in terre remote, persone sconosciute, ha inquinato coloro che non erano ancora nati?. Se puoi, trova qualcosa da dire per spiegare come mai avete accolto con tutta la loro dignità Feliciano di Musti e Pretestato d'Assuras, che avevate condannato insieme a Massimiano e ad altri dieci senza accordare loro alcuna dilazione. Contro di loro avete fatto causa presso il tribunale di due o, se non erro, tre proconsoli per cacciarli dalle loro basiliche; e avendo già ordinato un altro vescovo al posto di Pretestato, dopo molto tempo li avete nuovamente accolti con tutte le loro dignità. Con quale giustizia, con quale logica, con quale pudore si accoglie con la sua dignità un massimianista già condannato, e si condanna il mondo cattolico senza neppure interrogarlo? Con quale giustizia, con quale logica e con quale pudore affermate che bisogna guardarsi da Ceciliano per non essere inquinati, lui, morto da molto tempo e assolutamente sconosciuto fra voi, condannato appena una volta da un tribunale dei vostri antenati e assolto per ben tre volte, pur essendo sempre loro i denunzianti? Non pensate, piuttosto, che dovreste guardarvi dal contagio di Feliciano, condannato per bocca del vostro concilio universale e accolto da tutti voi, soprattutto per i buoni uffici del tuo predecessore? Con quale giustizia, logica e pudore annullate il battesimo che conferiscono le Chiese, che gli Apostoli hanno fondato con il loro sudore, mentre voi considerate valido il battesimo che Feliciano e Pretestato hanno conferito al di fuori della vostra Chiesa per un tempo così prolungato, quando eravate in lite con loro avendoli condannati? Se, infatti, secondo il vostro abituale modo di fraintendere le cose e di polemizzare con noi, si deve intendere in questo senso il testo della Scrittura: Colui che è battezzato da un morto, a che gli giova il suo bagno? 124, costoro, quando battezzavano, giacevano fra quei morti, sui quali rimbombò con tanto strepito la vostra sentenza di Bagai: " Seguendo l'esempio degli Egiziani, le rive sono disseminate di cadaveri dei naufraghi; nella stessa morte è incluso un castigo più grande poiché, espulsa l'anima dalle acque vendicatrici, essi non trovano neppure sepoltura ". Che cosa direte al riguardo? Ecco, dei morti battezzano quelli che voi ricevete, e voi non morite; invece ci calunniate come se fossimo morti, e rifiutando di entrare in comunione con l'unità cattolica, morirete veramente nei vostri roghi! Rispondi a questo : hai tutto il tempo per riflettere su ciò che dirai. Almeno su questo ti vogliamo venire incontro: mentre vai meditando la risposta, non pensare minimamente a come arderai. Non vogliamo però che tu, per difetto di argomenti, pensassi che devi riprendere la solita battuta, trita e ritrita: " Se noi siamo così, perché ci venite a cercare? ". Noi rispondiamo invece: La Chiesa cattolica deve cercarvi con maggiore impegno, proprio perché vi siete perduti; tanto più che voi, gente perduta, avete cercato i Massimianisti quando si sono persi. Dal fondo del vostro cuore, infatti, ci dite: " Perché cercate individui che si sono macchiati di tali e tanti crimini? "; ma noi vi rispondiamo con le parole del libro di Dio: perché la carità copre una moltitudine di peccati 125.

Note:


1 - Cf. Gn 3, 1.

2 - Rm 1, 18.

3 - Es 23, 7.

4 - 1 Pt 4, 8.

5 - Es 23, 7.

6 - Rm 3, 3-4.

7 - Rm 3, 3-4.

8 - Gn 22, 18.

9 - Rm 3, 4.

10 - Rm 2, 13.

11 - Gv 10, 11-12.

12 - Cf. At 9, 25.

13 - Gv 10, 10.

14 - Rm 2, 13.

15 - Mt 23, 3.

16 - Sal 49, 16.

17 - Sir 15, 9.

18 - Mt 10, 23.

19 - Ct 1, 7.

20 - Mt 10, 23.

21 - Cf. Sap 11, 21.

22 - Sir 15, 14.

23 - Rm 13, 1-4.

24 - Cf. Dn 3, 96.

25 - Rm 13, 3.

26 - Sal 71, 8.

27 - Mt 5, 11-12.

28 - 2 Tm 3, 12.

29 - Gv 16, 2-3.

30 - Lc 24, 44-47.

31 - Sal 95, 1.

32 - At 1, 6-9.

33 - Mt 5, 11.

34 - Mt 5, 10.

35 - Mt 10, 23.

36 - 2 Tm 3, 12.

37 - Gb 7, 1.

38 - Sal 118, 158.

39 - Cf. Gn 19.

40 - 2 Cor 11, 29.

41 - Cf. 2 Sam 18.

42 - 2 Tm 3, 12.

43 - Cf. Sal 118, 158.

44 - Gv 16, 2.

45 - Gv 16, 3.

46 - Es 20, 13.

47 - Mt 10, 23.

48 - Gv 14, 27.

49 - Cf. Mt 22, 10.

50 - Cf. Gio 3.

51 - Mt 22, 9-10; Lc 14, 21-23.

52 - Gv 15, 18. 20.

53 - Cf. Mt 10, 23.

54 - Ap 6, 9-11.

55 - Cf. Mt 17, 14.

56 - Cf. Mt 8, 32.

57 - Cf. Mt 4, 5-6.

58 - Cf. Mt 26, 41.

59 - Cf. 2 Mac 14, 41-46.

60 - Cf. Sap 11, 21.

61 - Mt 26, 41.

62 - Sir 2, 16.

63 - Lc 21, 19.

64 - 1 Cor 10, 13.

65 - Cf. PSEUDO-CYPR., De laude martyrii, 21.

66 - Sal 61, 6.

67 - Gb 30, 24.

68 - Gal 4, 15.

69 - Gn 19, 22.

70 - Cf. Gb 2, 9.

71 - Mt 26, 39.

72 - Cf. Mt 5, 10.

73 - Cf. 2 Mac 14, 41-46.

74 - Cf. 2 Mac 7.

75 - Mt 10, 23.

76 - Mt 26, 41.

77 - Cf. 2 Mac 14, 37.

78 - Cf. Gal 4, 25.

79 - Cf. 2 Mac 14, 38.

80 - Cf. Fil 3, 8.

81 - Cf. 1 Ts 5, 21-22.

82 - Lc 24, 44.

83 - Rm 8, 18.

84 - Sir 2, 16.

85 - Cf. 2 Sam 11.

86 - Cf. 1 Re 11.

87 - Mt 16, 16.

88 - Mt 16, 23.

89 - Cf. Gn 9, 21.

90 - Cf. Gn 38.

91 - Cf. Gd 16.

92 - Cf. Gn 22.

93 - Cf. Martyr. Cypr., Acta proconsul. 1

94 - Cf. 1 Cor 1, 13.

95 - Gn 22, 18.

96 - Is 54, 5.

97 - Sal 63, 6.

98 - Prv 9, 9.

99 - Vedi supra, 25, 28.

100 - Sal 71, 8.

101 - Cf. Dn 3, 96.

102 - Sal 2, 10-11.

103 - Es 20, 17.

104 - Sap 5, 1-9.

105 - Mt 5, 10.

106 - Rm 2, 1.

107 - Cf. Mt 27, 5.

108 - Cf. Mt 17, 14.

109 - Cf. Mt 8, 32.

110 - Cf. Mt 4, 5-6.

111 - Cf. Sap 5, 1.

112 - 2 Cor 12, 14.

113 - Sap 5, 1.

114 - Sap 10, 19.

115 - Cf. 1 Re 21.

116 - Sap 5, 3.

117 - Sap 5, 6.

118 - Sap 5, 6.

119 - Sap 5, 8-9.

120 - Cf. Dn 6, 22.

121 - Cf. Prv 21, 1.

122 - Vedi supra, 32, 41.

123 - Cf. Nm 16.

124 - Sir 34, 30.

125 - 1 Pt 4, 8.