Contro Cresconio grammatico donatista - Libro quarto
Sant'Agostino di Ippona

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Agostino decide di trattare con Cresconio unicamente la causa dei Massimiani.
1. 1. Benché abbia già risposto, Cresconio, in modo coscienzioso ed esauriente con tre libri piuttosto consistenti alla tua lettera, con la quale hai creduto tuo dovere difendere gli scritti di Petiliano contro i miei che li confutavano, tuttavia anche con quest'opera più breve ho deciso di trattare con te unicamente la causa dei Massimiani, e dimostrare, da questa sola, quanto sia inefficace e vano tutto ciò che hai scritto in quella lettera. In effetti, non conviene sciupare il beneficio, che Dio si è degnato dispensare a noi per economizzare lo sforzo di persuasione e a voi per favorire la correzione, se siete saggi. A vostra insaputa e senza un nostro intervento, Dio ha talmente dominato la mente dei vostri vescovi - proprio loro che accusavano l'intera cristianità di essersi inquinata con i peccati altrui attraverso la comunione dei sacramenti, anche se falsi e non provati - da costringerli a confessare nella causa di Massimiano che, pur partecipando della stessa comunione nei sacramenti, non erano stati macchiati dai peccati di coloro che avevano condannato, ai quali avevano concesso una proroga per ritornare come se fossero innocenti, anche se avevano escluso i consacranti di Massimiano, almeno quelli che stavano dalla sua parte e avevano condannato Primiano. E quelli che ricusavano di riconoscere il battesimo di Cristo, anche se conferito in quelle Chiese che la fatica degli Apostoli aveva fondato e propagato, sostenendo che al di fuori dell'unica Chiesa non si poteva dare il battesimo e incolpandoci di non invalidare il battesimo amministrato da quelli che per noi non appartengono alla vera Chiesa, ebbene, proprio costoro accoglievano i battezzati nello scisma sacrilego di Massimiano e non osavano invalidare il loro battesimo. Coloro che ci accusano poi del crimine di persecuzione, cogliendo il pretesto dalle leggi emanate dagli imperatori cristiani, in cui si ordina di reprimere la loro perversità, si rivolgevano ai giudici inviati dagli stessi imperatori, denunciando Massimiano e i suoi compagni con gravi accuse; citavano negli atti proconsolari il concilio in cui li avevano condannati, ottenevano infine contro di loro ordini efficacissimi per espellerli dalle loro sedi. Dopo tutte queste gesta, tentano ancora di buttar polvere negli occhi degli sprovveduti, ma le sante Scritture e le molte e inoppugnabili prove sui primi accadimenti che ebbero luogo quando si separarono dall'unità, come anche le loro imprese più recenti e gli esempi dati, hanno inflitto loro una evidentissima sconfitta.
L'eloquenza, non è nemica della verità.
2. 2. Dunque, tratterò soltanto di questo; partendo da qui, risponderò a tutte le parti della tua lettera, con l'aiuto di Dio, senza alcuna difficoltà, anzi, con grande facilità. Cominciamo, in primo luogo, da una delle tue contraddizioni: hai voluto vituperare eloquentemente l'eloquenza, come se fosse nemica della verità e patrona piuttosto della menzogna, per presentarmi in tal modo agli incompetenti come uomo eloquente, e quindi da evitare e fuggire. Se la mia eloquenza fosse realmente così brillante come me l'attribuisci, sia pure per accusarmi, non dovresti forse sentirti obbligato a lodare l'eloquenza dopo aver letto il decreto del concilio di Bagai, nel quale, sono parole testuali, " Massimiano, avversario della fede, corruttore della verità, nemico della madre Chiesa, servitore di Datan, Core e Abiron, è stato espulso dal grembo della pace con il fulmine della sentenza "?. Se poi mi venisse proposto di trattare questa materia, quando mai potrei dire: " Benché l'alveo di un utero avvelenato abbia celato per molto tempo il parto nocivo di un seme viperino e i coaguli umidi del crimine, una volta concepito al lento tepore, si siano trasformati in membra d'aspidi, tuttavia, il virus concepito, una volta scomparsa la membrana protettrice, non lo si poté più occultare. Infatti, anche se tardi, i desideri, gravidi di malvagità, diedero alla luce l'iniquità pubblica e il suo parricidio "?. Quando mai mi sarei torturato il cervello per andare alla ricerca di queste parole, e mi sarei abbassato ad esprimerle così? Quando mai avrei messo tanta enfasi, tante parole altisonanti per eccitare l'animo del lettore o dell'ascoltatore ad aborrire le colpe? Comunque, forse per questo tali invettive sono meno veritiere per coloro contro i quali sono lanciate? A causa di questa eloquenza diminuisce forse la credibilità o viene messa in crisi l'autorità di un tale concilio? Affatto! Fu scelto in assoluto il testo che parve più eloquente, perché tutti lo hanno voluto fare proprio, affinché in quell'uno risuonassero le bocche silenti dei trecentodieci. Ecco l'eloquenza che hai vituperato, che hai ammonito di detestare ed evitare come sediziosa e maliziosamente artificiosa, anche per il nome di derivazione greca; ecco l'eloquenza che sedusse tanti vostri vescovi al punto che nel loro concilio plenario nessuno volle pronunciare la loro sentenza particolare, ma ciascuno fece sua soltanto quella, la più eloquente ed elegante che riuscì a comporre uno di loro. Allora sia concesso anche a noi di disputare senza animosità per combattere gli errori degli uomini con un linguaggio non del tutto grossolano, se fu concesso a tali e tanti vostri vescovi di condannare gli stessi uomini con un linguaggio così eloquente e fiorito.
I Donatisti preferiscono coprire con un pretesto una mala causa, anziché risolverla con la discussione.
3. 3. Tu hai da ridire anche su quell'anelito di lottare per la verità, che chiami con il nome peggiorativo di contesa e animosità. Sovente abbiamo voluto conferire con i vostri per eliminare l'errore e ristabilire la gioia della carità fraterna con il vincolo della pace. Ora, ascoltami, non sarebbe meglio che i vescovi trattassero fra di loro la causa della verità e dell'unità con un linguaggio pacifico e in sedi più tranquille, anziché vedere vescovi che litigano nel foro con il patrocinio degli avvocati? Questo è ciò che fecero i partigiani di Primiano, il vostro vescovo di Cartagine, davanti al legato di Cartagine e a quattro o più proconsoli contro Massimiano e contro quelli che furono condannati con lui nel celebre concilio di Bagai. Certo, durante una conferenza per discutere una causa si deve evitare che il dibattimento sfoci in un litigio, cosa che gli spiriti moderati e miti sono in grado di fare e ordinariamente fanno. Quando invece la controversia finisce in tribunale con avvocati in conflitto fra loro a pro di una o dell'altra parte, si finisce senz'altro con il litigare. Neppure questo io rimprovero ai vostri, se a ciò sono indotti non dal gusto della lite, ma dalla necessità di rendere un servizio. Tuttavia ti avverto, uomo dotato di buon ingegno, di prestare attenzione, di renderti conto, di capire bene: quelli che non hanno evitato, ma piuttosto hanno accettato e praticato lo strepito del foro e gli alterchi giudiziari per confutare gli accusati ed espellere quelli che già avevano condannato nel concilio, avrebbero potuto dibattere pacificamente con noi con ben maggiore facilità, se non avessero preferito coprire con un pretesto una mala causa, anziché risolverla con la discussione.
Si discute da chi è conveniente ricevere il battesimo.
4. 4. Or dunque, prima di iniziare a parlare di ciò che ho contestato a Petiliano, mi domandi, di passaggio, da chi è conveniente che tu riceva il battesimo: da colui che lo possiede e io posso darne garanzia, oppure da colui che non lo possiede, come sostiene il tuo uomo. Anche tale questione, in seguito alla causa di Massimiano, è stata sottratta alle vane discettazioni degli incompetenti, almeno per ciò che vi riguarda, poiché per i Massimiani resta tuttora in piedi. I vostri, infatti, hanno condannato Massimiano per il sacrilegio dello scisma, che Primiano aveva già condannato quando era suo diacono, e dal quale, con la cospirazione di moltissimi colleghi, era stato a sua volta condannato; insieme a lui i vostri condannarono subito dopo, con la stessa sentenza, i suoi dodici consacranti. Fra questi c'erano due, Pretestato d'Assuras e Feliciano di Musti, che i vostri denunziarono al tribunale proconsolare e comprovarono la loro condanna da parte del concilio di Bagai, allegando detta sentenza attraverso i loro avvocati. Quindi tentarono di espellerli, su ordine del proconsole, dai luoghi che essi occupavano, senza riuscire nell'intento; allora riammisero entrambi nella loro comunione, conservandoli nella loro piena dignità. Contemporaneamente si riappacificarono con i loro fedeli, senza ribattezzare chi aveva ricevuto il battesimo nello scisma.
Il decreto del concilio di Bagai che condanna i Massimiani.
4. 5. Esiste un decreto del concilio di Bagai, allegato presso il tribunale del proconsole dall'avvocato dell'accusa Nummasio, per reclamare la restituzione della chiesa di Membressa alla comunione di Primiano e l'espulsione di Salvio, che l'occupava da molto tempo essendosi guadagnato l'episcopato nel partito di Donato. Nummasio sollecitava l'espulsione di costui, perché aveva letto questo nome fra i dodici - per errore lui parlava di undici - consacranti di Massimiano, condannati dal concilio di Bagai. La richiesta di Nummasio fu letta in seguito da Tiziano, il quale patrocinava la causa espressamente e nominalmente presso il proconsole contro Pretestato e Feliciano. Ecco le parole dell'avvocato Tiziano: "Purtroppo l'iniquità si compiace dei suoi progetti e non rinunzia a se stessa, quando ormai è precipitata verso la rovina. È per questo che Massimiano continua a fomentare la sua iniziale audacia e incita altri alla sua stessa follia. Tra costoro c'è un certo Feliciano, il quale, dopo aver seguito dapprima la retta via, si è lasciato corrompere dal contagio di questa depravazione; egli ha la sua sede nella città di Musti e ha creduto suo dovere di occupare, con una sorta di occupazione militare, le mura della venerabile chiesa, consacrate a Dio onnipotente. Anche Pretestato, nella regione di Assuras, segue le sue orme. Ma quando l'assemblea dei sacerdoti ha fatto ricorso al potere della tua giustizia, tu hai giudicato opportuno, come ne fanno fede gli atti, di respingere ogni tentativo di opposizione e di restituire ai venerabilissimi sacerdoti le chiese che avevano reclamate ". Poco dopo, per mostrare ciò che era stato stabilito, lo stesso avvocato legge la richiesta di Nummasio che ho riferito poco sopra. Essa riporta queste parole del proconsole a Nummasio: " Leggi la sentenza dei vescovi ", e si lesse ad alta voce il famoso decreto di Bagai, nel quale Massimiano è condannato con i suoi in questi termini: " Massimiano, nemico della fede, corruttore della verità, nemico della madre Chiesa, ministro di Datan, Core e Abiron, è stato espulso dal grembo della Chiesa con il fulmine della nostra sentenza, e se la terra non si è ancora spalancata per inghiottirlo, è perché il cielo se lo è riservato per un supplizio maggiore. Rapito infatti ai vivi, egli avrebbe di fatto pagato la sua pena con una morte repentina. Ora invece raccoglie gli interessi ben più alti del suo debito: benché morto si trova in mezzo ai vivi ". Subito dopo viene riportata la sentenza di Bagai contro quei dodici consacranti di Massimiano con queste parole: " Costui non è il solo che si vede condannato da una giusta morte per il suo crimine; questa catena del sacrilegio coinvolge nella complicità del crimine una moltitudine. Di essi è scritto: Veleno d'aspidi è sotto le loro labbra, la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza. I loro piedi corrono veloci a versare sangue; afflizione e infelicità sono sul loro cammino e la via della pace non conoscono. Non c'è timore di Dio davanti ai loro occhi 1. Certo, nessuno di noi vorrebbe, per così dire, che fossero recisi dalla giuntura del proprio corpo, ma come in caso di infezione mortale una piaga in cancrena riceve maggior sollievo da una amputazione, che non miglioramento da un trattamento più blando, così è stato trovato un rimedio più salutare, per evitare che il virus inoculi il suo veleno in tutte le membra: ricorrere a un dolore concentrato per eliminare la piaga aperta. Perciò i colpevoli di questo crimine famigerato: Vittoriano di Carcabia, Marciano di Sullecto, Beiano di Beiana, Salvio di Ausafa, Teodoro di Usala, Donato di Sabrata, Miggene di Elefantaria, Pretestato di Assuras, Salvio di Membressa, Valerio di Melzi, Feliciano di Musti e Marziale di Pertusa, la cui funesta opera di perdizione ha formato un ammasso lutulento in un vaso sordido, come anche i chierici che un tempo facevano parte della Chiesa di Cartagine, i quali, assistendo al misfatto, hanno fatto da intermediari a questo incesto illecito, sono stati condannati, sotto la presidenza e per ordine di Dio, dalla bocca veridica del concilio universale. Sappiatelo! ". Dopo la condanna di questi individui, fra i quali si leggono i nomi di Pretestato d'Assuras e di Feliciano di Musti, con i quali essi, come ho detto sopra, dopo aver ottenuto contro di loro i richiesti provvedimenti del proconsole si sono in seguito accordati, a coloro che continuavano a persistere nello scisma di Massimiano, compresi i condannati da Primiano, in considerazione del fatto che non erano intervenuti alla consacrazione di Massimiano, concessero nello stesso concilio di Bagai una dilazione, delimitata da un giorno ben determinato, e contenuta nei seguenti termini: " Quanto a coloro che non hanno macchiato i germogli dell'arbusto sacrilego, cioè coloro che per un pudico rispetto della fede ritirarono dal capo di Massimiano le proprie mani, a questi abbiamo permesso di rientrare nella madre Chiesa. Infatti, se da una parte siamo purificati dalla morte dei rei, dall'altra ci rallegriamo per il ritorno degli innocenti. E perché la brevità del tempo concesso per il ritorno, che urge a causa del ridotto numero di giorni, non tolga la speranza della salvezza, noi spalanchiamo le porte dell'ammissione a tutti quelli che riconosceranno la verità fino al giorno ottavo delle calende del prossimo gennaio, pur restando in vigore le decisioni precedenti; così, al loro ritorno, otterranno il pieno riconoscimento della loro dignità e della loro fede. Se qualcuno non vorrà entrare per pigrizia e indolenza, sappia che da solo si è sbarrato volontariamente il facile ingresso. Costoro resteranno soggetti alla suddetta sentenza e alla penitenza prefissata per quelli che tornano dopo il tempo stabilito ".
Quanto premeva ai Donatisti di chiedere sul sacramento del battesimo è già stato risolto nella causa dei Massimiani.
5. 6. In seguito a tutto ciò, alcuni sono ritornati alla vostra comunione, e voi non lo negate; del resto, per un fatto così recente sono tuttora vivi alcuni protagonisti della vicenda di cui si tratta, il ricordo è ancora fresco, la notizia è troppo conosciuta e circostanziata. Ora, tanto i beneficiari della dilazione - e le parole dello stesso concilio lo indicano abbastanza chiaramente: essi li invitano a ritornare alla madre Chiesa e si felicitano per il loro ritorno come se si trattasse di innocenti - come gli altri che hanno condannato insieme a Massimiano senza interporre alcuna proroga, hanno conferito il battesimo al di fuori della vostra Chiesa, sia fino al giorno dello scadere della proroga, quando erano in comunione con Massimiano e si trovavano coinvolti nello stesso scisma, sia oltre il giorno della proroga, quando l'avvocato Tiziano sollecitava espressamente per Pretestato e Feliciano l'espulsione dalle basiliche, e con i quali successivamente Primiano giunse ad un accordo, riconoscendo integralmente la loro dignità. Come osate dire ancora che non si può dare l'unico battesimo se non nell'unica Chiesa, dal momento che senza discussione alcuna avete riconosciuto, avete accettato, non avete avuto il coraggio di rescindere il battesimo che costoro hanno conferito nello scisma sacrilego? E non potete dire neppure di non aver offerto nulla a coloro che avete ammesso nello stesso battesimo. Se vi domando, allora, che cosa gli avete dato, certamente risponderete: perché non perissero nel sacrilegio dello scisma, perché avessero il battesimo di Cristo come premio e non come castigo, come salvezza e non come rovina, come avviene per il carattere militare nei disertori, gli abbiamo dato la pace, gli abbiamo dato l'unità, gli abbiamo dato la società della Chiesa, affinché meritassero di ricevere lo Spirito Santo, per mezzo del quale la carità è diffusa nei nostri cuori 2, e senza il quale nessuno può giungere al regno dei cieli, anche se la sua anima è impregnata di tutti i legittimi sacramenti. La vostra risposta sarebbe veritiera se foste nella vera Chiesa. Comunque, è sufficiente richiamare alla vostra attenzione questo: dovete comprendere che voi riceverete nella vera Chiesa ciò che avete creduto che hanno ricevuto nella vostra comunione quelli che battezzarono nello scisma sacrilego di Massimiano e poi ritornarono con essi fra voi; in tal modo anche voi sarete meritevoli di punizione se, dopo aver ricevuto il battesimo di Cristo, non farete parte dell'unità della Chiesa cattolica, così come non esitereste a punire senz'altro coloro che furono battezzati nello scisma di Massimiano, se poi non si unissero alla vostra comunione, il cui battesimo avete creduto bene di non annullare al loro ritorno. Tu vedi ormai che quanto ti premeva di chiedere sul sacramento del battesimo è già stato risolto nella causa dei Massimiani.
Come i seguaci di Massimiano si chiamano Massimiani, così i seguaci di Donato si chiamano Donatisti.
6. 7. Ed ora veniamo alle argomentazioni, con le quali hai creduto di aver confutato la mia lettera. La prima domanda è perché io chiamo Donatisti i vostri adepti, dal momento che Donato, aggiungi tu, non è stato il creatore e l'organizzatore di una Chiesa che prima non era esistita, ma fu uno dei vescovi della Chiesa che deriva da Cristo ed esisteva già. Tu però non tieni conto che anche Massimiano dice questo di se stesso, eppure chiamate con il nome di lui tutta la sua comunione. Neppure lo scisma che lui ha creato voi lo distinguete con un altro vocabolo da voi o da altre sètte, ma con quello o di Massimianisti o di Massimiani o qualche altro derivato dal nome di Massimiano; oppure lo denominate più semplicemente, senza temere di essere bacchettati dai grammatici: partito di Massimiano.Vorrai forse sostenere, a questo proposito, che Massimiano si sia separato dalla vostra comunione, mentre Donato non ha fatto la stessa cosa con la comunione cattolica?. Eppure Massimiano non dice questo. Egli afferma piuttosto che Primiano e tutti voi vi siete separati dal partito di Donato, nel quale lui è restato, e cita i decreti dei concili: il primo, che ebbe luogo a Cartagine alla presenza di quarantatré vescovi, e anticipò la condanna di Primiano; l'altro, celebrato in Cabarsussa da cento o più vostri vescovi di allora, che gli inflisse una condanna più severa e definitiva. Che cosa risponderai a chi esibirà questi documenti, se non che il concilio di Bagai aveva un'autorità maggiore, nel quale trecentodieci vescovi condannarono lo stesso Massimiano e i suoi compagni, e che Primiano in quella sede non difendeva la propria causa davanti a loro adoperandosi per essere assolto, ma insieme ad essi sedeva per esaminare la causa, come se fosse il giudice più innocente, pronunciava la sentenza contro Massimiano e i suoi dodici compagni, alla cui presenza era stato consacrato, e fissava un periodo di proroga, entro il quale invitava a rientrare nella sua propria pace tutti gli altri vescovi, come se fossero innocenti, dai quali lui stesso era stato condannato?
Confronto fra Primiano-Massimianisti e Ceciliano-Donatisti.
7. 8. In questa vostra contesa, quale arbitrato volete che portiamo, noi, che non apparteniamo né alla comunione di Massimiano né alla vostra? Quale giudizio, dico, volete che diamo sulla questione, se non che, di fronte ai due concili che condannarono Primiano, l'unico concilio posteriore di Bagai che condannò Massimiano, deve valere a favore di quello? In effetti, noi consideriamo tale decisione tanto più fondata, quanto più, essendo posteriore, ha potuto giudicare i concili antecedenti. Ecco un punto su cui prendiamo le vostre parti; ben diverso sarebbe il nostro punto di vista sulla causa dei Massimiani, se ci fossimo azzardati ad esprimere un nostro parere. Su tale questione, lo ripeto, siamo dalla vostra parte. Il terzo giudizio, quello di Bagai, è stato pronunziato a favore di Primiano e contro Massimiano e i suoi colleghi; in quanto posteriore poté giustamente annullare i precedenti. Tuttavia non abbiamo letto né sentito parlare di alcun appello, fatto da Primiano, dai primi due giudizi a un terzo; noi sappiamo soltanto che lui era assente quando subì la prima condanna, provvisoria, e la seconda, definitiva. Però anche contro Massimiano e i suoi compagni fu pronunciata quella sentenza così forbita di Bagai mentre erano assenti. Certo, i quarantatré vescovi riuniti a Cartagine diedero prova di maggiore moderazione, tatto e diligenza, poiché inviarono non una, ma due e tre volte, i loro delegati allo stesso Primiano, affinché, nel caso non volesse personalmente presentarsi davanti a loro, permettesse loro di recarsi da lui. Invece ricusò i due inviti, come essi scrivono, mettendo alla porta gli inviati con ingiurie; per questo avvertirono ormai l'incombente necessità di provvedere al bene della Chiesa. Così, non avendo per il momento il coraggio di emettere in maniera affrettata una sentenza definitiva, prima optarono per una sorta di giudizio provvisorio, al fine di lasciargli la possibilità, qualora fosse certo del diritto della sua causa, di rispondere e discolparsi davanti ad un successivo e più numeroso concilio. E poiché Primiano non volle andare, i vescovi giudicarono che ormai era necessario condannarlo senza alcuna sospensione della sentenza. Invece nel decreto del concilio di Bagai, non solo non si legge che Massimiano abbia trattato male i legati, ma neppure che egli fosse invitato a venire; rileviamo tuttavia che fu alzato altare contro altare, e fu ordinato un vescovo contro quel vescovo, che sedeva sulla cattedra nella quale era stato ordinato, senza che l'assemblea del suo popolo lo abbandonasse né la maggioranza dei vescovi rompesse la comunione con lui. Era stata tanta l'indignazione provocata dallo scisma sacrilego, che ormai non si poteva differire più la condanna di Massimiano né quella dei suoi consacranti.
7. 9. Questi sono i fatti, ma non per questo vi commuovono a favore di Ceciliano. Contro di lui, che rimaneva alla guida del suo popolo, si alzò altare contro altare, e fu ordinato Maggiorino. Contro di lui voi non opponete due giudizi, come i Massimiani contro Primiano, ma uno solo, accelerato con la velocità di una orrenda temerarietà. Lui non si negò, a differenza di Primiano che si rifiutò di ricevere i propri colleghi, ma li invitò piuttosto a venire. La qual cosa neppure loro nel decreto del concilio, che emisero contro di lui, poterono dissimulare. In suo favore, non una sola sentenza, come per Primiano, ma ben quattro successive sentenze sono state emesse. I suoi avversari, non assenti come quelli di Primiano, ma presenti, furono confutati davanti a quei giudici, che essi avevano accettato perché giudicassero la causa; in un secondo momento anche davanti allo stesso imperatore Costantino, presso il quale prima avevano accusato Ceciliano e successivamente avevano sporto querela contro i vescovi che lui in persona aveva designato come giudici, come se non avessero giudicato a norma del diritto; davanti a lui interposero nuovo appello per un secondo giudizio episcopale, in modo tale che anche dopo l'uno e l'altro giudizio dei vescovi, l'imperatore stesso istruisse il processo fra le due parti: essi persero la causa; infine non mancò loro anche una quarta sconfitta. Infatti, essendo stato accertato che le loro accuse contro Ceciliano erano calunnie, ed avendo sollevato contro di lui la questione della tradizione, rimproverata al suo consacrante Felice d'Aphthungi, lo stesso Felice fu assolto nel giudizio proconsolare, che aveva istruito la causa per mandato dello stesso Costantino, importunato dalle loro insistenti interpellanze. I Massimiani non fecero certamente queste vessazioni contro Primiano, né furono sconfitti tante volte, né furono vinti essendo presenti, né furono condannati dai giudici che avevano scelti personalmente. E tuttavia, fatto ben noto, essi si sono separati dalla vostra comunione, mentre voi non volete ammettere che i vostri abbiano spezzato la comunione cattolica. Non riesco proprio a capacitarmi con quale impudenza e folle animosità! Se pretendete infatti che sia vero tutto ciò che dite di Ceciliano e di Felice, suo consacrante, dal momento che circa settanta vescovi hanno giudicato la questione, perché non volete che sia vero ciò che si dice di Primiano, poiché prima l'hanno giudicato quarantatré vescovi, poi altri cento vescovi che hanno confermato con il loro successivo giudizio il primo giudizio provvisorio? Se poi considerate false le accuse contro Primiano perché il concilio posteriore di Bagai si è espresso a suo favore e contro i suoi nemici, perché non volete confessare la falsità assoluta delle accuse lanciate contro Ceciliano, a favore del quale si leggono tanti giudizi posteriori? Se Ceciliano, contro il quale si sono pronunciati una sola volta i settanta vescovi, ormai aveva preclusa la possibilità di giustificarsi davanti ad altri giudici, anche Primiano non avrebbe dovuto averla più, poiché ben più di settanta vescovi, confermando la loro prima sentenza, lo avevano condannato dopo una seconda indagine. Se un imputato, già condannato due volte, ottiene con un terzo giudizio a lui favorevole un appoggio più che sufficiente, perché sostenete, non so con quale faccia di bronzo, che a chi è stato condannato una volta sola non basta per la sua assoluzione un secondo, un terzo, un quarto e un quinto giudizio
?. Se, per caso, il numero vi impressiona, per cui pensate che di fronte ai cento vescovi che condannarono Primiano, il concilio di Bagai valga ben più con i suoi trecentodieci vescovi, perché di fronte al numero di gran lunga superiore dei suoi vescovi non volete andare d'accordo con l'universo?
Ceciliano incolpato del peccato inespiabile contro lo Spirito Santo.
8. 10. Tu rimproveri a Ceciliano il peccato inespiabile contro lo Spirito Santo, del quale dice il Signore: Non gli sarà perdonato né in questo secolo, né in quello futuro 3. Noi pure potremmo parlarvi di Feliciano di Musti, che ancor oggi è vostro vescovo a fianco di Primiano, uno di quelli che hanno consacrato Massimiano e condannato Primiano. Voi non avete ribattezzato coloro che lui ha battezzato anche durante il suo scisma sacrilego, ma intanto gli avete rinfacciato il peccato contro lo Spirito Santo, perché lo avete incolpato del sacrilegio, come è stato proclamato con enfasi nella sentenza del concilio di Bagai. Voi pensate che abbiano contratto il reato irremissibile del peccato contro lo Spirito Santo coloro che accusate di aver consegnato le divine Scritture ai persecutori perché le bruciassero, poiché è sotto l'impulso dello Spirito Santo che gli uomini di Dio hanno redatto le medesime Scritture 4; allo stesso modo anche noi potremmo lanciare la stessa accusa, e con maggior ragione, non solo ai vostri, che gli atti processuali inchiodano, ma potremmo anche obiettare che voi avete rinfacciato la stessa cosa anche a Feliciano, come ho detto, accusandolo del crimine dello scisma sacrilego, poiché è nello Spirito Santo che si conserva l'unità della carità e della pace, come dice l'Apostolo: Sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace 5, che certamente viola chi causa uno scisma. Ma noi né vi rimproveriamo per il reato di questo peccato insolubile ed eterno, che si commette contro lo Spirito Santo, poiché non disperiamo che possiate guarire se vi correggete finché siete in questa vita; né lo rimproveriamo ai vostri che hanno consegnato al fuoco i sacri Codici, a meno che essi non si siano separati dall'unità mantenendo fino al termine della vita il loro cuore impenitente. E voi fate vedere che questo non l'avete rimproverato a Feliciano e Pretestato, con i quali in seguito avete ristabilito la comunione; di essi si legge che, trascinati dalla catena del sacrilegio al consorzio del crimine con Massimiano, furono condannati dalla bocca veridica del vostro concilio plenario, ma voi, passato il periodo di proroga, che certo non era stato accordato ad essi già condannati, ma agli altri considerati innocenti, li avete accolti, come è comprovato.
Sulla derivazione del termine "donatista" dal nome di Donato.
9. 11. A te non piace la derivazione del termine " donatista " dal nome di Donato, e preferisci formare la parola secondo la regola della locuzione latina. Non sottovaluto la tua osservazione; tuttavia vai a cercare i grammatici come giudici per discutere di quest'arte con i Massimiani e confondere questi ultimi. Ormai non voglio più chiamarli Massimianisti per non offendere orecchie così erudite come le tue; certo che loro, posso ben crederlo, non ti concederanno così facilmente come ho fatto io di chiamare Claudiani o in altro modo quelli che hanno chiamati Claudianisti, quando, fra le altre accuse che motivarono la condanna sia provvisoria che definitiva, denunciarono Primiano di averli ricevuti nella loro comunione. Nello stesso tempo devi riconoscere che non sono l'unico a preferire questa regola della declinazione, di cui mi rimproveri, ma che forse sono l'unico che in questa materia, la quale non ha alcun rapporto con la questione, ha ceduto così facilmente.
Perché quello dei Donatisti è un errore sacrilego.
10. 12. Tu mi hai considerato degno di riprensione più severa perché ho detto: " L'errore sacrilego degli eretici Donatisti ", chiamando eresia ciò che tu preferisci sia considerato scisma, e perché nonostante questo noi li accogliamo nella nostra comunione senza far loro espiare il sacrilegio 6. Ebbene, tu che ci rimproveri con tanta virulenza su tale questione, spiegaci come i vostri hanno fatto espiare il sacrilegio di Feliciano e Pretestato, con i quali in seguito sono entrati in comunione, unendoli a sé e reintegrandoli nella dignità episcopale antecedente, senza ribattezzare alcuno di quelli che essi avevano battezzato durante lo scisma sacrilego. Non erano, forse, macchiati dal sacrilegio dello scisma, come vanno delirando alcuni dei vostri, affermando che costoro non avevano peccato contro Dio, ma contro un uomo? Ora, in tanto il sacrilegio è un peccato più grave, in quanto non si può commettere se non contro Dio. Per questo nella tua disputa hai creduto di non dovermi riprendere perché accogliamo coloro che passano dai vostri ranghi ai nostri, ma solo perché ho detto che il vostro è un errore sacrilego. Leggi allora il concilio di Bagai. Queste infatti sono le prime parole del decreto: " Quando per la volontà di Dio onnipotente e del suo Cristo abbiamo celebrato il concilio nella chiesa di Bagai, noi, Gamalio, Primiano, Ponzio, Secondiano, Ianuariano, Saturnino, Felice, Pegasio, Rufino, Fortunio, Crispino, Fiorenzo, Ottato, Donato, Donaziano e gli altri in numero di trecentodieci, piacque allo Spirito Santo che è in noi di stabilire una pace perpetua e di troncare gli scismi sacrileghi ". Senti? Ti rendi conto? Fai attenzione? Essi parlano di " troncare gli scismi sacrileghi ". Quando veniva pronunciata questa sentenza, Massimiano era forse l'unico colpevole del crimine di sacrilegio in questo scisma per la sua malvagia perversità, diretta non contro un uomo, ma contro Dio? Leggi poco dopo ciò che dicono dei suoi compagni, fra i quali figurano i nomi di coloro di cui si sta trattando:" E costui non è il solo - dicono - condannato con giusta morte per il suo crimine; la catena del sacrilegio trascina anche una moltitudine nella complicità del crimine ".
L'avvenuta espiazione di Pretestato e Feliciano.
11. 13. Come va, uomo dotato di eloquenza così forbita? Hai qualcosa da dirmi? Leggi quel che segue; osserva Pretestato e Feliciano, legati fra i molti che la catena di quel sacrilegio trascina nella complicità del crimine. Scorgo vescovi sacrileghi. E tu che fai, se non riuscirai a dimostrare la loro avvenuta espiazione? Sì, sarai costretto ad arrenderti alla verità, secondo la quale diciamo che i vostri sono purificati quando vengono a noi, in forza dello stesso vincolo della pace fraterna, e che la carità copre i loro peccati, come è scritto: La carità copre una moltitudine di peccati 7. Che ne è di coloro che battezzarono individui separati dalla vostra comunione, avvinti con Massimiano alla catena del suo sodalizio sacrilego? Voi li avete ammessi insieme agli altri con lo stesso battesimo nella vostra pace e concordia. E tu che cosa risponderai, se non che voi avete approvato giustamente in loro gli stessi sacramenti, che anche noi approviamo in voi? Saresti più coerente se dessi una risposta di questo tipo, anziché opporti alle parole della tua lettera. In essa, tentando di dimostrare che non si è prodotta tra voi e noi un'eresia, ma piuttosto uno scisma, hai detto che sia noi che voi abbiamo una sola religione, gli stessi sacramenti, senza differenza alcuna nella pratica cristiana. Non avresti potuto lanciare accusa più grave contro la reiterazione del sacramento del battesimo, praticata da voi sui nostri dopo averli sedotti: in tutti, pensi e dici e scrivi che si trovano gli stessi sacramenti. Con quale scellerata sfrontatezza non si conserva in coloro, che l'intera cristianità battezza nella santa unità, ciò che è stato conservato in quelli che Pretestato e Feliciano hanno battezzato nel loro sacrilego scisma? Pertanto, voi stessi avete già liquidato la controversia che ci oppone a voi con la sentenza di accogliere nella concordia dell'altare, senza subire alcuna degradazione, senza reiterazione del battesimo, quelli che erano stati condannati da voi, i quali avevano scongiurato in maniera pressante le loro popolazioni di non unirsi a voi, e giudicarono che era necessario reiterare il battesimo conferito da voi, insieme a quelli che avevano battezzato coloro che erano al di fuori della vostra comunione nel sacrilegio dello scisma, e avete pensato che non erano stati purificati da quel crimine del sacrilegio, se non con il santo fuoco della carità. La realtà sarebbe veramente così, se manteneste la stessa carità nella vera unità.
Il testo della lettera di Petiliano.
12. 14. Comunque, controlliamo anche il testo della lettera di Petiliano, di cui hai voluto prendere le difese in polemica con me, per vedere come te la cavi in questa causa dei Massimiani, la sola che adesso mi sono proposto di trattare per rispondere alla tua lettera. Egli ha scritto testualmente queste parole: " Si deve considerare la coscienza di colui che dà santamente il battesimo per vedere se purifica quella di chi lo riceve ". E io a lui: " Che succede se la coscienza del ministro è occulta e, per caso, macchiata? Come potrà purificare la coscienza di colui che lo riceve? " 8. Questione inevitabile per te, poiché non è risolta affatto dalle parole di Petiliano, e tu l'hai affrontata per risolverla con le tue, ma hai parlato non contro di me, bensì contro di lui che hai voluto difendere. Lui infatti dice: "Si deve tener conto della coscienza di chi conferisce santamente il battesimo per vedere se purifica quella di chi lo riceve "; tu invece, avendo sostenuto che non si può penetrare l'intimo occulto della coscienza, hai affermato che dobbiamo attenerci, non a quello che è in se stessa, ma a quel tanto che risulta all'opinione pubblica. Ne consegue che ormai non è più vero che la coscienza di colui che battezza purifica quella di chi è battezzato, ma secondo te è piuttosto l'opinione pubblica su di lui che purifica, la quale certamente inganna colui che vuol capire l'interno, quando vanta la bontà del delinquente, la castità dell'adultero, la religiosità del sacrilego. Essa purifica quando mentisce. Infatti, se l'opinione pubblica dice la verità sul conto di un peccatore occulto, allora non purifica, ma piuttosto macchia chi riceve da costui il battesimo. Vedi dunque la qualità di tale opinione pubblica, che hai voluto eleggere come avvocata di una causa tanto malvagia, dal momento che purifica quando è falsa e macchia quando è veritiera. Ne consegue, in base alla tua strabiliante disquisizione, che l'acqua non è menzognera quando è menzognera l'opinione pubblica!
La coscienza malvagia di Feliciano e l'opinione pubblica sul suo conto.
13. 15. Ma, a che serve dilungarci in questa discussione, quando oggi Feliciano siede tra i vostri vescovi, lui che si è separato da loro per legarsi a Massimiano con la catena del sacrilegio, e nessuno ha ribattezzato quelli che lui aveva battezzato? Io domando a Petiliano che razza di coscienza avesse allora Feliciano, e leggo il decreto del concilio di Bagai, in cui è scritto: " Costui non è il solo che si vede condannato da una giusta morte per il suo crimine; la catena del sacrilegio trascina anche molti altri nella complicità del crimine. Di essi è scritto: Veleno d'aspidi è sotto le loro labbra, la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza 9 ". Di questa moltitudine fa parte anche Feliciano, del quale, malgrado le sue labbra e la sua bocca siano velenose, non avete respinto né rigettato né distrutto l'acqua del suo battesimo, e poiché essa è stata consacrata dalle parole evangeliche nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, qualunque sia stata la lingua e la coscienza di Feliciano, l'avete riconosciuta e accolta non come un'acqua menzognera ma come un'acqua verace. A te, dunque, chiedo che cosa si diceva allora da parte della pubblica opinione sul conto di questo Feliciano, la cui coscienza era stata così malvagia quando battezzava nelle catene del sacrilegio, e cito ancora una volta il testo del concilio: " Dunque, i colpevoli del famigerato crimine: Vittoriano di Carcabia " e, fra gli altri nomi che è tedioso ripetere, " Pretestato di Assuras e Feliciano di Musti, la cui funesta opera di perdizione ha formato un ammasso lutulento in un vaso sordido ", e poco dopo: " sappiate che sono stati condannati dalla bocca veridica del concilio plenario! ".
Né la coscienza né la buona reputazione del ministro purifica la coscienza del battezzato, ma la grazia di Dio.
14. 16. Che cosa rispondi a questo? Se non battezza chi è separato dalla vostra comunione, leggo che hanno battezzato quelli che erano avvinti a Massimiano nella complicità del crimine. Se non battezza chi pecca contro Dio, leggo che hanno battezzato coloro che sono legati dalla catena del sacrilegio. Se si deve tener conto della coscienza di chi dona santamente il battesimo affinché purifichi quella di chi lo riceve, leggo che individui velenosi hanno battezzato con i morsi d'aspidi. Se si tiene conto della buona reputazione di cui gode il ministro perché la sua coscienza possa purificare, leggo che hanno dato il battesimo i colpevoli del famigerato crimine. Feliciano vive tuttora, e con lui sono ancora tutti quelli che ha battezzato nel sacrilegio dello scisma, accolti nella vostra comunione senza che alcuno li abbia ribattezzati. Contro Petiliano: ecco un sacrilego che battezza con l'anima infetta; contro di te: ecco che battezza un reo del famigerato crimine. Ma qual è, in fin dei conti, il motivo per cui lo difendete, se non quello di arrivare a dire un bel giorno, convinti dalle vostre stesse azioni, ciò che diciamo anche noi? Cioè, che né la coscienza né la buona reputazione del ministro del battesimo purifica la coscienza del battezzato, ma la fede stessa di colui che lo riceve, che però è per grazia di Dio, non dell'uomo. Che se non ci fosse in chi lo riceve la petizione di una buona coscienza e la fede stessa vacillasse in tutto o in parte, allora si dovrebbero correggere i costumi degli uomini, non distruggere i sacramenti, che - lo ammetti - non sono differenti o somiglianti, ma assolutamente identici. Proprio come avete creduto opportuno fare voi: si doveva imporre la correzione della vita e della volontà a coloro che erano stati battezzati da Feliciano e Pretestato durante lo scisma sacrilego, per non lasciarli oltre in quel sacrilegio dello scisma, ma non si doveva violare il loro battesimo, anche quello conferito dai ministri più indegni ai soggetti più indegni.
Possono dare il battesimo anche i condannati a causa dei crimini di turificazione, di tradizione e di persecuzione.
15. 17. Pertanto hai tentato inutilmente con la tua bocca maledica di accusare la nostra coscienza, come se fosse incriminata pubblicamente e condannata a causa dei crimini di turificazione, di tradizione e di persecuzione, come se partendo da questo fatto tu fossi in grado di dimostrare che noi non possiamo dare il battesimo. Primo, voi lanciate falsità contro di noi; secondo, comunque stiano le cose, ha potuto conferire il battesimo la coscienza dei Massimiani, certamente condannata per il crimine del sacrilegio, battesimo che avete avuto paura di rescindere e, anche con il vostro comportamento, avete insegnato che lo possono dare gli stessi persecutori. Voi che avete perseguitato con tanto accanimento i Massimiani, non solo battezzate, ma pretendete che soltanto voi abbiate il diritto di battezzare.
Interpretazione di testi scritturistici.
16. 18. Dici che è scritto nella legge: Non voglio che l'olio dell'empio profumi il mio capo 10. Questo non è né il testo esatto né si deve interpretare come pensi tu. Non è forse olio del peccatore l'olio dei sacrileghi Pretestato e Feliciano? Dici anche che è scritto: Chi è battezzato da un morto, a che gli giova la sua purificazione? 11. Anche qui non fai molta attenzione al significato e non lo collochi nel contesto per coglierne il senso genuino. Comunque sia, ascolta bene il rimbombo di quella forbitissima sentenza di Bagai: " Certamente si deve aspirare ad una solida fraternità di pace e di concordia, come è scritto: La giustizia e la pace si sono abbracciate 12. Ma l'onda veridica ha scaraventato contro le aspre scogliere le naufraghe membra di non pochi; come accadde per gli Egiziani, le spiagge rigurgitano di cadaveri annegati. Essi subiscono una pena maggiore nella stessa morte, perché dopo che le vindici acque hanno strappato la loro anima, essi non trovano neppure sepoltura". Costoro, dunque, che non solo erano morti ma anche, cosa ancor più grave, erano insepolti, come hanno potuto battezzare? Come poté giovare il lavacro di purificazione a coloro che sono stati battezzati da questi morti, che voi avete accolto nello stesso lavacro senza lavarli di nuovo, se si deve intendere come pensi tu? Sì, tu sei convinto che nella mia lettera, alla quale ti illudi di rispondere, io abbia semplicemente eccettuato l'idolatra, in quanto colpevole del peccato più grave 13; ed insisti con veemenza per provare che nessun peccatore è escluso da ciò che tu presenti come un testo scritturistico: Non voglio che l'olio dell'empio unga il mio capo 14. Guarda Feliciano e Pretestato: non erano forse peccatori quando la catena del sacrilegio li serrava a Massimiano, secondo le parole di un concilio così imponente? Abbi il coraggio di asserire, di contestare o, almeno, di dire che certamente erano peccatori, ma occulti, quelli dei quali leggo che erano rei del famigerato crimine. Per quanto lieve sia stato il loro peccato, per quanto siano rimasti occulti, con il testo che adduci sull'olio del peccatore, in base alla tua interpretazione, tenti di forzare la seguente conclusione: nessun peccatore è eccettuato. Se è così, dove sarete voi? Dove fuggirete? In quali antri potrete mai nascondervi con i vostri sacrilegi, con i vostri rei del famigerato crimine, con i vostri cadaveri insepolti?
Il battesimo è di Cristo, non degli uomini, perché esso non varia secondo la varietà dei meriti umani.
16. 19. Tu dici che noi, quando ci si obietta con quale licenza rivendichiamo il diritto di battezzare, non parliamo del merito delle azioni né dell'innocenza della vita, bensì affermiamo che chiunque ha questo diritto; e che noi, come se fossimo rei di crimini precedentemente giudicati, ci vediamo costretti a confessare apertamente che abbiamo peccato volendo dimostrare che tutti i peccatori hanno la facoltà di battezzare. Come se in base ai nostri meriti dovessimo parlare contro Dio, per cui, tanto più siamo giusti, tanto più giusto rendiamo il battesimo! Mentre, invece, nessun uomo deve presumere della propria giustizia; e da qui ricaviamo la prova più convincente che il battesimo è di Cristo, non degli uomini, perché esso non varia secondo la varietà dei meriti umani. A questo punto sarei tentato di sviluppare la disputa, se non preferissi usare il ragionamento compendioso che voi stessi avete fornito. Infatti, ricevuto e non distrutto il battesimo, che conferirono i Massimiani: queste aspidi, vipere, parricidi, cadaveri egiziani - e tutto l'inventario di invettive che, per facilitarci al massimo la causa, è stato declamato contro di loro con linguaggio magniloquente dal concilio di Bagai - , voi li avete giudicati a sufficienza, convincendoli che il battesimo non dipende né dai meriti di coloro che lo amministrano, né dai meriti di coloro che lo ricevono, ma esclusivamente dalla santità e dalla verità, proprie di colui che lo ha istituito per la rovina di quelli che lo usano male e per la salvezza di quelli che se ne servono bene.
I Donatisti hanno di fatto annullato il loro antecedente punto di vista su Cipriano.
17. 20. Certo, sono sorpreso come abbiano potuto convincere anche te di far menzione di Cipriano nella tua disputa, le cui lettere, comprese quelle che gli attribuite sull'invalidazione del battesimo dato dagli eretici o scismatici, sovvertono totalmente la vostra posizione. Ma questo argomento lo dobbiamo trattare contro i Massimiani e gli altri che non ammettono il battesimo, sia dato da noi che da voi. Quanto a voi, avete già chiuso la questione con stupefacente facilità, dal momento che avete ammesso di fatto il battesimo conferito durante lo scisma sacrilego di Massimiano quando avete ammesso Pretestato e Feliciano con i loro fedeli; avete già combattuto senza esitazione alcuna l'opinione degli scritti che attribuite a Cipriano e di tutti coloro che l'hanno condivisa. Passando poi agli Orientali, tu dici che si sono separati dalla vostra comunione perché, condividendo in seguito la nostra posizione, hanno preferito abbandonare il loro punto di vista intorno al battesimo. Ora, seppure qualche sparuto gruppo di Orientali ha agito così - ed è interessante sapere se lo si può dimostrare - è indubbio che essi hanno modificato il loro punto di vista. Anche voi, accettando il battesimo che è stato conferito durante lo scisma di Massimiano, avete di fatto annullato il vostro antecedente punto di vista. Nonostante questo, volete essere in comunione tra voi, ma non con gli Orientali.
La santità nel battesimo è opera della grazia di Dio e della buona coscienza di chi lo riceve.
18. 21. Ma, ecco che ti sembra di aver trovato campo libero per fare sfoggio della tua eloquenza 15 su quella frase della mia lettera: "Chiunque riceve il battesimo, sia pure da un fedele o da un infedele, riponga tutta la sua speranza in Cristo " 16. A queste parole, esclami e dici: " O potestà suprema del sacerdote! O encomiabili norme di giustizia di un padre buono! Nessuna distinzione - dice lui - devi fare tra il fedele e l'infedele; vedi con lo stesso occhio l'uomo pio e quello empio. Non serve a nulla vivere una vita onesta, poiché tutto ciò che è lecito all'onesto, lo può compiere anche il disonesto. Si può dire qualcosa di più iniquo di questa norma: chi è inquinato purifichi l'altro, chi è immondo lo lavi, chi è infedele dia la fede, chi è criminale faccia tornare innocente? ". Queste sono le tue esatte parole, che usi per censurare il mio pensiero; ma io non ho mai pensato né scritto qualcosa di simile. Effettivamente, tra il fedele e l'infedele c'è una distanza enorme, non tanto in rapporto al sacramento, seppure entrambi lo possiedono, quanto al merito, poiché uno lo ha per la sua salvezza, l'altro per la sua pena. E ciò che è permesso compiere al giusto, non lo può realizzare l'ingiusto, perché anche se l'ingiusto può battezzare, non può tuttavia costui entrare nel regno dei cieli, né purifica o lava o monda o rende innocente nessuno amministrandogli il battesimo: questo lo opera la grazia di Dio e la buona coscienza di chi lo riceve. Tu, piuttosto, osserva bene se non vi sia proprio alcuna differenza tra Primiano e Feliciano. Quando Primiano sedeva fra quei trecentodieci che dicevano del secondo: " Veleno d'aspide è sotto le sue labbra e ha piedi agili per versare il sangue; tribolazione e infelicità sono nelle sue vie; non ha conosciuto la via della pace, né il timore di Dio è davanti ai suoi occhi ", vedi se non era allora un essere inquinato, se non era immondo e vile chi raccoglieva questa melma in un vaso di sozzura, se non era un infedele chi celava tra le sue labbra il veleno delle aspidi, se non era un criminale il colpevole del crimine famigerato. E tuttavia, proprio costui ora siede come vostro vescovo accanto a Primiano e adesso guida insieme a voi quelli che allora ha battezzato, senza che in seguito siano mai stati purificati.
È Cristo che dà sempre la fede, è Cristo l'origine, la radice, il capo del cristiano.
19. 22. E voi combattete ancora contro la verità, né volete concedere che " Cristo sia colui che dà sempre la fede, Cristo sia l'origine del cristiano, in Cristo il cristiano affondi la radice, Cristo sia il capo del cristiano " 17. A queste mie parole che ho scritto nella lettera contro Petiliano, aggiungi le tue parole e dici: " Questo lo suggeriamo anche noi, questo vogliamo; ma domandiamo per mezzo di chi questo è fatto meglio ", senza renderti conto che questo non è il suggerimento di Petiliano, al quale ho già risposto a suo tempo, e la cui lettera tenti di difendere e sostenere contro la mia risposta. Infatti lui ha detto senza mezzi termini: " È la coscienza di colui che dona santamente il battesimo che si deve considerare, per vedere se purifica la coscienza di colui che lo riceve. Poiché chi la riceve da un infedele, non riceve la fede ma il reato ". Dimmi, lui quale ruolo ha lasciato a Cristo per purificare la coscienza del battezzato, e da chi riceve la fede il battezzato, quando afferma che la coscienza di colui che dà il battesimo è ciò che conta per purificare quella di chi lo riceve, e che non riceve la fede ma la colpa chi riceve la fede da un infedele. Tu dài la netta impressione di cedere sotto il peso schiacciante della verità e dici che questo insegni e questo vuoi: Cristo dà la fede e, affinché possa iniziare una vita nuova, Cristo purifica il cristiano; ma tu vuoi sapere per mezzo di chi è fatto meglio ciò che non si può compiere senza ministro. Ora, Petiliano non ha detto: " Si deve tener conto della coscienza del ministro, per mezzo della quale Cristo purifica quella di chi lo riceve o per la quale Cristo dà la fede "; invece ha voluto che la coscienza stessa di colui che battezza purifichi quella del battezzato. Neppure ha detto: " Chiunque riceve la fede da un ministro infedele, non riceve la fede ma il reato ", perché sembrasse che sia Cristo a darla, anche se per mezzo di un intermediario, ma ha detto senza riserve: " Chi la riceve da un infedele "; e, quasi per provare questa asserzione, ha aggiunto: " Ogni essere infatti ha una sua origine e radice per sussistere, e se non ha un qualche capo, è nulla ", che cioè lo stesso ministro, la cui coscienza ha detto di considerare, non perché Cristo purifica per mezzo di essa, ma perché è essa che lava la coscienza di chi riceve il battesimo, sì, è precisamente il ministro che è la radice e il capo del battezzato.
La dottrina di Cresconio.
20. 23. A questo punto, non rispondo più a Petiliano, di cui non hai difeso il pensiero, ma a te, che hai sostenuto come tua tesi non so quale idea diversa dalla sua. Tu infatti, stando a ciò che scrivi, questo vuoi e questo suggerisci: non è la coscienza, contrariamente a quanto da lui affermato, di colui che amministra santamente il battesimo che lava chi lo riceve o che dà la fede a chi lo riceve, né che essa è l'origine, la radice e il capo del credente, ma che per essa Cristo purifica, per essa Cristo dà la fede, per essa Cristo è l'origine del cristiano, per essa il cristiano infigge la radice in Cristo, per essa Cristo è il capo del cristiano. Per questo infatti domandi chi sia lo strumento migliore di quella che concedi essere opera di Cristo. Al riguardo anche tu, a mio avviso, non neghi che questo possa essere compiuto anche attraverso un ministro cattivo, ma dici che si può compiere meglio attraverso un ministro buono. Che altro potrebbe significare la tua frase: " Questo lo proponiamo anche noi, questo è ciò che vogliamo, ma chiediamo attraverso chi è fatto meglio "? Stando a ciò, Cristo purifica anche attraverso la coscienza macchiata di colui che non lo dà santamente, però lo fa meglio attraverso la coscienza di chi lo dà santamente. Cristo dà la fede anche attraverso un ministro cattivo, ma lo fa meglio attraverso un ministro buono. Cristo si fa origine del cristiano anche attraverso un dispensatore infedele, però meglio attraverso uno fedele; il cristiano si radica in Cristo anche per mezzo del lavoro di un colono riprovato, ma meglio attraverso un operaio onesto; Cristo può essere la testa del cristiano anche attraverso Feliciano, però pensi che lo è meglio attraverso Primiano.
Meglio un ministro buono che cattivo ad amministrare il battesimo.
20. 24. Pertanto fra noi, su tale questione, c'è forse un dissenso trascurabile o non vi è per nulla. Infatti anch'io sostengo che l'amministrazione dei sacramenti divini sia fatta preferibilmente da un ministro buono, anziché da uno cattivo. Ma ciò, in verità, è meglio per il ministro stesso perché deve condurre una vita e una condotta in consonanza con i misteri che amministra, non per colui che, pur essendo incappato in un ministro cattivo che dispensa la verità, è garantito dal suo Signore, il quale dice ammonendo: Quanto vi dicono, fatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno 18. A questo proposito, aggiungo anche che è più vantaggioso per chi riceve il battesimo avere la possibilità di imitare più facilmente, amandole, l'onestà e la santità del ministro, ma non per questo sono più vere e più sante le realtà che vengono amministrate, per il fatto che sono amministrate attraverso un ministro migliore. Questi beni sono per se stessi veri e santi a causa di Dio, vero e santo, al quale appartengono, e per questo può accadere che chi entra a far parte della società del popolo di Dio si imbatta in un ministro che gli faciliti il battesimo o scelga un altro come salutare esempio. Lui in effetti ha la certezza che il sacramento di Cristo è santo, anche se è stato amministrato attraverso un uomo poco o punto santo; però per lui la santità del sacramento sarà un castigo se lo riceve indegnamente, se lo usa male, se non conduce un'esistenza che non è in accordo o in conformità con esso.
Questioni da precisare.
21. 25. Allora ti domando: Se, per caso, chi è stato battezzato da Primiano nella vostra comunione, conduce una vita scandalosa, mentre chi è stato battezzato da Feliciano nello scisma di Massimiano vive santamente, a quale dei due pensi che sia aperto il regno di Dio: a quello buono, secondo te, che battezzò uno cattivo, oppure a quello sacrilego, secondo il concilio di Bagai, che battezzò un uomo pio? Certamente mi risponderai, e con verità: " Uno non può essere religioso e persistere nello scisma ". D'accordo. Eppure si può trovare nella vostra comunione un sacrilego battezzato da Primiano, sia pure occulto, che voi ritenete un uomo religioso. Ebbene, se colui che Feliciano ha battezzato nella catena del sacrilegio ripudia il sacrilegio dello scisma e si corregge ritornando alla comunione ecclesiastica, oserai forse dire che il battesimo in lui diventerà migliore, anche se non hai il coraggio di negare che quell'uomo è potuto diventare migliore? Questo lo avete giudicato con il vostro stesso comportamento, in quanto tutti coloro che Feliciano e Pretestato hanno battezzato nel sacrilegio dello scisma, da voi condannato e detestato, li avete ammessi con quelli che ritornavano a voi, senza annullare o far reiterare in alcun modo il loro battesimo. Quanto poi alla tua affermazione: " Ma noi cerchiamo chi lo fa meglio ", hai usato il grado comparativo al posto del positivo, dicendo così: " Noi cerchiamo chi lo fa meglio ", come se dicessi: " Noi cerchiamo chi lo fa bene ", in tal modo hai voluto far intendere che un cattivo ministro lo fa male. In questo caso, con te non faccio questione di parole; ti ricordo semplicemente che avresti dovuto dire: " Noi cerchiamo chi lo fa ", e non: " Noi cerchiamo chi lo fa bene ", come se potesse accadere che Cristo non dia bene la fede, che Cristo non sia bene l'origine e il capo del cristiano, che la radice non attecchisca bene nel Cristo. O questo non avviene o, se avviene, senza dubbio è fatto bene.
Il bene del battesimo è bene per il buono, male per il malvagio.
21. 26. E tuttavia trattiamo tali questioni per scongiurare che si abbandoni l'unità stessa del grano buono a causa dei cattivi dispensatori, non tuttavia a motivo dei sacramenti, che non sono di loro ma del Signore, con i quali è necessario essere mescolati fino al tempo della vagliatura finale dell'aia del Signore. Ora, provocare uno scisma nell'unità di Cristo o essere nello scisma è certamente male, e grave male, né può assolutamente accadere che Cristo dia allo scismatico non la fede, ma l'errore sacrilego, o che lo scismatico affondi la sua radice in Cristo, o che Cristo sia l'origine e il capo per lo scismatico. E tuttavia, se darà il battesimo di Cristo, sarà effettivamente dato; se lo riceverà, sarà ricevuto, ma non per la vita eterna, bensì per la pena eterna di colui che persevererà in questo sacrilegio, non per trasformare in male il bene che possiede, ma per possedere il bene come suo male, finché ne è un cattivo possessore.
La prova di non ribattezzare è data dal battesimo di Primiano e Feliciano.
22. 27. Forse mi chiedi di provare questa asserzione. Che altro devo dirti, se non che ho deciso di farlo attraverso quest'opera? Leggi il decreto di Bagai, guarda a Feliciano e Pretestato. Essi hanno battezzato nello scisma, nello scisma il loro battesimo è stato ricevuto; battezzatori e battezzati sono stati ammessi e accolti da voi; i primi non sono stati degradati, i secondi non sono stati ribattezzati. Certamente non domanderai più se questo si attua meglio attraverso un ministro giusto o un'ingiusto, poiché il battesimo dato da Primiano, che voi considerate giusto, non per questo è migliore di quello dato dall'ingiusto Feliciano. Eccoti ormai costretto a capire in qual senso l'Apostolo ha detto: Né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere 19, e ricorderai che tu hai detto a vanvera: " Come per piantare e irrigare si richiede soltanto un agricoltore diligente e fedele, così anche nel sacramento del battesimo non si approva se non un operaio integerrimo ". Ecco che Feliciano non fu né diligente, né fedele, né integerrimo, ma piuttosto negligente della sua salvezza e infedele e ingiustissimo, quando era in combutta con Massimiano o quando, come i vostri trecentodieci vescovi hanno conclamato attraverso la bocca forbitissima di uno solo, avvinto alla catena del sacrilegio, amministrò il battesimo che non avete osato rescindere.
22. 28. Senza dubbio ti rendi conto che non c'è alcun riferimento fra la questione di cui si tratta e il testo, che hai citato dal profeta: " Vi darò pastori secondo il mio cuore, i quali vi faranno pascolare nella disciplina 20 ". Infatti Feliciano, questo sacrilego, non era né secondo il cuore di Dio né pasceva nella disciplina le pecore di Dio essendo invischiato nello scisma sacrilego; e tuttavia battezzava coloro nei quali avete riconosciuto, quando li avete accolti, che quanto lui dava non era suo, ma di Dio. Certamente hai intuito la ragione per cui ho rammentato il testo della santa Scrittura: È meglio confidare nel Signore che confidare nell'uomo 21, e tu hai dato una risposta inconsistente, per quanto attiene alla causa presente, poiché hai dichiarato che, tanto più investighi che sia giusto e fedele colui che celebra questo sacramento quanto più poni la speranza e la fiducia in Dio e non nell'uomo. La fede e la giustizia, che tu vuoi vedere sempre nei suoi ministri, appartengono a Dio. Ecco che Feliciano, quando era reo del famigerato crimine, non possedeva né giustizia né fede, eppure aveva il battesimo, e quando avete accolto coloro ai quali lo aveva amministrato, dite che conseguirono la giustizia, non che mancasse loro il battesimo.
Questioni inutili: battesimo dopo Giovanni, dopo Mosè. Perché anche non dopo Feliciano?
23. 29. Proseguendo, mi poni una nuova questione: " Se non si può annullare il battesimo, chiunque sia il ministro o il modo in cui è stato conferito, perché gli apostoli battezzarono dopo Giovanni?". E tu risolvi allora questa: Se, come dici, gli apostoli hanno battezzato dopo Giovanni, perché dopo Feliciano i vostri non hanno ribattezzato coloro che egli aveva battezzato nello scisma sacrilego? E da ciò impara almeno che quanto si legge o si dibatte intorno al battesimo di Giovanni è del tutto estraneo alla presente questione. Non so neppure da dove hai potuto tirar fuori l'affermazione che i Giudei, ai quali Pietro disse: Ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome del Signore Gesù Cristo 22, fossero già stati battezzati da Mosè, essi che nacquero tante generazioni dopo che il servo di Dio fece attraversare ai loro antenati il mar Rosso! Puoi anche dire che avevano il battesimo di Mosè perché discendevano da quelli che, dice l'Apostolo, battezzò in Mosè 23; secondo questa impostazione, azzàrdati allora a dire che tutti coloro che nascono dai fedeli cristiani hanno già il battesimo cristiano. Tu vedi, a mio avviso, quanto sia fuori luogo tale affermazione. Ma, comunque sia la questione, anche se gli Apostoli avevano battezzato dopo il servo di Dio Mosè, vorrei sollecitarti perché mi spiegassi come mai i vostri non hanno battezzato dopo Feliciano, il sacrilego massimianense.
Non sono giuste le conclusioni di Petiliano.
23. 30. C'è una frase che ho scritto: " Se erravano quelli che volevano appartenere a Paolo, che speranza possono avere in fondo coloro che vogliono essere di Donato? " 24. Penso che non l'hai confutata nella prima parte della tua lettera, cosa che tu stesso avverti, grazie alle nostre precedenti ed esaurienti spiegazioni. Pertanto non sono giuste, come a te sembra, le conclusioni che trai da ciò che disse Petiliano o qualche altro, e di cui esulti come di una certezza. Stando allo stesso ordine, con cui le hai brevemente passate in rassegna quasi a trarne un promemoria, io tiro la conclusione che non è giusto ciò che è stato detto in questa causa dei Massimiani. Perché in Feliciano non c'era né la coscienza di chi dà santamente, quando aderendo a Massimiano era avvinto dalla catena del sacrilegio, e quelli che battezzava erano battezzati da un reo del famigerato crimine, e per questo da un infedele notorio; né costoro potevano considerare un uomo sacrilego come loro origine, radice e capo in ordine alla salvezza; né era un albero buono, condannato nella società dello scisma sacrilego e tuttora facente parte del medesimo sacrilegio; né era un uomo buono capace di tirar fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore 25, quando di lui e degli altri suoi compagni si diceva: La loro bocca è piena di maledizione e di amarezza 26. E tuttavia, quando i vostri ristabilirono la concordia con lui, atterriti dalla forza della verità, dovettero alla fine riconoscere che il battesimo dato da lui non era di lui, ma di Cristo.
Ottato, il seguace di Gildone, Pretestato e Feliciano.
24. 31. Su, vediamo adesso in particolare come te la cavi nella tua lettera sulla questione dei Massimiani. Infatti tutti quelli che leggono questa lettera attendono senza alcun dubbio di sapere sia quel che hai detto al riguardo e dove lo hai detto, sia ciò che io ho risposto. Pertanto non voglio discutere la tua replica alle mie obiezioni su Ottato, il seguace di Gildone: non voglio discutere, non voglio indugiare troppo sul processo ad un uomo, sulla cui condanna da parte dei vostri io non tratto per niente. Rinunzio a fare questa obiezione, e forse la perdo di fronte ai posteri, quando il tempo avrà steso l'oblio sulla memoria. Ma intanto, finché vivono persone che hanno conosciuto la sua vita e la sua condotta, potrebbero deplorarmi per aver detto, più che il falso, troppo poco su di lui. Essi non leggono i miei scritti come li leggi tu, perché mi domandi a proposito di colui che amo paragonare ad un'onda selvaggia: che cos'è che lo ha inghiottito? In essa tu vedi Pretestato e Feliciano. Ecco dunque che cosa ho detto in proposito: " Essi attaccano con tale virulenza i loro scismatici da chiamarli morti e insepolti. Ma certo essi avrebbero dovuto augurargli la sepoltura, per paura che dal mucchio dei cadaveri insepolti, che giacevano sul litorale, sbucasse Ottato, il gildoniano, incedente alla testa di una colonna di soldati, che si avventava come onda selvaggia trascinando con sé nel gorgo delle acque Feliciano e Pretestato per poi inghiottirli " 27. Perché tu, quando hai letto lì le mie parole, non le hai citate integralmente tentando di darvi una risposta? Perché hai l'aria di rimproverarmi per non aver indicato ciò che quest'onda selvaggia ha inghiottito, quando vedi ciò che è scritto: " Per poi inghiottire Feliciano e Pretestato "?
Possibile che solo Ottato sia un santo battezzatore e invece sia invalido il battesimo dato nelle Chiese fondate dagli Apostoli?
25. 32. Qual è la risposta che i vostri di solito ci danno, considerandola una loro difesa efficace, allorché si obietta loro il motivo di una tale accoglienza, riservata a Feliciano e Pretestato, che erano stati condannati. Semplicemente: " È Ottato che l'ha voluto. È Ottato che l'ha fatto ". Questo lo attestano gli stessi abitanti delle città di Musti e di Assuras, che sostengono di aver forzato i loro vescovi a ritornare in comunione con Primiano, perché temevano le milizie di Gildone e le minacce di Ottato. Tu invece, rendendoti conto che non si poteva negare sfacciatamente questo comportamento di Ottato, hai negato che io abbia scritto questo, pensando forse che si potessero più facilmente ignorare i miei scritti che non questa realtà. Concediamo pure che i vostri vescovi, in forza di non so qual privilegio donaziano o numidico, abbiano potuto ignorare di un proprio collega ciò che l'Africa intera gridava ad una voce, quando essi non ammettono che gli estremi confini dell'Oriente e dell'Occidente possano ignorare le accuse lanciate da Africani contro Africani, mai provate e tante volte dichiarate infondate! Presso di voi è considerato valido il battesimo conferito da Ottato, che tu non hai voluto condannare, senza tuttavia aver avuto il coraggio di assolverlo, mentre invalidate il battesimo dato nelle Chiese, che gli Apostoli hanno fondate con il loro sudore: quelle dei Corinzi, dei Galati, degli Efesini, dei Colossesi, dei Filippesi, dei Tessalonicesi, e tutte le altre Chiese, di cui è scritto nelle sante Lettere che anche voi leggete: esse non hanno mai inteso parlare, non dico di quella falsa accusa contro Ceciliano, ma neppure del suo semplice nome. Concediamo pure a Ottato la coscienza di un santo battezzatore malgrado la sua condotta, che tu, come indicano i tuoi scritti, hai avuto vergogna di condannare pensando a noi, tuttavia hai temuto di assolverlo guardando a Dio, e anche all'opinione pubblica, che hai creduto di poter considerare come metro di giudizio di una coscienza occulta; e poi andate ad accusare la coscienza di tali e tante nazioni cristiane perché hanno ignorato le liti remotissime degli Africani. Essi hanno forse potuto ignorare anche i crimini di costoro, cioè di Feliciano e Pretestato, che i trecentodieci vescovi hanno condannato in un concilio plenario?
I buoni non comunicano con i peccati altrui, se non consentono nel compierli.
26. 33. Tu rimproveri anche l'unità cattolica per alcune imprecisate azioni compiute dai nostri, che o sono false o non sono peccati, e se anche sono vere e sono peccati, non possono macchiare la società dei buoni! I buoni infatti non comunicano con i peccati altrui, se non consentono nel compierli, benché condividano con quelli che li commettono, non i loro peccati ma i sacramenti di Dio, finché la vagliatura finale non li separi come la paglia dall'aia del Signore 28. Come i pesci buoni restano nella stessa rete insieme ai cattivi fino alla separazione, che sarà fatta sulla riva 29, cioè alla fine del mondo, figura della riva ove finisce il mare, così i buoni non sono separati dai cattivi per la separazione dei corpi, ma per la diversità della vita e della condotta. Anche gli undici Apostoli non partecipavano ai furti di Giuda, eppure con lui erano visibilmente uniti allo stesso Signore, ascoltavano lo stesso maestro, ricevevano lo stesso Vangelo da credere, prendevano gli stessi sacramenti: mescolati con lui per la contiguità dei corpi, separati da lui per la dissomiglianza delle anime. Anche l'apostolo Paolo non aveva nulla in comune con l'arroganza e la gelosia, cioè con i vizi diabolici di coloro che non annunziavano castamente Cristo 30, e tuttavia predicava con loro il medesimo Cristo, comunicava ai sacramenti dello stesso Cristo e diceva di costoro: Purché o per ipocrisia o per sincerità Cristo venga annunziato 31; difatti il martire Cipriano, così innamorato dell'unità, ha ben compreso e scritto che costoro non furono separati da qualche scisma o eresia, ma restarono mescolati ai fratelli nella vicinanza fisica 32. Il medesimo Cipriano non solidarizzava affatto con la cupidigia, le rapine, l'usura dei suoi colleghi, di cui diceva che " malgrado la fame dei loro fratelli nella Chiesa, essi volevano avere argento in quantità, si impadronivano delle proprietà con frodi e rapine, moltiplicavano l'usura, prestavano a interessi altissimi " 33: male che egli paragonò all'idolatria 34. Tuttavia, non evitava la loro presenza fisica nell'assemblea, assisteva con loro alle stesse celebrazioni sugli altari, prendeva lo stesso sacratissimo cibo e la stessa bevanda. In effetti costoro mangiavano e bevevano la propria condanna 35, non per gli altri ma per se stessi, mentre Cipriano insieme con loro partecipava, non ai loro peccati ma ai misteri di Cristo: perfettamente unito nelle assemblee, perfettamente separato nella condotta. Questo è in fondo lo scopo sia delle parabole contenute nella Scrittura che degli esempi esposti sopra: insegnarci ad essere frumento e a non abbandonare l'aia del Signore a causa della mescolanza con la paglia 36, ad essere buoni pesci e a non lacerare le reti 37 per uscirne fuori a causa della commistione con i pesci cattivi, ad essere vasi di misericordia fatti e purificati per dare onore 38, non fuggendo via dalla grande casa per la presenza dei vasi di perdizione e di disonore. Non c'è altra ragione infatti che legittimi la convivenza temporanea e la mescolanza di buoni e cattivi, nella quale i cattivi sono lodevolmente tollerati, se non quella di non abbandonare colpevolmente i buoni. Anche voi fate questo, costretti dalla medesima necessità a convivere con peccatori così numerosi e notori; per questo, se vuoi, puoi facilmente constatare che vi separate da tante e nobili nazioni cristiane unicamente per sacrilega animosità.
Il grande misfatto del partito di Donato: aver spezzato l'unità con tanti popoli a causa dei crimini altrui.
27. 34. Pertanto se non solo Ottato, l'eroe arcinoto della banda di Gildone, ma anche il più oscuro dei vostri partigiani ha fatto qualcosa di male, e tu lo vieni a sapere, qualora non potessi separarlo dalla vostra comunione o perché non si darà credito alle tue accuse o perché non avrai l'ardire di accusarlo per timore di non poter comprovare il fatto, una delle due: o dovrai abbandonare il partito di Donato oppure sarai equiparato a quello di cui non ignori il peccato, malgrado tu differisca nella tua condotta. Questo criterio non è certo conforme alla verità, ma lo si afferma con pieno diritto in base alla vostra teoria. Chi non sa infatti che tu sei del tutto estraneo a questo crimine, se nessun tipo di consenso ti fa complice del suo peccato? Ma in tal modo sei costretto a riconoscere l'enorme empietà, implicita nell'imputare alla cristianità universale i crimini degli Africani, o falsi o certamente ignoti, mentre non vuoi essere accusato di ciò che conosci di un altro, perché non hai la possibilità di convincere di questo coloro, dalla cui società non vuoi separarti. Così, per non abbandonare quelli che reputi buoni, devi sopportare quelli che sai cattivi, e per questo la verità convince della loro malvagità tutti quelli che, dopo aver spezzato l'unità con tanti popoli, hanno abbandonato i buoni a causa dei crimini altrui, veri o falsi, comunque ignoti agli altri, che però non dovevano pregiudicare loro. Questo è il grande misfatto del partito di Donato, e poiché eravate nell'impossibilità assoluta di giustificarlo, ecco perché vi è stata presentata la causa dei Massimiani affinché, se volete, possiate vedere riflessa come in uno specchio la vostra depravazione e correggerla; se invece non vorrete..., ma non voglio dir nulla di più grave, poiché so che tu hai un cuore. Hai da opporre qualcosa a queste argomentazioni?
Cresconio ha imbastito con presunzione una contraddizione stridente.
28. 35. Fai bene a scrivere che, quando hai letto il materiale che ho raccolto nella mia lettera sulla condanna e la riammissione dei Massimiani, sei rimasto molto scosso. Lo credo: comprendo perfettamente la causa del tuo forte turbamento. Vediamo allora con quali considerazioni hai sedato la tua eccitazione. Tu dici di aver immediatamente aperto una inchiesta più approfondita presso i vostri vescovi e, in base alle loro informazioni, hai preso visione sia del decreto del concilio, sia della sentenza emessa contro coloro che furono condannati, rendendoti conto nel suo complesso della successione ordinata della vicenda. In un secondo tempo, credendo che anch'io fossi tuttora all'oscuro dei fatti, mi hai esortato a studiare da che parte stia la verità, e hai raccontato alla buona, non ciò che appartiene alla verità, ma ciò che i vostri suppongono come verità da proporre agli sprovveduti e agli indifferenti. Infatti tu sostieni che, quando l'errore di Massimiano tentava di attirare il maggior numero possibile di vescovi, i vostri riunirono un concilio contro tutti coloro che avevano persistito nello scisma, e hanno pubblicato una sentenza. Mi rammenti che anch'io l'ho letta! Questa sentenza poggiava sul consenso unanime, tuttavia piacque all'assemblea che il decreto del concilio concedesse una proroga, durante la quale, se qualcuno avesse voluto ravvedersi, sarebbe stato ritenuto innocente. E così si fece, tanto che non solo quei due che ora sto ricordando, ma anche molti altri fecero ritorno alla Chiesa purificati e innocenti. Tu pensi che il battesimo di costoro non si dovesse annullare perché, essendo rientrati alla scadenza fissata, non erano soggetti alle sanzioni della sentenza definitiva. Dunque, non erano neppure separati dalla Chiesa quando battezzavano, cioè, non erano ancora esclusi dalla proroga giunta ormai al suo termine ultimo. E qui io, proprio nella falsità del tuo racconto - ho citato infatti non solo le tue opinioni ma anche le tue precise parole - ammiro il tuo ingegno, ammiro la tua coscienza in lotta con l'ingegno. Mai e in nessun luogo si è avuta una dimostrazione più tangibile di quanto possa nell'uomo il pregiudizio, frutto dell'umana presunzione, sia per non fargli percepire la verità più lampante sia per indurlo ad affermare la più impudente falsità. E così non ti rendi conto che hai imbastito una contraddizione talmente stridente, che si stenta a credere come un uomo abbia potuto mettere insieme i due termini. Dici infatti che contro tutti coloro che avevano persistito nello scisma di Massimiano fu emessa una sentenza e piacque fissare un tempo di proroga, durante la quale chi avesse voluto correggersi sarebbe stato ritenuto innocente. Come fai, dunque, a sostenere contemporaneamente che essi non avevano battezzato al di fuori della Chiesa, prima di emendarsi da questo scisma? Quando stavano con Massimiano, non erano forse al di fuori della Chiesa? Ti rendi conto di quel che dici? Riesci a trovare una via d'uscita, dove rifugiarti, dove nasconderti?
29. 36. Avverti senz'altro che, mentre tenti di difendere gli errori evidenti di altri, sei riuscito soltanto ad aggiungervi i tuoi ancor più manifesti. Su, leggi le tue parole, che trascrivo testualmente: "Quando l'errore di Massimiano tentava di attirare il maggior numero possibile di vescovi, i nostri radunarono un concilio contro tutti coloro che si erano ostinati nel loro scisma e pubblicarono la sentenza, che tu stesso attesti di aver letto. Confermata questa sentenza con il consenso di tutti, piacque tuttavia con il decreto del concilio fissare una proroga, entro la quale chiunque avesse voluto correggersi sarebbe stato ritenuto innocente ". Parlando così, ti rinchiudi in un controsenso tale, da non accorgerti che tutti coloro che provocarono la sentenza avversa del concilio poiché si erano associati a Massimiano, persistevano ancora nello scisma prima di correggersi entro il termine fissato. Essi dunque battezzarono anche nello scisma. Ti chiedo: perché offuschi fatti così trasparenti con una cortina fumogena, che poi con le tue parole rendi nuovamente luminose? Andiamo! Io dico che Pretestato e Feliciano, consacranti di Massimiano, hanno battezzato nello scisma sacrilego che essi hanno provocato, e i loro battezzati sono stati ammessi con loro senza annullare il battesimo che i due avevano conferito durante lo scisma, che avevano amministrato come sacrileghi, che avevano recitato la sacra formula con la loro bocca piena di maledizione, con le loro labbra dal veleno d'aspide. Tali sono le cose che si dicono contro di loro in quella sentenza, che non neghi essere stata pubblicata contro di loro.
Solo di colui che prima era fuori, si dice che ritorna alla Chiesa.
30. 37. A questo tu rispondi che, non solo i due vescovi in questione, ma anche molti altri fecero ritorno alla Chiesa, purificati dal crimine e innocenti entro il termine fissato della proroga. Con questa puntualizzazione mi favorisci, con essa sostieni insieme a me la verità e dissipi quella foschia che tentavi di distendere. Quando dici infatti che essi sono ritornati alla Chiesa, tu apertamente confessi che costoro erano stati al di fuori della Chiesa. Dove, dunque, si trovavano prima di far ritorno alla Chiesa, là avevano battezzato; allora, il battesimo che conferirono fu al di fuori della Chiesa. Tu cerchi di liberarti da questo groviglio inestricabile, ma ti ci avviluppi ancor più. Affermi infatti che il loro battesimo non dovette essere annullato, perché essi, ritornando entro il termine prestabilito, non rientravano nel dispositivo perentorio della sentenza. Come puoi dire allora che, prima del giorno del loro reinserimento, non erano separati dalla Chiesa quelli che per tua ammissione furono reintegrati nella Chiesa prima che scadesse il termine? Se siamo uomini, se abbiamo un minimo di ragione, un minimo di buon senso, se non siamo pecore che parliamo ad altre pecore, se non siamo legni e pietre che parliamo ad altri legni e pietre, non solo nelle mie parole, ma anche nelle tue, risalta e appare ed è messo in luce che i vostri non hanno osato annullare il battesimo, conferito durante lo scisma sacrilego di Massimiano: gli stessi che non esitano a negare il titolo di cristiani, ad esorcizzare e ribattezzare coloro che sono stati battezzati nelle Chiese che gli Apostoli hanno moltiplicato con la grazia del Signore e con la propria fatica. Tu lo dici, lo scrivi tu: ascolta te stesso, leggi te stesso! Dico che proprio tu affermi e scrivi che " contro tutti coloro che persistevano nello scisma di Massimiano, i vostri riunirono un concilio ed emanarono una sentenza ", sei tu che dici e scrivi che " con questa sentenza, confermata da un consenso unanime, è parso bene tuttavia concedere una proroga, entro la quale, se qualcuno avesse voluto emendarsi, sarebbe stato ritenuto innocente "; proprio tu dici e scrivi che " non furono soltanto quei due menzionati, ma molti altri che ritornarono alla vostra Chiesa purificati e innocenti "; sei tu che dici e scrivi che " per questo motivo non si dovette annullare il loro battesimo in quanto, rientrati entro il termine fissato, non erano soggetti alle disposizioni della sentenza definitiva ".
Il genere di ministri dei sacramenti che, prima di essere reintegrati fra i Donatisti, hanno battezzato nello scisma di Massimiano.
31. 38. Come, come è possibile che una causa così iniqua abbia potuto stravolgere un ingegno così valido, uomo assennato, uomo di lettere? Costoro, contro cui fu pronunciata quella sentenza perché, come tu stesso affermi, persistevano nello scisma di Massimiano, e prima di essere riammessi dov'erano, sempre a tuo dire, là celebravano i sacramenti, là battezzavano e, per usare piuttosto i termini di quel concilio plenario, là si riscaldavano al lento tepore i frutti criminali di una razza di vipere; là le loro trame criminose generavano i feti del loro pubblico delitto e parricidio, là partorivano l'ingiustizia, concepivano il dolore e davano alla luce l'iniquità; là ormai, non come in una selva intricata di crimini, i loro nomi erano designati per la pena; là, passato per loro il limite massimo della clemenza, ormai la causa aveva messo in luce quelli che doveva punire; fino a lì l'onda della verità aveva scaraventato contro aspre scogliere le loro naufraghe membra; là, proprio come gli Egiziani, le rive rigurgitavano dei loro cadaveri che non trovavano neppure sepoltura; là il fulmine della sentenza aveva espulso dal grembo della pace non solo Massimiano, avversario della fede, corruttore della verità, nemico della madre Chiesa, servitore di Datan, Core e Abiron, né una giusta morte, causata dal suo crimine, condannava soltanto lui, ma trascinava moltissimi nella complicità del delitto con la catena del sacrilegio; là era il veleno delle aspidi sotto le loro labbra, là era la loro bocca piena di maledizione e di amarezza, là essi avevano i piedi agili per versare il sangue, là era l'afflizione e l'infelicità nelle loro vie, là essi non conoscevano il cammino della pace e non avevano il timore di Dio davanti agli occhi, là giacevano le membra sparse, talmente putrefatte da una cancrena mortale che avevano maggior sollievo coll'amputazione anziché con la condiscendenza del medicamento; là si trovavano i colpevoli del famigerato crimine, Vittoriano di Carcabia e gli altri, in tutto dodici con lui, fra i quali Pretestato di Assuras e Feliciano di Musti, della cui riammissione ci stiamo occupando, i quali avevano presenziato alla consacrazione di Massimiano, cioè " con la loro funesta opera di perdizione avevano formato con un ammasso di fango un vaso immondo, mentre i chierici di Cartagine fecero da lenoni per un tale delitto, una sorta di illecito incesto ". Ecco il genere di ministri dei sacramenti che, prima di emendarsi, prima di ritornare a voi ed essere reintegrati, hanno battezzato nello scisma di Massimiano! Dopo che tali ministri dei sacramenti furono corretti, ritornati, reintegrati, i vostri non hanno reiterato il battesimo.
Feliciano e Pretestato condannati e poi riaccolti dai Donatisti conservando la piena dignità.
32. 39. Ma perché solo l'animosità prevale in voi? Rispettate una buona volta, ascoltate una buona volta anche la verità! Perché viene sparsa davanti a noi la cortina fumogena, del tutto evanescente, della concessione della proroga? Questa non è stata accordata a coloro dei quali fu detto: " Sappiate che essi sono stati condannati ", dei quali è stato anche annunciato chi fossero, ciò che avevano fatto, perché era opportuno condannarli ormai senza proroga, cioè per aver presenziato alla consacrazione di Massimiano e avergli imposto le mani. Ecco ciò che intesero dire, che con la loro opera funesta avevano formato un vaso immondo con un ammasso di fango. Invece è stata accordata una proroga a quelli che non assistettero all'ordinazione di Massimiano, benché facessero parte della sua sètta e del suo scisma, per il solo fatto che non gli avevano imposto le mani in quanto erano assenti; in tal modo essi si differenziano da quelli che lo consacrarono, condannati dalla stessa sentenza del concilio. In effetti, dopo aver dichiarato: " Sappiate che quelli ", di cui elencarono anche i nomi, " sono stati condannati ", aggiungono: " Abbiamo permesso di ritornare alla madre Chiesa a quelli che non hanno macchiato i virgulti dell'arbusto sacrilego, cioè, a quelli che ritirarono le proprie mani dal capo di Massimiano per un verecondo pudore della fede ". C'è qualcosa di più chiaro, di più netto, di più esplicito? Dicono che quelli sono: " rei del famigerato crimine, che con la loro opera funesta di perdizione hanno formato un vaso sordido con un ammasso di fanghiglia; per questo sono stati condannati: sappiatelo! "; mentre degli altri dicono: " Abbiamo permesso di ritornare alla madre Chiesa a coloro che non hanno macchiato i virgulti dell'arbusto sacrilego, cioè, che hanno ritirato le proprie mani dal capo di Massimiano per un verecondo pudore della fede ". E poiché due di quei condannati furono accolti in seguito conservando loro la piena dignità, non c'è altra maniera di difendere questo fatto, se non affermare che la proroga è stata accordata a tutti!
Noi riconosciamo piamente nei vostri il battesimo di Cristo, mentre voi lo annullate empiamente nei nostri.
33. 40. Auguriamoci che sia stata veramente concessa a tutti!. Infatti quanti hanno fatto ritorno a voi da quello scisma, prima di rientrare, avevano fatto parte di esso e in esso battezzarono; e poiché sono tornati a voi di là senza perdere alcun bene del proprio ufficio, né annullamento del battesimo, se vi resta ancora un residuo di pudore, ammettetelo: vi hanno messi a tacere. Quando infatti domandiamo dov'erano mai costoro prima di riconsegnarsi alla Chiesa, stando alla tua affermazione, ed essere reintegrati entro la scadenza fissata, che cos'altro vi costringe a rispondere la stessa realtà dei fatti, se non: " nello scisma di Massimiano ", a causa del quale fu pronunciata quella sentenza contro tutti? Costoro, dunque, hanno battezzato in esso, e voi non avete osato annullare il loro battesimo quando sono rientrati in massa fra voi, per il semplice motivo che siete stati costretti a riconoscerlo! E così, per la vostra stessa azione, per la vostra opera, per il vostro giudizio, con piena ragione e diritto si può concludere contro di voi che il battesimo di Cristo deve essere riconosciuto, anche se fosse stato conferito al di fuori della Chiesa: ecco perché noi lo riconosciamo piamente nei vostri, mentre voi lo annullate empiamente nei nostri!
34. 41. Ma forse ti rammarichi di avere scritto tali parole, che mettevano troppo a nudo questa verità, poiché hai detto: " Accadde che essi si reintegrarono nella Chiesa, e ritornando prima dello scadere della data stabilita non caddero sotto le sanzioni della sentenza definitiva ", per cui ti si potrebbe rispondere: " Come si restituirono alla Chiesa, come si reintegrarono in essa, se da essa non erano separati? Se, poi, erano separati, come mai battezzavano? ". Ma, che altro potevi dire tu, se non ciò che avevi udito da quelli che hai consultato, quando per questo motivo la mia lettera ti aveva fortemente turbato? E tuttavia, forse, i tuoi ti rimprovereranno severamente di aver scritto incautamente tali parole. C'è comunque un rimedio sicuro per metterti al riparo da loro e calmare la tua stizza. Anch'essi infatti, proprio nel decreto del medesimo concilio, hanno usato tali espressioni. Se, dunque, dopo aver letto il nostro modesto lavoro, vorranno rispondere che le parole di un loro laico non li pregiudicano, noi gli leggeremo subito le loro stesse parole: " Abbiamo concesso di tornare alla madre Chiesa a quelli che non macchiarono i germogli dell'arbusto sacrilego, cioè, che ritirarono le proprie mani dal capo di Massimiano per un verecondo pudore della fede ". Quando gli si dice: " Costoro ai quali avete permesso di ritornare alla madre Chiesa, dove erano prima di ritornare? ", sono nello stesso tuo imbarazzo, come quando poco fa stavi tu per le parole che hai usate. Infatti, che mai risponderanno se non che erano nello scisma di Massimiano? Ora, non mi interessa sapere dove erano costoro: se la vedano tra di loro! È certo che coloro i quali sono stati autorizzati a rientrare nella Chiesa non stavano nella Chiesa. Dunque hanno battezzato al di fuori della Chiesa, e sia i battezzatori che i battezzati sono tornati insieme alla Chiesa, senza che gli uni perdessero gli uffici che avevano esercitato al di fuori né gli altri il battesimo che avevano ricevuto al di fuori.
Cautela di Cresconio.
35. 42. Tu certamente, per quanto hai potuto in una causa sbagliata, ti sei espresso con cautela dicendo: " È sembrato opportuno nonostante tutto concedere attraverso il decreto del concilio un intervallo di tempo, entro il quale, se qualcuno avrà voluto correggersi, sarà considerato innocente ". Essi però non hanno detto che dovevano correggersi quelli ai quali era stata concessa questa proroga, bensì, prorogando la dilazione, parlano di loro come se, appartenendo alla società di Massimiano, fossero del tutto senza macchia né colpa. Che vogliono dire con quel: " Abbiamo permesso di ritornare alla madre Chiesa a coloro che non hanno inquinato i germogli dell'arbusto sacrilego ", se non: " Abbiamo permesso di ritornare alla Chiesa a coloro che non si sono macchiati per il consorzio con Massimiano "? È troppo poco? Osserva ciò che aggiungono dicendo: "Così come ci sentiamo purificati dalla morte dei colpevoli, altrettanto ci congratuliamo per il ritorno degli innocenti ". Perché, allora, tu sostieni che hanno preferito accordare una proroga, durante la quale se qualcuno voleva emendarsi sarebbe stato ritenuto innocente, quando vedi che questa proroga è stata accordata a individui puri e innocenti? Evidentemente hai temuto di sentirti dire: " Perché veniva loro accordata una proroga, se non erano stati inquinati da Massimiano? ". E così hai pensato che, con questa dilazione, essi si sarebbero corretti. A loro volta, essi temettero di vedersi rivolgere questa domanda: " E perché voi avete voluto accogliere con tutta la loro dignità individui macchiati da colpa? ". Per questo hanno affermato che essi hanno dato una proroga a individui incontaminati.
È incredibile: Massimiano non avrebbe inquinato neppure l'Africa, Ceciliano dall'Africa avrebbe inquinato un gran numero di popoli remoti!
36. 43. Per questo motivo avete avuto paura dei singoli aspetti della questione, ma essi si oppongono l'un l'altro. Infatti a te si dice: " Come mai giudichi degni di correzione coloro che i tuoi proclamano senza macchia? ". A loro invece si obietta: " Come mai dichiarate senza macchia coloro che si sono contaminati, anche se non hanno imposto le mani sul capo di Massimiano, almeno per aver preso parte al suo scisma? ". Quale spirito, quali forze, quale lingua saranno mai in grado di esprimere un dolore così intollerabile? Perché fosse ricucita la frattura del partito di Donato, Massimiano non ha inquinato neppure in Africa i suoi soci africani; per impedire che i rami spezzati ritornino a saldarsi con la radice stessa dell'unità, Ceciliano dall'Africa ha inquinato un sì gran numero di popoli così remoti!
Per i Donatisti non solo è santo ciò che vogliono, ma anche quando lo vogliono e finché lo vogliono.
37. 44. Dal giorno del concilio di Bagai, cioè l'otto delle calende di maggio, fino al giorno in cui spirava il tempo della proroga, cioè l'otto delle calende di gennaio, si contano otto mesi. Durante questo intervallo così ampio di tempo, coloro ai quali è stata concessa questa proroga erano inquinati o non erano inquinati dalla società del condannato Massimiano? Se erano macchiati, come si può dire: " Abbiamo permesso di ritornare alla madre Chiesa a coloro che non hanno macchiato i virgulti dell'arbusto sacrilego "? Se non erano macchiati, come è possibile che il contagio di peccati altrui sconosciuti, per non dire inventati, abbia potuto inquinare noi e tutti i popoli cristiani che si trovano nel mondo intero? " Ma per questo - dici tu - è stata concessa loro una proroga; se non ritornavano prima che spirasse la proroga, si sarebbero macchiati incorrendo nella pena della condanna ". Dunque, ciò che li inquinava non era il peccato di appartenere a quella società, ma piuttosto la determinazione del giorno. Dunque, se non fosse stata determinata alcuna data, costoro sarebbero restati senz'altro immacolati. Che torto vi ha fatto l'universo? Perché lo presentate macchiato dai peccati altrui senza aver fissato per lui una qualsiasi proroga, mentre avete un potere tale, per cui gli uomini quando vogliono si uniscono ai peccatori e quando volete voi sono inquinati? Erano innocenti e puri i partigiani di Massimiano, ai quali era concessa una dilazione, e se fossero ritornati fra voi entro il giorno stabilito, avrebbero salvaguardato integralmente le basi della loro dignità e fede; se invece spirava questo giorno senza che essi rientrassero, allora erano macchiati, erano scellerati, erano perduti, sarebbero incorsi nella pena della condanna, sarebbero stati umiliati con la degradazione per far penitenza. O strabiliante ragionamento di uomini che proclamano, non più, come dice il vecchio proverbio: " È santo ciò che vogliamo noi ", ma anche: " Quando noi lo vogliamo e finché lo vogliamo! ". Se capita a uno dei vostri di pregare con noi su una nave, ormai gli si dà dell'impuro, del traditore. Comunicano sugli stessi altari coloro che hanno condannato Primiano insieme con Massimiano, adultero della verità, nemico della madre Chiesa, servitore di Datan, Core e Abiron, e per otto mesi restano innocenti e immacolati. E quindi, se alcuni di loro sono rientrati nella vostra comunione il nove delle calende di gennaio, vi siete felicitati per il ritorno di innocenti, di coloro cioè che non hanno inquinato i virgulti dell'arbusto sacrilego. Quali benefici vi hanno apportato i tanti giorni che formano otto mesi, dall'otto delle calende di maggio all'otto delle calende di gennaio? Voi li avete resi così santi che, chiunque avesse aderito in quel periodo alla comunione del sacrilego e condannato Massimiano, non si sarebbe né macchiato di colpa né sarebbe divenuto nocivo agli altri. E che male vi ha fatto il giorno così santo della nascita dello stesso nostro Signore, per cui, per il solo fatto di arrivare e di passare, lui ha potuto macchiare degli innocenti, mentre in coloro che battezzarono durante tutti quei giorni nel loro scisma il battesimo di Cristo restava santo e diventava impuro per la natività di Cristo?.
38. 45. Di che cosa non è capace la temerarietà umana, quando precipita nel perseguire un empio errore, che si vergogna di abbandonare a causa della sua vanità e non si vergogna di difenderlo contro la verità! Ma perché insistere su questo? Anche l'essere più ostinato, che ha chiuso il cuore a ogni appello della ragione, è costretto a confessare che quelli di cui si dice: " Essi si presentarono alla Chiesa e furono reintegrati prima del giorno fissato " - parole scritte da te - ; che quelli finalmente di cui si dice: " Noi gli abbiamo permesso di tornare alla madre Chiesa ", " noi ci congratuliamo per il ritorno degli innocenti ", " e perché la brevità del tempo concesso per il ritorno, che urge a causa del numero ridotto di giorni, non tolga la speranza della salvezza, noi spalanchiamo le porte dell'ammissione a tutti quelli che riconosceranno la verità fino a quel giorno, affinché al loro ritorno ottengano il pieno riconoscimento della loro dignità e della loro fede. E se qualcuno non vorrà entrare per pigrizia e indolenza, sappia che da solo si è sbarrato volontariamente il facile ingresso ", " e a coloro che ritornano dopo il giorno stabilito, sarà irrogata la penitenza preordinata " : parole che i trecentodieci hanno inculcato con tanta insistenza nella loro sentenza. Sì, ripeto, chiunque sia l'avversario, è costretto a confessare che costoro, dei quali si dicono queste parole, prima di consegnarsi a voi, prima di essere reintegrati nei vostri ranghi, prima di ritornare a voi, prima di passare al loro ritorno la porta della proroga, essi non erano con voi, avevano battezzato al di fuori della vostra comunione in quello scisma, a causa del quale si erano separati da voi. E quando sono ritornati a voi, reintegrati nei posti che occupavano allorché si erano separati da voi, hanno conservato intatta la loro dignità e hanno fatto entrare insieme ad essi i loro battezzati, che non dovevano essere ribattezzati.
Cresconio invitato a non offrire un patrocinio ostinato alla peggiore delle cause.
39. 46. Perché continui ad offrire un patrocinio così ostinato alla peggiore delle cause? È tempo di cedere finalmente, non a me, ma alla verità stessa da cui siete convinti. Osserva quanto sia vero ciò che ho detto, e che tu hai tentato inutilmente di demolire: "Quante prove si devono sopportare per amore della pace ", e, per usare le stesse parole di cui mi sono servito nella mia lettera: " Per la pace di Cristo ritornate alla Chiesa, che non ha condannato alcuno senza conoscerlo, se per la pace di Donato vi è piaciuto di revocare le vostre condanne " 39. Se, infatti, di quei dodici che hanno condannato senza proroga alcuna insieme a Massimiano, hanno riammesso in seguito Feliciano e Pretestato, come può essere una falsità affermare che abbiano ritirato la loro condanna? E se fu accordata una proroga anche a coloro di cui dissero: " Sappiate che sono condannati ", anche se nessuno di loro fosse ritornato, ad essi piacque tuttavia ritirare le loro condanne, quando dopo la sentenza che dichiarava: " Sappiate che sono condannati ", fu accordata una proroga che permetteva loro di rendere senza effetto la condanna e di ritornare. Quanto ho detto potrebbe bastare, anche se fosse vero ciò che tu dici di essere rimasto turbato profondamente quando hai appreso dai tuoi vescovi la questione dei Massimiani. Ebbene, dal momento che si tratta ancora di una falsità, che cosa pensi di fare?. Investiga pure o, se ne hai la possibilità, controlla la data degli atti proconsolari, in cui Tiziano presentò la sua istanza giudiziaria contro Feliciano e Pretestato per ottenere la loro espulsione dalle rispettive sedi, e vedi quanto tempo dopo lo scadere della proroga ciò è stato fatto. Il concilio di Bagai infatti ha avuto luogo sotto il terzo consolato dell'Augusto Arcadio e sotto il secondo dell'Augusto Onorio, l'otto delle calende di maggio; invece il periodo della proroga decorreva da questo giorno fino all'otto delle calende di gennaio. Ora, la domanda di Tiziano fu presentata dopo questo consolato, il sei delle none di marzo.
40. 47. Pertanto risulta che scadeva quasi il terzo mese quando è stata inoltrata richiesta al proconsole per far espellere dalle loro sedi Feliciano e Pretestato, in quanto colleghi di Massimiano, il quale li aveva coinvolti nella sua folle impresa. Infatti il suddetto avvocato dopo aver detto sul conto di Massimiano ciò che giudicava essenziale, aggiunse: " Inoltre [il concilio] domò con un ammonimento altrettanto energico anche coloro che l'errore della presunzione altrui aveva attratti, offrendo dapprima il porto del pentimento, se desideravano ritornare entro il tempo stabilito sulla via della religione che avevano abbandonata. Però l'iniquità si compiace dei suoi propositi e non abbandona se stessa, qualora abbia imboccato la via del precipizio. Ed è così che lo stesso Massimiano alimenta la sua nascente audacia e attira attorno a sé altri complici della sua follia. Fra costoro si trova anche un certo Feliciano, che prima seguì il retto cammino e poi si lascia offuscare dalla contaminazione di questa depravazione; risiedendo nella città di Musti, si è creduto in dovere di appropriarsi con una sorta di occupazione militare delle mura consacrate al Dio onnipotente, la venerabile Chiesa. Su questo punto lo imita anche Pretestato nella regione di Assuras ". Hai udito l'eloquio così scintillante ed esplicito dell'avvocato? Egli dichiara che costoro, dei quali stiamo trattando, devono essere espulsi dalle loro sedi ecclesiastiche poiché non hanno tenuto in alcun conto il suggerimento di approdare al pentimento che gli era stato offerto, poiché l'iniquità si compiace dei suoi propositi quando ha imboccato la via del precipizio. Quand'anche si potesse occultare la data degli atti, anche lo spirito più ottuso si accorgerebbe molto bene che l'autorità proconsolare non avrebbe potuto agire così contro di loro, se quel concilio non li avesse condannati senza accordare alcuna proroga, ed è ciò che risulta con maggiore evidenza, oppure se si fossero rifiutati di ritornare a voi entro il periodo stabilito, qualora la proroga fosse stata concessa a tutti. Ma la data stessa degli atti ferisce gli occhi e le orecchie del più ostinato, in quanto prova che costoro, anche dopo il termine della proroga, non si trovavano nella vostra comunione ed erano strettamente legati a Massimiano, a tal punto che contro di loro fu sollecitato per questo l'intervento così temibile del potere giudiziario. Che cosa si può replicare al riguardo? Perché si resiste ancora contro una verità così lampante con la sorprendente cecità dell'impudenza? E perché suscitano ancora una tale frenesia contro l'unità di Cristo coloro che, per salvaguardare l'unità del partito di Donato, hanno voluto mantenere la concordia anche con sacrileghi condannati? Perché si riconosce ancora con la debita venerazione il battesimo di Cristo anche in uno scisma sacrilego, mentre lo si rigetta con empia presunzione in tanti popoli cattolici, e lo si profana reiterandolo sacrilegamente?
41. 48. Non voglio indagare quanto tempo è passato fra la data in cui Feliciano e Pretestato furono accusati così duramente per bocca di Tiziano e la data in cui furono accolti nella vostra comunione. È sufficiente osservare ciò che la richiesta mostra in modo incontrovertibile: costoro, molto tempo dopo la scadenza della proroga, erano ancora separati dalla vostra comunione e aderivano allo scisma di Massimiano, e voi in seguito li avete accolti, senza sminuire affatto la loro dignità e senza avere il coraggio, come era da temere, di annullare il battesimo che avevano conferito durante lo scisma. In questa faccenda, potrebbe ancora levarsi contro di noi la lingua dell'individuo più ostinato, se essa si muovesse nella bocca di un uomo e sotto la fronte di un uomo? Ho fatto uno sbaglio, lo confesso, scrivendo in quella mia lettera questa frase a proposito della sentenza del concilio di Bagai: " Quando fu letto davanti ad essi il testo della sentenza per deliberare in merito, essi l'approvarono all'unanimità per acclamazione; ora invece, quando è stata letta da noi, ammutoliscono " 40. La verità, l'hai detta proprio tu: " Ecco, non ammutoliscono ". Il pudore o, meglio, l'impudenza stessa, può ammutolire davanti a fatti così manifesti; la follia non può! Non prendere queste parole come dette a te, che hai dato credito alla menzogna dei tuoi vescovi, né dette per tutti quelli che non hai potuto consultare - data l'emozione che ti ha provocato la faccenda - ; intendile piuttosto come dette per coloro che, pur conoscendo l'importanza e la data delle decisioni dei giudici contro Pretestato e Feliciano, hanno avuto la sfrontatezza di dirti ciò che hai inserito nella tua lettera, cioè che Feliciano e Pretestato, reintegrati nella vostra comunione prima che spirasse la proroga stabilita, non erano soggetti alla sentenza definitiva. Se poi si scoprisse che anch'essi ignoravano questo, almeno adesso, leggendo tali cose, taccia il pudore, ma taccia anche l'impudenza, chiunque sia questo impudente! Resti soltanto la follia a sbraitare contro una verità così evidente. Ed essa potrà forse essere sanata, se sarà tenuta a freno da gente di mente retta.
Quindi Agostino non ha mentito sull'affare dei Massimiani.
42. 49. Guarda adesso con quale diritto hai detto di me: " Il falso testimone non resterà impunito ", quando tu pensavi che io avessi mentito sull'affare dei Massimiani. Non ti rispondo sullo stesso tono; forse hai parlato di ciò che hai creduto per incauta amicizia, non per aver finto con cuore ipocrita. Siamo uomini: con tutta la nostra vigilanza come riusciremo ad evitare che i nostri pensieri o le nostre parole non trascendano qua o là? Però non dobbiamo fare i sordi di fronte alla medicina della correzione.
La causa dei Massimiani offre ai cattolici una facile risposta
43. 50. Osserva bene ora come questa causa dei Massimiani agevoli grandemente la mia risposta alle altre parti della tua lettera. Guarda ciò che ti sei creduto in dovere di dire all'indirizzo dei nostri traditori, benché risulti trattarsi piuttosto di fatti compiuti dai vostri: la qual cosa ho dimostrato sovrabbondantemente nei tre volumi dell'altra opera; ed ora rispondi, se sei in grado: questo crimine, chiunque sia l'autore, può contaminare i cristiani nell'unità di tanti popoli, provenienti da regioni così remote e vissuti in epoche così posteriori, se il crimine dell'arbusto sacrilego di Massimiano non ha potuto contaminare né i suoi adepti africani, ai quali i vostri trecentodieci vescovi hanno dichiarato dando loro una proroga: " Essi non hanno contaminato i germogli del virgulto sacrilego ", né voi stessi, che avete accolto in piena concordia non solo coloro che avete dichiarato innocenti, ma anche quelli già condannati in quel sacrilegio?
Se Cresconio poteva ignorare lo scisma dei Massimiani, i Cattolici potevano ignorare la causa di Ceciliano.
43. 51. Tu sostieni che gli Orientali erano a conoscenza dei crimini dei traditori, mentre tu, africano, ignoravi lo scisma dei Massimiani consumato nella capitale dell'Africa, finché un giorno, fortemente emozionato alla lettura della mia lettera, hai consultato i vostri vescovi; e anche dopo averli consultati, non hai potuto assolutamente apprendere da loro la verità. Certo, se li difendi per non chiamarli mentitori, concedi almeno che ignoravano i fatti; e tuttavia tu non permetti né a noi né a tali e tanti popoli d'Oriente e d'Occidente di poter almeno ignorare la causa di Ceciliano, mentre costoro possono ignorare quella di Pretestato e Feliciano, ai quali trecentodieci vescovi, cioè tutti o quasi tutti i vescovi del partito di Donato hanno inflitto una condanna: Africani cioè che hanno condannato Africani in Africa, Africani che hanno accolto Africani in Africa.
Il concilio di Serdi è citato a sproposito da Cresconio.
44. 52. Tu inserisci il testo iniziale del concilio di Serdi, per dedurne la prova che i vescovi orientali, conosciuto il crimine dei traditori, entrarono in comunione con il partito di Donato, e l'unica, grande prova che adduci è questa: fra i vescovi, ai quali scrivono, si trova il nome di Donato. Tuttavia, in esso non si legge una sola parola che essi abbiano conosciuto la questione dei traditori africani. In verità, questo concilio - non ti sfugga questo - è un concilio di Ariani, che tu hai già menzionato fra altri eretici; per di più, il testo si legge di solito senza l'addizione dei nomi delle sedi episcopali, in quanto non è prassi ecclesiastica nominarle nelle lettere che i vescovi scrivono ad altri vescovi. Per questo non so di quale Donato si tratti, né mi stupisco che nelle vostre lettere lo abbiate fatto diventare cartaginese, non escludendo che anch'essi abbiano potuto indagare, pur essendo separati dall'Africa da territori così ampi, chi fosse il vescovo di Cartagine all'epoca in cui volevano scrivere, scoprendo che era Donato. Tralascio anche di dire che probabilmente questi eretici orientali avevano tentato di unirsi in qualche modo agli eretici africani. Però tu, uomo prudente, volendo risolvere la questione, che ti si poteva proporre in questi termini: " Se le cose stanno così, cioè che gli Orientali scrissero al vostro Donato, come mai in seguito si sono separati dalla vostra comunione? ", hai risposto con queste parole: " Perché, ammettendo di nuovo i vostri, essi non sono stati capaci di mantenere un atteggiamento costante di fronte alla causa condannata. È scritto anche: Chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo 41 ". E così adesso tu hai lanciato un'accusa atroce contro i vostri: nella causa dei Massimiani non hanno potuto conservare la costanza, condannando esecrabilmente i sacrileghi, accogliendo con tutti gli onori i condannati. Tu non provi affatto la questione degli Orientali; ma quella dei vostri la intendi, la leggi, la vedi e la giudichi.
Memoria dei defunti nella comune comunione.
45. 53. Tu mi ordini di abbandonare la Chiesa dei traditori, la cui colpevolezza né voi di fronte a noi, né i vostri antenati di fronte ai nostri hanno potuto provare in modo convincente. Se adesso me ne avessi fornito le prove, condannerei il loro misfatto criminale, ma non abbandonerei per causa loro la società cattolica, formata da tanti popoli che non li conoscono affatto. Cerca piuttosto di vedere per quale motivo non vuoi che nella nostra comunione si faccia memoria di quei defunti, il cui operato ci è sconosciuto, ma di cui abbiamo appreso attraverso la serie delle generazioni anche la buona reputazione di cui godevano fra loro, mentre nella vostra comunione vivono senza alcuna degradazione quelli di cui avete toccato con mano i misfatti, e avete condannato i sacrilegi.
Ceciliano non è il capo dei Cristiani.
45. 54. Tu, prudente qual sei, osi dirmi: " È un traditore colui che ti ha creato ", ignorando in tal modo che lui è nostro creatore, sia in quanto siamo cristiani sia in quanto siamo uomini, benché tu non possa convincere del peccato di tradizione neppure colui che consideri mio creatore. Da parte mia, non ti ripago con la stessa ingiuria: non dico che Feliciano è tuo creatore né dei tuoi figli né dei tuoi nipoti, né dei tuoi pronipoti, se essi sono stati nel partito di Donato. Ti do un solo avvertimento, poiché me lo permetti: che il tuo creatore non ti sorprenda come disertore, che corre con menzognera empietà dietro ad un uomo! Poco dopo, sei convinto di meritare l'applauso con queste parole: " Dalla sorgente scaturisce il ruscello e le membra seguono il capo. Se il capo è sano, sano è il corpo, e se in esso c'è qualche morbo o vizio, tutte le membra sono debilitate. Tutto ciò che concerne la crescita del tronco è in rapporto con la sua radice; non può essere innocente chi non segue la condotta di un innocente, soprattutto perché è scritto: Non seguite le norme dei vostri padri 42 ". In tutte queste tue parole rilevo di passaggio che non c'è un rapporto di somiglianza nel parallelo sul corpo umano; può infatti accadere che il piede dolga e la testa sia sana o che dolga la testa e il piede funzioni bene. Tralascio pure il fatto che tu dimentichi la tua dichiarazione precedente: " Anche noi vogliamo questo, questo consigliamo: che Cristo sia il capo del cristiano"; tu che adesso vuoi far diventare non so qual traditore un capo sconosciuto di popoli cristiani, nei quali non volete riconoscere il battesimo di Cristo dato e ricevuto, come se i battezzati non siano stati creati se non da quel traditore. Lascio pure da parte l'aiuto notevole che mi fornirebbe il testo che hai citato dalla Scrittura, che dice ai Giudei: Non seguite le norme dei vostri padri 43, poiché quanti vollero osservare allora questo precetto, e tali furono i santi profeti e quei settemila uomini che non piegarono le ginocchia davanti a Baal 44, non per questo si separarono dal loro popolo e dai loro comuni sacramenti. Dico questo, e lo inculco ripetutamente, ti piaccia o non ti piaccia, a costo di sembrare stucchevole: non voler fare Ceciliano, assolto tante volte, capo di noi suoi posteri, come io non faccio Primiano, condannato da Feliciano, né Feliciano, condannato da Primiano, capo dei vostri discendenti.
Non si deve considerare ciò che uno soffre, ma perché lo soffre.
46. 55. Quanto all'odiosa persecuzione, che vi gloriate di subire da parte delle potestà terrene in quanto membri del partito di Donato, pur avendoti già risposto in maniera più che esauriente nei tre libri di quell'opera, neppure adesso rinuncio a darti quella breve risposta che si può dare sulla causa dei Massimiani, dal momento che voi ne fate un titolo commendatizio presso la gente incolta e sprovveduta. Anche Massimiano e i suoi si raccomandano nello stesso modo presso millantatori e disinformati, essi che non hanno potuto cedere neppure alle persecuzioni che gli causavano i vostri affinché ritornassero alla loro comunione. Ma le persone assennate, di fronte alle vittime di qualche afflizione, sanno bene che non si deve tener conto delle pene, quanto delle cause; esse comprendono che costoro giustamente e meritatamente hanno dovuto subire le misure repressive, irrogate anche dei tribunali civili per il crimine dello scisma sacrilego, che valse da parte vostra una condanna meritata e giusta. Non voglio neppure soffermarmi su ciò che hai scritto nella tua lettera, e cioè che non fu Ottato bensì il popolo che ha distrutto non la basilica ma la spelonca di Massimiano. Anche se non è accertato che siano stati i vostri a commettere il fatto, è certo che lui ha subìto una persecuzione: nonostante ciò, non era giusto ma empio. Tutto questo ti costringe ormai ad ammettere che non si deve considerare ciò che uno soffre, ma perché lo soffre.
Anche gli uomini religiosi perseguono i sacrileghi e i giusti gli empi per la necessità di provvedere alla loro salvezza.
46. 56. Comunque, mi sembra inadeguato per il momento da questo esempio di Massimiano trarre la conclusione che non è necessariamente giusto chi, subendo la persecuzione, reclama per sé e si riveste del nome di Cristo, in quanto anche il sacrilego Massimiano ha sofferto la persecuzione, nel qual caso ti costringerò a confessare che anche gli uomini religiosi perseguono i sacrileghi e i giusti gli empi, non certo per il gusto di nuocergli, ma piuttosto per la necessità di provvedere alla loro salvezza. Non tiro fuori esempi neppure dall'Antico Testamento, benché tu abbia detto di voler essere informato anche sugli esempi profetici. Non cito, ripeto, esempi troppo antichi: appartengono ad un'altra economia e ad un'altra epoca. Sì, dopo che la mansuetudine ci è stata rivelata e raccomandata a tempo opportuno, i vostri vescovi - e questo comportamento diciamo che non è giusto, ma finché tu sei lì a difendere una tale causa, sei costretto a dire che è giusto - i vostri vescovi, ripeto, hanno perseguitato i vostri scismatici.
Massimiano ha subìto la persecuzione, Primiano l'ha inflitta.
47. 57. Pertanto non dico più: " Massimiano ha subìto la persecuzione, Ottato ne è l'autore ", poiché tu rispondi che voi non ne sapete nulla e lui fece in modo tale, che su questo non ho la possibilità di leggere gli atti; benché se si interrogassero su fatti così recenti le città stesse, esse non potrebbero negarlo. Questo, dunque, non lo dico più; dico invece: " Massimiano ha subìto la persecuzione, Primiano l'ha inflitta ", e leggo gli atti dimostrando, testo alla mano, che la casa, difesa da Massimiano come sua proprietà, se l'era presa Primiano per utilizzarla, in qualità di mandatario, sotto il nome fittizio di casa ecclesiastica degli esorcisti, con l'appoggio del legato Sacerdote, come indicano gli stessi atti. Che il giudice abbia operato secondo criteri di giustizia e non per favoritismo, è cosa che non nego e non rigetto. Ma, allora, perché Primiano negli atti del magistrato di Cartagine, fra le altre contumelie a noi indirizzate, ha dichiarato: " Essi rapinano i beni altrui, noi lasciamo in sospeso i beni rubati ", quando lui stesso, se la casa apparteneva a Massimiano, aveva rubato i beni altrui? Se poi Massimiano fosse piuttosto quello che l'aveva usurpata, allora Primiano non aveva lasciato in sospeso i beni rubati? Però, se non vuoi collegare neppure questo episodio alla persecuzione, dichiaro allora che i vostri vescovi e i vostri chierici hanno perseguitato i Massimiani che dimoravano in quei luoghi, in cui erano stati ordinati da molto tempo; li hanno accusati presso il proconsole, hanno chiesto di arrestarli e per aver fatto eseguire questi arresti si sono guadagnati cariche pubbliche e aiuti dalle città. In tal modo quelli che erano già stati condannati dal rigore della sentenza bagaiense, e recisi dal corpo della vostra comunione con un intervento rapido e doloroso per impedire che il virus pestilenziale contagiasse tutte le membra, che non costituivano più alcun pericolo per voi a motivo del contagio malsano della loro comunione, che frequentavano le loro assemblee insieme ai rispettivi fedeli altrettanto scomunicati e gestivano con diritto di possesso perpetuo insieme alle popolazioni aderenti alla loro sètta luoghi e basiliche che non avevano occupato abusivamente; ebbene, questi dissidenti furono terrorizzati, malmenati, cacciati via, presentati come ribelli!
Il caso di Salvio di Membressa.
48. 58. Leggi ciò che gli avvocati dell'accusa hanno detto di loro o contro di loro, quali accuse di sacrilegio gli hanno lanciato addosso, con quale impeto li hanno incriminati sollecitando l'intervento del pubblico potere. Indaga pure per conoscere il trattamento riservato a Salvio di Membressa, poiché con le vessazioni di quella persecuzione non erano riusciti a staccarlo dal consorzio del crimine, e lui preferì piuttosto affidarsi ad una inchiesta e rispondere ai suoi persecutori di fronte al tribunale del proconsole, credo con quella fiducia che gli derivava dal fatto di sapere che i suoi avversari di fronte al giudice non potevano appellarsi alle leggi promulgate contro gli eretici senza essere presi nella stessa rete. Ma questo pensiero lo ingannò. Infatti davanti a Serano, allora proconsole, prevalse il favoritismo o forse piuttosto il concilio di Bagai, che lì anche contro lo stesso Salvio fu citato. Con una sorta di sentenza interlocutoria, il giudice mostrò che cosa si doveva fare: o reintegrare Salvio nel gruppo dei vescovi della comunione di Primiano o espellerlo dalla sua sede, affinché Restituto, che Primiano aveva consacrato contro di lui, prendesse possesso senza un rivale di tutti i luoghi che amministrava Salvio; nonostante questo, nella stessa sentenza interlocutoria disse esplicitamente che Salvio era oggetto di persecuzione. Così si legge nei medesimi atti: " Il proconsole Serano disse: Una lite tra vescovi, a norma di legge, deve essere presieduta dai vescovi; e i vescovi hanno sentenziato. Perché non ti rivolgi per un risarcimento al coro degli Anziani, o, come dice la Scrittura, non offri il dorso ai tuoi persecutori? ". Che te ne pare? Sei proprio del parere di chiamare giusto questo Salvio, a cui un proconsole, presso il quale il vostro vescovo Restituto, suo avversario, lo accusava, dà il consiglio, preso anche dalle Scritture, di offrire il dorso ai persecutori, poiché è scritto nel Vangelo: Se vi perseguitano, fuggite 45?. Vedi certamente che figura di martire o di confessore esibisce Salvio davanti ai suoi, lui che, perseguitato da Restituto, ha meritato di ascoltare queste parole dal proconsole; e tuttavia, tanto da noi quanto da voi è considerato empio e sacrilego.
La persecuzione subita da Salvio.
49. 59. E così, quando la sentenza del proconsole fu comunicata alla popolazione di Abitina, città vicina ove i vostri riuscirono a mettere in esecuzione la sentenza, dato che quasi tutta la popolazione di Membressa simpatizzava per Salvio, mi freme il cuore mentre riferisco ciò che fecero gli stessi abitinensi a quest'uomo rispettabilissimo per età, poiché non lo consegnarono agli atti. Del resto, trattandosi di un fatto così recente, le testimonianze offerte dalle città sono più convincenti di tutti i documenti, quindi attingerò brevemente a ciò che ivi ho appreso nel corso di un viaggio. Salvio, contando sull'appoggio della popolazione a lui favorevole, anche dopo la sentenza del proconsole aveva tentato con tutte le forze di opporre resistenza agli Abitinensi per difendere le sue sedi. Alla fine fu sopraffatto e catturato, non più per essere condotto al tribunale, dove era già stata pronunciata la sentenza fra le parti, ma ad un avvilente corteo trionfale. Si prese il vegliardo, gli si legarono al collo carogne di cani, e così danzarono con lui finché vollero. Se volessi fare una amplificazione retorica, non dovrei forse affermare che questo supplizio è appena paragonabile ai tormenti dei re etruschi, che legavano i cadaveri ai vivi 46? Un vegliardo, che per giunta pretendeva il rango di vescovo, non dovrebbe essere bandito dalla società dei vivi e dei morti con giudizio unanime se, di fronte alla prospettiva di scegliere necessariamente uno dei due supplizi propostigli, non scegliesse piuttosto di essere attaccato a cadaveri umani, anziché danzare con carogne di cani?
50. 60. Concentra ora l'attenzione su quelle mie parole che credevi di aver confutato, anzi, non tanto su di esse quanto su queste che sto per dire in sostituzione di quelle. Ecco, infatti, che non dico più: " Se non è lecito perseguitare, Ottato lo ha fatto "; dico invece: " Se non è lecito perseguitare, Restituto lo ha fatto ". Come pure non dico più: " Se si deve ritenere innocente chi subisce la persecuzione, Massimiano l'ha subìta "; invece dico: " Se si deve ritenere innocente chi subisce la persecuzione, Salvio l'ha subìta ". Non faccio altro che leggere gli atti e ripetere le parole che tu non vuoi ascoltare: Restituto l'ha fatta, Salvio l'ha subìta. Di questi due, che cosa mi risponderai se non che il cristiano è Restituto, mentre il sacrilego è Salvio? Si deve dunque lasciar cadere, riprovare e rigettare come indimostrata la tua affermazione, in base alla quale non esiste una persecuzione giusta, e anche ciò che hai detto: " Chi è che non vuole dare il suo assenso al testamento reso pubblico, colui che subisce la persecuzione o colui che la infligge? ", poiché è giusta la persecuzione che Salvio ha subìta e Restituto ha inflitta. Salvio l'ha subìta, ma per te Restituto è degno di lode e Salvio è meritevole di condanna! Non puoi neppure continuare a dire che ciò è accaduto in modo occulto o che poteva sfuggire a Primiano un fatto avvenuto nella città che presiedeva come vescovo, e in una città di tale importanza, davanti a un giudice così eccellente, che non poteva restare segreto anche per le altre città. Se poi anche questo lo si deve classificare tra i fatti ignoti, perché non vuoi ammettere che il mondo intero possa ignorare il male che Ceciliano ha potuto commettere - e non sia mai che l'abbia commesso - durante la persecuzione, se Primiano poté ignorare la persecuzione che subì Salvio da parte della persona che lui stesso aveva consacrato come suo antagonista, e per giunta nella stessa città in cui esercitava il primato sui suoi colleghi? Pertanto dovrai confessare, volente o nolente, per non essere costretto a condannare Restituto e Primiano e la setta di Donato, che non solo gli ingiusti possono subire la persecuzione, ma anche i giusti possono infliggerla. Oppure, se pensi che non si deve chiamare persecuzione quella che è fatta giustamente, non potrai provare che voi avete sofferto persecuzione da parte nostra, né i vostri da parte dei nostri, ma siamo noi piuttosto che dimostreremo di subirla da parte dei vostri chierici e circoncellioni, questi esseri crudeli e abbrutiti, i quali, non comprendendo né sopportando che noi ci interessiamo alla loro salvezza, si scagliano con tale furore contro di noi, che sono incapace di enumerare, ricordare e spiegare a parole ciò che fanno contro di noi.
Non intendere come persecuzione solo quella che fa del male.
51. 61. Appunto come nel caso di un malato in preda a delirio furioso, che malmena il suo medico e il medico tenta di bloccarlo: o ambedue si perseguitano a vicenda oppure non è certo il medico che perseguita il delirante, se si intende come persecuzione solo quella che fa del male, ma è il frenetico che perseguita il medico. Pertanto, la vostra crudeltà e la violentissima audacia, ben nota a tutti, messa in atto dai circoncellioni, satelliti dei vostri chierici, doveva essere repressa dalle leggi emanate contro di voi e in qualche modo bloccata. Nello stesso tempo, dissuasi quantomeno dallo stesso terrore delle sanzioni, vogliate riflettere ed emendare l'errore in cui vi trovate e il sacrilegio che vi separa in modo inconciliabile dall'unità e dalla pace di Cristo, proprio come Feliciano e Pretestato, i quali, inaspriti dal terrore nei vostri confronti causato dalle misure repressive del potere civile, misero in atto ciò che rifiutò di fare quel cuore troppo duro e perverso di Salvio: si pentirono per lo scisma che avevano fatto, ritornarono alla vostra comunione e società. Tutto tornerebbe a posto se voi tutti ritornaste alla radice cattolica. Quanto poi ai provvedimenti presi nei vostri confronti, che potrebbero eccedere la moderazione della carità cristiana, essi non si devono imputare alla Chiesa cattolica, come non imputerei a Primiano o Restituto ciò che fecero a Salvio i cittadini di Abitina.
52. 62. Per quanto riguarda il crescendo di persecuzioni che, a tuo dire, il partito di Donato ha dovuto subire, tu, sia ignorando completamente le provocazioni dei vostri sia affermando molte cose contro i nostri senza fornirne la spiegazione, hai citato un testo dei Salmi e hai detto: " Non è stato forse detto di coloro che fanno tali cose: I loro piedi corrono a versare il sangue; e la via della pace non conoscono 47?. Queste accuse, e molte altre di gran lunga più gravi, le hanno lanciate i vostri vescovi nel concilio di Bagai contro Feliciano e Pretestato. E certamente costoro non hanno sparso il sangue di alcuno, né hanno infierito su di voi con violenze fisiche; invece quelli che li accusavano in tal modo, consideravano un crimine assai peggiore versare il sangue spirituale con il sacrilegio dello scisma. Dunque, se dopo aver pronunziato contro di loro parole così pesanti e aspre, avete fatto pace senza toglier nulla alla loro dignità e senza invalidare il loro battesimo, non si deve disperare che possiate accordarvi anche con noi. Vi deve allettare molto di più a far pace tutto l'universo cristiano che non Pretestato e Feliciano, poiché, se non siete stati inquinati da quelli che avete condannati con accuse tanto atroci, tanto meno vi può macchiare l'unità di tanti popoli cristiani, ai quali non avete provato i crimini di Africani sconosciuti. Voi, sì, siete stati molto inquinati da un grave crimine: il crimine di aver separato la vostra società dalla società della Chiesa, a favore della quale depongono tali e tante testimonianze divine. E tu hai osato contraddire con la tua temerarietà di uomo queste divine testimonianze, quando tu stesso, non so come, ti sei visto costretto dal potere della verità a confessare che " il mondo intero si sta volgendo ogni giorno verso il nome cristiano ".
Cresconio non cerchi di gloriarsi del ridotto numero dei Donatisti a confronto con la moltitudine delle nazioni cattoliche.
53. 63. Hai osato opporti al testamento di Dio, lo ribadisco, benché l'Apostolo dica: Un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa. Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse 48. Tu non hai avuto alcun timore di annullare questo testamento, di sovrapporre a questo testamento il partito di Donato, e quando Dio dice ad Abramo nello stesso testamento: La tua discendenza sarà come le stelle del cielo e la sabbia del mare 49, tu annulli il testo e vi metti sopra il partito di Donato, in favore del quale non citi alcuna testimonianza, e dici: " La minoranza detiene sovente la verità, l'errore è appannaggio della moltitudine ". Non comprendi in che senso il Signore ha detto che sono pochi coloro che entrano per la porta stretta 50, dal momento che ha dichiarato che molti da Oriente e Occidente siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe 51, e nell'Apocalisse appaiono migliaia di individui in veste bianca, di ogni razza e tribù e lingua, che nessuno può contare 52. Essi certamente sono molti in se stessi, però sono pochi se li paragoniamo alla moltitudine ben più grande che deve essere punita con il demonio. Tuttavia questo frumento, destinato ai granai divini per l'eternità, raccolto da tutto il mondo dall'unità della carità, tollera i furori e i tormenti di questo mondo, sia per gli scandali e le violenze degli eretici sia per i molti che non vivono rettamente qual paglia che resta nel suo seno, e sarà purificato nella vagliatura finale. Ma, su tutto ciò, non c'è risposta più facile per te della causa dei Massimiani. Se la verità si trova frequentemente nella minoranza ed errare è proprio della moltitudine, ammetti che i Massimiani, quanto sono inferiori a voi per il loro piccolo numero, tanto vi superano nella verità. Tu non lo ammetti; allora non cercare di gloriarti del vostro ridotto numero a confronto con la moltitudine delle nazioni cattoliche, così come non vuoi che i Massimiani si glorino del loro scarso numero in rapporto alla vostra moltitudine.
La Chiesa non ha potuto minimamente essere intaccata dai traditori africani.
54. 64. Quanto poi al tuo resoconto sui traditori africani, non sai tu o il più elementare buon senso non te lo fa comprendere, che, quando si discute alla ricerca della verità, se non segue la dimostrazione, l'esposizione è priva di valore e non serve a nulla? Non mi darei alcuna pena per confutare questo, neppure se non avessi nella causa dei Massimiani una sintesi così facile e immediata. Sacre sono le seguenti Lettere: Parla il Signore, Dio degli dèi, convoca la terra da oriente a occidente. Da Sion, splendore di bellezza, Dio rifulge 53. Con questo testo profetico si armonizza quello del Vangelo, in cui il Signore dice di sé: Il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome dovevano essere predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme 54. Ciò che infatti è detto lì: Egli ha convocato la terra da oriente a occidente, qui lo ha espresso: a tutte le genti; e alle parole del Salmo: Da Sion rifulge la sua bellezza, corrispondono le parole: cominciando da Gerusalemme. Lì, infatti, Cristo non solo ha sofferto, ma è anche risorto; di là è salito al cielo e lì nel giorno di Pentecoste ha inviato lo Spirito Santo dal cielo su centoventi uomini riuniti insieme per colmarli di lui; là un giorno accolse nel suo corpo tremila credenti e un altro giorno cinquemila che si erano convertiti; da lì la Chiesa si diffuse e si diffonde con i suoi frutti a tutta la Giudea e alla Samaria e a tutti gli altri popoli del mondo intero. Predisse questo ai suoi discepoli e nell'imminenza dell'ascensione al cielo disse loro: Voi mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra 55. Questa, dunque, è la Chiesa che comincia da Gerusalemme e si espande con una fecondità così palese fra tutte le genti, da obbligarti a confessare che " grazie alla Provvidenza divina il mondo intero ogni giorno si volge al nome cristiano "; questa Chiesa, ripeto, che la Parola del Signore, Dio degli dèi, convoca dal levar del sole fino al tramonto, la quale non ha potuto minimamente essere intaccata dai traditori africani, che non ha mai conosciuto, se i germogli dell'arbusto del sacrilego Massimiano non hanno macchiato tanti suoi colleghi, per il solo fatto che essi non gli avevano imposto le mani durante la sua consacrazione; e questo benché avessero lodato Massimiano, condannato da Primiano, e avessero condannato Primiano, benché coloro che avevano aderito al suo scisma avessero ottenuto una proroga per ritornare.
Il grado comparativo non sempre aumenta ciò che mette a confronto.
55. 65. Che anzi, perché ho detto: " Noi, con ben maggiore probabilità vi accusiamo di aver consegnato i Libri santi " 56, tu mi rispondi che in questo modo ho confessato che voi fate a noi un rimprovero probabile, appellandoti anche alla regola linguistica secondo la quale il grado comparativo " aumenta ciò che è posto prima e non disapprova ciò che è detto prima ", e aggiungi che come si dice " bene " e " meglio ", " male " e " peggio ", " orribilmente " e " più orribilmente ", così si trova " probabilmente " e " più probabilmente ". Da questa premessa credi di poter tirare una conclusione e dici: " Se la vostra obiezione è più probabile, allora la nostra è probabile". Con l'opera assai estesa dei primi tre libri ti ho dato a suo luogo una risposta sufficiente e forse più che sufficiente, e ho mostrato, attraverso i libri da cui abbiamo appreso a parlare, come il grado comparativo non sempre aumenti ciò che mette a confronto, e talvolta disapprovi ciò con cui si raffronta. Per questo si dice: " Gli dèi favoriscono maggiormente gli uomini pii " 57, oppure: " Formulo i migliori auspici " 58. Leggili attentamente, vi scoprirai tu stesso molte cose. Ma, ti prego, non sei sorpreso di vedere come in questa causa dei Massimiani, partendo dalla quale ho deciso adesso di darti una risposta su tutto, non mi sono mancati esempi di questo tipo di locuzioni? Proprio in quella sentenza del concilio di Bagai, davvero mirabile per splendore ed eloquenza, essi dichiarano:" Si è trovato un rimedio più salutare, per evitare che il virus pestilenziale si diffonda in tutte le membra: sopprimere con un dolore concentrato la ferita aperta ". Stando alla tua regola, essi avrebbero certamente dovuto dire: " salutare ", non: " più salutare ", poiché non era salutare, ma pernicioso permettere che il virus infettasse tutte le membra. Era dunque un rimedio più salutare ricorrere a un dolore momentaneo al fine di sopprimere la piaga aperta, benché non fosse salutare, al contrario fosse mortale, lasciare che il virus diffondesse la sua infezione mortale in tutte le membra. Allo stesso modo noi vi obiettiamo più probabilmente il reato di tradizione, senza che voi possiate accusarci di ciò probabilmente.
Silvano di Cirta fu traditore e accusa Ceciliano per il crimine di tradizione.
56. 66. Anche ciò che ho affermato contro Silvano, il vostro vescovo di Cirta, che cioè fu un traditore, lo attestano gli atti municipali, redatti lì stesso a Cirta dal rappresentante statale Munazio Felice 59. Infatti vi leggiamo scritto: " Quando fu aperto l'ingresso della biblioteca, si trovarono gli armadi vuoti. Lì Silvano presentò una cassetta d'argento e una lampada d'argento, che diceva di avere trovato dietro la cassaforte. Vittore di Aufidio gli disse: " Saresti morto se non le avessi trovate ". E avendogli detto il curatore Felice: " Cerca più attentamente per vedere se non sia restato qualcosa ", Silvano disse: " Non c'è nulla qui, abbiamo buttato tutto fuori " ". Quando furono letti questi fatti negli atti del consolare Zenofilo, fra i quali erano state inserite numerose deposizioni di testi, chiese il consolare: "Quale incarico ecclesiastico ricopriva a quell'epoca Silvano? ". Vittore rispose: " Silvano fu suddiacono durante l'episcopato di Paolo, quando ferveva già la persecuzione ". Tu, perché non si dia credito a questo documento chiarissimo degli atti pubblici, credi di opporgli un argomento decisivo richiamando la sentenza che lui pronunciò contro Ceciliano, quasi per punire dei traditori; poi concludi che non poté essere un traditore chi si assunse il ruolo di vindice inflessibile del crimine di tradizione 60. Come se qualcuno potesse sembrare più severo di quei vecchi davvero svergognati, quando infierivano con tanto zelo per far morire Susanna, però perché avevano la coscienza lacerata dal senso di colpa per quel delitto, che fingevano di voler punire in lei 61. Ma, lasciamo perdere queste cose. E Feliciano? Adesso non condanna, forse, con Primiano il crimine che lui stesso aveva commesso con Massimiano, ma certo non perché più impudente, quanto perché più emendato da una sentenza migliore? Se Silvano avesse voluto fare altrettanto, non avrebbe condannato falsamente Ceciliano per il crimine di tradizione, ma se stesso per vero crimine di tradizione con un emendamento salutare, e sarebbe passato, se non in qualità di vescovo, almeno in qualità di peccatore emendato, a fianco di Ceciliano innocente, se è vero che Feliciano è potuto passare, senza macchia per Primiano o per lui, con la sua dignità episcopale al partito di Primiano, che aveva condannato essendo innocente, proprio come Silvano aveva condannato Ceciliano.
Le condanne di Primiano e di Ceciliano a confronto.
56. 67. Neppure ciò che ho detto: " Ignoro quali siano i traditori che i vostri antenati incolpavano; se li incolpavano veramente, avrebbero dovuto convincerli del loro errore " 62, devi prenderlo nel senso che i vostri antenati avrebbero dovuto farlo davanti al loro tribunale. In effetti tu rispondi così, " che essi l'hanno fatto e per questo determinarono in giudizio che i nostri avevano perduto il battesimo ". Prima leggi attentamente ciò che rigetti nel tuo scritto, e o comprendi ciò che è detto o non voler cambiare il senso di ciò che tu comprendi. Io ho detto che questi traditori avrebbero dovuto essere convinti di errore, non davanti ai vostri, ma davanti alle Chiese d'oltremare, alle quali apparivano come innocenti quelli che erano incolpati dai vostri. Infatti anche i Massimiani credono di aver condannato Primiano dopo averlo confutato, ma non lo hanno fatto davanti a coloro che, vivendo in luoghi più lontani, erano meno influenzabili da favoritismi o invidie, e avrebbero potuto dare di lui un giudizio tale, che sarebbe stato facilmente approvato da tutto il partito di Donato. Orbene, cento vescovi lo hanno condannato, mentre più di trecento vescovi lo hanno rilasciato perché fosse assolto, davanti ai quali essi stessi avrebbero corso il rischio di una condanna. È certo che costoro dovettero guadagnare alla loro tesi un numero ben maggiore di vescovi per restare dentro con essi e mettere fuori Primiano, qualora lui, che era condannato, si fosse rifiutato di eseguire la penitenza. Però se essi non avessero potuto persuadere un numero così superiore di colleghi e le molte Chiese della loro comunione, sparse per tutta l'Africa, o avrebbero dovuto rescindere la loro sentenza con decisione più sensata, su cui avrebbero potuto prendere un abbaglio, trattandosi di uomini che giudicano un altro uomo, oppure, se avevano appreso con assoluta certezza la vera natura dei suoi crimini, di cui tuttavia non erano in grado di convincere gli altri, che erano la stragrande maggioranza, sarebbe stato un gesto più prudente e paziente tollerare coscientemente un peccatore anziché separarsi con uno scisma empio da tanti innocenti che non ne sapevano nulla. In tal modo avrebbero mantenuto fede a quel principio, colmo di carità e pietà, formulato così dal beato Cipriano: " Anche se si nota nella Chiesa la presenza della zizzania, ciò tuttavia non deve costituire un impedimento per la nostra fede o la nostra carità, tale da farci abbandonare la Chiesa perché in essa abbiamo scoperto la zizzania " 63. La qual cosa certamente avrebbe giovato loro se, purificati nel grembo della Chiesa cattolica, avessero tollerato in essa le impurità che non avevano potuto togliere anteriormente. Ma ciò che a nostro avviso essi avrebbero dovuto fare in questa società del vostro errore, che considerate come la vera Chiesa, era quello che si imponeva per i vostri antenati nel seno di quella Chiesa notoriamente vera, della cui unità essi avevano fatto parte: non separarsi da essa. Come infatti chiunque aderisce al vostro partito, poiché ignora completamente la questione di Primiano, in perfetta buona fede lo reputa innocente benché condannato da cento Massimiani, lui che era stato assolto davanti a un numero ben maggiore di colleghi, così anche nella comunione cattolica chi ignora la causa di Ceciliano non a torto si persuade della sua innocenza, dal momento che costui ha potuto apparire come innocente o occultarsi come colpevole, non solo in Africa, ma anche nel territorio di tanti popoli cristiani, di fronte alla stragrande maggioranza degli altri vescovi. Presso di loro o ha meritato di essere assolto da un giudice con cognizione di causa, o non meritò di essere condannato da un giudice che ignorava il fatto, oppure, assolto in modo ingiusto da un giudice corrotto, non si poté dimostrare la sua colpevolezza agli altri che non l'avevano giudicato. Voi pertanto vi siete separati con una sacrilega frattura dall'unità di tanti e sì grandi popoli che, non essendo in grado di giudicare tale questione, o ignoravano che c'erano stati giudici in questa causa, o se era già stata emessa una sentenza ignoravano di che tenore fosse, oppure credettero ai giudici designati anziché ai litiganti vinti.
I Donatisti sono battuti in tutte le ipotesi.
57. 68. Ecco dimostrato con quanta facilità vi si può vincere, pur avendo scelto l'ultima delle quattro ipotesi che io ti avevo proposto, né potevi fare altrimenti 64. Ho detto, in effetti, che se si fossero esibite le prove dei crimini di tradizione, compiuti dall'una e dall'altra parte, o le une e le altre sono vere o le une e le altre sono false, o le nostre sono vere e le vostre false, o le nostre sono false e le vostre vere. Ora, dopo aver dimostrato quanto era facile la nostra vittoria nelle prime tre ipotesi, siete stati battuti anche nella quarta, ma tu, o non l'hai compreso oppure, ed è ciò che inclino a credere, perché gli altri non capissero, hai tentato di coprire con non so quali zone d'ombra la questione stessa e hai giudicato opportuno discutere sulla natura dell'argomentazione. Ma di questo potremo trattare con te in altra occasione, se sarà necessario; ora non perdiamo il tempo su questioni non essenziali.
La questione dei Massimiani e la condanna di Primiano.
58. 69. Pertanto fa' attenzione, per vedere se sarò in grado di dimostrare anche questo, osservando in quel vostro specchio terso, che è appunto la questione dei Massimiani. Dunque, dopo la morte di tutti i protagonisti e i testimoni di questi avvenimenti, potrà succedere che un bel giorno la questione della comunione sia dibattuta tra i vostri successori e i loro. Costoro diranno che Primiano fu condannato da un centinaio di vescovi o poco più, e allegheranno prima la sentenza redatta a Cartagine, poi quella emanata a Cabarsussa contro di lui; i vostri leggeranno, al contrario, il concilio di Bagai. I primi reclameranno che si dimostri loro come furono confutate le accuse contro Primiano, contenute nella sentenza dei loro antenati. I vostri non diranno forse con più forte ragione: " Se queste accuse, che voi lanciate contro uno che è già morto, sono vere, provate che le avete presentate ai nostri antenati, e che gli avete dimostrato che erano vere. Se avete tentato di fare questo senza potervi riuscire, allora neppure gli stessi nostri antenati potevano essere macchiati dai crimini altrui, sia pure veri, che non gli erano stati comprovati; quanto più se voi non avete neppure tentato di dimostrarlo! Come dunque poteva scaricarsi su di noi la responsabilità di tale questione che, essendo ignorata e non dimostrata, non ha potuto coinvolgere neppure coloro che allora vivevano con Primiano? Pertanto noi siamo in grado, per la forza stessa della verità, di convincervi che siete i responsabili dello scisma, in quanto vi vediamo separati da noi, fratelli vostri, a causa di crimini altrui, che allora non sono stati provati di fronte ai nostri antecessori, quando dovevano esserlo ". Se le popolazioni e il clero di quei luoghi da cui provenivano i trecentodieci vescovi, che hanno organizzato il concilio di Bagai contro i Massimiani, hanno il sacrosanto diritto di parlare così; se ciò - ripeto - lo diranno con ragione gli Africani agli Africani, i Numidi e i Mauri, che sono la stragrande maggioranza, alla minoranza della Bizacena e della Proconsolare, quanto più il mondo intero avrà il diritto di usare questo linguaggio con gli Africani di tutto il mondo sui crimini compiuti da ignoti traditori africani, anche se fossero veri, tanto più che anche in Africa la stessa Chiesa cattolica è così diffusa, associata col vincolo dell'unità agli altri popoli! In ogni caso, essa potrebbe gridare ad alta voce: " Anche le prove dei crimini altrui, che adesso ti sforzi di mostrarmi, non rendono colpevoli i popoli delle nazioni, ai quali non furono mostrate a tempo debito, sia perché non avete potuto farlo e sia perché non ve ne siete preoccupati. Se mi dissocierò da questi popoli innocenti su tale questione, e ciò a causa dei crimini di altri, non potrò considerarmi innocente del crimine sacrilego dello scisma. Perciò, supponiamo pure che voi abbiate il massimo successo e mi proviate adesso che questi crimini sono veri: condanniamo i traditori che sono morti, non abbandoniamo gli innocenti che vivono ".
La Chiesa universale non è il partito di Donato.
58. 70. Ora, avendo io dichiarato: " Se voi foste in possesso di prove autentiche, avreste dovuto dimostrarlo alla Chiesa, cioè alla Cattolica, per essere al di dentro ed espellere al di fuori quelli che aveste confutato " 65, che razza di risposta mi hai voluto dare dicendo: " Noi eravamo stati espulsi, i vostri invece erano rimasti nella Chiesa plenaria e cattolica "? Se i Massimiani vi ripetono questa frase, parola per parola, tu che cosa risponderai, se non che non sono degni di una smentita, ma soltanto di derisione quelli che osano pretendere di essere la Chiesa plenaria con nemmeno cento vescovi, a confronto di una moltitudine sì grande, cui presiedono oltre trecento vescovi, poiché in tutte le regioni dell'Africa, in cui si trovano i Massimiani, è presente anche la comunione di Primiano, mentre nelle altre parti dell'Africa, ben più numerose ed estese, non si trova neppure un Massimiano, salvo forse in viaggio? Tu, pertanto, con quale ardire - in contrasto con quella Chiesa che, per bocca della verità, si estende dal sorgere del sole fino al suo tramonto nella profezia e nella realtà 66 - osi affermare che la Chiesa universale è il partito di Donato, il quale non è se non in Africa, mentre essa appartiene a innumerevoli nazioni, Africa compresa? " È chiaro che questo ha messo fuori quella! ". Tu però, ti prego, non mettere fuori questa voce. L'uomo ha il pudore sul volto, non sotto l'ascella. E così questo ha messo fuori quella? Non vedi che, se si mette fuori quella, di cui il Signore ha detto ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni 67; della quale si legge la predizione che negli ultimi giorni sarà la montagna del Signore, visibile a tutti, e verranno ad essa tutte le genti 68; della quale si canta questa profezia: Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra, si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli 69; della quale è predetto che darà frutto e crescerà nell'universo intero 70; della quale dice lo stesso Signore che si estende fra tutti i popoli, cominciando da Gerusalemme 71; non vedi, dico, che se la si mette fuori, con essa si mette fuori la Legge di Dio, i Profeti, i Salmi, gli Apostoli, il Vangelo stesso, e infine tutto il Testamento e, con esso, lo stesso Erede?
I Donatisti sono usciti fuori.
59. 70.Se ti colpisce questa empietà, se ti riempie di orrore, se ti fa tremare, guarda ove vi trovate e tornate dentro, poiché non voi avete mandato fuori, ma voi piuttosto siete usciti fuori. Vedi che cosa è capace di fare un cieco fanatismo. Si dice che Massimiano ha buttato fuori Primiano, e questo fa ridere; si dice che il partito di Donato ha messo fuori i frutti delle fatiche apostoliche, che si moltiplicano e crescono per il mondo intero, e questo non fa inorridire!
Quella che presenta la Scrittura è la Chiesa cattolica.
59. 71. Attento dunque a non ingannarti o a non ingannare, poiché non tieni conto o fingi di non tener conto di ciò che spesso ti ho ricordato, e mi fai dire che il frumento del Signore non è la Chiesa, che io ho presentata come cattolica, ma in maniera diversa da come la presenta la Scrittura divina. Solo il buon grano sarà raccolto nel granaio; ora la Chiesa subisce la spigolatura come nell'aia, quando la paglia è triturata. Ecco quello che vi urge e preme e, se non vi emendate, vi annienterà, perché avete detto che non potete tollerare la paglia di quest'aia, mostrando in tal modo che siete voi questa paglia, e tuttavia avete l'impudenza di farvi passare per frumento mondato. Così il turbinìo delle vostre vane calunnie vi trasporta lontano dall'aia, vi solleva in aria come il pulviscolo minutissimo della battitura e vi fa volar via prima della vagliatura finale. Insomma, quell'urlo della vostra illimitata arroganza e falsità è vostro, non nostro: Che cosa ha in comune la paglia con il frumento? 72 Questo lo dice Geremia attribuendolo ai sogni e alle rivelazioni dei falsi profeti, mentre Parmeniano lo scrive come se fosse detto di noi e di voi. Interroga anche Massimiano: non ti dirà altro di sé. È nient'altro che questo il tumore dell'empia superbia per tutti coloro che si separano dall'unità di Cristo: si vantano di essere gli unici cristiani e condannano tutti gli altri, non solo coloro che conoscono la loro lite, ma anche coloro che non hanno mai sentito neppure il loro nome.
60. 72. Poco oltre, hai creduto di aver imbastito una frase ad effetto, perché quando ho detto del Testamento di Dio: " Ebbene, qualunque sia la parte che lo presenta, lo si legga! " 73, tu hai pensato bene di replicare che ciò costituisce già di per sé una confessione del crimine, e per questo avevo detto: " Chiunque sia chi l'ha prodotto, lo si legga ", poiché mi consta che i nostri l'hanno bruciato, mentre i vostri l'hanno conservato e pubblicato. E così, forte della verità, se vuoi che Massimiano ti presenti il libro della Legge per leggervi il caso di Datan, Core e Abiron, inghiottiti vivi dalla terra che si spalancò 74, ai quali la sentenza di Bagai ha paragonato costui, non si potrà leggere il testo con maggiore determinazione solo perché si trova nel suo libro? Pertanto la frase che ho pronunciato: " Si legga il Testamento, da qualunque parte è stato prodotto ", non è la confessione di un crimine, ma è fiducia nella verità. C'è qualcosa di più vantaggioso, di più sorprendente di questo: se è possibile, tu stesso presenti ciò che viene letto contro di te? Non perché io non disponga di alcun testo a mio favore, ma perché è più facile e più sicuro, ai fini di un tuo convincimento, se produci contro di te ciò che un tuo eventuale ravvedimento può trasformare a tuo favore.
La Chiesa cattolica è su tutta la terra, i Donatisti solo in Africa.
60. 73. Ma poiché ti è piaciuto ripetere affermazioni infondate contro l'universalità della Chiesa, ti rispondo ancora una volta su questo punto. Voi formate in Africa il partito di Donato, da cui evidentemente la fazione di Massimiano si è scissa poiché non è presente nell'intera Africa in cui siete voi; invece voi non siete assenti anche nelle regioni in cui essa si trova. Tant'è vero che da voi sono derivati altri scismi, come quello dei Rogatensi nella Mauritania Cesariense, degli Urbanensi in una zona limitata della Numidia, e altri ancora; ma sono rimasti circoscritti nelle zone ove si è prodotta la frattura. Questa è la prova evidente che essi da voi sono usciti, non voi da loro, poiché siete anche in quei territori ove loro si trovano, mentre essi non li si incontra in ogni parte ove siete voi, se non forse come viaggiatori. Allo stesso modo la Chiesa cattolica, la quale, come dice Cipriano, ha esteso i suoi rami per tutta la terra, tanto è lussureggiante 75, subisce ovunque gli scandali di coloro che sono troncati da essa, soprattutto per il vizio della superbia, gli uni qui, gli altri là e in altre parti, i quali ostentando le loro fazioni dicono: Ecco, il Cristo è qui, ecco è là 76. Ma proprio Cristo ha già ammonito di non credere a loro. Infatti non mostrano la via, sulla quale i Salmi hanno profetizzato: Si conosca sulla terra la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza 77, ma ciascuno mostra il territorio della sua comunione: eccola qui, eccola là. Là dove cadono, restano; là dove si separano, inaridiscono. L'albero, dal quale essi sono troncati, si estende anche in quelle regioni ove giacciono i rami tagliati, ciascuno nella propria terra; ma questi non si trovano ovunque si estende l'albero, salvo alcune rarissime foglie che, ormai rinsecchite, il vento della superbia disperde al di fuori delle loro contrade.
61. 74. Questa Chiesa, dunque, che estende i suoi rami nell'universo - per usare le stesse parole di Cipriano 78 - per la sua sovrabbondante fecondità, raggiungerà man mano che cresce molte nazioni, anche barbare, al di fuori del mondo romano. Credo che anche tu lo avrai investigato e scoperto, perché dici: " Tralascio le nazioni barbare con le loro religioni particolari: i riti dei Persiani, l'astrologia dei Caldei, le superstizioni degli Egiziani, le divinità dei maghi, dal momento che tutto ciò non esiste più, poiché grazie alla Provvidenza divina, il mondo intero si volge sempre più ogni giorno al nome cristiano ". In questo dici il vero, e così si adempie la promessa fatta ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni 79. Dice: " Tutte le nazioni ", non ha detto: " Tutti gli uomini di tutte le nazioni ". Quindi è necessario che, fino al momento finale della separazione del giudizio, l'universo si vada ricolmando non solo per la fecondità della Chiesa che cresce, ma anche per la commistione dei suoi molti nemici, che hanno la funzione di far esercitare e provare la sua pietà materna. Ecco come il Signore ha ricordato questo testamento anche al figlio di lui, Isacco, dicendo: Io manterrò il giuramento che ho fatto ad Abramo tuo padre. Renderò la tua discendenza numerosa come le stelle del cielo e concederò alla tua discendenza tutti questi territori: tutte le nazioni della terra saranno benedette per la tua discendenza 80; ed ecco come lo ha ricordato al nipote di lui, Giacobbe: La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai al di là del mare e a sud, al nord e a est. E in te saranno benedette tutte le tribù della terra 81. Quando la Scrittura menziona frequentemente la regione " al di là del mare ", chiunque legge sa che l'espressione suole significare la parte occidentale. Se tu avessi voluto metterti d'accordo con il Testamento reso pubblico 82, non saresti rimasto nel solo territorio dell'Africa.
Non è assolutamente vero che, dove è la Chiesa cattolica, lì ci sono anche le eresie.
61. 75. Dunque, non sono in comunione con noi, come tu sostieni, i Novaziani, gli Ariani, i Patripassiani, i Valentiniani, gli Antropiani, gli Apelliani, i Marcioniti, gli Ofiti e, per usare la tua espressione, gli altri " nomi sacrileghi di nefande pestilenze, non sètte". Nonostante ciò, ovunque essi si trovano, lì c'è la Chiesa cattolica, così come essa è in Africa ove siete voi; ma non è assolutamente vero che, dove è la Chiesa cattolica, lì siete voi: voi o non importa quale di queste eresie. Da ciò si può intravvedere quale sia l'albero che estende i suoi rami nell'universo 83, tanto è lussureggiante, e quali siano i rami spezzati che non hanno la vita della radice, caduti e inariditi ciascuno al suo posto. Ma, se non persevereranno nell'infedeltà, come dice l'Apostolo degli Israeliti, saranno anch'essi innestati; Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo 84; però non per ricevere di nuovo il sacramento del battesimo, che già avevano ricevuto dall'albero e non lo hanno cambiato, ma per rivivere nella radice della carità e dell'unità, separati dalla quale a causa della sterilità dell'odio disseccano. Proprio come voi, che avete giudicato opportuno reinserire Pretestato e Feliciano, che Massimiano aveva tagliato via con sé, di cui non avete ripudiato il battesimo, benché fossero rami secchi. Ad essi in verità voi avreste veramente dato aiuto, se li aveste restituiti non solo al frammento della vostra comunione, ma, voi e loro, foste ritornati alla radice cattolica.
Il battesimo non giova a coloro che abbandonano l'unità, ma permane tuttavia in loro.
62. 76. Ed ora, che cosa risponderò sull'altro argomento che, a tuo avviso, avrei sviluppato a favore della vostra causa, in quanto ho detto che il battesimo non giova a coloro che abbandonano l'unità, ma permane tuttavia in loro, e lo si prova dal fatto che non lo si amministra una seconda volta quando ritornano 85? Tu mi hai assicurato che anche voi sostenete la stessa cosa: che non giovava affatto ai nostri antenati, se non facevano ritorno alla Chiesa, il battesimo che in essa avevano ricevuto. Se fosse questo ciò che dite, non resterebbe che una questione tra noi: qual è la Chiesa in cui il battesimo giova alla salvezza. Voi però non dite che noi possediamo il battesimo ed esso non giova alla salvezza, bensì sostenete che noi non lo possediamo affatto, in quanto l'abbiamo ricevuto da coloro che l'avevano perduto quando sono usciti fuori. Perciò tu non hai potuto né potrai mai rispondere a questa mia argomentazione: l'esistenza del battesimo in coloro che si separano si prova dal fatto che non lo si ripete al loro ritorno. Se infatti Feliciano aveva perduto il battesimo separandosi da voi, perché al suo ritorno non è stato ribattezzato per restituirgli ciò che aveva perduto? E, per finire, se lo stesso Massimiano ritornerà a voi, non viene ribattezzato; cosa che senz'altro dovrebbe fare se avesse perduto il battesimo. In effetti - sono proprio tue parole - " coloro che sono bloccati nel loro scisma dalla sentenza di condanna hanno perduto sia il battesimo sia la Chiesa ". Dunque, come ad essi quando ritornano si restituisce la Chiesa, così si restituisca il battesimo. Io invece dico: Siano battezzati coloro che ritornano, se hanno perduto il battesimo quando sono usciti fuori. Ma poiché voi non fate questo, anche voi confessate che coloro che si separano dalla Chiesa conservano il battesimo senza trarne alcun profitto. Essi, pertanto, dànno come possiedono, cioè in maniera tale, che coloro che ricevono il battesimo fuori dalla Chiesa conservano il battesimo, anche se ad essi non giova. Ne consegue che, come al loro ritorno non si restituisce ciò che non hanno perduto, così anche agli altri non si deve dare ciò che hanno ricevuto. Si deve invece agire con loro in modo tale che, per la Chiesa, giovi agli uni e agli altri ciò che, al di fuori della Chiesa, poté restare in essi, ma senza giovare loro. Anche per questo, né ho detto alcunché che potesse favorire il vostro errore, né tu hai risposto a ciò che ho affermato.
Il giardino chiuso e la fontana sigillata.
63. 77. Tu parli anche del giardino chiuso e della fontana sigillata, senza capire assolutamente nulla del senso di queste espressioni. Dici: " Se è un giardino chiuso e una fontana sigillata, come mai colui che si trova al di fuori, separato dal giardino, che è la Chiesa, e dalla sua fontana, che è il battesimo, può dare ciò che lui non ha?" 86. Interroga Feliciano se era nel giardino chiuso, quando la porta della dilazione offriva a lui il ritorno allo stesso giardino chiuso. Rubò, per caso, da lì la fontana, nella quale battezzava i suoi laici durante lo scisma di Massimiano? Se così fosse, allora i vostri dove battezzavano i loro? Non avranno forse, anche con quella proroga, differito la cosa a più tardi, in attesa che i ladri ritornassero al giardino con la fontana? Allora, costoro non erano forse falsi profeti quando, mentendo sui crimini commessi da Primiano, facevano passare al loro sacrilegio coloro che avevano sedotto? Oppure erano lupi rapaci, quando trascinavano coloro che avevano sedotto dal gregge di Primiano a far parte della loro minuscola divisione? Tu neghi quelle che ho chiamato occupazioni dispotiche dei vostri sui fondi altrui e orge a base di ubriachezze 87. Negalo, se puoi; non temo che per questo troviate difficoltà ad accordarvi con noi. Contro di voi non ho detto nulla di simile a ciò che i Massimiani, condannati da voi, hanno meritato di sentire dalla vostra bocca. Tu neghi la follia forsennata dei circoncellioni, nonché i culti sacrileghi e profani, resi ai cadaveri dei suicidi; tuttavia non puoi negare che, tanto per riferirci all'esempio calzante degli Egiziani, le rive rigurgitavano dei cadaveri delle vittime, per i quali la punizione era tanto più grande che nella stessa morte non hanno trovato sepoltura : e voi vi siete attaccati a questi cadaveri, lasciati insepolti. Là infatti giacevano Pretestato e Feliciano; se costoro hanno recuperato la vita al vostro fianco, che ne fate del battesimo che amministrarono loro in stato di morte?
Parlare contro l'errore, non contro la persona.
64. 78. Tu dici che non ho conservato quella pace e soavità che avevo promesse al principio della mia lettera, avendo chiamato Petiliano con l'appellativo di Satana 88. Né Petiliano né alcun membro del partito di Donato ho paragonato a Satana, ma l'errore stesso del partito di Donato, dai cui lacci desidero ardentemente liberare gli uomini che amo. Leggi con maggiore attenzione: lo troverai. D'altra parte, anche se ho detto qualche parola troppo dura, leggi ciò che voi stessi avete vomitato, non contro l'errore dei Massimiani, ma contro gli uomini stessi. Pertanto, Petiliano imiti Feliciano e non si irriti contro di me che desidero la pace.
Le conversioni di Agostino e di Feliciano non sono sullo stesso piano.
64. 79. Io stesso non te ne voglio certo per aver creduto bene di rimproverarmi, con allusione indiretta, l'appartenenza ai Manichei a causa di un errore della mia adolescenza. Di esso non mi dolgo tanto per la mia infelicità passata, quanto gioisco per la gloria perpetua del mio Liberatore. Tuttavia, se lo gradisci, ti invito a cercare e leggere ciò che ho scritto, e quanto e perché, per combattere l'eresia micidiale dei Manichei. Vi scorgerai con quale fede ho difeso contro di loro la verità cristiana, con quale chiarezza ho distrutto le loro falsità, e non voler essere diffidente nei miei confronti, tu che credi all'attaccamento leale di Feliciano nei confronti di Primiano, il quale nella sua sentenza di condanna lanciò contro Primiano e a favore di Massimiano accuse sì gravi, e che, dopo essersi dissociato da Massimiano, ha scritto probabilmente qualcosa contro di lui. Tuttavia, lui non passò dalla sua parte essendo un adolescente, un laico, un catecumeno, come invece accadde a me con loro; no: vecchio contro vecchio, vescovo contro vescovo, egli si fece avversario di colui al quale si trova attualmente unito. Un'allusione che, anche se indirettamente e con urbanità avevi fatto, mi porta a rievocare ciò che mi scrisse per lettera, in un momento di collera, il nostro Primate; ma quando un'assemblea di vescovi lo sollecitò a provare la sua tesi, egli ritrattò la sua opinione presentando le proprie scuse al riguardo, e su questo io posso leggere come la sua dichiarazione è stata condannata. Tu indaga se puoi leggere un solo testo, in cui Feliciano ritratta e condanna ciò che disse contro Primiano, non per accusarlo ma per condannarlo, o almeno trova un testo in cui lo stesso Primiano si rimangia ciò che disse contro Feliciano quando lo condannò. Se anche ne trovassi uno, non per questo le due cause saranno sullo stesso piano, poiché il primo aveva imbastito una accusa di cui vide chiaramente la falsità, ne domandò perdono e la sconfessò, senza disdegnare, di fronte alla sua dignità di primate, l'umiltà di fare ammenda; egli preferì piuttosto attenersi all'avvertimento prudente del testo scritturale: Quanto più sei grande, tanto più umìliati in tutto; così troverai grazia davanti a Dio 89; i secondi, invece, non si erano accusati vicendevolmente davanti ad altri, ma si erano comportati come giudici che sedevano gli uni contro gli altri. Dunque, si condannarono a vicenda e, dopo la condanna, si misero d'accordo. Noi non vediamo di malocchio la pace fatta tra i condannati nel partito di Donato, purché non respingano ad oltranza la pace di Cristo nell'universo intero.
La contesa non esiste quando si ricerca la verità o non si litiga per vanagloria.
65. 80. Ormai penso che ti renda conto quanto vana sia la tua pretesa di aver risposto a tutto il contenuto della mia lettera. Se infatti hai risposto per il solo fatto che non hai voluto tacere, questa non è certo una risposta esauriente, ma almeno è una risposta. Se invece hai risposto con l'obiettivo di svuotare le mie affermazioni, vedo certo che hai risposto a molte questioni, ma vedo anche che hai confutato un bel nulla. Considerato il complesso delle questioni che ho proposte, sono convinto che capirai al volo come non sia tanto l'intento di evitare una contesa - essa non esiste quando si ricerca la verità o non si litiga per vanagloria - quanto la diffidenza derivante da una causa perversa che impedisce ai tuoi vescovi di affrontare un dibattito con noi. Se infatti poniamo al centro del dibattito la sola causa dei Massimiani, allora non c'è nulla da opporre: questo, almeno ora, forse lo ammetterai. No, non è per il gusto di sfoggiare un'eloquenza invincibile, come tu pensi o insinui falsamente, che ho voluto dare importanza a questa causa, ma piuttosto perché comprendano i lettori che una simile causa non reclama per la sua difesa o, meglio, per la sua dimostrazione il patrocinio di una pur minima eloquenza.
La questione dei Massimiani toglie ai Donatisti ogni difesa.
65. 81. Bene, allora non chiamerò più il vostro errore " mostro tricipite ": tu sei davvero il più amabile rifinitore di parole; parlerò invece di " calunnia tripartita " 90; neppure dirò che noi dobbiamo contrastare questa causa dei Massimiani con un " dardo tridente", ma dirò semplicemente: " una difesa in tre parti "; né dirò: " conficcate nella loro fronte ", o " chiudete il loro gozzo ", ma dirò: "bloccate la loro impudenza e metteteli a tacere ". Forse, solo perché le parole sono cambiate e le metafore sono rimpiazzate dai termini propri, è mutata la questione dei Massimiani, la cui sintesi vi spiazza talmente che, se una buona volta date retta al buon senso, non vi resta altra soluzione se non di placare definitivamente la vostra pervicace opposizione?
Rassegna delle questioni contestate.
66. 82. Se si tratta di far comunione non con i peccati altrui, ma con i sacramenti divini, allora c'è stata comunione con i condannati, e si è parlato di altri sacrileghi in comunione con il condannato Massimiano, perché " non hanno macchiato i germogli dell'arbusto sacrilego "; se si tratta di persecuzione, voi avete perseguitato i condannati, avete corretto i turbolenti perseguitandoli; se si tratta del battesimo, voi avete accettato il battesimo dato nello scisma sacrilego. Ma, perché continuate a citare a vanvera le testimonianze divine, che non avete comprese, affinché non sia conosciuta la verità ed evitato l'errore? Sta scritto: Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine 91. Ma voi non avete considerato un contestatore neppure Restituto, che intentò una clamorosa controversia giudiziaria contro Salvio di Membressa per qualche capanna e campicello di terra, al fine di espellerlo da quei luoghi; tanto meno dunque si deve considerare litigioso chi porta avanti lealmente una discussione, non per usurpare o portar via, ma per comunicare l'eredità dei beni celesti a coloro che la pensano diversamente! È scritto, dici tu: Non parlare agli orecchi di uno stolto, perché non disprezzi le tue sagge parole 92. Allora, se non ci reputate prudenti, non bisbigliate al nostro orecchio quasi fosse un segreto, come Cristo che non confidava alle orecchie dei farisei ciò che diceva, ma glielo diceva in faccia per confutarli. Mostrateci apertamente, affinché possiate confutarci se non ci correggiamo, come vi possa macchiare la cristianità universale nel caso torniate all'unità, se non vi macchia il condannato Feliciano. Sta scritto: Non rispondere allo stolto secondo la sua insipienza, per non diventare simile a lui. Ma dopo non segue forse: Rispondigli ribattendo la sua follia, perché egli non si creda saggio 93. Fatelo anche voi! Non vogliate acconsentire con la vostra risposta a quella che considerate una nostra follia, rispondete però in modo tale da confonderla. Rispondete, dico, come mai voi avete ammesso il battesimo, senza invalidarlo minimamente, che i Massimiani hanno amministrato durante lo scisma sacrilego, mentre invalidate quello dato nelle Chiese, che Cristo ha propagato per mezzo degli Apostoli.
Noi vi invitiamo non a contendere aspramente, ma a dibattere civilmente.
66. 83. Alla fine della tua lettera hai giudicato opportuno fare una breve rassegna di tutte le questioni, che prima avevi trattato con maggiore ampiezza, per rinfrescare la memoria del lettore. Seguendo lo stesso ordine, impara come tu debba evitare di ingannare te stesso e gli altri. Non c'è arroganza alcuna nel voler cercare o affermare la verità, e ciò che credi non si sia mai potuto definire, non solo è stato definito dagli spiriti saggi e da quelli che temono Dio, ma anche voi, accogliendo i Massimiani, avete posto fine a tutto ciò che pensavate non avesse mai fine. E noi vi invitiamo non a contendere aspramente, ma a dibattere civilmente, voi che avete strapazzato i Massimiani anche a colpi di processi, ma poi avete riconosciuto il battesimo di Cristo a coloro che sono stati battezzati nello scisma di Massimiano, benché non avrebbero mai dovuto essere battezzati in esso; e avete dichiarato che la fontana della Chiesa, alla quale nessuno può accedere se non è buono, si deve intendere in un altro senso: l'accettazione da parte vostra del battesimo che i sacrileghi avevano dato al di fuori. Voi siete costretti a confessare che i nostri antenati o, almeno, la santa Chiesa in cui crediamo, non hanno potuto essere macchiati dai crimini di turificazione e di tradizione, commessi da altri e mai accertati da voi, in quanto avete affermato che i soci di Massimiano, ai quali davate un periodo di proroga per ritornare, non macchiarono i germogli dell'arbusto sacrilego, cioè dello stesso Massimiano. Per questo noi, nati tanto tempo dopo, molto meno possiamo essere collegati alla medesima origine di questi traditori e turificatori, dal momento che costoro non hanno potuto macchiare la società dei nostri antenati che a quell'epoca vivevano ancora. Voi avete l'abitudine di incriminarci delle persecuzioni che, negando la verità dei fatti, qualificate come le più crudeli; eppure proprio attraverso le persecuzioni voi siete riusciti a correggere in qualche misura i Massimiani. Benché non gli abbiate accordato alcuna dilazione, in quanto già condannati, li avete ammessi anche dopo la scadenza di quella proroga, senza annullare il battesimo che avevano conferito al di fuori della vostra comunione coloro ai quali tenevate socchiusa la porta del ritorno con la proroga, ma lo avete riconosciuto e approvato senza annullarlo anche dopo la stessa proroga. Perciò, rendendoti conto ormai che non sei stato in grado di dire una sola parola per confutare e condannare senza mezzi termini questa sola questione dei Massimiani, perdonami se per caso mi è sfuggita qualche parola troppo dura che ti ha offeso. Se tu, africano che vive in Africa, hai cercato di conoscere con tanto ritardo, stimolato dai miei scritti, la questione così importante dei Massimiani, che ha avuto inizio nella capitale dell'Africa, e pur avendola investigata non hai potuto venirne a capo, ormai te ne sei accorto, a causa delle menzogne che raccontano i vostri, temete Dio e smettetela di gettare la responsabilità di crimini sconosciuti, compiuti da Africani sconosciuti, su tante nazioni cristiane che l'unità grandiosa del cristianesimo estende nel mondo. Per la pace di Cristo, tornate alla Chiesa che non ha condannato individui sconosciuti, se per la pace di Donato avete creduto bene di chiamare nuovamente quelli che avevate condannato!
Note:
1 - Rm 3, 13-18.
2 - Cf. Rm 5, 5.
3 - Mt 12, 32.
4 - Cf. 2 Pt 1, 21.
5 - Ef 4, 2-3.
6 - Cf. C. litt. Petil. 1, 1, 1.
7 - 1 Pt 4, 8.
8 - C. litt. Petil. 1, 1, 2.
9 - Rm 3, 13-14.
10 - Sal 140, 5.
11 - Sir 31, 30.
12 - Sal 84, 11.
13 - Cf. C. litt. Petil. 1, 9, 10.
14 - Sal 140, 5.
15 - Cf. Cicerone, Brutus 90, 309.
16 - C. litt. Petil. 1, 6, 7.
17 - Cf. C. litt. Petil. 1, 5, 6.
18 - Mt 23, 3.
19 - 1 Cor 3, 7.
20 - Ger 3, 15.
21 - Cf. Sal 117, 8.
22 - At 2, 38.
23 - Cf. 1 Cor 10, 2.
24 - C. litt. Petil. 1, 4, 5.
25 - Cf. Mt 12, 35.
26 - Rm 3, 14; Sal 13, 3.
27 - C. litt. Petil. 1, 10, 11.
28 - Cf. Mt 3, 13.
29 - Cf. Mt 13, 17.
30 - Cf. Fil 1, 17.
31 - Fil 1, 18.
32 - Cf. Cipriano, Ep. 73, 14.
33 - Cipriano, De lapsis, 6.
34 - Cf. Cipriano, Ep. 55, 27.
35 - Cf. 1 Cor 11, 29.
36 - Cf. Mt 3, 12.
37 - Cf. Mt 13, 47-48.
38 - Cf. 2 Tm 2, 20-21.
39 - C. litt. Petil. 1, 13, 14.
40 - C. litt. Petil. 1, 10, 11.
41 - 1 Cor 6, 16.
42 - Ez 20, 18.
43 - Ibidem.
44 - Cf. 1 Re 19, 18.
45 - Mt 10, 23.
46 - Cf. Virgilio, Aen. 8, 483 ss.
47 - Rm 3, 15.17.
48 - Gal 3, 15.16.
49 - Gn 22, 17.
50 - Cf. Mt 7, 14.
51 - Cf. Mt 8, 11.
52 - Cf. Ap 7, 9.
53 - Sal 49, 1-2.
54 - Lc 24, 46-47.
55 - At 1, 8.
56 - C. litt. Petil. 1, 21, 23.
57 - Virgilio, Georg. 3, 513.
58 - Virgilio, Aen. 3, 498 s.
59 - Cf. C. litt. Petil. 1, 21, 23.
60 - Gesta apud Zenophilum: CSEL 26, p. 187.
61 - Cf. Dn 13, 5-62.
62 - C. litt. Petil. 1, 22, 24.
63 - Cipriano, Ep. 54, 3.
64 - C. litt. Petil. 1, 21, 23.
65 - (nota mancante)
66 - C. litt.Petil. 1, 22, 24. Cf. Sal 49, 1.
67 - Gn 22, 18.
68 - Cf. Is 2, 2.
69 - Sal 21, 28.
70 - Cf. Col 1, 6.
71 - Cf. Lc 24, 47.
72 - Ger 23, 28.
73 - C. litt. Petil. 1, 23, 25.
74 - Cf. Nm 16, 31.
75 - Cf. Cipriano, De cath. Eccl. unitate, 5.
76 - Mt 24, 23.
77 - Sal 66, 3.
78 - Cf. Cipriano, De cath. Eccl. unitate, 5.
79 - Gn 22, 18.
80 - Gn 26, 3-4.
81 - Gn 28, 14.
82 - Cf. C. litt. Petil. 1, 23, 25.
83 - Cf. Cipriano, De cath. Eccl. unitate, 5.
84 - Rm 11, 23.
85 - Cf. C. litt. Petil. 1, 23, 25.
86 - Cf. Ct 4, 12.
87 - Cf. C. litt. Petil. 1, 24, 26.
88 - C. litt. Petil. 1, 26, 28.
89 - Sir 3, 20.
90 - C. litt. Petil. 1, 27, 29.
91 - 1 Cor 11, 16.
92 - Prv 23, 9.
93 - Prv 26, 4-5.