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Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Contro Cresconio grammatico donatista - Libro secondo

Sant'Agostino di Ippona

Contro Cresconio grammatico donatista - Libro secondo
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Quanto è stato dimostrato nel libro precedente.

1. 1. Con il discorso così prolisso del volume precedente, penso di avere stabilito una volta per tutte che i vostri vescovi non devono essere né lodati né approvati perché rifiutano di tenere una conferenza con noi, a causa del dissenso che divide la nostra comunione. Essi sono convinti che con questa sorta di prescrizione si trovano al sicuro dal dover sostenere una causa indifendibile, la quale, se non erro, ho troncato alla radice portando argomentazioni vere e molto solide, soprattutto con gli esempi delle divine Scritture. Con essi ho messo in piena luce il comportamento dei santi predicatori e difensori della verità, che parlarono anche contro gli attuali avversari di questa verità, e non solo contro coloro che facevano parte del medesimo popolo, ma anche contro quelli di altre razze e di altri paesi, e soprattutto - cosa di cui voi vi servite tanto come spauracchio per gli ignoranti - contro coloro che sono i grandi professionisti della dialettica. Non è dunque il caso di considerare un attaccabrighe il predicatore zelantissimo né un polemista il dialettico infaticabile che insiste, secondo il precetto dell'Apostolo, in ogni occasione opportuna e inopportuna 1, per confutare in nome della sana dottrina gli oppositori, confondere i ciarlatani 2, correggere gli inquieti, consolare gli sfiduciati, accogliere i deboli, perché, mentre difende con pazienza 3 la parola della salvezza evangelica contro tutti gli oppositori, la predica senza scoraggiarsi. Ho dimostrato anche che voi non dovete pensare di dover battezzare per il solo fatto che noi riconosciamo anche a voi la possibilità di avere e di dare il battesimo, in quanto noi diciamo che voi lo avete a vostro danno e lo date per l'altrui danno. Infatti questi sacri beni, di cui anche i cattivi possono usare, quanto più sono santi, tanto più sono amministrati da loro inutilmente e penalmente. Per questo, quando essi tornano alla Chiesa, devono subire la correzione; i buoni comunque non devono violare quei sacri beni, che anche i cattivi non hanno alterato.


Inizia la confutazione della lettera di Cresconio.

1. 2. Ascoltami dunque, Cresconio, mentre ti dimostrerò brevemente anche questo: che tu, in tutta la tua lettera, non hai detto nulla per confutare la mia, se eccettuiamo che forse casualmente mi hai insegnato a derivare o formare le parole. Per esempio, dalla parola " Donato " tu volevi che io facessi derivare " donaziano " anziché " donatista "; ma mi concederai almeno che questa formulazione deriva dal greco, cioè che Donato forma la parola " donatista " come Evangelo forma " evangelista ". E tu dichiari di compiacerti che i vostri predicatori del Vangelo abbiano mutuato da tale vocabolo l'origine del loro nome. Rifletti dunque: chissà che non abbiano voluto essere i primi a darsi questo appellativo, dal momento che considerano Donato il loro Vangelo! Infatti, come tutti i santi non vogliono abbandonare la società del Vangelo, così costoro non vogliono abbandonare quella di Donato; e per questo si compiacciono di chiamarsi Donatisti, come si dice Evangelisti. Tu, piuttosto, fai loro torto quando scrivi che nella lingua latina non approvi se non la regola latina, in base alla quale è meglio far derivare da Donato Donaziani, come da Ario e Novato deriva Ariani e Novaziani. Ora, quando ti scrivevo, il nome era già stato diffuso così e non so da chi, perciò non mi sono preoccupato di cambiarlo, sembrandomi adatto ad esprimere la distinzione che volevo fare. Se infatti Demostene, il più celebre fra gli oratori, che posero tanta cura nella scelta delle parole, quanta ne mettono i nostri autori nelle idee, allorché Eschine gli rimproverò un neologismo, rispose che il destino della Grecia non riposava né su di lui né sull'uso di questa o quella parola, di questo o quel gesto della mano 4, tanto meno noi dobbiamo affaticarci sulle regole delle derivazioni delle parole, quando, dicendo una o l'altra, facciamo comprendere senza ambiguità il nostro pensiero. Non è certo la raffinatezza della lingua, ma la dimostrazione della verità che ci interessa maggiormente! Se poi è stato uno dei nostri a coniare per primo questo nome, non credo assolutamente che abbia inteso imitare qualcosa di simile al termine "evangelista ", derivato da Evangelo. Ma poiché non solo Donato di Cartagine, considerato il principale artefice di questa eresia, bensì anche Donato di Case Nere, suo antenato, che fu il primo ad erigere altare contro altare nella stessa città, provocarono un grande scandalo, così probabilmente ha voluto far derivare da Donato "donatisti ", come da scandalo " scandalisti ".


Quello che importa è discernere la verità dalla falsità.

2. 3. Ma io in tale questione, che non inficia minimamente la nostra causa, voglio essere magnanimo; d'ora in avanti, quando tratterò con te, li chiamerò " donaziani ": invece, trattando con altri, seguirò piuttosto l'uso corrente, che a buon diritto predomina intorno a questi vocaboli comuni. Tu, che mi hai attribuito un'eccellente eloquenza, ricorda soltanto che io non conosco ancora la formazione dei derivati, e fa' sapere ai vostri che stiano tranquilli e non comincino a temermi come dialettico, poiché vedi bene che ho ancora bisogno del grammatico. Ora, l'arte della discussione - chiamala pure dialettica o con un altro nome - ci insegna abbastanza bene ma con discrezione che, quando si è messa a punto una questione, non è più il caso di arrovellarsi il cervello intorno a un nome; per cui non mi importa proprio niente se essa si chiama " dialettica ", però pongo la massima cura possibile nel conoscere e nell'essere in grado di discutere, cioè, di parlare discernendo la verità dalla falsità, poiché se trascurerò di farlo, commetterò gli errori più perniciosi. Così, non mi preoccupo affatto se voi usate il vocabolo " donatisti " o il derivato più tecnico e letterario " donaziani ", né mi curo in fondo se si debba riconoscere a Donato il fatto che sia stato il primo ad offrire il sacrificio al di fuori della Chiesa oppure se abbia dato a questa eresia l'impulso maggiore, o ancora se si debba riconoscere a Maggiorino di essere stato ordinato per primo vescovo del vostro partito contro Ceciliano, o che noi dobbiamo coniare il vocabolo adatto quando parliamo con voi. Che voi siete eretici, e quindi occorre usare la massima cautela per evitare i vostri raggiri: ecco ciò che procurerò di dimostrare con la massima diligenza; in caso contrario incorrerò in una colpa non piccola di negligenza nei confronti dei doveri del mio ufficio.


Definizione dello scisma e dell'eresia secondo Cresconio.

3. 4. Benché tu creda che sia opportuno chiamare scisma, anziché eresia, quanto si è verificato tra noi e, caso raro di audacia fra i dialettici, stabilisci anche la loro differenza con definizioni, ebbene, non potrei dimostrare a sufficienza quanto tu mi aiuti in questo, se non citassi testualmente dalla tua lettera: " Che cosa significa - affermi - la tua espressione: "sacrilego errore degli eretici"?. Le eresie di norma sorgono soltanto fra coloro che sostengono dottrine diverse; non è eretico se non il seguace di una religione contraria o interpretata diversamente, come sono i Manichei, gli Ariani, i Marcioniti, i Novaziani e gli altri che, ciascuno con il proprio punto di vista, si oppongono alla fede cristiana. Tra noi, per i quali lo stesso Cristo è nato, morto e risorto, una sola è la religione e identici sono i sacramenti, senza alcuna diversità nella pratica cristiana, si dice che c'è stato uno scisma, non una eresia. In effetti, l'eresia è una sètta di individui che professano dottrine diverse, lo scisma invece è una divisione fra individui che professano la stessa dottrina. Per cui ti rendi perfettamente conto in quale grossolano errore sei incorso con questa voglia di incriminarci: tu chiami eresia quello che è uno scisma ". Queste sono precisamente le tue parole, che ho preso di peso dalla tua lettera.

Si discute la definizione di Cresconio.

4. 5. E ora osserva attentamente, se non vuoi ostinarti ancora, come tu stesso abbia posto fine alla questione che stiamo dibattendo sintetizzandola felicemente! Se infatti, tanto per noi quanto per voi, identico è il Cristo nato, morto e risorto, unica è la religione, medesimi sono i sacramenti, non c'è alcuna differenziazione nella pratica cristiana, non è forse una perversità reiterare il battesimo? Tu poi hai dato di ciò ben tre motivazioni, mentre ne sarebbe bastata e avanzata una sola. Invece, come se combattessi lealmente contro i Donaziani, temendo che qualcuno, magari più astuto di te, tentasse di spiegare in modo diverso ciò che avevi detto con una formula unica e concisa, ti sei preoccupato di mettere bene in testa e di inculcare la tua idea nelle orecchie e nelle intelligenze anche dei più ottusi, affermando: " C'è un'unica religione, gli stessi sacramenti, nessuna differenza nella pratica cristiana ". E noi stiamo ancora a prendercela l'un contro l'altro! Su, ormai è tempo di reprimere il dissenso, ricucite la separazione, ponete fine alla lite, amate la pace!. Perché riprovate, perché esorcizzate, perché ribattezzate? " Unica è la religione, identici i sacramenti, nessuna differenza nella pratica cristiana ". Ora, se tra noi e voi non c'è un unico battesimo, come può esserci un'unica religione? Ma tu hai detto: " una sola religione ", allora unico è il battesimo. Se tra noi e voi non è unico il battesimo, come possono essere identici i sacramenti? Tu però hai detto: " gli stessi sacramenti ", allora abbiamo anche lo stesso battesimo. Così pure, se tra noi e voi il battesimo è diverso, come è possibile che non ci sia alcuna differenza nella pratica cristiana? Ma tu hai detto: " nessuna differenza nella pratica cristiana ", dunque neppure il battesimo è diverso. Stando così le cose, noi legittimamente né riproviamo, né esorcizziamo, né reiteriamo ciò che è unico e identico e non diverso, ma lo riconosciamo, lo accogliamo, lo accettiamo. Voi invece quel battesimo, che è unico e identico e non diverso, fingete empiamente di riconoscerlo, ma in realtà ricusate di riceverlo, non volete accettarlo; preferite piuttosto riprovarlo, osate esorcizzarlo, non temete di reiterarlo. E mentre noi con ciò stesso accogliamo quello che non ha subìto mutazione fra noi, voi lo ripudiate; se lo date voi, noi lo accettiamo come dato; invece se lo diamo noi, voi lo ripetete come non dato. Pur seguendo dottrine così opposte, vi rifiutate di essere chiamati eretici!.


La reiterazione del battesimo è una vera eresia.

4. 6. Fai bene attenzione a ciò che dici e a ciò che dico. Tu hai dato certamente questa definizione e hai detto: " L'eresia è la sètta di coloro che professano dottrine diverse; lo scisma, invece, è una divisione fra coloro che sostengono le stesse dottrine ". Tu hai anche affermato che " noi e voi abbiamo un'unica religione, gli stessi sacramenti, senza differenza alcuna nell'osservanza cristiana ". Se c'è un'unica religione, gli stessi sacramenti, nulla di diverso nella pratica cristiana, perché allora ribattezzi un cristiano? Se, al contrario, tu ribattezzi un cristiano e io non lo ribattezzo, certamente seguiamo dottrine differenti: perché non vuoi essere chiamato eretico? Considero un fatto non trascurabile quello per cui noi riconosciamo eretici coloro che, pur professando di avere con noi un'unica religione, gli stessi sacramenti, senza differenza alcuna nella pratica cristiana, non vogliono riconoscerci come battezzati. Siete, forse, così ostinati e resistete con tale spirito di contestazione alla verità, che separate il battesimo dalla religione, dai sacramenti, dalla pratica cristiana? Se voi fate questo, siete eretici proprio perché non volete accettare che il battesimo sia parte integrante della religione, dei sacramenti, della pratica cristiana. E se non lo fate, siete sempre eretici perché ribattezzate coloro che hanno con voi un'unica religione, gli stessi sacramenti, senza alcuna differenza nella pratica cristiana, in quanto precisamente confessate che il battesimo fa parte della religione, dei sacramenti, della pratica cristiana. Dunque, rifletti attentamente sulla tua definizione, nella quale hai detto: "L'eresia è la setta di coloro che seguono dottrine differenti ", e considera se voi non seguiate dottrine differenti, sia separando il battesimo dalla pratica religiosa dei sacramenti cristiani, ai quali noi lo colleghiamo come uno dei principali, sia ribattezzando coloro con i quali condividete un solo battesimo nella pratica religiosa dei sacramenti cristiani: cosa che noi detestiamo.


Cosa direbbe Agostino a quelli che si apprestano a ribattezzare chi è già battezzato.

5. 7. Oh, come vorrei, se potessi, quando i vostri seducono qualche nostro fedele per farlo perire con i loro inganni nefandi; quando, già battezzato fra noi, gli dicono che non ha neppure iniziato ad essere cristiano; quando lo esorcizzano come se fosse pagano; quando lo fanno catecumeno per prepararlo a immergerlo nuovamente nell'acqua o piuttosto a sommergerlo; sì, come vorrei sbucare all'improvviso da qualche parte tenendo la tua lettera in mano, per leggere ad alta voce questo passo nel bel mezzo della loro sfrontata impresa, presentarlo loro e gridare: " Che cosa fate? Ecco, ascoltate, vedete, leggete: noi e voi abbiamo un'unica religione, gli stessi sacramenti, nessuna differenza nella pratica cristiana. Prima informatevi in nome di chi 5 quest'uomo è stato battezzato, e solo se voi invocate nel vostro battesimo un nome migliore, dateglielo "! Allora, forse, se l'evidenza stessa dei fatti non li farà tremare, costoro manifesteranno subito il loro piano, veramente grandioso e acuto, e diranno: "Chi è mai costui per noi, di cui tu presenti la lettera? È un nostro laico; la sua vittoria sarebbe nostra, la sua sconfitta sarebbe soltanto sua ". Allora, se io fossi presente, rivolto a te direi: " Almeno tu, di grazia, dicci che cosa fanno costoro. Ecco, essi si apprestano a ribattezzare uno già battezzato fra noi. Non abbiamo forse, noi e voi, un'unica religione, gli stessi sacramenti, senza differenza alcuna nella pratica cristiana? ". E tu, allora, forse risponderai: " Ma il battesimo di Cristo non è la religione, non è un sacramento, non è una pratica cristiana "? Che Dio allontani dalla tua mente una simile demenza! Che cosa mi risponderai, dunque, se io ti incalzo con queste parole: " Noi e voi abbiamo un'unica religione; ora, coloro che non hanno un unico battesimo, non hanno un'unica religione; dunque, noi e voi abbiamo un unico battesimo. Noi e voi abbiamo gli stessi sacramenti; ora, coloro che non hanno lo stesso battesimo, non hanno gli stessi sacramenti; dunque noi e voi abbiamo lo stesso battesimo. Non vi è alcuna differenza tra voi e noi nella pratica cristiana; ora, coloro che hanno un battesimo diverso, differiscono senz'altro nella pratica cristiana; dunque fra noi e voi non c'è un battesimo diverso. Perché, allora, viene riprovato ciò che è unico? Perché si esorcizza ciò che è identico? Perché si vuole reiterare ciò che non è diverso? ".


La verità sconfigge gli eretici, dimostrando la loro palese perversità.

6. 8. Se io agissi così alla vostra presenza, mettendovi alle strette, voi come ve la cavereste? I tuoi certamente disprezzerebbero nella tua lettera i grammatici, tu accuseresti nella nostra i dialettici, ma la verità, appoggiandosi sull'una e sull'altra, sconfiggerebbe gli eretici, dimostrando che in essi non c'è nulla di diverso da noi, salvo la loro palese perversità. Noi infatti riconosciamo i nostri sacramenti e correggiamo l'errore altrui, mentre voi riconoscete gli stessi sacramenti, che reiterate come se fossero nulli, riprovando di fatto, come se vi fosse grande diversità, ciò che a parole concedete che non è diverso!


Lo scisma è una divisione recente di un gruppo, l'eresia invece è uno scisma inveterato.

7. 9. Quindi, benché fra scisma ed eresia preferisca piuttosto questa distinzione: lo scisma è una divisione recente di un gruppo, conseguente ad una certa diversità di opinioni - infatti non si può produrre uno scisma se i suoi autori non seguono un comportamento distinto - , l'eresia invece è uno scisma inveterato, tuttavia, perché mai devo affaticarmi tanto, quando le tue definizioni convalidano così bene la mia tesi per cui, se sono suffragate anche dal gruppo restante dei vostri, vi chiamerei più volentieri scismatici anziché eretici? Infatti, se lo scisma è opera di coloro che hanno in comune con quelli da cui si separano un'unica religione, gli stessi sacramenti, senz'alcuna differenza nella pratica cristiana, questo rende più condannabile la vostra pratica di ribattezzare, poiché non si può avere un altro e diverso battesimo in un'unica religione, con gli stessi sacramenti, senza alcuna differenza nella pratica cristiana. Ma poiché la divergenza che vi separa dal vincolo dell'unità è reale e non trascurabile, dal momento che dissentite da noi anche per ciò che concerne la reiterazione del battesimo, ne consegue che, in base a questa tua stessa definizione: " l'eresia è la sètta di coloro che seguono dottrine diverse ", voi siete contemporaneamente eretici e vi presentate sconfitti. Eretici certamente, non tanto perché siete divisi, quanto perché seguite una diversa prassi nel ribattezzare; e vinti, perché il battesimo conferito da noi voi lo reiterate, come se non esistesse o non fosse lo stesso, pur sostenendo che il battesimo è unico e identico e non diverso. Sono proprio tue parole: " noi e voi abbiamo un'unica religione, gli stessi sacramenti, nulla di diverso nella pratica cristiana ".


I Donatisti sono sempre veri eretici.

8. 10. Ecco perché, se il partito di Donato sottoscrivesse la tua lettera e poi riflettesse senza insana pertinacia o impudenza su ciò che tu e io abbiamo detto, non dovrebbe più pensare e dire nulla contro di noi. Ma poiché sei tu il mio interlocutore, credo ormai che anche tu ti renda conto come non sia stato tanto per il gusto di accusare, quanto per il desiderio di correggere un pernicioso errore, che ho detto: " L'errore sacrilego degli eretici donatisti ". Di queste quattro parole o nomi, poiché ciò piace a te o all'arte della grammatica, io correggo solo l'ultimo, e quindi muto " donatisti " in " donaziani "; invece gli altri tre, essendo convinto che anche tu consideri verissimo quanto ho detto sopra, correggeteli voi, mutateli voi! Cambiate, ripeto, e correggete l'errore sacrilego dei Donaziani, o con quale altro nome dobbiate essere chiamati, ma sempre eretici. Poiché siete anche eretici, sia perché siete rimasti in uno scisma inveterato, sia perché - secondo la tua definizione - avete idee diverse sulla Chiesa, che è il corpo di Cristo, e sulla reiterazione del battesimo cristiano; ed è errore sacrilego, non solo la separazione dall'unità cattolica, ma anche la profanazione e l'annullamento dei sacramenti che, secondo la tua confessione, sono unici e identici. Se voi correggete e cambiate questo, come potete dire che vi accogliamo così come eravate?. Ecco perché hai detto tante cose a vanvera e, pur essendo di ingegno così acuto, per l'abitudine di ascoltare falsità hai reso ottusa la tua mente, tanto da farti credere che, quando essi passano dai vostri ranghi ai nostri, noi li accogliamo tali e quali erano, perché approviamo in essi il patrimonio della tradizione dei cristiani, che essi non hanno alienato alienandosi, né hanno corrotto pervertendosi. Anche tu, che pure non sei quel che noi siamo, non hai potuto fare a meno di confessare questi sacramenti come tali, e non tali in quanto somiglianti ad altri, ma in quanto assolutamente identici.


Credere alle realtà sicure, non alle vuote parole.

9. 11. Dimmi, ti prego, come può restare tale quale era prima, chi venera la Chiesa che bestemmiava, chi conserva l'unità che non manteneva, chi possiede la carità che non aveva, chi accoglie la pace che rifiutava, chi approva il sacramento che esorcizzava? O, forse, l'ordine del vero e del falso è capovolto a tal punto, che possono affermare di non essere mutati coloro nei quali la verità ha corretto ciò che era differente, e si dichiarano cambiati coloro nei quali la menzogna reitera ciò che era esattamente identico? Non voler sostenere, dunque, per l'avvenire idee non solo carnali, ma anche puerili in questa materia! E non credere che noi ammettiamo i vostri così come erano! No, attraverso la conversione della volontà dall'errore alla verità, dalla divisione all'unità, dal dissenso alla pace, dall'inimicizia alla carità, dall'umana presunzione all'autorità delle divine Scritture, costoro non iniziano a diventare nostri se non dopo aver cessato di essere vostri. Questa conversione della volontà, non solo ha trasformato di colpo un peccatore 6 al banco delle imposte, ma anche un ladrone sulla croce. A meno che tu non creda che Cristo abbia voluto con sé in Paradiso quell'individuo sanguinario e criminale, senza che quella conversione del cuore lo avesse reso immediatamente innocente, cosicché da quel giorno, da quel luogo, da quel legno costui passasse all'immortale premio della fede, legno nel quale aveva ricevuto il supplizio della morte per la sua iniquità 7. Infatti in un breve istante l'anima è trasformata sia nel male che nel bene, ma non per questo ciò che essa merita è poco. Basta un sol colpo ad uccidere una vita, di qualsiasi età, nutrita a lungo nei beni e prosperità temporali, così come un ordine, che il Signore si degnò di dare, guarì all'istante un'infermità di trentotto anni 8. Credi alle realtà sicure, non alle vuote parole! I vostri passano fra noi dopo aver cambiato vita e non sia mai che restino ciò che erano. Ah, come vorrei che anche tu facessi altrettanto e fossi intimamente convinto quanto ciò sia vero in te!


Il caso di Candido e di Donato.

10. 12. Ti è sembrato di dire una gran cosa nominando " Candido di Villaregia e Donato di Macomades, che erano vescovi fra voi e restarono vescovi anche fra noi ", giungendo attraverso una vita di provata bontà al premio più onorevole della vecchiaia. Come se i sacramenti e l'invocazione del nome di Dio, in uso presso di voi, fosse detta contro di noi, mentre essa, anche in coloro che sono al di fuori della Chiesa, non appartiene assolutamente se non all'unica Chiesa!. Se in tale questione mi mancassero le parole, mi verrebbero in aiuto le tue. Poiché se tu pensassi che nulla di ecclesiastico può trovarsi al di fuori della Chiesa, non avresti detto proprio tu che " noi e voi abbiamo un'unica religione, gli stessi sacramenti e nulla di diverso nella pratica cristiana ". Parole che condivido solo in parte. Infatti vi manca la Chiesa di Cristo, non avete la carità di Cristo. Quanto ai sacramenti cristiani, certo li riconosco in voi; ma in essi riprovo e respingo anche quella diversità, e cioè che, nonostante conserviate nello scisma gli stessi sacramenti, voi li esorcizzate nei cattolici. Senza dubbio la Chiesa riconosce in voi tutto ciò che è suo, e per questo non cessa di essere suo per il fatto che si trova anche fra voi. Certo, tra le vostre mani sono beni altrui, ma quando essa, alla quale questi beni appartengono, vi accoglie nel suo seno emendati, diventano anche vostri in ordine alla salvezza, mentre prima li possedevate per la vostra rovina. La discordia vi possiede sotto il titolo della pace; dunque la discordia sia espulsa e si faccia entrare la pace! Che motivo c'è per deporre il titolo?. " Egli è vescovo - dici tu - e lo accogli come vescovo; è un presbitero e lo ricevi come presbitero ". Potresti dirmi anche questo: È un uomo e lo accogli come uomo. Sì, riconosco in lui tanto i sacramenti cristiani quanto le membra del corpo umano, e non mi curo di colui che le ha seminate, ma di colui che le ha create. Se lui ne vuole usare male, diventa cattivo proprio perché offende il Creatore servendosi dei suoi beni; se invece comincerà ad usarne bene, correggerà se stesso, non cambierà quelli.


Senza l'episcopato o il chiericato ci possiamo salvare, ma senza la religione cristiana non ci salviamo.

11. 13. Anche l'ammissione dei vescovi o dei chierici pone, certo, un'altra questione. Infatti, benché quando sono ordinati fra voi non si invochi il nome di Donato, ma quello di Dio, tuttavia la loro ammissione è accompagnata da modalità tali che sembrano convenienti alla pace e all'utilità della Chiesa. Perché non siamo vescovi per noi, ma per coloro ai quali offriamo il ministero della parola e del sacramento del Signore; e per questo, adattandoci alle necessità di coloro che dobbiamo governare senza scandalizzarli, dobbiamo essere o non essere ciò che siamo, non per il nostro interesse, ma per il bene altrui. E, per finire, non pochi individui, ornati di santa umiltà, per certi ostacoli che scorgevano in se stessi e che li allarmavano nella loro pietà e vita religiosa, abbandonarono l'ufficio dell'episcopato non solo senza colpa, ma anche a propria lode. Costoro, se abbandonassero il nome e la fede cristiana, si meriterebbero un encomio o piuttosto una condanna? Se vi possono essere giuste cause che esimano qualcuno dall'accettare l'episcopato, non vi può tuttavia essere alcuna giusta causa che lo esima dal diventare cristiano. Perché questo, se non perché senza l'episcopato o il chiericato ci possiamo salvare, ma senza la religione cristiana non ci salviamo?


La Chiesa cattolica riconosceva la validità del battesimo e del sacerdozio, conferiti dai Donatisti.

12. 14. Ne consegue che i vostri vescovi o chierici di ogni grado, per quanto concerne gli uffici ecclesiastici, sono stati accolti nell'unità cattolica alle condizioni che sembravano più vantaggiose per i fedeli, la cui salvezza reclamava l'esercizio o la rinunzia al loro ufficio. Tuttavia, anche nei riguardi di coloro che ricoprirono presso di noi gli stessi incarichi, tu hai potuto affermare: "

È un vescovo, tu lo accogli come vescovo ", ma avresti potuto dire altrettanto: " È un eretico, ricevi un eretico ", oppure: " È uno scismatico, ricevi uno scismatico ", oppure: " Egli è un Donaziano, tu lo ricevi come Donaziano ". Con questi termini si stabilisce una distinzione, non fra il grado gerarchico e la dignità dell'uomo comune, ma fra il crimine dell'errore e la verità cattolica. Inoltre queste funzioni, per così dire ecclesiastiche, si possono facilmente trovare anche fra gli estranei che, abbandonando voi e passando fra noi diventano nostri, ed è per il bene comune dei popoli che serviamo con questo ministero, che noi li accogliamo o rifiutiamo. Quanto poi alle irregolarità che sono esclusivamente vostre, noi le saniamo, le correggiamo, le trasformiamo; ma al tempo stesso vigiliamo perché anche presso gli eretici quei sacramenti, senza i quali l'uomo non può diventare cristiano, siano trattati in tal maniera che, quando essi ritornano alla Chiesa, si dia loro ciò che manca, si approvi ciò che è riconosciuto. Così, mentre ci adoperiamo perché non ci danneggino i mali che produssero contro la Chiesa, evitiamo di trattar male anche quei beni che essi portarono con sé uscendo dalla Chiesa. Tale è il caso del ramo spezzato: se, come dice l'Apostolo 9, lo si deve innestare di nuovo, gli si ridà la radice, non si cambia la forma.


Non si può espiare ciò che è inespiabile.

12. 15. Dici: " Tu, però, i nostri li chiami eretici e sacrileghi, crimine abominevole e inespiabile. Tali individui si devono o si possono perdonare senza imporgli una espiazione? E perché - aggiungi - non purifichi colui che viene a te? Perché prima non lo lavi e lo purifichi perché possa entrare in comunione con te? ". Che dire se, in base a queste tue parole, un altro concludesse con ben maggiore congruenza che a questi individui non si deve né si può perdonare, e dimostrasse che ti sei contraddetto sostenendo la necessità del perdono dopo una congrua espiazione, perché ciò che gli si rimprovera è un crimine inespiabile? Come si può espiare ciò che è inespiabile? Come posso sperare che tu dia ascolto a ciò che ti dico, se tu stesso non comprendi a due righe di distanza le tue stesse parole e ti contraddici subito, giudicando che si deve espiare ciò che chiami inespiabile? Noi invece dichiariamo eretico e sacrilego il vostro errore, ma senza per questo considerarlo inespiabile; altrimenti invano avremmo giudicato necessario l'impiego di ogni mezzo possibile per farvelo abbandonare, per correggervi e ricondurvi alla Chiesa cattolica. E non credere neppure, come scrivi, di usare il nostro linguaggio come se dicessimo che per questo male non c'è né rimedio né medico. È proprio quello che nel modo più assoluto non diciamo, poiché meritano il perdono coloro che si pentono di questo male, e onnipotente è il medico, il quale dice per mezzo del profeta: Se tu ti converti e piangi il tuo male, allora sarai salvo 10. Per cui, se per caso ti sei imbattuto in uno meno istruito di te su queste cose o che non riflette molto a ciò che dice, benché chi ti diceva questo abbia dato l'impressione di appartenere alla comunione cattolica, lui meriterebbe comprensione per aver pronunziato questa parola sconsiderata, più di te che, pur avendo ricevuto un'educazione tanto liberale e una formazione non comune nell'arte della parola, rifletti meno a ciò che dici, giudicando meritevole di espiazione ciò che dici inespiabile e, fatto ancor più mostruoso, che deve essere espiato perché è inespiabile. Non è certo un atteggiamento cattolico esortare ad emendarsi dall'errore per salvarsi coloro che avremmo definito vittime di un errore inespiabile e insanabile. Ma per questo a voi non sembrano purificati coloro che da voi passano a noi, perché non sono battezzati una seconda volta, come se il battesimo, che non è opportuno ripetere poiché è uno e identico, fosse l'unico mezzo per purificare gli uomini dai loro errori. Essi sono purificati anche dalla parola della verità, da colui che dichiara: Voi siete già mondi per la parola che vi ho annunziato 11. Sono purificati anche per mezzo del sacrificio del cuore contrito, da colui del quale è stato detto: Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato Dio non disprezza 12. Sono purificati anche per mezzo delle elemosine da colui che dice: Date in elemosina, ed ecco tutto per voi sarà mondo 13. Sono purificati per mezzo della virtù sovreminente, la carità 14, da colui che dice per mezzo dell'apostolo Pietro: La carità copre una moltitudine di peccati 15. Se esiste quest'unica virtù, tutte quelle opere si fanno con rettitudine; se invece è assente, tutte si compiono invano. Ma, essa da dove deriva? Ascolta la parola dell'Apostolo: L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 16. Allora, a buon diritto, si crede che coloro i quali hanno ricevuto al di fuori della Chiesa il battesimo della Chiesa, non hanno lo Spirito Santo, a meno che non aderiscano alla stessa Chiesa nel vincolo della pace attraverso il legame della carità.


Al di fuori della Chiesa non si può avere la carità.

13. 16. Ormai è giunto il momento di esporre ciò che avevamo differito nel primo libro : nella Chiesa, che è il santo corpo di Cristo, che cosa si può propriamente ricevere che, al di fuori di essa, non può essere ricevuto? Di coloro infatti che provocavano scismi, lo stesso Apostolo dice: L'uomo carnale non comprende le cose dello Spirito di Dio 17. Leggi la prima lettera ai Corinzi, e lo troverai. Pertanto il battesimo è il sacramento della vita nuova e della salvezza eterna, che molti possiedono non per la vita eterna, ma per la pena eterna, poiché usano male un bene tanto grande. Invece la santa carità, che è il vincolo della perfezione 18, nessuno può averla se non è buono, chiunque la possiede non può essere scismatico o eretico. Quando dunque qualcuno, venendo all'unità della Chiesa, si unisce veracemente ai suoi membri, riceve lo Spirito Santo che diffonde la carità nei nostri cuori 19, e la stessa carità copre la moltitudine dei peccati 20, di modo che anche il battesimo, che prima possedeva per la sua condanna, meriti di averlo ormai per il premio. Come puoi, dunque, negare che lui sia purificato, se non perché ignori del tutto che cosa sia in concreto la purificazione spirituale? No, non "accogliamo perciò i vostri malfattori", come vorresti insinuare, "in una sorta di asilo di Romolo", che la città di Dio, accogliendoli, renderebbe innocenti, purché vi entrino con cuore sincero. Di essa dice il suo fondatore: Non può restare nascosta una città collocata sopra un monte 21. Non la fondò infatti colui che in un eccesso d'ira uccise superbamente il fratello, ma colui che umilmente redense i fratelli con la sua morte. Egli la rallegra mediante la purificazione dello Spirito Santo, del quale proclamava ad alta voce: Chi ha sete, venga a me e beva 22, non raccomandando l'acqua visibile, che viene versata nel sacramento del battesimo, e possono ricevere sia i buoni che i cattivi, anche se senza di essa i buoni non possono salvarsi. Benché quest'acqua appartenga alla Chiesa, tuttavia essa fluisce anche al di fuori, e la si trova persino presso coloro che sono usciti da noi, ma che non erano dei nostri 23, come non si può negare che l'acqua di uno di quei quattro memorabili fiumi era acqua del Paradiso 24, anche se non si trova solo in esso, in quanto si è riversata anche al di fuori.


Sotto il nome di acqua veniva designato l'invisibile dono di Dio: lo Spirito Santo.

14. 17. Non è, dunque, quest'acqua, ma sotto il nome di acqua veniva designato l'invisibile dono di Dio: lo Spirito Santo, che il Signore raccomandava dicendo: Chi ha sete, venga a me e beva! 25 L'evangelista lo attesta chiaramente, quando aggiunge: Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato 26. Certo, per quanto attiene al sacramento del lavacro visibile, già prima di essere glorificato con la risurrezione Gesù aveva battezzato molto più di Giovanni, come dice lo stesso Vangelo 27. Per questo dice ai suoi discepoli: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, che riceverete fra non molti giorni da qui a Pentecoste 28. Lo Spirito Santo, discendendo su di loro, donò fin dall'inizio questo segno: chi lo riceveva, parlava nelle lingue di tutti i popoli 29. Tale prodigio annunziava che la Chiesa si sarebbe diffusa fra tutti i popoli, e avrebbe ricevuto lo Spirito Santo soltanto chi avrebbe aderito strettamente alla sua unità. Dio rallegra la sua città con il fiume largo e invisibile di questa sorgente, di cui il profeta dice: Un fiume impetuoso rallegra la città di Dio 30. A questa fonte non può accostarsi alcun estraneo, poiché nessuno può raggiungerla se non è degno della vita eterna. Essa appartiene esclusivamente alla Chiesa di Cristo, cui si riferisce una profezia molto antica: La sorgente della tua acqua sia esclusivamente per te, e nessun estraneo la condivida con te 31. Di questa Chiesa e di questa sorgente si dice anche nel Cantico dei cantici: Giardino chiuso, fontana sigillata, pozzo d'acqua viva 32.


I Donatisti applicano le parole della Scrittura solo al sacramento visibile.

15. 18. I vostri, applicando questa dottrina soltanto al sacramento del battesimo visibile, commettono un errore così madornale che, senza volerlo, sono costretti a sostenere le peggiori assurdità. E cioè che a quella fonte, appartenente esclusivamente all'unica colomba, della quale si dice: Nessun estraneo ne abbia parte con te 33, al giardino chiuso e al pozzo sigillato ha potuto accedere Simon Mago, di cui si legge 34 che è stato battezzato da Filippo, e hanno potuto accedere tanti ipocriti, dei quali parla Cipriano gemendo: " Essi rinunziano al mondo soltanto a parole, ma non con i fatti "; hanno potuto accostarsi tanti vescovi avari, dei quali egli stesso attesta: " Rapinano i terreni con raggiri e menzogne, e aumentano i loro profitti con interessi usurai ". Certo, risulta che costoro hanno ricevuto e dato il battesimo visibile; tuttavia a questa peculiare sorgente, di cui non può fruire alcun estraneo, a questa fonte sigillata, cioè al dono dello Spirito Santo che diffonde la carità di Dio nei nostri cuori 35, nessuno di costoro può accedere senza convertirsi. Anzi, deve mutare in modo talmente radicale da non essere più un estraneo e diventare partecipe della pace celeste, socio della santa unità, colmo dell'indivisibile carità, cittadino della città angelica. Pertanto, chiunque abbandona l'errore dell'eresia o dello scisma e corregge la sua condotta per volgersi con mente pia verso questa città, se possedeva già i sacramenti che hanno potuto fluire anche al di fuori verso gli indegni, questi sacramenti sono onorati in lui, poiché anche negli estranei non li consideriamo più come estranei. Ormai lui è purificato in quella sorgente propria della Chiesa, ove non può aver parte alcun estraneo; quella fonte sigillata che è lo Spirito Santo, dalla quale anche presso di voi, chi vivesse per il resto della vita in modo lodevole, non potrebbe essere separato se non per il solo crimine dello scisma o dell' eresia.


In modi diversi la Chiesa accoglie gli eretici, gli scismatici, i pagani.

16. 19. Quando, dunque, i vostri ritornano a noi cessando di essere vostri e cominciando ad essere nostri, ricevono ciò che non possedevano, per cominciare ad avere per la loro salvezza ciò che possedevano con pregiudizio tanto maggiore, quanto più indegnamente lo avevano. Infatti ricevono prima di tutto la stessa Chiesa - e con essa la pace, l'unità, la carità - per mezzo della sua sorgente esclusiva e invisibile, lo Spirito Santo: beni, senza i quali essi sarebbero certamente venuti meno, pur con tutto ciò che avevano presso di voi, avendolo potuto portar fuori della Chiesa. Del resto, essi ricevono ciò che non hanno mai posseduto, e con maggiore indulgenza che se lo avessero avuto e lo avessero abbandonato. E questa è la differenza che vige presso di noi, per cui ammettiamo in un determinato modo coloro che hanno abbandonato la Cattolica e in un altro coloro che entrano in essa per la prima volta. Sui primi infatti grava maggiormente il crimine della diserzione, su costoro invece si ricrea il legame dell'unità che essi non hanno infranto, ma riconosciuto e conservato. Per questo può accadere che proprio coloro che hanno ribattezzato coloro che avevano sedotto, supplichino il Signore per essi, quando diventano penitenti, se i primi sono stati ammessi nella Chiesa prima che i secondi fossero riammessi. Lo stesso caso si può presentare anche con gli adoratori degli idoli, che hanno fatto apostatare alcuni cristiani trascinandoli ad adorare gli idoli: se i seduttori di prima diventano cristiani e acquisiscono nella Chiesa qualche merito singolare, per mezzo loro possono ritornare quelli che erano stati sedotti, e sono raccomandati e riconciliati con il Signore proprio per mezzo di coloro che causarono il loro abbandono del Signore. Infatti come il sacramento del battesimo, ricevuto degnamente, possiede la forza di purificare i sacrilegi dei pagani, così anche la carità dell'unità, sinceramente abbracciata, possiede la forza di lavare i sacrilegi degli scismatici e degli eretici. Per cui, come i seduttori dei fedeli cristiani, quando tornano a Cristo, sono preposti alle loro vittime quando ritornano a lui, cosicché questi possono diventare anche vescovi, gli altri non possono, allo stesso modo non devono meravigliarsi le vittime degli eretici se, quando ritornano alla Cattolica, vedono che i loro seduttori, venendo alla Cattolica, gli sono preferiti. I primi infatti chiedono ciò che con minor colpa mancava loro, gli altri sollecitano con maggiore umiltà di tornare ad essere ciò che erano: gli uni li invitiamo con più onore ad occupare il posto che ancora non avevano tenuto, gli altri li richiamiamo non senza diffidenza ad occupare il posto da cui erano caduti.


L'errore sacrilego degli eretici donatisti o donaziani.

16. 20. Credo che ormai ti renda ben conto perché non avevo torto a parlare di " errore sacrilego degli eretici donatisti o - come tu preferisci - donaziani ", se dissentite dalla Chiesa cattolica e distruggete i sacramenti che affermate essere unici e identici. Nonostante ciò, non siete né immeritevoli di perdono né incapaci di salvezza, grazie alla misericordia di Dio perché, abiurando il vostro errore lacerante e tornando alla verità e alla pace cattolica mediante il suo dono esclusivo, cioè il suo Santo Spirito, che diffonde la carità nei nostri cuori 36, potrete essere purificati e guariti. Non si tratta di distruggere in voi i sacramenti della Chiesa, che possedevate come beni altrui per il vostro danno quando stavate fuori, ma perché stando dentro abbiate quegli stessi beni ormai come vostri e per la vostra salvezza.


Replica all'asserzione di Petiliano.

17. 21. Ed ora vediamo come tu dimostri che è vera l'asserzione di Petiliano o di chicchessia : " Si deve considerare la coscienza di colui che amministra santamente il battesimo per vedere se esso purifica quella di colui che lo riceve ". A questo testo io ho replicato: " E che succede se la coscienza di colui che lo conferisce ci è occulta o per caso è macchiata? Come potrà purificare la coscienza di colui che lo riceve? ". Tu, al contrario, ti sei dilungato nel riferire, non tanto le parole che hai detto da uomo acuto, quanto quelle dei vostri. Il tutto si può riassumere brevemente così: Si tiene conto della coscienza di chi lo dà, non per quello che è realmente in quanto non si può vedere, ma in base alla reputazione di cui gode, vera o falsa che sia. In altri termini, per colui che riceve il battesimo è sufficiente che costui sia un uomo, anche se occultamente è un malvagio, che goda di una buona reputazione, la sua malvagità non sia conosciuta, non sia stato ancora condannato, non sia stato ancora separato dalla Chiesa. Osserva bene, ti prego, in quale precipizio abbia condotto gli uomini l'impossibilità di trovare una via d'uscita. E così la coscienza macchiata di colui che lo dà, può lavare la coscienza di colui che riceve, purché goda di buona fama? Ed essa potrà avere lo stesso potere della buona coscienza, anche se è con il dolo che si è conquistata questa buona reputazione? Controlla bene ciò che dici: preferisci che mettiamo da parte questo argomento o vuoi che lo analizzi ancora sotto ogni aspetto per indurti ad una riflessione più seria? Petiliano ha detto: " Si considera la coscienza di colui che amministra santamente il battesimo, per vedere se purifica quella di chi lo riceve ". Io ho replicato: " Allora, che cosa succede se la coscienza di colui che lo dà è occulta e per caso è macchiata? Come potrà purificare la coscienza di colui che lo riceve?". Tu, o piuttosto i vostri - infatti un uomo della tua levatura quando mai avrebbe potuto dire cose simili? - hanno detto: " Anche se lui ha la coscienza sporca, siccome io, che ricevo il battesimo da lui, non la vedo e perciò l'ignoro, è sufficiente che sia battezzato da colui, la cui coscienza reputo senza macchia, poiché costui è nella Chiesa. In effetti - dici tu - se considero la coscienza di chi battezza, non è per giudicare le cose intime, impresa impossibile, ma per non ignorare ciò che di lui dice l'opinione pubblica. Ecco perché l'onnipotente Iddio ha detto: Le cose rivelate sono per voi, le cose occulte sono per me 37. In questo senso valuto sempre la coscienza del ministro, e poiché non la vedo, cerco ciò che di essa risulta pubblicamente; non interessa la questione, se il segreto della coscienza dice una cosa e l'opinione pubblica ne dice un'altra. È sufficiente infatti aver saputo che la coscienza di colui che mi conferisce il sacramento non è stata ancora condannata ".


Per i Donatisti è la coscienza buona e pura del battezzante a purificare la coscienza del battezzato.

18. 22. Ecco, ho citato la tue precise parole, per dimostrarti con esse che tu dici proprio ciò che io riassumo brevemente e chiaramente con queste mie: considerare la coscienza del battezzatore equivale a conoscere ciò che l'opinione pubblica dice di lui. Dunque, mio caro uomo, non si considera ciò che è in se stessa, né ci si preoccupa di ciò che non si può vedere: si guarda invece alla reputazione, che può anche essere falsa. Cosa che tu stesso confessi e concedi. Infatti anche tu hai constatato che la coscienza inquinata non ha la virtù di purificare. Per questo non viene presa in considerazione la coscienza di colui che amministra santamente per vedere se purifica quella del battezzato, ma l'opinione pubblica, in base alla quale si suppone che dia santamente il sacramento anche colui che non lo dà degnamente, e si crede che costui purifichi, anche se non purifica. Pertanto, è la buona reputazione di un uomo malvagio che purifica chi lo riceve, non la coscienza macchiata del ministro che lo dà. Allora, perché è stato detto: " Si tiene conto della coscienza di colui che lo dà santamente, perché purifichi quella di colui che lo riceve ", se non perché non purifica quella di colui che lo riceve, se non è la coscienza di chi dà santamente, se cioè è macchiata e immonda? Allora, di che cosa si tiene conto? Tu dici che si considera la stessa coscienza quando si tiene conto della pubblica reputazione su di essa; se questa è buona, non interessa nulla ai fini della purificazione del battezzato che la coscienza sia anche cattiva: ciò che purifica è la sua buona reputazione. Dimmi, ti prego: quando la coscienza è cattiva, la sua buona reputazione è vera o falsa? Senza alcun dubbio, essa è falsa. Ne consegue che, quando la coscienza di chi battezza non è buona e rimane occulta, puoi frugare quanto vuoi in tutti gli angoli: secondo questa opinione ciò che purifica colui che è battezzato non è altro che l'erronea opinione pubblica nei riguardi del ministro o la sua coscienza impura. Ambedue le cose sono insensate. Se poi simpatizzi per tutt'e due, scegli tu quella più insensata. Ora, poiché la verità non ammette che la coscienza del battezzato possa essere purificata dall'erronea opinione pubblica o dalla coscienza impura di colui che battezza, non resta che domandarti quanto abbiamo già chiesto a suo tempo. In effetti, come dice Petiliano o chi per lui, voi consenzienti, quando si tratta della coscienza del ministro che battezza santamente, cioè quando è una coscienza buona e pura, essa purifica la coscienza del battezzato. Questa dunque è la domanda: come viene purificato il battezzato, quando è occulta la coscienza impura di chi battezza? Penso che non tornerai ad insistere dicendo che l'erronea opinione pubblica, nella purificazione, fa le veci su di lui della buona coscienza; basta che tu abbia sostenuto che questo lo dissero i vostri, non tu. Vergògnati di loro, ma non di te! Non resta, allora, in questo caso che sia Dio o un santo angelo a purificarlo. Se avete affermato questo, ne conseguirà un assurdo insostenibile, che ho già ricordato in quella mia lettera. Non dico che tu non l'abbia voluta vedere, dal momento che non hai osato farne assolutamente parola; dico piuttosto che l'hai letta tanto più attentamente e acutamente quanto più hai temuto di farne parola. Se voi, in effetti, dite che quando battezza un uomo santo, la sua santa coscienza purifica la coscienza del battezzato, quando invece la coscienza del battezzante è occultamente macchiata, allora è Dio o un angelo che purifica, guardatevene bene! Coloro che credono alle vostre parole potrebbero augurarsi di trovare dei peccatori occulti che li battezzino, alfine di ricevere da Dio stesso o da un suo angelo una purificazione ben più santa. Questa è l'assurdità, degna o di derisione o di riprovazione, che ti saresti accorto essere conseguenza delle parole di Petiliano e che io ho ricordato nella mia lettera. Tu certo accortamente, come se non avessi detto nulla al riguardo, hai pensato bene di tacere una questione tanto importante, ma sei incorso in una imprecisata e peggiore assurdità: quando la coscienza macchiata del ministro è occulta e per questo non può purificare quella del battezzato, allora la buona ma erronea opinione pubblica su di lui purifica la coscienza del battezzato, e così la falsità opera in lui la verità!


Purché non manchi l'albero dell'eresia, la falsità si fa madre della verità!

18. 23. Va', ora, e calunnia pure i dialettici perché " utilizzano il detestabile gioco di parole del loro linguaggio per far sembrare vero il falso e falso il vero! ". Ecco qui come proprio tu introduci un sofisma di questo genere nei sacramenti della rigenerazione cristiana, anzi, il sofisma peggiore e più detestabile. Costoro, infatti, non si appoggiano sui loro inganni neppure sulla verità delle cose, ma basandosi sull'ambiguità del linguaggio umano, scelgono certe parole che ora sembrano vere mentre sono false, ora sembrano false mentre sono vere. Quando esse capitano nella discussione, la mente può discernerle, anche se non possono essere eliminate dal discorso. Con te, però, non è questione di una parola qualunque o di un dettaglio qualsiasi: tu affermi che la purificazione stessa della coscienza, per la quale rinasciamo alla vita eterna, può diventare veramente autentica nell'uomo per la falsa reputazione dell'altrui coscienza. E tu, per non farti attribuire questa opinione, avendo appreso bene la dialettica, affermi che questo è il pensiero dei vostri, col quale concordi non come dialettico, ma certamente come eretico. Questa, dunque, sarebbe la magnifica teoria, escogitata o dimostrata da te o dai vostri: quando la coscienza di chi battezza santamente è buona, allora conformemente ad essa diventa buono chi è battezzato, allora l'albero buono produce buoni frutti 38; quando invece la coscienza di chi battezza è malvagia ed è occulta, allora ci si appella alla sua buona reputazione, che è falsa, cosicché l'uomo possa ricevere un battesimo valido anche da un imbroglione, avendo creduto il falso su di lui. E così, perché non manchi l'albero che produca il frutto dell'errore eretico, la falsità si fa madre della verità! Il groviglio di queste teorie, talmente esecrabile e stupefacente nella sua perversità e insensatezza, ha quest'unico obiettivo: non attribuire a Dio ciò che è di Dio, per attribuire agli uomini ciò che si riceve da Dio. In tal modo non passerà per uno che si è ingannato colui che ha detto: " Si deve tener conto della coscienza del ministro che dà santamente il battesimo, per vedere se purifica la coscienza di colui che lo riceve ".


Il caso di Giuda.

19. 24. Tu dici: " I nostri dimostrano attraverso le Scritture che Giuda il traditore, prima di dannarsi, si comportò in tutto come un apostolo ". Ma questo che c'entra con la sentenza netta e definita di Petiliano: " Si deve considerare la coscienza del ministro che dà santamente il battesimo, per verificare se purifica la coscienza di colui che lo riceve ", se non che anche questo Giuda diventa un testimone scomodo contro di voi, quando tentate di difendere le parole sconsiderate di altri? Infatti Giuda quando battezzava come apostolo, dal momento che era malvagio in quanto era ladro e trafugava quello che gli veniva affidato perché lo custodisse nella borsa 39, certamente non si teneva conto della sua coscienza, ma di Dio e di Cristo, in cui si credeva. Non era pertanto la falsa buona reputazione nei confronti di questo malfattore che purificava i credenti che ricevevano il battesimo, né la falsità dell'opinione umana che generava nell'uomo la grazia della verità divina.


Si devono riservare le cose occulte al Signore nostro Dio.

19. 25. Quanto al testo scritturistico, che hai citato: Le cose rivelate sono per voi, le cose occulte sono per il Signore Dio vostro 40, esso confuta vittoriosamente le vostre teorie. Se si devono riservare le cose occulte al Signore nostro Dio, perché si prende in considerazione la coscienza di colui che battezza, non solo quella cattiva ma anche quella buona, e per di più occulta, per verificare se purifica quella del battezzato? Se poi non si prende in considerazione neppure la coscienza quando è occulta, che altro volete prenda in considerazione il battezzando come sorgente di purificazione per la sua coscienza?


È Cristo che purifica le coscienze dei battezzati.

20. 25. Svegliatevi una buona volta, e dite almeno ora: Guardi a Dio. Perché temete di essere umiliati se riponete la vostra gloria non nell'uomo, ma nel Signore 41? Tu dici: " Ho motivo di temere. Se infatti, quando la coscienza del battezzatore è occulta, io dirò a colui che riceve il battesimo di prendere in considerazione Dio, confessando che Lui purifica la sua coscienza, cadrò in una terribile assurdità: gli uomini sono purificati in una maniera più santa quando si hanno come battezzatori i peccatori occulti, anziché coloro che sono manifestamente buoni, se è l'uomo che purifica quando la coscienza del ministro è buona e manifesta, mentre è Dio che purifica, quando essa è malvagia e occulta ". Allora, sostieni anche tu ciò che sosteniamo noi, poiché la verità, la saggezza, la dottrina cattolica ci dicono che è Cristo che purifica le coscienze dei battezzati, sia attraverso i ministri buoni del suo battesimo sia attraverso i cattivi, poiché è scritto di lui: Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola 42.

20. 26. Dici: " Rispondimi tu come battezzano coloro che la Chiesa ha condannato ". Dunque, si sta ormai accantonando la formula di Petiliano, poiché, mentre lui dice: " Si deve considerare la coscienza del ministro che dona santamente il battesimo, per vedere se purifica quella di colui che lo riceve ", quando io domandavo chi purifica la coscienza del battezzato, se quella del battezzante era macchiata e occulta, non mi si è potuto rispondere. È così contrario alla verità dire che l'erronea buona reputazione nei suoi confronti può purificare, quanto affermare che potrebbe farlo una coscienza cattiva.


Battezzano per quanto attiene il ministero visibile, sia i buoni che i cattivi.

21. 26. Se poi domandi come mai battezzano coloro che la Chiesa ha condannato, ti rispondo che essi battezzano come battezzano coloro che Dio ha condannato, prima che la Chiesa emettesse un qualsiasi giudizio nei loro confronti. Infatti colui che, con cuore perverso, sembra star dentro quando in realtà è fuori, è già stato giudicato dallo stesso Cristo. Lui in persona dice: Colui che non crede è già stato giudicato 43, e l'apostolo Paolo dichiara: La Chiesa è sottomessa a Cristo 44. Pertanto la Chiesa non deve anteporsi a Cristo, fino al punto di pensare che possano battezzare coloro che Cristo ha giudicato, mentre non possono battezzare coloro che essa ha giudicato, poiché lui giudica sempre con assoluta verità, mentre i giudici ecclesiastici, in quanto uomini, per lo più si ingannano. Battezzano, dunque, per quanto attiene il ministero visibile, sia i buoni che i cattivi; invece attraverso costoro battezza invisibilmente colui, al quale appartiene il battesimo visibile e la grazia invisibile. Possono immergere nell'acqua, dunque, sia i buoni che i cattivi; ma purificare la coscienza non lo può se non colui che è sempre buono. E per questo, anche all'insaputa della Chiesa, coloro che sono stati condannati da Cristo per la loro malvagia e impura coscienza, ormai non sono più nel corpo di Cristo, che è la Chiesa, poiché Cristo non può avere membra dannate. Ne consegue che anch'essi battezzano al di fuori della Chiesa. Non sia mai che simili mostri siano tutti computati fra le membra di quell'unica colomba 45; non sia mai che costoro possano entrare all'interno del giardino chiuso 46, che ha come custode l'Infallibile!. Tuttavia, coloro che confessano i peccati e si correggono, allora possono entrare e sono purificati e sono annoverati fra gli alberi del giardino chiuso, fra le membra dell'unica colomba, senza per questo dover ricevere il battesimo una seconda volta. È così anche per coloro che provengono dall'eresia con lo stesso battesimo, che ricevettero stando fuori, ma non con la medesima purificazione che ricevono dentro: con essa gli viene somministrato ciò che loro mancava e viene approvato ciò che non è mutato.


Risposta alle accuse di Cresconio su tradizione, turificazione e persecuzione.

22. 27. Tu dici: " La vostra coscienza è stata condannata nei vostri antenati a causa del crimine di tradizione dei Libri sacri e di turificazione, e in voi per il crimine di persecuzione ". Proprio a proposito di traditori e di turificatori, chiunque sia chi ha commesso questo delitto, voi non avete creduto alle sante Scritture, ma avete dato credito all'opinione degli uomini. Ora, se questa può essere erronea, cioè buona nei confronti dei cattivi, perché non vi può essere una opinione erronea, cioè cattiva nei confronti dei buoni? Per quanto riguarda la persecuzione, riprenderei nuovamente in forma breve la risposta che ho già data a Petiliano, e che tu non hai potuto minimamente confutare. Ora, nella santa Scrittura, che non inganna alcuno, la Chiesa di Dio viene chiamata " aia ", e il Signore stesso verrà con il ventilabro per mondare la sua aia, raccogliere il frumento nel suo granaio e bruciare la paglia col fuoco inestinguibile 47. Ebbene, o voi avete subìto giustamente la persecuzione oppure, se si è ecceduto nella moderazione cristiana, ciò è stato causato dalla nostra paglia: motivo insufficiente per abbandonare l'aia del Signore; altrimenti, chiunque si allontanasse dall'aia prima del tempo della trebbiatura per evitare la paglia, separandosi dal frumento diventerebbe paglia. Tu invece, tentando di ricusare non tanto le mie argomentazioni, quanto la testimonianza della santa Scrittura, sei arrivato a dire che non può esservi alcuna persecuzione giusta. A questo punto è necessario perdonarti l'ignoranza delle Scritture, che altrimenti ti avrebbero potuto ispirare queste parole così giuste: Chi calunnia in segreto il suo prossimo io lo farò perire 48, e le parole dello stesso Signore Gesù Cristo nella profezia che spicca sublime su tutte: Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti, non sono tornato senza averli annientati 49, e molte altre testimonianze divine, che richiederebbero troppo tempo per essere enumerate. Mi auguro comunque di non essere rimproverato da te per aver usato questa espressione, per aver cioè detto: " sarebbe troppo lungo perseguire ", accusandomi di essere un persecutore dei testi divini!


La scarsa avvedutezza di Cresconio sulla Scrittura.

23. 28. Tu mi opponi le parole delle Scritture, che non vi favoriscono affatto, come più volte ho già dimostrato: L'olio dell'empio non profumi il mio capo 50. Che vi siano dei peccatori anche fra voi, almeno occulti, non puoi negarlo; essi tuttavia continuano a battezzare, e questo testo non li esclude davvero perché non dice: "L'olio del peccatore notorio ", ma semplicemente: l'olio del peccatore. Ed ecco un altro testo: Essi sono divenuti per me un torrente infido, di cui non ci si può fidare 51. E qui mi sorprende veramente la tua sagacia, come cioè non ti renda conto che l'acqua dell'ipocrita occulto è ingannatrice, del quale hai creduto che la sua buona, ma erronea, reputazione potesse giovare a purificare la coscienza altrui. Come non pensare che tu sei convinto di trovare appoggio in quel principio, per nulla dialettico ma certamente sofistico, che mi hai rimproverato a sproposito, dandomi del dialettico: Se menti, dici la verità 52? Tenti forse di asserire qualcosa di diverso quando, attribuisci all'opera di un uomo il battesimo, che non vuoi riconoscere come opera di Dio, e perciò dici che un adultero può conferire autenticamente il battesimo, in quanto occultando se stesso si fa passare fraudolentemente per casto? E così egli dice la verità nel battesimo, quando mente sul suo crimine, e la sua acqua non è mentitrice, come invece pretendete che sia quella della Chiesa, diffusa nel mondo intero secondo la promessa di tante profezie! D'altra parte, Geremia non chiamò il battesimo acqua mentitrice, ma gli uomini che mentiscono, secondo il senso che dà chiaramente l'Apocalisse, in cui Giovanni domanda che cosa rappresentino quelle acque che gli sono mostrate nella visione, e gli venne risposto che sono i popoli 53.


La verità confuta il modo di intendere dei Donatisti

24. 29. Quanto al seguente testo scritturistico: Chi è battezzato da un morto, quale utilità trova in simile abluzione? 54, tu non hai capito ciò che ho detto in quella lettera. Considera un poco quanto mi hai aiutato con le tue parole. Tu infatti hai creduto che in questo testo io intendessi per morto il cultore degli idoli, come se escludessi unicamente gli idolatri dal poter conferire il battesimo, e lo hai sfruttato al meglio ripetendo il testo sull'olio, in base al quale nessun peccatore è abilitato a conferire il battesimo da colui che ha detto: L'olio del peccatore non profumi il mio capo, nessun peccatore escluso. Per questo vi trovate ancor più alle strette, come ho dimostrato poco sopra. Se infatti nessun peccatore è eccettuato, dovete battezzare una seconda volta quelli che sono stati battezzati da peccatori occulti, non appena essi saranno smascherati. E qui tenterai ancora di escludere il peccatore occulto, che la santa Scrittura non ha escluso. Pertanto, la verità dichiara falso tutto questo vostro modo di intendere, dimostrando similmente che esso contraddice anche la vostra tesi. No, il testo del Salmo non si può applicare al battesimo, ma piuttosto alle lusinghe dell'adulatore: senso che i versetti precedenti indicano bene. Infatti il testo completo così si snoda: Mi correggerà il giusto nella misericordia e mi rimprovererà; ma l'olio del peccatore non profumerà il mio capo 55. Egli ha preferito dunque ricevere sul capo i rimproveri sferzanti della verità, anziché l'unguento carezzevole della falsità, traducendo con le metafore dell'olio e dell'unzione la blandizie dell'adulazione.


Cresconio non ha capito Agostino.

25. 30. Quale significato intendessi dare nella mia lettera a questo testo: Colui che è battezzato da un morto, credo di poterlo spiegare riprendendo le mie stesse parole. Indicando ciò che deve rispondere a questo un cristiano cattolico, dicevo: " Quando egli sentirà dire: Chi è battezzato da un morto non trae vantaggio dal suo lavacro 56, risponderà: Cristo vive e non muore più; la morte non avrà più potere su di lui 57. Ora, di lui è stato detto: Questi è colui che battezza nello Spirito Santo 58. Vengono invece battezzati dai morti coloro che ricevono il battesimo nei templi degli idoli. Neppure essi pensano di ricevere dai loro sacerdoti la santificazione che immaginano, bensì dai loro dèi. I quali, siccome furono uomini e morirono in modo tale che non vivono né in terra né nella quiete dei santi, essi sono veramente battezzati dai morti ". Mi fermo qui, avendo trascritto la citazione testuale dalla mia lettera, da cui suppongo che tu possa chiaramente percepire, se almeno adesso presti attenzione, come io abbia chiamato morti, non tanto gli idolatri in se stessi, benché sotto un altro aspetto siano anch'essi morti, quanto gli dèi falsi che adorano, poiché furono uomini e, come tali, abbandonarono il loro corpo, né risuscitarono, né acquisirono alcun merito in questa vita per ottenere quella vita che viene promessa dopo questa. Coloro che sono battezzati da tali dèi, come ho detto, cioè coloro che sono battezzati nel loro nome, sono battezzati realmente dai morti, poiché anch'essi credono di essere santificati, non nel nome dei loro sacerdoti, ma in quello degli dèi, di cui essi si fanno tante false credenze. Cristo, invece, è risorto e vive; perciò chi è battezzato da lui, non solo per la mediazione di un ministro buono, ma anche di uno malvagio, i cui costumi depravati lo rendono morto, non riceve il battesimo da un morto. Egli è battezzato infatti da colui che vive in eterno e del quale è detto nel Vangelo ciò che ho già ricordato nella mia lettera: Egli è colui che battezza nello Spirito Santo.


Incongruenze dei Donatisti, che ribattezzano solo i battezzati dai Cattolici.

26. 31. Tu questo non lo hai capito nella mia lettera, stando alle indicazioni delle tue parole. Non voglio dire, certo, che questa tua scarsa comprensione sia un inganno intenzionale. Mi sorprende però che tu non abbia notato la consequenzialità delle mie parole o abbia pensato di doverle dissimulare. Infatti, poco dopo, ho aggiunto le seguenti parole: " Se in questo testo avessi inteso per morto il peccatore che battezza, ricadrei nella stessa assurdità: chi è stato battezzato da un empio, sia pure occulto, riceve un lavacro inutile come se fosse battezzato da un morto ". Il testo infatti non ha detto: " Chi viene battezzato da un morto conosciuto ", ma semplicemente:" da un morto ". Queste parole, esposte in modo così chiaro, come potrebbero non destare dal sonno o piuttosto dalla stessa morte? Eppure non sono riuscite a svegliarti; per di più tu, come se parlassi contro di me, hai ribadito con maggior veemenza ciò che avevo sostenuto contro Petiliano. Questo di solito accade a coloro che, non sapendo estrarre la freccia dalla ferita, la fanno penetrare ancor più in profondità. Tu infatti hai sostenuto che per morto si deve intendere solo il peccatore che battezza, e non si deve eccettuare alcun peccatore; in tal modo però vieni a concludere ciò che sostenevo contro di te: non si può eccettuare neppure il peccatore occulto quando non si fa eccezione alcuna. Ribattezzate, allora, coloro che risultano sicuramente battezzati da peccatori occulti, coloro che si possono ancora aiutare se tuttora vivono e ne sono al corrente; così ne soffriranno danno solo coloro che ignorano il fatto o sono già morti, in quanto ormai non potranno più ricevere il battesimo se si scopre più tardi che i loro battezzatori erano colpevoli. Battezzate, ripeto, dopo aver scoperto e condannato l'adultero, coloro che consta con certezza essere stati battezzati da lui quando ancora si ignorava chi fosse. È proprio un morto che li ha battezzati, e tu hai detto che questo principio di non poter battezzare si doveva intendere di ogni peccatore, senza eccezione alcuna, aggiungendo a sostegno di ciò il testo sull'olio del peccatore. L'hai detto tu; tu lo hai scritto: ascolta te stesso, leggi te stesso! Se nessun peccatore, appunto perché è morto, può battezzare, non lo può neppure chi è occulto. Infatti egli è vivo, non perché è occulto, in quanto la menzogna della sua ipocrisia lo ha risucchiato molto più nel profondo. Lo si direbbe meno morto, se almeno lo confessasse; in lui purtroppo si verifica ciò che in un altro testo è scritto: Da un morto, che non è più, la confessione si perde 59. Voi non ribattezzate coloro che notoriamente sono stati battezzati da questo morto, sommerso in un tale abisso di morte; in cambio però non esitate a ribattezzare coloro che furono battezzati agli estremi confini della terra, che non hanno sentito neppure fare il nome di Ceciliano, di Maggiorino, di Donato, ponendoli di fronte a queste parole: Colui che è battezzato da un morto, a che gli giova la sua purificazione? 60 Chiamate morti coloro che non hanno potuto sentire neppure il lezzo dei cadaveri degli Africani, chiunque fossero, e non considerate morto chi riesce ad occultare il proprio peccato, benché la Scrittura alzi la voce: Da un morto, che non è più, la confessione si perde! Forse non è morto perché finge? E così, perché riesce a fingere non è morto? Anzi, è proprio questa finzione che lo priva dello spirito della vita e lo fa morire del tutto, poiché la Scrittura dice ancora: Il santo spirito che ammaestra rifugge dalla finzione 61. Voi difendete ancora questi morti e dite che vivono; la vostra falsa apologia farà morire anche voi in modo peggiore.


Cresconio esortato a correggersi.

26. 32. " Sono morti ", dici. Ma che cosa poteva fare colui che, ignaro di tutto, si era rivolto a loro per farsi battezzare? Agisca almeno adesso, dal momento che si è reso conto, una volta svelato il personaggio, di essere stato battezzato da un morto. Se infatti la sua coscienza non poté essere lesa, in quanto ignorava il fatto, ora invece comincia ad esserlo perché ha saputo. È come se uno, senza saperlo, vestisse una tunica di provenienza furtiva: essa comincia ad essere la tunica dell'iniquità dal momento in cui lui lo viene a sapere e, se non se ne disfà, diventa colpevole; o come chi, del tutto ignaro, prende in moglie una donna sposata: egli è adultero dal momento in cui lo viene a sapere, a meno che non la abbandoni. Rigetti dunque anche costui il battesimo, poiché è venuto a sapere che l'ha ricevuto da un morto. Ha la possibilità di farlo: si faccia battezzare di nuovo! Conclusione: Chiunque è stato battezzato da un morto, lo sappia o no, a che gli serve la sua purificazione? L'asserzione è perentoria, come anche tu stesso reclami: non ammette eccezione per alcuno. È stato battezzato, dico, da un morto: la sua purificazione non gli giova a nulla! Purificate quest'uomo battezzandolo, voi che siete vivi; o, meglio, purificate voi stessi da questo errore, per evitare di perdervi pensandola così. Tu fingi di contendere con me per non ammettere eccezione alcuna in questi testi: L'olio del peccatore 62 e Colui che è battezzato da un morto 63, però non ti accorgi che, resistendo nel diniego, stringi sempre più il nodo che ti rinserra. Per questo faccio pressione, per questo insisto, per questo vi incalzo senza darvi tregua per indurvi ad abbandonare un'idea così fallace e perversa, affinché " nell'olio del peccatore " e " nel battesimo dato da un morto ", nessun morto, nessun peccatore sia eccettuato, come tu stesso affermi in mio favore credendo di farlo contro di me. Così, dunque, neppure il peccatore occulto può essere eccettuato; e allora tutto ciò che hai detto crolla a terra, e coloro che ti hanno insegnato idee simili si vedono costretti a ribattezzare tutti quelli che sono stati battezzati da peccatori occulti, se pur riusciranno a rintracciarli in questa vita.


Cresconio si trova in difficoltà insormontabili.

27. 33. E tu, che fai? Dove vuoi andare? Sono tue parole quelle che ti sto leggendo. Non solo infatti mentre ti parlavo non hai rifiutato le mie parole, ma ignorando ciò che avevi letto di me, hai ripetuto a te stesso con altre parole lo stesso pensiero come se fosse tuo, e per facilitarne una più attenta lettura e riflessione, l'hai messo in iscritto, di modo che ti possa esser letto ogni qual volta vorrai. Ascolta, dunque, perché queste sono proprio parole tue: " Se ti piace eccettuare soltanto l'idolatra, che ne è allora di colui di cui si dice: Non voglio che l'olio del peccatore profumi il mio capo 64?. Si tratta solo del peccatore che adora gli idoli oppure di chiunque si permette un atto illecito? Se tu consideri peccatore soltanto l'idolatra, il cristiano che trasgredisce la legge non si potrà dire che ha peccato? Se non si può affermare nulla di più stolto e assurdo, è indicato chiaramente che non solo l'idolatra, ma anche nessun peccatore fra tutti gli uomini deve usurpare per sé il diritto di conferire il battesimo ". Questa citazione riferisce esattamente le tue parole. Io non ho eccettuato l'idolatra, ma ho detto che gli stessi loro dèi pagani sono morti e non giova a nulla essere battezzato da qualcuno di loro. Essi si immaginano in effetti di essere battezzati dai loro stessi dèi, nel cui nome pensano di essere purificati. Tu invece non hai eccettuato alcun peccatore. Ora, se in questo caso si deve intendere per peccatore e mortale l'uomo che battezza, senza escludere alcun peccatore, tu indubbiamente non hai eccettuato neppure il peccatore occulto: " È chiaramente indicato - sostieni - che non solo l'idolatra, ma nessun peccatore fra tutti gli uomini deve usurpare per sé il diritto di conferire il battesimo ". Ascolta dunque te stesso: " Qualsiasi peccatore ", hai detto, e quindi non hai escluso né il peccatore notorio né il peccatore occulto. Allora, con quale sfrontatezza costringono al battesimo dopo averlo ricevuto da un peccatore notorio, quelli che non vogliono sia amministrato quando lo si è ricevuto da un peccatore occulto, dal momento che affermano che nessun peccatore fa eccezione? Fuggi dunque, fratello, da una comprensione insensata a quella retta, affinché in questo testo ove si parla di olio del peccatore, come prescrivono le parole antecedenti dello stesso Salmo, tu intenda la blandizie dell'ipocrita adulatore. Così né vi sarà eccezione alcuna né il battezzatore, che è occultamente malvagio, non ti metterà più in difficoltà insormontabili. La stessa cosa si dice nell'altro testo: Colui che è battezzato da un morto, a che gli giova la sua purificazione? 65. Consulta attentamente i codici antichi, soprattutto quelli greci, per vedere se per caso trasponendo le stesse parole dal contesto che precede o segue non sia suggerita una interpretazione diversa, o certamente intendiamo questi morti, come ho già detto, coloro nel cui nome sono battezzati gli idolatri, nel senso che costui è stato battezzato da quello, nel cui nome crede di essere stato purificato. E così anche in questo caso nessuno è eccettuato, in quanto nessun dio morto dei pagani può purificare coloro che credono in lui. Se poi in questo testo vuoi intendere per morto qualsiasi peccatore, allora giungerai a conclusioni talmente contrarie a ciò che vuoi, da non saper più come trovare il modo di vivere, secondo la parola di Giovanni: Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi 66, e non troverai più un uomo che ti battezzi, se vorrai evitare ogni peccatore.


Il battesimo di Cristo giova solo se si è nella Chiesa di Cristo.


28. 34. Supponiamo che tu intenda veramente morto solo l'eretico o lo scismatico, per cui, chi è battezzato da uno di loro è battezzato da un morto, del quale è detto: Colui che è battezzato da un morto, a che gli giova la sua purificazione? 67. Tu vedi quale congettura affrettata sarebbe interpretare così questo testo, come se avesse detto: " Colui che è battezzato da un eretico o scismatico! ". Ebbene, anche letto così, il testo non sarebbe contrario alla nostra tesi, in quanto riconosciamo che il battesimo di Cristo non giova nulla all'uomo, se è battezzato fra gli eretici o scismatici, ai quali attribuisce il battesimo che riceve, ma comincia a giovargli quando torna a far parte del corpo di Cristo, che è la Chiesa del Dio vivo. È allora infatti, grazie a quel battesimo che pur stando fuori apparteneva a Cristo, anche se non gli giovava a nulla appunto perché ricevuto al di fuori, che inizierà a essere utile la purificazione, non in virtù di colui che l'ha battezzato con le sue mani, ma in virtù di colui, nelle cui membra è stato inserito.


Dobbiamo riconoscerci tutti peccatori.

28. 35. Non mi intimorirà neppure quella tua affermazione troppo severa, con cui hai sentenziato: " Qualsiasi peccatore proveniente dagli uomini, non usurpi per sé il diritto di battezzare ", per il semplice fatto che non troverai mai nessuno che dica in tutta verità nell'orazione domenicale: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori 68, senza dichiararsi peccatore. Vorrei interrogare uno per uno coloro che battezzano fra di voi, domandando loro se non sono in assoluto peccatori. Può rispondermi infatti ciascuno di loro: " Non sono un traditore, né un turificatore, non sono adultero, non sono omicida, né un idolatra, non sono, infine, eretico né scismatico; ma non credo che si possa trovare uno che osi dire, osi pensare, pur spinto da orgoglio eretico: " Non sono peccatore ". Non so neppure se vi sia qualcuno, talmente accecato dall'infatuamento dell'arroganza, non dico che proclami ad alta voce, ma che neppure riconosca nel suo intimo di non aver bisogno di pregare con quella supplica, in cui diciamo a Dio: Rimetti a noi i nostri debiti. E non chiediamo perdono per quei peccati che crediamo esserci stati perdonati una volta per tutte nel battesimo, ma precisamente per quelli che sono inseparabili dalla fragilità umana, per quanto sia solerte la nostra vigilanza nell'osservare i precetti del Signore. E, per finire, si faccia pure avanti chi ha la sfrontatezza di dire: " Non sono peccatore; dal momento che nel battesimo mi sono stati rimessi tutti i peccati, non si potrà più trovare alcun peccato in me ". Da parte mia, credo piuttosto a Giovanni, e rispondo con ben maggiore fiducia: Tu inganni te stesso e la verità non è in te 69. Il risultato di questa dichiarazione inconsulta e fallace non è che in te non si trovino peccati, ma che quelli che vi si trovano, non siano perdonati. Se dunque sei già battezzato, vorrei sapere chi hai trovato che contraddica Giovanni dicendo: " Io non ho peccato ". Se hai potuto imbatterti in un simile individuo, come hai potuto ricevere il battesimo da lui, che ingannava se stesso e la verità non era in lui? Se invece costui, non del tutto dimentico della sua condizione limitata, diceva di essere un peccatore, come poteva usurpare, stando alla tua affermazione, il diritto di battezzare? Tu infatti l'hai detto, tu non hai avuto la benché minima paura di scrivere che nessun peccatore fra tutti gli uomini si deve arrogare il diritto di conferire il battesimo. Se però non sei ancora battezzato, o abbandona questa opinione erratissima o cerca degli angeli per farti battezzare.


La perversità del ministrante o del battezzato non invalida il battesimo.

28. 36. Supponiamo invece che tu, ormai convinto, hai corretto così: " Nessun peccatore in tutta l'umanità, colpevole di quel crimine che i nostri gli addebitano, si arroghi il diritto di conferire il battesimo ". Anche questo non va contro di noi, perché, supponendo che il tale abbia usurpato questo diritto e abbia conferito il battesimo, dico che non avrebbe dovuto usurparlo, però non dico che non abbia dato il battesimo. Chi poi ha ricevuto il battesimo, se è un uomo buono che l'ha ricevuto da un uomo cattivo, un uomo credente da uno senza fede, un uomo pio da un empio, il male colpirà colui che lo ha dato, non colui che lo ha ricevuto. In effetti, la stessa sacra realtà del bene conferito, condanna chi ne fa un cattivo uso, santifica chi ne usa bene. Se invece anche chi lo ha ricevuto, l'ha ricevuto indegnamente, neppure in questo caso il sacramento è rescisso, ma considerato valido: ciò che ostava al perverso, gioverà a chi si è emendato.


Il bene del battesimo danneggia chi usurpa il diritto di conferirlo, non chi lo riceve.

29. 37. Penserò dunque che tu non hai detto: " nessun peccatore", perché, se non erro, ti rendi ormai conto quanto temerarie siano state queste parole, ma piuttosto: " nessun peccatore, quale lo descrivono i nostri, qualunque sia stato fra tutti gli uomini, deve usurpare per sé il diritto di conferire il battesimo ", attenendoti a quanto è scritto: All'empio dice Dio: Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza? E per mostrare a quale tipo di peccatore Dio parlava così, affinché non si astenga dal predicare la sua parola a tutti gli uomini che non osano né pensare né dire che non sono peccatori, il Salmo prosegue e lo descrive così: Tu invece detesti la disciplina e le mie parole te le getti alle spalle. La tua bocca è piena di malizia e la tua lingua ordisce inganni. Se vedi un ladro, corri con lui; e degli adùlteri ti fai compagno. Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre 70. Ecco il peccatore che Dio interpella: Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza? Sembra dirgli: " Tu compi questo invano; per quel che ti riguarda, non ti giova nulla; questo ti varrà per un giudizio di condanna, non come merito di salvezza ". Tuttavia, anche nel caso di un tale peccatore che espone i precetti di Dio e ha piena la bocca della sua alleanza, se coloro che lo ascoltano credono, mettono in pratica, progrediscono, non riproverà forse il primo e loderà i secondi, non accuserà quello e giustificherà gli altri, non condannerà lui e coronerà costoro, poiché si sono premurati di obbedire alla parola del Signore: Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno 71? Pertanto, come questo peccatore, se usurperà il diritto di predicare l'alleanza divina, non ne ricava alcuna utilità, mentre coloro che ascoltano e mettono in pratica la sua parola ne hanno un giovamento, non tanto per merito suo quanto per il messaggio di cui è annunciatore, così anche colui che non avrebbe dovuto usurpare il diritto di battezzare, danneggia se stesso usando male di un bene, ma non danneggia colui che ha ricevuto bene un bene.


Non vogliamo riporre nella condotta degli uomini la speranza di coloro che vengono battezzati.

30. 38. Come vedi, non solo non hai potuto confutare ciò che ho detto contro Petiliano, ma anche con quanta luce di verità viene confutato in mille modi ciò che hai detto contro di me. Eppure insisti ancora, sostenendo che noi non rendiamo la nostra causa buona, e in qualche modo confessiamo di essere peccatori perché, mentre ci si obietta con quale autorità rivendichiamo il diritto di battezzare, noi non parliamo del merito delle azioni né dell'innocenza della vita, ma diciamo che ciò è lecito a chiunque. Sottolinea almeno questo: da quanto è stato detto sopra, noi non affermiamo che ciò sia lecito a chiunque, ma che il ministro di un sacramento merita una sanzione, se tratta illecitamente le cose sante, e lui deve essere corretto; invece non deve essere annullata illecitamente la realtà sacra che illecitamente conferisce. Altrettanto vogliamo che siano corretti coloro che usano in modo illegittimo della legge, senza considerare nulla la legge stessa; come pure censuriamo colui che illecitamente si fa portavoce dell'alleanza del Signore, ma non neghiamo o annulliamo l'alleanza stessa. Per questo noi non confessiamo di aver peccato per il fatto che riproviamo nel peccatore ciò che è suo e onoriamo invece ciò che è di Dio, perché non vogliamo che chi crede in Dio dipenda dall'intimo occulto dell'uomo, ma lo ammoniamo affinché si glori nel Signore 72, nel quale trova sicurezza. Infatti neppure l'Apostolo perdeva la sua speranza perché aveva una coscienza impura, ma non voleva riporre nell'uomo la speranza del credente e la poggiava solidamente sul Signore, dicendo: Né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma colui che fa crescere: Dio 73. Pertanto, quando noi diciamo con la Scrittura: Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria 74, non accusiamo la nostra coscienza; siete voi che, volendo riporre nella condotta degli uomini la speranza di coloro che vengono battezzati, non riconoscete la vostra arroganza.


Cipriano non è il fondatore dello scisma donatista, ma il brillante difensore dell'unità e della pace cattolica.

31. 39. Che dire, poi, del vostro ardire nel far menzione anche del beato Cipriano, come se fosse il fondatore del vostro scisma anziché quel brillante difensore dell'unità e della pace cattolica? Tu, prima di tutto, vivi nella Chiesa che Cipriano - fatto incontestabile - ha difeso e proclamato; soltanto allora puoi permetterti di nominare Cipriano come garante della tua opinione. Prima imita la pietà e l'umiltà di Cipriano, poi potrai appellarti al concilio di Cipriano. Noi non facciamo, in effetti, alcun torto a Cipriano, quando distinguiamo bene fra l'autorità canonica delle Scritture ed alcune sue lettere. Non senza ragione è stato fissato con salutare vigilanza il canone ecclesiastico, di cui fanno parte i libri autentici dei Profeti e degli Apostoli, che non ci permettiamo in alcun modo di mettere in discussione, e in base ai quali noi giudichiamo con libertà gli altri scritti dei fedeli o degli infedeli. Per questo l'Apostolo, le cui epistole sono fondate sull'autorità canonica, dice: Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo 75. Ora, finché Cipriano sostenne un'idea diversa - ammesso pure che gli scritti, che voi citate a vostro favore, siano realmente suoi - , finché dunque egli ebbe in questa materia un'idea diversa da quella che la verità, approfondita meglio, ha messo in luce, in attesa che Dio gli rivelasse anche questo punto, animato da una carità al di sopra di ogni elogio, non abbandonò mai l'unità e la pace cattolica, anche con i suoi colleghi che avevano idee differenti.


Come interpretare Cipriano.

32. 40. Tu hai inserito nel tuo scritto un testo della sua lettera a Giubaiano, per dimostrare con ciò che lui era dell'opinione che si dovesse dare il battesimo nella Chiesa cattolica a coloro che erano stati battezzati nell'eresia o nello scisma. Io non mi sento legato dall'autorità di questa lettera, perché non considero canoniche le lettere di Cipriano, ma le giudico in base agli scritti canonici; e ciò che in esse è in accordo con l'autorità delle Scritture, lo accolgo a sua lode, mentre ciò che non vi si armonizza, lo rigetto con sua buona pace. Dunque, se ciò che hai citato dalla sua lettera a Giubaiano lo avessi desunto da qualche libro canonico degli Apostoli o dei Profeti, non avrei assolutamente nulla da replicare. Ma, dal momento che non è canonico ciò che citi, usando quella libertà alla quale ci ha chiamato il Signore 76, non posso ammettere le opinioni divergenti di quest'uomo, col quale d'altronde non posso competere in fatto di meriti, né posso mettere a confronto le mie opere con i suoi numerosi scritti, di cui amo il talento naturale, delle cui parole mi incanto, di cui ammiro la carità, del quale venero il martirio. Mi spiego. Non accetto ciò che ha pensato il glorioso Cipriano sul battesimo degli eretici e degli scismatici, poiché la Chiesa non lo ammette, lei, per la quale il glorioso Cipriano ha versato il suo sangue. Voi, invece, asserite che lui ha prodotto testi canonici a sostegno di questa opinione; in verità, non è lui che ha potuto confermare la canonicità di questi testi, quanto piuttosto mediante essi ha confermato le sue rette opinioni. Perciò, lascia stare gli scritti di Cipriano e presenta i testi canonici stessi, di cui affermi che egli si servì. Se non riuscirò a dimostrare che essi non aiutano per nulla la vostra causa, tu hai vinto. Per questo, benché io sia incomparabilmente inferiore a Cipriano, non ammetto l'opinione di Cipriano; così come non accetto e non seguo la prassi dell'apostolo Pietro, che obbligava i pagani a compiere i riti giudaici 77, benché io sia incomparabilmente inferiore a Pietro. Voi invece, che ci opponete gli scritti di Cipriano, come se fossero il supporto dell'autorità canonica, dovrete accettare tutto ciò che di Cipriano potremo addurre contro di voi. In caso di sconfitta, è giusto che chiudiate la bocca e, una buona volta, dall'errore della divisione più funesta vi convertiate all'unità cattolica.

La consuetudine della Chiesa era anteriore al concilio di Cipriano.

33. 41. Dunque, per non farla troppo lunga, prendi nota da ciò che estrarrò da questa stessa lettera a Giubaiano per confutare e sradicare il vostro errore. L'autore di questa lettera, il santo Cipriano o chiunque sia, nel suo sforzo di dimostrare che era necessario ribattezzare gli eretici che tornavano alla Chiesa, in quanto si doveva considerare come nullo il battesimo che avevano ricevuto al di fuori della Chiesa per mano degli eretici, si pose la questione in questi termini: " Ma dirà qualcuno: Quale sarà la sorte di coloro che in passato, venendo alla Chiesa dall'eresia, vi furono ammessi senza battesimo? Può il Signore, nella sua misericordia, concedere la sua indulgenza, non escludendo dal tesoro della sua Chiesa coloro che, ammessi semplicemente nella Chiesa, si sono addormentati nella Chiesa " 78. A noi è sufficiente questa franchezza, di cui dà testimonianza lo stesso Cipriano; il quale, ben comprendendo che l'unità del corpo di Cristo è un bene sì grande, ha la santa intuizione di presumere che gli eretici, ammessi senza alcuna condizione nell'unità, persino coloro che egli pensava non avessero il battesimo, meritavano il perdono della divina misericordia e non erano esclusi dai benefici della Chiesa. Questa consuetudine della Chiesa era anteriore al concilio di Cipriano, ed essa non ha potuto essere scavalcata e soppressa dal concilio di Cipriano : coloro che provenivano dall'eresia, ammessi certamente non senza il battesimo poiché, come lui sostiene, avevano questo stesso battesimo anche al di fuori che ad essi non giovava, seppur ammessi senza alcun'altra modalità, come egli dice ancora, meritavano il perdono della misericordia divina e non erano esclusi dai benefici della Chiesa. Questa semplicità, più che la duplicità, piacque alla Chiesa universale, diffusa nel mondo intero.

La preziosa testimonianza che offre alla Chiesa lo stesso Cipriano.

33. 42. Ascolta la preziosa testimonianza che offre alla Chiesa lo stesso Cipriano! Ascolta dalla sua lettera che scrisse sull'unità: " Separa un raggio di sole dalla massa solare: l'unità della luce non ammette divisione; spezza un ramo dall'albero: una volta spezzato, non potrà germogliare; taglia il ruscello dalla sorgente: appena interrotto, esso prosciugherà " 79. In queste parole di Cipriano non troviamo né intendiamo che la luce non ammetta divisione, salvo che si tratti dei santi predestinati al regno di Dio, i quali non possono in alcun modo essere separati dalla Chiesa; il ramo divelto che non produce nulla, noi lo intendiamo riferito al germe della salvezza eterna; invece l'aridità del ruscello separato dalla sorgente, noi la riconosciamo in coloro che sono stati privati dello Spirito Santo perché si separano dall'unità, ma non nel sacramento del battesimo, che possono avere sia i buoni che i cattivi, separati dalla santità della Chiesa, sia restando apertamente al di fuori, sia restando occultamente dentro. Ma, ciò di cui nessuno dubita, è il pensiero di Cipriano sulla fecondità della Chiesa, diffusa in tutto l'universo. Segui con attenzione il seguito del testo, in cui soggiunge: " Così anche la Chiesa, circonfusa dalla luce del Signore, diffonde i suoi raggi per tutto l'universo: unica tuttavia è la luce, che si diffonde ovunque senza separare l'unità del corpo. Essa estende i suoi rami in tutto l'universo con la ricchezza della sua fecondità, facendo scorrere sempre più copiosamente le acque abbondanti della sua grazia: ma unico è il capo e unica l'origine e unica la madre, ricca dei frutti della sua fecondità" 80. Questa è la Chiesa, promessa nelle sante Scritture e diventata realtà nel mondo intero, che Cipriano ha amato, custodito, raccomandato, mentre i malvagi scismatici ed eretici, col pretesto di volersi distinguere e separare dai peccatori, hanno abbandonato con le loro empie sedizioni. Affinché costoro non cerchino più scuse pretestuose per giustificare queste empie secessioni, la santa Scrittura ha predetto: Il figlio malvagio si dichiara giusto, ma non si purifica della sua partenza 81, perché neppure a causa dei malvagi, che apparentemente sono dentro la Chiesa, devono essere abbandonati i buoni che sono veramente dentro.

Cipriano ha scritto che il diritto di pulire l'aia spetta solo a Cristo.

34. 43. Che cosa ne pensasse il beato Cipriano in proposito, ricavalo dalla lettera che scrisse al presbitero Massimo e agli altri compagni, con i quali si congratula per il loro ritorno alla Chiesa dall'errore scismatico ed eretico: " Anche se si nota nella Chiesa la presenza della zizzania, questo fatto non deve impedire la nostra fede o la nostra carità a tal punto che, avendo scoperto la zizzania nella Chiesa, noi stessi ci separiamo dalla Chiesa. A noi compete soltanto impegnarci per poter essere frumento, cosicché, quando si comincerà a raccogliere il frumento nei granai del Signore, raccoglieremo il frutto del nostro lavoro e delle nostre fatiche. L'Apostolo dichiara nella sua lettera: In una grande casa non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri per usi più spregevoli 82. Da parte nostra, lavoriamo e sforziamoci per quanto possibile per essere vasi d'oro o d'argento. Del resto, spetta unicamente al Signore infrangere i vasi di coccio 83: a lui è stata data la verga di ferro. Il servo infatti non può essere più grande del suo padrone 84, né alcuno può rivendicare per sé ciò che il Padre ha riservato unicamente al Figlio, tanto da presumere di poter portare già pala e ventilabro per vagliare e pulire l'aia, e separare, con giudizio puramente umano, il frumento da tutta la zizzania. Ostinazione superba e sacrilega presunzione è questa, che si arroga la follia depravata. Certuni, per la pretesa di travalicare ciò che postula una mite giustizia, si pongono al di fuori della Chiesa; e mentre si ribellano con insolenza, accecati dal loro stesso orgoglio, perdono la luce della verità " 85. Come vedi, fratello, Cipriano ha ordinato questo, fondandosi sulle divine Scritture anche a causa dei malvagi, i quali, essendo spiritualmente separati dai buoni per la loro vita e costumi, sembrano tuttavia fisicamente mescolati ad essi nella Chiesa fino al giorno del giudizio, nel quale saranno separati anche corporalmente per ricevere la pena meritata. E ordina anche di non abbandonare la Chiesa a causa loro, come il frumento a causa della paglia o della zizzania, come la grande casa a causa degli utensili spregevoli. Tu vedi, senti, percepisci, intendi quanto grande è il crimine che voi commettete quando, a causa di coloro che vi disgustano a torto o a ragione, vi separate dalla Chiesa che si estende in tutto l'universo, alla quale Cipriano offre, in conformità alle divine Scritture, una testimonianza così solenne, solida, splendida e luminosa.

Cosa insegna veramente Cipriano.

35. 44. Considera attentamente, dunque, il mio stringato ragionamento sul complesso della questione. Se a buon diritto sono accolti nella Chiesa coloro che provengono dagli eretici, al fine di correggere in essi il loro errore, senza tuttavia rescindere il sacramento divino, noi ci felicitiamo con coloro che vivono bene in essa come grano del Signore. Se però non hanno il battesimo, in base alla vostra opinione di cui vantate l'appoggio di Cipriano, è certo che costoro, quando sono ammessi incondizionatamente nella Chiesa, sempre secondo Cipriano, meritano la divina indulgenza in virtù dell'unità, senza essere esclusi dai benefici della Chiesa. E quelli che li ammettono senza ulteriori condizioni, seguendo la consuetudine anteriore di cui Cipriano non ha fatto mistero, e conducono una vita retta e pacifica, sono collocati dalla parte del grano buono destinato al granaio. Quelli invece che o combattono scientemente per spirito di contesa contro la verità sulla questione della loro ammissione oppure tengono una condotta malvagia e depravata, sono tollerati come la zizzania e la paglia, destinate alle fiamme. Tuttavia, e Cipriano lo attesta, Dio ordina di non abbandonare per colpa loro la Chiesa, che si estende in tutto l'universo con risultati così copiosi. È il frumento del Signore che cresce insieme alla zizzania fino alla mietitura o è triturato insieme alla paglia. Per questo, se i cattivi inquinano i buoni nella comunione degli stessi sacramenti, quando, stando alla vostra opinione, ai tempi di Cipriano o prima di lui, gli eretici venivano accolti senza battesimo, voi affermate che la Chiesa perì e mostrate da dove voi siete nati. Se invece, come insegna la verità anche attraverso Cipriano, quando per tutelare la pace della Chiesa viene tollerata la zizzania anche conosciuta, essa non inquina il frumento: Il figlio cattivo si dichiara giusto, ma non si purifica per la sua perversione 86, poiché egli non avrebbe dovuto abbandonare la Chiesa a causa dei malvagi.

La Chiesa luminosa e imponente che Cipriano predica e difende.

36. 45. Torno a ripetere: non permetto che si dissimuli questa argomentazione inattaccabile: se i buoni, pur non comunicando con i peccati dei malvagi, per il solo fatto di partecipare agli stessi sacramenti sono rovinati a causa dei cattivi, coloro che nel passato tornarono alla Chiesa dall'eresia e vi furono ammessi senza battesimo, già da allora con il loro contegno avevano rovinato i buoni. Dunque, già da allora non esisteva più la Chiesa, che Cipriano difendeva e predicava; non c'era più la Chiesa da cui Donato uscì in seguito. Se però questo contagio non ha perduto i buoni, neppure il contagio di coloro che voi accusate ha potuto rovinare la cristianità. Separati da essa, non calunniatela; correggetevi e tornate alla Chiesa! Tu sei costretto ad accusare Ceciliano e i suoi compagni, contro i quali Secondo di Tigisi riunì e celebrò un concilio, ma io non sento la necessità di difenderlo. Accusali con tutte le tue forze! Se furono innocenti, essi sono frumento al quale non nuocerà la tua millanteria; se furono colpevoli, non si dovette abbandonare il frumento a causa di quella zizzania, a cui non fece alcun danno. Accusa più che puoi! Vinco, se non fornisci le prove; vinco, se le fornisci. Vinco, ripeto, se non provi, essendo tu stesso giudice; vinco, se tu provi, ed è testimone Cipriano. Che cosa vuoi che siano stati costoro? Se erano innocenti, perché voi, zizzania, calunniate il frumento del Signore? Se essi erano colpevoli, perché a causa della zizzania vi separate dal frumento del Signore? Ecco ergersi la Chiesa in tutta la sua luminosità e imponenza, come città che non può star nascosta essendo situata su di un monte 87; città per la quale Cristo regna da mare a mare e dal fiume fino agli estremi confini della terra 88; discendenza di Abramo, più numerosa delle stelle del cielo e della sabbia del mare, sorgente di benedizioni per tutte le nazioni 89. È di lei che celebra le lodi il beato Cipriano, fino al punto di dire che essa, circonfusa dalla luce del Signore, diffonde i suoi raggi nel mondo intero ed estende i suoi rami per tutto l'universo con la sua rigogliosa fecondità 90. Essa, o non la si doveva accusare per riguardo al suo frumento o non la si doveva abbandonare a causa della zizzania. Al primo di questi due punti rispondete voi stessi, sul secondo imparate dagli ammonimenti di Cipriano. Ed ecco le sue parole che lo attestano e affermano: " Anche se si nota nella Chiesa la presenza della zizzania, ciò non deve costituire un ostacolo per la nostra fede o la nostra carità, per cui abbandoniamo la Chiesa in quanto notiamo in essa la presenza della zizzania " 91.


La presenza dei cattivi nella Chiesa non fa scomparire i buoni.


37. 46. Voi affermate che la Chiesa è scomparsa dalla faccia della terra a causa del contagio dei peccatori africani e che i suoi resti sono sopravvissuti nella setta di Donato, come nel frumento separato dalla zizzania e dalla paglia. In tal modo contraddite in pieno Cipriano, il quale afferma che né la mescolanza con i peccatori fa scomparire i buoni dalla Chiesa, né i cattivi possono essere separati dalla massa dei buoni prima del tempo del giudizio divino. Voi, pertanto, seguendo il vostro errore o piuttosto il vostro delirio, siete costretti ad accusare non solo Ceciliano e i suoi consacratori, ma anche quelle Chiese, di cui le Scritture apostoliche e canoniche citano ugualmente i nomi: non solo quella dei Romani, alla quale inviate abitualmente un vescovo dall'Africa per il vostro piccolo gruppo di fedeli, ma anche quelle dei Corinzi, Galati, Efesini, Tessalonicesi, Colossesi, Filippesi, alle quali l'apostolo Paolo indirizza le sue notissime lettere; la Chiesa di Gerusalemme, che l'apostolo Giacomo governò come primo vescovo; quella di Antiochia, in cui i discepoli ricevettero per la prima volta il nome di cristiani 92; quella di Smirne, Tiatira, Sardi, Pergamo, Filadelfia, Laodicea, alle quali si rivolge l'Apocalisse dell'apostolo Giovanni 93; e tante altre Chiese del Ponto, della Cappadocia, dell'Asia, della Bitinia, alle quali scrive l'apostolo Pietro 94, e tutto ciò che l'apostolo Paolo attesta di aver ricolmato del Vangelo da Gerusalemme fino all'Illiria 95; per non parlare di altre sconfinate regioni della terra, in cui le fatiche della seminagione apostolica hanno fatto e fanno crescere tuttora la Chiesa. Queste Chiese, il cui nome ho tratto dalle Scritture divine e canoniche, sono talmente lontane dall'Africa, che voi siete costretti ad accusarle come se fossero scomparse per i peccati degli Africani, appunto perché non volete correggere l'errore che vi costringe all'enorme crimine della nefasta divisione.


Le Chiese africane condividono con le Chiese transmarine la società del Regno.

37. 47. Per quanto ci riguarda, al fine di confutare più agevolmente questo vostro errore, non ci sentiamo obbligati a prendere le difese degli Africani stessi, i cui pretesi crimini osate far ricadere indiscriminatamente su tutte le altre nazioni; ripeto: neppure degli Africani stessi. Essi condividono infatti con queste Chiese transmarine la società del Regno, se furono innocenti; e se furono colpevoli, come la zizzania non pregiudica il frumento, neppure in Africa hanno potuto pregiudicare coloro che non hanno mai voluto separarsi dall'unità della Chiesa per causa loro, nonostante la loro riconosciuta colpevolezza. Per non parlare poi dei molti che li hanno creduti innocenti, ai quali non si poté dimostrare il loro delitto, - se pure vi fu - e certamente neppure voi siete in grado di dire che i peccati altrui, sconosciuti, hanno potuto macchiarli. Non parliamone, ripeto; piuttosto prendiamo in considerazione coloro che risultavano o consideravano colpevoli. Malgrado la loro appartenenza alle Chiesa d'Africa, essi si rendevano conto che costoro non avevano potuto essere confutati presso le Chiese transmarine, né si potevano provare i loro crimini davanti ai membri della Chiesa, sparsi dappertutto. Se avessero voluto separarsi dalla comunione di tanti popoli, a causa di coloro che risultavano peccatori, quasi temendo un contagio pestilenziale, ai quali non erano in grado di dimostrare la loro colpevolezza, non potremmo ritenerli tali né io, né tu, né Donato, né Ceciliano, ma proprio colui che tu hai osato nominare, Cipriano; e lui direbbe le stesse parole che scrisse a Massimo:


Le parole di Cipriano condannano i Donatisti.

38. 48. " Anche se si nota nella Chiesa la presenza della zizzania, ciò tuttavia non deve costituire per la nostra fede o la nostra carità un impedimento tale, da farci abbandonare la Chiesa perché in essa abbiamo scoperto la zizzania. Nostro unico impegno è di lavorare per poter essere grano buono, cosicché, quando si comincerà a raccogliere il frumento nei granai del Signore, raccoglieremo i frutti del nostro lavoro e delle nostre fatiche. L'Apostolo dice in una delle sue lettere: In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri per usi più spregevoli 96. Noi lavoriamo e facciamo tutto il possibile per essere vasi d'oro e d'argento. Del resto, frantumare i vasi di coccio compete unicamente al Signore: a lui è stata data la verga di ferro 97. Il servo infatti non può essere più grande del suo padrone 98, né alcuno può attribuirsi il compito che il Padre ha riservato unicamente al Figlio, affinché non creda di poter portare già la pala e il ventilabro per vagliare e pulire l'aia, o di poter separare, con giudizio puramente umano, tutta la zizzania dal frumento. Questa è superba ostinazione dell'orgoglio e presunzione sacrilega, che soltanto la follia depravata può arrogarsi. E così alcuni, volendo spingersi sempre oltre a ciò che richiede una mite giustizia, si pongono al di fuori della Chiesa; e mentre si ribellano con insolenza, accecati dal loro stesso orgoglio, perdono la luce della verità " 99. Con queste parole di Cipriano avrebbero potuto tenersi stretti alla Chiesa gli uomini timorati di Dio, tentati di separarsi da essa a causa dei peccatori conosciuti; e queste parole vi condannano, perché siete separati e accusate anche i buoni. Con queste parole, Cipriano tiene saldi anche noi nella casa di Dio, di cui egli amò il decoro 100, di modo che non l'abbandoniamo a causa dei vasi destinati ad un uso spregevole 101, anche se fossimo da voi accusati e riconosciuti colpevoli del peccato di tradizione, cosa che non siete mai riusciti a conseguire, o di qualsiasi altro delitto. Con queste parole questo operatore di pace introduca anche voi, finalmente corretti, nella pace cattolica, affinché nessuno di voi si senta offeso per i peccati altrui, veri o falsi, e desista dal vomitare tanti insulti contro la Chiesa di Cristo, che le Scritture presentano feconda e in crescita nel mondo intero, e non accusi a causa della zizzania il frumento, né abbandoni a causa della paglia il buon grano, né a causa degli utensili spregevoli resti al di fuori della grande casa.

Conclusione del libro.

38. 49. Ecco come il beato Cipriano attraverso la tua citazione ci ha aiutati! Se lui ebbe un'idea diversa sulla reiterazione del battesimo, senza alcun dubbio il Signore, per i meriti straordinari della sua ardentissima carità, gli donò la luce per correggersi, poiché restò unito a quella vite come un pampino carico di frutti così copiosi di pace e di amore; tanto che, seppure si trovava in lui qualcosa da purificare, in mancanza d'altro, la corona del martirio l'avrebbe purificato. Benché la mia confutazione si possa considerare più che sufficiente per convincere e, se vorrete, anche per correggere il vostro errore, tuttavia, perché nessuno pensi che io non sia in grado di confutare qualche passaggio della tua lettera, o nel quale non ho potuto provare che tu non hai risposto nulla di idoneo alla nostra lettera contro Petiliano, andiamo a vedere il resto nel libro seguente.

Note:



1 - Cf. 2 Tm 4, 2.

2 - Cf. Tt 1, 9-10.

3 - Cf. 1 Ts 5, 14.

4 - Demostene, peri; stef. 232; Eschilo, Ctesiph. 166-167; Cicerone, Orat. 8, 27; Ambrogio, In Luc. 2, 42: PL 15, 1568.

5 - Cf. 1 Cor 1, 13.

6 - Cf. Mt 9, 9-10.

7 - Cf. Lc 23, 40-43.

8 - Cf. Gv 5, 5-9.

9 - Cf. Rm 11, 23.

10 - Ez 18.

11 - Gv 15, 3.

12 - Sal 50, 19.

13 - Lc 11, 41.

14 - Cf. Ef 3, 19.

15 - 1 Pt 4, 8.

16 - Rm 5, 5.

17 - 1 Cor 2, 14.

18 - Col 3, 15.

19 - Cf. Rm 5, 5.

20 - Cf. 1 Pt 4, 8.

21 - Mt 5, 14.

22 - Gv 7, 37.

23 - Cf. 1 Gv 2, 19.

24 - Cf. Gn 2, 10-14.

25 - Gv 7, 37.

26 - Gv 7, 39.

27 - Cf. Gv 4, 1.

28 - At 1, 5.

29 - Cf. At 2, 1-4.

30 - Sal 45, 5.

31 - Prv 5, 17.

32 - Ct 4, 12-13.

33 - Prv 5, 17.

34 - Cf. At 8, 13.

35 - Cf. Rm 5, 5.

36 - Cf. Rm 5, 5.

37 - Cf. Dt 29, 29.

38 - Cf. Mt 7, 17.

39 - Cf. Gv 12, 6.

40 - Dt 29, 29.

41 - Cf. 1 Cor 3, 21; 1, 31.

42 - Ef 5, 25-26.

43 - Gv 3, 18.

44 - Ef 5, 24.

45 - Cf. Ct 2, 20.

46 - Cf. Ct 4, 12.

47 - Cf. Mt 3, 12.

48 - Sal 100, 5.

49 - Sal 17, 38.

50 - Sal 140, 5.

51 - Ger 15, 18.

52 - Cicerone, Acad. 2, 30, 95.

53 - Cf. Ap 17, 15.

54 - Sir 34, 30.

55 - Sal 140, 5.

56 - Sir 34, 30.

57 - Rm 6, 9.

58 - Gv 1, 33.

59 - Sir 17, 26.

60 - Sir 34, 30.

61 - Sap 1, 5.

62 - Sal 140, 5.

63 - Sir 34, 30 (34, 25).

64 - Sal 140, 5.

65 - Sir 34, 30.

66 - 1 Gv 1, 8.

67 - Sir 34, 30.

68 - Mt 6, 12.

69 - 1 Gv 1, 8.

70 - Sal 49, 16-20.

71 - Mt 23, 3.

72 - Cf. 1 Cor 1, 31.

73 - 1 Cor 3, 7.

74 - Sal 113, 1.

75 - Fil 3, 15.

76 - Cf. Gal 5, 13.

77 - Cf. Gal 2, 14.

78 - Cipriano, Ep. 73, 23: CSEL 3/2, p. 796.

79 - Cipriano, De cath. eccl. un. 5: CSEL 3/1, pp. 213-214.

80 - Cipriano, ibid.

81 - Prv 24, 22.

82 - 2 Tm 2, 20.

83 - Cf. Sal 2, 9.

84 - Cf. Gv 13, 16.

85 - Cipriano, Ep. 54, 3: CSEL 3/2, pp. 622-623.

86 - Prv 30, 12.

87 - Cf. Mt 5, 14.

88 - Cf. Sal 71, 8.

89 - Cf. Gn 22, 17-18.

90 - Cf. Cipriano, De cath. eccl. un. 5.

91 - Cipriano, Ep. 54, 3: CSEL 3/2, pp. 622-623.

92 - Cf. At 11, 26.

93 - Cf. Ap 1, 11.

94 - Cf. 1 Pt 1, 1.

95 - Cf. Rm 15, 19.

96 - 2 Tm 2, 20.

97 - Cf. Sal 2, 9.

98 - Cf. Gv 13, 16.

99 - Cipriano, Ep. 54, 3: CSEL 3/2, pp. 622-623.

100 - Cf. Sal 25, 8.

101 - Cf. 2 Tm 2, 20.