Il Purgatorio negli scritti di Maria Valtorta
Maria Valtorta

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17 ottobre. Dice Gesù:
«Ti voglio spiegare cosa è e in cosa consiste il Purgatorio. E te lo
spiego Io, con forma che urterà tanti che si credono depositari della
conoscenza dell'al di là e non lo sono. Le anime immerse in quelle
fiamme non soffrono che per l'amore.
Non immeritevoli di possedere la Luce, ma neppure degne di entrarvi
subito, nel Regno di Luce, esse, al loro presentarsi a Dio, vengono
investite dalla Luce. È una breve, anticipata beatitudine, che le fa
certe della loro salvezza e le fa cognite di cosa sarà la loro eternità
ed esperte di ciò che commisero verso la loro anima, defraudandola di
anni di beata possessione di Dio. Immerse poi nel luogo di purgazione,
sono investite dalle fiamme espiatrici.
In questo, coloro che parlano del Purgatorio dicono giusto. Ma dove non
sono nel giusto è nel volere applicare nomi diversi a quelle fiamme.
Esse sono incendio d'Amore. Esse purificano accendendo le anime d'amore.
Esse danno l'Amore perché, quando l'anima ha raggiunto in esse
quell'amore che non raggiunse in terra, ne viene liberata e si congiunge
all'Amore in Cielo. Ti pare dottrina diversa dalla cognita, vero? Ma
rifletti. Cosa vuole il Dio Uno a Trino per le anime da Lui create? Il
Bene. Chi vuole il Bene per una creatura, che sentimenti ha per la
creatura? Sentimenti d'amore.
Quale è il comandamento primo e secondo, i due più importanti, quelli
che Io ho detto non esservene più grandi ed essere in quelli la chiave
per raggiungere la vita eterna? È il comandamento d'amore: Ama Dio con
tutte le tue forze, ama il prossimo come te stesso.
Per bocca mia e dei profeti e dei santi, cosa vi ho detto infinite
volte? Che la Carità è la più grande delle assoluzioni. La Carità
consuma le colpe e le debolezze dell'uomo, perché chi ama vive in Dio, e
vivendo in Dio poco pecca, e se pecca subito si pente, e per chi si
pente vi è il perdono dell'Altissimo. A cosa mancarono le anime?
All'Amore. Se avessero molto amato, avrebbero commesso pochi e lievi
peccati, connessi alla debolezza e imperfezione vostra. Ma non avrebbero
mai raggiunto la pertinacia cosciente nella colpa anche veniale. Si
sarebbero studiate di non addolorare il loro Amore, e l'Amore, vedendo
la loro buona volontà, le avrebbe assolte anche delle venialità
commesse.
Come si ripara, anche sulla terra, una colpa? Espiandola e, se appena si
può, attraverso il mezzo con cui si è commessa. Chi ha danneggiato,
restituendo quanto ha levato con prepotenza. Chi ha calunniato,
ritrattando la calunnia, e così via.
Ora, se questo vuole la povera giustizia umana, non lo vorrà la
Giustizia santa di Dio? E quale mezzo userà Dio per ottenere
riparazione? Se stesso, ossia l'Amore, ed esigendo amore.
Questo Dio che avete offeso, e che vi ama paternamente, e che vuole
congiungersi con le sue creature, vi porta ad ottenere questo
congiungimento attraverso a Se stesso.
Tutto si impernia sull'Amore, Maria, fuorché per i ?morti veri: i
dannati. Per essi ?morti è morto anche l'Amore. Ma per i tre regni -
quello più pesante: la Terra; quello in cui è abolito il peso della
materia ma non dell'anima gravata dal peccato: il Purgatorio; e infine
quello dove gli abitatori di esso condividono con il Padre loro la
natura spirituale che li affranca da ogni gravame - il motore è
l'Amore. È amando sulla terra che lavorate per il Cielo. È amando nel
Purgatorio che conquistate il Cielo che in vita non avete saputo
meritare. È amando in Paradiso che godete il Cielo.
Quando un'anima è nel Purgatorio non fa che amare, riflettere, pentirsi
alla luce dell'Amore che per lei ha acceso quelle fiamme, che già sono
Dio, ma le nascondono Dio per sua punizione.
Ecco il tormento. L'anima ricorda la visione di Dio avuta nel giudizio
particolare. Si porta seco quel ricordo e, poiché l'avere anche solo
intravisto Iddio è gaudio che supera ogni creata cosa, l'anima è ansiosa
di rigodere di quel gaudio. Quel ricordo di Dio e quel raggio di luce
che l'ha investita al suo comparire davanti a Dio, fanno sì che l'anima
?veda nella loro vera entità le mancanze commesse contro il suo Bene, e
questo ?vedere costituisce, insieme al pensiero che per quelle mancanze
si è volontariamente interdetto il possesso del Cielo e l'unione con Dio
per anni o secoli, costituisce la sua pena purgativa.
È l'amore, e la certezza di avere offeso l'Amore, il tormento dei
purganti. Più un'anima nella vita ha mancato e più è come accecata da
spirituali cataratte, che le rendono più difficile il conoscere e
raggiungere quel perfetto pentimento d'amore che è il coefficiente primo
della sua purgazione e dell'entrata nel Regno di Dio. L'amore è
appesantito nel suo vivere e reso tardo quanto più un'anima lo ha
oppresso con la colpa. Man mano che per potere dell'Amore essa si monda,
si accelera la sua risurrezione all'amore e, di conseguenza, la sua
conquista dell'Amore, che si completa nel momento in cui, finita
l'espiazione e raggiunta la perfezione dell'amore, essa viene ammessa
nella Città di Dio.
Bisogna molto pregare perché queste anime, che soffrono per raggiungere
la Gioia, siano veloci nel raggiungere l'amore perfetto che le assolve e
le unisce a Me. Le vostre preghiere, i vostri suffragi, sono
altrettanti aumenti di fuoco d'amore. Aumentano l'ardore. Ma - oh! beato
tormento! - aumentano anche la capacità di amare. Accelerano il
processo di purgazione. Innalzano a gradi sempre più alti le anime
immerse in quel fuoco. Le portano alle soglie della Luce.
Aprono le porte della Luce, infine, e introducono l'anima in Cielo.
Ad ognuna di queste operazioni, provocate dalla vostra carità per chi vi
ha preceduto nella seconda vita, corrisponde un soprassalto di carità
per voi. Carità di Dio che vi ringrazia di provvedere ai suoi figli
penanti, carità dei penanti che vi ringraziano di adoperarvi per
immetterli nel gaudio di Dio.
Mai come dopo la morte della terra i vostri cari vi amano, perché il
loro amore è ormai infuso della Luce di Dio e a questa Luce essi
comprendono come voi li amate e come avrebbero dovuto amarvi.
Non possono più dirvi parole che invocano perdono e danno amore. Ma le
dicono a Me per voi, ed Io ve le porto, queste parole dei vostri Morti,
che ora vi sanno vedere e amare come si deve. Ve le porto insieme alla
loro richiesta di amore e alla loro benedizione. Già valida sin dal
Purgatorio, perché già infusa dell'accesa Carità che li arde e purifica.
Perfettamente valida, poi, dal momento in cui, liberati, verranno
incontro a voi sulle soglie della Vita o si riuniranno a voi nella
stessa, se già voi li avete preceduti nel Regno d'Amore.
Fida in Me, Maria. Io lavoro per te e per i tuoi più cari. Solleva il tuo spirito. Vengo per darti la gioia. Fidati di Me.»