Esistenza del Paradiso
Paradiso

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Esiste davvero il Paradiso? Sì, con certezza assoluta,
perché ce lo afferma la parola infallibile di Dio e ce lo
conferma la ragione.
S. Agostino afferma che la Sacra Scrittura ci
parla ben 400 volte del Paradiso esortandoci a conseguirlo. Se non ci
fosse il Paradiso l’intera vita di Gesù non avrebbe
alcun senso, perché tutta la sua esistenza terrena, il suo
insegnamento, la sua passione e morte e la sua resurrezione non
ebbero altro scopo che redimerci dal peccato e riacquistarci il
Paradiso.
Quasi a ogni pagina del Vangelo, Gesù ci parla
del «Cielo,,, di «vita eterna», di «regno dei
cieli», di «corona di gloria», di «banchetto
nuziale», ecc., tutte espressioni che indicano il Paradiso.
Qualche citazione:
1) (Mat. 19,16-21). Un giovane si accostò
a Gesù e gli disse: Maestro che cosa devo fare di buono per
ottenere la vita eterna? Egli rispose: Se vuoi entrare nella vita,
osserva i Comandamenti... Il giovane gli disse: Ho sempre osservato
queste cose, che mi manca ancora? Gesù gli disse: Se vuoi
essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai
poveri e avrai un tesoro in Cielo; poi vieni e seguimi.
2) (Mat.
20,1-7). Gesù, per incoraggiare tutti ad andare in Paradiso,
narrò la parabola degli operai. Un padrone uscì di buon
mattino in cerca di operai per la sua vigna. Trovatili, pattuì
con loro la paga del giorno. Uscì di nuovo all’ora terza
(ore 9), poi all’ora sesta (ore 12), e poi all’ora nona
(ore 15) e trovati degli uomini sfaccendati li mandò a
lavorare nella sua vigna. Verso il tramonto, un’ora prima cioè
che finisse il lavoro, mandò ancora altri operai alla sua
vigna. Alla fine del la giornata tutti ricevettero la paga.
Questa
parabola significa che il Paradiso non è ri servato solo a
coloro che si rimettono sulla buona strada nella gioventù, o
nella maturità, o nella vecchiaia, ma anche a coloro che,
negli ultimi momenti della loro vita, si pentono del male fatto e
ritornano a Dio, come accadde al ladrone pentito, allorché
Gesù, dall’alto della croce, gli disse (Lc. 23,43): Oggi
sarai con me in Paradiso.
3) Gesù, parlando del Giudizio
Universale alla fine del mondo, dice (Mat. 25,3 1-46): «Quando
il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i
suoi Angeli, si siederà sul trono della sua gloria con tutti i
suoi Angeli, e saranno riunite davanti a Lui tutte le genti ed Egli
separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore
dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla
sinistra. Allora il Re dirà a quelli che stanno alla sua
destra: Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità
il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo, poi dirà
a quelli posti alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel
fuoco eterno preparato per il diavolo e per i suoi angeli... E se ne
andranno, questi al supplizio e i giusti alla vita eterna.
Una
bella testimonianza del Santo Curato d’Ars. Un pomeriggio
domenicale, una persona di mondo entrò nella canonica del
parroco d’Ars, attratta da quello che si diceva intorno
all’austerità di quell’umile prete, alla
generosità con cui donava tutto per vivere poi egli stesso in
una povertà estrema, allo zelo con cui si prodigava di giorno
e di notte per la salvezza delle anime.
«Signor Curato, —
disse quella persona — crede proprio a tutto quanto dice il
Vangelo?» — Sì, a tutto —. «Ma è
proprio sicuro che dopo la morte ci sarà il Paradiso?».
— Sicurissimo —. «Proprio sicuro, come dopo
quest’oggi che è domenica verrà il lunedì?».
— No, molto più sicuro —. «Proprio sicuro
come il sole che è tramontato adesso, sorgerà domani
mattina?».
— No. Molto più sicuro. Poiché
può darsi che venga una domenica, dopo la quale non ci sia più
il lunedì; un tramonto dopo il quale non ci sia più
aurora, un inverno dopo il quale non ci sia più primavera, ma
non può darsi assolutamente che le parole di Cristo non si
avverino—. «Quali parole?». — Queste: Io sono
la Resurrezione e la Vita: chi crede in me, anche se fosse morto,
vivrà Io lo risusciterò nell’ultimo
giorno».
Quella persona partì commossa e persuasa
d’aver capito il segreto di quella grande santità.
Soltanto una Convinzione così profonda poteva darli la forza
di vivere come viveva.
Ragione
Per essere certi dell’esistenza del Paradiso basta la parola
infallibile di Dio, però anche la nostra ragione ce lo
conferma.
È proprio dell’infinita Sapienza Divina
creare e disporre tutte le cose create in modo tale che in esse non
ci sia nulla di inutile, ma che tutte conseguano il fine per cui sono
state create. Vediamo infatti tutte le cose create, dalle immense
stelle che popolano lo spazio all’atomo di polvere calpestato
sotto i piedi, dall’enorme balena che si muove nei mari
all’umile ameba che vive nella sua goccia d’acqua,
tendere tutte a raggiungere lo scopo, il fine, mediante la
sollecitazione delle loro cieche energie, dei loro istinti.
L’istinto
infatti è una forza naturale, misteriosa, creata da Dio, la
quale spinge verso qualche cosa, e fino a che esso non trova
l’oggetto corrispondente, sta a disagio: si avverte, per
esempio, la sete e si va in cerca d’acqua, e il corpo smania
finché non sia dissetato.
La natura creata, e cioè
il complesso delle leggi naturali create e stabilite dall’infinita
Sapienza e Onnipotenza di Dio, non inganna gli esseri nel loro
istinto.
A ogni istinto infatti corrisponde l’oggetto adegua
to: si avverte la fame e c’è il cibo; si avverte la sete
e c’è l’acqua; si hanno gli occhi e c’è
la luce; si hanno le orecchie e c’è il suono;
l’intelligenza tende al vero e c’è la verità;
il cuore umano tende ad amare e c’è l’oggetto del
suo amore. Anche l’animale trova l’oggetto del suo
istinto che lo soddisfa.
Ora tra tutti gli istinti dell’uomo,
il più irresistibile e insopprimibile è la sete di
felicità perfetta e duratura. Tutti cercano la felicità
e dovunque: nel piacere, nell’amore, nella ricchezza, nella
gloria, nella soddisfazione dell’amor proprio. Però
l’esperienza ci fa toccare con mano che tutte queste cose non
ci danno affatto la sospirata felicità. Nessuno è
felice su questa terra. Si hanno momenti di piacere e di gioia, misti
quasi sempre a qualche amarezza. Quando abbiamo conseguito l’oggetto
dei nostri desideri, il nostro spirito resta insoddisfatto perché
noi siamo stati creati per la felicità vera, totale ed eterna.
Nessuna creatura limitata può soddisfare il bisogno illimitato
di felicità dell’uomo. Di conseguenza se nell’uomo
c’è l’istinto, l’esigenza della felicità
assoluta e perfetta, questa necessariamente deve esistere, altrimenti
noi ci troveremmo nell’assurdo che mentre la natura, creata da
Dio, non inganna gli esseri irrazionali nei loro istinti,
ingannerebbe invece soltanto l’uomo, il re del creato, fatto da
Dio a sua immagine e somiglianza! Questo certamente non può
essere! Per un momento facciamo l’ipotesi (inammissibile) che
fosse così, allora bisognerebbe dire che Dio, creatore delle
leggi naturali, si sarebbe burlato dell’uomo, gli avrebbe fatto
il più crudele degli inganni! Questo è un assurdo
inammissibile! Dio è infinitamente Giusto e Santo, ma che
giustizia e santità sarebbe la sua se avesse trattato l’uomo,
la più perfetta delle sue creature visibili, peggio di tutte
le altre creature inferiori? Inoltre Dio è infinitamente
Giusto e quindi deve premiare coloro che osservano i suoi
Comandamenti e Punire coloro che li trasgrediscono. Ora noi
constatiamo che su questa terra non c’è giustizia,
infatti il giusto, pur mantenendosi fedele a Dio, soffre molto per i
tanti arbitrii, persecuzioni, tribolazioni, ingiustizie da Parte dei
cattivi, i quali, al contrario, vengono esaltati e prosperano per le
loro ingiustizie. Ma allora nel governo di questo mondo non c’è
giustizia? Si dovrebbe dire di no, se tutto terminasse con la vita
presente, se non ci fosse un’altra vita nella quale l’uomo
riceverà il premio (cioè il Paradiso) o il castigo (e
cioè l’Inferno) che ha meritato perciò ci dovrà
essere necessariamente una vita futura di infelicità eterna
per i giusti, e di infelicità eterna per i cattivi, altrimenti
Dio mancherebbe di giustizia, e quindi non sarebbe più Dio.
Dove si trova il Paradiso?
Provata l’esistenza del Paradiso, sorge spontanea la
domanda: dove si trova?
Il primo a farsi questa domanda fu il
grande Vescovo di Cesarea, San Basilio, morto nel 379. La sua
risposta si limita a dire che esso si trova al di fuori del nostro
mondo.
La Sacra Scrittura ci dice poco al riguardo:
1) Giov.
3,13: «Gesù disse a Nicodemo: Nessuno è mai
salito al Cielo, fuorché il Figlio dell’uomo (cioè
Gesù) che è disceso dal Cielo».
2) Luca 50,51:
«Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato
verso il Cielo».
3) Atti degli Apostoli 1,9: «Detto
questo fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse
al loro sguardo. E poiché stavano fissando il cielo mentre
egli saliva, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro
e dissero: Uomini di Galilea, perché state a guardare il
cielo? Questo Gesù che è stato tra voi assunto fino al
Cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete
visto salire al Cielo».
4) Ef. 4,8-10: «Per questo sta
scritto: Ascendendo in Cielo ha portato con sé prigionieri, ha
distribuito doni agli uomini. Ma che significa la parola “ascese“
se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che di
scese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i
cieli».
La Chiesa non ha definito espressamente che il
Paradiso sia una località determinata, però la sua
convinzione che si tratti di un luogo reale, fisico, determinato,
appare chiaro dalla professione del Credo o Simbolo Apostolico. Cos’è
il Credo o Simbolo Apostolico? Un breve accenno.
Il Credo, che la
Chiesa ha sempre professato fin dalla sua origine, fu composto dagli
Apostoli sotto l’assistenza dello Spirito Santo.
Gesù,
prima della sua ascensione al Cielo, ordinò agli Apostoli di
andare a predicare a tutti i popoli le stesse verità che loro
avevano appreso da Lui, per diffondere ovunque la luce dei suoi
insegnamenti. Gli Apostoli ubbidienti, ben sapendo che sarebbero
sorti dei falsi profeti che avrebbero tentato di corrompere la
dottrina di Gesù Cristo, formularono di comune accordo, prima
di separarsi, un preciso programma di evangelizzazione e riassumere
in poche formule, ma chiare, brevi e facili ad essere imparate da
tutti, perché tutti fossero uniformi e precisi nella
professione della Fede Cristiana. Quindi il Credo è la fede
professata dalla Chiesa fin dalla sua origine e che professerà
fino alla fine dei tempi.
Ebbene il Credo afferma: «Gesù
il terzo giorno risuscitò da morte; salì al Cielo,
siede alla destra di Dio Padre Onnipotente; di là verrà
a giudicare i vivi e i morti».
San Tommaso d’Aquino
spiega il motivo per cui il Paradiso deve essere anche un luogo: «Dal
momento che Dio ha destinato i Beati a un duplice gloria, spirituale
(per l’anima) e corporale (per il corpo), è logico che
sia riservato ad essi un soggiorno particolare, speciale,
glorioso».
Il grande Teologo Suarez, assieme a molti altri,
è del parere che il Paradiso sia una parte del creato, posta
già nello stato di glorificazione, alla quale perverranno,
dopo il giudizio universale, le altre parti dell’universo.
Tra
i Teologi recenti, il Pesch dice che si può con tutta
sicurezza ritenere il Paradiso un astro situato realmente al centro
dell’universo, attorno al quale ro teano tutti gli altri corpi
celesti, rifatti splendidissimi.
Il Vescovo francese, Mons. Gay,
uno dei più rinomati maestri di spiritualità del secolo
scorso, scrive nel le sue Elevazioni — N. 96: «Evidentemente
Dio è dappertutto, ma non è dappertutto alla stessa
maniera, nel senso che non appare e non esplica dappertutto la stessa
attività. Il luogo, che la Sacra Scrittura chiama il suo
“tempio”, il suo “santuario”, è dove
Egli opera in modo più divino, più splendido; là
si esplicano meglio le sue perfezioni, meglio si mostra la sua
divinità, meglio si effonde il suo amore. In questo luogo
soggiornano gli Angeli, i Beati, l'Umanità di Gesù
Cristo, del la Santissima Vergine, probabilmente anche di S. Giuseppe
e quella di quei privilegiati che risuscitarono, come ci attesta il
Vangelo (Mat. 27,52), al momento della morte di Gesù».
Le bellezze, le perfezioni, le meraviglie del Paradiso attuale,
quando alla fine dei tempi il cosmo sarà rinnovato, saranno
estese dall’onnipotenza divina a tutto l’universo, il
quale è destinato a divenire per tutta l’eternità
l’ambiente reale del Paradiso. Il numero esterminato delle
stelle, rinnovate e abbellite dalla onnipotenza divina, saranno, come
afferma San Tommaso d’Aquino, l’eterna abitazione dei
figli di Dio.