Sesto Venerdì LA S. MESSA
AA.VV.

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Gesù Cristo, per la sua infinita bontà
misericordiosa verso di noi, volle espiare il peccato originale e i
nostri peccati personali per darci la possibilità di
ridiventare figli di Dio ed eredi del Paradiso. Per fare questo Gesù
consumò il suo martirio, iniziato fin dalla sua concezione nel
seno purissimo della sempre Vergine Maria, con la sua Passione e
Morte sul patibolo della Croce. Ma per applicare all’umanità
i meriti della sua Redenzione lungo i secoli fino alla fine del mondo
istituì il Sacrificio della S. Messa.
«La S. Messa è
il Sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo che, sotto
la specie del pane e del vino, si offre dal Sacerdote a Dio
sull’altare in memoria e rinnovazione del Sacrificio della
Croce» (definizione presa dal Catechismo di S. Pio X —
faro di luce che ha illuminato il mondo e che nel tempo presente, in
mezzo alle dense tenebre che ci avvolgono, lo si vorrebbe sostituire
con vacue luci di lucciole).
La S. Messa quindi è la
rinnovazione del Sacrificio della Croce, infatti:
1) Il Sacrificio
della Croce tu offerto all’Eterno Padre.
1)Il Sacrificio
della Messa si offre all’Eterno Padre.
2) Nel Sacrificio
della Croce la Vittima offerta al Padre tu Gesù Cristo.
2)
Nel Sacrificio della Messa la Vittima offerta al Padre è Gesù
Cristo.
3) Il Sacrificio della Croce si compì colla
distruzione della Vittima divina, Gesù Cristo, mediante la
morte reale della sua Umanità Santissima sulla Croce.
3)Il
Sacrificio della Messa si compie con la distruzione della Vittima
divina, Gesù Cristo, mediante la morte mistica della sua
Umanità Santissima sull’Altare.
4) Sulla Croce il
Sacerdote che la Vittima al Padre fu Gesù stesso.
4) Nella
Messa il Sacerdote Principale che offre la Vittima al Padre è
Gesù stesso per mezzo del Sacerdote Ministeriale.
La
differenza tra il Sacrificio della Croce e il Sacrificio della Messa
sta in questo: a) Gesù sulla Croce si offrì al Padre in
modo cruento, con del suo Sangue.
A) Gesù nella Messa si
offre al Padre in modo incruento, senza spargimento del suo Sangue,
ma misticamente.
b) Col Sacrificio della Croce Gesù meritò
agli uomini tutte le grazie che costituiscono i , meriti del
Sacrificio della Croce.
B) Col Sacrificio della Messa Gesù
applica gli uomini i meriti del Sacrificio della Croce.
Perciò
Gesù Cristo, realmente presente nella S. ssa, offre al Padre
Celeste, sotto forma sacramento, la sua immolazione sulla Croce. Al
riguardo il Concilio Vat. II — (Della Sacra Liturgia n. 47) —
dice: Nostro Signore, all’ultima Cena, la notte in cui si
sarebbe sacrificato, istituì il Sacrificio Eucaristico del
Corpo e del suo Sangue, per perpetuare il Sacrificio della Croce
lungo i secoli fino a che Egli venga».
Il Papa Pio XII si
esprimeva così: «Dall’altare del Golgota non è
diverso l’altare delle nostre chiese; Anch'esso è un
monte sormontato dalla Croce e dal Crocifisso, dove si attua la
riconciliazione fra Dio e l’uomo».
In uno degli ultimi
più importanti documenti del Magistero, la solenne Professione
di Fede di Paolo VI a chiusura dell’Anno della Fede — 30
giugno 1968 — il Papa dice: «Noi crediamo che la Messa
celebrata dal Sacerdote, che rappresenta la persona di Cristo in
virtù del potere ricevuto nel Sacramento dell’Ordine, e
da lui offerta nel nome di Cristo e dei membri del suo Corpo Mistico,
è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente
sui nostri altari».
Il Sacrificio della Messa, che la
Chiesa offre di continuo a Dio in tutto il mondo, placa la Giustizia
divina, ne arresta i castighi e ottiene all’uomo grazia e
perdono. Si comprende allora perché Dio non ci castiga come
faceva anticamente nel Vecchio Testamento, benché nei tempi
attuali i peccati sono aumentati di molto in numero e gravità.
In ogni parte del mondo c’è sempre una Messa che viene
celebrata in cui Gesù Cristo, rioffrendosi al Padre, grida:
«Padre, misericordia!». — E il Padre sente l’amato
Figlio e l’ascolta.
S. Timoteo di Gerusalemme afferma che la
terra è debitrice della propria conservazione alla S. Messa,
senza di questo Sacrificio i peccati dell’uomo l’avrebbero
già distrutta.
«Io credo — diceva S. Leonardo
da Porto Maurizio — che se non ci fosse la Messa, a quest’ora
il mondo sarebbe già sprofondato sotto il peso delle sue
iniquità. E la Messa il forte sostegno che lo regge».
«In
ogni Messa — dice S. Tommaso d’Aquino — si trova
tutto il frutto che Gesù Cristo ha meritato sulla Croce: tutto
il frutto della Passione e Morte del Signore è il frutto di
ogni Messa».
S. Alfonso Maria di L. dice: «Tutta
la gloria che gli Angeli e i Santi hanno dato e daranno a Dio con le
loro virtù, opere buone, penitenze, ecc. non potrà mai
eguagliare la gloria che Gliene dà una sola Messa perché
tutta la gloria di tutte le creature del Cielo, del Purgatorio e
della terra è limitata, mentre la gloria data a Dio da una
sola Messa è illimitata, infinita e Dio stesso non può
fare che vi sia un’azione più santa e più grande
della celebrazione della Messa». Perciò la S. Messa è
l’azione che maggiormente glorifica Dio e più
efficacemente placa la Giustizia divina verso i peccatori, che
apporta maggior abbondanza di bene su questa terra, che più
abbatte le forze dell’inferno e apporta maggior suffragio alle
Anime del Purgatorio, per cui il Concilio di Trento afferma: «Bisogna
confessare che l’uomo non può fare opera più
santa e divina del tremendo Sacrificio della Messa».
Prodigio
ineffabile, mistero sublime che si compie sullahare mentre si celebra
la S. Messa. E Gesù Cristo che, Vittima di valore infinito,
s’immola per noi e si offre all’Eterno Padre per
soddisfare ai nostri peccati e per impetrarci i tesori della sua
infinita Misericordia. Con la Messa Dio riceve l’adorazione
perfetta, il ringraziamento pieno, la soddisfazione completa, la
preghiera onnipotente. S. Filippo Neri diceva: «Con la
preghiera noi domandiamo a Dio le grazie, con la S. Messa
costringiamo Dio a darcele».
Diceva Gesù alla grande
mistica S. Gertrude: «Sii sicura che a chi ascolta devotamente
la S. Messa Io manderò, negli ultimi istanti della sua vita,
per confortarlo e proteggerlo tanti dei miei Santi, quante saranno
state le Messe da lui bene ascoltate».
Una Messa, ascoltata
bene durante la vita presente, è per noi molto più
proficua e salutare di molte Messe ascoltate o fatte celebrare da
altri per noi dopo la nostra morte. Come non compiangere quei fedeli,
più pagani che cristiani, i quali non si curano affatto o ben
poco di partecipare alla Messa festiva che perdono per ogni più
futile motivo. S. Maria Goretti per andare a Messa la domenica alle
volte percorreva a piedi, tra andata e ritorno, 22 chilometri.
Nella
nostra vita di ogni giorno dovremmo preferire la S. Messa ad ogni
altra opera buona perché — dice S. Bernardo — si
merita di più ascoltando devotamente una S. Messa che col
distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze e col girare
pellegrinando per tutta la terra. E non può essere
diversamente perché nessuna cosa al mondo può avere il
valore infinito di una Messa. Il martirio non è nulla —
diceva il S. Curato d’Ars — in confronto della Messa,
perché il martirio è il sacrificio dell’uomo a
Dio, mentre la Messa è il Sacrificio di Dio per l’uomo!
— La S. Messa è quindi la devozione delle devozioni alla
quale dovremmo partecipare, possibilmente, tutti i giorni.
Un
giorno fu domandato a San Pio da Pietrelcina:
«Padre,
spiegateci la Messa».
— Figli miei, come posso
spiegarvela? La Messa è infinita come Gesù... Chiedete
ad un Angelo che cosa sia la Messa ed egli vi risponderà con
verità: Capisco cos’è e perché si fa, ma
non comprendo quanto valore abbia. Un Angelo, mille Angeli, tutto il
Cielo sanno questo e così pensano.
— Padre, come
dobbiamo ascoltare la Messa?
— Come vi assistettero la
Santissima Vergine e le pie donne. Come assistette S. Giovanni al
Sacrificio Eucaristico e a quello cruento della Croce.
—
Padre, che benefici riceviamo assistendo alla S. Messa?
—
Non si possono enumerare. Li vedrete in Paradiso.
—
Altra risposta: Nell’assistere alla Messa rinnova la tua fede e
medita quale Vittima s’immola per se alla divina Giustizia per
placarla e renderla propizia. Non allontanarti dall’altare
senza versare lacrime di dolore e di amore per Gesù
Crocifisso, per la tua eterna salute. La Vergine Addolorata ti terrà
compagnia e ti sarà di dolce ispirazione.
Orbene per
ravvivare la fede in questo grande mistero dell’infinito amore
misericordioso di Gesù per noi e per invogliarvi a partecipare
con devozione alla Messa, leggete e meditate questi due esempi
narrati uno da P. Matteo Crawley, morto nel 1960 a Valpaso, e l’altro
riportato nella biografia di Giuseppina rrettone, anima mistica,
morta a Roma nel 1927.
I Esempio
« Ero stato invitato — è P. Matteo che parla —
a celebrare la S. Messa nella Cappella privata di una distinta
famiglia. I membri di essa avevano pensato di invitare alla mia Messa
un loro conoscente massone ed ateo che non aveva mai messo piede in
chiesa. Quando, vestito dei sacri paramenti, esco per andare
all’altare, vedo lì dinnanzi un uomo ritto in piedi,
colle braccia conserte, in mezzo a due signori devotamente
inginocchiati. La scena del Calvario al rovescio: là Gesù
in mezzo a due malfattori, qui il malfattore in mezzo a due anime
buone. Incomincio il Sacrificio della Messa e lui, il superuomo,
quasi in aria di sfida, sempre in piedi. Al momento della
Consacrazione improvvisamente, come vinto da una forza sovrumana,
cade in ginocchio fra la più intensa meraviglia dei presenti,
tenendo fisso lo sguardo verso l’altare, mentre gli occhi gli
si riempivano di lacrime. Che cosa era successo?... Quando la Messa
fu finita domandò di presentarsi a me perché aveva
bisogno di parlarmi.
— Padre, mi dice, che cosa è
venuta a fare lei in questa sala?
— Che cosa sono venuto a
fare? A celebrare la S. Messa.
— Che cosa è la
Messa?
— Scusi, lei è credente?
— No, io non
credo.
— Veda, signore, l’uomo aveva peccato e Dio per
ottenergli il perdono mandò sulla terra il suo Divin
Figliuolo, il quale, dopo aver predicato la sua dottrina
confermandola coi più grandi miracoli, fu preso dai suoi
nemici e fatto morire in croce fra i più atroci spasimi e
tormenti.
— Ma che c’entra tutto questo con la
Messa?
— La Messa è questo, niente altro che questo:
la rinnovazione del Sacrificio compiuto sulla Croce per la nostra
salvezza. Il massone mi guarda come trasognato.
— Allora mi
dica: chi era colui che è venuto al suo posto?
— Non
la comprendo.
— A un certo punto, quando hanno suonato il
campanello (alla Consacrazione), lei è scomparso e al suo
posto è venuto un altro signore, di aspetto maestoso, triste,
tanto triste e tutto coperto di piaghe. Teneva le braccia distese e
dalle mani lacerate da ferite usciva sangue che gocciolava dentro a
quel bicchiere di metallo che c’era sull’altare...
—
Nel calice.
— Sì, nel calice. Io non ho mai visto uno
spettacolo più tenero e commovente e mi sentivo tutto tremare
davanti a lui. Passato un po’ di tempo (dopo la comunione del
celebrante) è sparito ed è tornato lei al suo posto. Mi
dica, chi era colui?
— Era Gesù! Gesù
flagellato dai suoi nemici; Gesù coronato di spine; Gesù
tutto coperto di piaghe e sangue; Gesù confitto sul legno
della Croce Gesù che è morto per la nostra salvezza;
Gesù che vuole donarle il suo perdono e il suo amore...
E
così quel povero peccatore, convertito per questo grande
prodigio, cadeva pentito ai piedi del Ministro di Dio e nel Sangue
dell’Agnello, che cancella i peccati del mondo, purificava
l’anima sua.
II Esempio
Il 22 aprile 1906 a Roma Giuseppina Berrettoni, passando davanti
alla chiesa di S. Carlo al Corso, ebbe siderio di entrarvi per
assistere ad un’altra Messa. Qui le accadde ciò che lei,
stessa raccontò poi al suo Direttore Spirituale. Ecco le sue
parole:
Durante la Messa... vidi una moltitudine di Angeli
assistenti al Sacrificio che gremivano la chiesa più delle
persone. Conobbi che ci sono molti Angeli ai quali incombe l’ufficio
di assistere alle Messe che si celebrano... Quando suonò il
campanello del Sanctus io sentii un campanello, ma molte campane
suonate dagli Angeli. (Fra i tanti abusi liturgici, diffusisi dopo il
Conc. Vat. II, oggi il suono del campanello durante la celebrazione
della Messa è stato quasi del tutto abolito).
Quando fu il
tempo della Consacrazione intesi pronunziare le sacre parole anche
dai Sacerdoti beati e con ciò supplire ai difetti del
Sacerdote celebrante. Capii che ciò lo fanno essendo per loro
una gloria accidentale.
Venuta che fu la Vittima (con la
Consacrazione), il raccoglimento degli assistenti invisibili (gli
Angeli) fu molto più profondo... Fatta la sunzione del Sangue,
vidi staccarsi un gruppo di Angeli che raccoglievano molto presto
anche i piccoli avanzi del Sacrificio (i frammenti). Ciò mi
consolò molto perché prima mi affliggevo vedendo la
fretta o noncuranza di alcuni Sacerdoti (nel raccogliere i
frammenti). Quando si arrivò alla benedizione vidi chiaramente
un Vescovo con barba e in abito pontificale che dava la trina
benedizione e conobbi ch’egli era S. Pietro che ha l’ufficio
di supplire in questo atto la trascuraggine dei Sacerdoti che la
danno come qualunque altra cosa... Mi fu fatto capire che mi era
stato concesso questo favore affinché risvegliasi nel popolo
fedele il fervore nell’assistere alla S. Messa». Se
Giuseppina Berrettoni si affliggeva dei difetti commessi nella
celebrazione della Messa di allora, come si sarebbe addolorata delle
celebrazioni moderne di certe Messe beat, celebrate a suon di
chitarra e altri strumenti profani rumorosi, con certi canti da
tabarin, con movenze da ballerini e tante altre stravaganze, con
Comunione data nelle mani, con frammenti dispersi dappertutto, con
pissidi purificate nel lavandino ecc.
Se ci fossimo trovati sul
monte Calvario, mentre Gesù agonizzava sulla Croce per nostro
amore, per la nostra salvezza, con quali sentimenti avremmo assistito
a quella scena d’immenso dolore e d’infinito
amore?
Ebbene con gli stessi sentimenti dovremmo assistere alla S.
Messa, perché sull’altare è lo stesso Gesù
che compie, in un modo misterioso ma vero, lo stesso Sacrificio della
Croce per nostro amore e per la nostra salvezza eterna.
Assistendo
quindi devotamente alla S. Messa ed offrendo a Dio, insieme col
Sacerdote, il Santo Sacrificio, noi onoriamo Dio in modo degno di
Lui, soddisfacciamo alla divina giustizia per i nostri peccati,
ringraziamo Dio in modo conveniente, aiutiamo le Anime del
Purgatorio, otteniamo la conversione dei peccatori, apriamo il tesoro
delle grazie divine per noi e per il mondo intero.
Perciò
quanto è consigliabile e proficuo partecipare alla S. Messa
non solo nei giorni festivi, ma ogni qualvolta lo possiamo anche nei
giorni feriali. Diceva il grande missionario S. Leonardo da Porto
Maurizio:
«Oh se capissimo quale tesoro è la S.
Messa! Le chiese sarebbero sempre zeppe. Benedetto chi ascolta la S.
Messa ogni giorno! ». Aveva capito questo il grande scrittore
Alessandro Manzoni. Un suo amico si recò a fargli visita nel
pomeriggio di una giornata invernale con vento freddo e pioggia.
Trovò l’illustre amico di umore cattivo.
— Che
cosa è capitato? — gli chiese l’amico stupito.
—
C’è che stamane i miei familiari non hanno voluto che io
andassi in chiesa col pretesto del tempo cattivo!
— Ma
scusi, mi pare che abbiano fatto benissimo! C’era da prendersi
un malanno sicuro alla sua età...
— Ed io vi dico
invece — ribatté Alessandro Manzoni con forza —
che hanno fatto malissimo e glielo provo. Supponga che io avessi
vinto a una lotteria un premio di 100 milioni (equiparato al valore
odierno della moneta); supponga che scadesse proprio oggi il tempo
per riscuoterlo e che per la riscossione avessi dovuto presentarmi
personalmente, crede lei che per paura del cattivo tempo mi
avrebbero, fatto perdere il premio obbligandomi a stare in
casa?
L’amico non seppe rispondere.
Esempio
Nell’isola Tahuata un’intera famiglia si era
convertita ed aveva ricevuto il, battesimo. Ma poco più tardi
i membri di quella famiglia avevano abbandonato la vera fede per
ritornare all’idolatria, all’infuori di una giovanetta,
chiamata Rotaria. Essa contava 14 anni ed era uscita da poco dalla
scuola delle Suore di S. Giuseppe di Cluny, dove aveva dato prova di
molta virtù e di molta pietà.
I suoi genitori
cercarono di farla ritornare alle antiche superstizioni, ma non
riuscendovi in nessun modo, ricorsero alle sevizie e alle percosse.
La povera fanciulla, in seguito a tutte queste sofferenze, cadde
malata di tisi e per di più finì per essere soggetta ad
eccessi violenti di pazzia.
Frattanto giunse in quell’isola
il P. Orens, il quale andò a trovarla ed avendola chiamata per
nome, la giovanetta parve riacquistare la conoscenza rispondendo al
Missionario:
— Chi sei? — Il padre Orens. —
Sulle labbra della giovinetta spunta un debole sorriso e un’aria
di gioa illumina il suo volto.
— Come stai, Rotaria?
—
Malissimo, Padre: sto per morire.
Aveva appena detto queste parole
che bruscamente si rizza sulla sua storia, stende il braccio verso
qualcuno invisibile e grida con voce forte: «Ecco chi mi ha
ridotta a questo punto! ».
Credetti ad un eccesso di pazzia
e l’invitai a calmarsi. Si ripose giù molto calma, poi
volgendosi a me soggiunse con aria triste: «Eppure è
vero quello che dico».
— E anche se fosse vero, il
Signore ha forse detto di rendere male per male?
— Hai
ragione, Padre... Il Signore mi vorrà perdonare?
—
Sai bene che il Signore perdona sempre a chi si pente.
—
Allora mi voglio confessare subito.
Vedendola ragionare così
bene e temendo che quella lucidità di mente di cui dava prova
non si ri: presentasse, aderii immediatamente alla sua domanda. Dopo
averla confessata, partii, ma seppi che era ritornata nel suo solito
stato di pazzia. Ritornai altre volte a trovarla ed ecco di bel nuovo
alla mia presenza riprendere l’uso dì ragione, e
perderla subito non appena ero uscito.
Intanto la tisi faceva
progressi sempre più rapidi. La fanciulla volgeva alla fine.
Portare la Comunione ad una pazza non mi era sembrata cosa prudente.
Perciò avevo aspettato. Adesso era venuto il momento di
prendere una risoluzione, che fare?
Era un venerdì giorno
consacrato al Cuore di Gesù. Mi recai presso Rotaria che
trovai nel solito stato di pazzia. Tuttavia al suono della mia voce
rispose:con grande sforzo:
— Ti saluto, P. Orens.
—
Come stai? Stai meglio?
— No, Padre, morrò presto.
—
Ebbene, se devi morire non vuoi ricevere la S. Comunione prima di
partire per l’eternità?
— Sì, Padre, ma
non posso venire in chiesa.
— Se tu non puoi venire in
chiesa, io posso portarti qui Gesù Eucaristico.
—
Qui!... in questa casa dove non c’è nessuno che ami
Dio...
— Nessuno? E tu Rotaria non lo ami?
— Oh sì,
io lo amo.
— L’avete sentita? Dissi agli astanti, essa
desidera ricevere i Sacramenti. Sbrigatevi a mettere in assetto
questa casa, spazzatela. Mi ritirai e pochi momenti dopo tornavo
portando il S. Viatico. Rotaria gesticolava, la sua voce debolissima
articolava suoni incomprensibili. Che fare?... Depongo il Santissimo
Sacramento sopra un baule che serviva da tavola, coperto di una
tovaglia bianca pulita, fra due candele accese portate dal
catechista. Comincio le preghiere del rituale voltandomi di tanto in
tanto verso l’ammalata che non sembrava di accorgersi di quanto
avveniva.
— Rotaria, le dissi, ecco nostro Signore. Egli è
qui in casa tua. Lo vuoi ricevere?
Tutta sorpresa, la povera
ragazza volge lo sguardo successivamente sull’Ostia, su me, su
tutti quelli che le stanno attorno, poi senza chiudere la bocca fa
cenno alla sorella maggiore di avvicinarsi — Aiutami a mettermi
a sedere — le disse l’inferma.
Era troppo debole e non
si poté fare altro che cercare di sostenerla mettendole due
cuscini dietro la testa. Adesso la veste bianca — aggiunse
Rotaria Le fu portata la veste bianca, l’osservò bene e
riuscì a mettersela con l’aiuto della madre e della
sorella. Ora — disse volgendo la testa verso di me — sono
pronta a ricevere il Signore.
Io la comunicai, dopo mi domandò
l’Olio Santo. Entrò quindi in agonia, però morì
la domenica sera.
Riferita poi a Monsignore Martin questa morte
così prodigiosamente consolante, egli disse che Rotaria era
una delle ragazze che avevano fatto la Comunione nei Nove Primi
Venerdì del mese. E ben si sa che Gesù ha promesso a
chi pratica questa devozione che non li lascerà morire senza
aver prima ricevuto i Santi Sacramenti (se sono necessari, come
abbiamo spiegato nell’esporre la Grande Promessa a principio
del libretto).
(Dalla rivista «Il Cuore di Gesù nella
Famiglia» Novembre 1929)