Quarto Venerdì - SACRO CUORE DI GESÙ, CONFIDO IN TE
AA.VV.

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Una delle più terribili tentazioni di cui spesso sono
assalite anche le anime pie è quella dello scoraggiamento e
della sfiducia, per cui il demonio presenta Dio come un padrone
austero, un giudice senza pietà che tiene sempre in mano la
spada della sua giustizia inesorabile pronto a far cadere su di loro
i fulmini della sua collera.
«Chissà — va
sussurrando il tentatore — se Dio ti ha perdonato! Sei poi
sicuro d’esserti confessato bene?... di aver detestato
sinceramente le tue colpe?... di essere in grazia di Dio?... No,
no!.:. non è possibile che Dio ti abbia perdonato!» —
Contro questa tentazione occorre ravvivare lo spirito di fede che ci
mette davanti un Dio tutto pieno di bontà e di misericordia,
sempre disposto ad accogliere il peccatore e sempre pronto a
perdonano.
Bisogna credere fermamente all’amore di Gesù
per ciascuno di noi. Noi siamo molto più miserabili di quanto
possiamo credere, ma la nostra immensa miseria attira la sua infinita
misericordia. Bisogna aver fiducia nell’amore misericordioso di
Gesù non malgrado le nostre miserie, ma proprio a causa delle
nostre miserie perché è la miseria che attira la
misericordia. Dice P. Giraud M.S.: «Le meraviglie dell’amore
di Dio, sono talmente grandi che ci lasciano quasi incerti se
crederle o no, perché noi siamo così meschini da non
poter capire una persona dal cuore magnanimo, dal cuore superiore».
S. Agostino spiega così la parola «misericordia»:
«miseris cor dare», dare il cuore ai miseri, un cuore che
si dona ai miserabili, un cuore che si nutre delle miserie
consumandole. Tante volte noi, vedendoci sempre indegni, sempre
codardi che cadiamo ad ogni istante, siamo tentati di sfiducia.
Ebbene in questi momenti di diffidenza riflettiamo che l’amore
di Gesù è senza limiti, che la sua misericordia è
senza confini, infinita. Riflettiamo che per il Cuore di Gesù
il perdonare è un bisogno, è una gloria, è una
gioia.
a) È un bisogno — perché la sua
misericordia non può esercitarsi se non trova miserie da
distruggere.
b) È una gloria — perché i
peccatori salvati dal i: suo amòre misericordioso splenderanno
come gemme e saranno la corona della divina misericordia.
c) E una
gioia — perché tutto il Paradiso si rallegra e fa festa
con Lui alla loro conversione. Quindi ci vuole non diffidenza, non
scoraggiamento, ma grande fiducia nella inesauribile bontà
misericordiosa del buon Gesù; ci vuole molta umiltà per
le nostre cadute; vero pentimento per avere offeso Dio e volontà
seria di non farlo più con l’aiuto del Signore.
Non
dimentichiamo che tra il Padre giustiziere e noi miserabili peccatori
c’è un ponte di speranza: il Figlio Misericordioso! —
«Guardate — Egli ci dice — la mia mangiatoia, la
mia croce, la mia Eucaristia. Fiducia! Voglio colmare l’abisso
della vostra paura con l’abisso della mia misericordia. Quel
che più mi offende è la vostra diffidenza! ».
Voi
che non siete mai soddisfatti delle vostre confessioni, che ritornate
con frequenza sui peccati tante volte accusati, ascoltate: —
Una persona scrupolosa, che aveva fatto una dozzina di confessioni
generali, si preparava un giorno a confessarsi. Dopo un accurato
esame scrive i suoi peccati, si esamina ancora e fa delle aggiunte
alla lista già lunga. Poi va a inginocchiarsi al
confessionale, spiega il suo foglio e, moltiplicando i particolari,
fa la sua confessione. Dura lungamente la sua accusa che è
ascoltata in silenzio. Finalmente si ferma. — Figlia mia, c’è
altro?
— Sì, balbetta lei, c’è ancora
questo e poi quest’altro... poi... — si ferma una seconda
volta. — Figlia mia, c’è ancora un’altra
cosa: c’è l’oltraggio che mi reca la tua
diffidenza!...
Turbata, smarrita solleva gli occhi. Il
confessionile era vuoto: al posto del confessore le aveva risposto
Gesù stesso. Non è male fare lunghe confessioni, ma
vivere di paura è dubitare del Cuore di Gesù che è
venuto a stabilire la legge della grazia e della misericordia.
Mostrargli che temiamo è ferirlo al Cuore. Sapete qual’è
stata la più grande sventura di Giuda? Il suo tradimento? Il
suicidio? No! stato il non aver creduto all’amore
misericordioso di Gesù; l’aver dubitato della sua
infinita bontà.
Comprendiamo dunque finalmente che
Gesù è venuto per i peccatori e che chiede un amore
tutto pervaso di fiducia. Capì bene questo il buon ladrone.
Egli, legato alla sua croce, osserva il comportamento di Cristo. —
Dall’alto della croce, a cui era inchiodato, Gesù sta
per parlare. La prima parola che dice non assomiglia affatto alle
parole di bestemmia e di maledizione solite ai condannati a morte,
ma: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che
fanno» (Lc. 23-24). Egli domina l’odio, la violenza e la
vendetta non solo contro i soldati romani, che compiono un dovere, ma
soprattutto contro i suoi veri nemici: gli Scribi, i Farisei, i Sommi
Sacerdoti e gli Anziani del popolo. Questa preghiera e la calma, la
pazienza e la mansuetudine di Gesù impressionano fortemente il
mal- fattore che sta alla sua destra. La sua mente s’illumina
di una viva fede che gli fa confessare la divinità di Gesù,
gli fa vedere la bruttura dei suoi delitti, lo fa pentire e chiedere
perdono al divino Condannato. Il suo cuore è confortato da una
grande fiducia nell’infinito amore misericordioso del Signore
per cui gli rivolge una preghiera ardente: «Signore, ricordati
di me quando sarai nel tuo regno» (Lc. 23-42).
Il buon
ladrone ha le mani piene di iniquità, ma importa poco. Il suo
pentimento e la sua fiducia bastano al Cuore di Gesù, che,
dall’alto della croce, Canonizza il primo Santo: «Oggi
sarai con me in Paradiso. Per te non ci sarà inferno, non ci
sarà purgatorio. Quello sguardo fiducioso che mi hai rivolto,
quell’incontro dei nostri sguardi, tu nella mia misericordia ed
io nella tua fede e nel tuo pentimento, ti ha purificato in un
istante per i miei meriti infiniti. Eccoti ora puro e pronto per il
Paradiso».
Diceva Gesù ad un’altra anima
privilegiata, Suor Consolata: «S. Disma in croce ha un solo
atto di confidenza in me e tanti peccati, ma in un istante è
perdonato e nel giorno stesso del suo ravvedimento entra a possedere
il mio Regno ed è un Santo. Vedi il trionfo della mia
misericordia e della confidenza in Me! O Consolata, tu confida,
confida sempre... perché Io sono buono, sono immensamente
buono e misericordioso e non voglio la morte del peccatore, ma che si
converta e viva».
A questo punto, per ravvivare la
speranza di quelle anime pie che soffrono per il timore eccessivo,
talora opprimente, di non conseguire l’eterna salvezza, —
(e poiché questa mancanza di speranza cristiana mentre da una
parte nuoce all’anima, dall’altra offende il Cuore di
Gesù nel suo intimo, cioè nel suo amore misericordioso
e nella sua volontà salvifica) — riporto quanto Gesù
stesso diceva, in altra occasione, alla sua confidente. 1115 dicembre
1935 Gesù faceva scrivere a Suor Consolata per tutte le anime
quanto segue: «Consolata, sovente anime buone, anime pie e
molto spesso anime a Me consacrate, con una frase diffidente
feriscono l’intimo del mio Cuore: Chissà se mi salverò!
Apri il Vangelo e leggi le mie promesse. Alle mie pecorelle ho
promesso: «Io do loro la vita eterna e in eterno non periranno
e nessuno le strapperà dalle mie mani (Gv. 10:28). Hai capito,
Consolata? Nessuno può strapparmi un’anima. Perché
allora il dubbio: Chissà se mi salverò!, se Io nel
Vangelo ho assicurato che nessuno può strapparmi un’anima
e che do a questa anima la vita eterna e quindi non perirà?
Credimi, Consolata, all’inferno ci va chi vuole, cioè
chi vuole veramente andarci perché, se nessuno può
strapparmi un’anima dalle mani, l’anima, per la libertà
concessole, può tradirmi, rinnegarmi e passare di propria
volontà al demonio. Oh, se invece di ferire il mio Cuore con
queste diffidenze, pensaste un po’ al Paradiso che vi attende,
perché io vi ho creati non per l’inferno ma per il
Paradiso, non per andare a fare compagnia al demonio, ma per godermi
eternamente nell’Amore. Vedi, Consolata, va all’inferno
chi vuole andarvi! ... pensa come è stolto il vostro timore di
dannarvi». — (Gesù si riferisce qui all’eccessivo
ed ingiustificato timore che talvolta opprime anche le anime pie). —
« Dopo che per salvare la vostra anima ho versato il mio
sangue, dopo che per una intera esistenza l’ho circondata di
grazie, di grazie, di grazie... all’ultimo istante della vita,
quando sto per raccogliere il frutto della Redenzione e quindi
quest’anima sta per amarmi eternamente, Io, che nel santo
Vangelo ho promesso di dare ad essa la vita eterna e che nessuno me
la strapperà di mano, me la lascerò rubare dal demonio,
dal mio peggior nemico? Ma, Consolata, si può credere a questa
mostruosità? — Vedi, l’impenitenza finale è
per quell’anima che vuole andare all’inferno di proposito
e quindi ostinatamente rifiuta la mia immensa misericordia, perché
Io non rifiuto il perdono a nessuno, a tutti offro e dono la mia
immensa misericordia, perché per tutti ho versato il mio
Sangue, per tutti! — No, non è la moltitudine dei
peccati che danna l’anima, perché Io li perdono se essa
si pente, ma è l’ostinazione a non volere il mio
perdono, a volersi dannare». — (Tale ostinazione, dice S.
Tommaso, equipara gli uomini ai demoni).
Le ultime parole di
Gesù — «Non è la moltitudine dei peccati
che danna l’anima... ma è l’ostinazione a non
volere il mio perdono, a volersi dannare» — trovano una
conferma in un fatto mistico (bilocazione) di Edvige Carboni.
L’episodio è stato testimoniato dalla sua intima amica,
Vitalia Scodina, al Processo di Beatificazione.
«Un giorno
io — è Vitalia che parla — mi trovavo in casa di
Edvige, era presente anche Paolina (sorella di Edvige). La vedemmo
assorta in preghiera e la sentimmo pronunziare parole di questo
genere: “Tu devi convertirti... se vuoi essere eterno nemico di
Dio, lo sarai” Quando si riebbe, la sorella le chiese a chi mai
dovessero riferirsi quelle parole. Essa rispose di essere stata, in
quel breve intervallo di tempo, nella dimora di Stalin a Mosca, di
avere attraversato enormi saloni sotto lo sguardo delle guardie che
non la fermavano e di essere arrivata al cospetto del dittatore. —
Ai miei inviti alla conversione, Stalin mi rispose: Non mi convertirò
mai, voglio essere nemico eterno di Dio! Così si spiegano le
ultime parole pronunciate dalla serva di Dio (Vitalia)».
Da
tale episodio appare molto evidente la misericordia infinita del
Cuore di Gesù che per salvare le anime ricorre anche a mezzi
straordinari. Guai a chi rifiuta la sua misericordia e si ostina nel
peccato! Alla volontà salvifica di Dio deve dunque
corrispondere la sua conversione a Dio: «Mi alzerò e
andrò dal padre mio» (Lc. 15:18).
Per conforto
di tutti, specialmente dei peccatori, riporto quanto Gesù
diceva ad un’altra anima mistica, Suor Faustina Kowalska:
«Desidero che i miei Sacerdoti annunzino questa mia grande
misericordia per le anime peccatrici. Il peccatore non tema di
avvicinarsi a me. Anche se Pani- ma fosse come un cadavere in piena
putrefazione, se umanamente non ci fosse più rimedio, non è
così davanti a Dio. Le fiamme della misericordia mi consumano,
desidero effonderle sulle anime degli uomini. Sono tutto amore e.
misericordia. Un’anima che ha fiducia in me è felice
perché io stesso mi prendo cura di lei.
Nessun peccatore,
fosse pure un abisso di abiezione, esaurirà mai la mia
misericordia, poiché più vi si attinge e più
aumenta. Figlia mia, non cessare di annunziare la mia misericordia,
col farlo darai refrigerio al mio Cuore consumato da fiamme di
compassione per i peccatori. Quando dolorosamente mi ferisce la
mancanza di fiducia nella mia bontà!
Per punire ho tutta
l’eternità, adesso invece prolungo il tempo della
misericordia per essi. Anche se i suoi peccati fossero neri come la
notte, rivolgendosi alla mia misericordia, il peccatore mi glorifica
e onora la mia Passione. Nell’ora della sua morte io lo
difenderò come la mia stessa gloria. Quando un’anima
esalta la mia bontà, Satana trema davanti ad essa e fugge fin
nel profondo dell’inferno. Il mio cuore soffre perché
anche le anime consacrate ignorano la mia misericordia e mi trattano
con diffidenza. Quanto mi feriscono! Se non credete alle mie parole,
credete almeno alle mie piaghe!».
Padre Roothen S.J. voleva
che, predicando esercizi spirituali a Suore e Preti, non mancasse mai
la meditazione sulla miserìcordia di Dio perché sono
proprio loro che per la loro posizione privilegiata, diffidano di più
quando peccano.
Un giorno Suor Faustina diceva a Gesù:
«Signore, ti ho dato tutto, non possiedo più nulla da
poterti offrire!». — E Gesù le disse: «Figlia
mia, non mi hai offerto quello che è realmente tuo». —
Mi concentrai, dice Suor Faustina, in me stessa e conobbi di amare
Dio con tutte le forze dell’anima e non potendo capire quale
fosse la cosa che non avessi dato al Signore, domandai: Gesù,
dimmelo e te la darò subito con generosità di cuore. —
Gesù mi disse con bontà: «Figlia, dammi la tua
miseria poiché essa è tua esclusiva proprietà».
— All’istante un raggio di luce illuminò la mia
anima e conobbi tutto l’abisso della mia miseria. Subito mi
strinsi al Cuore Sacratissimo di Gesù con tanta fiducia che,
anche se avessi avuto sulla mia coscienza i peccati di tutti i
dannati, non avrei dubitato della misericordia divina e con il cuore
profondamente pentito mi sarei gettata nell’abisso della sua
misericordia. Credo, Gesù, che non mi avresti respinta, ma
assolta per mano di un tuo rappresentante, il Sacerdote.
Un’altra
volta Gesù le dice: «Esorta le anime alla fiducia nella
mia misericordia. E la tua missione sulla terra e in Cielo. Sono tre
volte santo e provo disgusto per il minimo peccato, ma quando i
peccatori si pentono non c’è limite alla mia generosità.
Li inseguo con la mia misericordia su tutte le loro strade e quando
tornano a me dimentico le amarezze di cui hanno
abbeverato il mio
Cuore e gioisco per il loro ritorno... Li perseguito con prove e
rimorsi, con tempeste e fulmini (dolori e tribolazioni), con la voce
della Chiesa, ma se rifiutano tutte le mie grazie, li lascio a loro
stessi e do loro ciò che desiderano. I più grandi
peccatori raggiungerebbero una grande santità se confidassero
nella mia misericordia. Non faccio uso di castighi se non quando gli
uomini stessi mi costringono a farlo. Prima del giorno della
giustizia mando il giorno della misericordia. Di, figlia mia che sono
tutto amore e misericordia... I più grandi peccatori, prima di
ogni altro, hanno diritto alla fiducia nella mia misericordia. A tali
anime concedo grazie che superano i loro desideri... Non posso
punire.., colui che si appella alla mia pietà...».
Dottrina consolatissima che deve aprire i nostri cuori alla più
grande fiducia nella bontà misericordiosa del Signore, però
non dobbiamo dimenticare che come Dio è misericordioso con
noi, così anche noi dobbiamo essere misericordiosi col
prossimo,. infatti Gesù ci dice nel santo Vangelo: «Siate
misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro. Non
giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete
condannati; perdonate e sarete perdonati; date e vi sarà dato;
vi sarà versata in seno una buona misura, pigiata, scossa e
traboccante perché sarà usata verso di voi la stessa
misura di cui voi vi siete serviti» (Lc: 6,36-38). E Gesù
raccomanda alla sua confidente: «Sii misericordiosa come io
sono misericordioso. Ama i tuoi fratelli per amore mio, anche i tuoi
nemici più accaniti, affinché la mia misericordia si
rifletta nel tuo cuore». — E Suor Faustina prega con
grande fervore:
« Signore, aiutami: fai che i miei
occhi siano misericordiosi, perché non sospetti e non giudichi
dalle apparenze, ma veda quanto vi è di bello nelle anime e
venga in loro aiuto;
« Signore, aiutami: fai che il mio
udito sia misericordioso, perché si chini sulle necessità
dei miei fratelli e le mie orecchie non rimangano indifferenti ai
loro gemiti e dolori;
« Signore, aiutami: fai che la
mia lingua sia misericordiosa, perché non parli mai male del
prossimo, ma abbia per ognuno una parola di conforto e di perdono;
«Signore, aiutami: fai che le mie mani siano
misericordiose e colme di opere buone, in modo che io faccia solo del
bene e prenda su di me i lavori più duri e faticosi;
«Signore, aiutami: fai che i miei piedi siano
misericordiosi, perché io sia sempre pronta ad accorrere in
aiuto del prossimo vincendo la mia fatica e la mia stanchezza. Il mio
riposo sia nell’essere servizievole;
«Signore,
aiutami: fai che il mio cuore sia misericordioso e compatisca tutte
le sofferenze altrui. A nessuno chiuderò il mio cuore,
tratterò tutti con sincerità anche coloro dei quali so
che abuseranno della mia bontà, mentre io stessa mi
rinchiuderò nel tuo Cuore misericordioso. La tua misericordia
riposi in me Signore mio!».
E la vita di Suor Faustina
dimostra bene che ogni parola di questa preghiera mirabile è
stata vissuta nella sua vita quotidiana con una carità
eroica.
Carissimo fratello, ammaestrato da questi divini
insegnamenti, anche se tra una Comunione e l’altra la tua
debolezza ti abbia fatto ricadere nel peccato, non scoraggiarti, ma
pentiti sinceramente, proponi di non ricadere e poi ricorri con
grande fiducia alla misericordia del Cuore di Gesù nel
Sacramento della Confessione.
Ritornato così in grazia di
Dio, continua a fare Comunione dei Nove Primi Venerdì. —
Recita spesso, con fervore la seguente preghiera suggerita da Gesù
a Suor Benigna per ottenere una confidenza sconfinata: «Mio
dolcissimo Gesù, Dio infinitamente misericordioso, Padre
tenerissimo delle anime e in modo particolare delle più
deboli, delle più miserabili, delle più inferme che
porti con una tenerezza speciale fra le tue braccia divine, vengo a
te per chiederti, per amore e per i meriti del tuo Sacro Cuore, la
grazia di confidare in Te, per chiederti la grazia di sempre più
confidare nella tua misericordiosa bontà, per chiederti la
grazia di riposarmi sicuramente per il tempo e l’eternità
nelle tue amorose braccia divine».
Esempio
L’episodio
qui narrato fu raccontato all’autore del libretto nei primi dì
maggio 1981 da una signorina che a quel tempo lavorava nel Movimento
Mariano di don Gobbi, che allora a Roma aveva la sede in Via Cemala
14.
Per dovuto riserbo chiamo le diverse persone con nome
fittizio.
Nella parrocchia di S. Nicola a Melicucco (Reggio
Calabria) la gioventù di Azione Cattolica, di cui era
presidente la signorina Anna, zelava con impegno la devozione al
Sacro Cuore di Gesù mediante la Comunione riparatrice dei Nove
Primi Venerdì del mese. Al principio del 1943 la signorina
Anna riesce a convincere Antonio, uno dei tanti lontani dalla chiesa,
a fare i Primi Venerdì. Antonio, aiutato dalla grazia divina,
ogni primo venerdì di mese va in parrocchia, si confessa e fa
con devozione la Comunione in onore del Sacro Cuore. Con ammirevole
costanza e gioioso impegno completa la serie delle nove Comunioni
riparatrici.
Per un certo tempo Antonio continua a frequentare la
chiesa e a mantenersi in grazia di Dio. Un giorno però si
lascia vincere dalla tentazione e inizia una relazione illecita Con
una donna sposata, Giovanna, separata dai marito. Dopo qualche tempo
si accorge della relazione il fratello di Giovanna, Carlo. Questi,
secondo la mentalità meridionale, decide di riscattare l’onore
della Propria famiglia uccidendo Antonio. Per compiere il delitto
aspetta l’occasione propizia che non tarda a presentarsi.
Carlo, armato di pistola, affronta Antonio e lo colpisce mortalmente.
Il ferito viene subito portato al pronto soccorso, dove il medico di
turno constata la gravità e presta le cure necessarie.
Accorre
la signorina Anna che cerca di confortare Antonio e poi gli dice: «Se
al tuo riguardo è vero quanto si dice, tu stai lavando il tuo
peccato coi tuo sangue!
— «Sì, sì... —
risponde con un fil di voce Antonio. Nel frattempo arriva il Parroco
che si avvicina al moribondo e gli domanda se vuole confessarsi. Alla
risposta affermativa, il Sacerdote gli domanda: «Perdoni colui
che ti ha sparato?».
«Sì, lo perdono di cuore»,
risponde. — Quindi si confessa con un Vero pentimento, riceve
l’assoluzione, riceve il S. Viatico e l’Olio degli
Infermi. — Dopo alcune ore Antonio muore in grazia di Dio. Il
Cuore di Gesù manteneva la sua Grande Promessa. Dopo alquanto
tempo la signorina Anna sogna Antonio che le dice: [o sono salvo per
aver fatto i Nove Primi Venerdì. Beati coloro che li fanno!