Secondo Venerdì: LA MERITRICE DI MAGDALA
I nove primi venerdì del mese
AA.VV.

Siamo a Magdala, paesino sulla riva occidentale del lago di
Tiberiade. Un giorno un fariseo, di nome Simone, invita Gesù a
pranzo.
Secondo il costume orientale di allora i pranzi di gala si
facevano non a porte chiuse, ma a vista di tutti. Chi organizzava
tali conviti doveva rassegnarsi a tenere il suo cortile aperto a
tutti i curiosi. Per gli Ebrei il mangiar bene, l’essere
fortunati e in agiatezza era ritenuto un segno della benevolenza
divina. La tavola veniva allestita nella sala più spaziosa o,
all’occorrenza, anche nel cortile. In occasioni di grandi
ricevimenti c’era tutto un cerimoniale da osservare prima
ancora di mettersi a tavola. Dapprima si presentava un servitore con
un bacile e una brocca d’acqua. Gli invitati si sedevano e si
lasciavano lavare i piedi, cosa necessaria per la polverosità
delle strade e il modo di calzare i sandali di cuoio: sudore e
polvere accumulata rendevano indispensabile tale cortesia, giacché
per mangiare ci si stendeva sui divani e non bisognava insudiciarli.
Altro segno di cortesia consisteva nel versare sul capo, sulle
braccia e sui piedi degli invitati un po’ d’olio
profumato; il caldo della giornata rendeva la pelle rugosa e
provocava prurito, ed un piccolo massaggio eseguito con materia
lubrificante addolciva e calmava l’irritazione, lasciando una
reale. sensazione di benessere. Inoltre l’olio profumato
neutralizzava l’odore sgradevole del sudore. Si passava poi
nella sala del banchetto, dove il padrone di casa salutava gli ospiti
baciandoli e facendo i convenevoli di uso. Quindi ci si metteva a
tavola sdraiandosi sui divani attorno a una tavola a ferro di cavallo
con i piedi distesi verso l’esterno.
Alla festa di Simone
non mancavano i suoi amici farisei che non vedevano di buon occhio
Gesù e quindi rimproveravano a Simone il suo gesto imprudente.
Questi fa rilevare ai suoi amici di aver invitato Gesù non per
ammirazione e deferenza, ma solo per curiosità, tanto è
vero che non gli ha fatto alcun segno di cortesia richiesto dal
cerimoniale: non gli ha lavato i piedi, non l’ha unto di olio
profumato, non l’ha baciato...
Gesù si sente spiato
da mille occhi, ma anche lui guarda i suoi ospiti e fra poco emetterà
il suo giudizio infallibile.
Incomincia il banchetto e a un certo
momento si vede arrivare attraverso il cortile una donna con un vaso
di olio profumato. E Maddalena, nota in tutto il paese come «la
meretrice». Ella, saputo che Gesù era stato invitato a
pranzo da Simone, va a trovarlo.
Questa donna di cattivi costumi
pensa che Gesù, conoscendo bene il suo pentimento, non la
disprezzerà, poiché lei è decisa a cambiar vita.
Non è più una peccatrice, una donna di strada che ha
venduto il suo corpo al capriccio degli uomini. Lei ha ascoltato la
parola di Gesù e ha capito ch'Egli annunzia l’amore vero
e più bello. Rinunzia alla vita cattiva fatta fino allora e
vuole iniziare una vita nuova di purezza e di amore. Ne è
tanta felice che ha voluto estimare la sua riconoscenza a Colui che
l’ha liberata dalla vergogna e ha rinnovato il suo cuore.
Commossa si mette a piangere le colpe passate e bagna i piedi di Gesù
con lacrime di riconoscente amore, li asciutta con i suoi capelli, li
unge con olio profumato e glieli copre di baci. Gesù lascia
fare pur sapendo che le colpe di quella infelice, nota a tutti,
solleveranno l’indignazione degl’invitati.
Simone è
pentito di averlo invitato, sente l’imbarazzo dei suoi amici
farisei e pensa dentro di sé: Se costui fosse un profeta,
saprebbe quale donna è colei che lo tocca: una peccatrice
pubblica. Dovrebbe respingerla subito!
L’errore di Simone
sta nel dire che la Maddalena « una peccatrice», mentre
lei «era stata una peccatrice», perché adesso non
lo è più. Ora vuole solo espiare, umiliarsi e
ringraziare il suo Liberatore.
Gesù, rispondendo al segreto
pensiero di Simone e degli altri convitati, dice al fariseo: «
Simone vorrei dirti una cosa». — Maestro, dì pure.
— «C’era una volta un banchiere che aveva due
debitori: il primo gli doveva 500 denari (moneta locale di allora),
l’altro 50. Trovandosi tutti e due in condizione di non poter
restituire, il banchiere condonò loro il debito. Secondo te,
chi dovrebbe essere più riconoscente?
— Evidentemente
quello che ha avuto il maggior condono.
— Ottima risposta...
Ora vedi questa donna: quando sono entrato da te, tu non mi hai dato
l’acqua per lavarmi i piedi, lei invece li ha bagnati con le
sue lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato
il bacio di benvenuto, ma lei da quando è entrata non ha
cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai fatto versare dell’olio
profumato sul mio capo, e lei ne ha bagnati perfino i miei piedi. Per
questo ti dico:
«Le sono perdonati i suoi molti peccati
perché ha molto amato, invece quello a cui si perdona poco,
ama poco». Quest’ultima frase «quello a cui si
perdona poco, i poco», va capita bene perché molti Santi
avevano poco da farsi perdonare, ma amavano molto lo stesso perché,
data la loro delicatezza di coscienza, il più piccolo peccato
lo piangevano per tutta la vita perché offesa di Dio,
dispiacere a Gesù. Del resto anche il più piccolo
peccato è una cosa grave perché impedisce l’ingresso
in Cielo e deve essere purificato con una sosta più o meno
lunga in Purgatorio.
- Gesù poi, commosso dal pentimento di
quella donna, volgendosi a lei, le dice: «Ti sono rimessi i
tuoi peccati».
Gesù non solo perdona la
Maddalena, ma la riabiliterà agli occhi del mondo intero
ricevendola a fianco di sua Madre nel numero delle pie donne che
saranno testimoni delle ultime sue sofferenze (Marco 15:40). E dopo
la sua resurrezione Gesù, non ricorda altro che l’amore
puro e ardente della sua illustre penitente, la favorì di una
delle sue prime apparizioni (marco 16:9), e la inviò ai suoi
Apostoli, diventando apostola degli Apostoli. Ecco perché fino
alla riforma liturgica alla Messa in suo onore caso unico si recitava
il Credo.
Termino l’episodio con l’epilogo di questa
meravigliosa storia. Si legge nella vita di S. Margherita da Cortona
che un giorno Gesù, volendola rafforzare nella pratica
generosa della penitenza, le apparve accompagnato da S. Maria
Maddalena, di cui la Chiesa si preparava a celebrare la festa: «Vedi
tu — le disse Gesù — quella a cui perdonai nella
casa di Simone il fariseo? Quella veste di argento che copre le sue
spalle, quei diamanti splendenti sulla sua corona, quella gloria che
la circonda, sono il premio della sua penitenza. E poiché
Margherita continuava a piangere per i suoi peccati, Gesù le
diceva: Margherita, sei la mia peccatrice! Voglio servirmi dite per
attirare altri peccatori a salvamento... — Sublime!
Un
giorno Gesù diceva alla sua confidente, Suor Benigna: «
Le anime più miserabili, più deboli, più
inferme, sono i clienti più buoni dell’amore, quelli che
la misericordia stima di più... e queste anime splenderanno in
Cìelo come gemme e saranno la corona della Divina
Misericordia; Io non cerco altro che di usare sempre misericordia;
l’usare la giustizia per me è come andare contro
corrente, mi tocca fare violenza! — Io, Dio di amore, vado in
cerca di ciò che il mondo disprezza, abborisce, abbandona cioè
dei poveri peccatori, e dopo averli convertiti, con le finezze della
mia carità e con le industrie della mia misericordia, se trovo
la corrispondenza che cerco, ne fo dei capolavori di santità».
Ecco
il Cuore di Gesù nella meravigliosa effusione del suo amore
misericordioso! Quale mirabile e confortante dottrina! Confidiamo
sempre nella bontà misericordiosa del Sacro Cuore di Gesù,
perché l’abisso della nostra miseria chiama l’abisso
senza fondo della sua misericordia ed approfittiamo della Sua Grande
Promessa dei Nove Primi Venerdì che è frutto della sua
misericordia portata all’eccesso.
Fratello carissimo,
che hai già iniziato la pratica in onore del Cuore di Gesù,
per fortificare la tua volontà nel respingere le insidie che
il demonio ti tenderà per scoraggiarti e farti interrompere i
primi venerdì, ti riporto la visione dell'inferno avuta dai
tre fanciulli di Fatima, per farti vedere da quale immensa disgrazia
scamperai se tu compirai bene i detti nove primi venerdì,
perché, per la promessa esplicita del Cuore di Gesù,
chi farà la Comunione nei primi nove venerdì del mese
non morirà senza aver il tempo di ravvedersi e di
salvarsi.
Scrive Lucia di Fatima: «Vedemmo come un mare di
fuoco. Immersi in quel fuoco i diavoli e le anime, in forma umana,
come braci trasparenti e nere o bronzee, che fluttuavano
nell’incendio e venivano trasportate, assieme a nuvole di fumo,
dalle fiamme che uscivano da loro stesse. Esse cadevano da ogni
parte, uguali al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza
peso né equilibrio tra grida, gemiti di dolore e disperazione
che suscitavano orrore e facevano tremare di paura. I demoni si
distinguev0 per le forme orribili e schifose di animali spaventosi e
sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni roventi. —
Spaventati e come per chiedere aiuto, alzammo gli occhi alla Madonna
che ci disse con bontà e tristezza: «Avete visto
l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori!» La
visione dell’inferno aveva spaventato terribilmente i tre
fanciulli e il suo pensiero li tormentava. Ti riferisco qualche
osservazione di Giacinta, la più piccola: «Quella gente
he vi si trova, brucia ma non muore!.., e non diventa cenere!
poverini!
Dobbiamo pregare e fare tanti sacrifici per scampare i
peccatori dall’inferno! L’inferno!. l’inferno!...
che pena mi fanno le anime che vanno all’inferno! e le persone
colà vive bruciano come legna nel fuoco!..
Lucia, io vado
in Paradiso, ma tu che resti quaggiù, se la Madonna te Io
permetterà, dì a tutti com’è l’inferno
affinché non commettano più peccati e non precipitino
più in esso. Tanta gente cade nell’inferno!... tanta
gente!...».
La visione dell’inferno aveva talmente
terrorizzata questa bambina di sette anni che tutte le penitenze e le
mortificazioni le sembravano un nulla purché servissero a
preservare qualche anima da esso.
Esempio : CONVERSIONE DI UN FEDERALE
Questo fatto accadde nel periodo in cui l’autore del
presente libretto studiava nel Seminario di Catania.
Durante il
fascismo c’era a Catania, quale federale onnipotente per tutta
la provincia (il «federale» era il rappresentante del
Partito Fascista in ogni provincia), l’avv. Pietro Angelo
Mammana, di pessimi costumi. Tra le sue innumerevoli malefatte, un
giorno aveva dato uno schiaffo a un giovane perché portava al
petto il distintivo di Azione Cattolica (c’era allora un po’
dì attrito tra il Vaticano e il Partito Fascista per il
moviento dell’Azione Cattolica Italiana che Mussolini non
vedeva di buon occhio); glielo aveva strappato, gettato a terra e
pestato, dicendo: Ora vai a dirlo al tuo Vescovo!
Un giorno
d’estate, durante l’ultima guerra, assistendo con una
sigaretta accesa, nella sua villa di Trecastagni, al travaso di
benzina da una macchina all’altra fatto dal suo autista, la
benzina s’incendiò e Mammana fu avvolto dalle fiamme.
Accorsi con delle coperte, i familiari gli spensero le fiamme addosso
e quindi lo ricoverarono all’Ospedale Vittorio Emanuele di
Catania. Le fiamme gli avevano bruciato tutta la pelle, per cui non
poté essere coperto con lenzuola perché si
appiccicavano le carni. Dovette essere messo sopra una incerata e
coperto con un’altra incerata.
Chiese subito un prete. Nella
stanza accanto alla sua c’era ricoverato il Sac. Giuseppe
Consoli, residente nella Chiesa di S. Giuliano in via Crociferi a
Catama. Egli accorse subito. Il federale Mammana, dopo avergli
raccontato l’accaduto, gli disse: «Quando fui avvolto
dalle fiamme sentii una voce che mi diceva:
“Dovresti morire
e andare all’Inferno, ma ti aspetta misericordia perché
hai fatto i Nove Primi Venerdì... Se tu non l’avessi
fatti quando eri ragazzo, ora ti avrei portato con me
all’Inferno!”».
Quindi si confessò e
comunicò con grande pentimento e devozione. Non volle ricevere
nessuno: né amanti, né amici, ma soltanto il Sac.
Consoli. Per i tormenti si torceva come un verme, ma ripeteva
continuamente: Me lo merito! Me lo merito! Sopravvisse 15 giorni in
quei tormenti e morì pienamente rassegnato e riconciliato con
Dio.