Il sacrificio della Messa
Beata Anna Caterina Emmerick

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Nella seconda metà del mese di agosto del 1820, Anna
Katharina ebbe visioni sui misteri del sacrificio della santa Messa.
In queste, ella ricevé immagini dei tempi antichi e sul
significato delle reliquie sull’altare, ma anche sulla
tiepidezza e l’indifferenza con la quale viene trattato spesso
il santissimo Sacramento dai preti e dai laici.
«Io vedo
disse dappertutto sacerdoti cingersi delle grazie della Chiesa e dei
tesori dei meriti di Gesù e dei Santi, ma praticare i
sacrifici e predicare in modo morto. Mi venne mostrato un pagano che
stava su una colonna, egli era intento a parlare in modo così
acceso del nuovo Dio di tutti gli dei e di un altro popolo che tutti
restavano rapiti dalle sue parole. Questa visione mi tempestò
giorno e notte. Mi venne mostrata l’attuale miseria e la
dissoluzione, sempre nel contesto di quei tempi, ed io avevo il
compito di pregare per tutto questo senza posa. La lettura sciatta
della Messa è una cosa mostruosa! Il modo di leggere è
molto importante! Ebbi un’immagine dei misteri della santa
Messa, e come tutto ciò che è santo si possa riferire a
questa fin dall’inizio del mondo. Vidi i diversi significati
delle forme e delle superfici; il significato della forma del circolo
e della figura rotonda della terra, degli astri, di tutti i fenomeni
ambientali e dell’Ostia. Vidi il profondo significato del
Mistero dell’incarnazione, della redenzione e del sacrificio
della santa Messa, e come Maria potesse giungere così lontano
con il suo infinito abbraccio. Ricevetti, innanzi all’anima
mia, alcune immagini dell’Antico Testamento, dove potei vedere
e comprendere il sacrificio dalla prima offerta e il meraviglioso
significato della sacra Spoglia e quello delle reliquie sotto
l’altare dove viene letta la Messa.
Mi apparvero le ossa di Adamo sotto la montagna del Calvario,
nell’angolo crollato di una caverna sotterranea, precisamente
un po’ più sopra del livello dell’acqua in linea
verticale al luogo della crocifissione di Gesù Cristo. Allo
scheletro di Adamo mancavano il braccio, il piede destro e la costola
destra; attraverso quest’ultima potei vedere l’interno
del torace, e nell’incavo destro vidi il cranio di Eva, a
destra nel posto della costola da dove Dio l’aveva tratta. Mi
fu detto che sarebbero sorte molte dispute e confronti su questo
fatto, ma in realtà il sepolcro di Adamo ed Eva con i loro
resti sarebbe stato sempre qui. Il sepolcro non fu violato dal
Diluvio universale, e vidi pure che Noè possedeva una parte di
questi resti mortali nell’arca; le reliquie furono poste già
con il primo sacrificio sull’altare e vi rimangono ancora. I
resti delle ossa, che Abramo mostrò, sarebbero stati infatti
quelli di Adamo, i quali gli sarebbero stati inviati da Sem. Così
il sacrificio della morte di Gesù sul Calvario, sopra i resti
di Adamo, ha preparato il sacrificio della santa Messa, e sotto la
pietra dell’altare si trovano le reliquie. Anche i sacrifici
dei Padri antichi furono la preparazione di quello della santa Messa.
Anche loro conservavano le sacre spoglie, attraverso le quali
adoravano Dio, poiché simboleggiavano la redenzione. Le
spoglie di Adamo rappresentano le cinque speranze in rapporto al
Salvatore e alla sua Chiesa. Vidi Noè offrire olocausti; il
suo altare era colorato di bianco e rosso con sopra deposte le sacre
reliquie. In questo modo egli pregava e offriva sacrifici. Le
reliquie giunsero più tardi ad Abramo, le vidi poi esposte
sull’altare di Melchisedech. La parte posteriore dell’altare
era rivolta verso settentrione. I Padri antichi ponevano sempre
l’altare in questo modo per fermare il maligno che giungeva da
quella parte. Vidi anche Mosè pregare innanzi ad un altare,
sul quale aveva esposto le reliquie che erano, di solito, custodite
in un vasetto. Versò qualcosa sull’altare e subito
divampò una fiamma sulla quale gettò dell’incenso
che sprigionò del fumo. Egli promise a Dio di adorare per
sempre queste reliquie, giurò così a lungo finché
cadde stremato ma già l’alba lo ritrovò rialzato
a rinnovare le preghiere. Mosè pregava anche con le braccia
protese, egli sapeva bene che a questa preghiera Dio non resiste
perché anche suo Figlio, quando si era fatto uomo, aveva
pregfto in questo modo, perseverantemente fedele. Come Mosè
vidi pregare anche Giosuè, quando il sole si arrestò al
suo comando ‘. Vidi anche il lago di Betsaida, e come i suoi
cinque accessi simbolizzino le cinque Piaghe di Nostro Signore. Mi si
presentarono anche diverse immagini provenienti dai tempi più
differenti. Vidi pure il primo Tempio, e su una collina, piuttosto
distaccata da questo, era stata scavata una fossa per sotterrare e
nascondere, nei tempi di pericolo incombente, le cose di valore:
sacre giare, candelieri e molti bracieri a due manici. Al centro
venne posta la sacra fiamma dell’altare. Sulla fossa poi furono
poste molte travi, il tutto venne ricoperto dalla terra in modo che
nulla potesse essere scorto. Vidi Neemia venire dalla prigionia e
disotterrare il fuoco sacro dal luogo dove era stato nascosto. Essi
trovarono, nell’estrarre i vasi, una nera poltiglia paludosa,
con la quale Neemia spalmò il legno del sacrificio che prese
fuoco.
Le visioni continuarono e mostrarono alla suora
Emmerich il tempo del primo cristianesimo, quando i rappresentanti
della massima organizzazione spirituale gareggiavano
appassionatamente con quelli della potenza secolare, per offrire al
santissimo Sacramento la dovuta adorazione e onore. Vidi il santo
papa Zefirino , che a causa del suo fervore per la dignità del
sacerdozio ebbe molto da patire da parte dei cristiani e degli
eretici. Lo vidi accogliere con severo rigore i novelli candidati
all’ordinazione sacerdotale; li esaminò attentamente e
molti vennero respinti. Di un piccolo gruppo che desiderava essere
ordinato ben cinque ne furono respinti. Lo vidi spesso anche in
disputa con degli eretici, i quali parlavano attaccandolo e perfino
strappando i suoi scritti. Egli richiedeva dai sacerdoti obbedienza,
inviandoli in missione in vari luoghi; ma quelli che non lo seguivano
perdevano l’incarico. Una volta inviò un uomo che non
era ancora prete in Africa dove, così mi sembrò di
vedere, divenne vescovo e un grande santo.
Costui era un amico di Zefirino ed è notissimo. Vidi come
Zefirino desiderava che i cristiani gli portassero dalle loro case
tutta l’argenteria per poter sostituire i calici di legno usati
nelle chiese con altri d’argento. Vidi anche che le ampolline
della Messa erano trasparenti. Egli lasciò adornare
parzialmente con l’argento tanti calici e, poiché molti
si arrabbiavano di questo fatto, donò tutto il restante ai
poveri. Vidi egli stesso fare debiti per aiutare un uomo povero che
non apparteneva alla sua famiglia. Una sua parente stretta gli mosse
rimproveri per questo fatto, era convinta che egli avrebbe potuto
fare i debiti al massimo per aiutare i suoi parenti poveri. A queste
accuse Zefirino le rispose che avrebbe fatto i debiti per ordine di
Gesù Cristo. Lei lo lasciò risentita. Papa Zefirino
aveva saputo da Dio che se avesse dato qualcosa a quella donna
avrebbe fatto molto male. Vidi come egli esaminava e ordinava i
preti, di fronte alla comunità, e istruiva i religiosi sul
comportamento da tenersi durante la santa Messa dei vescovi. Egli
stabilì, in modo più preciso, e diede normative per il
miglioramento e la chiarificazione dei rapporti reciproci; dispose
pure alcune norme nei confronti dei cristiani di una certa età
giovanile, per mantenere pura la sostanza e lo spirito della morale
religiosa della Chiesa, vietò l’uso di portare il santo
Sacramento al collo dentro una borsetta, in quanto si doveva
riceverlo soltanto in chiesa.
Papa Zefirino aveva una grande venerazione interiore per la Madre
di Dio. Egli ebbe alcune visioni sulla vita e la morte della santa
Vergine Maria. Per questo fatto aveva preparato il suo giaciglio per
la notte, celato dietro una tenda, ad imitazione di quello della
santa Madre, e prima di andare a riposare meditava sulla morte della
Vergine. Per onorare Maria, Zefirino usava indossare sotto i suoi
vestiti al par di Maria una veste celeste. Lo vidi accogliere dopo la
penitenza coloro che a causa di impurità e adulteri erano
stati scacciati dalla comunità. Si trova in disaccordo con un
sacerdote erudito (Tertulliano), che era troppo severo e che poi
divenne un eretico. Mi venne mostrato anche san Luigi di Francia,
come venne preparato, per mezzo dei digiuni più severi, alla
prima comunione. Sua madre, che era con lui nella chiesa, pregava Dio
affinché la illuminasse per sapere se il suo bambino fosse
maturo per ricevere il santo Sacramento. Io vidi che Maria le apparve
e le disse che Luigi avrebbe dovuto prepararsi prima per sette giorni
e poi ricevere la comunione e che avrebbe dovuto comunicarsi con lui
e insieme sacrificarsi. La Madonna poi sarebbe divenuta la sua
Patrona. Vidi questo accadere. Appresi così come viva era
intesa la religione in quei tempi. Luigi portava con sé il
santo Sacramento (l’Ostia consacrata), in tutte le sue
campagne, e dovunque si accampava faceva celebrare la santa Messa.
Vidi pure un avvenimento mistico di re Luigi durante le crociate. Una
volta le navi stavano affondando a causa di una tempesta del mare e
Luigi venne implorato di dare soccorso alla gente che vi si trovava
sopra. Egli supplicò allora Dio affinché le navi non
affondassero. Siccome mancava il Sacramento vidi il pio re prendere
un bambino neonato che era stato battezzato sulla nave e, implorando
Dio, lo elevò con le braccia tese verso la tempesta come se
avesse voluto proteggerlo. Appena ebbe compiuto questo gesto la
tempesta si placò miracolosamente. Dopo questa vicenda il re
Luigi esortò il suo popolo al culto devozionale del santo
Sacramento. Invitò il popolo conseguentemente a riflettere su
come Dio avesse protetto con il suo intervento miracoloso quel
fanciullo, battezzato e innocente e tramite questo avesse protetto
anche loro, come era già avvenuto per mezzo dell’intercessione
di suo Figlio quando si fece uomo per la nostra salvezza.
Nell’anno
1819 suor Emmerich raccontò la seguente visione: Io ho
chiamato Dio. Egli vuole vedere suo Figlio agire per i peccatori e
rinnovare il sacrificio d’amore per noi. Ebbi poi in questo
momento l’immagine del venerdì santo, il modo come il
Signore si immolò per noi sulla Croce, ed ho visto Maria e gli
Apostoli sotto la Croce sull’altare mentre il prete celebrava
la santa Messa. Quest’immagine mi appare giorno e notte e vedo
come l’intera comunità preghi male, ed il modo in cui il
prete adempie al suo ufficio. L’immagine della Chiesa
universale e di tutte le chiese e le comunità intorno, la vedo
raffigurata da vicino come un albero pieno di frutta, in un bosco,
illuminato dal sole e circondato da altri alberi. Mi appare
costantemente la celebrazione della Messa, di giorno e di notte, in
tutto il mondo, tra le comunità lontane, dove viene letta
interamente, come avveniva nel tempo degli Apostoli. Mi appare pure
un Ufficio divino celeste e gli Angeli che aggiungono tutto quello
che il prete trascura. Per mancanza di devozione della comunità
mi sacrifico e offro in suffragio il mio cuore supplicando il Signore
per la sua misericordia. Vedo molti preti adempiere il loro ufficio
in modo miserabile, preoccupandosi troppo di conservare una buona
esteriorità e trascurando così spesso le cose
interiori. Pensano più o meno in questo modo: “Come
vengo visto dal popolo?” preoccupandosi poco di come vengono
visti da Dio. Gli scrupolosi vogliono essere coscienti della loro
orazione. Io ho avuto questa sensibilità fin dalla più
tenera età. Spesso durante il giorno ero assorta in
contemplazione nella devozione della santa Messa e se qualcuno si
rivolgeva a me in quei momenti era come se durante il lavoro una
persona adulta venisse interrotta da un piccolo bambino. Gesù
ci ama attraverso la sua continua opera di redenzione con la Messa.
La Messa è la copertura della salvezza storica di tutti, per
mezzo del Sacramento. Io vidi tutto questo già nella
primissima gioventù, e credetti che anche tutti gli uomini
avessero visto così.
Sulla Messa sacrilega la Emmerich
ebbe visioni sul sacrificio di un bambino nel tempo antico e a questo
proposito così raccontò: «Quando vidi l’immagine
terribile del bambino sacrificato alla mia destra mi voltai ma lo
vidi egualmente a sinistra, e implorai il Signore di liberarmi
dall’orrore’. Allora sentii il mio Sposo celeste così
dirmi: “Vedi quanta rabbia, come essi quotidianamente si
comportano con me e agiscono in mio nome!”. Vidi poi alcuni
preti i quali, nonostante si trovassero in peccato mortale,
celebravano la santa Messa, e l’Ostia, che come un bambino
vivente era disteso sull’altare e veniva spezzato con la patena
e ferito in modo orrendo. Il sacrificio della santa Messa, per questo
genere di preti, non era altro che una forma di assassinio. Vidi
ancora, tanta gente infelice, e tanta buona gente in molti luoghi,
oppressa e perseguitata come se queste persecuzioni venissero fatte a
Gesù Cristo stesso. Un tempo terribile. Non c’è
nessuna scappatoia ma soltanto una grande nebbia di colpe che cala su
tutto il mondo. Anche a Roma vedo preti cattivi martirizzare Gesù
bambino nella Chiesa. Essi pretendono dal Papa qualcosa di molto
pericoloso; anche il Papa si accorse di ciò che io pure avevo
visto e, come un Angelo con la sua spada, li ricacciò via’.
Noi abbiamo notato fin qui, spesso, quali effetti avessero su Anna
Katharina Emmerich le benedizioni sacerdotali, specialmente durante
le malattie più difficili e le più violente tentazioni.
Nell’aprile del 1820 Anna Katharina Emmerich soffriva
acutamente ed accusava i dolori più violenti e lancinanti, a
tal punto che poteva appena parlare.
18 aprile: Il
“pellegrino” così scrive: «Essa si trovava
in una situazione molto difficile. Il padre confessore pregò
il parroco di Haltern di andare là a pregare per la malata e
benedirla. Anna Katharina ne poté trarre profitto; alla sera
il padre confessore usò dell’acquavite, essa obbedì;
poi i dolori divennero così forti che si lamentò
dicendo: “Io ho cercato da me stessa tutto questo, perché
non ho lasciato alle sofferenze le soddisfazioni desiderate. Ora devo
attendere che il fuoco si consumi! Devo abbandonare tutto nelle mani
di Dio”.
19 aprile: «Essa fu per tutta la notte
attraversata da un terribile calore e non poteva bere a causa della
ritenzione, il pastore di Haltern venne di nuovo nel corso della
giornata e le arrecò sollievo con la preghiera e la
benedizione. Il “pellegrino” la trovò, nel
pomeriggio, in una posizione del tutto mutata, interamente capovolta,
dove teneva normalmente i piedi adesso aveva la testa, cercando in
questo modo di trovare sollievo ai suoi dolori. Era sottoposta ad una
febbre terribile, i dolori si erano concentrati sulla parte sinistra
della spina dorsale. La pia suora ringraziò Dio per le
sofferenze, si sentì in comunione con le povere anime e si
rallegrò di non poter più arrecare alcuna offesa a Dio
nel Purgatorio».
20 aprile: «I dolori proseguono.
Essa vide tutte le parti interne del corpo ferite e sofferenti. Il
suo letto era tutto bagnato dal forte sudore, compresa la paglia del
materasso. Allora la malata disse al “pellegrino” che se
non fosse venuto qualcuno o qualcosa in suo soccorso sarebbe morta
perché non poteva più sopportare il dolore. Appariva
sfigurata dai dolori. Brentano si affrettò a chiamare il
parroco che subito venne e parlò e pregò con lei, poi
le pose la mano sul capo, come se avesse voluto trasmetterle la
calma, e lei cadde subito in un sonno lieve. Più tardi, al
risveglio, Anna Katharina così si esprimeva: “Pregai
intensamente Dio di perdonarmi quando, io stessa, imploro una pena
che non posso sopportare. Egli dovrebbe colmarmi con il suo amore, e
per amore del sangue di suo Figlio dovrebbe aver pietà di me.
Dovrebbe aiutarmi ancora una volta, se vuole che io abbia un compito
e lo possa assolvere sulla terra. Allora io mi sentii raggiungere da
un’unica risposta: “Il fuoco che tu hai ricevuto deve
ardere”. A questo punto non mi feci più alcuna
illusione, mi vidi in una condizione estremamente pericolosa e
implorai Dio affinché mi desse la forza di accettare tutte le
cose. Quando il parroco mi impose la mano sulla testa e pregò
fui attraversata da una luce leggera e mi addormentai. Mi parve come
se fossi stata una bambina e venissi cullata. Fui raggiunta da una
sensazione di calma e c’era una luce. Ricevetti uno stato di
sollievo e la speranza si riaccese in me”. Verso mezzogiorno si
levò di nuovo il male; Lambert, che era ammalato, le impose le
mani e recitò un rosario, in questo modo le fu d’aiuto.
23
dicembre 1820: alla mattina Sr. Emmerich fu trovata interamente priva
di sensi. Non poteva né muoversi e neppure parlare. Il prete
dovette andare in campagna ed inviò da lei il cappellano
Niesing, che recitò per lei le preghiere per gli ammalati dal
libretto di Cochem. La pia Emmerich ne ricevette sollievo e riprese
coscienza potendo, come disse più tardi, “riprendere a
pensare”. Il suo polso era appena percettibile; non poteva
parlare, era rigida per il freddo interiore. Niesing recitò
nuovamente dopo un’ora le preghiere per lei; la Veggente adesso
poteva pensare solo a tratti e a quel contatto si levò in
mezzo al letto dicendo: Ho visto di cosa è capace la mano di
un vero sacerdote e la preghiera! Il giorno dopo così si
esprimeva: Stanotte ho sofferto dolori sorprendenti che mi hanno
attraversato tutte le membra, ho sofferto anche una sete tremenda,
senza poter bere. Persi la coscienza e pensai, al mattino, di morire
veramente. Ma poi non ne potetti più. Allora capii col cuore,
che l’uomo non può pensare a Dio se Dio stesso non gli
concede questa grazia, e se io ancora potevo questo, era gi una
grazia. Quando Niesing venne non potevo muovere le membra e neanche
parlare. Sapevo che egli aveva il libretto con sé ed ebbi la
speranza che avrebbe pregato. E quando lui iniziò a pregare la
sua compassione mi attraversò come un calore, ritornai in me
stessa e potei pensare profondamente a “Gesù, Maria e
Giuseppe”, questo mi salvò. Così la vita mi fu
ridonata dalla benedizione di un sacerdote.
Alla sera Anna
Katharina pregò un’altra volta per la benedizione e
sulla reliquia di santo Cosma. Il giorno dopo si trovava ancora in
uno stato così misero e poté pronunciare solo alcune
parole. Appena impressi la reliquia sul mio petto, vidi il Santo
vicino a me e fui investita da una corrente di calore. Ricevetti più
vita, ma sono ancora piena di dolori lancinanti. La sete mi affligge
in modo tremendo e non posso bere. Anna Katharina Emmerich rimase
distesa per tutto il giorno, la sera della Vigilia di Natale restò
immobile e in un silenzio mortale. Grazie a queste sue sofferenze il
malato Lambert si sentì molto meglio. Le sofferenze ed i
dolori di Anna Katharina Emmerich erano state devolute a suo favore.
P. Limberg parlò al “pellegrino” sulle “dita
dei preti”, così come la Veggente gli aveva spiegato.
«Lei mi ha spesso parlato di questo fatto, dicendomi che se
anche tutto il corpo di un prete si riduce in polvere e l’anima
viene gettata nell’inferno, la Consacrazione delle dita resta
sempre riconoscibile tra le ossa. Per bruciare queste dita occorre un
fuoco eccezionale; nonostante questo la consacraZione resta ancora
impressa e indistruttibile. Anche nei turbamenti difficili, portati
dal nemico dell’uomo, il maligno, la benedizione del prete
portò ad Anna Katharina un sollievo momentaneo. Io soffrii —
raccontò lei — tali dolori alle piaghe, che avrei
volentieri voluto gridare ad alta voce, poiché si erano fatti
insopportabili. Il sangue scorse a più riprese. Poi apparve
Satana come angelo della luce e mi disse non solo interiormente ma
parlandomi a viva voce: “Devo penetrare le tue piaghe in modo
che domani tutto sarà a posto e non ti faranno più
male, così tu non soffrirai più!” Lo riconobbi
subito e gli dissi: “Vai via! Non ho bisogno dite! Non voglio
niente da te!” Allora scivolò via e si nascose come un
cane dietro l’armadio. Dopo un certo tempo ritornò di
nuovo e disse: “Tu non devi pensare che con Gesù starai
bene, tutto viene da me, sono io che ti do quelle immagini. Io ho
anche un regno, sono potente e spodesterò il tuo Signore”.
Era tardissimo, quando poi egli ritornò dicendomi:
“Perché
ti giri intorno tormentandoti e non sai come e da dove viene? Tutto
ciò che hai e vedi viene da me”. Allora gli gridai di
andar via e di lasciarmi stare perché volevo appartenere solo
a Gesù Cristo. “Io voglio amare solo Lui e fuggirti.
Voglio avere sofferenze e dolori così come Egli vuole”.
Chiamai il padre confessore perché la mia paura fu molto
grande. Costui mi benedì e allora il nemico si allontanò
da me. Alla mattina mentre stavo recitando il Credo entrò di
nuovo furtivamente e mi disse:
“Cosa ti aiuta a pregare con
“il Credo” quando non ne comprendi nessuna parola? Ti
voglio chiaramente mostrare quello che dovresti vedere e conoscere!”.
Allora gli risposi: “Io non voglio conoscere ma credere!”.
Mi disse una frase dalla Sacra Scrittura ma senza poter pronunciare
un nome. Appena capii che non poteva pronunciarlo gli dissi
ripetutamente:
“Pronuncia la parola, dilla tutta!”,
così dicendo mi tremarono le braccia e le gambe ed egli
finalmente scomparve”.
L’energia che avvolge la
stola sacerdotale in simili situazioni si rivela nelle notizie del
“pellegrino” del 2 giugno 1821, il quale così
scrive: “Trovai la pia suora molto sconvolta, che mi raccontò
tra lacrime e paura: «Stanotte ho avuto una delle notti più
tremende: è comparsa una gatta ed è venuta verso il mio
letto. Saltò sulla mia mano. Allora l’afferrai per le
zampe e la trattenni fuori del letto e volevo ucciderla, ma mi
sfuggì. Restai sveglia e vidi tutto ciò che mi
circondava. Il maligno ritornò e mi maltrattò durante
tutta la notte fino alle 3 del mattino, era una figura nera e
orribile. Mi batté e mi trascinò fuori dal letto, mi
trovai con le mani sul pavimento, mi lanciò in avanti e mi
compresse in modo terribile con i cuscini, poi mi sollevò in
aria. Allora ebbi la certezza che non era un sogno. Feci tutto ciò
che sapevo: presi le mie reliquie sacre ma non ne ebbi aiuto. Pregai
allora disperata Dio e tutti i Santi, domandando loro se avevo così
grandi colpe e se dovessi pagarle in questo modo, e ancora non ebbi
nessuna risposta, sembravo abbandonata al “nemico dell’uomo”.
Protestai verso il nemico, e chiamando tutti i Santi per nome, gli
chiesi di dirmi quale diritto avesse per far questo. Egli non mi
rispose ma continuò con i suoi tormenti. Ripetutamente cercava
di afferrarmi sempre al dorso e alle spalle con le sue mani o artigli
di ghiaccio. Finalmente ricevetti una certa forza e saltai
sull’armadio, presi la stola del mio padre confessore ivi
custodita e l’avvolsi attorno al mio collo. Allora cessò
di afferrarmi e prese a parlare. Discorse sempre con una sicurezza e
astuzia senza pari. Mi rimproverò perché io lo
osteggiavo sempre in quel modo e gli facevo tanti danni, sempre con
un tono di voce come se fosse dalla parte della più grande
ragione. Quando avevo chiesto a Dio se avessi avuto così tante
colpe, il nemico mi disse: “Tu ricevi qualcosa da me”, ma
io gli risposi: “Da te posso avere solo i peccati, che sono
maledetti come te dall’inizio! Gesù Cristo ha ben fatto!
Mantienili con te e ritorna con loro fin nel profondo dell’inferno!
È
indicibile spiegare cosa ho sofferto con quest’incontro!”
Ella pianse e tremò in tutto il corpo, solo al ricordo di tale
orribile esperienza.
Effetto del frammento della Croce. Diario del
dr. Wesener, del 16 ottobre 1861, sull’effetto delle reliquie
su Anna Katharina Emmerich: “Vidi l’ammalata in un’estasi
profonda; giunse anche il P. Limberg, gli mostrai una cassettina
ereditata da mia suocera che conteneva alcune reliquie, erano due
particelle particolarmente significative della santa Croce”. P.
Limberg senza pronunciare una parola mi prese la cassettina dalle
mani e si avvicinò con questa all’ammalata, gliela
mostrò mantenendo una certa distanza. Improvvisamente la
malata si levò dal letto e afferrò con brama la
cassettina comprimendosela sul cuore. P. Limberg le domandò
cosa ci fosse dentro. Ella rispose: “Qualcosa di molto
prezioso, come della santa Croce”.
P. Limberg la richiamò
dallo stato di estasi ed io ripresi la mia cassettina. Ella fu molto
meravigliata che la cassettina mi appartenesse, perché si
ricordava di averla trovata sotto le vecchie pezze che riceveva a
Coesfeld per i poveri e i malati. La veggente era anche meravigliata
fortemente per il fatto che la devota, dalla quale riceveva i pezzi
di stoffa, non avesse custodito bene questa sacralità . Cinque
anni più tardi il “pellegrino” ritornò
ancora sulle stesse particelle della Croce.•Quando mostrai ad
Anna Katharina Emmerich una particella della Croce del dottor
Wesener, ella l’afferrò e poi disse: “Io ho anche
questa, l’ho nel cuore e sul petto (portava una particola della
croce ricevuta da Overberg). Ho anche una particella della lancia.
Quella che era conficcata nel corpo di Gesù Cristo e pende
dalla Croce. Non posso decidermi quale debba amare di più: la
Croce è il mezzo della salvezza, la lancia ha aperto una larga
porta all’amore. Ieri ho vissuto profondamente gli avvenimenti
collegati a queste particelle! (era il venerdì).
La
particella mi addolcisce i dolori, le reliquie li ricacciano. Nei
momenti in cui la particella mi addolcisce i dolori mi sono rivolta
spesso al Signore in questo modo: ‘Signore se a te fosse stato
così dolce soffrire sulla Croce, questa particola non avrebbe
potuto rendere i miei dolori così tenui “.
Con il
cambiamento dell’appartamento nell’agosto del 1821 la
particella della Croce, conservata da Overberg, era andata perduta.
La qual cosa portò molto dolore ad Anna Katharina Emmerich.
Allora decise di rivolgersi a sant’Antonio e fece celebrare in
suo onore una santa Messa, affinché il Santo si fosse
adoperato a questo fine. Infatti il 17 agosto ella si ritrovò
la particella della Croce in mano durante una visione. San Giuseppe e
sant’Antonio sono venuti da me, e sant’Antonio mi ha dato
la croce. Così spiegò poi la veggente.
Le consacrazioni
«Non vidi mai luccicare un’Immagine della
Misericordia, ma vidi la luce del sole riflettersi sulla stessa. I
raggi ricevuti dal sole erano inviati a sua volta dall’icona
sull’orante. Io non ho mai visto luccicare la croce di
Coesfeld, ma chiaramente quella della Croce chiusa nella custodia.
Vidi anche raggi di luce che dalla Croce si riversavano sugli
oranti». Quando il “pellegrino” una volta le mostrò
un “Agnus Dei”‘, mentre lei si occupava con le
reliquie, gli disse: «Questo è buono e dà forza,
è consacrato; ma trovo la forza nelle reliquie». Di una
croce consacrata disse.»La consacrazione luccica come una
stella! La innalza nella gloria!. Ma le dita del prete (rivolta al
suo padre confessore), sono ancora meglio. Questa croce può
distruggersi mentre le dita del prete sono consacrate per sempre. La
morte e l’inferno non possono annullare la consacrazione delle
dita, questa viene distinta ancora in cielo.
Di Gesù che ci ha salvati
Qualcuno le portò un’immaginetta consacrata della
Madre di Dio, e lei a quella vista disse: «Questa è
benedetta, custodiscila bene e non metterla tra le cose profane. Chi
venera la Madre di Dio, onora con Lei suo Figlio che ci ha salvati.
Queste cose sono molto buone, vanno impresse sul cuore, custodiscila
bene». Un’altra volta le venne portata un’altra
immaginetta, e lei se la portò sul petto dicendo: Ah! La donna
forte! Quest’immagine ha attinenza con quella della
Misericordia!».
La monetina di S. Benedetto
Un’altra volta il pellegrino le diede un involucro di vetro
dove era attaccata una monetina ad un pezzettino di velluto. Allora
lei disse: «La stoffa è anche benedetta. Questa è
una monetina di san Benedetto consacrata con una benedizione.
Benedetto l’ha lasciata al suo ordine religioso ed ha relazione
col miracolo che avvenne quando i monaci gli diedero da bere il
veleno ed egli infranse il bicchiere con il segno della croce. Questa
monetina agisce contro il veleno, la peste, l’incantesimo e le
tentazioni demoniche. Il velluto rosso, sul quale è attaccato,
è stato tolto dalla tomba di Willibald a Valpurga , nel luogo
dove scorre l’olio dalle ossa di Walpurga. I religiosi hanno
reciso questo pezzetto per tale uso, dopo esserci passati sopra con i
piedi nudi». Il luglio 1821: mentre essa parlava, il
“pellegrino” le diede nelle mani un libro aperto con la
pagina chiazzata del suo sangue. A questa vista essa rise e disse:
«Quello che è sprizzato sul libro proviene da questo
fiorellino rosso e bianco al centro della mia mano». Un’altra
volta “il pellegrino” le diede la medesima pagina nelle
mani ponendole la domanda: Losa ha toccato questo foglio?’
allora si girò e disse: Le piaghe di Gesù!”.