La chiesa trionfante
Le visioni
Beata Anna Caterina Emmerick

Il 1 novembre 1819 così raccontava Anna Katharina Emmerich:
«Ho fatto un grande viaggio con la mia guida: sono andata
tranquilla con lei nei luoghi più diversi, ho guardato e sono
stata felice, se domandavo ricevevo una risposta e se non la ricevevo
ero lo stesso contenta. Siamo andati sui luoghi dei Martiri (Roma),
poi abbiamo attraversato mari e terre deserte, fino alla casa di Anna
e Maria, qui vidi numerosi cori di Santi che interiormente erano
tutti un’anima sola. Si muovevano con felicità. Il
luogo, si presentava come un arco infinito, pieno di troni, giardini,
palazzi, archi, corone, alberi, e tutte le vie erano collegate da
bagliori di luci dorate e diamantine. Sopra, al centro in alto, si
levava infinitamente avvolta di splendore la sede della Divinità.
I Santi e i sacerdoti erano suddivisi secondo la loro collocazione
nella vita religiosa. I religiosi erano raggruppati secondo il loro
Ordine, ed erano classificati o innalzati secondo la personale
battaglia che avevano sostenuto nella vita terrena. I martiri stavano
tutti vicini, e di nuovo onorati secondo il grado della loro vittoria
ed erano suddivisi secondo la loro aspirazione alla santità.
Vivevano in meravigliosi giardini pieni di luce e di case. Incontrai
un prete da me già conosciuto che mi disse: “La tua casa
non è ancora finita!”. Vidi anche grandi schiere di
soldati in vesti romane e molta gente conosciuta. Tutti cantavano
insieme un dolce inno ed io mi unii a loro. Nella dimensione celeste
e cosmica il globo terrestre si presenta come una piccola sfera e la
terra rappresenta solo un piccolo pezzetto di superficie tra l’acqua.
Compresi così il significato della vita nella sua piccolezza e
brevità, dove però si può trarre tanto grande
profitto e merito. Voglio prendere con gioia su di me tutta la
sofferenza di Dio!».
Il primo novembre del 1820 così
raccontò:
Ricevetti una visione indescrivibilmente
significativa:
mi apparve un tavolo enorme, rosso e ricoperto da
un trasparente bianco, apparecchiato con una quantità di vere
pietanze. Sopra si vedevano anfore dorate che avevano ai margini
lettere blu. Dappertutto c’era della frutta e dei fiori in un
radioso sviluppo. Intorno a questa tavola su troni sedevano i Santi,
raggruppati tra di loro nei diversi ordini di appartenenza. Religiosi
di tutti i tipi, vescovi che servivano a tavola e si prendevano cura
della stessa. Io ero presso questa tavola enorme e potei vedere tutto
il giardino grandioso, che si suddivideva formando tanti altri
piccoli giardini con tavole secondarie, pieno di Cori, anch’essi
suddivisi in singoli giardini. Ma tutta l’armonia scorreva e
aveva origine unicamente da quel grande tavolo al centro. In tutti
questi giardini, campi, aiuole, fiori e frutta si trova tutto ciò
che vive in ogni essere umano. Il godimento della frutta non aveva
certo per significato il mangiare, ma la presa di coscienza di sé.
Tutti i Santi erano rappresentati con i loro attributi, alcuni
vescovi avevano chiese nelle mani perché ne erano stati i
fondatori, altri invece solo bacchette perché avevano avuto
una funzione di controllo.
Intorno ai Santi c’erano anche molti alberi pieni di frutta
ed io desideravo tanto che i poveri ne potessero trarre profitto.
Allora smossi quegli alberi e tanta frutta cadde sulle singole
contrade della terra ‘. Vidi anche i Santi che tutti assieme,
seppur distinti sempre in gruppi, trasportavano impalcature, fiori e
corone per montare un grande trono all’estremità della
tavola. Questo lavoro procedeva in modo inesprimibilmente ordinato e
si muoveva armonicamente senza carenze, mancanze, peccati e morte e
senza artifici. Frattanto guardiani e soldati spirituali
sorvegliavano la tavola. I ventiquattro anziani sedevano su seggi
meravigliosi intorno al trono. Alcuni di questi avevano nelle mani
arpe e altri incensi, cantavano e incensavano. Improvvisamente vidi
un’immagine scendere dall’alto e calare obliquamente sul
trono preparato precedentemente. Aveva le sembianze di un vecchio con
una triplice corona e un mantello spiegato. Sulla fronte si faceva
notare una massa di luce triangolare dove si specchiava tutto quello
che c’era all’intorno. Sembrava che tutto ciò che
si trovava intorno fosse causato dalla sua stessa immagine oppure
accolto dalla stessa.
Dalla sua bocca fuoriusciva un fascio di
luce nel quale vidi una quantità di parole. Distinsi lettere e
numeri del tutto semplici. Ho dimenticato quali erano. Un po più
in giù, davanti al suo petto, vidi un Bambino crocefisso
avvolto da uno splendore inesprimibile. Dalle piaghe, dove si
trovavano grandi glorie, fuoruscivano fasci di luce del colore
dell’arcobaleno. Questi fasci di luce investivano tutti i Santi
e si fondevano in un solo armonico splendore di colori, con le
diverse glorie delle sante piaghe dei medesimi. Si creava così
nel cosmo una tale armonia e un sentimento di leggerezza e libertà,
che non è possibile accennarne la descrizione. Il flusso di
raggi, che fuoriusciva dalle piaghe dei Santi, era come una pioggia
di vere e proprie pietre preziose dagli svariati colori che cadeva
sulla terra. Allora appresi, con la comprensione dell’anima, i
valori, l’energia, i misteri delle vere e proprie pietre
preziose, e sopratutto la conoscenza di tutti i colori dell’universo.
Tra la croce e l’occhio della fronte del vecchio si trovava lo
Spirito Santo, come una figura alata, mentre dall’occhio e
dalla croce si diffondevano raggi di luce meravigliosa. Un pò
più in basso della croce c’era la Beata Vergine Maria
circondata da molte vergini; attorno alla croce, a mezza altezza,
vidi papi, apostoli e vergini.
In tutte queste apparizioni, i
Santi e gli innumerevoli Angeli, si muovevano in larghi circoli in
una perfetta armonia d’insieme. L’impressione
dell’insieme fu chiara e lucida e perfino molto più
grande di quella di un universo stellato. Anche di questa non posso
renderne la spiegazione dettagliata».
Le visioni che
seguono ci mostrano come sia importante ricordarsi dei Santi e
implorare il loro aiuto prezioso.
Il 18 giugno 1820 Anna Katharina
ricevè numerose visioni sulla vita e la gloria di
sant’Ignazio, san Francesco Saverio e san Luigi: «Durante
i miei dolori tenevo vicino le reliquie che mi aveva mandato Ovenberg
, le quali presero a luccicare. Vidi un Santo, cinto dalla bianca
aureola della gloria, scendere su di me, mentre il luccichio delle
reliquie si fondeva in una sola splendida luce con quest’ultimo.
Mi sembrò allora di udire una voce: “Queste reliquie
sono delle mie ossa. Io sono Ignazio!”
Dopo
quest’avvenimenti dovetti sopportare una lunga notte di
tremendo tormento, con dolori lancinanti che come un coltello mi
trafiggevano le ferite, gridai misericordia affinché il
Signore non mi mandasse dolori più forti di quanto io potessi
sopportare . A questa supplica mi apparve il Signore, il mio sposo,
che sotto la forma di Bambino mi disse poche parole che non posso
ripetere, ma più o meno così: “Io ti ho adagiata
nel mio letto nuziale delle sofferenze e ti ho dato i patimenti come
grazia per la conciliazione, e i gioielli delle espiazioni per i
peccatori e i sofferenti. Tu devi soffrire per gli altri, ma io non
ti lascerà sola perché tu sei unita alla Vite”.
Quest’immenso conforto ricevuto dal Signore mi sostenne per
tutta la notte sollevandomi e infondendomi la forza necessaria per
sopportare i dolori. Soffrii con pazienza. Verso la mattina ricevetti
un’altra visione di sant’Ignazio: mentre le sue reliquie
luccicavano di nuovo chiamai il caro Santo, presi le sue reliquie
nella mano con amore e rispetto. Lo chiamai in nome del dolce Cuore
di Gesù, allora lo vidi scendere dall’alto, e come gi fu
per la prima volta, l’aureola di luce che circondava
l’apparizione del Santo si fondeva con quella delle reliquie in
un solo splendore. Udii di nuovo le stesse parole: “Queste sono
delle mie ossa!” Poi sant’Ignazio mi spiegò quante
grazie avesse ricevuto da Gesù, mi promise di essermi vicino
ed aiutarmi nel mio compito sulla terra e alleviarmi le malattie del
corpo. Mi raccomandò pure di celebrare una commemorazione nel
mese seguente. Dopo questo confortante incontro l’apparizione
scomparve e vidi alcune immagini della vita del Santo.
Mi trovavo in un lettino fuori da una chiesa, il coro era
separato da una grata e vidi alcune persone, erano i dodici uomini
della Compagnia di Ignazio, potetti riconoscere Saverio e Faber .
Sembrava che fossero pronti a partire per qualche destinazione, non
erano tutti sacerdoti. Vestivano però come Ignazio seppure con
qualche variazione. Sull’altare ardevano le candele e si
intravedevano appena le prime luci dell’alba: Ignazio non era
ancora vestito per la celebrazione della santa Messa, sebbene avesse
gi la stola sulle spalle. Un altro, che beveva acqua benedetta, lo
accompagnava. Ignazio attraversò la chiesa e giunse tra i suoi
compagni, poi prese a benedire con l’aspersorio. Mi preparai ad
accoglierlo, giunse fino al mio lettino e mi asperse abbondantemente.
In quel momento il mio corpo spossato fu attraversato dalla dolcezza
e dal sollievo per i miei dolori. Poi celebrò con l’abito
sacerdotale una lunga Messa che durò molto più a lungo
del normale. Notai sul suo capo una fiamma e uno dei suoi dodici
compagni allargò le braccia, come se lo volesse aiutare o
sorreggere. Ignazio fu travolto dalle lacrime e ricondotto all’altare
dai compagni, appariva così stravolto che poteva appena
muoversi da solo. In altre visioni, sulla vita di Ignazio e della sua
Compagnia, vidi gli uomini di quest’ultima vicino al Papa per
la cerimonia di riconoscimento dell’ordine religioso; tutti
erano in una grande sala, fermi, mentre alle porte si trovavano altri
religiosi. Il Papa sedeva su un seggio maestoso, portava una
mantellina rossa e credo una cappellina bianca. La “Società
di Gesù”, appena entrata, si prosternò innanzi al
Papa. Uno parlò per tutti, non so più se Ignazio era
con loro. Poi il Papa li benedisse e diede loro dei documenti.
In un’altra immagine, Ignazio ascoltava un cattivo prete che
gli confessava sinceramente, in lacrime, la sua vita passata. Il
Santo lasciò improvvisamente i suoi confratelli e si diresse
verso una casa isolata, dove si trovava un uomo che accusava dolori
immensi. Poi mi sembrò vedere quest’ultimo correre e
Ignazio inseguirlo e abbracciargli le ginocchia pregando per la
guarigione della sua anima: quest’uomo migliorò e si unì
alla Compagnia.
Quindi vidi sant’Ignazio solo, attraversava
le montagne in abito da mendicante, e si portava attraverso deserti e
territori montuosi immensi, avvolti dall’oscurità.
Veniva seguito dal diavolo sotto forma di drago, finché
Ignazio gli ficcò il bastone in gola e ne fece uscire il
fuoco, poi ritirò il bastone e proseguì tranquillo il
suo cammino.
La sera stessa, dopo queste visioni, il
“pellegrino” trovò l’ammalata che recitava
l”Officium» di sant’Ignazio in latino. Pregava
senza libro. Alla vista del Brentano lei gli disse: «Ho
ricevuto da Ignazio grande sollievo: mi rivolsi a lui in piena
devozione, e mi apparve la sua immagine avvolta in uno strale di
luce, dal suo cuore luccicava il nome santissimo di Gesù come
un sole. Egli appariva totalmente inondato da un amore infiammato per
Gesù. Iniziai allora a pregare rivolta verso di lui, e
cominciarono a fluire come onde, dalla sua immagine, tutte le parole
e le antifone della supplica, e io ricevetti una grande dolcezza nel
dono della preghiera». Così il rapimento contemplativo
della pia suora si concluse con la conosciuta “Oratio recitanda
ante imaginem sancti Ignatii”.
Quando Anna Katharina fu
assalita ancora dalle sue pene prese rifugio di nuovo in
sant’Ignazio, il quale le diede la forza di sopportarle con
pazienza. Poi la veggente così comunicava al
“pellegrino”:
«Ignazio e Saverio erano uniti con
il Cuore di Gesù Cristo, e in questo perenne contatto
distribuivano sollievo e conforto, insegnavano, aiutavano e servivano
ammalati e disperati. Allora vidi, alla luce della contemplazione, il
grande effetto che aveva la loro attività tra i popoli, e
rivolgendo loro il mio cuore dissi: “avete così amato ed
aiutato nella vostra vita con la fragilità propria degli
uomini, ma ispirati dalla forza di Dio, continuate ancora ad aiutare
in modo più potente nella luce e nell’amore dalla fonte
della grazia!” Sparite le immagini terrene vidi entrambi i
Santi, l’uno vicino all’altro, radiosi, sembrava come se
fossero investiti da un mondo di luce. Ignazio era avvolto da una
bianca gloria, Saverio da uno splendore rosso, come quello dei
martiri. A questa vista tutta la mia anima venne irradiata dalla luce
e dalla vita come se, tramite loro, avessi ricevuto la luce della
consolazione da Dio. Ieri sera, nell’iniziare la preghiera di
Ignazio, sentii interiormente un flusso di parole di amore e gioia.
Allora chiamai tutte le creature alla lode e alla supplica: cantai la
lode ai Santi ed elevai la mia preghiera a Dio rivolgendomi al nostro
Signore Gesù Cristo. Giunsi a Lui per mezzo della Santa
Vergine Maria, Madre di Dio, ed a Lei tramite i Santi, ed a questi
per mezzo di Ignazio e Saverio».
Quando nel pomeriggio la
pia suora udì “il pellegrino” recitare un antico
canto su entrambi i Santi, in cui tutte le creature vengono
sollecitate alla loro lode, disse: «Così ho pregato
anch’io per loro».
«Con il giubilo della preghiera, della lode e della
supplica, prendeva sempre più consistenza, rendendosi più
chiara, un’apparizione dei due Santi nella Gerusalemme celeste.
Andai verso l’apparizione di entrambi i Santi nella Gerusalemme
celeste. Non posso esprimere l’atmosfera di somma gioia e lo
splendore che c’era in questo posto; adesso non mi appariva più
come la città che avevo visto precedentemente, bensì
come un grande mondo di luce e splendore, dove si vedono solo strade
interminabili che vanno in tutte le direzioni, tutto è in
preciso ordine e infinita armonia d’amore.
Al centro,
in alto, avvolta da uno splendore inconcepibile, aveva posto la
santissima Trinità e i ventiquattro anziani, sotto di loro in
un proprio mondo di luce si trovavano i Cori degli Angeli. Tutti i
Santi, sempre raggruppati nei loro ordini religiosi, erano nei loro
palazzi e stavano seduti su troni. Tra questi, in modo più
chiaro, vedo quelli di cui ho più devozione e contatti
spirituali e ne conservo le reliquie. Quando essi pregano si
rivolgono alla SS. Trinità, da cui ne ricevono la luce. Li
vidi poi andare verso alcuni alberi meravigliosi e piante, che si
trovavano in posti particolari tra i palazzi, colmi di rugiada,
frutta e miele. Vidi anche gli Angeli muoversi tra gli alberi, rapidi
come fulmini. Molti Santi erano intorno ad Ignazio: Francesco Borgia,
Carlo Borromeo, Luigi, Stanislao Kostka, Francesco Regis, ne vidi
molti, erano anche qua . A queste parole la Veggente s’interruppe,
sembrò come se contemplasse un’immagine. Il “pellegrino”
non capì bene, in un primo momento credette che si trattasse
di un’apparizione di S. Francesco d’Assisi, mentre invece
ella, stimolata dalle vicine reliquie, vedeva S. Francesco di Sales.
Poi la pia suora continuò: ‘Egli non era vicino ad
Ignazio, ma in un Coro di vescovi. Mi avvicinai poi in preghiera ad
un Coro di Santi da me conosciuti. Prima avevo guardato solo ad
Ignazio e avevo visto gli altri lontani. La pia suora era
stanchissima, poiché tutta la notte aveva avuto dolori e
visioni mentre il corpo tremava e vibrava tutto. Piangendo di gioia
disse: Non ricordo più quali cose meravigliose vidi e quali
verità e chiarezze si aprirono innanzi ai miei occhi. Tutto
era immerso in una molteplicità d’insieme e nello stesso
tempo racchiuso in una verità sola. Tutto e tutti erano
assorti in un amore reciproco. Le strade tra i palazzi erano
ricoperte di perle con le sembianze di astri. In quest’armonia
celeste mi apparvero Agostino, fregiato con le sue decorazioni
dell’ordine, il vescovo Ludgerio con una chiesa in mano, così
come lo si effigia; Gioacchino e sant’Anna che avevano entrambi
in mano un ramo verde; ebbi la comprensione interiore che questo
fosse il simbolo nostalgico per l’attesa della venuta del
Messia, il quale avrebbe trovato origine dalla loro carne. Così
pure mi fu chiara la loro nostalgia sulla terra, le loro suppliche,
le persecuzioni e la loro purificazione.
Il 21 giugno il
“pellegrino” la trovò piena di gioia. Il motivo
era dovuto alla celebrazione di san Luigi nella Chiesa celeste. Anna
Katharina così raccontò al riguardo: «Si teneva
una grande celebrazione nella Chiesa, io pure partecipavo: sfilavano
processioni, e fanciulle vestite tutte di bianco, con gigli nella
mano, portavano la Madre di bio su un trono, mentre fanciulli,
anch’essi vestiti allo stesso modo, portavano san Luigi che
indossava l’abito religioso nero dell’ordine e sopra un
camice bianco del Coro con frange dello stesso colore. Egli aveva un
giglio in mano come i fanciulli che l’accompagnavano, era
seduto sopra un trono sull’altare e su di lui si innalzava il
trono della S. Madre di Dio. San Luigi si era findanzato con essa.
Vidi in alto la Chiesa celeste riempita da santi Cori e intorno a
Luigi vidi in circolo Ignazio, Xaverius, Borgia, Borromeo, Stanislao,
Regis e molti altri gesuiti, e più in alto ancora molti Santi
di altri ordini religiosi. Non posso descrivere la magnificenza della
celebrazione di san Luigi e in che modo egli era venerato con corone
e ghirlande. La Chiesa era piena di anime giovani, di vergini e
ragazzi, i quali avevano trovato la Grazia del Signore sull’esempio
di san Luigi. Tutti costoro erano i beati della Chiesa. In
conseguenza alle visioni di questa celebrazione mi apparvero alcune
scene della vita di san Luigi:
una grande sala e un piccolo
fanciullo solo, appesa ad una parete c’era una borsa da
soldato. Il fanciullo che sembrava molto timido nell’azione, si
diresse verso questa e slacciò un lungo e largo schioppo, lo
vidi allontanarsi e poi ritornare e infilarlo di nuovo nella borsa.
Pianse profondamente come se fosse pentito e si accostò alla
parete, ponendosi sotto la borsa. Poi vidi sopraggiungere una donna
per consolarlo e portarlo dai genitori che sedevano in una bella
sala, egli raccontò il suo errore e continuò a
piangere. Vidi anche altre scene: l’incontro con un uomo che
gli era familiare; e ancora lo vidi ammalato nel letto, circondato e
sorretto per le braccia da tutti i servi che lo amavano; ed egli
pallido e febbricitante sorrideva sempre amorevolmente.
Lo vidi ancora fanciullo, delicato e serio, in una casa patrizia,
intorno a lui sedevano molti religiosi ed egli stava nel centro e
parlava a tutti. Essi lo ascoltavano molto edificati. Era come se
istruisse illuminato da Dio e stesse preparandosi al S. Sacramento.
In un’altra immagine mi apparve mentre accoglieva nella sua
bocca l’Ostia splendente, come se fosse entrato in un
raccoglimento e in una nostalgia spirituale meravigliosa. Lo vidi
ancora nella sua piccola celletta del convento, assorto nella
preghiera e inondato dal chiarore della luce di Dio. Pareva che mi
dicesse quale fosse stata la sua più grande colpa: quella di
aver recitato un’Ave Maria distrattamente dopo un lungo giorno
di preghiera. Trascorse la sua vita giovanile sempre ad occhi bassi e
mai guardò una creatura femminile in volto. Questo modo di
vivere non era un’apparenza ma vera convinzione. Nelle visioni
che seguono ci viene mostrato come Anna K. Emmerich trae sollievo ed
aiuto con i giochi dei fanciulli beati, morti innocentemente subito
dopo il battesimo. Ella così raccontò a proposito:
Amici di gioco vennero a prendermi, andammo verso il nostro luogo dei
giochi e da lì al Presepe. L’asino stava davanti alla
grotta, gli salii sopra e dissi ai bambini: “Così si è
seduta la Madre di Dio!” Poi pregammo innanzi alla culla. I
fanciulli mi portarono una quantità di mele, fiori e un rosaio
cinto di spine, poi mi domandarono perché non li avessi mai
chiamati per essere sollevata dalle mie pene, poiché essi mi
avrebbero aiutato molto. I bambini si lamentarono che gli uomini li
invocassero molto poco in loro aiuto nonostante che essi abbiano un
grande ascendente su Dio, particolarmente quelli morti appena dopo il
loro battesimo. Un tale fanciullo si trovava anche tra noi e mi
ricordò che io avevo sollecitato la sua morte felice, invece
di una vita di sofferenze; mi disse pure che se i genitori l’avessero
saputo sarebbero stati amari nei miei confronti. Io mi ricordai che
questo fanciullo mi fu portato dopo il battesimo e lo sollevai in
alto, verso il cielo, e pregai con tutto il cuore Dio di prenderlo
con sé nello stato della sua innocenza prima che potesse
perdersi. Questo fanciullo mi ringraziò per le mie suppliche
al cielo e volle pregare anch’egli per me. Essi poi mi dissero
che bisogna pregare in modo particolare per i bambini che muoiono
senza aiuto, perché se qualcuno prega per loro Dio è
pronto a soccorrerli».
Più tardi Sr. Emmerich in estasi così disse al suo
confessore, supplicandolo per una sua preghiera: In questo momento
muoiono 5.000 persone, tra queste molti preti, bisogna pregare.
Costoro vengono di nuovo da noi nella valle di Giosafat e ci pensano
molto. Credo che ci siano un gran numero di moribondi nei più
differenti luoghi.
Avevo l’impressione di stare seduta su un
arco sospeso sul mondo, da molti punti mi giungevano raggi di luce
dai quali potevo vedere i luoghi e le condizioni dei moribondi. A
questo punto ebbi la consapevolezza più profonda di quante
persone muoiono del tutto abbandonate. Bisogna pregare per tutte
queste; Dio dia a loro l’eterno riposo e li riscaldi alla Sua
luce!».