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Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

7 - L'Altissimo celebra con la Principessa del cielo un nuovo sposalizio

Suor Maria d'Agreda

7 - L'Altissimo celebra con la Principessa del cielo un nuovo sposalizio
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L'Altissimo celebra con la Principessa del cielo un nuovo sposalizio per le nozze dell'incarnazione e per esse l'adorna.

70. Grandi sono le opere dell'Altissimo, perché tutte furono e sono fatte con pienezza di scienza e di bontà, con equità e misura'. Nessuna è incompleta, nessuna inutile o difettosa, nessuna superflua o vana; tutte sono sublimi e magnifiche, come volle farle e conservarle lo stesso Signore secondo il suo volere, e le volle come occorreva che fossero perché egli venisse meglio conosciuto e magnificato. Cionondimeno, tutte le opere ad extra di Dio, ad eccezione del mistero dell'incarnazione, per quanto siano grandi, stupende ed ammirabili, e anzi più ammirabili che comprensibili, non sono più che una piccola scintilla uscita dall'immenso abisso della Divinità. Soltanto questo grande mistero dell'incarnazione, per cui Dio si fece uomo passibile e mortale, è veramente l'opera eccelsa di tutta la potenza e sapienza infinita, ed è quella che eccede oltremisura gli altri mirabili prodigi del suo braccio onnipotente. Infatti in questo mistero, non solo una scintilla della divinità, ma tutto il vulcano di quell'incendio infinito, che è Dio, scese e si coni ùnicò agli uomini, unendosi in modo indissolubile ed e~rno alla nostra natura terrena ed umana.

71. Ora, se questo mistero del Re, così meraviglioso, deve essere misurato con la sua stessa grandezza, ne consegue che la donna, nel cui seno avrebbe preso forma umana, doveva essere perfetta e adorna di tutte le sue ricchezze al punto che non le mancasse niente delle grazie e dei doni possibili, ed anzi questi fossero di tale pienezza da non avere difetto alcuno. Essendo ciò conforme a ragione e assai adeguato alla grandezza dell'Onnipotente, egli non poté non eseguito - meglio del re Assuero con Ester - a riguardo di Maria santissima, per sollevata al tronò della sua potenza. Per questo motivo l'Altissimo preparò la nostra regina Maria con tali favori, privilegi e doni, mai immaginati dalle creature, che quando ella uscì alla vista dei servitori di questo gran Re immortale dei secoli, tutti ne ammirarono e ne inneggiarono il potere divino, confessando che, scegliendosi una donna per madre, poté e seppe formarsela tale da essere degna che egli si facesse suo figlio.

72. Giunse il settimo giorno, ormai vicino a questo mistero, e alla stessa ora dei giorni passati la divina Signora fu chiamata e rapita in spirito, ma in modo differente dalle volte precedenti, perché fu portata corporalmente al cielo empireo per mano dei suoi angeli, uno dei quali restò al suo posto, sostituendola in un corpo apparente. Trasportata così in quel supremo cielo, vide la Divinità in visione astrattiva come gli altri giorni, ma con sempre nuova e maggiore luce e con conoscenza di misteri più profondi, quali quell'oggetto volontario sa e può nascondere o manifestare a suo piacimento. Subito udì una voce che usciva dal trono regale e diceva: «Eletta sposa e colomba, vieni, graziosa quale sei e diletta nostra, perché hai trovato grazia ai nostri occhi e sei scelta tra mille. Di nuovo vogliamo accoglierti come nostra unica sposa e per questo darti una bellezza e un abbigliamento degni dei nostri desideri».

73. A tale voce e a tali parole, l'umilissima tra gli umili si abbassò dinanzi all'Altissimo più di quanto l'umana capacità non arrivi a comprendere e, quindi, tutta conforme al volere divino, con gradevole timidezza rispose: «Ecco, Signore, la polvere, ecco il vile vermiciattolo, ecco la povera vostra schiava, perché si compia in lei il vostro più grande beneplacito. Servitevi, mio Bene, di questo umile strumento della vostra volontà, e conducetelo con la vostra destra». Subito l'Altissimo ordinò a due serafini, tra i più vicini al trono e tra i più eccellenti in dignità, che assistessero quella donna celeste; essi, scortati da altri, si posero in forma visibile ai piedi del trono, dove si trovava Maria santissima, più di tutti infiammata di amore divino.

74. Era spettacolo d'insolito stupore e giubilo per tutti gli spiriti angelici vedere in quel luogo celestiale, in cui nessun uomo aveva mai messo piede, una giovane, umile, consacrata loro regina e più vicina a Dio di tutte le altre creature. Vedere nel cielo tanto apprezzata ed elogiata una donna che il mondo ignorava e non teneva in nessun conto, vedere che la natura umana aveva già i pegni per essere un giorno elevata al di sopra dei cori celesti e anzi già anteposta ad essi, oh, quale santa e giusta gelosia dovette procurare questo singolare spettacolo ai primi abitanti della Gerusalemme celeste! Oh, quali pensieri essi andavano formulando a lode dell'Altissimo! Oh, quali sentimenti di umiltà rinnovavano incessantemente, sottomettendo i loro sublimi intelletti alla volontà e alle disposizioni divine! Riconobbero santo e giusto il fatto che Dio sollevi gli umili e favorisca l'umiltà degli uomini fino a farla passare avanti a quella degli angeli.

75. Mentre gli abitanti del cielo si trovavano in questa estasi d'ammirazione, la beatissima Trinità - secondo il nostro modo d'intendere e di esprimerci - considerava tra sé quanto fosse gradita ai suoi occhi la principessa Maria, come avesse perfettamente e interamente corrisposto ai favori e ai doni che le erano stati affidati, quanto con essi avesse acquistato per sé e avesse dato gloria al Signore stesso in misura adeguata, come infine non avesse in se stessa imperfezione, né difetto, né altra cosa alcuna che fosse d'impedimento alla dignità di Madre del Verbo, alla quale era destinata. Nello stesso tempo, le tre Persone divine stabilirono che fosse elevata al grado supremo di grazia e di amicizia con Dio, a cui nessun'altra creatura giunse né giungerà mai, e in quell'istante diedero più a lei sola di quanto non avessero dato a tutte le altre creature insieme. In seguito a tale determinazione, la beatissima Trinità si compiacque della santità suprema di Maria, ammirandola come pensata e concepita nella sua mente divina.

76. In corrispondenza di tale santità, e per realizzarla, nonché come prova della benevolenza con cui le comunicava nuovi influssi della sua divina natura, il Signore dispose e comandò che Maria santissima fosse adornata visibilmente con una veste misteriosa e con gioielli parimenti misteriosi, che indicassero le grazie e i privilegi interiori che le elargivano come a regina e sposa. Sebbene questo abbigliamento da sposa le fosse stato dato anche un'altra volta, quando cioè era stata presentata al tempio, in questa occasione fu accompagnato da circostanze nuove, che lo rendevano più eccellente e ammirabile, dovendo servire presto da disposizione al miracolo dell'incarnazione.

77. Subito i due serafini, per ordine del Signore, vestirono Maria santissima di una lunga veste, simbolo della sua purezza e grazia. Essa era così bella, candida e ri-fulgente, che, se anche uno solo degli innumerevoli raggi che emanava fosse apparso nel mondo, lo avrebbe da solo maggiormente illuminato di quanto non potrebbero fare tutte quante le stelle se fossero altrettanti soli, dato che, a paragone di quella luce, ogni altra che noi conosciamo parrebbe tenebra. Mentre veniva così vestita dai serafini, l'Altissimo le diede profonda intelligenza del dovere, in cui la metteva quel beneficio, di corrispondere a sua Maestà con fedeltà ed amore e con un alto ed eccellentissimo modo di operare, che ella perfettamente conosceva. Tuttavia le veniva sempre nascosto lo scopo per cui il Signore le faceva questi favori, che era quello d'incarnarsi nel suo grembo verginale. Quanto a tutto il resto, era ben noto alla nostra grande Signora e per tutto ciò si umiliava con indicibile prudenza, chiedendo l'aiuto divino per corrispondere a tale beneficio.

78. Sopra la veste i medesimi serafini le posero una cintura, simbolo del santo timore che le veniva infuso; questa era molto ricca, come di pietre varie e risplendenti, che la rendevano sommamente graziosa e bella. Nello stesso tempo la fonte della luce, che la divina Principessa aveva presente, la illuminò affinché intendesse in modo sublime le ragioni per cui Dio deve essere temuto da ogni creatura. Da tale timor di Dio ella rimase opportunamente cinta, come occorreva che fosse una creatura semplicemente tale, la quale doveva avere a che fare e conversare così familiarmente con lo stesso Creatore, essendo sua vera madre.

79. Si avvide ben presto che l'adornavano di una lunga e bellissima capigliatura, raccolta con un ricco nastro, la quale era più lucente dell'oro puro. Comprese che questi capelli stavano ad indicare che le veniva concesso di avere, in tutto il corso della sua vita, pensieri alti e divini ed infiammati della carità più pura, rappresentata da quell'oro. Simultaneamente le furono infuse di nuovo sapienza e conoscenza chiarissime, perché questi mistici capelli restassero così legati e raccolti con bellezza ed eleganza da una inesplicabile partecipazione della conoscenza e della sapienza di Dio stesso. Le concessero inoltre sandali per calzatura, come simbolo dei suoi passi e dei suoi movimenti, che dovevano essere tutti bellissimi e sempre diretti ai fini più alti e santi della gloria dell'Altissimo. Il nastro, che allacciava tale calzatura, indicava la speciale grazia di sollecitudine nell'operare il bene per Dio e per il prossimo, grazia di cui venne insignita, come poi dimostrò quando, in tutta fretta, andò a visitare santa Elisabetta e san Giovanni 4 . In ciò questa figlia del Principe comparve bellissima nei suoi passi.

80. I serafini, inoltre, le adornarono le mani con monili, simbolo della nuova magnanimità che le venne infusa per compiere opere grandi, partecipando dell'attributo divino della magnificenza; per questo sempre le stese a cose forti. Le abbellirono le dita con anelli, affinché, con i nuovi doni dello Spirito Santo, agisse nelle cose minori con animo superiore, in modo sublime e con intenzione e circostanze che rendessero tutte le sue opere magnifiche ed ammirabili. A tutto ciò aggiunsero una collana piena di pietre preziose inestimabili e brillanti, da cui pendeva una cifra di tre pietre ancor più pregiate, che nelle tre virtù, fede, speranza e carità, corrispondeva alle tre divine Persone. Con questo abbigliamento rinnovarono in lei queste nobilissime virtù, per l'uso che di esse le era necessario fare nei misteri dell'incarnazione e della redenzione.

81. Agli orecchi le posero certi pendenti d'oro con grani d'argento, preparandola con questo ornamento all'annuncio che ben presto doveva udire dal santo arcangelo Gabriele. Le fu data speciale sapienza perché lo ascoltasse con attenzione e rispondesse con discrezione, formulando espressioni prudentissime e gradite alla volontà divina e, in special modo, perché dal puro argento del suo candore risuonassero agli orecchi del Signore e penetrassero a ferire il suo cuore quelle desiderate e sacre parole: Avvenga di me quello che hai detto.

82. Le fregiarono quindi la veste di certe cifre, ricamate d'oro e di finissimi smalti, delle quali alcune dicevano: «Maria madre di Dio», ed altre: «Maria vergine e madre». Ma queste lettere misteriose non furono allora svelate a lei, bensì agli angeli santi. Gli smalti indicavano il possesso in grado eccellente di tutte le virtù, nonché gli atti, che ad esse corrispondevano, superiori a quanto hanno mai operato tutte le altre creature intellettuali. A completamento di tutta questa bellezza le diedero, come acqua per il viso, molte illuminazioni, che si riversarono su questa Signora dalla vicinanza e partecipazione dell'essere infinito e delle perfezioni di Dio, dal momento che, per riceverlo realmente nel suo grembo verginale, era opportuno che prima lo ncevesse per mezzo della grazia nel sommo grado possibile a una semplice creatura.

83. Con un simile abbigliamento, la nostra principessa Maria appariva così bella che a ragione poté piacere al supremo Re. Considerato, poi, quanto in altre parti ho già riferito delle sue virtù e quanto mi sarà indispensabile dirne ancora in questa Storia, non mi trattengo ulteriormente a spiegare questo ornamento, che si realizzò con nuove qualità e con effetti più divini. Tutto ciò trova posto nel potere infinito e nell'immenso campo della perfezione e della santità, dove c'è sempre molto da aggiungere e da comprendere, al di là di quanto noi possiamo arrivare a conoscere. In particolare, inoltrandoci in questo mare di santità che è Maria purissima, ci troviamo sempre molto indietro, vicini alla riva, essendo la sua immensità tale che il mio intelletto, di quanto ha conosciuto, resta sempre pieno di idee che non so spiegare.

 

Insegnamento che mi diede la regina Maria santissima

 

84. Figlia mia, le misteriose oreficerie e gli scrigni dell'Altissimo sono quali si convengono al re divino e Signore onnipotente, e perciò sono senza misura e senza numero i ricchi gioielli che racchiude in essi per l'ornamento delle sue spose ed elette. Come egli arricchì l'anima mia, così potrebbe fare con innumerevoli altre, e sempre gliene avanzerebbe all'infinito. Se infatti non darà mai ad alcuna creatura quanto la sua mano liberale diede a me, ciò non avverrà perché egli non possa o non voglia, ma soltanto perché nessuna si disporrà a ricevere la grazia nel modo in cui lo feci io; nonostante ciò, con molte di loro l'Onnipotente è liberalissimo e le arricchisce grandemente, perché lo ostacolano meno e si dispongono più di altre.

85. Io desidero ardentemente, o carissima, che tu non metta impedimento all'amore del Signore verso di te; anzi, voglio che ti disponga a ricevere i doni e le pietre preziose con cui vuole prepararti, perché tu sia degna del suo talamo di sposo. Considera intanto come tutte le anime giuste ricevano questo ornamento dalla sua mano, ma ciascuna in quel grado di amicizia e di grazia di cui si rende capace. E se brami giungere ai più alti gradi di questa perfezione ed essere degna della presenza del tuo Signore e sposo, sforzati di crescere e di irròbustirti nell'amore, che peraltro non aumenta se non nella misura in cui cresce la negazione e la mortificazione di se stessi. Tu devi rinunciare, dimenticandolo, a tutto ciò che è terreno; in te devono estinguersi tutte le inclinazioni verso te stessa e verso ciò che è visibile, e devi soltanto crescere e progredire nell'amore divino. Lavati e purificati bene nel sangue di Cristo tuo redentore e fallo molte volte, rinnovando la contrizione per le tue colpe. In questo modo troverai grazia ai suoi occhi, la tua bellezza lo conquisterà e il tuo ornamento sarà pieno di ogni perfezione e purezza.

86. Ma giacché in questi favori tu sei stata tanto beneficata e prediletta dal Signore, è ragionevole che ti mostri anche più grata dei molti altri beneficati da lui e che lo esalti con lodi incessanti per quanto si è degnato di fare con te. Infatti, se questo vizio dell'ingratitudine è tanto brutto e biasimevole nelle creature che sono meno debitrici, quando, da terrene ed ignoranti quali sono, dimenticano presto i benefici del Signore per la poca stima che ne hanno, maggiore certamente sarà la colpa in te, se davanti a tanti favori ti mostrerai così ingrata. E non illuderti sotto pretesto di umiltà, perché vi è molta differenza tra l'umiltà grata e l'ingratitudine falsamente umile. Invero, se molte volte il Signore fa grandi favori a chi ne è indegno, sia per manifestare la propria bontà e grandezza, sia perché nessuno s'insuperbisca di tali benefici conoscendo la propria indegnità, che serve da contrappeso e antidoto contro il veleno della presunzione, rifletti tuttavia che la gratitudine può sempre stare insieme a tali favori, sapendo che ogni dono perfetto discende dal Padre della luce e che la creatura di per sé non può mai meritarlo, ma che Dio glielo elargisce per sua sola bontà, per cui essa deve mantenersi sottomessa e legata a lui dalla gratitudine.