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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

4 - Il grado perfetto delle virtù di Maria santissima

Suor Maria d'Agreda

4 - Il grado perfetto delle virtù di Maria santissima
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Benefici dell'Altissimo prodigati a Maria santissima nel quarto giorno.

38. Continuavano i favori dell'Altissimo verso la nostra Regina e signora mediante i sacri carismi, con i quali il braccio onnipotente la disponeva per la prossima dignità di madre sua. Giunse il quarto giorno di questa preparazione e, come nei precedenti, alla stessa ora fu elevata alla visione della Divinità, nella detta forma astrattiva, ma con nuovi effetti e con più alte illuminazioni di quel purissimo spirito. Non esiste limite né termine al potere divino e alla sua sapienza; solamente la nostra volontà ne pone uno con le sue opere o con la sua scarsa capacità, essendo noi creature finite. Ora, in Maria santissima, il potere divino non trovò impedimento da parte delle opere, anzi furono tutte sante e gradite al Signore, cosicché ella si guadagnò il suo favore e, come egli stesso dice, gli ferì il cuore d'amore 1 . Solo perché Maria santissima era una semplice creatura, il braccio del Signore poté trovare qualche confine; tuttavia egli operò in lei, nella sfera della sua creaturalità, senza aggravio né limitazione alcuna e senza misura, comunicandole in tal modo le acque della sapienza, perché le potesse bere purissime e cristalline nel fonte medesimo della divinità.

39. Il Signore le si manifestò in questa visione con una luce specialissima, e le dichiarò la nuova legge di grazia che il Salvatore del mondo avrebbe fondato. Le mostrò i misteri che essa contiene, ed il fine per il quale li avrebbe stabiliti nella nuova Chiesa; nonché gli aiuti, i doni e i favori che preparava per gli uomini, col desiderio che tutti si salvassero e conseguissero il frutto della redenzione. Tanta fu la sapienza che in queste visioni apprese Maria santissima, ammaestrata dal sommo Maestro, guida dei saggi, che se, per assurdo, qualche uomo o angelo potesse scrivere quanto conobbe questa Signora, si formerebbero più libri di quanti se ne sono scritti nel mondo su tutte le arti, le scienze e le invenzioni. Ciò non deve meravigliare, perché la sua sapienza fu maggiore di quella che si può trovare in una semplice creatura. Nel cuore e nella mente della nostra Principessa si riversò veramente l'oceano della Divinità, il quale era arginato e trattenuto in se stesso dai peccati e dalla inadeguata disposizione delle creature. Solamente, le veniva sempre nascosto, non essendo ancora giunto il tempo stabilito, che ella era l'eletta a divenire madre dell'Unigenito del Padre.

40. Nella dolcezza di questa conoscenza divina, la nostra Regina provò un intima e acuta pena d'amore. Infatti conobbe da parte dell'Altissimo gli indicibili tesori di grazie e favori che egli preparava per i mortali, e quella forte propensione della divinità a che tutti la godessero eternamente. Conobbe anche e intravide il pessimo stato del mondo e quanto ciecamente i mortali si rendessero indegui e si privassero della partecipazione della stessa Divinità. Ciò le provocò una nuova specie di martirio, per l'intensità con cui si doleva della perdizione degli uomini e per il desiderio di nparare a così deplorevole rovina. A tal fine pregò moltissimo, facendo orazioni, suppliche, offerte, sacrifici, umiliazioni ed atti eroici d'amore di Dio e degli uomini, perché, possibilmente, nessuno in futuro si perdesse, e tutti conoscessero il creatore e redentore loro e lo confessassero, adorassero ed amassero. Tutto questo le succedeva nella medesima visione della Divinità. Ora, poiché queste suppliche furono come le altre già dette, non mi soffermo oltre a pailarne.

41. Il Signore le manifestò nella stessa occasione le opere della creazione del quarto giorno, e la divina principessa Maria conobbe quando e come furono formati nel firmamento gli astri del cielo, perché dividessero il giorno dalla notte, e segnassero i tempi, i giorni e gli anni; per quale fine fu creata la luce maggiore del cielo, il sole, come signore del giorno; contemporaneamente ad esso fu formata la luna, la luce minore che illumina la notte. Conobbe non solo come furono formate le stelle nell'ottavo cielo, perché con il loro luccichio rallegrassero la notte, ma anche la loro composizione, forma, qualità e grandezza, e i loro diversi movimenti. Conobbe anche il numero delle stelle, e tutti gli influssi che esercitano sulla terra, sugli esseri animati e inanimati, con gli effetti e le alterazioni che in essi producono.

42. Ciò non si oppone a quello che disse il profeta nel salmo 146, cioè che Dio conosce il numero delle stelle e le chiama per nome, perché Davide non nega che sua Maestà, col suo potere infinito, possa concedere alla creatura, per grazia, ciò che l'Altezza sua possiede per natura. D'altronde è chiaro che, poiché questa conoscenza contribuì alla maggior eccellenza di Maria nostra signora, Dio non avrebbe potuto negarle questo beneficio, mentre gliene concesse altri maggiori, e la fece Regina e signora delle stelle come di tutte le altre creature. Questo privilegio veniva ad essere come una conseguenza del dominio e della signoria che le diede sopra le virtù, gli influssi e i moti di tutte le sfere celesti, avendo ordinato a tutte che le ubbidissero, come loro Regina e signora.

43. Per questa legge che il Signore impose alle creature celesti, e per il dominio che sopra di esse diede a Maria santissima, l'Altezza sua rimase rivestita di tale potere che, se avesse comandato alle stelle di lasciare il loro posto nel cielo, subito le avrebbero ubbidito e si sarebbero spostate dove avesse comandato. Lo stesso avrebbero fatto il sole ed i pianeti al comando di Maria, trattenendo il loro corso e movimento e sospendendo i loro influssi. Come ho già detto, la nostra Regina usò qualche volta di questo suo potere, quando in Egitto, dove il caldo è assolutamente eccessivo, ordinò al sole di non emanare con tanta veemenza il suo ardore, e di non molestare né affaticare tanto con i suoi raggi il divino bambino suo Signore. Il sole le ubbidì, affliggendo e molestando solamente lei, perché così ella voleva, e rispettando il Sole di giustizia, che ella teneva tra le braccia. Lo stesso avveniva con altri corpi celesti, e qualche volta arrestò il sole, come vedremo a suo tempo.

44. Molti altri arcani misteri palesò l'Altissimo alla nostra gran Regina in questa visione. Quanto ho detto e dirò di tutti, per così dire, mi scuote, perché posso dire poco di ciò che intendo e, anzi, mi rendo conto di intendere solo in minima parte quello che avvenne alla divina Signora. Il suo Figlio santissimo tiene in serbo molti dei suoi misteri da manifestare nel giorno del giudizio universale, non potendo noi ancora comprenderli. Questa visione infiammò e trasformò ancor più Maria in quell'oggetto infinito, e negli attributi e nelle perfezioni che di esso aveva conosciuto. Nella misura poi in cui progrediva nei favori divini, ella progrediva nelle virtù, e moltiplicava le preghiere, le ansie, i favori e i meriti, accelerando così il tempo dell'incarnazione del Verbo divino e della nostra salvezza.

Insegnamento che mi diede la divina Regina

45. Carissima figlia mia, io voglio che tu apprezzi molto quello che hai appreso circa quanto io feci e soffrii, quando l'Altissimo mi diede una così eminente conoscenza della sua bontà tanto propensa ad arricchire i mortali, e della cattiva corrispondenza e pesante ingratitudine da parte loro. Quando da questa liberalissima benignità venni a conoscere la stolta durezza dei peccatori, il cuore mi restò trapassato da un dardo di mortale amarezza, che mi durò tutta la vita. Anzi, ti voglio manifestare un altro mistero, ed è che molte volte l'Mtissimo, per lenire il dolore e il cruccio che avevo nel cuore, soleva rispondermi dicendo: «Ricevi, mia sposa, ciò che il mondo ignorante e cieco disprezza, come indegno di riceverlo e conoscerlo». Con queste parole, l'Altissimo riversava nella mia anima il torrente dei suoi tesori, i quali la rallegravano più di quanto l'intelletto possa comprendere e qualunque lingua spiegare.

46. Voglio dunque adesso che tu, amica mia, mi sia compagna in questo dolore. Ma, per imitarmi in una così giusta pena e negli effetti che essa ti causerà, devi rinnegare e dimenticare in tutto te stessa, e coronare il tuo cuore di spine e dolori, diversamente da quello che fanno i mortali. Piangi il loro riso e ciò di cui essi si compiacciono a loro eterna dannazione, perché questo è l'ufficio che più si addice a quelle anime che sono spose del mio Figlio santissimo, alle quali solamente è concesso di gioire delle lacrime che spargono per i loro peccati, e per quelli del mondo ignorante. Prepara dunque il tuo cuore a questa disposizione, affinché il Signore ti faccia partecipe dei suoi tesori, non tanto per divenirne ricca, quanto per dar luogo a sua Maestà, comunicandoteli, di manifestare il suo amore liberale e di salvare le anime. Imitami in tutto quello che ti insegno, perché sai che questa è la mia volontà a tuo riguardo.