29 - Cristo, nostro redentore, ascende al cielo con tutti i santi.
La mistica Città di Dio - Libro sesto
Suor Maria d'Agreda

Cristo, nostro redentore, ascende al cielo con tutti i santi che lo assistevano e porta con sé la sua Madre santissima per darle il possesso della gloria.
1509. Giunse l'ora felicissima in cui il Figlio, che nell'incarnazione
si era allontanato dal cielo, doveva tornarvi per virtù propria e
sedersi alla destra dell'eterno Padre, come gli toccava di diritto in
quanto suo erede, generato della sua stessa sostanza e uguale a lui
nella natura e nella gloria infinita. Si innalzò tanto perché prima era
disceso quaggiù, come dice l'Apostolo. Aveva adempiuto pienamente quello
che era stato scritto del suo avvento nel mondo, della sua vita e morte
e della redenzione, e come Signore di tutto era penetrato fino al
centro della terra. Pose il sigillo ai suoi misteri con questo della sua
ascensione, nel quale promise lo Spirito, che non sarebbe venuto se
prima egli non fosse salito all'empireo, da dove insieme con il Padre lo
avrebbe inviato alla sua Chiesa. Per celebrare quel giorno tanto
festoso e sublime, designò come testimoni speciali le centoventi persone
alle quali aveva parlato nel cenacolo: Maria beatissima, gli Undici, i
settantadue discepoli, Maria di Màgdala, Marta e Lazzaro, fratello di
entrambe, le altre Marie e alcuni fedeli, uomini e donne, fino al
compimento del suddetto numero.
1510. Il nostro divino pastore uscì dalla sala con questo
piccolo gregge, conducendolo per le strade innanzi a sé; al suo fianco
stava la Madre. Si avviarono tutti con ordine verso Betània, che distava
meno di mezza lega ed era situata ai piedi del monte degli Ulivi. Gli
angeli e i santi che erano stati liberati dal limbo e dal purgatorio
andavano appresso al trionfatore con nuovi cantici di lode, ma solo la
Vergine godeva della loro vista. La notizia della risurrezione di Gesù
di Nazaret si era già divulgata lì e per tutta la Palestina. Sebbene la
perfida malizia dei sommi sacerdoti cercasse di far prevalere la
menzogna del furto da parte dei devoti, molti non le dettero credito.
Nonostante ciò, la Provvidenza dispose che nessuno degli abitanti della
città facesse caso a quella processione impedendole di procedere, e così
tutti furono incapaci di conoscere un fatto tanto eccezionale; del
resto, solo i centoventi giusti prescelti per contemplarlo in tale
circostanza potevano distinguere il loro capitano e maestro.
1511. Con questa sicurezza in cui furono posti, tutti
avanzarono fino alla cima del monte degli Ulivi e, arrivati al luogo
stabilito, si distribuirono in tre cori: uno di angeli, l'altro di santi
e il terzo di apostoli e di fedeli. Si divisero in due ali e sua Maestà
ne formava la testa. Subito la prudentissima Principessa si prostrò
davanti al suo Unigenito, lo adorò come vero Dio e salvatore, con
straordinaria riverenza e umiltà, e gli chiese la sua ultima
benedizione. Tutti gli altri, ad imitazione di lei, fecero lo stesso;
poi, con grandi sospiri e singhiozzi, domandarono a Cristo se fosse
quello il tempo in cui avrebbe ricostituito il regno di Israele. Rispose
che era un segreto dell'Altissimo e non spettava a loro penetrarlo, ma
per il momento era necessario e conveniente che, appena ricevuto il
Paraclito, cominciassero a predicare a Gerusalemme, in Samarìa e tra
tutte le genti.
1512. Dopo aver preso congedo da quella felice assemblea,
con aspetto sereno e solenne congiunse le mani e iniziò a sollevarsi per
virtù propria, imprimendo nel terreno le sue sacre orme. Con un
dolcissimo incedere prese ad avanzare nell'aria, traendo dietro di sé
gli occhi e i cuori di quei primogeniti, che lo seguivano con l'affetto
tra gemiti e lacrime. Come al movimento del primo mobile corrisponde
quello dei cieli inferiori, che la sua vasta sfera racchiude, così egli
portò con sé le schiere dei suoi ministri e dei padri che lo
accompagnavano glorificati, gli uni nelle sole anime, gli altri in corpo
e anima. Si alzarono dal suolo tutti insieme e compostamente,
incamminandosi con il loro sovrano. La meraviglia più mirabile che il
braccio dell'Onnipotente realizzò in questa occasione, però, fu il
condurre con sé la Signora per darle lassù il possesso di quella gloria e
di quella sede che le aveva destinato come
a vera madre, che ella aveva acquistato con i suoi meriti e che era
preparata per lei per il futuro. Era già stata informata di questo
favore, promessole dal Risorto nei quaranta giorni in cui le era stato
accanto. Affinché quel sublime arcano non fosse ancora manifesto a
nessuna creatura umana e affinché la Maestra rimanesse con i figli della
Chiesa, perseverando con loro nella preghiera fino alla discesa dello
Spirito Santo, come si racconta negli Atti', il potere divino con un
miracolo fece in modo che stesse in due posti: restò con i discepoli e
contemporaneamente fece ingresso con il Redentore nell'empireo, dove
dimorò per tre giorni sul suo medesimo trono con il perfetto uso delle
facoltà e dei sensi, che nel cenacolo utilizzava in misura minore.
1513. Fu innalzata con lui e gli fu collocata accanto: si
adempiva ciò che aveva detto Davide riguardo alla regina seduta alla sua
destra con un vestito doratoti di splendori. Ella era circondata di
vari doni e di grazie davanti a quanti ascendevano con Gesù. Desidero
che lo stupore di fronte a un evento tanto eccelso risvegli sempre più
la devozione, ravvivi la fede e muova i credenti a magnificare l'autore
di un prodigio assolutamente singolare e mai più udito. Così, avverto i
lettori che, da quando mi rese noto che era sua volontà che io narrassi
questa Storia e mi comandò insistentemente di accingermi a farlo,
l'Eterno mi ha dischiuso numerosi e profondi misteri non tutto a un
tratto, ma lentamente e nei lunghi anni che sono passati, perché
l'altezza dell'argomento esige una certa disposizione. Non mi è stato
accordato tutto fin dal principio, dato che la nostra limitatezza non è
capace di tanta abbondanza; affinché io scriva, però, vengo nuovamente
illuminata su ogni particolare in un'altra maniera. Mi sono generalmente
stati comunicati nelle feste del Salvatore e di Maria, e specialmente
questo, che cioè la Vergine pur continuando a stare sulla terra in modo
eccezionale andò con l'Unigenito alla sua dipartita, mi è stato palesato
per più anni consecutivi nelle medesime date.
1514. La certezza che la verità divina ha in sé non lascia
dubbi nell'intelletto che la contempla in Dio stesso, dove tutto è luce
senza tenebre e dove si conoscono insieme l'oggetto e la motivazione, ma
a coloro che ascoltano bisogna che siano forniti fondamenti per dare
credito a ciò che è oscuro. Questo mi avrebbe trattenuto dal parlare
della salita al cielo della Principessa, se non fosse stata una mancanza
troppo grave privare il testo di una simile prerogativa, che lo
qualifica tanto. Tale titubanza mi si presentò quando la appresi, ma
adesso non l'ho più; ho già riferito infatti nella prima parte che,
appena nata, ella fu elevata fino al paradiso e in questa seconda che lo
stesso accadde altre due volte nei nove giorni precedenti
l'incarnazione, perché fosse preparata convenientemente a un avvenimento
così grande. Se la potenza superna le fece benefici tanto enormi mentre
ancora non era Madre del Verbo, affinché fosse pronta a divenirlo, è
molto più accettabile che abbia voluto ripeterli quando era già
consacrata come tale avendolo portato nel suo castissimo talamo,
dandogli forma umana dal suo sangue puro, avendolo alimentato al suo
petto con il proprio latte e avendolo allevato, e dopo che per trentatré
anni lo aveva servito, seguito e imitato nella sua vita, passione e
crocifissione con una fedeltà che nessuno può spiegare.
1515. Chiedersi perché l'Altissimo abbia tenuto tutto
questo nascosto per tanti secoli è assai differente dal tentare di
comprendere perché l'abbia effettuato. In quest'ultima ricerca dobbiamo
basarci sul suo potere, sul suo immenso amore verso di lei e sulla
dignità che le dette al di sopra di tutti. I mortali non giungono a
ponderare interamente né l'onore di essere sua madre, né l'affetto per
lei dell'Unigenito e di tutta la Trinità, né la santità a cui fu
sollevata; per questa loro ignoranza, limitano la forza di sua Maestà
nell'agire in suo favore, mentre egli può tutto quello che vuole. Se a
lei sola offrì se stesso in modo così unico come è il farsi figlio della
sua sostanza, era conseguente che nell'ordine della grazia egli con lei
eseguisse in maniera del tutto insolita ciò che non era opportuno con
nessun altro. Trattandosi di lei, non solo le elargizioni del Signore
devono essere straordinarie, ma la regola complessiva è che non le
rifiutò niente di quello che poté concederle per la sua gloria e
perfezione.
1516. Quanto alla rivelazione di queste meraviglie, però,
ci sono altre ragioni della provvidenza, con la quale la Chiesa viene
governata e ottiene splendori sempre diversi, in relazione ai tempi e
alle necessità che via via compaiono. Il fortunato giorno della grazia,
che spuntò con l'incarnazione e con la redenzione, ha il suo mattino e
il mezzogiorno, come avrà il suo tramonto. La sapienza del sommo sovrano
determina tutto questo come e quando è vantaggioso. Benché i misteri di
Cristo e della Regina siano già contenuti nei libri sacri, non vengono
manifestati tutti assieme, ma l'Onnipotente ritira a poco a poco il velo
delle figure e delle metafore che copre molti di essi per il momento
appropriato; succede come per i raggi del sole, che rimangono celati
dalle nuvole finché queste non si diradano. Non deve sconcertare che
agli uomini egli mostri per parti qualcuno dei tanti riflessi della luce
divina, perché agli angeli stessi non furono illustrate tutte le
conseguenze, le condizioni e le circostanze dell'incarnazione, sebbene
fin dal principio essi ne avessero cognizione in sostanza e in generale
come fine al quale era ordinato il loro ministero verso l'umanità; anzi,
ne scoprirono molto dopo più di cinquemiladuecento anni dalla
creazione. La chiarezza su quanto non sapevano nei particolari provocava
in essi nuova ammirazione e dava loro occasione di rendere lode a chi
ne era autore, come ho spesso ribadito. Con tale esempio rispondo alla
sorpresa che può sorgere in chi oda per la prima volta questo arcano,
tenuto segreto in passato finché l'Eterno non ha voluto svelarlo con gli
altri dei quali scrivo.
1517. Prima che fossi istruita su questo, allorché mi fu
dichiarato che il nostro Salvatore aveva condotto con sé Maria nella sua
ascensione, il mio stupore non fu poco. Lo presentai a lui non tanto a
nome mio quanto a nome di coloro che ne sarebbero venuti a conoscenza e
allora, tra l'altro, egli mi ricordò che cosa Paolo dica di se stesso
quando riferisce l'estasi in cui fu innalzato fino al terzo cielo,
quello dei beati, lasciando in dubbio se con il corpo o fuori di esso,
senza affermare o negare alcuna di queste due eventualità. Se
all'Apostolo, che aveva allora solo colpe, non molto dopo la conversione
fu possibile essere ammesso all'empireo e se attribuire a Dio questo
miracolo non porta pericoli o inconvenienti alla comunità ecclesiale,
non è lecito supporre che sia stato donato lo stesso anche a colei che
aveva tanti incommensurabili meriti? Gesù aggiunse che, se alcuni santi
risuscitati poterono salire in corpo e anima con lui, c'erano motivi
maggiori per accordare tale beneficio alla Vergine, alla quale, anche se
esso non fosse stato dato ad alcun altro, sarebbe in qualche modo
spettato per aver patito con il suo diletto. Inoltre, bisognava che ella
condividesse il trionfo e l'esultanza con cui egli prendeva possesso
della destra del Padre; avrebbe preso possesso di quella del Figlio, che
aveva ricevuto dalla sua stessa sostanza la natura umana nella quale
lasciava la terra. Ugualmente, come era giusto che Figlio e Madre non
venissero separati in questa gloria, lo era anche che nessuno godesse in
corpo e anima della felicità senza fine prima di lei, neppure
Gioacchino e Anna o il suo sposo Giuseppe. A tutti, infatti, e al
medesimo Verbo in quel giorno sarebbe mancata parte del gaudio
accidentale, se ella non fosse stata con loro, entrando nella patria di
lassù come colei che aveva generato il Messia ed era la Signora
dell'universo, che non doveva vedersi anteporre alcuno dei suoi
vassalli.
1518. Quanto ho asserito mi pare sufficiente perché la
pietà cattolica si rallegri e si consoli apprendendo questa verità e
quelle simili delle quali parlerò. Ritornando al discorso interrotto,
paleso che sua Maestà sollevò la Regina, piena di splendore davanti agli
esseri spirituali e agli eletti, con incredibile letizia e ammirazione
di tutti. Fu molto opportuno che ciò fosse ancora nascosto agli Undici e
agli altri fedeli, perché, se avessero potuto scorgerla allontanarsi
con lui, sarebbero stati oppressi senza misura dall'afflizione e non
avrebbero trovato sollievo, dato che non ne rimaneva loro uno migliore
che pensare di avere accanto la pietosissima Principessa; nonostante
questo, furono tanti i sospiri e i lamenti mentre osservavano il loro
Maestro che se ne andava. Quando ormai stava sfuggendo dalla loro vista,
una nube radiosissima si interpose tra lui e quelli che restavano nel
mondo ed egli spari del tutto: in essa veniva l'Altissimo, disceso ad
accogliere il suo Unigenito incarnato e colei che gli aveva dato la
natura umana. Accostando entrambi a sé, li strinse in un inseparabile
abbraccio di infinito amore, arrecando contentezza alle innumerevoli
schiere che l'accompagnavano. In poco tempo, questa processione giunse
nel luogo più eminente dell'empireo, attraversando tutti i cieli; i
ministri che arrivavano da quelli inferiori e gli altri che facevano
ritorno con i loro sovrani si rivolsero a quanti si erano trattenuti
nelle regioni superiori, cantando le parole di Davide riguardanti questo
arcano e continuando con le seguenti:
1519. «Aprite, o principi, aprite le vostre porte antiche.
Si alzino e stiano spalancate, perché entri nella sua abitazione il re
della gloria, il Signore delle virtù, potente in battaglia, che viene
forte e vittorioso su tutti i suoi nemici. Aprite per sempre le porte
del paradiso, perché ascende il nuovo Adamo, liberatore degli uomini,
ricco di misericordia e dei tesori dei propri meriti, carico di spoglie e
di primizie della grande redenzione che ha operato con la propria
passione. Già ha riparato la nostra rovina e ci ha elevato alla suprema
dignità del suo stesso essere immenso. Già si avvicina con il regno dei
salvati che il Padre gli ha dato. Già la sua larga clemenza concede ai
mortali il potere di acquistare legittimamente il diritto, perso per il
peccato, di guadagnare la vita imperitura con il rispetto della sua
legge, come suoi fratelli ed eredi dei beni di suo Padre. Per sua
maggiore esaltazione e per gioia nostra ha con sé colei che gli dette la
forma umana nella quale sconfisse il demonio. Ella viene tanto graziosa
da deliziare chi la guarda. Uscite, uscite, contemplerete il nostro
bellissimo Re con il diadema che gli pose sua Madre, e lei coronata
della gloria che le dà il Figlio».
1520. Con questo giubilo, che eccede ogni nostra
immaginazione, il corteo si introdusse con ordine nell'empireo. Gli
angeli e i santi si disposero in due cori, e Gesù e Maria passarono in
mezzo; essi li venerarono, intonando per loro inni di lode. L'Eterno
pose Cristo sul trono alla sua destra, con fulgore e magnificenza tali
da provocare meraviglia e timore reverenziale in costoro. Penetravano
tutti con visione chiara ed intuitiva la divinità di sconfinata
eccellenza racchiusa in una persona e in essa unita sostanzialmente
all'umanità beatissima, e questa adornata ed innalzata alla preminenza e
gloria che le risultava da quel legame indissolubile, che orecchio non
ha sentito, occhio non ha visto e che mai alcuno quaggiù ha potuto
immaginare.
1521. Fu allora che giunsero al culmine la modestia e la
sapienza della prudentissima Vergine, che tra favori così straordinari,
stando presso la predella del seggio regale nell'umile riconoscimento
della propria piccolezza, prostrata adorò il Padre e lo celebrò con dei
cantici per quanto comunicava al suo Unigenito, sollevando la sua
umanità divinizzata ad un'altezza tanto eccelsa. Per i presenti fu un
altro motivo di apprezzamento e di gaudio l'avveduta sottomissione della
loro Signora, dalla quale, come da un modello vivente, copiavano,
emulandola piamente, tali doti. Si udì la voce del Padre, che
proclamava: «Figlia mia, ascendi più su». Anche il Figlio la chiamò:
«Madre mia, levati, vieni al luogo che ti è dovuto per avere ricalcato
le mie orme». Lo Spirito Santo esclamò: «Sposa e amica mia, avvicinati
ai miei sempiterni abbracci». Immediatamente fu reso noto il decreto che
le assegnava come sede perenne la destra del Redentore, poiché gli
aveva dato la natura umana dal suo stesso sangue e lo aveva allevato,
servito e seguito con tutta la pienezza di perfezione possibile a una
semplice creatura. Nel tempo stesso si ordinava che nessuno potesse
prendere il possesso dello stato a lui assegnato prima che ella,
enormemente superiore a tutti gli altri, fosse collocata in quello che
le veniva giustamente destinato per dopo il termine della sua esistenza
terrena.
1522. Perché ciò si adempisse, fu messa sul trono al fianco
del Salvatore. Come ella medesima e gli altri eletti intesero, non solo
quel posto le apparteneva per sempre, ma poteva stabilire di restarvi
da subito senza fare ritorno nel mondo. Era come volontà condizionata
delle tre Persone che, per quanto dipendeva da loro, ella rimanesse in
tale stato; ma, affinché fosse lei a decidere, le furono mostrate di
nuovo le condizioni in cui si trovava la Chiesa militante, nonché la
solitudine e le necessità dei suoi membri, la cui difesa era lasciata
alla sua scelta. Così la mirabile provvidenza di Dio dette occasione
alla Regina della pietà di vincere in modo sublime se stessa, e di
vincolare a sé gli uomini con un atto di misericordia e magnanimità
simile a quello con il quale sua Maestà aveva accettato la passibilità,
sospendendo la gloria che avrebbe potuto e dovuto ricevere nel corpo
allo scopo di riscattarci. Anche in questo ella lo imitò, per essere in
ogni cosa somigliante a lui; capendo senza inganno tutto quello che le
veniva proposto, si alzò e, stesa al cospetto della Trinità, disse: «Mio
immenso Signore, accogliere fin da ora quanto la vostra benignità mi
offre mira al mio riposo, mentre ricominciare ad affannarmi tra i
discendenti di Adamo, aiutando i credenti, è a vostro onore e a
beneficio dei miei figli esuli e pellegrini. Acconsento alla fatica e mi
spoglio per adesso della gioia che mi viene dal vostro starmi accanto.
Sono consapevole di ciò che mi è concesso, ma lo sacrifico al vostro
amore per loro. Approvate, padrone di tutto il mio essere, la mia
rinuncia, e la vostra forza si degni di guidarmi nell'arduo compito che
mi avete affidato. Si estenda la fede in voi, sia magnificato il vostro
nome, si moltiplichi la Chiesa acquistata con il sangue del vostro e mio
Unigenito, poiché io mi consegno ancora per lavorare duramente per la
vostra esaltazione e per guadagnare tutte le anime che potrò».
1523. La Principessa delle virtù arrivò a fare questa
eroica e inconcepibile oblazione, così gradita all'Altissimo che egli la
premiò senza indugio, disponendola con le purificazioni e illuminazioni
da me altrove riferite perché lo potesse contemplare in modo intuitivo;
fino a quel momento ella non aveva avuto questo tipo di visione, ma
solo quella astrattiva, con tutto ciò che precede. Mentre era tanto
elevata, egli le si manifestò in visione beatifica e la arricchì a tal
punto di beni spirituali che a noi non è dato parlarne.
1524. Le confermò e rinnovò tutti i doni, nel grado che
conveniva per inviarla un'altra volta come maestra della comunità
ecclesiale, e tra essi anche il titolo di Sovrana dell'universo e di
avvocata e signora dei cattolici. Come il sigillo si imprime nella
morbida cera, così in lei per l'onnipotenza divina furono impresse
ancora la natura umana e l'immagine di Cristo, affinché si ripresentasse
con questo contrassegno alla Chiesa militante, nella quale avrebbe
dovuto essere realmente giardino chiuso e sigillato per conservare le
acque della vita. Oh, verità tanto venerabili quanto profonde, segreti
meritevoli di ogni riverenza! Oh, carità e clemenza, mai immaginata
dall'ignorante progenie di Eva! Fu rimesso alla determinazione di questa
Madre unica e benevola il soccorso dei suoi devoti, secondo un piano
disegnato per rivelarci in tale meraviglia l'affetto materno che forse
in numerose altre sue opere per noi non avremmo compreso interamente.
Avvenne per beneplacito superno, perché a lei non mancasse questa
eccellenza e a noi questo debito, e perché il suo comportamento ci fosse
di stimolo. A chi mai, davanti a questa straordinaria tenerezza,
sembrerà molto ciò che hanno fatto i santi e patito i martiri,
abbandonando qualche piacere passeggero per giungere alla pace, mentre
ella si privò dell'autentico gaudio per tornare a sostenere i suoi
figlioletti? Come nasconderemo la nostra confusione, quando non vogliamo
perdere neppure un insignificante ed apparente diletto, che ci attira
la loro inimicizia e addirittura la rovina, né per gratitudine per un
favore così grande né per seguire questo esempio né per vincolarla a noi
né per ottenere la sua eterna compagnia e quella del suo Gesù? Sia
benedetta: la lodino i cieli, la proclamino beata tutte le generazioni.
1525. Ho posto fine alla prima parte di questa Storia con
il capitolo trentunesimo dei Proverbi, illustrando con esso le splendide
qualità della Regina, che fu l'unica donna forte tra noi; concludo la
seconda parte con lo stesso capitolo, perché lo Spirito abbracciò tutto
nella fecondità di quell'arcano scritto. Questo si verifica meglio nel
mistero del quale ho trattato, per lo stato sublime in cui rimase dopo
aver ricevuto tale grazia. Esporrò solo qualcosa, senza attardarmi a
ripetere ciò che lì ho dichiarato e che può servire a intendere molto di
quanto potrei asserire qui. Ella fu la donna forte, il cui valore venne
da lontano e dagli estremi confini dell'empireo, dalla fiducia che la
Trinità ebbe in lei. Non fu deluso il cuore del suo uomo, perché non gli
mancò niente di ciò che si aspettava da lei. Fu la nave del mercante
che dalle altezze portò l'alimento alla Chiesa, fu colei che con il
frutto delle sue mani la piantò, colei che si cinse di fortezza e spiegò
l'energia delle sue braccia per cose mirabili, colei che aprì le mani
al misero e le stese al povero, colei che vide quanto fosse buono il suo
traffico di fronte alla ricompensa della felicità imperitura, colei che
coprì i suoi familiari di una doppia veste, colei alla quale non si
spense la lucerna nella notte della tribolazione e che non poté temere
in mezzo al rigore delle tentazioni. Per compiere questo, prima di
andarsene dal paradiso, chiese al Padre il potere, al Figlio la
sapienza, allo Spirito Santo il fuoco del suo amore, ed a tutte le tre
Persone l'aiuto e la benedizione per discendere. Gliela dettero, mentre
stava prostrata davanti al loro trono, e la colmarono di nuovi
eccezionali influssi; quindi, la congedarono con delicatezza, piena dei
loro tesori ineffabili. Gli angeli e tutti gli eletti la esaltarono con
soavissimi cantici ed ella rientrò nel mondo, come riferirò nella terza
parte narrando quanto fece durante il tempo in cui vi si fermò. Ciò fu
motivo di ammirazione per essi e recò beneficio ai mortali, perché
costei faticò e soffrì sempre affinché questi pervenissero alla gioia
senza termine. Avendo conosciuto la carità nel suo principio e nella sua
origine, cioè nel Dio che è amore`, ne restò infiammata e l'ebbe come
pane giorno e notte. Passò dalla Chiesa trionfante a quella militante
come ape industriosa, carica dei fiori della carità, per lavorare il
dolce favo di miele dell'amore di Dio e del prossimo, con il quale nutrì
i piccoli figli della comunità primitiva, allevandoli fino a renderli
adulti tanto robusti e solidi da poter essere fondamenta dei suoi
elevati edifici.
1526. Per completare questo capitolo, e con esso la seconda
parte, riprenderò a parlare dei credenti che abbiamo lasciato in pianto
sul monte degli Ulivi. Maria nella sua gloria non li dimenticò e, dalla
nuvola sulla quale saliva e dalla quale non cessava di assisterli, li
scorse assorti a osservare mestamente il cielo, dove il Maestro era
scomparso ai loro occhi. Di fronte alla loro pena, implorò con fervore
il Redentore di confortare quelle povere creature che divenivano orfane
laggiù. Egli, piegandosi alle domande della Madre, spedì dalla nube due
messaggeri in vesti bianche e splendenti, che apparvero in forma umana a
tutti i discepoli` e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a
guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al
cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in
cielo»`. Li rinfrancarono con queste ed altre parole, perché non
venissero meno per il dolore e aspettassero ritirati lo Spirito promesso
dal Salvatore e la consolazione che avrebbe portato loro.
1527. Avverto che tali espressioni furono anche un
rimprovero ai loro dubbi. Se fossero stati ben preparati e saldi nella
carità pura, avrebbero saputo che non era necessario né utile continuare
a stare rivolti verso l'alto, poiché quell'affetto tanto terreno non li
metteva in grado né di distinguere né di trattenere il loro Signore;
era piuttosto con la fede che potevano cercarlo dove era e certamente
trovarlo. Esso era insufficiente e sterile, dato che, per muoverlo a
soccorrerli con la sua grazia, non c'era bisogno che lo vedessero
corporalmente e che conversassero con lui. Non capire questo era una
grave mancanza in seguaci così illuminati. Erano stati a lungo alla
scuola di Cristo e vi avevano bevuto la dottrina della santità alla sua
stessa fonte cristallina e chiara, in modo tale che ormai avrebbero
dovuto essere molto più spirituali e capaci della massima perfezione. La
nostra natura, però, è tanto miserevole nel servire i sensi che vuole
assaporare e amare con essi anche le cose più divine; abituata a questo e
lenta nel liberarsene purificandosi, a volte si inganna quando ha caro
con maggior soddisfazione e senza timori l'oggetto migliore. Ciò si
realizzò per nostra istruzione negli apostoli, ai quali sua Maestà aveva
rivelato non solo che egli era verità e luce, ma anche via, e che per
mezzo di lui sarebbero giunti alla conoscenza del Padre dal momento che
la luce non è fatta per manifestare solo se stessa né la via perché si
rimanga in essa.
1528. Questo insegnamento spesso ripetuto nel Vangelo,
udito proprio dalla bocca dell'Unigenito e confermato dal suo esempio,
avrebbe potuto sollevare il loro cuore e il loro intelletto alla sua
comprensione e pratica; ma il medesimo gusto spirituale e sensibile che
ricevevano dalla familiarità con lui e la sicurezza con la quale
giustamente gli erano attaccati occuparono tutte le energie della
volontà legata ai sensi, per cui non riuscivano neppure a passare da
quello stato a un altro, né ad avvertire che cercavano molto se stessi,
attratti dalle proprie tendenze a tale piacere. Se non fosse stato il
Maestro ad abbandonarli con l'ascensione, sarebbe stato assai difficile
allontanarli da lui senza grande malinconia e amarezza. Così abbattuti,
non sarebbero stati particolarmente adatti alla predicazione della lieta
novella, che avrebbe dovuto estendersi in tutto il mondo a costo di
tante fatiche e della vita stessa di quanti l'annunciavano. Non era un
compito da bambini, ma da persone vigorose e forti nell'amore, non
dedite al gusto sensibile dello spirito e dipendenti da esso, bensì
pronte all'abbondanza e alla penuria, alla buona e alla cattiva fama,
alla gloria e al disonore", alla tristezza e alla gioia, che
conservassero sempre lo zelo per il nome dell'Onnipotente con animo
generoso e superiore a ogni avvenimento sia prospero sia avverso. Dopo
essere stati biasimati in tal maniera dagli angeli, rientrarono tutti
con la Regina dal monte degli Ulivi al cenacolo, dove perseverarono
insieme a lei nella preghiera attendendo la venuta dello Spirito Santo.
Insegnamento della Regina del cielo
1529. Mia eletta, concluderai felicemente questa seconda
parte della mia Storia se resterai persuasa dell'efficacissima dolcezza
dell'amore di Dio e della sua immensa larghezza verso coloro che non gli
pongono impedimenti. All'inclinazione del sommo Bene e al suo
venerabile e perfetto volere è più conforme accarezzare le creature che
affliggerle, più dare loro sollievo che tribolazioni, più ricompensarle
che punirle, più confortarle che angustiarle. 1 mortali ignorano questa
scienza, perché desiderano che dalla sua mano vengano loro consolazioni,
diletti e premi terreni e pericolosi, preferendoli a quelli veri e
sicuri. Quando li corregge con dolorose prove, li fa soffrire con
traversie, li educa con castighi, tenta di emendare questo rischioso
errore. La natura umana, infatti, è lenta e vile: se non è coltivata e
non viene rotta la sua durezza, non dà frutti maturi e saporiti, né è
ben disposta per la deliziosa confidenza con lui. Dunque, è opportuno
esercitarla e pulirla con il martello dei tormenti e rinnovarla nel
crogiolo delle pene, perché divenga capace dei doni e dei favori divini,
imparando a non vincolarsi agli oggetti materiali e fallaci, nei quali
sta nascosta la rovina.
1530. Allorché mi resi conto di quanto l'eterna bontà mi
aveva preparato, mi parve poco ciò che avevo sopportato. Così, essa
decretò con mirabile provvidenza che io ridiscendessi alla Chiesa
militante per mia propria scelta; questo, infatti, dava maggiore
esaltazione a me e all'Altissimo, e il soccorso ai credenti era portato
nel modo più santo. Mi sembrò doveroso privarmi per gli anni che poi
trascorsi tra loro del gaudio che possedevo in cielo e tornare a
ottenere nuovi guadagni con il compiacimento del Signore, perché tutto
mi veniva dalla sua liberalità che mi aveva rialzato dalla polvere.
Carissima, trai insegnamento dal modello che ti offro e sforzati
valorosamente di imitarmi in un tempo nel quale la comunità ecclesiale è
tanto desolata e non ha tra i suoi membri chi si adoperi per
rincuorarla. A questo fine, voglio che tu ti impegni con coraggio,
elavando dal tuo intimo invocazioni, richieste e suppliche a vantaggio
dei fedeli, e se sarà necessario patendo e dando per essa la tua stessa
vita. Ti garantisco che la tua sollecitudine sarà molto gradita agli
occhi di mio Figlio ed ai miei.
Tutto sia a gloria e onore dell'Altissimo, re dei secoli immortale e
invisibile, e della sua madre santissima Maria, per tutta l'eternità.