28 - Si narrano alcuni arcani misteri divini di Maria santissima dopo la risurrezione del Signore.
Suor Maria d'Agreda

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Si narrano alcuni arcani misteri divini di Maria santissima dopo la risurrezione del Signore, come le fu conferito il titolo di Madre e regina della Chiesa e come le apparve Cristo prima dell'ascensione.
1495. In tutto il corso di questa Storia l'abbondanza e la grandezza
degli arcani mi hanno resa povera di termini. Ciò che perviene
all'intelletto nella luce superna è molto, ciò che si può giungere a
spiegare è poco; a causa di questa sproporzione, ho sempre sentito forte
violenza, perché l'intelligenza è feconda e l'espressione sterile, per
cui il parto delle parole non corrisponde alla pienezza del concetto.
Resto sempre diffidente verso i vocaboli che scelgo e scarsamente
soddisfatta di quello che dico, perché tutto è meno, e io non posso
supplire a questa mancanza né riempire il vuoto che rimane tra il
parlare e l'intendere. Ora mi trovo appunto in questa condizione nel
dover esporre quanto mi è stato palesato dei profondi misteri che per la
purissima Madre ebbero luogo nei quaranta giorni che precedettero
l'ascensione del suo Figlio e nostro redentore. Lo stato in cui il
potere celeste la pose dopo la passione e la risurrezione fu nuovo e più
elevato, gli atti furono più sublimi, le grazie adeguate alla sua
eminentissima perfezione e alla nascosta volontà di colui che le
elargiva, perché questa era la regola con la quale le misurava. Se
dovessi scrivere tutto quello che mi è stato manifestato, sarebbe
necessario prolungare molto la narrazione e moltiplicare il numero dei
libri; tuttavia, da ciò che affermerò si potrà intuire qualcosa di
segreti così divini per l'esaltazione di questa eccelsa Signora.
1496. Ho già informato che allora il Risorto stava nel
cenacolo in sua compagnia, quando non se ne allontanava per fare alcune
apparizioni, dopo le quali tornava immediatamente da lei. Chiunque abbia
senno capisce subito che i due sovrani dell'universo dovevano occupare i
momenti in cui erano insieme in opere mirabili oltre ogni
immaginazione, e davvero quanto me ne è stato rivelato è ineffabile.
Trascorrevano molte ore in tenerissimi colloqui caratterizzati da
incomparabile sapienza, che davano all'ardentissima Vergine un gaudio
inferiore a quello della visione del Creatore, ma superiore rispetto ad
ogni altra gioia e dolcezza concepibile. Altre volte ella benediceva
l'Altissimo con i patriarchi e i giusti glorificati che erano lì.
Distingueva con precisione i loro meriti e i doni che ciascuno di essi
aveva ricevuto dalla destra dell'Onnipotente, nonché le antiche figure e
profezie, tenendo tutto ciò talmente presente nella sua memoria che era
più facile a lei guardarlo che a noi recitare l’Ave Maria.
l‘attentissima Regina considerò i rilevanti motivi che i beati avevano
per onorare e celebrare l'Autore di ogni bene e, malgrado lo facessero
sempre, comunicò loro che voleva che per tutti quei favori, che aveva
ravvisato in essi, lo magnificassero con lei.
1497. Formando un sacro coro accondiscesero e ordinatamente
cominciarono questo esercizio: ognuno pronunciava un versetto ed ella
andava avanti con un altro, innalzando da sola in quei soavi cantici a
voci alterne tante lodi quante tutti i santi e gli angeli insieme. Anche
questi ultimi partecipavano ad esse, che davano stupore perché la
saggezza e riverenza che la Principessa testimoniava nella carne mortale
sorpassava quella di tutti loro che già si allietavano della
contemplazione dell'Eterno. Quanto costei fece in questo periodo
sovrasta la capacità di comprensione degli uomini. I meravigliosi
pensieri della sua stupenda prudenza furono degni del suo fedelissimo
affetto, perché, essendo consapevole che il suo Unigenito si tratteneva
quaggiù soprattutto per lei, per assisterla e consolarla, decise di
ricambiare come le era possibile il suo amore; quindi, dispose che sulla
terra non gli mancassero le continue benedizioni che gli stessi eletti
gli avrebbero tributato in paradiso. Unendosi ella stessa a queste, ne
accrebbe la bellezza e l'armonia, trasformando la casa in cui era in una
specie di cielo.
1498. Impiegò in ciò la maggior parte di quel tempo,
componendo più inni di quelli che ci hanno lasciato tutti gli altri.
Talora essi frapponevano i salmi di Davide e gli oracoli della
Scrittura, quasi commentandone e dischiudendone gli arcani tanto
imperscrutabili, e coloro che li avevano proferiti la additavano più
vivamente nel riconoscere i benefici che avevano ottenuto dalla mano del
Signore, di fronte al disvelamento di così molteplici e straordinari
misteri. Era anche eccezionale la felicità che provava quando rispondeva
ai suoi genitori sant'Anna e san Gioacchino, a san Giuseppe, a Giovanni
Battista e ai grandi patriarchi. Per chi è viatore non si può supporre
niente di più simile al godimento beatifico di quello che ella ebbe
allora. Avvenne poi un altro prodigio. Tutte le anime di quanti perivano
in stato di grazia si recavano al cenacolo: quelle che non avevano
alcun debito da pagare erano lì glorificate; quelle che dovevano passare
in purgatorio aspettavano senza vedere Gesù per tre, cinque o un altro
numero di giorni. Intanto la Madre della misericordia dava soddisfazione
per esse con genuflessioni, prostrazioni e altri atti, e molto più con
l'accesissima carità con la quale faceva da mediatrice e applicava a
tutte i meriti infiniti di Cristo; con tale soccorso veniva abbreviata
la pena del danno, che era non ammirare Dio, perché non avevano quella
del senso, e subito erano collocate tra le schiere dei santi. Ogni volta
che in queste era accolto qualcuno, elevava altri sublimi
ringraziamenti.
1499. In ciò e nella letizia che sperimentava con
indescrivibile abbondanza non dimenticò la miseria e la povertà dei
discendenti di Eva nel loro esilio; anzi, nella sua clemenza, volgendo i
suoi occhi al loro stato, fece per essi fervorose suppliche. Chiese a
colui che tutto può di dilatare la nuova legge nel mondo intero, di
moltiplicare i membri della comunità ecclesiale, di difenderla e
sostenerla e di far sì che il valore della redenzione fosse efficace per
ciascuno. Pur regolando quanto all'effetto questa implorazione secondo
gli immutabili decreti superni, quanto all'affetto ne estendeva a tutti i
frutti, bramando per ognuno la vita senza termine. Oltre a questa
orazione generale, ne fece una particolare per gli apostoli, e tra essi
singolarmente per Giovanni e Pietro, l'uno come figlio e l'altro come
capo dei credenti. Pregò anche per Maria di Màgdala, per le altre Marie,
per tutti i fedeli di allora e per l'esaltazione del nome del
Salvatore.
1500. Poco prima dell'ascensione, mentre era occupata in
uno degli esercizi che ho spiegato, comparvero il Padre e lo Spirito su
un seggio d'ineffabile splendore, al di sopra dei cori degli angeli e
dei beati che erano lì presenti e di altri esseri celesti del seguito
regale. Subito il Verbo incarnato salì sul trono e la sempre umile
Vergine e genitrice dell'Altissimo si stese in un angolo, adorando con
somma riverenza la Trinità, e in essa il suo Unigenito fatto uomo. Il
Padre ordinò immediatamente a due dei suoi ministri più eccelsi di
chiamarla ed essi, obbedendo all'istante, le si accostarono e con voce
dolcissima le resero nota tale volontà; ella si alzò dalla polvere con
profonda sottomissione e venerazione, e accompagnata da loro si avvicinò
ai piedi del trono della maestà, dove si abbassò ancora. Le fu detto:
«Amica, ascendi più su». Queste parole realizzarono ciò che
significavano e venne sollevata accanto alle tre Persone divine. Fu
motivo di nuovo stupore osservare una semplice donna portata a una
simile dignità e, conoscendo l'equità e la perfezione delle opere del
Signore, tutti gli resero gloria e lode, confessandolo grande, giusto,
onnipotente, santo e ammirabile in ogni suo consiglio.
1501. Il Padre parlò a Maria purissima: «Figlia mia, ti
consegno la Chiesa fondata dal mio diletto, il Vangelo e il popolo dei
riscattati». Quindi, lo Spirito Santo aggiunse: «Sposa mia, prescelta
tra tutti, ti trasmetto la mia sapienza e i miei doni; saranno così
depositati nel tuo intimo i misteri, le azioni e gli insegnamenti del
Verbo incarnato». Il Figlio stesso proseguì: «Mia carissima Madre, io
torno al Padre mio; lascio a te l'incarico di aver cura della mia Chiesa
e ti affido i suoi figli e miei fratelli, come il Padre mio li ha
affidati a me». Quindi insieme, rivolti agli astanti, proclamarono:
«Questa è la Regina dell'universo. Ella è la protettrice dei cristiani,
la signora delle creature, colei che intercede per i devoti, l'avvocata
dei peccatori, la madre della pietà, del bell'amore e della buona
speranza, la potentissima nell'inclinarci alla misericordia. In lei si
trovano i tesori della grazia e il suo cuore fidatissimo sarà la tavola
sulla quale rimarrà impressa la nostra legge. In lei è racchiuso quanto
la nostra forza ha effettuato per liberare il genere umano. Ella è il
capolavoro delle nostre mani, in lei la pienezza della nostra volontà si
comunica e riposa senza alcun impedimento con il flusso delle nostre
prerogative. Chi la invocherà con ardore non perirà, chi otterrà il suo
aiuto conseguirà la vita eterna. Quello che ci domanderà le sarà
concesso e faremo ciò che desidererà, assecondandola nelle sue richieste
e nei suoi aneliti, perché si è dedicata completamente al nostro
volere». La Principessa, all'udire questi favori così magnifici, tanto
più si abbassò sino al suolo quanto più la destra di Dio la poneva al di
sopra di ogni altro. Come se fosse stata l'ultima tra tutti, dandogli
onore, si offrì a lui con espressioni prudentissime e con immenso
affetto per lavorare come serva diligente e per eseguire con prontezza i
suoi comandi. Riaccettò dunque la cura della comunità ecclesiale, come
tenerissima custode di tutti i suoi membri, rinnovando le suppliche che
aveva fatto fino a quel momento, a tal punto che furono incessanti e
ferventissime per tutto il resto della sua esistenza di quaggiù; lo
comprenderemo meglio nella terza parte, dove ci sarà più chiaro quanto
essa debba alla nostra impareggiabile sovrana e quanto le sia stato da
lei meritato. In virtù di questo beneficio e degli altri sui quali mi
diffonderò successivamente, ella partecipò in qualche modo dell'essere
di Gesù; ma non possiedo termini per farmi capire. Egli riversò in lei i
suoi attributi e le sue eccellenze corrispondentemente al ministero di
madre e maestra della Chiesa al posto di lui stesso, e le dette tanta
scienza e potestà che niente le fu più nascosto, tanto degli arcani
celesti quanto dell'intimo degli abitanti della terra. Intese quando e
come dovesse usare la sua autorità, con gli uomini, con i diavoli, con
tutti. In breve, le fu dato appieno e degnamente quello che poteva aver
spazio in una semplice creatura. Di ciò ebbe qualche luce Giovanni,
perché era conveniente che apprendesse fino a che punto fosse da
apprezzare l'inestimabile bene che aveva ricevuto, e da allora attese
con nuova e incessante premura a venerare ed assistere la Vergine.
1502. Cristo operò in lei altre meraviglie, senza che
passasse alcuna giornata in cui non le si mostrasse onnipotente e santo
con qualche dono singolare, volendola arricchire ulteriormente prima di
partire per l'empireo. Quando già stava per compiersi il tempo fissato
per il suo ritorno presso il Padre, avendo reso nota la sua risurrezione
con apparizioni evidenti e con molte prove, come attesta san Luca, sua
Maestà decise di incontrare ancora gli apostoli, i discepoli e le
discepole, mentre erano tutti riuniti in numero di centoventi. Questa
manifestazione avvenne nel cenacolo nel giorno dell'ascensione, dopo
quella che narra san Marco. Pietro e i compagni si erano recati in
Galilea secondo l'ordine del Redentore e là erano stati con lui sul mare
di Tiberiade e sul monte dove san Matteo afferma che lo adorarono; lo
avevano visto anche cinquecento persone in una sola volta, come racconta
san Paolo. Poi, erano rientrati a Gerusalemme, perché egli aveva
stabilito così affinché fossero testimoni della sua mirabile salita al
paradiso. Così, mentre gli Undici erano insieme a mensa, venne il
Signore, come riferiscono san Marco nel suo Vangelo e san Luca negli
Atti. Mangiò con loro con grande dolcezza e familiarità, moderando lo
splendore della sua gloria perché tutti potessero scorgerlo. Finito il
pasto, proclamò in modo solenne e amabile:
1503. «Figlioli miei, sappiate che mi è stato dato ogni
potere in cielo e in terra. Lo comunico a voi, affinché portiate
dappertutto la buona novella. Siete stati duri e tardi di cuore prima di
convincervi che sono vivo; ma è ormai giunta l'ora che, come miei
solleciti seguaci, siate maestri nella fede. Predicando la mia parola,
come l'avete udita da me, battezzate tutti coloro che l'accoglieranno
nel nome del Padre, di me suo Figlio e dello Spirito Santo. Quelli che
crederanno e saranno battezzati saranno salvi, mentre chi non crederà
sarà condannato. Insegnate a osservare la mia legge. Come segno, i
credenti faranno prodigi: scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove,
cureranno le morsicature dei serpenti, se berranno qualche veleno
mortale non ne avranno alcun danno, guariranno gli infermi imponendo
loro le mani». Promise queste cose stupende per fondare la sua Chiesa
con il loro annuncio, e tutte si adempirono in essi e nei primi
cristiani; per la sua propagazione e per la sua conservazione dove è già
presente, egli realizza i medesimi miracoli, quando e come la sua
provvidenza lo sa necessario, poiché non l'abbandona mai in quanto sua
dilettissima sposa.
1504. Per disposizione divina, mentre era con loro,
affluirono in quella casa diversi fedeli e alcune pie donne, centoventi
persone in tutto, avendo egli determinato che fossero con lui al momento
dell'ascensione. Li volle istruire, come aveva fatto con gli altri, su
quanto era opportuno che imparassero prima che li lasciasse. Desiderando
prendere congedo da loro mentre erano così uniti nella pace e nella
carità nel luogo in cui era stata celebrata la cena, si manifestò a
tutti e con affabilità, come tenero padre, disse:
1505. «Figli miei carissimi, salgo al Padre mio, dal cui
seno discesi per redimere gli uomini. Al mio posto, vi do mia Madre come
vostra madre, consolatrice ed avvocata; dovete esserle sottomessi in
tutto. Vi ho rivelato che chi vede me vede il Padre mio e chi conosce me
conosce anche lui; ugualmente vi assicuro che chi conosce lei conosce
me, chi ascolta lei ascolta me, chi obbedisce a lei obbedisce a me, chi
offende lei offende me, chi venera lei venera me. La considererete tutti
madre, superiora e guida, e lo stesso farà anche chi vi succederà. Ella
risponderà ai vostri dubbi e scioglierà le vostre difficoltà; in lei mi
troverete sempre quando mi cercherete, poiché starò in lei sino alla
fine del mondo, e già ora vi sto, benché in maniera a voi nascosta».
Dichiarò questo perché dimorava come sacramento nel petto della Regina,
dato che le specie che ella aveva ricevuto durante la cena si
conservarono in lei fino alla consacrazione della prima Messa; così si
compì l'affermazione riportata da san Matteo: «Ecco, io sono con voi
tutti i giorni, fino alla fine del mondo ». Aggiunse: «Pietro sarà capo
supremo della comunità ecclesiale, nella quale l'ho costituito mio
vicario; gli sarete docili come a sommo pontefice. Stimerete Giovanni
figlio di mia Madre, come l'ho designato dalla croce». Intanto, guardava
Maria e le faceva intendere che era sua volontà comandare a tutti che
la ossequiassero nel grado che la sua eccelsa dignità meritava,
ordinandolo con un precetto speciale. L'umilissima Signora supplicò il
suo Unigenito di compiacersi di non darle più onore di quello che
occorreva affinché potesse eseguire ciò di cui l'aveva incaricata e di
permettere che non fosse riverita più di quanto lo era stata fino ad
allora, in modo tale che tutto il culto si indirizzasse direttamente a
lui e servisse alla diffusione del Vangelo e alla sua esaltazione. Il
nostro Salvatore acconsentì a questa prudentissima richiesta,
riservandosi di renderla maggiormente nota al tempo conveniente, anche
se segretamente le fece favori tanto sublimi che non si possono
immaginare.
1506. Fu incomparabile la profonda commozione che tutti
provarono per l'affettuosa esortazione di Gesù, per quello che egli
svelò loro e per il suo accomiatarsi. In essi la fiamma dell'amore di
Dio si accrebbe con la ferma professione della sua divinità e umanità.
Ricordando gli insegnamenti che avevano udito da lui, e gustando la
dolcezza della sua vista e della sua conversazione, addolorati di dover
rimanere privi in un attimo di tanti beni, piangevano e sospiravano
dall'intimo. Avrebbero voluto trattenerlo, e non potevano, perché ciò
non era confacente; avrebbero voluto salutarlo, e non vi riuscivano.
Tutti, sospesi tra l'immensa gioia e la terribile pena, formulavano nel
loro cuore espressioni cariche di sofferenza, pensando: «Come faremo
senza tale maestro? Chi ci rivolgerà parole di vita e di conforto come
le sue? Chi ci accoglierà con tanta bontà e amabilità? Chi sarà nostro
padre e nostro rifugio? Restiamo orfani sulla terra». Alcuni ruppero il
silenzio e dissero: «O Signore, delizia e vita delle nostre anime!
Adesso che ti confessiamo nostro redentore, ti allontani e ci abbandoni?
Portaci con te, non ci escludere dalla tua vicinanza. O speranza
nostra, che cosa faremo senza di te? Dove andremo, se te ne vai? Verso
dove dirigeremo i nostri passi, se non seguiamo te, nostro padre, capo e
maestro?». A queste e ad altre dolenti esclamazioni, sua Maestà rispose
loro di non lasciare Gerusalemme, perseverando nella preghiera fino a
quando egli non avesse inviato lo Spirito Santo consolatore promesso,
come nel cenacolo aveva confidato agli apostoli.
Insegnamento della Regina del cielo
1507. Carissima, è giusto che, per la meraviglia di fronte agli arcani
privilegi a me elargiti dalla destra dell'Onnipotente, i tuoi sentimenti
si muovano a benedirlo e a rendergli lode per doni così mirabili. Te ne
celo molti, che conoscerai fuori dalla carne mortale; ma voglio che
anche in codesta esistenza, da ora in poi, tu ritenga tuo dovere
esaltare e magnificare il Creatore, il quale, pur essendo io semplice
discendente di Adamo, mi sollevò dalla polvere e mostrò in me la forza
del suo braccio, realizzando cose tanto grandi in chi non poté
guadagnarsele Ripeti molte volte a nome mio il cantico del
"Magnificat". Quando sarai sola, lo reciterai prostrata al suolo e con
genuflessioni; devi farlo con ardore e devozione. Questo esercizio, che
ti assegno io stessa, mi sarà assai gradito e, se lo compirai come
desidero, lo presenterò all'Altissimo.
1508. Sei nuovamente stupita che gli autori sacri non
abbiano scritto quanto egli operò verso di me e dunque ribadisco ciò che
ti ho già palesato in varie occasioni, perché bramo che lo sappiano
anche gli altri. Proprio io ingiunsi loro di non riferire di me più di
quello che era essenziale per fondare la Chiesa con gli articoli del
credo e con i comandamenti della legge celeste, poiché come maestra dei
cristiani compresi con la scienza infusami per tale ufficio che da
principio questo era meglio. La dichiarazione delle mie prerogative era
racchiusa nella mia dignità di Madre di Dio e la Provvidenza rimandò la
completa rivelazione delle grazie corrispondenti a tale onore per un
momento più opportuno, quando la fede fosse stata più chiara e stabile.
Si sono via via manifestati alcuni misteri che mi riguardano, ma la
pienezza di luce è stata data a te, che sei povera e vile, per la
necessità dell'infelice stato del mondo. La divina pietà intende offrire
agli uomini un mezzo tanto appropriato affinché tutti cerchino la
salvezza eterna affidandosi alla mia intercessione. Ne sei sempre stata
consapevole e lo sarai ancor più in futuro. A te domando innanzitutto di
dedicarti interamente all'imitazione e alla meditazione continua delle
mie virtù e delle mie azioni, per ottenere la vittoria alla quale aspiri
sui miei e tuoi nemici.