23 - Sulla croce Cristo, nostro salvatore, trionfa sul demonio e stilla morte, secondo la profezia di Abacuc.
Suor Maria d'Agreda

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Sulla croce Cristo, nostro salvatore, trionfa sul demonio e stilla morte, secondo la profezia di Abacuc. I diavoli tengono un conciliabolo all'inferno.
1412. I venerabili arcani contenuti nel presente capitolo corrispondono a
molti altri da me già trattati in questa Storia. Uno di essi riguarda
il fatto che Lucifero e i suoi ministri, nel corso della vita di Gesù e
davanti ai suoi miracoli, non poterono mai giungere ad avere la
sicurezza assoluta che egli fosse vero Dio e salvatore del mondo, e
quindi neppure a comprendere la dignità di Maria beatissima.
Provvidamente la sapienza superna aveva disposto così, affinché
l'incarnazione e la redenzione si compissero in maniera più conveniente.
Satana, dunque, pur sapendo che l'Altissimo si sarebbe fatto uno di
noi, ne ignorava le modalità e le circostanze e, poiché se ne formava
un'opinione nella sua superbia, prese un grande abbaglio: ora affermava
che Cristo era Dio, per i suoi prodigi; ora lo negava, vedendolo povero,
umiliato, afflitto e affaticato. Confuso tra queste varie ipotesi,
rimaneva nel dubbio e continuava a fare indagini; questo durò fino
all'ora del Gòlgota, quando, venendo a scoprire i misteri di lui, fu
allo stesso tempo disingannato e sconfitto, per la passione e morte che
aveva procurato alla sua umanità santissima.
1413. Il trionfo del nostro Maestro si realizzò in modo
così elevato e mirabile che io mi confesso incapace di spiegarlo; esso,
infatti, fu del tutto spirituale e celato ai sensi, con i quali lo devo
illustrare. Vorrei che ci potessimo informare gli uni gli altri come
fanno gli angeli, perché non meno è necessario per manifestare e capire
tale opera meravigliosa del potere divino. Dirò ciò che potrò e ad
illuminare sarà la fede, più che il significato delle mie espressioni.
1414. Ho già riferito come il nostro avversario e i suoi
provarono ad allontanarsi dal Signore ed a precipitarsi all'inferno,
appena egli ricevette la croce sulle sue sacre spalle, perché in quel
momento avvertirono che la forza celeste cominciava ad affliggerli
maggiormente. Poiché sua Maestà lo permise, da questo nuovo tormento
riconobbero che con l'uccisione di quell'innocente, da loro tramata, li
sovrastava un enorme danno, e che non si trattava di una semplice
creatura. Quindi, desideravano ritirarsi e non assistere più come prima i
giudei e i responsabili della giustizia; il braccio dell'Onnipotente,
però, li trattenne e li legò come dragoni ferocissimi, costringendoli
per mezzo di un comando della Vergine a non fuggire ed a seguire il suo
Unigenito sino alla fine. L'estremità della catena mistica fu data alla
Regina, affinché li tenesse soggiogati con le virtù del suo diletto.
Anche se spesso, pieni di furore, davano strattoni per liberarsi, non
riuscirono a superare la resistenza con la quale ella li teneva,
obbligandoli a giungere al luogo del supplizio e a mettersi intorno al
duro legno, dove ordinò loro di rimanere immobili fino al termine di
eventi così sublimi come erano quelli che vi si compivano per la loro
rovina e il riscatto degli uomini.
1415. A questo ordine, il principe del male e i suoi
squadroni furono tanto prostrati dalla pena che sentivano per la
presenza di Gesù e di sua Madre, e per ciò che li minacciava, che
avrebbero trovato profondo sollievo nel gettarsi negli abissi. Poiché
non era loro concesso, si stringevano fra sé come formiche sbalordite e
come vermiciattoli timorosi che cercano di nascondersi in qualche buco,
benché la loro rabbia non fosse propria di animali, ma di demoni più
crudeli dei draghi. Qui la tronfia tracotanza di Lucifero fu del tutto
avvilita e svanirono le sue pretese di innalzare il suo trono sopra le
stelle e di bere le limpide acque del Giordano. Oh, come era abbattuto e
inerme colui che in tante occasioni aveva arditamente presunto di
capovolgere l'intero universo! Come era perplesso e sconfortato colui
che aveva raggirato molte anime con promesse fallaci o con minacce! Come
era turbato l'infelice Amàn davanti al patibolo sul quale aveva tentato
di far salire il nemico Mardocheo! Oh, quale ignominia per lui
osservare la vera Ester, Maria purissima, domandare che il suo popolo
fosse risparmiato e che il traditore venisse rovesciato dalla sua
primitiva grandezza e castigato con la condanna dovuta alla sua
smisurata protervi! Qui l'oppresse e decapitò la nostra invincibile
Giuditta, qui gli schiacciò l'altera cervice. Da adesso in poi saprò,
satana, che il tuo orgoglio oltrepassa le tue possibilità. Già ti
coprono vermi, invece che splendore; già il tarlo consuma e rode il tuo
cadavere. Tu, che ferivi le genti, sei colpito più di tutte loro. Non
temerò più le tue false intimidazioni, né darò più ascolto ai tuoi
inganni, poiché ti vedo annientato e senza alcun vigore.
1416. Era ormai tempo che il serpente antico fosse
sopraffatto dal Maestro della vita. Era opportuno che ciò avvenisse con
la sua disillusione e a questo aspide velenoso non doveva giovare il
turarsi le orecchie per non udire la voce dell'incantatore. Allora,
Cristo iniziò a proferire dalla croce le sette parole, dando a lui e ai
suoi ministri licenza di intendere i misteri in esse racchiusi, perché
voleva trionfare così su di loro, sul peccato e sulla morte,
spogliandoli della tirannia con la quale tenevano soggetto il mondo.
Pronunciò la prima: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che
fanno». Essi conobbero con certezza che parlava con l'Eterno, che era
suo figlio e vero Dio con lui e con lo Spirito, che nella sua umanità
santissima di perfetto uomo unita alla divinità accettava liberamente di
perire per i discendenti di Adamo, che per i suoi atti d'infinito
valore offriva il perdono a tutti coloro che avrebbero voluto trarne
profitto, senza eccettuare quanti lo stavano straziando. Provarono tanta
ira e tanto dispetto che si lanciarono impetuosamente verso gli antri
tenebrosi, dibattendosi con tutte le energie per farlo; ma la
potentissima Signora lo impediva.
1417. La seconda parola fu indirizzata al fortunato
ladrone: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». I diavoli
capirono che il frutto della redenzione era la salvezza dei rei e il suo
fine ultimo l'esaltazione degli eletti, che i meriti di Gesù
cominciavano ad operare con nuova efficacia, che con essi si aprivano le
porte del paradiso, sino a quel momento chiuse per la colpa originale, e
che molti sarebbero entrati a godere la beatitudine perenne e ad
occupare i posti che per loro era invece impossibile riacquistare. Si
resero conto che aveva la facoltà di chiamare i traviati, giustificarli e
glorificarli, e che aveva riportato innumerevoli vittorie su di loro
nella sua esistenza terrena con le virtù eminenti dell'umiltà, della
pazienza, della mansuetudine e con tutte le altre che aveva esercitato.
Con il nostro linguaggio non si possono esplicare la loro confusione e
il loro tormento, che furono tali da umiliarne la superbia fino a
muoverli a pregare la Vergine di permettere che si ritirassero nelle
loro caverne e di allontanarli dalla sua presenza; ma ella non
acconsentì, perché non ne era ancora giunta l'ora.
1418. Il dolcissimo Unigenito rivolse alla Regina la terza
parola: «Donna, ecco il tuo figlio!». I demoni compresero che ella era
vera Madre di Dio fatto carne, e che era la stessa il cui segno era
stato manifestato ad essi in cielo quando erano stati creati ed avrebbe
calpestato loro la testa, come l'Altissimo aveva preannunciato
nell'Eden. Penetrarono la sua eccellenza sopra ogni essere, nonché il
suo dominio su di loro, come stavano sperimentando. Fu inesplicabile il
loro furore, poiché fin dal principio, da quando era stata plasmata Eva,
erano andati tutti indagando con astuzia quale potesse essere quella
grande donna della quale avevano visto il segno nel cielo, e in tale
occasione seppero di non averla identificata. Questo irritò la loro
arroganza più di ogni altro supplizio e si adirarono con se stessi come
leoni feroci rinnovando l'antica collera contro di lei, benché senza
successo. Appresero inoltre, come una minaccia a quello sdegno, che
Giovanni era stato assegnato da Cristo come angelo custode di Maria, con
l'autorità di sacerdote; lo stesso scoprì anche l'Evangelista. Lucifero
non fu informato solo della potestà di lui contro gli spiriti del male,
ma anche di quella che veniva concessa a tutti i sacri ministri per la
loro dignità e partecipazione al potere stesso di sua Maestà. Ebbe, poi,
notizia che pure le altre persone rette, benché non presbiteri,
sarebbero state sotto una speciale protezione e sarebbero rimaste salde
contro l'inferno. Tutto ciò debilitava lui e i suoi seguaci.
1419. La quarta parola fu diretta al Padre: «Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato?». In essa i nemici intuirono che la sua
carità era immensa e senza termine, e che inspiegabilmente per
soddisfarla l'influsso della divinità era stato sospeso alla sua umanità
santissima, affinché, con il sommo rigore della passione, la redenzione
fosse abbondantissima. Capirono che egli si affliggeva e si lamentava
con affetto, perché non sarebbero stati liberati tutti gli uomini, dai
quali era stato abbandonato, ed era risoluto a sopportare di più, se gli
fosse stato chiesto. Questa felicità dei mortali di essere tanto
diletti dal Signore stesso aumentò l'invidia di tutti costoro, che
sentirono la sua onnipotenza pronta a ciò. La loro malvagità e il loro
orgoglio furono schiacciati ed essi si confessarono deboli per opporsi
efficacemente tutte le volte che qualcuno avrebbe voluto approfittarne.
1420. La quinta parola fu: «Ho sete ». Essa accelerò il
trionfo contro satana e i suoi, che provarono maggiore rabbia e
dispetto, perché Gesù la indirizzò più chiaramente contro di loro.
Afferrarono che significava: «Se vi pare tanto quello che soffro per i
miei fratelli e smisurato il mio amore per loro, desidero che intendiate
che la mia incommensurabile bontà è sempre assetata della loro
beatitudine, alla quale anelo, e non l'hanno spenta le molte acque dei
miei tormenti e dei miei dolori. Se fosse necessario, ne affronterei di
assai peggiori, per riscattarli dalla vostra tirannia e renderli solidi
contro la vostra malizia e superbia».
1421. La sesta parola proferita fu: «Tutto è compiuto!». Il
serpente e gli altri, così, ebbero completamente presente il mistero
dell'incarnazione e della salvezza, già conclusa in tutta la sua
perfezione, secondo l'ordine superno. Fu svelato loro che il Figlio
aveva obbedito all'Eterno e aveva adempiuto pienamente le promesse fatte
per mezzo dei patriarchi e dei profeti. Furono, inoltre, messi al
corrente che la sua umiltà e docilità avevano compensato la protervia e
la ribellione da loro mostrata nell'empireo, quando non avevano voluto
sottomettersi a lui né riconoscerlo come superiore nella carne, ed erano
perciò avviliti con eccelsa sapienza e giustizia da quello stesso che
avevano disprezzato. Poiché, poi, era conseguente alla sua elevata
dignità e ai suoi meriti illimitati che Cristo in quell'ora esercitasse
la facoltà di giudice delle creature celesti e terrene, affidatagli
dall'Altissimo, egli, usando la sua forza ed eseguendo la sentenza
contro il dragone nel medesimo istante in cui la pronunciava, intimò a
lui e a tutti i suoi compagni di scendere subito nelle profondità più
oscure delle carceri infernali, come condannati al fuoco perenne.
Immediatamente dopo disse la settima parola: «Padre, nelle tue mani
consegno il mio spirito». La sua potentissima Madre concorse con lui e
ingiunse anch'ella ai demoni di precipitare in quel momento negli
abissi. Per questo comando del supremo Re e della Regina, essi partirono
dal monte Calvario e piombarono fino negli antri più bassi, con
maggiore violenza e rapidità di un fulmine.
1422. Il Redentore, vittorioso, dopo avere sopraffatto il
più grande avversario, per consegnare il suo spirito al Padre dette
licenza alla morte di avvicinarsi, chinando il capo e abbattendola con
tale consenso, in cui come il tentatore essa trovò il suo laccio. La
ragione di ciò è che questa non potrebbe ferire né avere potere su
nessuno, se non fosse per la prima colpa, alla quale fu imposta come
pena. Perciò l'Apostolo afferma che sua arma e suo pungiglione è il
peccato, da cui è stata aperta la ferita attraverso la quale è entrata
nel mondo. Sua Maestà estinse il debito del male che non poteva
commettere; dunque essa, quando gli tolse la vita senza avere alcun
diritto su di lui, perse quello che aveva sugli altri figli di Adamo. Da
allora né essa né Lucifero avrebbero più potuto offenderli, se questi
ne avessero approfittato e non fossero tornati a soggiogarsi
volontariamente a loro. Se il nostro progenitore non fosse caduto, e noi
tutti in lui, non ci sarebbe stato il castigo della morte, ma piuttosto
un transito da una condizione felice a quella felicissima della patria
di lassù. Il peccato, però, ci rese sudditi di essa e di satana, che ce
la procurò per avvalersene, privandoci del passaggio alla vita eterna e
ancor prima della grazia, dei doni e dell'amicizia di Dio, e per
mantenerci servi suoi e dei vizi, soggetti al suo crudele e iniquo
impero. L'Unigenito distrusse tutte queste opere del diavolo; perendo da
innocente e pagando per noi, fece in modo che la morte fosse soltanto
del corpo e non dell'anima, fisica e non spirituale e perpetua, ed anzi
fosse la porta per il gaudio del paradiso per chi non avesse voluto
farselo sfuggire. In tale maniera scontò l'antica trasgressione,
disponendo anche che da parte nostra potessimo offrire come ammenda il
trapasso corporale, accettato per amore suo; così, assorbì la morte, e
la sua morte santissima fu il boccone con il quale la ingannò,
togliendole le energie e la vita e abbandonandola prostrata e sconfitta
1423. In questo successo del nostro Salvatore si compì la
profezia fatta da Abacuc nella sua preghiera, dalla quale prenderò
soltanto ciò che basta al mio intento. Egli conobbe tale mistero e il
dominio del Signore sulla morte e sul maligno. Con religioso timore gli
domandò di dare vita a chi aveva plasmato, cioè l'uomo, e predisse che
l'avrebbe fatto e, nel suo sdegno, si sarebbe ricordato di avere
clemenza. Annunciò che la gloria di questa meraviglia avrebbe riempito i
cieli e la sua lode la terra, che il suo splendore sarebbe stato come
la luce e che egli avrebbe tenuto nelle sue mani bagliori di folgore,
che sono le braccia della croce, nella quale sarebbe stata nascosta la
sua forza. Proclamò, inoltre, che la morte sarebbe andata davanti a lui
come schiava e il serpente sarebbe stato abbassato ai suoi piedi e
quindi avrebbe misurato la terra. Tutto fu eseguito alla lettera, in
quanto il nostro nemico uscì con il capo fracassato dai piedi del nostro
Maestro e della beatissima Vergine, che lo umiliarono e calpestarono
con la loro passione e con la loro potenza. Poiché egli piombò sino al
centro del globo, nella regione dell'inferno più profonda e distante
dalla superficie, si dice che misurò la terra. Il resto del testo
riguarda il trionfo di Cristo nel progredire della Chiesa sino alla
fine, e non è necessario riportarlo qui; quello che, però, è conveniente
che noi tutti comprendiamo è che il drago e i suoi, per la sua morte,
furono legati, abbattuti e indeboliti per tentare gli esseri dotati di
ragione. Lo sarebbero ancora, se questi con le loro colpe e
spontaneamente non li avessero liberati e non avessero incoraggiato la
loro superbia a ritornare con rinnovato vigore a seminare rovina. Tutto
ciò si capirà meglio dal conciliabolo che essi tennero e da quello di
cui parlerò continuando a narrare questa Storia.
Conciliabolo tenuto all'inferno da Lucifero e dai suoi demoni dopo la
morte di Cristo, nostro Signore
1424. Lucifero e i suoi ministri caddero dal monte Calvario
fin negli abissi con più furia e turbolenza di quando erano stati
precipitati dalle altezze. Il loro regno è sempre terra tenebrosa e
coperta dalle ombre della morte, piena di caliginosa confusione, di
miserie, angustie e disordine, come afferma Giobbe; eppure, in tale
occasione la sua infelicità e il suo scompiglio furono più grandi,
perché i dannati ricevettero ulteriore orrore e tormento dalla ferocia
con cui i demoni vi discesero e dal dispetto che nella loro rabbia
mostrarono. Certamente, questi non hanno l'autorità di porli a loro
arbitrio in zone di maggiore o minore tribolazione, poiché ciò è deciso
dall'equità divina, secondo i misfatti di ciascuno; tuttavia, il giusto
giudice stabilisce che, oltre alla pena "essenziale", in alcune
circostanze ce ne possano essere altre "accidentali". Quanto è stato
commesso, infatti, ha lasciato radici e molti mali per altri, che per
questo si smarriscono; così, i durevoli effetti di tali peccati non
ritrattati le motivano. Giuda fu straziato con altre torture per aver
venduto sua Maestà, procurandone l'uccisione. I diavoli scoprirono in
quel momento che il luogo di punizioni terribili dove lo avevano
collocato era destinato a coloro che si sarebbero smarriti con la fede e
senza le opere, e a quelli che avrebbero rifiutato di proposito la
virtù e il frutto della redenzione, contro i quali essi manifestano più
collera.
1425. Appena satana ebbe il permesso di sfogare l'ira
concepita contro il Salvatore e Maria e di rialzarsi dopo essere rimasto
per qualche tempo steso al suolo, volle intimare ai suoi compagni la
sua ribadita tracotanza contro Gesù. A tale scopo li convocò tutti e,
sistematosi in una posizione elevata, dichiarò loro: «A voi, che per
tanti secoli siete stati e starete nella mia fazione per la legittima
vendetta delle sofferenze inflittemi, sono note quelle che mi sono state
procacciate adesso da questo nuovo uomo e Dio e sapete come per
trentatré anni egli mi abbia indotto in errore, celandomi la sua vera
identità e i suoi atti interiori, e sgominandoci per mezzo della stessa
condanna che gli abbiamo procurato per annientarlo. Prima della sua
incarnazione, lo denigrai e non mi assoggettai a confessarlo più
meritevole di me dell'adorazione di tutti. Per tale resistenza fui
scagliato giù dal cielo insieme con voi e mi fu data questa bruttezza,
indegna del mio splendore e della mia bellezza; ma più di tutto questo
mi affligge il vedermi vinto e oppresso da costui e da sua Madre. Fin
dalla formazione di Adamo li ho cercati con attenzione per distruggerli
o, se non mi fosse riuscito, traviare le creature di lui e fare in modo
che nessuna di esse lo accettasse come Signore e lo servisse, e che le
sue azioni non portassero loro vantaggio. Questi sono stati i miei
desideri, questi i miei pensieri e i miei sforzi, ma invano, poiché mi
ha sconfitto con la sua umiltà e la sua povertà, mi ha calpestato con la
sua pazienza e infine mi ha defraudato del potere che avevo nel mondo
con la sua passione e la sua ignominiosa crocifissione. Ciò mi angoscia
in maniera tale che, quando anche io lo strappassi dalla destra di suo
Padre, dove già starà glorioso, e trascinassi tutti coloro che ha
riscattato in questo inferno, non verrebbe appagato il mio odio né
placato il mio furore».
1426. «È forse possibile che l'Onnipotente abbia innalzato
la natura umana, così inferiore alla mia, al di sopra di tutto quello
che ha fatto, che l'abbia tanto favorita da unirla a se stesso nel Verbo
eterno, che prima di compiere questo abbia mosso guerra contro di me e
dopo mi abbia schiacciato con mio enorme sconcerto? Sempre l'ho
considerata nemica crudele, sempre è stata per me ripugnante e
intollerabile. O gente tanto beneficata da colui che detesto e tanto
diletta dalla sua ardente carità! Come impedirò la vostra fortuna? Come
vi potrò rendere affranti al pari di me, dato che non posso togliervi la
stessa esistenza? Che faremo dunque, miei vassalli? Come restaureremo
il nostro impero? Come riacquisteremo forza contro i mortali? Come
potremo ancora superarli? È, infatti, chiaro che da ora in poi tutti, se
non sono insensibili, assolutamente ingrati e peggiori di noi contro
questo uomo-Dio, che con tanto amore li ha liberati, faranno a gara
nell'andargli dietro, gli daranno il proprio cuore e abbracceranno i
suoi soavi precetti. Non acconsentiranno ai nostri inganni,
disdegneranno gli onori illusori che offriamo e aneleranno al disprezzo,
vorranno la mortificazione e conosceranno il pericolo dei piaceri,
abbandoneranno i tesori e le ricchezze e avranno care le privazioni, che
il loro Maestro ha reso così stimabili, e per imitarlo riterranno
orribile tutto quello con cui noi proviamo ad allettare i loro appetiti.
Ciò abbatte il nostro regno, poiché nessuno verrà con noi in questo
luogo di confusione e di tormento, e tutti conseguiranno la beatitudine
che abbiamo perso, si piegheranno fino a terra e patiranno con
sopportazione; la mia indignazione e la mia superbia non avranno
effetto».
1427. «Oh, me infelice, di che terribile pena mi è causa
l'essermi sbagliato! Tentando questo uomo-Dio nel deserto, gli ho dato
occasione di lasciare con il suo trionfo un esempio ad ognuno e ho fatto
sì che ci fosse qualcuno capace di sopraffarmi. Perseguitandolo, gli ho
solo permesso di educare alla sua umiltà e pazienza. Persuadendo Giuda a
venderlo e i giudei ad angariarlo con feroce accanimento e ad
ammazzarlo, ho affrettato la mia rovina e l'instaurarsi della dottrina
che mi ero impegnato a cancellare. Come si poté abbassare in tale misura
colui che era Dio? Come sostenne tanto da parte degli uomini, così
malvagi? Come potei dare io stesso un simile aiuto affinché la salvezza
fosse così abbondante e mirabile? Oh, che potenza divina è la sua, come
mi angustia e indebolisce! Come la mia avversaria, colei che lo ha
generato, è così invincibile contro di me? Il suo potere è inusitato per
una semplice creatura e senza dubbio le viene partecipato dallo stesso
che rivestì di carne. Costui mi ha sempre combattuto duramente
attraverso questa donna, così aborrita dalla mia alterigia da quando la
vidi nella sua immagine o idea. Se, però, non si soddisfa il mio
orgoglioso risentimento, non desisto dal lottare contro di lui, contro
Maria e contro i discendenti di Adamo. Orsù, voi che mi seguite, è ormai
il momento di concretizzare la nostra ira; avvicinatevi tutti a
discutere con me delle vie per farlo, perché su ciò bramo il vostro
parere».
1428. A questa tracotante proposta risposero alcuni dei
demoni di grado più elevato, incitandolo con vari consigli per
ostacolare il frutto della redenzione. Convennero che non era possibile
offendere la persona di Cristo, né diminuire il valore immenso dei suoi
meriti, né distruggere la virtù dei suoi sacramenti, né falsificare o
corrompere quanto aveva predicato, ma nonostante tutto c'era bisogno di
trovare, corrispondentemente ai nuovi principi, mezzi e favori ordinati
dall'Altissimo per il rimedio, nuovi modi di contrastarli, come anche
più grandi seduzioni e raggiri. Perciò alcuni, dotati di maggiore
sagacia e malizia, dissero: «È certo che i mortali hanno già nuovi
ammonimenti e una legge assai forte, sacramenti nuovi ed efficaci, un
nuovo modello e maestro di perfezione e una influentissima
interceditrice ed avvocata in questa nuova donna; ma le inclinazioni
della loro natura sono sempre le stesse, e le cose dilettevoli per i
sensi non sono mutate. In tale maniera, aggiungendo nuova astuzia,
disfaremo per quanto dipende da noi ciò che egli ha operato per loro, e
ci scaglieremo aspramente contro di essi, cercando di attirarli con
lusinghe e muovendo le loro passioni, così che le assecondino con impeto
senza preoccuparsi di altro; la loro condizione è tanto limitata che,
quando è occupata con un oggetto, non può badare al contrario».
1429. Con questa determinazione essi, con rinnovata
furbizia, cominciarono a distribuirsi un'altra volta i compiti,
dividendosi in vari squadroni, ciascuno dei quali era incaricato di
istigare ad un vizio differente. Decisero di sforzarsi di conservare nel
mondo l'idolatria, perché gli esseri umani non arrivassero alla
cognizione dell'autentico Signore, né del loro riscatto. Se non vi
fossero riusciti, poi, stabilirono di inventare sette ed eresie e, per
realizzare tutto ciò, di investigare quali fossero tra di essi i più
cattivi e depravati, che prima abbracciassero gli errori e poi ne
fossero guide per gli altri. Fu allora che quei velenosi serpenti
concepirono la setta di Maometto, le eresie di Ario, di Pelagio e di
Nestorio e quante ne sono comparse dal tempo della Chiesa primitiva fino
ad oggi, nonché altre che tengono pronte, delle quali non è necessario
né conveniente parlare. Lucifero approvò questo piano infernale, perché
si opponeva alla verità divina e abbatteva il fondamento della salvezza,
che consiste nella fede in Dio. Lodò, onorò e pose al suo fianco i
diavoli che avevano dato tali suggerimenti, i quali si incaricarono di
individuare gente empia che introducesse simili menzogne.
1430. Alcuni si assunsero la responsabilità di pervertire
le tendenze dei fanciulli, osservandole fin dalla nascita. Altri si
impegnarono a rendere negligenti i padri nell'educazione dei figli, o
per eccessivo amore o per avversione, e a fare in modo che questi li
detestassero. Altri ancora si offrirono per mettere odio tra mariti e
mogli, e per facilitare loro l'adulterio e il disprezzo della giustizia e
della fedeltà. Tutti furono d'accordo che avrebbero diffuso attriti,
ostilità, conflitti e vendette; li avrebbero stimolati a questo con
suggestioni fallaci, spingendoli alla superbia e alla sensualità, con
l'avarizia e con desideri di prestigio e dignità. Avrebbero presentato
le loro apparenti ragioni contro tutte le virtù insegnate da sua Maestà
e, soprattutto, avrebbero provato a distogliere le creature dalla
memoria della sua passione e crocifissione, della redenzione e delle
pene eterne. Ad essi parve che così costoro avrebbero rivolto le energie
ai piaceri terreni, e non sarebbe rimasta loro attenzione o
considerazione alcuna per ciò che è celeste e per il proprio stato
interiore.
1431. Satana, dopo avere udito queste ed altre riflessioni,
affermò: «Vi sono molto riconoscente per i vostri progetti e acconsento
a tutti. Sarà assai semplice ottenere ogni cosa da coloro che non
professeranno i decreti che Gesù ha dato; l'impresa, però, sarà ardua
contro coloro che li accetteranno e aderiranno ad essi. Quindi, è
soprattutto contro di loro che io intendo dare dimostrazione della mia
immane rabbia. Perseguiterò in modo durissimo quanti accoglieranno le
sue parole e lo seguiranno; con loro la nostra guerra deve essere fiera e
ostinata sino alla fine dei giorni. Nella comunità ecclesiale devo
seminare la mia zizzania: ambizione, avidità, lussuria e feroci rancori,
con tutti gli altri vizi dei quali sono capo. Se si moltiplicano e
crescono le colpe tra i cattolici, questi con tali ingiurie e con la
loro villana ingratitudine irriteranno l'Onnipotente e faranno sì che
egli neghi legittimamente ad essi il suo aiuto, meritato con tanta
abbondanza da Cristo. Se con le loro mancanze si privano di tale difesa,
riporteremo una sicura vittoria. È anche opportuno adoperarci per
strappare loro la pietà e tutto ciò che è spirituale, e perché non
capiscano l'efficacia dei sacramenti o si accostino ad essi in
condizione di peccato, o almeno senza fervore e devozione; questi
benefici, infatti, non sono materiali e per ricavarne maggiore frutto
bisogna riceverli con tali disposizioni. Se essi saranno giunti una
volta a spregiare la medicina, tardi recupereranno la salute, e faranno
meno resistenza alle nostre tentazioni. Non si avvedranno dei nostri
inganni, si dimenticheranno dei favori concessi loro, non stimeranno il
ricordo del proprio Salvatore, né l'intercessione di sua Madre. Questa
triste trascuratezza li renderà indegni della grazia e procurerà che
egli, adirato, la rifiuti loro. Voglio che collaboriate tutti con me con
grande vigore, non perdendo tempo né alcuna occasione di eseguire
quanto vi comando».
1432. Non è possibile riferire gli espedienti che il drago e
i suoi alleati macchinarono allora contro la Chiesa e i suoi membri,
perché queste acque del Giordano entrassero nella sua bocca. Basti
notare che conferirono per quasi un anno intero ed è sufficiente
esaminare l'andamento della storia dopo il sacrificio del Signore,
nostro bene, e dopo tanti miracoli, doni ed esempi luminosi di uomini
santi per manifestare la fede. Ponderando che tutto ciò non riesce a
ricondurre molte persone al cammino della vita, si deduce quanto il
maligno abbia fatto contro di esse, e che la sua collera è tale che può
dire con Giovanni: Guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è
precipitato sopra di voi pieno di grande furore. Ma, ahimè! Verità tanto
chiare come queste, e tanto importanti per intendere il pericolo in cui
ci troviamo ed evitarlo con tutte le forze, sono oggi così cancellate
dalla mente dei mortali, con irreparabili conseguenze! Il nemico è
astuto, crudele e vigilante; noi, invece, siamo addormentati, negligenti
e deboli! Come può meravigliare che Lucifero si sia tanto impossessato
della terra, se pochi gli si oppongono, mentre molti lo ascoltano, lo
approvano e vanno dietro alle sue menzogne, non pensando alla rovina
perenne che egli guadagna loro con implacabile furia e malizia? Prego
coloro che leggeranno questo scritto di non voler ignorare una minaccia
così temibile. Se non la intuiscono dallo stato del mondo, dalle sue
sciagure e dal danno che ciascuno sperimenta in sé, la discernano almeno
dalla cura necessaria e dai numerosi validi rimedi lasciati ai suoi dal
nostro Maestro. È certo, infatti, che egli non ci avrebbe applicato un
antidoto simile se il nostro male, con l'eventualità di perire
eternamente, non fosse stato tanto spaventoso e tremendo.
Insegnamento della Regina del cielo
1433. Mia diletta, la luce superna ti ha rivelato molto sul
glorioso trionfo che il mio Unigenito riportò dalla croce sui demoni e
sull'oppressione con cui li sconfisse e prostrò. Devi essere
consapevole, però, che ciò di cui sei all'oscuro è più di quello che hai
appreso di arcani tanto ineffabili, perché la creatura, finché è nella
carne, non può penetrarli come essi sono in se stessi. La Provvidenza
riserva la loro comprensione totale come premio degli eletti nel cielo e
nella visione beatifica, dove si capiscono perfettamente, e come
confusione dei reprobi, nella misura in cui li conosceranno alla fine
dell'esistenza di quaggiù. Quello di cui sei stata informata è
abbastanza per istruirti sui rischi che corri e per incoraggiarti nella
speranza di debellare i tuoi avversari. Considera anche a fondo la nuova
ira concepita contro di te dal serpente per quanto hai esposto in
questo capitolo. L'ha sempre avuta, cercando di impedirti di narrare le
mie vicende; ma ora la sua superbia si è irritata un'altra volta, perché
hai svelato lo smacco, l'umiliazione e l'abbattimento che egli dovette
subire allo spirare di Gesù, la condizione nella quale rimase e gli
stratagemmi che escogitò con i suoi compagni per vendicare la propria
caduta contro i discendenti di Adamo, soprattutto i cristiani. Tutto
questo lo ha ulteriormente turbato ed esacerbato, dato che scorge ciò
palesato a chi non ne sapeva niente. Tu saggerai tale sdegno nelle
tribolazioni che ti farà provare con varie tentazioni e persecuzioni;
d'altra parte, hai già cominciato a fare esperienza della sua rabbia e
ferocia. Ti do questo avvertimento perché tu stia molto accorta.
1434. Ti stupisce a ragione l'aver avuto notizia del potere
dei meriti di sua Maestà e dell'opera di salvezza, con quanto causò nei
ministri di satana, mentre osservi questi stessi signoreggiare tanto
spavaldi con raccapricciante audacia. Benché tale sbigottimento ceda di
fronte all'illuminazione che ti è stata concessa su quello che hai
raccontato, voglio ugualmente aggiungere qualcos'altro, affinché cresca
la tua sollecitudine contro esseri così pieni di malignità. Senza dubbio
il principe delle tenebre e i suoi, rendendosi conto dell'incarnazione e
della redenzione, scoprendo che mio Figlio era nato tanto povero, umile
e vilipeso, e venendo ad avere cognizione della sua vita, dei suoi
prodigi, della sua misteriosa morte e di quanto ancora aveva compiuto
sulla terra per attrarre a sé gli uomini, restarono indeboliti e senza
forze per circuire i discepoli, come solevano fare con gli altri e come
sempre bramavano. Nella comunità primitiva durò per molti anni il
terrore dei diavoli, e la paura che questi avevano dei battezzati; in
essi, infatti, la potenza dell'Altissimo risplendeva per mezzo
dell'imitazione del Signore e dell'ardore con cui professavano la fede,
seguivano la dottrina evangelica ed esercitavano le virtù con eroici ed
infiammati atti di amore, di sottomissione, di pazienza e di disprezzo
delle apparenze vacue e fallaci. Molti, anzi, spargevano il proprio
sangue, dando la vita per lui, e facevano azioni stupende e mirabili ad
esaltazione del suo nome. Questa inalterabile fortezza era data loro
dalla memoria ancora fresca della sua passione, dal tenere più presente
il modello sublime della sua magnifica sopportazione e del suo
abbassamento e dall'essere meno tentati dai dragoni, che non poterono
rialzarsi dal grave atterramento in cui li aveva abbandonati la vittoria
del Dio crocifisso.
1435. La viva immagine del Maestro che questi ultimi
distinguevano nei primi credenti li spaventava a tal punto che non
osavano avvicinarsi ad essi e subito fuggivano. Così succedeva con gli
apostoli e con gli altri giusti che godettero degli insegnamenti divini e
offrirono con la loro perfezione le primizie del riscatto e della
grazia; lo stesso accadrebbe anche oggi, come si constata e si
sperimenta nei santi, se tutti i cattolici la accettassero, si
lasciassero guidare da essa e percorressero il cammino della croce, come
lo stesso Lucifero paventò che avrebbero fatto. Ben presto, però, la
carità, il fervore e la devozione iniziarono a raffreddarsi. Molti si
sono scordati del beneficio del loro rimedio, hanno assecondato le
inclinazioni e i desideri della carne, hanno avuto a cuore la vanità e
l'avidità di beni e si sono fatti ingannare ed affascinare dalle false
favole del seduttore, oscurando così la gloria del Creatore e
consegnandosi nelle mani dei loro acerrimi nemici. Per questa triste
ingratitudine il mondo è pervenuto al suo attuale infelicissimo stato. I
demoni hanno innalzato la loro protervia, presumendo di impadronirsi di
tutti, per la dimenticanza e l'indifferenza dei cristiani. La loro
audacia arriva a cercare di distruggere l'intera Chiesa, pervertendo
tanti affinché la neghino e quelli che stanno in lei affinché la
disdegnino o non approfittino dell'immolazione del loro Salvatore. La
calamità maggiore è che parecchi non se ne accorgono e la ignorano,
sebbene possano ritenere di essere giunti ai tempi minacciati dal mio
Unigenito, quando disse alle figlie di Gerusalemme che sarebbero state
fortunate le sterili e che molti avrebbero pregato i monti e i colli di
coprirli abbattendosi sopra di essi, per non vedere l'incendio di colpe
tanto brutte consumare i figli della perdizione, quali alberi secchi,
senza frutto e senza alcuna qualità. Carissima, tu vivi in questo secolo
così malvagio e, perché non ti sorprenda lo sterminio di tante anime,
piangilo sinceramente con amarezza, e non far mai cadere nell'oblio
l'incarnazione, passione e morte di sua Maestà; rendi grazie per questo,
al posto di tanti altri che non se ne curano. Ti assicuro che tale
ricordo e meditazione incute grande timore all'inferno e tormenta gli
spiriti del male, che scappano e si allontanano da coloro che tengono a
mente con riconoscenza le opere e i misteri del Redentore.