5 - I benefici che gli apostoli ricevettero da Cristo nostro redentore per la devozione verso la sua Madre santissima.
La mistica Città di Dio - Libro sesto
Suor Maria d'Agreda

I benefici che gli apostoli ricevettero da Cristo nostro redentore per la devozione verso la sua Madre santissima. Giuda, che non l'ebbe, si avvia verso la propria perdizione.
1079. Miracolo dei miracoli dell'onnipotenza divina e meraviglia delle
meraviglie era il procedere della prudentissima Maria nei confronti del
sacro collegio degli apostoli e dei discepoli di Cristo nostro Signore,
suo figlio santissimo. Benché questa rara sapienza sia inesplicabile, se
tentassi di manifestare tutto ciò che di essa mi viene fatto
comprendere, sarebbe necessario scrivere un gran volume soltanto su
questo argomento. Nel presente capitolo dirò qualcosa al riguardo; del
resto parlerò nella misura in cui se ne presenterà l'opportunità:
nell'insieme sarà molto poco, però se ne potrà ricavare quanto basta per
la nostra istruzione. Il Maestro divino infondeva nel cuore di tutti i
discepoli che accoglieva alla sua scuola una speciale venerazione per la
sua santissima Madre, e ciò era opportuno, dovendo essi stare in sua
compagnia e trattare tanto familiarmente con lei. Questa santa semente
della divina luce era comune a tutti ma non in ugual misura, perché sua
Maestà distribuiva tali doni secondo la volontà di Dio, le condizioni
dei soggetti e la missione a cui li destinava. Sperimentando poi il
dolcissimo tratto e l'ammirabile conversazione della grande Regina,
crebbe negli apostoli l'amore reverenziale verso di lei; ella infatti
parlava con loro e li amava, li consolava e assisteva, li ammaestrava e
sollevava in tutte le necessità, cosicché non si allontanavano mai dalla
sua presenza senza essere pieni di gioia interiore e di una
consolazione maggiore di quella che essi stessi potessero desiderare.
Questi benefici, tuttavia, davano più o meno frutto a seconda della
disposizione del cuore di chi li riceveva.
1080. I discepoli si allontanavano dal cospetto della
beatissima Vergine tutti ricolmi di ammirazione e si formavano un
altissimo concetto di lei, della sua prudenza, sapienza, santità,
purezza e maestà, unite ad una soavità così affabile ed umile che
nessuno trovava le parole per spiegarla. Ciò accadeva anche per
disposizione dell'Altissimo, perché - come dissi nel libro quinto al
capitolo ventottesimo - non era ancora tempo che si manifestasse al
mondo questa mistica arca della nuova alleanza. E come avviene a chi
desidera parlare ma, non riuscendo a palesare il suo pensiero, lo
riconcentra maggiormente nel suo cuore, così i santi apostoli,
dolcemente costretti a tacere, esprimevano il proprio fervore amando
ancor più Maria santissima e lodando intimamente il suo Creatore. Con la
sua incomparabile scienza la gran Signora conosceva il temperamento di
ciascuno, la grazia e lo stato in cui si trovava ed il ministero a cui
era destinato; agiva perciò di conseguenza, sia nelle sue preghiere che
nell'insegnamento e nelle parole che rivolgeva singolarmente ad ognuno
di loro. Un simile modo di procedere in una semplice creatura, sempre
misurato su ciò che piace a Dio, era per i santi angeli motivo di nuova e
grande meraviglia. Inoltre, con imperscrutabile provvidenza,
l'Onnipotente faceva sì che gli stessi apostoli corrispondessero ai
favori loro accordati per mezzo della Vergine. Tutto ciò formava una
divina armonia, nascosta agli uomini e manifesta solo agli spiriti
celesti.
1081. Nel ricevere tali benefici san Pietro e san Giovanni
furono privilegiati: il primo perché doveva essere vicario di Cristo e
capo della Chiesa militante, e per questo primato sua Altezza lo amava e
lo rispettava in modo speciale; il secondo perché doveva restare al
posto del Signore stesso come figlio della purissima Signora e prendersi
cura di lei. I due apostoli, sotto il governo e la custodia dei quali
sarebbero state messe la Chiesa militante dei fedeli e la Chiesa mistica
Maria, ebbero con la Regina del mondo un rapporto singolare. Tuttavia,
san Giovanni si distinse subito nella venerazione per la Madre di Dio e
al riguardo, essendo stato scelto per servirla e per ricevere la dignità
di suo figlio adottivo, ricevette grazie particolari. Nella devozione a
Maria anche gli altri apostoli superarono la nostra capacità di
comprensione e d'immaginazione, ma l'evangelista Giovanni penetrò più di
tutti gli imperscrutabili misteri della Città mistica e attraverso di
essa ricevette maggiore luce divina, come testimonia il suo Vangelo.
Tutta questa sapienza, infatti, gli fu concessa per intercessione della
celeste Signora ed egli ottenne il privilegio di esser chiamato l'amato
da Gesù' per il suo amore a lei, che contraccambiava per la stessa
ragione. San Giovanni fu quindi per eccellenza il discepolo prediletto
di Gesù e di Maria.
1082. Alcune qualità del santo Evangelista erano
particolarmente gradite alla Regina di tutte le virtù. Oltre alla
castità e alla purezza verginale, infatti, egli era dotato di una
sincerità cristallina, di un'umiltà e di una mansuetudine che lo
rendevano molto affabile e docile. Per queste virtù san Giovanni si
distingueva fra gli apostoli e a motivo di esse la gran Signora fu più
benevola con lui, che ebbe in sé disposizioni migliori perché nel suo
intimo s'imprimesse amore reverenziale verso di lei e desiderio di
servirla. Fin dalla sua prima chiamata egli incominciò ad emergere fra
gli altri nel venerarla ed obbedirle come un umilissimo servo. L'aiutava
con più continuità degli altri e, per quanto era possibile, procurava
di stare alla sua presenza e alleggerirle alcuni lavori manuali. Qualche
volta accadeva al fortunato Apostolo che, impegnandosi in queste opere
umili, venisse a santa contesa con gli angeli della gran Signora, la
quale però vinceva l'uno e gli altri e le eseguiva da sola; ella infatti
trionfò sempre su tutti in umiltà. L'amato discepolo era anche molto
diligente nel riferire a sua Altezza tutte le meraviglie che il
Salvatore compiva quando ella non c'era, nel raccontarle dei nuovi
seguaci e dei convertiti all'insegnamento del Maestro. Era sempre
attento e vigilante per conoscere in cosa avrebbe potuto maggiormente
servirla e compiacerla; e nella misura in cui giungeva a comprenderlo,
subito lo faceva alla perfezione.
1083. San Giovanni si distinse per la venerazione verso la
beatissima Vergine anche nel parlare, perché in sua presenza la chiamava
"Signora" o "mia Signora" ed in sua assenza "Madre del nostro maestro
Gesù". Inoltre, dopo l'ascensione del Signore, egli fu il primo a darle
titoli come "Madre di Dio e del redentore del mondo" e, lei presente,
"Madre e signora", oppure "Riparatrice del peccato" e "Signora delle
genti"; in particolare, fu lui il primo a chiamarla "Maria di Gesù" come
venne poi nominata molte volte nella Chiesa primitiva, avendo compreso
che questo nome produceva una dolce armonia per gli orecchi e il cuore
della gran Regina. Ed io desidero lodare con giubilo il Signore, perché
senza che lo meritassi mi chiamò alla luce della santa Chiesa e della
fede e alla vocazione religiosa con questo stesso nome. Gli altri
discepoli conoscevano la predilezione di sua Altezza per san Giovanni e
perciò molte volte gli domandavano di presentarsi a lei per intercedere
con le sue preghiere in loro favore. In seguito dirò altre cose al
riguardo, ma si potrebbe scrivere una lunga storia solamente sui
benefici che l'Evangelista ricevette da Maria santissima.
1084. Dopo Pietro e Giovanni, fu molto amato dalla Vergine
l'apostolo Giacomo, fratello dell'Evangelista. Costui ricevette dalla
sua mano grazie mirabili, di alcune delle quali tratteremo nella terza
parte. Ancora, sant'Andrea fu tra i più cari alla gran Signora, perché
ella sapeva che sarebbe stato particolarmente devoto della passione del
suo Maestro e che sarebbe morto anch'egli su una croce. Pur non
trattenendomi a parlare distintamente degli altri apostoli, dirò che con
rara prudenza, carità ed umiltà la Madre di Dio apprezzò gli uni per
alcune virtù, gli altri per altre e tutti per il suo Figlio santissimo.
Ella guardò sempre con tenero affetto anche la Maddalena, sia perché
amava molto il Signore Gesù, sia perché la destra dell'Onnipotente
facilmente sarebbe stata magnificata in lei. Maria santissima la trattò
molto familiarmente e la illuminò su altissimi misteri; in tal modo il
suo amore per il Maestro e la stessa Signora crebbe ancora di più. La
santa si consultò con lei circa il suo desiderio di ritirarsi nel
deserto per vivere sola con Dio, in continua penitenza e in
contemplazione. In seguito, infatti, si ritirò in un eremo col
beneplacito e la benedizione della dolcissima Madre, dopo essere stata
da lei ampiamente istruita su quella vita. La Vergine immacolata andò a
visitarla una volta di persona e molte altre per mezzo degli angeli che
le inviava per incoraggiarla e consolarla in quella dura solitudine.
Anche le altre donne che seguivano il Maestro della vita furono molto
favorite da sua Altezza, la quale, a loro come a tutti i discepoli,
concesse incomparabili benefici; anch'esse le furono quindi assai devote
ed affezionate, perché trovarono in abbondanza la grazia tramite lei ed
in lei, come nel deposito in cui Dio la teneva riposta per tutto il
genere umano. Non mi dilungo ulteriormente su ciò, perché oltre a non
essere necessario - data la conoscenza che se ne ha nella santa Chiesa -
occorrerebbe molto tempo per trattare questa materia.
1085. Solo del malvagio apostolo Giuda dirò qualcosa di
quanto mi è stato manifestato, sia perché lo richiede questa Storia, sia
perché se ne sa di meno e infine perché servirà d'insegnamento ai
peccatori, di proficuo esempio agli ostinati e di avvertimento ai poco
devoti di Maria santissima. Ma potrà mai esserci qualcuno che lo sia
poco verso una creatura adorabile come lei? Ella venne amata
infinitamente da Dio stesso, dagli angeli con tutte le loro forze
spirituali, dagli apostoli e dai santi con intimo e cordiale affetto;
tutte le creature devono dunque gareggiare ad amarla, anche se il tutto
sarà sempre meno di quel che merita. L'infelice Apostolo incominciò a
deviare da questa strada maestra che conduce all'amore divino e ai suoi
doni. La conoscenza che mi è stata data al riguardo perché ne scriva è
quella che segue.
1086. Giuda venne alla scuola di Cristo nostro maestro mosso
esteriormente dalla forza della sua dottrina e interiormente dal buono
spirito che animava anche gli altri. Così attratto, domandò al Signore
di accettarlo tra i suoi e il Signore lo accolse con i sentimenti di un
padre amorevole, che non rifiuta nessuno che lo cerchi con verità.
All'inizio l'Apostolo ricevette grandi favori dalla divina destra e con
essi sorpassò alcuni degli altri discepoli, venendo prescelto per essere
uno dei Dodici. Sua Maestà, infatti, lo amava secondo la giustizia
presente, conforme allo stato della sua anima ed alle opere sante che
compiva. La Madre della grazia e della misericordia lo guardò ancora
benignamente per allora, anche se conobbe subito con la sua scienza
infusa il tradimento che egli avrebbe perfidamente messo in atto alla
fine del suo apostolato. Ma non per questo gli negò la sua intercessione
e carità materna, e al contrario, con più zelo ed attenzione, si prese a
cuore di giustificare - per quanto le era possibile - la causa del suo
Figlio santissimo presso questo infelice apostolo, affinché la sua
perfidia non trovasse pretesto alcuno quando l'avesse cercato. Sapendo
che col rigore quel temperamento non si sarebbe vinto, ma anzi
maggiormente inasprito, la prudentissima Vergine faceva sì che a Giuda
non mancasse niente e con grandi dimostrazioni di tenerezza e dolcezza
lo assisteva, gli parlava e lo trattava con più premura degli altri, ed
egli a volte si mostrò grato di questi benefici. In tal modo, quando i
discepoli ebbero delle discussioni su chi fosse più amato da Maria
santissima - come accadde anche con il Figlio - Giuda non poté avere
sospetti al riguardo.
1087. Ma poiché egli veniva poco aiutato dal suo carattere e
nei suoi compagni si scorgevano difetti di uomini non del tutto
confermati nella perfezione e nella grazia, l'imprudente discepolo
cominciò a compiacersi di se stesso più di quello che doveva e a
criticare le mancanze dei suoi fratelli notandole più delle sue. Ammesso
questo primo inganno senza correzione, la trave andò crescendo nei suoi
occhi quanto più con indiscreta presunzione guardava le pagliuzze negli
occhi altrui e ne mormorava, pretendendo di correggere negli altri con
più orgoglio che zelo i difetti più leggeri, mentre egli ne aveva di
assai peggiori. In particolare Giuda criticò san Giovanni e lo giudicò
intrigante col Maestro e la sua Madre santissima, sebbene egli stesso
fosse così favorito da entrambi. Fin qui non commise che peccati
veniali, senza perdere la grazia giustificante. Tali peccati, tuttavia,
erano di natura cattiva e senza dubbio volontari; Giuda infatti diede
libero ingresso alla vana compiacenza, a cui seguì una certa invidia,
che lo indusse poi a calunniare e giudicare con poca carità l'operato
dei suoi fratelli. Queste colpe aprirono la porta ad altre maggiori:
subito diminuì il fervore della sua devozione, si raffreddò il suo amore
verso Dio e verso il prossimo e si andò progressivamente estinguendo la
sua luce interiore; di conseguenza cominciò a guardare gli apostoli e
la beatissima Vergine con fastidio, detestando i loro modi e le loro
opere santissime.
1088. La prudentissima Signora conosceva il difetto di Giuda
e, cercando la sua salvezza e la sua guarigione prima che si
abbandonasse alla morte del peccato, iniziò a parlargli e ad ammonirlo,
come figlio carissimo, con estrema soavità e ragioni convincenti. E
benché qualche volta la tempesta che cominciava a sollevarsi nel cuore
inquieto dell'Apostolo si calmasse, egli non perseverava nella sua
tranquillità, ma subito si esacerbava e si turbava. Dando più spazio al
demonio, arrivò ad infuriarsi contro la mansuetissima colomba e con
ipocrisia affettata tentava di celare le sue colpe o di negarle o di
giustificarle con varie ragioni e pretesti, come se avesse potuto
ingannare i suoi divini Maestri o nascondere loro il segreto del suo
cuore. Perse così la venerazione interiore per la Madre della
misericordia, disdegnando le ammonizioni e persino irritandosi alla
dolcezza delle parole e degli avvertimenti che riceveva da lei. Con le
sue eccessive irriverenze perse la grazia; il Signore si sdegnò
gravemente e lo lasciò in balìa del suo proprio consiglio;
Allontanandosi dalla grazia e dall'intercessione di Maria santissima,
infatti, Giuda si chiuse le porte della misericordia e della salvezza.
Dalla ripugnanza che egli fece entrare dentro di sé verso la Regina del
cielo passò subito a sdegnarsi contro il Maestro divino e a odiarlo,
disprezzando la sua dottrina e considerando molto dura la vita degli
apostoli e la relazione con loro.
1089. Nonostante tutto, la divina provvidenza non lo
abbandonò subito e continuò ad inviargli aiuti interiori, che erano più
comuni di quelli ricevuti in precedenza, ma sempre sufficienti, se egli
avesse voluto servirsene. A questi si aggiungevano le dolcissime
esortazioni della clementissima Signora affinché si umiliasse a chiedere
perdono a Cristo. Inoltre la Madre di pietà gli promise la misericordia
da parte del Signore e da parte sua gli propose di accompagnarlo,
d'intercedere in suo favore e di fare ella stessa penitenza per i suoi
peccati, volendo da lui solo che se ne pentisse e si correggesse. La
Vergine immacolata offrì tutti questi favori a Giuda al fine di riparare
per tempo la sua caduta, sapendo che il male maggiore non è cadere ma
non rialzarsi e perseverare nel peccato. Il superbo discepolo non poteva
negare alla propria coscienza la testimonianza che questa gli rendeva
del suo infelice stato, ma, incominciando ad indurirsi, temette la
vergogna che poteva acquistargli gloria e cadde in quella che aumentò il
suo peccato. Per siffatta vergogna non accettò i consigli salutari di
sua Altezza, ed anzi negò il proprio errore, protestando falsamente che
amava il suo Maestro e gli altri e che non aveva al proposito niente di
cui emendarsi.
1090. Mirabile esempio di carità e di pazienza fu quello che
ci lasciarono il nostro Salvatore e la sua Madre santissima con il loro
comportamento nei riguardi di Giuda dopo la sua caduta nel peccato: lo
tollerarono fra i discepoli a tal punto che non gli si mostrarono mai
adirati, non mutarono atteggiamento verso di lui, né cessarono di
trattarlo con la dolcezza che usavano con gli altri. Questa fu la
ragione per cui agli apostoli restò celato il cuore malvagio di Giuda,
nonostante che l'ordinaria convivenza e il tratto di lui fornissero
numerosi indizi della sua cattiva coscienza. È infatti quasi impossibile
fare sempre violenza alle proprie inclinazioni per dissimularle, e
nelle cose che non sono deliberate operiamo sempre secondo il carattere e
conformemente alle nostre abitudini, cosicché almeno in tali occasioni
le facciamo conoscere a quelli che vivono assiduamente con noi. Ciò
succedeva fra gli apostoli nei riguardi di Giuda; ma, poiché tutti
vedevano l'affabilità e l'amore con cui Cristo nostro redentore e la
gran Regina lo trattavano e non scorgevano in essi cambiamento alcuno,
passavano sopra ai propri sospetti e ai segni che l'infelice Apostolo
dava della sua caduta. Per la stessa ragione rimasero dubbiosi, quando
nell'ultima cena sua Maestà disse che uno di loro lo avrebbe tradito e
ciascuno domandò: «Sono forse io?». San Giovanni, per la maggiore
familiarità col Signore, giunse ad avere una qualche conoscenza della
malvagità di Giuda e nutrì al proposito più sospetti degli altri; perciò
Gesù stesso gli indicò che era lui il traditore, come consta dal
Vangelo. Fino ad allora, tuttavia, il Maestro non aveva fatto intendere
ciò che stava succedendo a Giuda. In Maria santissima fu più ammirevole
questa pazienza, in quanto ella era madre e semplice creatura e vedeva
già da vicino che quel discepolo sleale avrebbe tradito il suo Figlio
santissimo.
1091. Oh, ignoranza! Oh, stoltezza nostra! Quanto procediamo
diversamente noi figli degli uomini se riceviamo qualche piccola
ingiuria, mentre ne meritiamo tante! Quanto poco sopportiamo le
debolezze altrui, mentre vogliamo che tutti tollerino le nostre! Quanto
ci è difficile perdonare un'offesa, mentre ogni giorno e in ogni ora
preghiamo il Padre che perdoni le nostre! Quanto siamo crudeli e pronti a
divulgare le colpe dei nostri fratelli, mentre ci mostriamo così
risentiti e sdegnati se qualcuno parla delle nostre! Non misuriamo
nessuno con la stessa misura con cui vogliamo essere misurati noi, né
vogliamo essere giudicati col giudizio che diamo degli altri'. Tutto ciò
è perversità, tenebre ed alito della bocca del dragone infernale, che
vuole opporsi all'eccellentissima virtù della carità e scompigliare
l'ordine della ragione umana e divina; Dio, infatti, è amore, e colui
che ama perfettamente dimora in Dio e Dio in lui8. Lucifero è ira e
vendetta, chi si abbandona a tali passioni sta in lui ed egli lo domina
in tutti i vizi che si oppongono al bene del prossimo. Confesso che la
bellezza di questa nobilissima virtù ha sempre attratto i miei desideri e
sempre ho bramato di possederla, ma vedo anche nel chiaro specchio di
queste meraviglie di amore verso l'ingrato Apostolo che mai ne sono
giunta al principio.
1092. Affinché il Signore non mi rimproveri di aver taciuto,
aggiungerò a quanto detto un'altra cosa, che condusse Giuda alla rovina.
Aumentando il numero dei discepoli, sua Maestà decise subito che uno di
loro si sarebbe occupato di ricevere le elemosine e di gestirle come
economo e maestro di casa per le necessità comuni e per pagare i tributi
imperiali. Cristo nostro bene, senza indicare nessuno, propose tale
servizio a tutti. Nello stesso momento Giuda lo desiderò avidamente per
sé, mentre tutti gli altri lo temettero e decisero in cuor loro di
evitarlo. Per ottenerlo, l'ingordo discepolo si umiliò a chiedere a san
Giovanni di parlarne con la Regina santissima, affinché ella ne
discutesse con suo Figlio. San Giovanni glielo domandò, ma la
prudentissima Madre non volle presentare al Salvatore tale richiesta,
sapendo che non era giusta né conveniente e che era frutto di cupidigia.
Giuda presentò la stessa istanza per mezzo di san Pietro e di altri
apostoli, sperando di raggiungere il suo intento con la loro
cooperazione, ma non vi riuscì perché la clemenza dell'Altissimo voleva
impedirlo, o giustificare la causa quando poi lo avrebbe permesso. Con
questi ostacoli il cuore dell'Apostolo, posseduto già dall'avarizia,
anziché calmarsi si accese ancora di più nella fiamma che infelicemente
lo bruciava, essendo istigato da satana con pensieri ambiziosi e
riprovevoli per chiunque, anche per una persona di un diverso stato di
vita. Se quei pensieri negli altri sarebbero stati ignominiosi e sarebbe
stata una colpa assecondarli, in Giuda ciò fu un delitto assai più
grave, perché era discepolo alla scuola della più alta perfezione e
stava alla presenza di Cristo, il sole di giustizia, e di Maria, la
luna. D'altra parte, egli non poté non conoscere la scelleratezza che
commetteva accettando tali suggestioni, sia nel giorno dell'abbondanza e
della grazia quando il sole del suo divino Maestro lo illuminava, sia
nella notte della tentazione, giacché in essa la luna Maria con i suoi
influssi gli dava ciò che gli serviva per liberarsi dal veleno del
serpente. Egli correva incontro alla propria rovina, poiché fuggiva
dalla luce e si gettava in braccio alle tenebre; così ardì chiedere egli
stesso a sua Altezza il ministero che pretendeva, perdendo il timore e
nascondendo la sua ingordigia sotto la parvenza della virtù. Si avvicinò
a lei e disse che la richiesta che Pietro e Giovanni suoi fratelli le
avevano presentato a nome suo era frutto del desiderio di servire lei e
suo Figlio con sollecitudine, perché non tutti mettevano in quel
servizio la cura necessaria, per cui la supplicava di ottenerglielo dal
Signore.
1093. Con grande mansuetudine, la Regina del mondo gli
rispose: «Considera bene, o carissimo, ciò che domandi ed esamina se è
retta la tua intenzione. Valuta se ti convenga bramare ciò che tutti gli
altri discepoli tuoi fratelli temono e che non accetterebbero se non
costretti da un comando del Maestro. Egli ti ama più di quanto tu ami te
stesso e sa senza inganno ciò che è meglio per te: abbandonati alla sua
santissima volontà, cambia il tuo intendimento e procura di accumulare
tesori di umiltà e di povertà. Alzati da dove sei caduto: io ti porgerò
la mano e mio Figlio userà con te la sua amorevole misericordia». Chi
non si sarebbe arreso a queste dolcissime parole ed efficaci ragioni
udite dalla bocca di una creatura così celeste ed amabile come la
beatissima Vergine? Ma quel cuore fiero e diamantino non si addolcì né
si commosse; anzi, si sdegnò interiormente e si sentì offeso dalla
celeste Signora che gli offriva il rimedio per la sua mortale infermità.
Infatti, un impeto sfrenato di ambizione e d'ingordigia nella
concupiscenza subito irrita l'irascibilità contro chi lo arresta e gli
fa reputare affronti i sani consigli. In quel momento, però, la
mansuetissima colomba non disse altro a Giuda, a causa della sua
ostinazione.
1094. Congedatosi da Maria santissima, l'Apostolo non trovava
pace e, spogliatosi del pudore, della vergogna naturale ed anche della
fede, risolse di ricorrere egli stesso al Salvatore. Come astuto
pretendente, vestita la sua furia con pelle di pecorella, si accostò a
sua Maestà e gli disse: «Maestro, io desidero fare la vostra volontà e
servirvi come dispensiere e depositario delle elemosine che riceviamo;
con esse provvederò ai poveri praticando il vostro insegnamento di fare
al prossimo ciò che desideriamo sia fatto a noi e procurerò di farne la
ripartizione con ordine ed equità, secondo il vostro volere, meglio di
quanto si sia fatto sinora». Il discepolo ipocrita presentò al Signore
queste ed altre ragioni, commettendo in una sola volta gravissimi
peccati. In primo luogo menti, avendo un'intenzione tutta diversa da
quella dichiarata; poi finse di essere quello che non era, perché
bramava l'onore che non meritava, non volendo apparire per ciò che era,
né essere quello che voleva apparire; inoltre mormorò contro i suoi
fratelli, screditando loro e lodando se stesso. Queste sono tutte strade
molto battute dagli ambiziosi. Il fatto su cui si vuole maggiormente
riflettere è che egli perse la fede infusa, pretendendo d'ingannare sua
Maestà con l'ipocrisia e la falsità dimostrate esteriormente. Infatti,
se allora avesse creduto con fermezza che Gesù era veramente Dio come
era vero uomo, non avrebbe potuto convincersi di poterlo ingannare,
sapendo che, come Dio, gli sarebbe stata manifesta la parte più intima
del suo cuore; e senza dubbio avrebbe desistito dal suo colpevole
intento se avesse riflettuto e creduto che il Verbo incarnato, non solo
come Dio con la sua scienza infinita ma anche come uomo con quella
infusa e beatifica, lo poteva conoscere, come difatti lo conosceva.
Giuda cessò di credere tutto ciò e agli altri peccati aggiunse l'eresia.
1095. In questo sleale discepolo si adempì quello che disse
poi san Paolo: Coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione,
nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare
gli uomini in rovina e perdizione. L'attaccamento al denaro infatti è la
radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno
deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori`.
Tutto ciò accadde all'avido e perfido Giuda, la cui cupidigia fu tanto
più vile e riprovevole quanto più vivo ed ammirevole fu l'esempio di
alta povertà che egli ebbe presente in Cristo nostro bene, nella gran
Signora e in tutti gli altri apostoli, i quali avevano con sé solo
alcune elemosine di poco conto. Il discepolo s'immaginò che con i grandi
miracoli del suo Maestro e con la moltitudine di quelli che lo
seguivano e gli si avvicinavano sarebbero aumentate le offerte su cui
poter mettere le mani, e siccome ciò non gli veniva concesso secondo le
sue brame si lamentava con i discepoli stessi, come successe quando la
Maddalena consumò aromi preziosi per ungere il Redentore. In quella
circostanza, l'avidità lo indusse a calcolare il prezzo di tali aromi e a
dire che quei denari, più di trecento, venivano tolti ai poveri, ai
quali avrebbero potuto essere distribuiti. Parlava così perché gli
dispiaceva molto non averli accumulati per sé, dato che dei poveri non
si dava alcun pensiero. Anzi, si sdegnava assai contro la Madre della
misericordia perché faceva tante elemosine, contro Gesù stesso perché
non accettava più denaro, contro gli apostoli e i discepoli perché non
ne cercavano, e con tutti era irritato e si mostrava offeso. Alcuni mesi
prima della morte del Salvatore cominciò ad allontanarsi per lungo
tempo dagli altri apostoli e da Cristo - perché la loro compagnia lo
tormentava -, e interveniva solo per raccogliere le offerte. Durante
questa lontananza il demonio gli pose in cuore di troncare
definitivamente ogni rapporto con sua Maestà e di consegnarlo ai giudei.
1096. Ritorniamo intanto alla risposta data dal Maestro della
vita quando Giuda gli domandò di tenere la cassa, perché da questo si
manifesti sempre più l'imperscrutabilità dei giudizi dell'Altissimo. Il
Redentore del mondo voleva allontanare il discepolo dal pericolo che
conosceva nascondersi dietro la sua richiesta, poiché sapeva che in essa
egli cercava la propria perdizione definitiva. E affinché costui non
potesse dire di essersi ingannato, il Signore gli disse: «Sai, Giuda,
ciò che desideri e domandi? Non essere tanto crudele con te stesso,
giacché tu cerchi e chiedi il veleno e le armi con le quali ti puoi
procurare la morte». Ma egli replicò: «Io, Maestro, desidero servirvi,
impiegando le mie forze a beneficio della vostra comunità, e per questa
via lo farò meglio che per qualsiasi altra, poiché mi offro di farlo
senza alcuna mancanza». Con la pertinacia dell'Apostolo nel cercare ed
amare il pericolo, Dio giustificò la sua causa. Giuda infatti oppose
resistenza alla luce e s'indurì; ed essendogli stati mostrati l'acqua e
il fuoco, la vita e la morte, stese la mano e scelse la propria rovina,
restando così giustificata la giustizia ed esaltata la misericordia
dell'Altissimo, che tante volte lo aveva invitato ed era entrata per le
porte del suo cuore, da cui, però, egli la scacciò lasciandovi entrare
il demonio. Circa la malvagità di Giuda, ad istruzione dei mortali dirò
altre cose in seguito, sia per non dilungarmi maggiormente in questo
capitolo, sia perché riguardano un'altra parte di questa Storia e
accaddero in un momento diverso. Chi tra gli uomini soggetti a peccare
non temerà grandemente vedendo uno della sua stessa natura che, alla
scuola di Cristo e della sua Madre santissima, allevato col latte della
loro dottrina e dei loro miracoli, in così breve tempo passò dallo stato
di apostolo santo - facendo gli stessi prodigi degli altri -
all'opposto stato diabolico? E che da semplice agnello si convertì in
lupo rapace e sanguinario? Giuda cominciò dai peccati veniali e da
questi passò a quelli gravissimi. Egli si mise in potere del demonio, il
quale già sospettava che il Signore Gesù fosse Dio e scaricò su questo
infelice discepolo, separato dal resto del piccolo gregge, l'ira che
nutriva contro sua Maestà. Ma se adesso il furore di Lucifero è lo
stesso, anzi maggiore, dopo che suo malgrado ha conosciuto Cristo come
vero Dio e redentore, che cosa può sperare un'anima che si abbandoni a
così inumano e crudele nemico, tanto ansioso e veemente nel procurare la
nostra dannazione?
Insegnamento della Regina del cielo
1097. Figlia mia, ciò che hai scritto in questo capitolo
costituisce uno degli ammonimenti più importanti per i mortali, che
vivono nel pericolo di perdere il bene eterno. Infatti il semplice
sollecitare l'intercessione delle mie preghiere e della mia clemenza, e
temere con discrezione i giudizi dell'Altissimo, è l'unico mezzo
efficace per salvarsi e avvicinarsi al premio. Voglio inoltre che tu
sappia questo: uno dei segreti divini rivelati dal mio Figlio santissimo
al suo e mio amato Giovanni nella notte dell'ultima cena fu che egli
aveva acquistato questa predilezione per l'amore che mi portava e che
Giuda era caduto per aver disprezzato la pietà da me dimostratagli.
Allora l'Evangelista comprese alcuni dei grandi misteri che la divina
destra mi aveva comunicato e che aveva operato in me; conobbe quanto io
avrei dovuto esercitarmi, faticare e patire nella passione e sua Maestà
gli comandò di avere speciale cura di me. Carissima, la purezza
dell'anima che desidero da te deve essere superiore a quella degli
angeli; se ti disponi a conseguirla, otterrai di essere mia figlia
carissima come Giovanni e sposa molto amata e diletta di mio Figlio.
Questo esempio e la rovina di Giuda ti serviranno sempre da stimolo e da
avvertimento, affinché tu richieda con insistenza il mio amore e sia
grata per quello che senza tuo merito io ti manifesto.
1098. Voglio che tu conosca anche un altro segreto ignorato
dal mondo: uno dei peccati più brutti ed esecrabili davanti a Dio è che
siano poco stimati i giusti, gli amici della Chiesa e specialmente io,
che fui scelta come Madre sua per la salvezza universale di tutti. Se
per il Signore e i santi del cielo è detestabile odiare i nemici, come
potrà egli non soffrire che ciò sia fatto nei riguardi dei suoi amici
carissimi, sui quali ha posto i suoi occhi e ai quali ha dato il suo
amore? Tale ammonimento è più importante di quanto tu possa comprendere
nella vita mortale; disprezzare i giusti è infatti uno dei segni di
riprovazione. Schiva questo pericolo e non giudicare nessuno, tantomeno
coloro che ti rimproverano ed ammaestrano. Non lasciarti attirare alle
cose terrene, soprattutto agli uffici di governo in cui ciò che vi è di
sensibile ed umano trascina quelli che vi si dedicano, offusca
l'intelletto ed oscura la ragione. Non invidiare nessuno per l'onore che
riceve, o per altre simili vanità; non bramare e non chiedere a Dio
nient'altro che il suo amore e la sua santa amicizia, perché la creatura
è piena d'inclinazioni cieche e, se non le controlla, desidera e chiede
ciò che la conduce alla perdizione. Qualche volta il Signore le concede
ciò come castigo di quelli e di altri peccati e per i suoi
imperscrutabili giudizi, come successe a Giuda. Così gli uomini ricevono
il premio di qualche opera buona - se l'hanno fatta - nei beni
temporali che tanto bramano. Da questo intenderai - se lo consideri
attentamente - l'inganno di molti amanti del mondo, che si ritengono
felici e fortunati quando ottengono tutto quello che vogliono a
soddisfazione delle loro passioni. Questa è la loro più grande
infelicità, perché dopo non resta loro altro da ricevere per premio
eterno, come invece accade ai giusti, che hanno disprezzato il mondo,
nel quale spesso hanno incontrato avversità. Talvolta infatti Dio non
appaga i loro desideri terreni per allontanarli e deviarli dal pericolo.
Affinché tu non v'inciampi, ti ammonisco e comando di non indirizzarti
mai verso alcuna cosa umana e di non bramarla. Separa la tua volontà da
tutto; conservala libera e sovrana; preservala dalla schiavitù che segue
al suo sbilanciarsi da una parte o dall'altra. Non desiderare più di
ciò che sarà volere dell'Altissimo, poiché sua Maestà ha cura di quelli
che si abbandonano alla sua provvidenza divina.