4 - Con i miracoli di Cristo e con le opere di san Giovanni Battista, il demonio si turba e si confonde.
Suor Maria d'Agreda

Con i miracoli di Cristo e con le opere di san Giovanni Battista, il demonio si turba e si confonde. Erode fa catturare san Giovanni e lo fa decapitare; ciò che accade alla sua morte.
1066. Il Redentore del mondo, continuando a predicare e ad operare
meraviglie, uscì da Gerusalemme e andò per la terra della Giudea dove,
come riferisce san Giovanni nel capitolo terzo del suo Vangelo, si
trattenne per un po' di tempo battezzando, sebbene nel quarto dichiari
invece che egli battezzava per mano dei suoi discepoli. Frattanto, anche
il suo precursore Giovanni battezzava in Ennòn, riva del Giordano,
vicino alla città di Salìm. Tuttavia il battesimo non era lo stesso: il
precursore battezzava solo con acqua predicando un battesimo di
penitenza; il nostro Salvatore invece predicava il battesimo della sua
stessa persona, come giustificazione ed efficace perdono dei peccati,
similmente a quello che opera oggi il sacramento, infondendo con la
virtù la grazia della rigenerazione. A questa misteriosa efficacia del
battesimo di Cristo si aggiungevano l'effetto delle sue parole e del suo
annuncio, e la grandezza dei miracoli con i quali confermava tutto
quello che proclamava. Accorrevano perciò verso sua Maestà più discepoli
e seguaci che non verso il Battista, verificandosi quello che lo stesso
Giovanni aveva detto, e cioè che conveniva che crescesse Cristo e che
egli diminuisse. Al battesimo conferito da Cristo nostro Signore
assisteva ordinariamente la sua santissima Madre, la quale, vedendo gli
effetti divini che quella nuova rigenerazione causava nelle anime, era
riconoscente all'Autore della vita, come se li avesse ricevuti ella
stessa per mezzo del sacramento, e lo ricambiava con cantici di lode e
con atti virtuosi. In tutte queste meraviglie la Regina del cielo
acquistava, così, nuovi ed incomparabili meriti.
1067. Quando la volontà divina fece sì che Lucifero e i suoi
ministri si risollevassero dalla prostrazione in cui erano caduti per la
vittoria di Cristo nel deserto, il dragone ritornò ad esaminare le
opere compiute dalla santissima umanità di nostro Signore. Allora la
provvidenza divina permise che, pur restando sempre celato a questo
nemico il mistero supremo, egli conoscesse qualcosa di ciò che
conveniva, in modo da rimanere del tutto vinto dalla sua stessa malizia.
Conobbe, dunque, i frutti della predicazione, dei miracoli e del
battesimo di Cristo nostro Signore, e comprese che con questo mezzo
innumerevoli anime si sottraevano al suo dominio, uscendo dalla
condizione di peccato e rinnovando la loro vita. Stessa conoscenza ebbe
della predicazione di san Giovanni e del suo battesimo, benché ignorasse
sempre la misteriosa differenza tra i due maestri e tra i battesimi che
amministravano. E così dal successo dei nuovi predicatori, Cristo
nostro bene e san Giovanni, e dall'eventualità che le loro prodigiose
opere potessero moltiplicarsi, egli congetturò la rovina del suo regno.
Lucifero si vide allora confuso e turbato da questa novità, perché si
riconosceva debole di forze per resistere alla potenza divina che
sentiva contro di sé, per mezzo di quei nuovi uomini e della loro
dottrina. Disorientato, dunque, nella sua stessa superbia da questi
sospetti, riunì di nuovo un altro conciliabolo con tutti i principi
delle tenebre e disse loro: «Grandi novità noi troviamo nel mondo in
questi anni, e constatiamo che giornalmente vanno aumentando; con esse
cresce anche il mio timore che sia già venuto il Verbo divino, come
aveva promesso. Tuttavia, benché io abbia girato per intero la terra,
non smetto di accertarmene. Intanto, questi due nuovi uomini, che
predicano e mi strappano ogni giorno tante anime, mi pongono in uno
stato di sospetto e di preoccupazione: l'uno non è stato mai vinto da
noi nel deserto; l'altro invece ci annientò e schiacciò tutti quando
venne a dimorare sulla terra, lasciandoci spossati e come dei codardi. E
se andranno avanti conformemente a questo principio, tutti i nostri
trionfi si convertiranno in una sconfitta. Entrambi non possono essere
il Messia né tantomeno comprendo se lo sia uno di loro, ma strappare
tante anime al peccato è un ufficio così arduo che sinora nessuno lo ha
eseguito come loro. Ciò suppone dunque una nuova forza: è nostro
interesse investigarla e sapere da dove nasca, per poterla finire una
volta per sempre con questi due uomini. Seguitemi allora in tutto ed
aiutatemi con le vostre forze, con il vostro potere, con la vostra
astuzia e sagacità, perché altrimenti rimarranno delusi i nostri
intenti».
1068. In seguito a questo discorso, quei malvagi ministri
decisero di perseguitare nuovamente Cristo nostro salvatore ed il suo
precursore Giovanni. E poiché non riuscivano a penetrare i misteri
nascosti nella Sapienza increata - benché escogitassero molti espedienti
e traessero conseguenze esorbitanti - tutti i loro pensieri si
rivelavano stravaganti e senza consistenza. Essi erano sbalorditi e
confusi nel vedere da una parte tante meraviglie e dall'altra segni
tanto discordi da quelli che essi avevano immaginato sulla venuta del
Verbo incarnato. Il principe Lucifero si sentiva abbattuto, ma non
sapeva da dove gli provenisse quella mancanza di forze. Ed affinché si
comprendesse meglio la malizia che egli esigeva, e tutti i suoi
confederati si rendessero capaci di mettere in atto i suoi intenti -
indagare e scoprire ciò che ignorava -, convocava adunanze di demoni,
perché gli manifestassero quello che avevano osservato. Inoltre,
prometteva loro grandi premi: ministeri e governi nel suo regno di
malvagità. E per far sì che la malizia di questi ministri infernali
rimanesse ancor più allucinata nel loro confuso sdegno, il Maestro della
vita permise che avessero più notizie della santità del Battista che
della sua. Sebbene il precursore non facesse i miracoli che operava
Cristo nostro redentore, i segni della sua santità erano luminosi e
nelle virtù esteriori egli era straordinariamente mirabile. Sua Maestà
nascose al dragone anche una parte dei suoi prodigiosi portenti, in modo
che in ciò che riusciva a penetrare rilevasse una grande somiglianza
tra lui e Giovanni. Il nemico venne, allora, a confondersi senza poter
dare credito ai suoi sospetti né decidere a chi dei due dovesse
attribuire il ministero e la dignità di Messia. «Ambedue - diceva tra sé
- sono grandi santi e profeti: l'uno ha una vita comune, ma
straordinaria e pellegrina, mentre l'altro fa molti miracoli;
l'insegnamento però è quasi lo stesso. Non possono essere entrambi il
Messia, ma, siano quel che si voglia, io li riconosco come santi e
grandi nemici miei. È mio dovere, dunque, perseguitarli sino alla fine».
1069. Il demonio incominciò a nutrire questi sospetti da
quando vide san Giovanni, ancora fanciullo, che conduceva nel deserto
una forma di vita del tutto nuova ed austera; gli parve, allora, che
quella virtù non fosse solo di un semplice uomo. D'altra parte il
dragone, conoscendo anche opere e virtù di Cristo nostro bene non meno
mirabili, paragonava le une con le altre. Ma siccome il Signore viveva
tra gli uomini nel modo più ordinario, Lucifero agognava sapere, quanto
più poteva, chi fosse san Giovanni. Con questo desiderio incitò i giudei
e i farisei di Gerusalemme ad inviare un'ambasciata di sacerdoti e di
leviti, perché domandassero al Battista se fosse lui il Cristo, come
essi reputavano per suggestione del nemico. È opportuno dire che questa
istigazione fu di notevole veemenza, poiché essi potevano facilmente
comprendere che il Battista, essendo notoriamente della tribù di Levi,
non poteva essere il Messia: conformemente alle Scritture, infatti,
questi doveva appartenere alla tribù di Giuda, ed essi che erano dotti
nella legge non ignoravano questa verità. Il demonio, però, offuscò la
loro mente e li spinse con doppia malizia a fare quella domanda. Il suo
intento era d'indurre il Battista o a palesarsi dando la risposta, se
veramente era il Messia, o, se non lo era, ad insuperbirsi per la fama
che godeva presso il popolo e ad usurpare in tutto o in parte l'onore
che la folla gli tributava. Con questa malvagia accortezza il demonio fu
molto attento alla risposta di san Giovanni.
1070. Ma il santo precursore disse, con mirabile sapienza,
che non era il Cristo -, confessando la verità in maniera che il nemico
rimanesse vinto e più confuso di prima. I sacerdoti chiesero, allora, se
fosse Elia. I giudei, infatti, erano così ignoranti da non saper
discernere tra la prima e la seconda venuta del Messia e, poiché di Elia
era scritto che doveva venire prima, gli domandarono se fosse lui. Il
Battista rispose di non esserlo, ma che era la voce di uno che gridava
nel deserto di raddrizzare la via del Signore, come aveva detto il
profeta Isaia. Tutte le domande che fecero questi ambasciatori furono
suggerite dal nemico, ritenendo questi che se san Giovanni era giusto
avrebbe detto la verità, dandogli l'opportunità di scoprire chiaramente
chi fosse. Ma quando udì che era una voce, rimase turbato, sospettando
che volesse dire che era il Verbo eterno. E così crebbe ancora di più il
suo dubbio, avvertendo che san Giovanni non aveva voluto manifestare
con chiarezza la sua identità. Da ciò dedusse che l'essersi chiamato
voce era stata dissimulazione, perché se avesse detto che era parola di
Dio avrebbe manifestato esplicitamente che era il Verbo; per occultarlo,
allora, non si era chiamato parola ma voce. Tanto era il
disorientamento di Lucifero dinanzi al mistero dell'incarnazione! E nel
considerare che i giudei restavano illusi ed ingannati, tale restò egli
molto più di loro con tutta la sua depravata teologia.
1071. Per questo inganno si infuriò ancor più contro il
Battista e decise di fargli guerra per altra via, pur ricordandosi di
quanto fosse uscito malconcio dalle battaglie sostenute con il Signore e
che con i suoi stratagemmi non aveva potuto far cadere san Giovanni in
qualche grave colpa. In quel momento trovò però l'occasione opportuna
per accusare il Battista, perché questi riprendeva Erode per il
turpissimo adulterio che pubblicamente commetteva con Erodiade, moglie
di Filippo suo fratello, a cui - come dicono gli evangelisti l'aveva
strappata. Erode conosceva la santità e la rettitudine di Giovanni, gli
portava rispetto, ne aveva timore e lo ascoltava di buona voglia.
Nondimeno, quanto operava nel malvagio re la forza della ragione veniva
pervertito dall'esecrabile e smisurato sdegno della sfrontatissima
Erodiade e di sua figlia, uguale e somigliante nei costumi alla madre.
L'adultera era dominata dalla passione e dalla sua sensualità, e perciò
si trovava ben disposta ad essere strumento del demonio in qualsiasi
perversità. Incitò, allora, il re perché decapitasse il Battista, dopo
essere stata prima istigata dal medesimo nemico a tramare ciò con
diversi mezzi. Fece gettare in carcere colui che era voce dello stesso
Dio, ed il più grande tra i nati da donna. Frattanto, giunse il giorno
in cui Erode celebrava il compimento dei suoi infelici anni con un
festoso banchetto per i magistrati ed i cavalieri della Galilea, dove
egli era re. Erodiade presentò alla festa la propria figlia, perché
danzasse alla presenza dei convitati; questa lo fece soddisfacendo così
tanto il cieco ed adultero re da obbligarlo con giuramento ad offrirle
in premio quanto desiderasse. Erode le disse allora che tutto le avrebbe
donato, fosse pure la metà del suo regno. Ella consigliata da sua
madre, ed entrambe dall'astuzia del serpente, chiese più del regno e di
molti regni, e cioè che le consegnassero subito su un vassoio la testa
del Battista. Il re ordinò che ciò si eseguisse, poiché lo aveva
promesso con giuramento, essendosi sottomesso ad una donna vile e
disonesta che lo governava in tutte le azioni. Vergognosa ignominia è
per gli uomini l'essere chiamati donne, appellativo che li priva della
superiorità e della dignità che devono avere nell'essere uomini; ma più
grande degrado per essi è porsi in uno stato di inferiorità rispetto
alle donne, lasciandosi reggere e governare dai loro capricci. Infatti, è
inferiore colui che ubbidisce ed è superiore colui che comanda.
Tuttavia, vi sono molti che commettono questa viltà senza reputarla
vergogna, la quale è tanto più grande e riprovevole quanto più vile ed
esecrabile è una donna disonesta, perché avendo perduto la virtù
dell'onestà niente le resta che non sia molto spregevole ed abominevole
agli occhi di Dio e degli uomini.
1072. Il Battista, durante la permanenza in carcere per
volere di Erodiade, fu sostenuto dai favori del nostro Salvatore e della
sua divina Madre, dispensati per mezzo dei santi angeli, con i quali la
gran Signora lo visitava molte volte, inviandogli ogni tanto anche del
cibo e ordinando loro che glielo preparassero. Grandi furono i benefici
che il Battista ricevette nell'intimo del suo cuore dal Signore della
grazia. Il demonio, tuttavia, desiderando distruggere san Giovanni, non
lasciò in riposo la coscienza di Erodiade fino a quando non lo vide
morto. Egli colse, perciò, l'occasione della festa per infondere
nell'animo del re Erode quella insensata promessa che fece alla figlia
di Erodiade. E quindi lo accecò maggiormente, facendogli empiamente
giudicare come discapito e discredito l'inadempienza dell'iniquo
giuramento, con il quale aveva confermato la promessa. Costui ordinò
così che venisse tagliata la testa al precursore san Giovanni, come
attesta il Vangelo stesso9. Nel contempo la Principessa del mondo
conobbe, nel seno luminoso del suo santissimo Figlio, che già si
avvicinava l'ora in cui il Battista doveva morire per la verità che
aveva predicato. La purissima Madre si prostrò ai piedi di Cristo nostro
Signore e con lacrime gli chiese di assistere in quell'ora il suo servo
Giovanni, e di proteggerlo e consolarlo, affinché fosse più preziosa la
morte che egli doveva patire per la gloria dell'Onnipotente e per la
difesa della verità.
1073. Il Salvatore gradì quella richiesta e, rispondendo alla
beatissima Madre di volerla esaudire in tutto, le ordinò di seguirlo.
Subito Cristo nostro redentore e la celeste Regina furono portati,
miracolosamente ed invisibilmente, nella prigione dove il Battista si
trovava legato con catene ed afflitto da molte piaghe. L'empia adultera,
bramandolo morto, aveva ordinato ad alcuni servi - che furono sei in
tre volte - di flagellarlo e maltrattarlo. E così essi fecero per
compiacere la loro padrona. Questa tigre, con tale espediente, aveva
preteso di togliere la vita al Battista ancor prima che arrivasse il
giorno del festoso banchetto, in cui ciò fu poi ordinato da Erode. Il
demonio istigò, allora, quei crudeli ministri, affinché lo
maltrattassero con atti oltraggiosi, con parole, pesanti ingiurie e
bestemmie contro la sua persona e la dottrina che predicava; erano,
infatti, uomini perversissimi e servi prediletti di quella donna misera,
adultera e scandalosa. Con la presenza corporale di Cristo e della sua
santissima Madre, quella cella si riempì di splendore, e il Battista che
vi si trovava ne rimase tutto santificato. Assieme ai sovrani del cielo
accorse in quel carcere una grande moltitudine di angeli, mentre i
palazzi dell'adultero Erode erano dimora di immondi demoni e di ministri
molto più delinquenti di quelli che erano imprigionati per motivi di
giustizia.
1074. Il santo precursore vide il Redentore del mondo e la
sua santissima Madre avvolti da grande splendore e con molti cori di
angeli che li accompagnavano. In quello stesso momento si sciolsero le
catene con cui era stato legato, e le sue piaghe e le sue ferite furono
risanate. Egli, allora, pieno di incomparabile giubilo si prostrò a
terra con profonda umiltà e mirabile devozione, chiedendo la benedizione
al Verbo incarnato ed alla sua santissima Madre. Questi gliela
impartirono, e per un po' di tempo si intrattennero in divini colloqui
con il loro servo ed amico. Non mi dilungherò nel riferirli, ma
riporterò solo quello che più ha mosso i miei tiepidi affetti. Il
Signore si rivolse al Battista e con volto amichevole e grande
affabilità gli disse: «Giovanni, servo mio, che significa questo?
Veramente volete superarmi e precedermi nell'essere flagellato,
imprigionato, afflitto, nell'offrire la vita e nel patire la morte per
la gloria del Padre mio prima che la patisca io, vóstro Maestro? I
desideri che voi nutrite incalzano, perché state per godere l'ambito
premio di subire tribolazioni uguali a quelle che io ho preparato per la
mia umanità. È così che il mio eterno Padre rimunera lo zelo con il
quale avete espletato il ministero di mio precursore. Si adempiano,
dunque, le vostre affettuose brame. Consegnate il collo al coltello,
poiché anch'io desidero che conseguiate la mia benedizione, e la
beatitudine di soffrire e morire per il mio nome. Io offro la vostra
morte al Padre mio per il tempo che devo aspettare prima di offrirgli la
mia».
1075. Con la potenza e la soavità di queste dichiarazioni, il
cuore del Battista fu tanto penetrato e inondato dalla dolcezza
dell'amore divino che per un po' non poté pronunciare parola. Confortato
dalla grazia divina, trovò la forza di rispondere, con copiose lacrime,
al suo Signore e maestro, ringraziandolo per quell'ineffabile ed
incomparabile beneficio, che aveva ricevuto dalla sua liberale mano. Con
sospiri elevati dall'intimo dell'animo disse: «Eterno bene e Signor
mio, la mie pene e tribolazioni non sono degne di tale favore e
consolazione qual è il godimento della vostra presenza e di quella della
vostra Madre e mia signora, e quindi sono indegno di questo nuovo
beneficio. Ora, affinché sia esaltata la vostra infinita misericordia,
datemi, o Signore, il permesso di morire prima di voi, perché il vostro
nome sia ancor più conosciuto; accettate il mio desiderio: rendetemi a
tal fine più penosa e prolungata la morte che devo patire. Trionfino su
di me Erode, i peccati e lo stesso inferno! Io con gaudio consegno la
vita per voi, o amato mio! Ricevetela, mio Dio, come sacrificio accetto e
gradito. E voi, Madre del mio Salvatore e mia signora, volgete al
vostro servo gli occhi clementissimi della vostra dolcissima pietà, ed
abbiatemi sempre nella vostra grazia come madre ed avvocata di tutto il
nostro bene. In tutto il corso della mia vita ho abbracciato il
disprezzo delle vanità, ho amato la croce che deve essere santificata
dal mio Redentore ed ho sempre desiderato seminare con lacrime;
nondimeno, non merito questa felicità che nei miei tormenti ha reso
dolce il patire, soavi le mie catene e desiderabile e più amabile della
vita la stessa morte».
1076. Mentre il Battista diceva queste ed altre parole,
entrarono nel carcere tre servi di Erode con un carnefice, affinché
fosse messo in atto senza dilazione quanto l'implacabile sdegno di
quella crudele adultera aveva disposto. Ed eseguendo l'empio comando di
Erode, il santissimo precursore presentò il suo collo; il carnefice lo
decapitò, troncandogli la testa dal busto. In quello stesso momento,
mentre il boia stava per dare il colpo mortale, il sommo sacerdote
Cristo, che assisteva al sacrificio, ricevette nelle sue braccia il
corpo del più grande tra i nati da donna; la sua santissima Madre invece
accolse tra le sue mani la testa, e così entrambi offrirono all'eterno
Padre la nuova ostia sul sacro altare delle loro divine mani. Permise
tutto ciò non solo la presenza dei sommi sovrani, invisibili ai
circostanti, ma anche una rissa che ebbero fra loro i servi di Erode su
chi dovesse adulare l'infame danzatrice e la sua empissima madre,
portando loro la testa di san Giovanni. Per tale motivo si infuriarono
fino al punto di non accorgersi da dove il capo fosse raccattato; e
difatti uno di loro lo raccolse dalle mani della Regina del cielo,
mentre gli altri lo seguirono per consegnarlo su un vassoio alla figlia
di Erodiade. L'anima santissima del Battista fu inviata da Cristo nostro
redentore al limbo, portata da una grande moltitudine di angeli. Al suo
arrivo si rinnovò la gioia dei santi padri che ivi dimoravano; i
sovrani del cielo, invece, fecero ritorno al luogo da cui erano partiti
per andare a visitare san Giovanni. Molto è stato detto nella santa
Chiesa circa le eccellenze e la santità di questo grande precursore, e
sebbene rimangano altre cose da dire - ed io ne ho già esposto una parte
- sono costretta a trattenermi dallo scriverle per non allontanarmi dal
mio intento, e per non prolungare maggiormente questa divina Storia.
Dichiaro solo che il felice e fortunato precursore ricevette molti e
grandi favori da Cristo nostro Signore e dalla sua santissima Madre in
tutto il corso della sua vita: nella sua avventurosa nascita, nel
deserto, nella predicazione e nella sua santa morte. Con nessun uomo
nato da donna la divina destra operò tali cose.
Insegnamento della Regina del cielo
1077. Figlia mia, nonostante tu abbia riassunto notevolmente i
misteri di questo capitolo, in quello che hai trattato si racchiude,
come puoi aver compreso, un grande insegnamento per te e per tutti i
figli della luce. Scrivilo nel tuo cuore, e considera bene la differenza
che c'era tra la santità e la purezza del Battista, povero, nudo,
afflitto, perseguitato ed imprigionato, e la mostruosità abominevole del
re Erode, potente, ricco, adulato, servito e immerso nelle delizie e
nella corruzione. Ambedue erano della stessa natura umana, ma diversi
nella qualità per aver usato bene l'uno e male l'altro la libertà, la
volontà e le cose visibili. La penitenza, la povertà, l'umiltà, il
disprezzo, le tribolazioni e lo zelo per la gloria del mio santissimo
Figlio portarono Giovanni, nostro servo, a morire nelle sue mani e nelle
mie; il che fu un singolare beneficio, superiore ad ogni umano
apprezzamento. Al contrario il fasto, la superbia, la vanità, le
tirannie e le turpitudini condussero Erode a morire infelicemente, per
mezzo di un ministro del Signore, e ad essere castigato con pene eterne.
Devi riflettere che tutto questo succede ancora oggi, e succederà
sempre nel mondo, benché gli uomini non avvertano né temano ciò. E così,
mentre alcuni schivano le vanità e la potenza della gloria del mondo,
altri le amano non considerando la loro finitudine: esse infatti
svaniscono più in fretta dell'ombra e sono più corruttibili del fieno.
1078. Né tantomeno riflettono gli uomini, già nella vita
presente, sul fine più importante e sul profondo abisso in cui li
precipitano i vizi. E sebbene il demonio non possa togliere ad essi la
libertà, né possa esercitare alcuna giurisdizione sulla loro volontà,
ottenendole gratuitamente in potere dagli stessi mortali tramite i loro
gravi e reiterati peccati, egli giunge ad acquistare su di esse un tale
dominio da renderle strumenti di tutte le sue malvagità. E gli uomini,
pur avendo dinanzi agli occhi tanti esempi così deplorevoli, non
arrivano a comprendere questo terribile pericolo né ciò che possa
spettare loro in futuro per i giusti giudizi del Signore, come accadde
ad Erode e a quell'adultera. Lucifero, per condurre i mortali verso
questo abisso di malvagità, li istiga ad incamminarsi per la via della
vanità, della superbia, della gloria del mondo e dei suoi sordidi
diletti; e solo ciò pone dinanzi ai loro occhi, ingigantendolo e
rendendolo fortemente desiderabile. E così gli ignoranti figli della
perdizione scuotono le redini della ragione per seguire le inclinazioni e
le turpitudini della carne, e per farsi schiavi del loro mortale
nemico. Figlia mia, il cammino dell'umiltà e del disprezzo,
dell'annientamento e delle afflizioni, è quello che insegnò Cristo, mio
santissimo figlio, e che anch'io indicai. Questa è la strada della vita,
per la quale camminammo noi per primi; e così ci costituimmo come
speciali maestri e protettori degli afflitti e dei tribolati. E quando
questi ci invocano nelle loro necessità li assistiamo in modo
meraviglioso e con singolari favori. Di questa benefica protezione si
privano i seguaci del mondo e dei suoi vani diletti, aborrendo il
cammino della croce. Tu a questa strada fosti chiamata ed invitata, e
lungo questa sei attratta con la soavità del mio amore e del mio
insegnamento. Seguimi e adoperati per imitarmi, poiché hai trovato il
tesoro nascosto e la perla preziosa per il cui possesso devi privarti di
tutte le cose terrene e della tua stessa volontà, qualora fosse
contraria a quella dell'altissimo Signor mio.