Scrutatio

Giovedi, 18 aprile 2024 - San Galdino ( Letture di oggi)

23 - Confessione di lode e rendimento di grazie.

Suor Maria d'Agreda

23 - Confessione di lode e rendimento di grazie.
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Confessione di lode e rendimento di grazie che io, suor Ma­ria di Gesù, la più misera tra i mortali, ho rivolto al Signore e alla sua santissima Madre per avere scritto questa divina Storia sotto il magistero della medesima Signora e regina del cielo.

786. Io vi confesso, eterno dominatore dell'intero uni­verso, Padre, Figlio e Spirito Santo, un unico e vero Dio, una stessa sostanza in tre Persone, perché, senza che vi sia alcuno che vi dia qualcosa per primo sì da riceverne il con­traccambio, soltanto per vostra benignità rivelate i vostri arcani misteri ai piccoli e, dal momento che lo fate con immensa bontà e infinita prudenza e ve ne compiacete, ciò è conveniente. Nelle vostre opere magnificate il vostro no­me, mostrate il vostro potere, manifestate la vostra gran­dezza, dilatate le vostre misericordie e vi assicurate l'ono­re che vi è dovuto in quanto siete perfetto, saggio, poten­te, benevolo, generoso e solo autore di ogni bene. Nessu­no è santo come voi, nessuno è forte come voi, nessuno è come voi, che sollevate il mendico dalla polvere, rialza­te dal niente e donate con abbondanza all'indigente. Vo­stre sono le estremità della terra e vostre sono le sfere ce­lesti. Voi siete colui che sa tutto, che fa morire e fa vi­vere, che abbassa i superbi ed esalta gli umili, che rende povero e arricchisce, affinché nessun uomo possa vantarsi davanti a voi e né il più vigoroso presuma delle proprie energie né il più debole si scoraggi per la propria fragilità.

787. Confesso voi, autentico re e salvatore del mondo, Gesù Cristo, lodandovi e riverendo chi conferisce la sa­pienza. E confesso voi, sovrana delle altezze, meritevole ge­nitrice del Redentore, tempio vivo della sua divinità, prin­cipio del nostro rimedio, riparatrice della comune rovina del genere umano, nuovo gaudio degli eletti, gloria del crea­to, mirabile strumento di sua Maestà. Vi proclamo madre dolcissima di compassione, rifugio dei miserabili, patroci­nio dei poveri e consolazione degli afflitti. Tutto quello che in voi, per voi e di voi credono gli angeli e i beati, tutto io credo; e quanto essi in voi e per voi celebrano ed ac­clamano la Trinità , tanto la celebro ed acclamo anch'io, e per tutto vi benedico. O Signora, fu esclusivamente per la vostra efficacissima intercessione e perché i vostri occhi di pietà si posarono su di me che il vostro Unigenito mi guardò con quelli della sua clemenza, e per voi non di­sdegnò di scegliere questo ignobile verme e l'ultima tra tut­ti per palesare i suoi venerabili segreti. Non riuscirono a spegnere la sua sconfinata carità le molte acque delle mie colpe e meschinità, e le mie infingarde ed esecrabili vil­lanìe non inaridirono la corrente della luce che mi ha co­municato.

788. O tenerissima Vergine, dichiaro alla presenza del cielo e della terra che ho lottato con me stessa e con i miei nemici e che il mio intimo si è turbato, diviso tra la mia indegnità e il desiderio che avevo della sapienza. Ho steso le mani verso l'alto deplorando la mia insipienza, ho ri­volto ad essa il mio cuore e l'ho trovata. Con essa ho avuto la quiete e, quando l'ho amata e ricercata, l'ho scoperta un buon possesso e non sono rimasta confusa. Ha agito in me con la sua forza e soavità, e mi ha dischiuso quello che è più incerto e nascosto alla nostra scienza. Mi sono posta dinanzi a voi, o riflesso bellissimo di Dio e città mi­stica dove egli abita, affinché nella notte e nelle tenebre del cammino di quaggiù mi orientaste come stella e mi il­luminaste come luna, ed io vi seguissi come capo, vi ob­bedissi come padrona, vi ascoltassi come maestra e in voi, come in uno specchio puro e senza macchia, mi mirassi e ravviassi con l'esempio delle vostre ineffabili azioni, non­ché della vostra eccellenza.

789. Chi poté piegare l'Onnipotente a chinarsi sino a una vile schiava se non voi, che siete la larghezza della bontà, l'ampiezza dell'indulgenza, l'impulso della misericordia, il portento della grazia e colei che riempì i vuoti dei peccati di tutti i discendenti di Adamo? Vostro è l'onore e vostro è il testo che ho redatto, non soltanto perché contiene la vo­stra ammirevole storia, ma pure perché voi gli avete dato l'inizio, il mezzo e la fine, e se voi medesima non ne foste stata l'autrice e la guida esso non sarebbe mai stato pen­sato. Sia dunque vostro il ringraziamento, poiché unica­mente voi siete in grado di renderlo al Signore per un be­neficio a tal punto raro e singolare. Io posso solo suppli­carvene in nome della Chiesa e in nome mio; così intendo fare e, umiliata al vostro cospetto più della polvere, am­metto che non avrei guadagnato questo favore e numerosi altri che ho ricevuto. Non ho riferito che quanto mi avete esposto e ordinato, sono stata uno strumento muto della vostra lingua, mosso e governato da voi. Perfezionate l'o­pera delle vostre mani, con la lode e l'esaltazione dell'Eterno e inoltre con l'esecuzione di ciò che manca, procuran­do che io metta in pratica la vostra dottrina, ricalchi le vo­stre orme, osservi i vostri precetti, corra dietro al profumo dei vostri unguenti, che è la fragranza delle vostre virtù`, da voi diffusa con inesprimibile benignità nel racconto.

790. O Imperatrice dell'universo, sono consapevole di es­sere sia la più misera sia la più debitrice tra i cristiani e, affinché nella comunità ecclesiale e davanti all'Altissimo e a voi non appaia l'orrore della mia ingratitudine, formulo questo proposito e questa promessa, che devono essere no­ti a tutti: rinuncio a ciò che c'è di visibile e materiale e mi consegno nuovamente alla volontà divina e alla vostra, per non usare il mio arbitrio se non in quello che sarà a mag­gior gloria del supremo sovrano. O benedetta fra le crea­ture, per la clemenza del Redentore e vostra ho senza me­riti il titolo di sua sposa e di vostra figlia e discepola, ed egli ripetutamente si è degnato di confermarmelo: vi prego di non permettere che io degeneri da esso. La vostra pro­tezione e la vostra benevolenza mi hanno assistito nella nar­razione; aiutatemi adesso ad attuare i vostri ammonimen­ti, nei quali consiste la beatitudine. Voi bramate e coman­date che io vi imiti: stampate, allora, ed imprimete in me la vostra immagine. Voi avete sparso la santa semenza nel terreno del mio cuore: custoditela e risvegliatela, perché frutti cento volte tanto e non la portino via gli uccelli ra­paci, il drago e i suoi demoni, che ho compreso furenti in tutte le cose che ho scritto su di voi. Conducetemi sino in fondo, reggetemi come regina, istruitemi come insegnante e correggetemi come madre. Accettate in segno di ricono­scenza la vostra stessa esistenza e il sommo compiacimen­to che con essa deste alla Trinità, come termine delle sue meraviglie. Vi celebrino gli angeli e gli eletti, vi acclamino tutte le nazioni e le generazioni, tutti in voi e per voi ma­gnifichino perennemente il loro Artefice e voi, e a loro si uniscano anche l'anima mia e tutte le mie facoltà.

791. Questa divina Storia, come nel corso di essa ho con­tinuamente ripetuto, lascio scritta per obbedienza ai miei superiori e confessori che dirigono la mia anima, assicu­randomi per questo mezzo essere volontà di Dio che la scri­vessi e obbedissi alla sua beatissima Madre, che da molti anni me lo ha comandato; e sebbene l'ho sottoposta tutta alla censura e giudizio dei miei confessori, senza che ci sia parola che non abbiano visto e conferito con me, con tut­to ciò la sottopongo di nuovo al loro miglior giudizio, e so­prattutto all'emenda e correzione della santa Chiesa catto­lica romana, protestando di restare soggetta alla sua cen­sura e insegnamento, come sua figlia, per credere e tenere solo quello che la medesima santa Chiesa, nostra madre, approverà e crederà, e per riprovare quello che riproverà, perché in questa obbedienza voglio vivere e morire. Amen.