16 - Si narra come Maria beatissima celebrava le feste dell'Ascensione del Salvatore.
Suor Maria d'Agreda

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Si narra come Maria beatissima celebrava le feste dell'Ascensione del Salvatore, della venuta dello Spirito, degli angeli e dei santi, nonché altre memorie dei propri benefici.
680. In ciascun atto e in ciascun mistero della nostra Regina trovo continuamente nuovi segreti da penetrare e nuovi motivi di stupore e di encomio, ma mi mancano le parole adatte a palesare quanto conosco. Per quello che mi è stato dato di comprendere dell'amore del Signore verso la sua purissima Madre e degnissima sposa, pare che, secondo l'inclinazione e il vigore di una simile carità, egli avrebbe rinunciato al trono e ai beati per stare con lei, se per ragioni diverse non fosse stato necessario che dimorasse nell'empireo mentre ella rimaneva sulla terra, per il periodo della loro separazione e lontananza corporale. Non si pensi che questa ponderazione dell'eccellenza di lei deroghi a quella dell'Unigenito e a quella degli eletti, perché la divinità del Padre e dello Spirito sta nel Verbo indivisa con somma unità individuale e le tre Persone stanno tutte inseparabilmente in ognuna, e mai il Verbo poteva stare senza il Padre e lo Spirito. È certo, poi, che la vicinanza degli esseri celesti e dei santi, paragonata a quella di Maria, era per lui di minor conto, qualora ci limitiamo a considerare l'intensità del loro affetto reciproco. Per altri motivi, però, occorreva che egli, compiuta la redenzione, risalisse alla destra dell'Eterno e che la felicissima Vergine restasse nel mondo, affinché per la sua sollecitudine si ottenessero gli effetti del riscatto ed ella fomentasse e quasi partorisse la passione e morte di Cristo.
681. Tale fu l'ineffabile provvidenza con la quale il Salvatore ordinò le sue opere, lasciandole piene di sapienza e di magnificenza con il confidare con tutto il cuore in questa donna forte, come affermò per bocca di Salomone nei Proverbi. Non fu deluso nella sua fiducia, giacché costei, applicando i tesori delle sue sofferenze e del suo sangue tramite i propri meriti, gli comprò il campo in cui piantò la vigna della Chiesa sino alla fine dei tempi, cioè le anime dei fedeli, nei quali essa si conserverà fino ad allora, e dei predestinati, nei quali sarà trasferita alla Gerusalemme trionfante per i secoli dei secoli. Se conveniva alla maestà dell'Altissimo che questo fosse affidato a lei, perché Gesù entrasse nella gloria dopo la sua prodigiosa risurrezione, conveniva anche che il medesimo Gesù mantenesse con quella stessa che lo aveva generato, e che gli era smisuratamente cara, il rapporto e la familiarità possibili, obbligato non solo dalla tenerezza che sentiva, ma pure dallo stato della Signora e dall'impresa che la impegnava quaggiù, dove la grazia, i mezzi e i benefici dovevano essere proporzionati alla sublimità della causa e dell'obiettivo di arcani così imperscrutabili. Egli conseguiva nobilmente ciò con le sue assidue visite e con il frequente innalzamento di Maria al suo trono, affinché non stesse ininterrottamente fuori della corte e i membri di questa non stessero tanto a lungo privi della sua incantevole vista, poiché si trattava di un godimento opportuno per tutti.
682. Le suddette meraviglie, oltre che nelle occasioni delle quali ho parlato, si ripetevano quando ella ricordava l'Ascensione, che era una festa assai grande per lei e per il paradiso. Cominciava a prepararsi dalla Pasqua, stando occupata nel meditare le elargizioni ricevute dal suo preziosissimo Figlio, la compagnia degli antichi prigionieri del limbo, ormai liberati, e quanto le era accaduto in quei quaranta giorni, e ringraziando in maniera speciale con inni ed esercizi, come se stesse succedendo in tale momento, perché teneva tutto vivo nella sua indefettibile memoria. Non mi trattengo a riferire i particolari, avendone già scritto abbastanza negli ultimi capitoli della seconda parte, e dichiaro unicamente che le erano quotidianamente concessi incomparabili favori e influssi superni, che la divinizzavano e la disponevano per gli altri che avrebbe accolto nella solennità.
683. Arrivata la data che coincideva con il ritorno al cielo del nostro Maestro, questi scendeva nell'oratorio scortato da innumerevoli ministri e dai patriarchi che aveva condotto con sé in quella circostanza. La Principessa lo attendeva stesa al suolo come al solito, annientata nel profondo della sua straordinaria umiltà, ma elevata al di sopra dell'immaginazione umana e angelica, al supremo grado di amore di Dio concepibile per una semplice creatura. Immediatamente egli le si manifestava attorniato dai cori dei beati e, rinnovando la dolcezza delle sue benedizioni, comandava che fosse tirata su dalla polvere e posta al suo fianco. Ciò era subito eseguito e i serafini adagiavano sul suo seggio colei dalla quale aveva assunto la nostra sostanza. Là l'interrogava su che cosa desiderasse, bramasse e volesse, ed ella proclamava: «Mio diletto e mio sovrano, desidero la vostra esaltazione, bramo di esprimervi gratitudine a nome degli uomini per la generosità con cui la vostra onnipotenza ha sollevato la nostra natura allo splendore e al giubilo perenne, voglio che tutti vi confessino e onorino».
684. Il suo Unigenito la chiamava: «Colomba mia, prescelta per essere mia dimora, venite con me alla patria, dove sarete esaudita e vi rallegrerete di questa celebrazione con i suoi abitanti, e non con i mortali». All'istante l'intera processione si incamminava nell'aria, come era avvenuto allora, e giungeva all'empireo con la Vergine sempre alla destra del Salvatore, fermandosi ordinatamente avvolta da singolare silenzio e attenzione non soltanto dei santi, ma dello stesso Santo dei santi. La Madre chiedeva prontamente licenza di lasciare il trono e, prostrata al cospetto della Trinità, intonava una stupenda lode, comprendente i misteri dell'incarnazione e della redenzione con tutte le vittorie ottenute da Cristo sino alla sua mirabile salita al Padre.
685. Il Signore mostrava il suo compiacimento e gli eletti facevano seguire altri cantici, glorificandolo in lei, e provavano un gaudio più intenso per la vicinanza e l'eccellenza della loro Regina. Quindi, a un suo cenno, la ricollocavano presso di lui ed ella, dopo le illuminazioni e l'ornamento che ho illustrato altrove, gioiva per alcune ore di una visione intuitiva, durante la quale le era dato ancora il possesso di quel luogo, che le era riservato in eterno. Per nostra maggiore sorpresa e nostro maggiore debito, avverto che ogni anno le domandava se intendesse rimanere oppure continuare a sostenere la Chiesa sulla terra, rimettendo la decisione al suo arbitrio, e gli era risposto che con il suo beneplacito avrebbe ripreso a faticare per coloro che erano il frutto della passione.
686. Le tre Persone accettavano nuovamente la sua rinuncia tra l'ammirazione dei presenti, così che Maria si privò non una volta sola, bensì molte volte, del godimento della contemplazione per quel tempo, allo scopo di governare la comunità ecclesiale e di arricchirla con i suoi ineffabili meriti. Giacché le nostre limitate capacità non sono sufficienti per spiegarli adeguatamente, non sarà un difetto di questa Storia rimandarne la conoscenza a quando la conseguiremo in sua Maestà; ma tutti i premi erano come conservati nel consenso di lui, affinché poi nel possesso fosse nella misura possibile simile al Figlio, standogli degnamente accanto. Ella pregava per la magnificazione dell'Altissimo, per la propagazione del Vangelo, per la conversione delle genti e per il trionfo sul demonio. Tutto le era accordato nel modo in cui si è verificato e si verifica nei secoli, e i benefici sarebbero superiori se i peccati non li impedissero rendendo la progenie di Adamo non idonea a riceverli. Successivamente, i custodi la riportavano con sublime musica e armonia al cenacolo, dove si abbassava e si umiliava in segno di ringraziamento. Informo che Giovanni aveva notizia di questi prodigi e che guadagnò di parteciparne in qualcosa, perché scorgeva la Signora tanto piena di luce che non poteva fissarla in volto per il fulgore che sprigionava. Inoltre, poiché la Maestra dell'umiltà andava come per terra e ai suoi piedi per avere dei permessi, aveva numerose occasioni di osservarla e sovente si smarriva per il timore riverenziale, benché sentisse rari effetti ed immensa felicità.
687. La Principessa ordinava questi favori a solennizzare più convenientemente la Pentecoste e con essi si preparava nei nove giorni mancanti, senza cessare i suoi esercizi e con l'ardente anelito che fossero rinnovati in lei i sette doni. Arrivato il momento, ciò si adempiva perché, alla medesima ora della prima discesa sul sacro collegio, lo Spirito veniva su quella stessa che aveva concepito Gesù ed era sua sposa e suo tempio. Appariva sotto l'aspetto di fuoco con eccezionale luminosità e strepito, ma non in maniera palese a tutti, non essendo più necessario come allora. Ella, assistita da diverse migliaia di esseri celesti che elevavano dolcissime melodie, era completamente infiammata e riempita di sovrabbondanti elargizioni e di aumenti di quanto già aveva in grado eminente. Subito gli esprimeva la sua gratitudine per sé e per gli apostoli e i discepoli, che erano stati colmati di sapienza e di grazie perché fossero ministri valenti e adatti a fondare la fede, e pure per il sigillo che aveva posto alle opere della redenzione; lo supplicava poi di estendere alle varie epoche i suoi influssi e di non sospenderli mai per le colpe con le quali gli uomini lo avrebbero irritato. Era esaudita e i cristiani ne traevano e ne trarranno vantaggio sino alla fine del mondo.
688. Celebrava con speciale giubilo e devozione anche altre due feste: quella dei santi e quella degli angeli. Si disponeva ad onorare questi ultimi con le solite pratiche e con lodi che compendiavano la loro creazione, giustificazione e glorificazione, con i misteri che penetrava di tutti e di ciascuno. Nella data stabilita li invitava e ne accorrevano parecchie miriadi, di ogni ordine, che entravano con mirabile leggiadria nel suo oratorio. Qui si formavano due cori, uno composto dagli spiriti sovrani e l'altro dalla Vergine, che dava inizio ai canti alternandosi con loro come a versetti finché non era sera; se si udissero, sarebbero indubbiamente una delle meraviglie del Signore e provocherebbero stupore. Non trovo termìni né posso dilungarmi per dichiarare il poco che ho afferrato di questo arcano: ínnanzitutto, esaltavano il loro Autore in se stesso, e nelle perfezioni e negli attrìbuti che ne coglievano; quindi, la Regina lo benediva per come la sua grandezza, scienza e potenza sì erano manifestate nell'aver chiamato all'esistenza tante e così belle sostanze spirìtuali e nell'averle ornate dì molteplici doti naturali e soprannaturali, nonché per i loro incarichi, le loro fatiche e il loro ossequio nel fare la volontà di luì e nel soccorrere e guidare i mortali e tutte le cose visibili e inferiori. Quelli rispondevano con la riconoscenza e con il pagamento del debito, e insieme intonavano all'Eterno inni nei quali lo encomiavano per aver plasmato e prescelto a divenire sua genitrice una donna di tale purezza ed eccellenza, meritevole dei maggiori privilegi, e per averla sollevata al di sopra di tutti in virtù e splendore, concedendole il dominio assoluto perché fosse servita, venerata e confessata degna Madre di Dio e nostra riparatrice.
689. In questo modo scorrevano le sue prerogative e magnificavano sua Maestà in lei, che a sua volta lo osannava elencando le loro. Era dunque una giornata di straor-
dinaria gioia e consolazione per Maria e di profondo gaudio accidentale per essi, in particolare per i mille che la custodivano, sebbene ognuno ne avesse parte nella maniera a lui propria. Siccome non c'erano impedimenti dovuti a ignoranza né scarsità di intelligenza e di stima di ciò che era proclamato, quel colloquio risultava incomparabilmente apprezzabile, e lo sarà per noi allorché lo intenderemo in paradiso.
690. Anche quando festeggiava tutti i santi di natura umana faceva precedere molte preghiere e molti esercizi, e poi scendevano nella sua stanza gli antichi patriarchi, i profeti e gli altri beati del tempo successivo alla risurrezione. Innalzava nuovi ringraziamenti per la loro gloria e per l'efficacia che aveva avuto in costoro il sangue del Salvatore, e provava enorme felicità capendo il segreto della predestinazione e constatando che, dopo avere affrontato la vita nella carne tra innumerevoli rischi, erano già nella sicura letizia di quella imperitura. Acclamava per questo il Padre delle misericordie, riassumendo i favori che ciascuno aveva ricevuto. Chiedeva a tutti di intercedere per la Chiesa e per chi militava in essa, combattendo con il pericolo di perdere la corona da loro ormai conquistata. Quindi, ricordava i trionfi che aveva ottenuto con la forza divina negli scontri sostenuti con il demonio, e si mostrava grata per tali benefici e per le anime riscattate dal potere delle tenebre.
691. Sarà motivo di ammirazione per gli uomini, come lo fu per i ministri superni, vedere una semplice creatura terrena realizzare prodigi così continui che sembrerebbero inverosimili a più persone unite assieme, per quanto infiammate al pari dei supremi serafini; ma la nostra Signora aveva una certa partecipazione dell'onnipotenza dell'Altissimo, che rendeva in lei facile quello che negli altri è impossibile. Negli anni finali della sua vita la sua solerzia aumentò tanto che la nostra capacità non arriva a ponderare il suo incessante operare, nel quale non lasciava ozioso alcun minuto e non riposava né di giorno né di notte; infatti, non più ostacolata dal peso della natura corruttibile, era instancabile come un angelo, anzi come parecchi di questi congiuntamente, ed era tutta un incendio d'immensa attività. Le ore le parevano brevi, rare le occasioni e limitati gli esercizi, perché il suo amore si estendeva sempre oltre, benché ciò che compiva fosse senza misura. Non ho spiegato quasi niente di simili miracoli in se stessi, poiché scorgo una distanza pressoché infinita tra le rivelazioni che ho avuto e la comprensione che riesco a raggiungere quaggiù. Non essendo neppure in grado di esprimere pienamente quello che mi è stato palesato, come dirò quello di cui sono all'oscuro e di cui so solo che ne sono ignara? Cerchiamo di non privarci per le nostre mancanze della luce che ci attende per illuminarci in cielo, giacché questo premio e godimento basterebbe a spingerci a penare e a soffrire per tutti i secoli ogni tormento e dolore dei martiri, e ne saremmo ben ricompensati con l'esultanza di conoscere la dignità e grandezza della Vergine, contemplandola alla destra del suo Unigenito, elevata su tutti gli esseri spirituali e gli eletti.
Insegnamento della Regina del cielo
692. Figlia mia, mentre avanzi nello stendere la mia Storia, devi inoltrarti pure nella mia perfetta imitazione. Questo desiderio cresce in me come crescono in te la penetrazione e la meraviglia di quanto apprendi e riferisci. È il momento di risarcire quello che hai trascurato e di levare il volo allo stato al quale il Signore ti chiama e io ti invito. Riempi i tuoi atti di santità e rammenta che empia e crudele è l'opposizione dei nemici, di satana e del mondo per contrastarti. Non potrai superare tante difficoltà e tentazioni se non accenderai nel tuo cuore una fervente emulazione e un intenso ardore che con impeto invincibile confondano e schiaccino il capo del velenoso serpente, che con astuzia diabolica si avvale di svariati mezzi ingannevoli per abbatterti o almeno arrestarti nel cammino, così che tu non pervenga al fine che brami e alla condizione preparata per te dall'Eterno, che ti ha prescelta per essa.
693. Non ignorare l'attenzione di Lucifero per qualunque dimenticanza e minima inavvertenza dei mortali, poiché si aggira senza sosta spiando i loro comportamenti e approfitta di tutte le negligenze per insinuare scaltramente le sue suggestioni, muovendo le inclinazioni dal lato in cui li ravvisa incauti, perché ricevano la ferita della colpa prima di accorgersene interamente. Egli è cosciente che, quando poi la sentono e ambiscono il rimedio, trovano maggiore impedimento e dunque, per riprendersi dopo le cadute, necessitano di più abbondante grazia ed energia di quella che sarebbe stata sufficiente per resistere. Con il peccato ci si infiacchisce, l'avversario acquista vigore e le passioni divengono più indomite e insormontabili, e per questo molti cascano e pochi si rialzano. Per evitare il pericolo bisogna essere vigilanti ed ansiosi di guadagnare l'aiuto divino, gareggiando ininterrottamente per fare il meglio e affinché non rimanga vuoto alcun istante nel quale l'anima si presenti senza occupazione, distratta e non impegnata in opere buone. In tal modo il medesimo peso della natura terrena si alleggerisce, le tendenze cattive si indeboliscono, lo stesso demonio si spaventa, lo spirito si solleva ed acquista forze contro la carne e dominio sui sensi, assoggettandoli alla volontà superna.
694. Hai un vivido esempio nelle mie azioni e, perché non le scordi, te le ho manifestate con chiarezza e tu le stai scrivendo. Considera diligentemente quello che ti è mostrato in un così nitido specchio e, se mi confessi tua maestra e madre, nonché dotata di ogni eccellenza, non essere tarda nel seguirmi. Non è possibile che tu o un'altra creatura arriviate alla mia altezza, né Dio ti obbliga a ciò, ma è assolutamente possibile che con il suo soccorso tu ti adorni di virtù, spendendo in questo tutto il tuo tempo e tutte le tue facoltà, aggiungendo esercizi ad esercizi, orazioni ad orazioni, suppliche a suppliche, meriti a meriti, e non lasciando passare un giorno o un'ora senza compiere il bene. Io ero assai attiva nel governo della Chiesa e, come hai illustrato, celebravo numerose solennità, cominciando subito a dispormi alla successiva appena ne finivo una. I cristiani possono ricalcare le mie orme, e tu sei tenuta a farlo più di tutti, poiché per questo sono state fissate le feste e le memorie di Gesù, mie e degli altri santi.
695. Come sovente ti ho inculcato, distinguiti specialmente in quelle dei misteri del Salvatore e miei. Quindi, abbi singolare venerazione e affetto per gli angeli, sia per la loro nobiltà e bellezza e per i loro ministeri sia per i favori e benefici che hai avuto. Procura di assomigliare ad essi nella purezza, nell'elevatezza dei pensieri, nell'incendio di amore e nel vivere come se non avessi un corpo e i suoi istinti. Devono essere tuoi amici e tuoi compagni nel pellegrinaggio, affinché poi lo siano nella patria. Conversa e intrattieniti con loro ed essi ti riveleranno le qualità e le caratteristiche del tuo sposo, dandoti notizia certa delle sue perfezioni, ti insegneranno i retti sentieri della giustizia e della pace, ti difenderanno dal maligno e ti avviseranno dei suoi raggiri, e alla loro scuola apprenderai le leggi della carità. Ascoltali, pertanto, e obbedisci loro in tutto.