8 - Si dichiara lo stato nel quale la santissima Madre fu posta con la visione astrattiva.
Suor Maria d'Agreda

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Si dichiara lo stato nel quale la santissima Madre fu posta con la visione astrattiva, ma continua, di Dio dopo che ebbe vinto i demoni, e come agiva in esso.
533. Nella misura in cui i misteri dell'infinita ed eterna sapienza si adempivano in Maria beatissima, ella si sollevava al di sopra della sfera di ogni perfezione e di ogni immaginazione umana. E siccome i suoi trionfi su Lucifero e i demoni furono ottenuti proprio nelle circostanze e con i favori che ho riferito, immediatamente dopo l'incarnazione, la redenzione e tutti gli eventi nei quali fu coadiutrice del suo Unigenito, non è possibile alla nostra pochezza aspirare a comprendere gli effetti che conseguivano nel suo castissimo cuore. Meditava le opere del Signore ponderandole sulla bilancia della sua mirabile prudenza ed in lei cresceva l'incendio dell'ardore per sua Maestà, con stupore degli angeli e dei cittadini del cielo. La sua vita naturale non le avrebbe consentito di tollerare gli impetuosi voli con cui s'innalzava per immergersi nell'abisso della Divinità, se essa non le fosse stata conservata miracolosamente. Poiché, inoltre, i suoi sentimenti di pietà l'attraevano verso i suoi figli, che dipendevano da lei come le piante dal sole che le sostenta e vivifica, giunse ad una dolcissima ma veemente tensione per riunire tutto in sé.
534. Questa era la sua condizione dopo le vittorie riportate sul drago. Sebbene fin dal primo istante e lungo l'intero corso della sua esistenza avesse effettuato quanto era maggiormente puro e sublime, senza essere ostacolata dai pellegrinaggi, dalle pene e dalle preoccupazioni per Gesù e per il prossimo, in tale particolare momento nel suo infiammato petto arrivarono a gareggiare la forza dell'amore per Dio e quella dell'amore per le anime. In ciascuno di questi frutti della carità avvertiva la violenta e santa emulazione con la quale essi anelano a sempre più straordinari doni della grazia. Da una parte desiderava separarsi dalle realtà sensibili per elevarsi alla suprema e continua comunione con l'Eterno senza alcun intralcio o tramite, imitando coloro che sono in paradiso e ancor più Cristo quando era nel mondo, in tutto ciò che non era la visione beatifica che egli aveva con l'unione ipostatica; questa non le era possibile, ma nondimeno la sua eccellenza e il suo fervore ricercavano quello che era più vicino allo stato di comprensore. Dall'altra parte era spinta dall'affetto per i credenti e dalla premura di provvedere a tutte le loro esigenze, perché senza il servizio di madre di famiglia non era abbastanza soddisfatta dei favori che riceveva, ed essendoci bisogno di tempo per lavorare alla maniera di Marta rifletteva su come regolarsi per non mancare in nessuna delle due cose.
535. L 'Altissimo lasciò spazio alla sua sollecitudine perché fosse più vantaggioso il beneficio disposto per lei con braccio vigoroso e a questo scopo le disse: «Sposa e amica mia, le vostre cure e le vostre riflessioni hanno ferito il mio cuore e con la forza della mia destra voglio compiere in voi quanto non ho mai fatto né mai farò in altre generazioni, perché voi siete mia compagna ed eletta per le mie delizie fra tutti. È pronto per voi un luogo appartato, dove vi alimenterò di me come i beati, benché in un altro modo: godrete della mia incessante contemplazione e dei miei abbracci, in solitudine, riposo e tranquillità, senza che vi siano di inciampo le creature e l'essere viatrice. Libera vi librerete verso una simile abitazione e troverete gli spazi immensi che la vostra sconfinata tenerezza ambisce per dilatarsi illimitatamente, per poi ridiscendere nella Chiesa e, ricolma dei miei tesori, distribuirli ai vostri fratelli in base alle loro necessità e tribolazioni, così che abbiano rimedio».
536. Si tratta del privilegio a cui ho accennato nel capitolo precedente e che Giovanni racchiude in queste parole: La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. E poco dopo aggiunge: Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. A causa della mia ignoranza non mi è facile spiegare questo mistero, poiché contiene molte prerogative riservate esclusivamente a lei. La fede ci insegna che non siamo in grado di vagliare l'imperscrutabile onnipotenza del Signore e quindi è giusto confessare che egli ha potuto operare assai più di quanto noi riusciamo a comprendere, e non le si deve negare se non ciò che è evidentemente contraddittorio in se stesso. In tutto quello che mi fu palesato affinché lo scrivessi, ammesso che io l'abbia inteso, non ravviso nulla che impedisca che sia come l'ho capito, sebbene per rivelarlo non abbia vocaboli appropriati.
537. Dunque, vinte le battaglie contro il drago e i suoi, Maria fu elevata ad una condizione in cui le fu manifestato sua Maestà, non con una visione intuitiva, ma con un'altra, chiara e attraverso specie create, che nell'intera Storia ho chiamato astrattiva, perché non dipende dalla presenza reale dell'oggetto, né questo muove l'intelletto da sé bensì per mezzo di altre immagini che lo rappresentano, come se l'Eterno mi volesse infondere tutte quelle più confacenti di Roma per mostrarmela quale realmente è. L'ebbe in tutto il corso della sua vita, come sovente ho ripetuto, ma, anche se nella sostanza non fu nuova per lei, che l'aveva avuta nell'istante del suo concepimento, lo fu allora per due motivi: il primo è che restò permanente e ininterrotta finché ella non morì passando alla visione beatifica, mentre nelle altre volte era stata solo transitoria; il secondo è che divenne sempre più sublime, eccelsa e al di là di ogni pensiero.
538. Perché la nostra Principessa fosse disposta opportunamente le furono ritoccate tutte le facoltà con il fuoco del santuario, cioè con altri effetti celesti con i quali fu illuminata ed innalzata sopra di sé. Poiché questo modo di essere era una partecipazione di quello dei santi ed insieme era diverso, occorre illustrare in che cosa consistesse la somiglianza e in che cosa la differenza. La somiglianza era che contemplava il medesimo oggetto, l'Altissimo e i suoi attributi, che essi possiedono con sicurezza, e ne aveva maggiore conoscenza; la differenza riguardava tre aspetti. Innanzitutto essi vedono Dio faccia a faccia e intuitivamente, mentre ella lo vedeva astrattivamente. Poi, essi nella patria non possono più crescere nella visione beatifica, né nella fruizione essenziale che è la gloria dell'intelletto e della volontà, mentre ella nella visione astrattiva che aveva come pellegrina nel mondo non aveva termine o misura ed anzi approfondiva continuamente la cognizione di lui; perciò le furono date le ali dell'aquila per volare nel mare infinito della Divinità, dove c'è sempre da apprendere non essendoci confini a delimitarlo.
539. Inoltre, essi non patiscono né acquistano meriti, perché questo è incompatibile con il loro stato, mentre ella pativa e acquistava meriti; altrimenti, non sarebbe stato tanto stimabile il beneficio per lei e per la Chiesa , giacché quello che compì fu di immenso valore per tutti. La Vergine era uno spettacolo ammirevole per gli angeli e gli eletti, e quasi un ritratto del Figlio, perché come regina e signora aveva la potestà di dispensare e distribuire i tesori della grazia, e d'altra parte così li aumentava. Benché fosse ancora nella carne, la sua posizione era simile a quella di Cristo nostro salvatore quando era quaggiù; infatti, confrontata con lui era viatrice, ma paragonata agli altri pareva come i comprensori.
540. Ciò richiedeva che nell'armonia dei suoi sensi e delle sue facoltà vi fosse un nuovo ordine e un nuovo modo di agire proporzionato in tutto, e le fu dunque mutato il precedente. Tutte le specie di creature che erano in lei furono cancellate, sebbene ella non ammettesse in sé se non le sole strettamente necessarie per la pratica della carità e
delle virtù; fu purificata da esse per la loro componente terrena e perché erano entrate attraverso i sensi e, al posto di quelle che da allora avrebbe dovuto ricevere per via naturale, gliene furono infuse altre più pure e immateriali, con le quali conosceva in maniera più alta.
541. Tale prodigio non è difficile da capire per i dotti, ma per rendere chiare a tutti le mie affermazioni avverto che, pressappoco come negli animali, tramite la vista, l'udito, l'olfatto, il gusto e il tatto si introducono in noi delle specie dell'oggetto in causa, che sono trasmesse all'immaginazione dove si raccolgono e conservano. In noi che siamo razionali l'intelletto opera con esse e ne trae altre, spirituali, venendo perciò chiamato «intelletto agente»; per loro mezzo, intende quello che passa per i cinque sensi. Per questo i filosofi sostengono che per comprendere deve speculare nella fantasia per prendere di là le specie, essendo l'anima unita al corpo, da cui dipende.
542. Maria era esente da tutto questo e le erano infuse altre specie, in modo più sublime, mentre quelle comuni rimanevano nell'immaginazione, e l'intelletto non operava con esse se non quanto occorreva per percepire il dolore e le afflizioni. Accadeva nel tempio che ella era ciò che era accaduto in quello che la prefigurava: nella sua costruzione le pietre erano state lavorate fuori e dentro non si erano sentiti colpi di martello né alcun altro rumore, e persino gli olocausti avevano sempre avuto luogo sull'altare davanti al santuario, nel quale si faceva soltanto l'offerta dell'incenso e degli aromi.
543. Così anche in lei all'esterno, nei sensi, si scolpivano le pietre delle virtù; nell'atrio dell'immaginazione si eseguiva il sacrificio delle pene e delle tristezze che sopportava per i fedeli e per le loro tribolazioni; nel Santo dei santi delle facoltà, dell'intelletto e della volontà si offriva solo il profumo della visione di Dio e il fuoco del suo incomparabile ardore. Non erano adeguate a questo le specie che entravano attraverso i sensi e che rappresentavano gli oggetti materialmente e con strepito, e dunque il potere del Signore ne infuse altre, più pure, dei medesimi oggetti, perché servissero alla sua contemplazione e perché accompagnassero nell'intelletto quelle che ella aveva del suo essere, che incessantemente rimirava e amava nella tranquillità e nella serenità di una pace inviolabile.
544. Esse dipendevano dall'Altissimo, nel quale rappresentavano al suo intelletto tutte le cose, come lo specchio riflette agli occhi tutto ciò che gli si pone davanti e questi lo conoscono senza volgersi a osservarlo: quello che i membri della Chiesa domandavano, quello che doveva compiere a loro favore nelle angustie che soffrivano e quello che la volontà superna bramava, affinché si adempisse sulla terra come in cielo. Da questa maniera di intendere e di agire era eccettuato quello che le era comandato da Pietro, da Giovanni o dagli altri apostoli; ella stessa lo aveva chiesto per non interrompere l'obbedienza che le era tanto cara e per palesare che per tale via si è assolutamente sicuri del volere del sommo sovrano, senza che si debba ricorrere ad altro: l'ordine del superiore è indubbiamente quanto egli esige ed è conveniente.
545. Era escluso anche quello che riguardava l'eucaristia. Per il resto il suo intelletto non era legato alle creature di quaggiù, ma ella era libera e nella solitudine interiore, e godeva della visione astrattiva dormendo e vegliando, occupata e non occupata, lavorando e riposando, senza discutere o ragionare per conoscere il massimo della perfezione, quello che fosse più gradito all'Onnipotente, le necessità dei credenti e il tempo e il modo per rimediare ad esse. Come i comprensori, che conoscono meno di tutto quanto è inerente alle creature, oltre a ciò che concerneva i cristiani e il loro governo conosceva soprattutto gli imperscrutabili misteri divini, più dei serafini e dei beati. Con questo pane e cibo di vita eterna era alimentata nel deserto che le era stato preparato. Qui era sollecita dei suoi figli senza turbamento, pronta senza inquietudine, vigilante senza distrazione; era ricolma di sua Maestà dentro e fuori, vestita dell'oro purissimo di lui, assorta e immersa in quel mare ineffabile, ed insieme era attenta ai suoi devoti avendo cura di loro, perché diversamente non si sarebbe pienamente placata la sua bontà materna.
546. Le furono date, così, le due ali della grande aquila, con le quali si librò tanto in alto che poté giungere ad una condizione a cui mai si elevò pensiero umano o angelico, scendendone per soccorrere i mortali non passo dopo passo, ma con volo leggero e veloce. O portento della destra di Dio! O meraviglia inaudita, che manifesti la sua forza infinita! Mi mancano i termini, si arresta il discorso e si è incapaci di penetrare un simile arcano. Invidiabili secoli d'oro della comunità primitiva, che gioirono di tanto bene! Oh, felici noi se arrivassimo a meritare che nei nostri tristi giorni fossero rinnovati tali prodigi tramite la Vergine , nel grado possibile e secondo il bisogno della nostra miseria!
547. Si capiranno meglio quella fortuna e quel modo di operare di Maria se si considereranno alcuni benefici concessi a delle anime che guadagnò. Abbiamo un esempio in un abitante di Gerusalemme, assai noto fra i giudei perché era distinto, di spiccato ingegno e dotato di virtù morali; egli, però, era zelante della legge, come san Paolo, e fermamente contrario al Vangelo. La nostra Regina lo comprese nel Signore, che voleva che si unisse ai discepoli per le sue preghiere, e, desiderando per la stima che lo circondava che ciò accadesse, innalzò suppliche tanto ardenti che furono esaudite. Nello stato precedente avrebbe riflettuto con la prudenza e la mirabile luce che aveva per trovare i mezzi opportuni per tale scopo, mentre allora bastò che ponesse il proprio sguardo in colui che le avrebbe rivelato il da farsi.
548. Seppe che sarebbe andato da lei mediante la predicazione di Giovanni, che quindi ella avrebbe dovuto inviare là dove costui avrebbe potuto sentirlo. Così avvenne e contemporaneamente il custode di quell'uomo gli ispirò di recarsi dalla Madre del Crocifisso, che tutti lodavano perché caritatevole, modesta e pia. Egli per il momento non intese quale giovamento spirituale gli sarebbe potuto provenire dalla sua visita, poiché era privo dell'illuminazione superna, ma fu ugualmente mosso dalla curiosità e dalla brama di incontrarla. Gli fu sufficiente vederla e udire le parole che con sublime saggezza gli rivolse per essere completamente trasformato in un altro: si prostrò ai suoi piedi, professando Gesù redentore del mondo e chiedendo il battesimo, che gli fu subito amministrato dall'Apostolo. Quando fu pronunciata la formula lo Spirito venne in forma visibile su di lui, che poi fu sempre ricco di santità, e la Principessa compose un cantico di lode al Creatore per la sua liberalità.
549. Una donna della città, già battezzata, rinnegò la fede ingannata dal demonio attraverso una sua parente maliarda. La nostra Maestra ebbe notizia in Dio della sua caduta e, estremamente addolorata, si affaticò con molti esercizi congiunti a lacrime e implorazioni perché si convertisse, cosa che è più difficile in chi volontariamente si allontana dalla strada della salvezza che ha cominciato a percorrere. Ottenne il rimedio della poveretta, circuita dal serpente, e conobbe che sarebbe stato conveniente farla ammonire ed esortare dall'Evangelista, perché si rendesse conto del suo peccato. Quella lo ascoltò, si confessò, fu restituita alla grazia e poi incoraggiata dalla Signora a perseverare e a resistere al diavolo.
550. Lucifero e i suoi allora non osavano angustiare la Chiesa di Gerusalemme essendovi presente la nostra sovrana, alla quale avevano timore di avvicinarsi poiché la sua potenza li metteva in fuga. Cercarono dunque di assoggettare alcuni credenti della parte dell'Asia in cui portavano il lieto annuncio Paolo e altri apostoli, pervertendone qualcuno affinché apostatasse e turbasse o impedisse la loro proclamazione. Ella ebbe chiare in sua Maestà le macchinazioni del nemico e gli domandò di intervenire, se era di suo compiacimento. Le fu risposto di provvedere come madre e regina dell'intero universo, e che era a lui sommamente gradita. Con tale licenza, si rivestì d'invincibile fortezza e, come una sposa che si alza dal talamo o dal trono dello sposo e prende le sue armi per difenderlo da chi tenta di offenderlo, con le armi del potere divino si levò con valore contro il drago, gli tolse la preda dalla bocca, lo percosse con il suo vigore e gli ordinò di ripiombare nell'abisso. Si potrebbero riferire innumerevoli altri eventi simili, ma quelli riportati illustrano abbastanza il suo nuovo stato.
551. È ora bene calcolare a quale età Maria beatissima ricevette questo beneficio, riassumendo quanto si è dichiarato altrove. Quando si trasferì ad Efeso, il sei gennaio del quarantaseiesimo anno dalla nascita del suo Unigenito, aveva cinquantaquattro anni, tre mesi e ventisei giorni. Lì dimorò due anni e mezzo, tornando a Gerusalemme il sei luglio del quarantaduesimo anno dopo Cristo, a cinquantasei anni e dieci mesi. Il primo concilio, di cui si è parlato sopra, ebbe luogo due mesi dopo, così che durante il suo svolgimento ella compì cinquantasette anni. Immediatamente si verificarono le battaglie e i trionfi, nonché il passaggio alla condizione che ho spiegato, che durò per milleduecentosessanta giorni, come si afferma nel capitolo dodicesimo dell'Apocalisse, prima che fosse elevata a quello sul quale mi tratterrò più avanti.
Insegnamento della Regina del cielo
552. Carissima, nessuno ha delle scusanti se non conforma la sua vita a quella di Gesù e alla mia, poiché siamo stati modello ed esempio da seguire per tutti, ciascuno nel proprio stato. Il Signore, tuttavia, sceglie delle anime e le separa dalle altre, affinché in esse si guadagni maggiormente il frutto del suo sangue, si conservi più perfetta l'imitazione sua e mia, risplendano la sua bontà e misericordia. Se sono fedeli e ferventi, è segno di ignoranza assai terrena la meraviglia di alcuni nel constatare che l'Altissimo si manifesti tanto generoso, concedendo loro favori che sorpassano ogni immaginazione umana. Quanti dubitano pretendono di negargli la gloria che egli stesso si propone di conseguire nelle sue opere, misurandole con i ristretti limiti della nostra intelligenza, che in costoro in genere è particolarmente corrotta ed oscurata a causa delle colpe.
553. Se le medesime persone elette dall'Eterno hanno una grettezza tale che mettono in discussione i suoi doni, o non si dispongono ad accoglierli e usarli con prudenza e con la dovuta considerazione, sicuramente lo oltraggiano più di coloro che non hanno avuto uguali elargizioni e talenti. Egli non vuole che si disprezzi e si dia ai cani il pane dei figli, né che si gettino perle davanti a chi le calpesta, perché queste grazie singolari sono il capitale distinto e appartato dalla sua infinita provvidenza, oltre che la componente principale del prezzo della redenzione. Sappi, dunque, che commettono ciò quelli che si abbattono per le circostanze sfavorevoli o ardue, e quelli che si ritirano o non permettono al Salvatore di servirsi di loro come di suoi strumenti per quanto gli piace. Tale mancanza è ancor più biasimevole quando essi non confessano il nostro Maestro nella sua liberalità per paura delle tribolazioni che potrebbero derivare loro e di quello che il mondo potrebbe pensare di simili novità. Così, intendono adempiere la volontà dell'Onnipotente soltanto allorché questa concorda con la loro: se devono fare delle azioni virtuose, ciò deve essere secondo determinate comodità; se devono amare, ciò deve essere a patto di essere lasciati nella tranquillità che bramano; se devono credere e stimare i benefici, ciò deve essere godendo delle sue carezze. Intanto, però, al sopraggiungere delle avversità e delle pene da sopportare per lui, subito subentrano in loro la scontentezza, la tristezza, il dispetto e l'impazienza, e quindi egli si trova frustrato nei suoi desideri ed essi si rendono incapaci della santità.
554. Tutto questo, che li fa divenire inadeguati e senza profitto per sé e per gli altri, è difetto di scienza, senno e vero affetto: guardano prima a sé che a Dio e si fanno muovere più dall'amor proprio che dall'amore di lui; sono tacitamente insolenti, presumendo di dirigerlo e di riprenderlo, giacché affermano che compirebbero per lui molte cose se fossero in certe condizioni, ma senza queste non possono, per non mettere a rischio la loro reputazione o la loro quiete, neppure per il bene comune e per la sua esaltazione. E, siccome non lo dicono con chiarezza, non giudicano di essere macchiati di un peccato tanto temerario, peccato che il demonio nasconde loro perché non se ne avvedano.
555. Affinché tu eviti con cura una così grande scelleratezza, pondera profondamente quello che di me scrivi e comprendi, e come ambisco che mi imiti. Io non potevo incorrere in questi errori, e tuttavia impiegavo la mia continua vigilanza e le mie preghiere per vincolare il Signore perché mi governasse in tutto per mezzo del solo suo ben accetto volere e non mi consentisse di eseguire niente che non fosse di suo beneplacito, cercando da parte mia di isolarmi e di dimenticarmi di tutte le creature. Tu sei soggetta a sbagliare e sai quanti lacci ti ha teso il drago da sé e tramite esse, perché vi inciampi; dunque, è ragionevole che non cessi mai di domandare al tuo sovrano che ti guidi egli stesso e che chiuda le porte dei tuoi sensi in modo tale che non entrino immagini o figure di realtà mondane. Rinuncia al diritto alla tua libera volontà e cedilo al compiacimento del tuo sposo. Quando la legge divina e la carità ti obbligano a rapportarti con qualcuno, non ammettere in te che il necessario e chiedi immediatamente che si cancellino le specie non indispensabili. Esamina ogni tua opera, parola e pensiero con sua Maestà, con me o con i tuoi angeli, che ti siamo sempre accanto, e se ne hai l'opportunità anche con il tuo confessore, ritenendo altrimenti sospetto e pericoloso tutto quello che fai e decidi; verifica poi se ciò è conforme o meno al mio insegnamento.
556. Innanzitutto sii attenta a non perdere per nessun motivo di vista Dio, dal momento che la fede e l'ulteriore luce che hai ricevuto ti servono a tale scopo. Poiché questo è il tuo ultimo fine, sin dalla vita terrena comincia a conseguirlo come ti è possibile con l'aiuto della grazia. E' +già tempo che scuota da te i timori e le suggestioni con cui il nemico tenta di ostacolarti e di impedirti di avere costantemente fiducia nei favori superni. Perfezionati nell'essere forte e prudente in questo e abbandonati completamente ai disegni dell'Eterno, affinché in te e di te faccia quello che gli sarà gradito.