7 - Maria santissima dà compimento alle battaglie, trionfando gloriosamente sui demoni.
Suor Maria d'Agreda

Cerca nella documentazione. Scegli una categoria e compila la form cliccando sul pulsante Cerca.
Leggi la Bibbia. Scegli un versetto utilizzando la form qui sotto.
Maria santissima dà compimento alle battaglie, trionfando gloriosamente sui demoni, come viene esposto nel capitolo dodicesimo dell'Apocalisse.
505. Per intendere meglio i misteri che adesso tratterò bisogna conoscere quelli già esposti nella prima parte della Storia, dal capitolo ottavo al decimo del primo libro, dove ho parlato del dodicesimo capitolo dell'Apocalisse, come mi fu concesso di comprenderlo. E non solo allora, ma anche nell'intero corso della narrazione, mi sono sempre rimessa a questa terza parte per dichiarare a suo luogo come procedettero le battaglie della Principessa con i demoni, le vittorie riportate su di loro e lo stato in cui, in seguito, ella fu lasciata dall'Altissimo per il tempo che ancora visse sulla terra. San Giovanni ebbe notizia di tutti questi prodigi e li riferì nel suo libro - come ho già affermato altre volte -, particolarmente nei capitoli dodicesimo e ventunesimo, il cui contenuto io ora ripeto, poiché ciò è indispensabile per due motivi.
506. Il primo è che gli arcani concernenti i sovrani dell'universo sono tanti e così sublimi che non è mai possibile penetrarli e manifestarli adeguatamente, e inoltre, per ordine di sua Altezza, furono racchiusi in metafore oscure affinché solo il Signore li potesse rivelare al momento e nel modo stabiliti dalla sua suprema volontà. Il secondo è che l'ostinata resistenza di Lucifero, animata dalla sua superba rabbia, sebbene apparentemente fosse esternata nell'insorgere contro i comandi dell'Onnipotente, in realtà era rivolta a Cristo e a Maria, alla cui dignità ed eccellenza gli spiriti disobbedienti ed apostati non volevano assoggettarsi. A causa di questa ostilità ci fu in cielo il primo combattimento tra costoro e san Michele con le sue schiere; tuttavia, allora essi non poterono affrontare il Redentore e la Vergine in persona, ma soltanto, nel segno grandioso che fu loro mostrato, la figura di colei che nel suo seno avrebbe dato forma umana al Verbo eterno. E così, quando giunse l'ora in cui con l'incarnazione incominciarono a svelarsi i mirabili segreti, fu necessario che si ripetesse il duello tra gli angeli ribelli da una parte e il Figlio e la Madre dall'altra, e che ognuno trionfasse da sé sui diavoli, conformemente all'ammonizione fatta da Dio al serpente: «lo porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
507. Tutto si adempì alla lettera: come dice san Paolo, il Salvatore e sommo sacerdote, a nostro esempio e a nostra somiglianza, escluso il peccato, fu provato in ogni cosa, e lo stesso accadde alla sua genitrice; difatti, satana ebbe il permesso di tentarli dopo la sua caduta nell'abisso. Ma poiché questa battaglia della Regina corrispondeva alla prima avvenuta nelle altezze ed era per i principi delle tenebre l'esecuzione della minaccia che avevano ricevuto, espressa con l'immagine che la rappresentava, l'Evangelista le racchiuse insieme esponendo entrambe con le medesime parole e gli stessi enigmi. Quindi, avendo io già illustrato ciò che riguarda la prima, è bene che racconti qui gli eventi della seconda. Nonostante il dragone e i suoi fossero stati allora puniti con la privazione della contemplazione beatifica e sprofondati nell'inferno, in tale frangente vennero nuovamente castigati con pene accidentali, corrispondenti agli intenti ed agli sforzi con i quali perseguitavano la candidissima colomba. In effetti, è naturale che le creature quando ottengono quello che appetiscono provino piacere e soddisfazione secondo la violenza con cui lo bramano, mentre quando non lo raggiungono o succede l'opposto di quello che desiderano e si aspettano sentano dolore e afflizione. Dalla sconfitta in poi i nostri nemici nessuna cosa avevano agognato con maggior ardore quanto di far cadere dalla grazia colei che ne era stata la mediatrice perché i discendenti di Adamo la conseguissero. Essi dunque avvertirono un tormento indicibile, riconoscendosi vinti e privi di ogni speranza di conquistare ciò che per tanti secoli avevano macchinato e preteso.
508. Per le stesse ragioni e per molte altre, Maria invece provò un singolare giubilo vedendo l'antico serpente stritolato. Gesù, per il termine dello scontro e per l'inizio del
nuovo stato che ella avrebbe dovuto avere dopo la vittoria finale, le tenne preparati dei benefici così numerosi ed eccelsi da sorpassare ogni pensiero. Per poter spiegare qualcosa di quello che mi è stato rivelato, devo avvertire i lettori che, a causa delle nostre limitate facoltà e capacità, le parole usate nel dichiarare gli arcani divini, sia i più elevati sia i più accessibili, sono sempre le stesse, anche se l'oggetto di cui parlo ha una dimensione infinita. L'onnipotenza dell'Eterno poté innalzare la Principessa da una condizione che a noi sembra altissima ad una più alta, e da questa ad un'altra ancora, diversa e migliore, confermandola nella pienezza di grazia e di doni: così, arrivata vicinissima all'essere di Dio, ella racchiude in sé un'immensa grandezza e da sola costituisce una gerarchia maggiore di quella formata da tutto il resto degli altri esseri umani e angelici.
509. Dopo aver avvisato di questo, cercherò di riferire come meglio mi sarà possibile quello che accadde a Lucifero sinché non fu completamente annientato da lei e dal suo Unigenito. Costui e i suoi alleati non rimasero del tutto disingannati né dai trionfi con i quali furono scaraventati nell'abisso, né dai malefici intentati per mezzo di alcune maghe di Gerusalemme, che furono tutti vani e senza esito. Anzi, nella loro implacabile malizia, ben presumendo che stesse per scadere il permesso di sedurre la Ver gine, tramarono di compensare la brevità del tempo incrementando la temerità ed il furore contro di lei. A tal fine andarono in cerca anzitutto di uomini più maliardi, esperti nell'arte magica, e, dando a questi altre istruzioni, li incaricarono di togliere la vita alla loro rivale. Quei maligni ci provarono molte volte con diverse e crudeli fatture, ma con nessuna poterono scalfire, di poco o di molto, la sua salute: gli effetti della colpa non avevano alcun potere su colei che non ebbe mai parte in essa e che per altri titoli era privilegiata e superiore a tutte le cause naturali. Il diavolo, considerando perduti i suoi malvagi propositi, per il cui compimento si era tanto affaticato, castigò con empia ferocia gli stregoni. Ciò fu autorizzato dal Signore, affinché questi, meritevoli di tale punizione, conoscessero il padrone che servivano.
510. Egli, inasprito da un nuovo sdegno, convocò i suoi seguaci e, dopo aver esposto con veemenza i motivi che avevano, sin da quando erano stati cacciati dal cielo, di mettere in atto tutte le energie e ogni perfidia per sgominare quell'avversaria, già identificata con la donna che era stata mostrata loro, decisero di comune accordo di andare a sorprenderla, credendo che in qualche circostanza si sarebbe trovata meno pronta o, comunque, non in compagnia di chi la difendeva. Per realizzare tale ardua impresa approfittarono subito della prima occasione propizia, spopolarono le loro caverne e confusamente assaltarono la Madre mentre stava nel suo oratorio. Questa fu la più grande battaglia che contro una semplice creatura si sia mai vista o mai si vedrà, dalla prima avvenuta nell'empireo sino alla fine del mondo. Per comprendere meglio l'entità della collera dei demoni, bisogna ponderare il loro supplizio nell'avvicinarsi al luogo dove si trovava la Regina e nel guardarla, sia per la forza superna avvertita, sia per le molte volte in cui erano stati oppressi e vinti da lei. E così, per far fronte a questo dolore, la rabbia si accese in essi ancora di più, obbligandoli ad ostinarsi nel combattimento e a lanciarsi come tra lance o spade pur di portare a compimento la loro vendetta; per satana, difatti, desistere era un tormento più pungente di qualunque altra pena.
511. Il primo assalto, principalmente diretto contro i sensi esterni della Signora e accompagnato da urla e schiamazzi, formava nell'aria per mezzo di varie rappresentazioni un fracasso e uno scuotimento spaventoso, che sembrava mandare in rovina tutta la macchina del mondo. Per incuterle ancor più paura, assunsero diverse figure visibi-
li, gli uni brutti ed abominevoli, gli altri splendenti come angeli: così camuffati finsero fra loro una straordinaria e tenebrosa rissa, di cui non si poteva intendere la causa e non si sentiva altro che il frastuono. Tale attacco fu sferrato per suscitare nella candidissima colomba terrore e panico, e veramente li avrebbe provocati in qualunque altro essere umano, benché santo, qualora fosse stato lasciato nello stato comune della grazia, né questi li avrebbe potuti tollerare senza morire, poiché l'incursione durò dodici ore consecutive.
512. Maria però rimase immobile, quieta e serena e, come se non avesse osservato e capito niente, non si turbò né alterò, non mutò sembianze né si intristì durante l'infernale sconvolgimento. Immediatamente i draghi inviarono altre seduzioni contro le sue facoltà, vomitando in esse la fiumana dei loro diabolici raggiri, in modo ancor più travolgente di quanto si possa raccontare. A tal fine si servirono di falsi consigli, rivelazioni, suggestioni, promesse e minacce, tentando ogni virtù per via dei vizi contrari e con tutti i mezzi macchinati dalla loro astuzia. Non mi trattengo a narrare dettagliatamente queste insidiose trame, perché non è opportuno né conveniente, ma dico soltanto che ella le superò gloriosamente, rispondendo con atti opposti ed eroici, come si può immaginare sapendo che agiva con tutta l'efficacia della pienezza della grazia e dei doni posseduti nello stato sublime in cui si trovava.
513. Pregò per tutti coloro che erano vessati e lusingati da Lucifero, poiché ella stessa sperimentava la sua malizia e la necessità del soccorso divino per abbatterla; allora, l'Onnipotente le concesse di proteggerli per sua intercessione, qualora essi l'avessero invocata. I principi delle tenebre perseverarono in questa lotta sino a giungere a non avere nessun'altra malvagità da saggiare contro la purissima Vergine. Allora da parte sua reclamò a gran voce la giustizia, affinché l'Eterno si alzasse, come disse Davide, a difendere la sua causa, a disperdere i nemici e ad allontanare quelli che lo aborriscono. Per emettere tale sentenza il Redentore, accompagnato da innumerevoli ministri celesti, dai nostri progenitori, da molti patriarchi e profeti, e da san Gioacchino e sant'Anna, scese nel cenacolo, mostrandosi a lei come figlio dolcissimo ed amoroso, e ai suoi avversari come giudice severo assiso sul seggio della Trinità.
514. La Madre si prostrò a terra e adorò il suo diletto con la venerazione e il culto che soleva rendergli. I diavoli invece non lo scorsero, ma conobbero per altra via la sua regale presenza e, invasi da un nuovo timore, cercarono di fuggire da quel posto per schivare il pericolo tanto paventato; si sentirono, però, trattenuti da forti catene, le cui estremità erano state messe nelle mani della loro rivale.
515. Proruppe, intanto, dal trono una voce: «Oggi si poserà su di voi lo sdegno dell'Altissimo; una discendente di Adamo e di Eva vi schiaccerà la testa e si eseguirà l'antica sentenza scagliata in cielo e poi in paradiso perché, disubbidienti e superbi, avete disprezzato l'umanità del Verbo e colei che lo rivestì della carne nel suo castissimo seno». In quel momento la Principessa fu sollevata dal suolo da sei dei supremi serafini che assistevano le tre divine Persone e, posta su una nuvola splendidissima, fu collocata a lato del suo Unigenito, dalla cui divinità si irradiò un fulgore così ineffabile da avvolgerla completamente, facendola apparire simile al globo del sole. Sotto i suoi piedi comparve anche la luna, a significare che ella calpestava tutte le cose inferiori, caduche e mutabili, rappresentate dalle sue diverse fasi. Sul suo capo fu posto un diadema di dodici stelle, simbolo delle perfezioni superne, comunicatele nel grado possibile ad una semplice creatura. Portava nel suo grembo l'essere di Dio e l'amore che gli era proporzionato; gridava come per le doglie e il travaglio del parto nel dare alla luce ciò che aveva concepito, affinché coloro che ne erano capaci ne partecipassero, ma tutti opponevano resistenza, benché ella lo desiderasse con lacrime e sospiri.
516. Tale immagine grandiosa, ideata nella mente del sommo sovrano, fu proposta a satana, che aveva assunto l'apparenza di un enorme drago rosso con sette teste coronate da sette diademi e da dieci corna. Questa figura manifestava che egli era l'autore dei sette vizi capitali, che pretendeva di seminarli nel mondo con le sue eresie, simboleggiate dai sette diademi, e che l'acutezza e la fortezza della sua astuzia e della sua perfidia avevano distrutto nei mortali la legge divina compendiata nei dieci comandamenti, contro i quali si era armato di dieci corna. Inoltre, trascinava giù con il cerchio della coda un terzo delle stelle del cielo, cioè le migliaia di angeli apostati suoi seguaci, e coloro che aveva fatto precipitare, ma che sembravano innalzarsi al di sopra di esse per dignità o per santità.
517. Lucifero in quella brutta e spaventosa forma e i suoi in altre assai disparate persistevano nella battaglia alla presenza di Maria, la quale stava per generare la comunità ecclesiale, che con tale parto si sarebbe perpetuata ed arricchita. Aspettavano la nascita del bambino per divorarlo e per distruggerlo, se avessero potuto, e si arrovellavano d'invidia vedendo una donna così forte istituire la Chiesa , riempirla di tante anime e fecondarla di copiosi favori, traendo dietro di sé con le sue doti, il suo esempio e le sue intercessioni i predestinati alla felicità imperitura. Nonostante lo sdegno diabolico ella diede vita a un maschio, designato a governare tutte le genti. Questi è lo spirito equo e potente della stessa Chiesa, che con la rettitudine e l'autorità di Gesù regge con saggezza tutti i popoli; simboleggia, inoltre, gli uomini apostolici che insieme a lui dovranno giudicare nell'ultimo giorno con la verga di ferro della giustizia celeste. Tutto ciò fu il frutto del seno della Vergine, perché non solo ella diede alla luce il Salvatore, ma con la sollecitudine e i propri meriti anche la stessa comunità dei credenti, che alimentò per la durata del suo pellegrinaggio e tuttora conserva nello spirito virile delle origini, custodendola nella verità cattolica, contro cui non prevarranno le porte degli inferi.
518. San Giovanni asserisce che il figlio fu subito rapito verso il seggio della Trinità, mentre la madre fuggì nel deserto, in cui le era preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. Questo significa che il suo parto legittimo, sia dell'intero corpo mistico che di ogni suo membro, arriva al trono regale, dove risiede il frutto del suo concepimento naturale, Cristo, nel quale e per il quale ella li genera e sostenta. La solitudine in cui fu trasportata dopo il combattimento fu una condizione altissima e piena di misteri, della quale riferirò qualcosa in seguito; difatti, ella soltanto rimase in questo stato e nessun altro ha mai potuto ottenerlo o giungervi. Qui dimorò lontana da ciascun essere e ancor di più dal demonio, che, ignorando il segreto, non riuscì più a tentarla e perseguitarla.
519. Il serpente, però, prima che scomparisse quella prodigiosa immagine, apprese ogni cosa e a causa di ciò perse la fiducia, in cui la presunzione lo aveva mantenuto per cinquemila anni, di sconfiggere colei che sarebbe stata la Ma dre del Messia. Da questo si può in parte comprendere quale dovette essere l'indignazione dei diavoli, soprattutto quando si videro legati ed atterrati dalla persona che con tanto ingegno e furiosa rabbia avevano cercato di far cadere dalla grazia, impedendole di conseguirne gli effetti per i fedeli. E, nello sforzo di ritirarsi, la bestia diceva: «O donna, dammi l'autorizzazione a sprofondare nelle caverne oscure, perché non posso stare alla tua presenza né mi porrò più al tuo cospetto per tutto il tempo in cui vivrai su questa terra. Hai vinto, o donna, hai vinto, ed io ti riconosco ricolma delle virtù di chi ti elesse come sua genitrice. O Dio, castigateci pure voi stesso, poiché a voi non possiamo resistere, ma non servitevi di una creatura così inferiore. La sua carità ci consuma, la sua umiltà ci abbatte: in tutto è una dimostrazione della vostra misericordia e questo ci tormenta più di molte pene. Su, miei ministri, aiutatemi! Ma che cosa possiamo fare contro di lei, se le nostre energie non ci permettono nemmeno di ritirarci, finché ella non ci consenta di scostarci dalla sua intollerabile vista? O stolti uomini, perché seguite me e lasciate la vita per la morte, la verità per la menzogna? Come potete procedere in modo tanto assurdo e folle - sì, lo ammetto a mio dispetto - mentre avete dalla parte vostra e nella vostra natura il Verbo divino e costei che mi obbliga ad affermare una realtà da me interamente disprezzata e aborrita? Ciò mi spinge a pensare che la vostra ingratitudine sia più grande della mia. Maledetta la decisione che presi di vessare questa discendente di Adamo che tanto mi opprime».
520. Mentre il dragone faceva, suo malgrado, tale confessione, san Michele per difendere la suprema causa si manifestò alla guida dei celesti eserciti, che, con le armi dei loro intelletti, sferrarono un'altra battaglia contro le legioni infernali, litigando con esse, riprendendole e provando a convincerle nuovamente della loro antica arroganza, della disobbedienza commessa nell'empireo e della temerità con cui avevano insidiato Gesù e Maria, sui quali non avevano alcun diritto, poiché entrambi erano scevri di ogni peccato e imperfezione. L'arcangelo così agendo legittimò le opere della giustizia superna, dichiarandola ineccepibile e senza motivo di dolersi per aver castigato l'apostasia di Lucifero e dei suoi; inoltre maledisse i ribelli e intimò loro la sentenza di punizione, confessando il Signore come santo, retto ed onnipotente. Essi, invece, difesero la rimostranza e l'audacia della loro superbia, ma tutte le loro argomentazioni si rivelarono false, vane, piene di diabolica presunzione e di errori.
521. Durante questo alterco, all'improvviso si fece silenzio; il Re dei re parlò alla Vergine, dicendole: «Mia diletta, scelta tra tutti dalla mia eterna sapienza come tempio santo e mia dimora, voi siete colei che mi ha rivestito della vostra natura, ha riparato la perdita del genere umano, ha ricalcato le mie orme e mi ha imitato, ha meritato più di tutti gli esseri grazia e doni, che in voi non sono mai stati oziosi o infruttuosi. Voi siete l'oggetto degno del mio infinito amore, la protezione della comunità ecclesiale, la sua signora e guida. Avete il mio benestare e il potere che come sovrano ho consegnato alla vostra fedelissima volontà: comandate perciò al serpente che, mentre siete in vita, non semini la zizzania degli errori e delle eresie che ha preparato. Decapitate la sua dura cervice e schiacciategli il capo, perché voglio che durante il vostro pellegrinaggio i credenti godano di questo favore».
522. La prudentissima Principessa eseguì l'ordine e con autorità ingiunse agli spiriti maligni di tacere, di non impiantare tra i fedeli false sette e di non avere l'ardire di ingannare nessuno, finché ella fosse stata nel mondo, con le loro sacrileghe dottrine e i loro infondati dogmi. E così infatti avvenne, sebbene essi fumanti d'ira avessero intenzione, per vendicarsi, di spargere proprio allora quel veleno tra i cristiani. Ma l'Altissimo, per l'affetto che portava alla Madre, lo impedì per mano di lei stessa e solo dopo il suo glorioso transito, a causa delle colpe dei mortali pesate sulla bilancia dell'equità divina, fu loro concesso di attuare il malefico piano.
523. Secondo la narrazione di san Giovanni, il dragone, che porta il nome di satana, fu subito fatto cadere; allontanatosi con tutti i suoi ministri dalla presenza della Regina giunse sulla terra, dove gli fu permesso di stare, come se la catena con cui era legato fosse stata alquanto allungata. In quello stesso istante si udì dall'alto la voce di san Michele: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che 1i accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio; poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo». Con queste parole fu proclamato che, per i trionfi di Maria uniti a quelli del suo Unigenito, restavano assicurati per i giusti il regno di Dio e gli effetti della redenzione umana. Tale dichiarazione si ebbe quando fu terminata la battaglia e Lucifero fu vinto e scaraventato quaggiù; difatti, se così non fosse accaduto, senza dubbio costui avrebbe reso vani i frutti del riscatto. L'arcangelo si rallegrò con i beati, perché erano ormai schiacciati la testa e i malvagi propositi del demonio, che calunniava gli uomini, i quali egli chiamò fratelli per la parentela delle due nature, angelica ed umana, rispetto all'anima, alla grazia e alla gloria.
524. Il nemico, pretendendo di pervertire i principi del la Chiesa , enunciava al cospetto dell'Onnipotente le trasgressioni dei discendenti di Adamo, che, avendo ucciso il Messia, non meritavano il perdono e la salvezza, ma al contrario il castigo dell'eterna dannazione. La dolcissima e clementissima Maestra, però, si oppose a tutto questo guadagnandoci la fede e la sua propagazione, e l'abbondanza della misericordia e dei benefici concessi in virtù della morte di sua Maestà: tesori demeritati dai peccati di quelli che lo crocifissero e di chi non lo accettò come redentore. Michele avvisò gli abitanti della terra con quel doloroso grido di compassione, affinché stessero pronti contro colui che era piombato su di loro con immensa rabbia. L'avversario, dopo aver conosciuto i misteri della redenzione, il potere del la Vergine e la pienezza di grazia, di meraviglie e di elargizioni con cui si fondava la comunità primitiva, capì che gli restava poco tempo per eseguire i suoi disegni; difatti, da tutti questi prodigiosi eventi scaturì in lui il sospetto che presto avrebbe avuto fine il mondo, oppure che tutti avrebbero seguito Gesù e si sarebbero valsi dell'intercessione di sua Madre per conseguire la beatitudine senza fine. Ma, ohimé, quale dolore! I mortali sono stati più pazzi, stolti e ingrati di quello che immaginò lo stesso serpente!
525. L 'Evangelista afferma che, quando egli si vide precipitato, progettò di opprimere la donna che aveva partorito il figlio maschio, ma a lei furono date due ali di una grande aquila affinché volasse nella solitudine del deserto, dove sarebbe stata nutrita per un tempo, per due tempi e per la metà di un tempo distante dalla faccia del drago. Quest'ultimo rigettò subito dalla bocca un copioso fiume d'acqua dietro di lei per travolgerla, se fosse stato possibile. In tale descrizione si palesa meglio la sua rabbia contro l'Altissimo, la Principessa e i credenti, giacché da parte sua sempre arde l'invidia e si innalza la superbia. Allora gli restò ancora malizia per tentare di nuovo la nostra sovrana, se gli fosse stato consentito e se avesse avuto energie sufficienti, ma questa libertà non gli fu accordata; perciò si dice che furono date alla donna due ali d'aquila, perché si recasse nel rifugio preparato per lei. Le ali rappresentavano la forza donata dal Signore alla Regina per salire dinanzi a lui e poi discendere per distribuire i tesori della grazia.
526. Poiché da quel momento in poi satana non ebbe più il permesso di lusingarla, viene narrato nell'Apocalisse che ella nel suo ritiro stava lontana da lui, e un tempo, due tempi e la metà di un tempo corrispondono a tre anni e mezzo, ossia i milleduecentosessanta giorni meno alcuni. In questo stato, e in altri che riferirò, rimase la Si gnora per il resto della sua esistenza peritura. Siccome, però, la bestia non ebbe più speranze di insidiarla, vomitò dietro di lei la sua velenosa perfidia; difatti, dopo che fu sconfitto, si riversò astutamente sui fedeli, perseguitandoli per mezzo dei giudei e dei gentili e specialmente dopo il transito di Maria li inondò con la piena delle eresie e delle false sette che teneva represse nel petto. E così, non avendo la possibilità di sfogare la sua ira, dopo essere stato annientato compendiò le sue minacce nella battaglia che decise di darle, vendicandosi su coloro che da lei erano tanto amati.
527. Per questo, immediatamente dopo si dichiara che egli sdegnato andò a combattere contro tutti gli altri discendenti della donna, contro coloro che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. Poi si arrestò sulla spiaggia del mare, simbolo degli innumerevoli idolatri, giudei e pagani, per i quali fa ed ha fatto guerra alla comunità ecclesiale, oltre a quella che le muove occultamente saggiando i suoi membri. Ma la terra ferma e stabile, rappresentata dall'immutabilità della Chiesa e dalla sua incontrastabile verità cattolica, le venne in soccorso, aprendo una voragine ed inghiottendo il fiume lanciato contro di lei. E così infatti avviene, poiché la Chie sa, che è la bocca dello Spirito, ha condannato e confutato tutti gli errori, le sette e le dottrine false, con le parole e gli insegnamenti che escono da essa per mezzo delle divine scritture, dei concili e delle determinazioni dei dottori, dei maestri e dei predicatori del Vangelo.
528. Giovanni racchiuse nel suo libro tutti questi e molti altri misteri, raccontando il duello e le vittorie di sua Altezza. Ella, volendo porre fine agli scontri con Lucifero nel cenacolo, benché egli ne fosse stato già cacciato fuori e se ne stesse come legato con la catena da lei tenuta, comprese che quella era l'occasione opportuna, nonché volontà del suo Unigenito, per scaraventarlo nelle caverne oscure. In forza di tale conoscenza slegò i demoni e con autorità comandò loro di piombare in un istante negli abissi; appena ebbe pronunciato queste parole tutti caddero immediatamente negli anfratti più remoti dell'inferno, dove stettero per un po' lanciando urla di dispetto e di rabbia. Subito i ministri superni incominciarono ad elevare nuovi cantici al Verbo incarnato per i suoi trionfi e per quelli dell'invincibile Principessa; i progenitori, Adamo ed Eva, gli resero grazie per aver eletto quella loro figlia come madre e come riparatrice della rovina che essi avevano causato ai posteri; i patriarchi fecero lo stesso, perché vedevano adempiuti felicemente e gloriosamente i loro antichi desideri e vaticini; san Gioacchino, sant'Anna e san Giuseppe con maggior giubilo degli altri glorificarono l'Onnipotente per la figlia e la sposa che aveva loro dato; e tutti insieme gli intonarono lodi, confessandolo santo e mirabile nei suoi giudizi. La Vergine si prostrò davanti al trono regale e adorò Cristo, palesandogli la sua disponibilità ad adoperarsi nuovamente per il bene dei credenti. Gli chiese, inoltre, la benedizione e, ottenutala con sublimi effetti, la domandò anche ai suoi genitori e al suo sposo, ai quali raccomandò di pregare per tutti i fedeli. Dopo aver accolto tale esortazione, quella celeste compagnia si congedò da lei e ritornò nell'empireo.
Insegnamento della Regina del cielo
529. Carissima, dopo la ribellione del serpente e dei suoi ebbero inizio nel cielo i conflitti, che si prolungheranno sino alla fine del mondo, tra il regno della luce e quello delle tenebre, tra Gerusalemme e Babilonia. Sua Maestà si costituì capo dei figli della luce, autore della santità e della grazia, mentre satana si assurse a condottiero dei figli delle tenebre, autore del peccato e della perdizione. Ciascuno difende il proprio partito e procura di far crescere i suoi seguaci: l'uno invita con la verità della fede, i favori della grazia, la virtù della santità, i sollievi recati nelle tribolazioni e la speranza certa della beatitudine promessa, e inoltre ordina ai suoi angeli di scortare, consolare e proteggere i suoi amici fino a quando non saranno giunti nella sua gloria; l'altro, invece, attira i suoi con falsità, menzogne e tradimenti, e li confonde con turpi ed abominevoli vizi, comportandosi nei loro confronti come un vero tiranno, affliggendoli senza tregua ed opprimendoli senza concedere un attimo di respiro. In questo modo prepara con disumana crudeltà lacrimevoli tormenti, che darà loro sia da sé sia per mezzo dei suoi alleati, finché Dio sarà Dio.
530. Oh, quale dolore! Malgrado questa realtà sia così infallibile e nota, la ricompensa tanto diversa e il premio dell'uno infinitamente distante da quello dell'altro, pochi sono i soldati alla sequela di Gesù, loro legittimo re, capo e modello, mentre sono molti coloro che aderiscono alla fazione di Lucifero, senza che egli abbia dato loro la vita, gli alimenti o qualche rimunerazione, e senza che se lo sia meritato o li abbia obbligati, come, invece, ha fatto e fa il nostro Salvatore. Enorme è l'ingratitudine, stolta l'infedeltà ed infelice la cecità degli uomini! Pur essendo stata consegnata ad essi la libera volontà di andar dietro al Maestro e di potergli essere riconoscenti, si sono associati al maligno, servendolo gratuitamente, aprendogli il cuore e spalancandogli l'ingresso nella casa del Signore, affinché la profani e la distrugga, e trascini alla dannazione gran parte del mondo.
531. Questa contesa durerà sempre, perché il Principe dell'eternità non cesserà mai per la sua infinita bontà di soccorrere coloro che ha creato e redento con il suo sangue. È conveniente, però, che egli non combatta da solo, né tantomeno per mezzo dei suoi custodi, perché risulta a maggior onore suo e ad esaltazione del suo nome schiacciare e confondere l'ostinata superbia del dragone per mano degli stessi mortali, su cui tale nemico pretende di vendicarsi. Io, semplice creatura, dopo il mio Unigenito fui guida e maestra di queste battaglie: i diavoli, pieni di orgoglio per il dominio dato loro dal genere umano fin dal peccato originale, furono annientati non solo da lui nella vita e nella morte, ma anche da me in nome suo. Con queste vittorie si fondò la comunità ecclesiale in uno stato di eccelsa perfezione, in cui avrebbe perseverato se la negligenza dei discendenti di Adamo non avesse somministrato al demonio, rimasto debilitato e fragile, una nuova energia, con la quale ancora oggi sconvolge e manda in rovina l'intero universo.
532. Ciononostante il mio diletto non abbandona la comunità ecclesiale, acquistata con il suo sacrificio, e neppure io, che continuamente la guardo come madre e protettrice: vogliamo che fioriscano in essa altre anime pronte a difendere la gloria del sommo sovrano e a guerreggiare contro l'inferno per scompigliare ed abbattere i suoi abitanti. Quindi, bramo che tu ti disponga a ciò con l'aiuto divino, che non ti meravigli della forza dell'avversario né ti avvilisca per la tua miseria e povertà. Sai già come la sua rabbia contro di me sia stata più grande di quella nutrita contro qualsiasi altra persona, o meglio contro tutte insieme, ma ugualmente lo sgominai con la potenza superna; allo stesso modo, dunque, tu potrai fargli fronte. Impegnati a sconfiggerlo per quanto ti spetta, e così l'Altissimo ti preparerà per le lotte future. Sappi che la Chie sa cattolica non sarebbe arrivata alle angustie del tempo presente, se molti dei suoi figli nutriti e cresciuti nel proprio seno si fossero preoccupati di sostenere la causa dell'Eterno.