3 - Maria beatissima interviene nella circostanza della morte e del castigo di Erode.
Suor Maria d'Agreda

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Maria beatissima interviene nella circostanza della morte e del castigo di Erode; san Giovanni predica ad Efeso, dove accadono molti miracoli; Lucifero si rialza per muovere guerra alla Regina del cielo.
413. L 'amore genera nel cuore alcuni effetti somiglianti a quelli che la gravità produce nella pietra: come questa si muove verso il punto in cui il proprio peso l'attira, cioè il centro, così esso, che ne è il peso, lo trae a ciò che brama. Se anche alcune volte per necessità o inavvertenza il cuore si volge altrove, l'amore rimane pronto e, appena torna indietro, lo invia subito al suo oggetto. Sembra che tale peso o potere lo privi in qualche maniera della libertà, giacché lo fa diventare servo dell'amato, ma è così affinché la volontà, mentre l'amore è forte, non comandi niente al di fuori di quello che questo agogna e richiede. Da qui deriva la nostra felicità o infelicità, a seconda di come tale sentimento è impiegato, poiché colui al quale siamo legati diviene il nostro proprietario: se è malvagio e vile, ci maltratta e ci opprime; se è buono, ci esalta e ci rende tanto più fortunati quanto più è nobile e perfetto. Con questa filosofia io vorrei dire qualcosa delle rivelazioni che ho avuto circa il modo di vivere di Maria, che crebbe in ciò sempre maggiormente e senza interruzione né mancanza, dalla sua concezione sino a quando giunse al godimento perpetuo di Dio.
414. Tutta la celeste carità degli angeli e degli uomini, se venisse sommata insieme, sarebbe minore di quella del la Signora ; eppure, da essa risulterebbe di sicuro un incendio che, sebbene non infinito, ci parrebbe tale perché eccessivo per la nostra capacità. Ora, se il suo affetto andava oltre, solo l'Altissimo lo poté ponderare, con l'impeto con cui la teneva soggiogata, inclinata e ordinata a sé. Capiremo che nel suo animo tanto puro, casto e acceso non vi era altro dominio, movimento o spazio che per anelare sommamente al bene illimitato; tuttavia, questo avveniva in grado troppo elevato per le nostre piccole facoltà e noi possiamo crederlo più che comprenderlo, e confessarlo più che penetrarlo. L'ardore che pervadeva il suo intimo sollecitava e suscitava in esso nello stesso tempo un fervente desiderio di contemplare il volto del suo diletto, che era lontano, e di soccorrere la Chiesa , che era presente. In tale preoccupazione ella s'infiammava interamente, ma con la sua profonda scienza riusciva a dominare le due inclinazioni, senza che si opponessero tra loro e che ne respingesse del tutto una per abbandonarsi del tutto all'altra; al contrario, si consegnava ad entrambe, con ammirazione dei santi e con pienezza di compiacimento del Santo dei santi.
415. In una simile eccellenza rifletteva sullo stato della comunità primitiva, che le era stata affidata, e su come meglio adoperarsi per la sua quiete e propagazione. Tra questi affanni, le fu di qualche consolazione vedere che il vicario di Cristo fu scarcerato, perché attendesse alla guida dei fedeli, e che Lucifero e i suoi demoni furono scacciati da Gerusalemme e momentaneamente spogliati della loro tirannia, perché i seguaci di Gesù avessero un po' di respiro e si mitigasse la persecuzione. La sapienza superna, che distribuisce la tribolazione e il sollievo con misura, calcolo e peso, dispose che le fossero palesate le cattive condizioni di Erode: ella conobbe la bruttezza abominevole di quella disgraziatissima anima per i suoi grandi e spropositati vizi e per le sue reiterate colpe, che provocavano lo sdegno del giusto giudice; intese ancora che egli e i giudei, per il pessimo seme che i diavoli avevano piantato in loro, erano infuriati contro il nostro Maestro e i suoi discepoli dopo la fuga di Pietro, e che l'iniquo re aveva intenzione di trucidare ogni devoto che avesse trovato in Giudea e in Galilea, utilizzando tutte le sue energie e tutta la sua potestà. Benché fosse informata di questa sua determinazione, non ebbe notizia di quale fine avrebbe avuto, ma, per la sua influenza e depravazione, quella scelleratezza le causò enorme orrore e quella rabbia immenso dolore.
416. Tra queste ansie e la fiducia nell'Eterno, si affaticò incessantemente supplicando il suo favore con lacrime, gemiti e altri esercizi. Nella sua eccezionale prudenza parlò a uno dei custodi: «Ministro del Creatore, la cura della Chiesa mi sprona con veemenza ad arricchirla e a farla progredire. Vi prego di salire presso il trono di sua Maestà a manifestargli la mia afflizione e ad implorarlo di consentirmi di patire per i suoi figli, non permettendo che il governatore realizzi ciò che ha stabilito per distruggerla». Eseguì immediatamente il comando, mentre la Vergine restò come un'altra Ester a impetrare la liberazione e la salvezza del popolo. Al suo ritorno, le rispose da parte delle tre Persone divine: «Sovrana dell'universo, il Signore degli eserciti afferma che voi siete madre e regina della Chiesa e state al suo posto con la sua autorità finché siete viatrice. Esige che in quanto tale pronunciate con severità la sentenza contro costui».
417. Ella nella sua umiltà si turbò molto e con il vigore del suo amore replicò così: «Devo forse pronunciare la sentenza contro chi è a somiglianza del mio Artefice? Dall'istante in cui mi ha formata ho incontrato numerosi reprobi e mai ho domandato vendetta, ma anzi ho sempre bramato che ottenessero il rimedio e non fosse accelerata
la loro punizione. Recatevi di nuovo a riferirgli che il potere del mio tribunale è dipendente dal suo e non mi è dato di infliggere ad alcuno la pena capitale senza consultare il superiore, e che, qualora ci sia modo di ricondurre Erode sul sentiero della vita, io sopporterò tutti i travagli del mondo, come la sua provvidenza decreterà, affinché non si perda». Quando ebbe portato il secondo messaggio, fu incaricato di dichiararle: «Nostra Principessa, quest'uomo è uno dei dannati, poiché è tanto ostinato nelle sue malvagità che non accetterà nessun avviso, ammonimento o insegnamento, né collaborerà con gli aiuti che gli saranno offerti, né approfitterà del frutto della redenzione, dell'intercessione degli eletti e dei vostri immani sforzi per lui».
418. Maria inviò per la terza volta l'angelo con queste parole: «Se è conveniente che egli soccomba perché non opprima i credenti, ricordate a Dio che nella sua infinita tenerezza mi concesse che fossi madre e rifugio dei discendenti di Adamo, nonché avvocata dei rei; che il mio fosse un tribunale di indulgenza per ricevere e soccorrere coloro che vi si sarebbero accostati chiedendo il mio intervento; che tutti, giovandosene, avessero da me la remissione a nome del mio Unigenito. Dunque, io che ho viscere di misericordia verso di essi, sua opera e prezzo del suo sangue, come sarò ora dura nei loro confronti? Mai mi è stato affidato il castigo, ma sempre la clemenza, alla quale il mio cuore è interamente inclinato, e adesso questo è agitato tra la compassione della carità e l'obbedienza del rigore. Presentate la mia angustia alla beatissima Trinità e comunicatemi se gli è gradito che egli perisca senza che io lo condanni».
419. Ascese al cielo e fu ascoltato con estremo compiacimento di una così profonda sensibilità; quindi, le annunciò: «L'Altissimo asserisce che la vostra pietà è per quanti se ne vorranno avvalere, e non per quanti la disprezzano e disdegnano come farà Erode, e che voi siete guida della comunità ecclesiale con tutta la sua potenza, per cui spetta a voi usarne nella maniera opportuna, giacché costui deve spirare per vostro verdetto». La Signora disse: «Egli è giusto e retti sono i suoi giudizi. Io soffrirei ripetutamente la morte per riscattarlo, se liberamente non si fosse reso impossibile il perdono. È stato plasmato dalle sue mani e a sua immagine, ed è stato riacquistato con il sangue dell'Agnello che lava i peccati; non per questo, bensì perché è divenuto pertinace nemico dell'Eterno e indegno della sua amicizia, con la sua ineccepibile equità determino che abbia la morte che si è meritata, affinché non metta in atto le scelleratezze che intenta e non giunga a meritare maggiori tormenti nell'inferno».
420. Gesù compì tale prodigio a esaltazione di colei nella quale aveva assunto la nostra sostanza e a testimonianza del suo innalzamento a dominatrice di tutte le creature con suprema potestà su di esse, simile in questo a lui. La migliore spiegazione di siffatto mistero è costituita dalle espressioni dello stesso Cristo che si leggono nel capitolo quinto di Giovanni: Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. Subito aggiunge: E gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo; lo è per mezzo della Vergine santissima e, sapendo la somiglianza che ella ebbe con lui, intenderemo la corrispondenza del la Madre con il Figlio come del Figlio con il Padre in questa autorità. Sebbene ella sia regina benigna per quelli che la invocheranno, nel contempo il Signore desidera che si riconosca il suo pieno potere di giudicare e che tutti la onorino come onorano il Figlio, che l'ha associata ad esso nel grado che le compete essendo sua genitrice, per quanto semplice donna.
421. La nostra sovrana comandò al messaggero di recarsi a Cesarèa, dove si trovava il persecutore, e di togliergli la vita come ministro della giustizia superna. La sentenza fu eseguita prontamente e gli Atti narrano che costui fu colpito ed esalò l'ultimo respiro roso dai vermi, che lo consumarono miseramente; la ferita dalla quale questi e la corruzione ebbero origine fu interna. Consta inoltre che, dopo la decapitazione di Giacomo e la fuga di Pietro, si era trasferito da Gerusalemme in quella città e lì aveva stretto un accordo con gli abitanti di Tiro e di Sidone. Avvolto nel manto regale e seduto sul podio, aveva pronunciato un eloquente discorso, e il popolo adulatore e vano lo aveva applaudito e acclamato come una divinità. Pazzo e folle aveva accettato tale tributo e, per non aver glorificato Dio e aver usurpato il suo posto con ingannevole presunzione, era stato ucciso. Anche se questa colpa fu quella che colmò la misura delle sue perversità, non si guadagnò il castigo esclusivamente per essa, ma pure per tutte le altre di cui si era macchiato in precedenza angariando gli apostoli, prendendosi gioco di sua Maestà, facendo tagliare il capo al Battista, congiungendosi in uno scandaloso adulterio con sua cognata Erodiade e commettendo innumerevoli abominazioni.
422. L 'angelo tornò immediatamente a riferire l'accaduto alla pietosa Principessa, che, pur piangendo la perdita di quell'anima, lodò i decreti celesti ringraziando per il beneficio che con ciò era stato elargito alla comunità dei discepoli, la quale cresceva e si diffondeva con la parola del Vangelo, e non soltanto nella Galilea e nella Giudea ormai sollevate dall'oppressione di Erode; il prediletto, infatti, con il sostegno di lei aveva cominciato a piantare la Chiesa in Efeso. Egli era pieno di sapienza come un cherubino e pieno di ardente carità come un serafino, e per di più aveva accanto come maestra la stessa autrice della sapienza e della carità. Con questi ricchi privilegi, poté intraprendere grandi opere e realizzare enormi meraviglie per fondare la legge di grazia in quella località, nella zona circostante e persino entro i confini dell'Europa.
423. Appena arrivato, iniziò a predicare battezzando chi accoglieva la fede e confermando il suo annuncio con singolari prodigi mai visti tra quei gentili. Poiché nelle scuole dei greci vi erano parecchi filosofi e uomini dotti nelle loro scienze, benché traboccanti di errori, li convinceva insegnando la vera scienza e avvalendosi, oltre che di segni straordinari, di ragionamenti con cui rendeva più credibile la sua dottrina. Affidava subito tutti i convertiti a Maria, che li catechizzava e, conoscendone l'intimo e le inclinazioni, parlava al cuore di ciascuno e vi riversava gli influssi della luce divina. Ella compiva molteplici ed eccezionali portenti: liberava gli indemoniati, sanava ogni infermità, soccorreva i poveri e i bisognosi affaticandosi allo scopo con le proprie mani, assisteva i malati negli ospedali servendoli e curandoli di persona, teneva in casa roba e vestiti per i più indigenti. Aiutava poi molti nel momento della morte, affrancandoli dalla tirannia di satana e mettendoli in tale pericoloso passo sul cammino verso l'Eterno. Furono tanti quelli che trasse sulla via della verità e della vita e tanti i miracoli che effettuò a questo fine che non basterebbe una cospicua quantità di libri per scrivere tutto, perché non passava ora in cui non aumentasse il retaggio del Signore con gli abbondanti e copiosi frutti che gli conquistava.
424. I diavoli erano estremamente turbati e infuriati constatando che di giorno in giorno la comunità primitiva si andava sviluppando grazie alla santità, sollecitudine e solerzia della Vergine. Sebbene si rallegrassero per la dannazione di tutti coloro che portavano alle tenebre dell'inferno, ricevettero terribile tormento dal decesso del perfido governatore, poiché non avevano alcun timore che si ravvedesse e lo usavano come efficace strumento contro i seguaci del Redentore. La Provvidenza permise loro di rialzarsi dagli abissi, dove erano stati precipitati dalla Regina mentre erano in Gerusalemme e dove avevano escogitato delle tentazioni per osteggiarla. Lucifero decise di lamentarsi di costei al cospetto dell'Altissimo come si era lamentato di Giobbe, quantunque con più risentimento, e con questo proposito prima di risalire disse ai suoi ministri:
425. «Se non distruggiamo la nostra nemica, indubbiamente sarà lei a distruggere il nostro impero, giacché tutti conveniamo che ha una virtù più che umana, con la quale ci prostra ed annienta quando e come vuole, senza che finora abbiamo trovato la maniera di abbatterla né di resisterle. È questo quello che non riesco a tollerare. Non mi provocherebbe tanta confusione avere a che fare con Dio ed essere sconfitto direttamente da lui, che si è sdegnato per i miei sublimi pensieri e per la mia opposizione e ha un immenso potere per schiacciarci; ella però, pur essendo Madre del Verbo incarnato, non è Dio, bensì semplice creatura e di natura vile. No, non sopporterò ulteriormente che mi tratti così e mi scagli in queste profondità ogni volta che ne ha il capriccio. Andiamo tutti a toglierla di mezzo ed esponiamo le nostre querele a sua Maestà come abbiamo progettato». Il drago pose in atto il suo piano e allegò i suoi falsi diritti, protestando che egli era un angelo di natura assai superiore, eppure il favore superno innalzava dal suo stato quella che era terra e polvere in modo da non dargli la possibilità di molestarla e perseguitarla. Avverto che gli avversari non si presentano dinanzi al sommo sovrano tramite una visione, perché non è loro consentito di guadagnarla, ma ottengono di dialogare con lui tramite la conoscenza che hanno degli arcani celesti, benché limitata e forzata.
426. Il maligno ebbe licenza di tornare a muover guerra alla Signora, anche se gli furono negate molte delle condizioni che domandava poiché erano ingiuste. A ciascuna delle parti furono concesse le armi appropriate, perché il trionfo della Principessa fosse magnifico ed ella calpestasse la testa dell'antico e velenoso serpente. Tale battaglia fu misteriosa, come illustrerò più avanti, ed è contenuta nel capitolo dodicesimo dell'Apocalisse con altri segreti che ho spiegato all'inizio di questa Storia. Segnalo unicamente che tutto ciò fu disposto non soltanto per la sua maggior gloria e per l'esaltazione della potestà e della sapienza divine, ma altresì affinché ci fosse un valido motivo per alleggerire la Chiesa dall'oppressione dei demoni e affinché la bontà infinita fosse vincolata con equità a spargervi i benefici che le sue vittorie procuravano, vittorie che esclusivamente ella era in grado di arrivare a conseguire. L'Onnipotente opera sempre così in essa, preparando e munendo alcune anime elette perché i seduttori le assalgano nella loro ira come sue membra: se queste li debellano con l'aiuto della grazia, il loro successo ridonda a vantaggio dell'intero corpo mistico dei battezzati, sui quali viene perso ogni diritto. Insegnamento della Regina del cielo
Insegnamenteo della Regina del cielo
427. O diletta, nella mia narrazione ti ribadisco sovente la rovina del mondo e della comunità ecclesiale e il mio materno desiderio che tu mi segua ed imiti; ne ho davvero fondamento per obbligarti ad unirti a me nel biasimo e a piangere quello che io piangevo quando ero tra voi, poiché nel tuo secolo mi affliggerei alquanto se potessi provare dolore. Sii sicura, carissima, che vivi in un'epoca in cui dovresti versare lacrime di sangue per le calamità dei discendenti di Adamo e, dal momento che non le pondererai certo del tutto in una volta, ora ti rivelo nuovamente che cosa scorgo da quassù tra gli uomini e in particolare tra i credenti. Volgi dunque gli occhi verso i pagani, che sono in gran numero nelle tenebre dell'errore, nel quale senza speranza di rimedio corrono al castigo perenne. Osserva ancora i cattolici, che, dimentichi e disinteressati di questa sciagura, non se ne angustiano affatto: come disprezzano la propria salvezza, non attendono a quella degli altri e, come in loro la fede è morta e manca l'amore, non si rammaricano della dannazione di quanti sono stati anch'essi creati per lo stesso Dio e redenti con il sacrificio di Gesù.
428. Tutti sono figli di un solo Padre che sta nei cieli e ciascuno è tenuto a prendersi cura di suo fratello nella maniera in cui è capace di soccorrerlo. Un simile debito spetta soprattutto ai cristiani, che con suppliche e preghiere possono farlo, e impegna principalmente i governanti che sono più favoriti dal braccio generoso dell'Altissimo. Costoro, che per la legge evangelica godono di tante comodità temporali e le convertono tutte in soddisfazione della carne, sono quelli che, perché forti, saranno fortemente tormentati. Se i pastori e i superiori della casa del Signore non pensano che a restare nella mollezza e distanti dai travagli, mettono sul loro conto lo scempio del gregge e la strage che ne fanno i lupi infernali. In che deplorevole condizione hanno posto il nostro popolo i governanti, i pastori e i malvagi ministri che sua Maestà gli ha dato per i suoi imperscrutabili decreti! Oh, che punizione e confusione li aspettano! Nel tribunale del retto giudice non avranno scuse, giacché la dottrina che professano li disinganna, la coscienza li riprende ed essi sono sordi a tutto.
429. La causa dell'Eterno e del suo onore è sola e senza padrone, e le sue facoltà, cioè le anime, sono senza effettivo alimento: quasi tutti badano al proprio tornaconto, ognuno con la sua diabolica astuzia e ragione di stato, la verità è oscurata e offesa, l'adulazione stimata, l'avidità sfrenata, il sangue dell'Unigenito calpestato, il frutto del riscatto vilipeso, e nessuno vuole rischiare il suo agio o il suo utile affinché il nostro Maestro non perda ciò che gli costò la sua passione. Persino i suoi amici hanno dei difetti in questo, perché non usano della carità e della santa libertà con lo zelo necessario, e i più sono vinti dalla codardìa o si accontentano di faticare soltanto per se stessi non preoccupandosi degli altri. Ne dedurrai che, dopo che egli ha piantato la Chiesa con le sue mani e l'ha resa fertile con il suo sangue, sono sopravvenuti quegli infelici tempi dei quali si lamentarono i profeti dicendo che l'avanzo della cavalletta l'aveva divorato la locusta, l'avanzo della locusta l'aveva divorato il bruco, l'avanzo del bruco l'aveva consumato la ruggine. Quindi, nella sua vigna si comporta come chi bacchia le olive o come chi, finita la vendemmia, va racimolando, per raccogliere quanto non è stato scosso e sottratto da Lucifero.
430. Se tu ami sinceramente il tuo sposo e me, come riceverai conforto, riposo o quiete nel tuo cuore constatando un danno tanto penoso in coloro che egli ricomprò con il suo sangue e io con quello delle mie lacrime? Oggi, qualora mi fosse possibile spargerle, lo farei con nuovi gemiti di compassione per i pericoli della comunità ecclesiale; ma, poiché non lo è, desidero che lo faccia tu e che ti guardi dall'accettare consolazioni umane in anni disgraziati e deprecabili. Piangi dunque amaramente e non lasciarti sfuggire il premio di tale sofferenza, che deve essere così viva da non ammettere altro sollievo che l'afflizione per colui che adori. Rifletti su quello che io compii per riparare alla rovina di Erode e allontanare da essa chi si avvarrà della mia intercessione, che nella visione beatifica è continua per i miei devoti. Non scoraggiarti fra le tribolazioni che il Salvatore ti invierà affinché aiuti il tuo prossimo e gli acquisti la sua eredità, e sforzati di compensare in qualche modo le ingiurie che subisce con una purezza più di angelo che di donna terrena. Combatti le sue guerre contro i suoi nemici, in nome suo e mio schiaccia loro il capo e precipitali negli abissi comandando con autorità sulla loro superbia; consiglia inoltre ai sacerdoti con i quali parlerai di fare lo stesso con il potere che hanno e con profonda fede per difendere i credenti ed in essi la gloria di Dio, perché in questa maniera riusciranno ad abbatterli con la virtù divina.