7-40 Settembre 2, 1906 Luisa vuol fare i conti con Gesù, Lui le dice che è la sua piccola figlia.
La Divina Volontà - Libro 7°

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(1) Dovendo fare questo mattina la comunione, stavo preparata a fare il giorno di ritiro, cioè a prepararmi alla morte, e dopo fatta la comunione stavo a dire a Gesù Benedetto: “Facciamo adesso i conti, per non riserbarli all’ultimo estremo della vita, io stessa non so come devo trovarmi, non faccio nessuna riflessione sopra me stessa, e non riflettendovi non avverto me stessa, e quindi non sento né timori, né scrupoli, né agitazioni, mentre veggo e sento che gli altri più assai buoni di me, ed anche le stesse vite dei santi che leggo, tutti fanno riflessione sopra sé stessi, se sono freddi o caldi, se tentati o calmi, se si confessano bene o male, e quasi tutti timidi, agitati e scrupolosi. Invece tutta la mia attenzione e di volervi, d’amarvi e di non offendervi, del resto non faccio conto di niente, pare che non ho tempo da pensare ad altro, e se mi metto con impegno di farlo, una voce interna mi scuote, mi rimprovera e dice: “Vuoi perdere tempo, bada a fare le tue cose con Dio”. Quindi io stessa non so nello stato in cui mi trovo, se fredda, se arida, se calda; e se uno ne volesse conto non saprei darlo di certo. Io credo che l’ho sbagliata, perciò facciamo adesso i conti, affinché possa mettervi rimedio”. E dopo d’averlo pregato e ripregato mi ha detto:
(2) “Figlia mia, io tengo te sempre sulle mie ginocchia, e tanto stretta che non ti do tempo di pensare a te stessa, ti tengo come un padre può tenere il suo figlio piccolo sulle sue ginocchia, che ora gli dà un bacio, ora una carezza, ora l’imbocca con le sue mani il cibo, ora se il piccolo figlio inavvedutamente si macchia, lo stesso padre pensa a pulirlo. Ora, se il padre si fa vedere afflitto ed il piccolo lo consola, gli asciuga le lacrime; ora se si mostra irritato ed il piccino lo calma; insomma, il padre è la vita del piccino, niente pensiero gli fa prendere di lui stesso, né se deve mangiare, né se si macchia, ne se deve vestirsi, neppure se deve dormire, ché facendo delle sue braccia una culla, lo culla per farlo assonnare, e lo fa dormire sul proprio seno, ed il piccino è tutto il sollievo e la vita del padre, mentre gli altri figli grandi badano ad assettare la casa, a pulirsi loro stessi, ed a tutti gli altri affari. Così faccio Io con te, come una figlia piccola ti tengo sulle mie ginocchia, e tanto intimamente a Me unita, da non farti sentire te stessa, ed Io penso e prendo cura di tutto te, a pulirti se sei macchiata, a nutrirti se hai bisogno di cibo, insomma, di tutto ti prevengo primo, in modo che tu stessa non avverti i tuoi bisogni, e col tenerti intimamente a Me stretta è una grazia che ti faccio, perché da molti e molti difetti sfuggi, mentre se avessi il pensiero di te stessa, oh! in quanti difetti avresti caduta; perciò, pensa a fare l’ufficio tuo verso di Me, di figlia piccola, e non pensare ad altro”.