Scrutatio

Domenica, 19 maggio 2024 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

5-18 Ottobre 2, 1903 Chi cerca di starsi unito con Me, cresce nella mia stessa vita, e dà lo sviluppo all’innesto da Me fatto nella Redenzione, aggiungendo altri rami all’albero della mia Umanità

La Divina Volontà - Libro 5°

5-18 Ottobre 2, 1903 Chi cerca di starsi unito con Me, cresce nella mia stessa vita, e dà lo sviluppo all’innesto da Me fatto nella Redenzione, aggiungendo altri rami all’albero della mia Umanità
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(1) Trovandomi nel solito mio stato, tutta amareggiata ed afflitta e quasi stupidita per la privazione del mio adorabile Gesù, non sapendo io stessa dove mi trovasse, se nell’inferno o sulla terra, come lampo che sfugge appena l’ho visto che diceva:

(2) “Chi si trova nella via delle virtù sta nella mia stessa vita, e chi si trova nella via del vizio, si trova in contraddizione con Me”. Ed è scomparso.

(3) Dopo poco, in un’altro un lampo ha soggiunto:

(4) “La mia Incarnazione innestò l’umanità alla Divinità, e chi cerca di starsi unito con Me, con la volontà, con le opere e col cuore, cercando di svolgere la sua vita a norma della mia, si può dire che cresce nella mia stessa vita, e dà lo sviluppo all’innesto da Me fatto, aggiungendo altri rami all’albero della mia Umanità. Se poi non si unisce con Me, oltre che non cresce in Me non dà nessuno sviluppo all’innesto, ma siccome chi non sta con Me non può avere vita, quindi con la perdizione si scioglie questo innesto”.

(5) E di nuovo è scomparso. Dopo di ciò mi sono trovata fuori di me stessa, dentro d’un giardino dove stavano varie macchie di rose, alcune belle sbocciate, in giusta proporzione, quasi semichiuse, ed altre con le foglie tutte cadenti, che appena ci voleva un leggero movimento per farle sfrondare restando il solo gambo della rosa nudo, ed un giovane, non sapendo chi fosse, mi ha detto:

(6) “Le prime rose sono le anime interne, che operano nel loro interno sono simbolo delle foglie della rosa che contengonsi nell’interno, dando un risalto di bellezza, di freschezza e di solidità, senza temere che qualche foglia cada per terra; le foglie esterne sono simbolo dello sboccio che fa l’anima interiore all’esteriore, che avendo vita da dentro sono opere profumate di carità santa, che quasi luci colpiscono gli occhi di Dio e del prossimo. Le seconde macchie di rose sono le anime esteriori, che quel poco di bene che fanno tutto è esterno ed a vista di tutti, onde non essendo un sboccio dell’interno, non ci può essere la sola mira di Dio, ed il solo suo amore, onde dove non c’è questo, le foglie non possono essere radicate, cioè le virtù, onde va il leggiero soffio della superbia, e vi fa cader le foglie, il soffio della compiacenza, dell’amor proprio, della stima altrui, delle contraddizioni, mortificazione, ed appena la toccano, e le foglie vanno per terra, sicché la povera rosa resta sempre nuda, senza foglie, restandole le sole spine, che le pungono la coscienza”.

(7) Dopo ciò mi sono trovata in me stessa.