SCRUTATIO

Lunedi, 2 giugno 2025 - Santi Marcellino e Pietro ( Letture di oggi)

5-12 Giugno 6, 1903 Gesù la insegna come deve comportarsi nel stato di abbandono e di sofferenze.

La Divina Volontà - Libro 5°

5-12 Giugno 6, 1903 Gesù la insegna come deve comportarsi nel stato di abbandono e di sofferenze.
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(1) Dopo aver passati giorni amari di privazione e di sofferenze, questa mattina mi sono trovata fuori di me stessa col bambino Gesù in braccia, ed io appena visto ho detto: “Ah! caro Gesù, come mi avete lasciato sola, almeno insegnatemi come devo comportarmi in questo stato di abbandono e di sofferenze”.

(2) E Lui: “Figlia mia, tutto ciò che tu soffri nelle braccia, nelle gambe e nel cuore, offrilo insieme con le sofferenze delle mie membra, con la recita di cinque gloria patri, ed offrilo alla divina giustizia per la soddisfazione delle opere, dei passi e dei desideri cattivi dei cuori, che continuamente si commettono dalle creature; unisci poi le sofferenze delle spine e delle spalle con la recita di tre gloria patri ed offrilo per la soddisfazione delle tre potenze dell’uomo tanto disformate da non più riconoscere più la mia immagine in loro, e cerca di mantenere la tua volontà sempre unita a Me, ed in continua attitudine d’amarmi; la tua memoria sia il campanello che continuamente risuona in te, e ti ricorda ciò che ho fatto e patito per te, e quante grazie ho fatto all’anima tua, per ringraziarmi ed essermi riconoscente, ché la riconoscenza è la chiave che apre i tesori divini; il tuo intelletto non ad altro pensi, si occupi che di Dio. Se ciò farai ritroverò in te la mia immagine e ne prenderò la soddisfazione che non posso ricevere dalle altre creature. E questo lo farai di continuo, perché se continua è l’offesa, continua dev’essere la soddisfazione”.

(3) Onde io ho soggiunto: “Ah! Signore, come mi sono fatta cattiva, fin golosa sono diventata”.

(4) E Lui: “Figlia mia, non temere, quando un’anima fa tutto per Me, tutto ciò che prende, fino gli stessi ristori, Io li ricevo come se ristorasse il mio corpo sofferente, e quelli che li danno li ritengo come se li dessero a Me stesso, tanto che se non li dessero, Io ne sentirei pena; ma per toglierti ogni dubbio, ogniqualvolta ti daranno qualche ristoro, e ne sentirai necessità di prenderlo, non solo lo farai per Me, ma aggiungerai: “Signore, intento di ristorare il tuo corpo sofferente nel mio”.

(5) Mentre ciò diceva, a poco a poco si è ritirato nel mio interno, ed io non più lo vedevo e non più potevo parlargli. Sentivo tal pena, che per il dolore mi sarei fatta a pezzi per poterlo di nuovo ritrovare, onde mi sono messa a squarciare nella parte dell’interno che si era rinchiuso, e così l’ho trovato e con sommo dolore ho detto: “Ah! Signore, come mi lasci? Non sei Tu forse la mia vita, e che senza di te non solo l’anima, ma anche il corpo si sconquassa tutto e non regge alla forza del dolore della tua privazione? Tanto che allora, allora mi pare di dover morire, l’unico e solo mio conforto, la morte”. Ma mentre ciò dicevo Gesù mi ha benedetto, e di nuovo si è ritirato nel mio interno, ed è scomparso, ed io mi sono trovata in me stessa.