Scrutatio

Lunedi, 27 maggio 2024 - Sant´Agostino di Canterbury ( Letture di oggi)

36-35 Ottobre 26, 1938 Gli effetti tristi della turbazione. La piccola inferma nel Voler Divino. Chi vive nella Divina Volontà forma l’appoggio al suo Creatore e mette in salvo suoi interessi.

La Divina Volontà - Libro 36°

36-35 Ottobre 26, 1938 Gli effetti tristi della turbazione. La piccola inferma nel Voler Divino. Chi vive nella Divina Volontà forma l’appoggio al suo Creatore e mette in salvo suoi interessi.
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(1) La mia povera esistenza sente il bisogno estremo di vivere nel Voler Divino. Le amarezze, le pene che mi involgono sono tante, che mi sento come se mi volessero strappare da dentro il Fiat Divino, e perciò sento più che mai il bisogno di vivere in Esso; ma con tutti gli sforzi che faccio di vivere abbandonata nelle sue braccia, non posso fare a meno di sentirmi amareggiata, intontita e turbata dalle tante molestie e dure pene che mi circondano, fino a non poterne più. Mio Gesú, Mamma Celeste, aiutatemi, non vedete che sto per soccombere? Se non mi tenete nelle vostre braccia, se non continuate ad inondarmi con le onde del vostro Voler Divino, Io tremo e temo che ne sarà di me. Deh! non mi lasciate, non mi abbandonate a me stessa in uno stato sì duro. Ma mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesú ha corso per sostenermi nelle sue braccia, e tutto bontà mi ha detto:

(2) “Figlia mia buona, coraggio, non temere, Io non ti lascio né posso lasciarti; ci sono le catene della mia Volontà che mi legano a te e mi rendono inseparabile, e poi, perché temi di uscire dalla mia Volontà? Come per entrare in Essa ci fu un atto fermo, deciso di voler vivere in Essa, così per uscire ci vorrebbe un altro atto fermo e deciso; questo tu non lo hai fatto, né la figlia mia lo farà mai, non è vero? Quello che voglio, che non ti faccia sorprendere dalla turbazione, la quale ti scolorisce, ti fa perdere la freschezza, ti debilita la forza, ti fa perdere la vivacità della luce del Fiat, ed il mio Amore resta represso, l’attenzione perde il passo, e sebbene stai nella mia Volontà, ma stai come se stessi dentro d’una casa, che non ti curi di fare ciò che spetta di fare, ciò che ti conviene di fare per ornarla, ordinarla e darle tutta la sontuosità che ti conviene. Così, stando turbata nella mia Volontà, non badi a ricevere il mio atto creante e operante; quindi, né Io posso darti né tu ricevere, stai come in ozio. Ma però, coraggio, siccome le tue pene sono per causa mia, ti teniamo nella nostra Volontà come la piccola inferma, di cui Io, il primo, mentre soffro insieme con te, perché sono pene mie e soffro più di te, ti faccio da infermiere, ti assisto, ti faccio da letto con le mie braccia, ti metto le mie pene intorno per fortificarti. La nostra Mamma Regina corre per metterti nel suo grembo, per tener difesa la sua piccola figlia inferma. E siccome chi ha operato nel mio Volere è stata la portatrice della gloria e gioia a tutto il Cielo, perciò tutti corrono intorno alla nostra piccola inferma, gli angeli, i santi, per assisterla e prestarsi ai suoi bisogni. Nella nostra Volontà non entrano cose estranee e che non ci appartengono, le stesse pene devono essere pene nostre, altrimenti non trovano la via per entrarvi, perciò coraggio, quello che voglio, che ti stia in pace. Quante volte anch’Io, sotto il torchio di dure pene, mi rendevo infermo, e correvano gli angeli a sostenermi, il mio stesso Padre Celeste, nel vedermi tra pene strazianti, correva, mi prendeva nelle sue braccia per rafforzare la mia gemente Umanità. E la mia Madre, quante, quante volte cadeva inferma nel mio Volere nel vedere le pene del Figlio suo, fino a sentirsi morire, ed Io correvo a sostenerla, me l’affiatavo al mio cuore per non farla soccombere. Perciò quello che voglio è coraggio, pace, non ti abbattere troppo, ed Io ci penserò a tutto”.

(3) Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia mia, tu non sai ancora tutto il gran bene che riceve la creatura col vivere nella mia Volontà, e la grande gloria che dà al suo Creatore. Ogni atto che fa in Essa è un appoggio che Dio fa sulla sua creatura: Appoggio di sua Potenza, di Amore, di Santità. Quanti più atti va ripetendo, tanto più ci fidiamo di essa, e più possiamo appoggiare ciò che è nostro, perché c’è la nostra Volontà che dà capacità e forza alla creatura per ricevere ciò che vogliamo dare; invece, se non troviamo la nostra Volontà ed i suoi atti ripetuti in Essa, non troviamo dove appoggiarci, non possiede né forza, né capacità, né spazio dove poter ricevere i nostri doni, né grazia da poterci fidare. Povera creatura, senza della nostra Volontà; è la vera cittadella senza porte, senza sentinelle che la difendano, esposta a tutti i pericoli; e se vogliamo dare, sarebbe esporre i doni nostri e la stessa Vita nostra ad inutilità e pericoli di subire offese ed ingratitudini, da farci cambiare i doni e le grazie in castighi. Perché tu devi sapere che quando la creatura fa la nostra Volontà, mettiamo a posto i nostri interessi; non operiamo mai a nostro discapito, prima mettiamo in salvo gli interessi, la gloria nostra e poi operiamo; altrimenti sarebbe come se non avessimo cura della nostra Santità, né apprezzassimo i doni nostri, né ciò che facciamo, e né conoscessimo Noi stessi, né la nostra Potenza, né quello che possiamo fare. Chi mai intraprende una impresa senza mettere in salvo prima i suoi interessi? Nessuno, ché può succedere che per disgrazia nella sua impresa può avere delle perdite, ma con aver pensato prima a mettere in salvo i suoi interessi, gli servirà per non scendere dalla sua condizione, e si può mantenere nel suo stato; invece, se non avesse messo in salvo i suoi interessi, si potrebbe ridurre a morire di fame. Ecco perché vogliamo la creatura nella nostra Volontà, perché vogliamo mettere in salvo i nostri interessi. Ciò che diamo, amore, santità, bontà, e tutto il resto, il nostro Volere prende il compito di farceli restituire in altrettanti atti divini, sicché, Amore Divino abbiamo dato, e Amore Divino ci dà. Essa trasforma la creatura nella nostra Santità, Bontà, e ci fa dare atti santi e buoni; sicché anche il suo respiro, il suo moto, il suo passo, è puro e santo. Sentiamo negli atti suoi la somiglianza dei nostri, perché tali ce li rende la nostra Volontà, e quando riceviamo ciò che è nostro dalla creatura, ricambiato in divino dal nostro Fiat, il nostro interesse sta a posto, il nostro Amore festeggia, la nostra Gloria va in trionfo, e prepariamo nuove sorprese di amore, di doni e grazie. Quando l’interesse ci viene, non badiamo più a nulla, abbondiamo tanto, che i Cieli stupiscono.