Scrutatio

Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

36-28 Settembre 5, 1938 La volontà umana, croce della Divina, e la Divina, croce della umana. Come nel Voler Divino le cose si cambiano, le disomiglianze non esistono. Come Gesú supplisce a tutto ciò che può mancare a chi viva nel suo Volere.

La Divina Volontà - Libro 36°

36-28 Settembre 5, 1938 La volontà umana, croce della Divina, e la Divina, croce della umana. Come nel Voler Divino le cose si cambiano, le disomiglianze non esistono. Come Gesú supplisce a tutto ciò che può mancare a chi viva nel suo Volere.
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(1) Sento la Vita del Fiat Divino nell’anima mia, la quale vuol essere il mio moto, il mio respiro e palpito; vuole tale unione con la volontà umana, che in nulla si deve opporre a ciò che vuol fare, altrimenti si lamenta, si dispiace e si sente messa in croce dall’umano volere. Ed il mio amato, ripetendomi la sua breve visitina mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, quanto soffre la mia Volontà nella creatura, basta dirti che ogniqualvolta fa la sua volontà, mette in croce la mia, sicché la croce della mia Volontà è l’umano volere! Ma non con tre chiodi come Io fui crocifisso sulla croce, ma con tanti chiodi per quante volte si oppone alla mia, quante volte non è riconosciuta, e mentre vuol fare il bene viene respinta coi chiodi dell’ingratitudine. Come è straziante questa crocifissione della mia Volontà nella creatura, quante volte si sente mettere chiodi al suo respiro, palpito e moto, perché non essendo conosciuta e che è vita del respiro, palpito e moto, il respiro, il moto ed il palpito umano le servono di chiodi che l’impediscono di svolgere in essi il bene che vuole. Oh! come si sente in croce nell’umano volere, Essa col suo moto divino vuol fare spuntare il giorno nel moto umano, e la creatura mette in croce il moto divino, e col suo moto fa spuntare la notte e mette in croce la luce; come si duole la mia luce nel vedersi repressa, crocifissa, messa in stato d’inabilità dal volere umano. Col suo respiro vuol fare respirare la sua per darle la vita della sua Santità, della sua Fortezza, e la creatura col non riceverla le mette il chiodo del peccato, delle sue passioni e debolezze; povera mia Volontà, in quale stato di dolore e di continua crocifissione si trova nell’umano volere, non fa altro che mettere in croce il nostro Amore, e tutti i beni che vogliamo darle sono riempiti dai suoi chiodi. Solo chi vive nella mia, non mette in croce la mia Volontà; anzi, posso dire che formo Io la sua croce, ma è ben differente la sua croce con la mia, il mio Volere sa mettere chiodi di luce, di santità, d’amore, da renderla forte con la nostra stessa Fortezza Divina, i quali non danno dolore, anzi la rendono felice, bella, d’una beltà incantevole, e sono portatori di grandi conquiste. E chi ha provato, è tanta la felicità che sente, che ci prega, ci supplica che la teniamo sempre in croce coi nostri chiodi divini. Da qui non si può sfuggire, se le due volontà, umana e Divina non sono unite, la sua formerà la nostra croce e la nostra la sua. Anzi, è tanto il nostro Amore e gelosia, che non le lasciamo libero neppure un respiro senza il nostro chiodo di luce e d’amore, per averla sempre con Noi per poter dire: “Ciò che facciamo Noi fa essa, e vuole ciò che Noi vogliamo”.

(3) Anzi, tu devi sapere che come la creatura entra nel nostro Volere, tutto si trasforma, le tenebre si cambiano in luce, la debolezza in fortezza, la povertà in ricchezza, le passioni in virtù, succede tale mutazione che non si riconosce più da quella di prima, il suo stato non è più di vilissima schiava, ma di nobile regina, il nostro Essere Divino l’ama tanto, che corre negli atti suoi per fare ciò che essa fa; e siccome il nostro moto è continuo, ci moviamo e l’amiamo, ci moviamo e l’abbracciamo; il nostro moto si muove e la bacia, la rende più bella, la santifica di più, in ogni moto le diamo del nostro, e nell’enfasi del nostro Amore le parliamo del nostro Ente Supremo, ci facciamo conoscere chi siamo e quanto l’amiamo, passa tale immedesimazione tra essa e Noi, essendo una la nostra Volontà con la sua, che la sentiamo nel nostro moto divino, e facendo suo ciò che è nostro, ci ama col nostro Amore, ci dà la nostra luce inaccessibile per glorificarci, la nostra Santità per inneggiarci e dirci: “Santo, Santo, tre volte Santo tu sei, Tu racchiudi tutto, sei tutto”. Com’è bello vedere la piccolezza umana nel nostro Volere, che tiene in suo potere tutto il nostro Essere Divino per ridarlo a Noi per amarci e glorificarci come Noi vogliamo e giustamente meritiamo. Nel nostro Volere le parti si fanno uguali, le dissomiglianze spariscono, la nostra unità unisce tutto e tutti, e rende uno solo l’atto di tutti, per farsi atto di tutti”.

(4) Nel sentire ciò comprendevo la santità, la bellezza, la grandezza del vivere nel Volere Divino, e pensavo tra me: “Mi sembra difficile il vivere in Esso; come mai la creatura può giungere a tanto? Le debolezze umane, le circostanze della vita, molte volte troppo dolorose, gli incontri inaspettati, le tante difficoltà, che non si sa neppure come fare, non sviano la povera creatura da un vivere sì santo in cui ci vuole somma attenzione? ” Ed il mio dolce Gesú, riprendendo il suo dire, con una tenerezza indicibile, da sentirmi scoppiare il cuore ha soggiunto:

(5) “Mia piccola figlia del mio Volere, è tanto il mio interesse, il mio sospiro continuo che voglio che la creatura viva nel mio Volere, che quando abbiamo preso l’accordo, Io ed essa, con decisione ferma che deve vivere nel mio Fiat, essendo ciò mia Volontà, il primo a fare il sacrificio sono Io, per ottenere l’intento che possa vivere in Esso mi metto a sua disposizione, le do tutte le grazie, luce, amore, conoscenza della mia stessa Volontà, in modo che lei stessa deve sentire il bisogno di vivere in Essa. Quando Io voglio una cosa ed essa con prontezza accetta di fare ciò che Io voglio, sono Io che ci penso a tutto, e quando per debolezza, per circostanze non lo fa, non per volontà, per trascuratezza, Io giungo a supplire e faccio ciò che lei doveva fare, e cedo a lei ciò che ho fatto, come se l’avesse fatto essa. Figlia mia, il vivere nel mio Volere è vita che devo formare, non è virtù, e la vita ha bisogno di moto e atti continui; se ciò non fosse non sarebbe più vita, potrebbe essere al più opera, che non ha bisogno di atti continui, ma non vita, quindi, quando per indisposizione involontaria, per debolezze, Io la vita non la spezzo, la continuo, e forse in quelle stesse indisposizioni c’è pure la mia Volontà che permette quelle debolezze, quindi la volontà della creatura corre già nella mia. E poi, tra tutto guardo l’accordo preso insieme, la ferma decisione fatta, di cui non vi è stata nessun’altra decisione in contrario, ed in vista di questo seguito l’impegno di supplirla in ciò che manca; anzi raddoppio le grazie, la circondo di nuovo amore, di nuovi stratagemmi amorosi, per farla stare più attenta, e le suscito nel cuore un bisogno estremo di vivere nella mia Volontà. Questo bisogno le serve, ché come sente le debolezze così si slancia nelle braccia della mia Volontà, e la prega di tenerla tanto stretta, affinché potesse vivere sempre insieme con Essa”.