Scrutatio

Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

36-26 Agosto 21, 1938 Differenza che passa tra le Vite che forma nelle Ostie Sacramentali, e quelle che forma chi vive nel suo Volere.

La Divina Volontà - Libro 36°

36-26 Agosto 21, 1938 Differenza che passa tra le Vite che forma nelle Ostie Sacramentali, e quelle che forma chi vive nel suo Volere.
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(1) Sono sempre in via nel Voler Divino, e mi sentivo impensierita e dicevo tra me: “Come può essere che si possano formare tante Vite Divine in noi per quanti atti facciamo in Esso? ” Ed il mio sempre amabile Gesú, sempre benigno, per farmi maggiormente comprendere mi ha detto:

(2) “Figlia mia, a Noi tutto è facile purché troviamo che si presti la volontà umana a vivere nella nostra; ci dilettiamo di formare, anche nel moto, nel respiro, nel passo, Vite nostre che si muovono, che respirano, che camminano, che parlano. La volontà umana ci presta come tanti veli, in cui formare tante Vite nostre, questo è l’ultimo sfoggio del nostro Amore, e ci piace tanto, che purché la volontà umana ci presti il suo piccolo velo, Noi popoliamo tutti gli atti suoi con la molteplicità delle nostre Vite Divine. E poi c’è la mia Vita Eucaristica, che ne dà prova e conferma di quello che ti dico. Non sono forse piccoli veli gli accidenti del pane in cui resto Consacrato, vivo e vero in anima, corpo, sangue e divinità? E se ci sono mille ostie, mille mie Vite formo in ciascuna ostia; se c’è una sola ostia, vi formo una sola Vita mia. E poi, che cosa mi dà l’ostia? Nulla, non un ti amo, né un respiro, né un palpito, né un passo di compagnia; sono solo e molte volte la solitudine mi opprime, mi amareggia e scoppio in pianto; come mi pesa il non avere a chi dire una parola, sono sotto l’incubo d’un silenzio profondo. Che cosa mi dà l’ostia? Il nascondiglio per nascondermi, la piccolina prigione per rendermi, starei per dire, per rendermi infelice. Ma siccome è mia Volontà che vuole che Io resti Sacramentato in ogni ostia, Essa, che non è mai portatrice d’infelicità, né a Noi né alle creature che vivono in Essa, fa scorrere nella mia Vita Sacramentale le nostre gioie celesti, che sono inseparabili da Noi, ma sempre da parte nostra; ma l’ostia non mi dà mai nulla, non mi difende, né mi ama. Ora, se ciò faccio, cioè formare tante mie Vite nell’ostia che nulla mi dà, molto più in chi vive nella mia Volontà. La differenza tra le mie Vite Sacramentali e le tante mie Vite che formo in chi vive nel mio Volere è incalcolabile, passa più distanza che tra il Cielo e la terra. Prima, che non siamo mai soli, e avere compagnia è la più grande gioia, che felicita la Vita Divina e umana. Or, tu devi sapere che come formo la mia Vita nel pensiero della creatura che vive nel mio Volere, sento la compagnia della intelligenza umana che mi corteggia, mi ama, mi comprende, e mi dà la sua memoria, l’intelletto, la volontà in mio potere, e siccome in queste tre potenze fu creata la nostra immagine, mi sento dare per compagnia la nostra eterna Memoria, che non dimentica mai nulla; sento la compagnia della mia Sapienza che mi comprende, e poi la compagnia della volontà umana fusa con la mia, che mi ama col mio eterno Amore. Come non moltiplicare in ogni suo pensiero altrettante Vite nostre, quando troviamo che più ci comprende e ci ama, possiamo dire: “Troviamo il nostro tornaconto”. Perché quanta più Vita formiamo, tanto più ci facciamo comprendere, le diamo duplicato amore, e ci ama di più. Se formiamo la nostra Vita nella parola, troviamo la compagnia della sua, e siccome il nostro Fiat è suo, troviamo tutti i prodigi che ha operato quando il nostro Fiat si è pronunziato. Se la formiamo nel suo respiro, troviamo il suo che respira insieme, e la compagnia del nostro alito onnipotente quando creandola le infondemmo la vita. Se la formiamo nel suo moto, troviamo le sue mani che ci abbracciano, ci stringono forte, perché non ci vogliono più lasciare. Se la formiamo nei passi, ci seguono ovunque. Che bella compagnia; chi vive nella nostra Volontà, non vi è pericolo che ci lasci mai soli; siamo inseparabili ambedue. Perciò il vivere nel nostro Volere è il prodigio dei prodigi, dove facciamo sfoggio delle tante nostre Vite Divine, ci facciamo conoscere chi siamo, quello che possiamo fare, e mettiamo la creatura in ordine con Noi, quale la creammo, perché tu devi sapere che queste nostre Vite portano con Sé mari di Luce, d’Amore, mari di Sapienza, di Bellezza, di Bontà, che investono la creatura, per farla possedere la Luce che sempre cresce, l’Amore che mai si spegne, la Sapienza che sempre comprende, la Bellezza che sempre si abbellisce di più. Perciò amiamo tanto che la creatura viva nel nostro Volere, perché vogliamo dare, vogliamo che ci comprenda, vogliamo popolare tutti gli atti umani delle nostre Vite Divine, non vogliamo stare racchiusi, repressi nella nostra cerchia divina. Poter dare e non dare, quanto ci duole, e fino a tanto che non viva nel nostro Volere, la creatura sarà sempre l’ignorantella del nostro Essere Supremo, incapace d’imparare neppure le vocali di quanto l’amiamo e di quanto le possiamo dare, saranno sempre i figli dissimili da Noi, che forse neppure ci conoscono, degeneri dal padre loro”.