Scrutatio

Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

36-10 Maggio 19, 1938 La Divina Volontà forma la paralisi a tutti i mali, e l’umano volere paralizza i beni. Come amare è possedere. Come viene formato Dio nella creatura e la creatura in Dio. Timori sugli scritti.

La Divina Volontà - Libro 36°

36-10 Maggio 19, 1938 La Divina Volontà forma la paralisi a tutti i mali, e l’umano volere paralizza i beni. Come amare è possedere. Come viene formato Dio nella creatura e la creatura in Dio. Timori sugli scritti.
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(1) Sono sempre nel mare del Voler Divino, il quale, come se mi volesse mettere in guardia di stare attenta, di non fare entrare in me il povero ed irrequieto volere umano. Io sono restata impensierita, ed il mio dolce Gesú, visitando la piccola anima mia mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, fatti coraggio, non temere, la Virtù, la Potenza della mia Divina Volontà è tanta, che come si entra in Essa per vivere, così restano paralizzati tutti i mali, paralizzate le passioni, i passi e le opere cattive, la volontà umana subisce tale sconfitta da sentirsi morire, ma senza morire; ma però comprende con suo grande contento, che mentre si sente paralizzare il male, si sente risorgere la vita del bene, la luce che mai si spegna, la forza che mai vien meno, l’amore che sempre ama; sorge in essa l’eroismo del sacrificio, la pazienza invitta, posso dire che la mia Volontà mette il basta ai mali della creatura, perché non vi è principio e vita di bene, se non che dalla mia Volontà. Ora, se il mio Fiat tiene il potere di paralizzare i mali, il volere umano, quando domina solo nella creatura, ogni bene resta paralizzato. Povero bene sotto la paralisi del volere umano, vuole camminare, e si trascina appena; vuole operare, e si sente cadere le braccia; vuole pensare il bene, e si sente intontito e come scimunito. Sicché la volontà umana senza della mia, è il principio di tutti i mali e la rovina totale della povera creatura”.

(3) Onde dopo, il mio amato Gesú ha soggiunto con un accento commovente:

(4) “Figlia mia, chi mi vuol possedere mi deve amare. Amare e possedere è lo stesso; come tu mi ami, così resto formato nell’anima tua, e come ritorni ad amarmi, così cresco, perché solo l’amore mi fa crescere, e come ripeti il tuo amore, così mi faccio conoscere per farmi amare di più. Sicché come tu mi ami, così mi faccio sentire quanto ti amo. Ora, come tu mi ami, Io amo te e ti posseggo, e come ci alterniamo nell’amarci, così resti formata in Me, cresci, ti alimento col mio Amore, ti formo nella Vita del mio Volere, ti inondo coi miei mari d’amore per farti sentire quanto ti amo, con quanta tenerezza ti cresco nel mio cuore, come ti tengo, geloso, custodita, affinché tu mi ami di più, e usi con Me quella stessa tenerezza che ti faccio Io, col tenermi custodito e con gelosia d’amore, la quale è tutt’occhio, tutta attenzione di darmi la sua vita in ogni istante per amarmi, per rendermi felice e contento nell’anima sua, come la rendo felice e contenta nel cuor mio. L’amore vuole andare di pari passo; se ama e non è amato, sente l’infelicità, l’amarezza di chi lo dovrebbe amare e non l’ama. Perciò amami sempre e se vuoi amarmi davvero, amami nel mio Volere, nel quale troverai l’amore che non cessa mai, e mi formerai catene sì lunghe d’amore da imprigionarmi, in modo da non sapermi sprigionare dal tuo amore”.

(5) Dopo ciò pensavo al grande sacrificio di scrivere, le mie ripugnanze, le lotte che ho subito per mettere penna sulla carta, che solo il pensiero di dispiacere il mio caro Gesú mi faceva fare il sacrificio di ubbidire a chi mi comandava di farlo, eppure dicevo tra me: “Chi sa dove, dove andranno a finire, in mano a chi potranno andare, chi sa quanti cavilli, quante opposizioni faranno, quanti dubbi. E mi sentivo irrequieta, la mia mente era funestata da tale apprensione, che mi sentivo morire. Ed il mio dolce Gesú, per quietarmi, è ritornato dicendomi:

(6)Figlia mia, non ti turbare, questi scritti sono i miei, non tuoi, ed in mano a chi potranno andare, nessuno potrà toccarli per sciuparli; Io li saprò custodire e difendere, perché è roba che mi appartiene, e chiunque li prenderà con buona e retta volontà, troverà una catena di luce e di amore, con cui amo le creature. Questi scritti li posso chiamare sfogo del mio Amore, follie, deliri, eccessi del mio Amore, con cui voglio vincere la creatura, affinché mi ritorni nelle mie braccia, per farle sentire quanto l’amo. E per maggiormente farle conoscere quanto l’amo, voglio giungere all’eccesso di darle il gran dono della mia Volontà come vita, perché solo con Essa l’uomo potrà mettersi al sicuro e sentire le fiamme del mio Amore, le mie ansie di quanto lo amo. Sicché, chi leggerà questi scritti con l’intenzione di trovare la verità, sentirà le mie fiamme e si sentirà trasformato in amore, e mi amerà di più; chi poi li leggerà per trovare cavilli e dubbi, la sua intelligenza, dalla mia luce e dal mio Amore resterà accecata e confusa.

(7) Figlia mia, il bene, le mie verità, producono due effetti, uno contrario all’altro: Ai disposti è luce per formare l’occhio nella sua intelligenza, e vita, per dare la vita di santità che le mie verità racchiudono; agli indisposti le acceca e li priva del bene che le mie verità racchiudono”.

(8) Poi ha soggiunto: “Figlia mia, fatti coraggio, né volerti turbare, ciò che ha fatto il tuo Gesú era necessario al mio Amore e all’importanza di ciò che ti dovevo manifestare sulla mia Divina Volontà. Posso dire che doveva servire alla mia stessa Vita e a farmi compiere l’opera della Creazione, perciò era necessario che al principio di questo tuo stato, usassi con te tanti stratagemmi d’amore; usai tante intimità con te che dà dell’incredibile, come Io giunsi a tanto e ti feci pure tanto soffrire, per vedere se tu ti sottoponevi a tutto, e poi ti affogavo con le mie grazie, col mio Amore, e ti sottoponevo di nuovo alle pene, per essere sicuro che tu non mi avresti negato nulla, e questo per vincere la tua volontà. Oh! se Io non ti avessi mostrato quanto ti amo, non ti avrei largito tante grazie, credi tu che era facile che ti saresti sottoposta a questo stato di pena e per sì lungo tempo? Era il mio Amore, le mie verità, che ti tenevano e ti tengono ancora come calamitata in chi tanto ti ama. Però tutto ciò che ho fatto al principio di questo tuo stato era necessario, ché doveva servire come fondo, come decenza, decoro, preparazione, santità e disposizione alle grandi verità che ti dovevo manifestare sulla mia Divina Volontà. Perciò degli scritti avrò più interesse Io che tu, perché sono i miei, e una sola verità sul mio Fiat, mi costa tanto, che supera il valore di tutta la Creazione, perché la Creazione è opera mia, invece la mia verità è Vita mia, e Vita che voglio dare alle creature; e lo puoi comprendere da ciò che hai sofferto e dalle grazie che ti ho fatto per giungere a manifestarti le mie verità sul mio Santo Volere. Perciò quietati e amiamoci figlia mia, non spezziamo il nostro amore, perché ci costa assai a tutti e due, tu col tenere la tua vita sacrificata a mia disposizione, ed Io col sacrificarmi per te”.

(9) Con tutto il parlare di Gesú non mi sentivo pienamente quieta, nell’atto del suo parlare mi è ritornata la pace; ma dopo, ripensando a ciò che mi è successo in questi giorni, che non è necessario qui dirlo, sono ritornata a turbarmi. Onde per circa due giorni, il mio dolce Gesú ha fatto silenzio, perciò mi sentivo sfinita di forza, con una debolezza estrema; ed il mio amato Gesú, avendo di me compassione, tutto bontà mi ha detto:

(10) “Povera figlia mia, stai digiuna, perciò ti senti sfinita di forze, sono due giorni che non prendi cibo, perché non stando tu in pace, Io non potevo darti il cibo delle mie verità, perché esse, mentre alimentano l’anima, comunicano anche la forza al corpo; molto più che stando turbata non mi avresti capito, né saresti disposta a prendere un cibo sì prelibato, perché tu devi sapere che la pace è la porta da dove entrano le verità, ed il primo bacio ed invito che le fanno le creature per ascoltarle e per farle parlare. Quindi, se vuoi che ti dia molto cibo, ritorna al tuo stato pacifico. Anzi, in questi giorni che tu eri turbata, il Cielo, gli angeli, i santi, stavano come tremebondi su di te, perché sentivano un’aria malsana uscire da te, che a loro non apparteneva, perciò tutti hanno pregato che ti ritornassi la perfetta pace.

(11) La pace è il sorriso del Cielo, la sorgente da dove scaturiscono le gioie celesti. E poi, il tuo Gesú non è mai turbato; per quante offese mi possono fare, posso dire: Il mio trono è la Pace. Così voglio te, tutta pacifica. Figlia mia, anche nel modo ci dobbiamo adattare, assomigliare; pacifico Io, pacifica tu; altrimenti il regno della mia Volontà non potrà stabilirsi in te, perché Essa è regno di pace”.