Scrutatio

Domenica, 19 maggio 2024 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

34-45 Agosto 2, 1937 Come la Creazione possiede la perfetta felicità, da poter dare la felicità terrestre alle creature. Come il peccato arrestò la felicità. Il gran male di chi si sposta dal principio. Esempio.

La Divina Volontà - Libro 34°

34-45 Agosto 2, 1937 Come la Creazione possiede la perfetta felicità, da poter dare la felicità terrestre alle creature. Come il peccato arrestò la felicità. Il gran male di chi si sposta dal principio. Esempio.
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(1) Stavo facendo il mio giro nella Creazione, per seguire gli atti della Divina Volontà fatti in Essa, ed oh! quante sorprese, ciascuna conteneva tale felicità, da poter rendere felici tutto e tutti, ed il mio sempre amabile Gesù, vedendomi sorpresa, tutto bontà mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il nostro Ente Supremo possiede la fonte della felicità, perciò da Noi non potevano uscire cose o esseri che non fossero felici. Sicché la Creazione tutta possiede tale pienezza di felicità, da poter dare a tutta la terra la perfetta felicità terrestre. Onde, Adamo godeva la pienezza della felicità, tutte le cose create le piovevano addosso gioie e felicità, e poi nel suo interno, possedendo il mio Volere, conteneva mari di contenti, di beatitudini, e gioie senza fine, per lui tutto era felicità dentro e fuori. Come peccò sottraendosi della mia Volontà, la gioia si partì da lui, e tutte le cose create si ritirarono nel loro seno le gioie che possedevano, dando all’uomo i soli mezzi necessari, non come a padrone, ma come a servo ingrato. Vedi dunque, da Noi non uscì l’infelicità, né ne potevamo darla perché non ne tenevamo, dare ciò che non si tiene è impossibile; quindi fu il peccato che gettò il seme nell’uomo della infelicità, del dolore, e di tutti i mali che lo accerchiano dentro e fuori. Onde come venne sulla terra la Celeste Signora, e poi la mia Santissima Umanità, la Creazione tutta si atteggiò a festa, ci sorridevano di gioia e ripresero il corso di pioverci addosso gioie e felicità, e come uscivamo all’aperto correvano, si inchinavano e sprigionavano sopra di Noi gioie e felicità: Il sole ci dava le gioie della sua luce, allietava la nostra vista con la varietà dei suoi colori, ci dava le gioie dei baci d’amore che possedeva, e riverente si stendeva sotto dei nostri passi per adorarci; il vento ci pioveva le gioie della freschezza, e coi suoi soffi ci allontanava l’aria putrida di tante colpe; gli uccelli ci correvano intorno per darci le gioie dei loro trilli e canti, quante belle musiche ci facevano, tanto, che Io ero costretto a comandarli che si allontanassero d’attorno a Me, che prendessero il volo nell’aria per inneggiare al loro Creatore; la terra mi fioriva sotto i miei passi per darmi le gioie di tante fioriture, ed Io le comandava che non mi facessero tale dimostrazione, e mi ubbidiva; l’aria mi portava le gioie del nostro alito onnipotente, quando alitando l’uomo le davamo la vita, colmandolo di gioie e felicità divine, e come Io respiravo così mi sentivo venire le nostre gioie e felicità che provammo nella Creazione dell’uomo. Sicché non vi era cosa creata che non voleva sprigionare le gioie che possedevano, non solo per felicitarmi, ma per darmi gli omaggi, gli onori come a loro Creatore, ed Io li offrivo al mio Padre Celeste per darle la gloria, l’onore, l’omaggio, l’amore, per tante magnificenze e opere meravigliose che facemmo nella Creazione per amor dell’uomo. Ora figlia mia, queste gioie nelle cose create esistono ancora; la Creazione, come fu fatta da Noi con tanto sfarzo e sontuosità e con la pienezza della felicità, nulla ha perduto, perché aspettiamo i figli nostri, i figli della nostra Volontà, che con diritto godranno le gioie, la felicità terrestre che possiede tutta la Creazione, e posso dire che per amor di questi esiste ancora, e le creature fruiscono, se non la pienezza della felicità, ma almeno le cose necessarie per poter vivere. Questo esistere ancora la Creazione dopo tante ingratitudini umane, colpe che fanno inorridire, dice la certezza del regno della mia Volontà sulla terra, perché la creatura, possedendola, si renderà capace di ricevere le gioie della Creazione, di darci la gloria, l’amore, il contraccambio di quanto abbiamo fatto per essa, e di fare tutto il bene possibile ed immaginabile che può fare la creatura. Perciò il tutto sta nel possedere il nostro Volere, perché così ebbe il principio la Creazione tutta, compreso l’uomo, tutto era Volontà nostra, tutti vivevano racchiusi in Essa ed in Essa trovavano ciò che volevano, gioie, pace, ordine perfetto, tutto stava a loro disposizione. Spostato il principio tutte le cose cambiarono aspetto, la felicità si cambiò in dolore, la forza in debolezza, l’ordine in disordine, la pace in guerra. Povero uomo senza della mia Volontà, è il vero cieco, il povero paralizzato, che se qualche bene fa, tutto è stento e amarezze.

(3) Tutte le cose, se si guidano dal principio con cui hanno avuto l’esistenza, trovano la via, il passo fermo e l’esito felice delle opere o bene che hanno intrapreso; se perdono il principio, si capovolgono, vacillano, smarriscono la via e finiscono col non saper far nulla, e se pare che fanno qualche cosa, fanno pietà. Anche nelle cose umane succede così, se il maestro vorrebbe insegnare al fanciullo le consonanti e non le vocali, siccome le vocali corrono in ogni parola, in ogni lettera, dalla scienza più bassa fino alla più alta, povero fanciullo, non imparerebbe mai a leggere, e se il volesse potrebbe impazzire. Tutto questo male chi l’ha prodotto? Lo spostamento dal principio della scienza, quale sono le vocali. Ah! figlia mia, fino a tanto che l’uomo non ritorna nel suo principio, non rientri nella mia Divina Volontà, la mia opera creatrice sarà un’opera spezzata, spostata, povero uomo senza le prime vocali della mia Divina Volontà, per quanto le possa dar luce, le potesse parlare, non mi capirà, perché le manca il principio, le mancano le prime vocali per poter leggere le mie lezioni sul mio Fiat, quindi senza base, senza fondamento, senza maestro, senza difesa, è tanto il suo cretinismo, che non conosce il suo povero stato, e quindi non implora di rientrare nel mio Volere per imparare le prime vocali con cui fu creato da Dio, per poter seguire ad impararsi la vera scienza celeste, e così formarsi tutta la sua fortuna, tanto in terra come in Cielo. Perciò Io le sussurro sempre all’orecchio del cuore: “Figlio mio, rientra nella mia Volontà, vieni nel tuo principio se vuoi rassomigliarmi, se vuoi che ti riconosca per figlio mio”. Oh! come è doloroso aver dei figli che non mi somigliano, snobilitati, poveri, degradati, infelici, e perché tutto questo? Perché respinsero la grande eredità del Padre Celeste, e mi costringono a piangere sulla sorte loro. Figlia, prega che tutti riconoscano la mia Volontà, e tu riconoscila e apprezzala, amala più che la tua stessa vita, e non te la fare sfuggire neppure un istante”.