Scrutatio

Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

34-44 Luglio 25, 1937 Come un’atto nel Voler Divino può essere un vento impetuoso, un’aria, un’atmosfera celeste. Tre circoli. Dio, se ama opera, se parla dona.

La Divina Volontà - Libro 34°

34-44 Luglio 25, 1937 Come un’atto nel Voler Divino può essere un vento impetuoso, un’aria, un’atmosfera celeste. Tre circoli. Dio, se ama opera, se parla dona.
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(1) Il mare del Volere mormora sempre, e molte volte forma le sue onde impetuose per assalire le creature, per involgerle nelle sue onde amorose, per darle la sua Vita, ma con tale insistenze e astuzie amorose, come se avesse bisogno di noi, povere creature, che si resta stupito. Oh! com’è vero che solo Iddio sa amarci. Ora mentre la mia mente si perdeva in questo mare, il mio dolce Gesù, sorprendendomi con la sua breve visitina mi ha detto:

(2) “Figlia benedetta del mio Volere, hai visto com’era dolce il mormorio del mare della mia Volontà? E pure le anime che vivono in Essa non fanno altro che mormorare insieme in questo mare, esse, eco perfetto del mio Fiat, non cessano mai di mormorare amore, gloria, adorazione, ma in modo semplice: Se respirano mormorano amore, se palpitano, se circola il sangue nelle vene, se pensano, se si muovono, in tutto mormorano amore, amore, gloria al nostro Creatore, e se chiamano la mia Volontà nei loro atti formano le onde impetuose per involgere Dio e le creature, affinché tutti, Cielo e terra facciano una sola Volontà. Un’atto nella mia Volontà può essere un vento impetuoso da trasportare, sradicare con la sua Forza, le passioni, le debolezze, le cattive abitudini, l’aria putrefatta del peccato, e sostituirle per le virtù, la Forza Divina, le sante abitudini, l’aria santificante della mia Volontà. Un’atto nel mio Volere può essere un’aria universale che penetrando dovunque ed in tutti, di notte e di giorno può farsi respirare per infondere la sua Vita, la sua Santità, e togliendo l’aria malsana dell’umano volere, vi sostituisce l’aria salubre del mio Fiat, in modo da restare raddolcite, imbalsamate, vivificate, sanate da quest’aria divina. Un’atto nel mio Fiat può essere un’atmosfera celeste, che racchiudendo in sé tutte le nostre opere, la stessa Creazione, e con la forza delle nostre opere assalire la nostra Divinità ed imporsi su di Noi, da farci dare grazie e doni da rendere capaci le creature di poter ricevere il regno del nostro Volere. Un’atto nella nostra Volontà può contenere tali meraviglie, che la creatura è incapace di poterne comprendere tutto il suo valore”.

(3) Gesù ha fatto silenzio, ed io sono rimasta come inzuppata in questo mare, e non so come, mi sono sentita trasportare nella patria celeste, in mezzo a tre circoli di luce, a capo di essi vi era la Regina del Cielo da un punto, e Nostro Signore dall’altro, con una beltà incantevole e amore indicibile, in mezzo a questi vi era una moltitudine di anime, tutte trasformate nella luce nella quale vivevano e crescevano, ma custodite, dirette e alimentate da Gesù e dalla Madre Celeste, quante belle sorprese si vedevano, queste anime possedevano la somiglianza e la Vita del loro Creatore, ed il mio dolce Gesù e la sua Madre mi hanno detto:

(4) “Questi circoli di luce che tu vedi sono simbolo della Trinità Sacrosanta, e le anime sono quelle che formeranno il regno della Divina Volontà, questo regno sarà formato nel seno della Divinità, i reggitori di questo regno saremo la Madre ed il Figlio, che lo custodiremmo con gelosia. Vedi dunque la certezza di questo regno, già è formato, perché in Dio le cose sono come già fatte, perciò prega che ciò che sta nel Cielo si realizzi sulla terra”.

(5) Dopo ciò mi sono trovata in me stessa, col sommo dolore di trovarmi di nuovo nella mia povera prigionia del mio corpo. Dopo di ciò il mio sommo bene Gesù, tutto bontà mi ha detto:

(6) “Figlia mia, il nostro Essere Divino è tutto Amore, ed è tanto questo Amore che sentiamo il bisogno d’uscire fuori di Noi quest’Amore, né badiamo se la creatura merita o no; se avessimo voluto badare al merito, la Creazione tutta stava già nel nostro seno ancora. Noi quando amiamo operiamo, difatti, amammo e creammo la Creazione, e come dono della nostra liberalità e dell’eccesso del nostro Amore operante, facemmo dono all’uomo; a Noi non ci piace dare i nostri doni come mercede, o come merito, e dove potrebbe trovare monete sufficienti per pagarci i nostri doni, o tant’atti per meritarli? Sarebbe inceppare il nostro Amore, reprimerlo in Noi e non dare nulla alla creatura, e neppure amarla, perché se amiamo dobbiamo operare e dare. Il nostro Ente Supremo si trova spesso, spesso, in tali deliri d’amore, che sentiamo il bisogno d’uscire dal nostro Seno Divino doni e grazie per darli alle creature, ma per formare questi doni dobbiamo amare e manifestarli per farli conoscere. Quindi se amiamo operiamo, se parliamo la nostra parola creatrice consegna il dono, lo conferma e dota la creatura dei nostri doni. La nostra parola è la portatrice e ci mette nelle condizioni di sfogare il nostro Amore represso. Ma vuoi sapere perché non diamo i nostri doni come mercede o come merito? Perché li diamo ai figli nostri, e quando i doni si danno ai figli, non si bada se meritano, si danno perché si amano, al più si fanno comprendere, ecco la necessità della parola, affinché li apprezzano e li custodiscono e amino Colui che li ha dati e chi tanto li ama. Invece si danno come mercede o merito ai servi, agli stranei, ed oh! con quante misure. Onde nel eccesso del nostro Amore, senza che nessuno ci pregasse o meritassero, facemmo la Creazione, per farne un dono all’uomo; in un’altro eccesso creammo la Vergine, per farla un dono; in un’altro eccesso, Io, Verbo Eterno, scesi dal Cielo per donarmi e farmi dolce preda dell’uomo; in un’altro eccesso più grande d’amore, le darò il gran dono del regno del mio Volere. La Vergine Celeste, ereditiera di questo regno, chiamerà le creature come figli suoi perché ricevano in dono la sua grande eredità. Ora figlia mia, se l’anima fa regnare la mia Divina Volontà, il suo amore non sarà più sterile, ma fecondo, né si ridurrà in sole parole, o pure in opere, sentirà in sé la Forza creatrice del nostro Amore, e si metterà nelle nostre stesse condizioni, che se amiamo operiamo, se operiamo diamo, ma che cosa diamo, il gran dono del nostro Essere Divino, il nostro Amore è tanto, che se diamo vogliamo dar tutto, anche Noi stessi in balia della creatura, il nostro Amore non resterebbe contento se non dice: “Ho dato tutto, non aveva più che darle”. Molto più che possedendo la nostra Volontà stiamo al sicuro, stiamo in casa nostra, con tutto il decoro, gli onori, la decenza che ci conviene. Così la creatura possedendo la nostra stessa Forza creatrice, se ci ama, ci darà nel suo amore, in ricambio del nostro dono, il dono della sua vita, sicché è vita che ci daremo a vicenda, e ogni qualvolta ci amerà, la nostra Forza creatrice moltiplicherà la sua vita per darcela in dono, il suo amore non resterà isolato, ma con la pienezza della sua vita che si dà in balia del suo Creatore, ed ecco eguagliate le parti tra il Creatore e la creatura, Vita riceve in dono e vita dona, e se la creatura ha i suoi limiti, la mia Volontà la supplisce, molto più che nel darci per dono la sua vita, ci dà tutto, nulla resta per sé, quindi il nostro Amore resta appagato e contraccambiato. Perciò se vuoi darci tutto e ricevere tutto da Noi, fa che regni in te la nostra Volontà, e tutto ti sarà accordato”.