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Domenica, 19 maggio 2024 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

34-31 Aprile 8, 1937 Tutto ciò che si fa nel Voler Divino costituisce un diritto per tutti, e tutti possono fare quel bene. Questi diritti furono dati da Adamo, dalla Regina del Cielo, da Nostro Signore, il quale ci preparò la veste regale.

La Divina Volontà - Libro 34°

34-31 Aprile 8, 1937 Tutto ciò che si fa nel Voler Divino costituisce un diritto per tutti, e tutti possono fare quel bene. Questi diritti furono dati da Adamo, dalla Regina del Cielo, da Nostro Signore, il quale ci preparò la veste regale.
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(1) La mia povera mente non fa altro che tuffarsi nel mare del Fiat Supremo, e per quanto sento il Cielo in me del Voler Divino, molte volte sperdo Gesù nell’immensità di questo Cielo, e non lo trovo, e la sua privazione è il più duro martirio della mia povera esistenza quaggiù, e quanto ci vuole per trovarlo, fino a farmi ridurre in uno stato sì compassionevole da sentirmi morire, e allora se ne viene, o con uno stratagemma d’amore, o con una verità più sorprendente da sentirmi ritornare la vita fino a dimenticarmi le pene sofferte. Ah! Gesù, quanto ne sai fare. Onde pensavo: “E perché Gesù non mi porta nelle sue regioni Celesti, perché farmi tanto stentare? Mi sembra che vedo il porto e sto per dare un salto per entrarvi, ma che, una forza potente mi fa indietreggiare e ritorno ad essere la povera esiliata. Onde mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù, tutto bontà e compassionandomi mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, coraggio, il coraggio abbatte le piazze più forti, vince gli eserciti più agguerriti, debilita la nostra Potenza, anzi se la appropria e coraggiosa vince ciò che vuole, e Noi vedendola che non ha il minimo dubbio d’ottenere ciò che vuole, perché il dubbio diminuisce il coraggio, diamo più di quello che vuole. Figlia mia, il coraggio, la fiducia, l’insistenza senza mai cessare, l’amore, nella nostra Volontà sono le armi che ci feriscono, che debilitandoci, facciamo prendere da essa stessa ciò che vuole.

(3) Ora voglio dirti il perché ti trattengo ancora su questa terra, tu sai che la nostra Volontà Divina è immensa, e alla creatura le manca la capacità, lo spazio di poterla abbracciare tutta insieme, perciò le conviene prenderla a sorsi a sorsi, i quali li prendi ora quando fai i tuoi atti nel mio Volere, ora quando ti manifesta una verità che l’appartiene, se preghi, se desideri che venga il mio regno, se soffri per ottenerlo, questi sono tutti sorsi che allargano la tua capacità e formano lo spazio dove rinchiudere i sorsi di Essa, e mentre ciò fai, vieni a rinchiudere ora una generazione, ora un’altra che devono possedere il regno del Fiat Divino. Ora, tu devi sapere che essendo le generazioni come una famiglia, che tutti hanno diritto all’eredità del Padre e come membra che formano un sol corpo, e di cui Io sono il capo, quando un membro fa un bene, l’ottiene e lo possiede, le altre membra acquistano il diritto di fare e di possedere quel bene. Ora, non ancora hai rinchiuso tutte quelle generazioni che devono possedere la mia Volontà come vita, quindi ci vogliono ancora la catena dei tuoi atti, la tua insistenza, le tue pene, per bere altri sorsi per formare lo spazio per dare il diritto che volendo, possano possedere il regno mio; non appena avrai fatto l’ultimo atto che ci vuole, subito ti porterò nella patria celeste.

(4) Ora figlia mia, la mia Divina Volontà con la sua immensità coinvolge tutti e tutto, non vi è essere che non nuoti in Essa, perciò tutto ciò che si fa diventa diritto di tutti, e tutti possono ripetere quell’atto, al più chi non vuol ripeterlo e possederlo, e non vuol riconoscere che vive in Essa, e la sua vita è animata dal Fiat Divino, questi sono come ciechi, che mentre il sole le dardeggia con la sua luce, essi non veggono e giacciono come se fosse notte per loro, sono come paralizzati, che mentre possono avere l’uso delle membra di fare il bene, si contentano di restare immobilizzati, sono come muti che non sanno parlarne, ma però ciechi, paralizzati e muti volontari; ma tutto il resto, come la mia Volontà è vita e sta in comunicazione con tutti, così tutto ciò che si può fare in Essa è vita e bene e diritto di tutti, e tutti possono ripetere quell’atto per formare la Vita Divina operante in loro. I primi diritti di far possedere il regno del mio Volere alle umane generazioni furono dati da Adamo, perché lui, la prima epoca della sua vita, i suoi atti furono fatti nel Voler Divino, e sebbene peccò e perdette volontariamente la Vita operante della mia Volontà in lui, e lui in Noi, ma i suoi atti restarono, perché ciò che si fa nel nostro Volere non esce, perché sono le nostre vincite, le nostre vittorie sull’umano volere, quindi sono nostri, e Noi mai mettiamo fuori ciò ch’è nostro. Onde chi entra in Esso trova il primo amore di Adamo, i suoi primi atti che le danno il diritto di possedere il nostro Fiat e di ripetere gli stessi atti che lui fece, i suoi atti sono ancora parlanti, il suo amore è ancor fuso nel nostro, e incessantemente ci ama col nostro stesso amore. Perciò l’operare nel Voler Divino si rende eterno con Noi, e non è soggetto a finire e si mette a disposizione di tutti, in modo che solo chi è ingrato non lo prende e non si vuol servire della vita per ricevere vita. Questi diritti di possedere la mia Volontà come vita, furono dati dalla Regina del Cielo, perché anch’Essa è della stirpe umana, ma in modo più largo e con più sacrificio, perché le costò la vita del suo stesso Figlio e Dio, per dare il possesso del regno del nostro Fiat alle umane generazioni, e avendole costato tanto è la più che sospira e prega che entrino i suoi figli in questo regno sì santo. Poi ci fu la mia discesa dal Cielo in terra, che prendendo umana carne, ogni mio atto, pena, preghiera, lacrima, sospiro, opera e passo, costituiva un diritto di far possedere il regno del Fiat alle umane generazioni. Posso dire, la mia Umanità è vostra e di tutti, e chi vuole entrare in questo regno troverà in Essa la porta, i diritti e la veste regale per entrare, la mia Umanità è la veste che deve coprire e vestire con decenza tutti quelli che lo possederanno. Il mio Amore è tanto che chiamo altre creature che con grazie portentose e col sacrificio della loro vita, le faccio vivere nel mio Volere, le quali costituiscono nuovi diritti, sborsando la loro vita per dare il possesso del mio regno all’umana famiglia. Perciò la tua volontà corra sempre nella mia, affinché compiuti i tuoi atti, possa spiccare il volo alla patria celeste”.