Scrutatio

Lunedi, 27 maggio 2024 - Sant´Agostino di Canterbury ( Letture di oggi)

33-42 Giugno 17, 1935 Come Iddio col darci la volontà umana libera si metteva a nostra disposizione, per sentirsela, adattarsi con lei come se avesse bisogno della creatura. Condizioni amorose in cui Dio si mise per amore delle creature.

La Divina Volontà - Libro 33°

33-42 Giugno 17, 1935 Come Iddio col darci la volontà umana libera si metteva a nostra disposizione, per sentirsela, adattarsi con lei come se avesse bisogno della creatura. Condizioni amorose in cui Dio si mise per amore delle creature.
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(1) Stavo facendo il mio giro nel Voler Divino e mi sono fermata in tutto ciò che la mia Mamma Celeste aveva fatto nella Divina Volontà; mio Dio, quale sorpresa questo Fiat Divino bilocato, moltiplicato, operante, che formava tale incanto di bellezza, di grazia, di opere, da far stupire non solo Cielo e terra, ma Dio stesso, vedendosi rinchiuso nella Sovrana Regina e operare da Dio in Essa come operava in Sé stesso. Ed oh! come avrei voluto dare, da parte mia, dare al mio Dio tutta quella gloria che gli dava la Sovrana Signora di tutti quegli atti che aveva fatto la Divina Volontà nel Sacrario, nel nascondimento, dentro i veli dell’Immacolata Signora. Ma mentre ciò pensavo, il mio Sommo Bene Gesù sorprendendomi con la sua breve visitina mi ha detto:

(2)Mia piccola figlia del mio Voler Divino, non vi è prodigio maggiore, né bontà e amore più grande, né magnanimità da parte nostra che non ha limiti, che scendere nel basso nell’umama volontà e operare da Dio, quali siamo, in essa come se operassimo in Noi stessi. Ecco perciò la nostra Sapienza infinita, presa da eccesso d’amore verso la creatura, le davamo la piccola volontà umana libera, indipendente da tutti; col darle questa volontà libera ci mettevamo a sua disposizione se volesse che scendessimo nella sua piccolezza e bassezza e operare da Dio, e la nostra Volontà fare in essa ciò che può fare nel nostro Essere Supremo. Questo era il prodigio più grande e l’amore che nessun altro amore può pareggiare, dare la volontà umana alla creatura, quasi per starle soggetti, come voler dipendere da lei il bene che vogliamo operare in essa, le opere che dobbiamo svolgere, non è questa una finezza d’amore insuperabile, e poi darle questa volontà a suo libero arbitrio, affinché la creatura ci potesse dire: “Sei venuto in casa mia, ed io debbo venire in casa tua, perciò Tu fai quello che vuoi in me, ed a me farai fare quello che voglio in Te. Era l’accordo che mettevamo tra essa e Noi, e dandole la volontà libera, poteva dirci che ci dava qualche cosa che teneva in suo potere; non è questa una magnanimità, un amore che supera tutto, che solo il nostro Ente Supremo poteva e volle fare! Ma ciò non è tutto, il nostro Amore vagheggiava questa volontà libera della creatura, e si formava tanti centri per bilocarsi in essi e formarsi tanti regni di domini dove dovevamo sfoggiare nelle nostre opere divine, moltiplicandole all’infinito, senza restrizione, senza limiti, operando in questi centri da Dio, come se operassimo in Noi stessi. Molto più che nelle piccole volontà umane, il nostro Amore sfoggiava di più, usava più potenza, perché ci vuole più arte a restringere la nostra immensità nella piccola cerchia delle volontà umane, quasi mettere un limite alla nostra Potenza per abbassarsi nel basso dell’umano volere, e poi quel sentircela con esso in ciò che dovevamo fare, perché lo vogliamo operante insieme con Noi, quasi essa adattarsi a Noi e Noi dobbiamo adattarci ad essa, ed il nostro Amore è tanto che si adatta anche ai suoi modi umani, questo ci da più da fare, il nostro Amore si sfoga di più e ama fino agli eccessi questa volontà umana che le dà il suo regio posto, il suo libero dominio. Invece operando fuori della cerchia umana, chi non sa che tutto possiamo fare ed abbiamo una Immensità che a tutto può giungere, una Potenza senza limiti, e se vuole tutto può, una Sapienza che tutto dispone, un Amore che ama tutti, involge tutto, e ancorché non fosse amato. Il nostro Ente Supremo è libero, non ha bisogno di nessuno e può fare ciò che vuole, e siccome tutto possiamo non lavoriamo nel fare le opere più grandi, ma basta volerlo, che in un istante tutto facciamo. Invece quando vogliamo operare nella creatura, quasi che abbiamo bisogno di essa, dobbiamo allettarla, dobbiamo dirle il bene che le vogliamo e quello che vogliamo operare, non vogliamo una volontà sforzata, perciò vogliamo che lo sappia e spontanea ci apra le porte, sentendosi onorata di darci il posto operante nella sua volontà. In queste condizioni ci mise il nostro Amore nella creazione dell’uomo, l’amò tanto che giunse a dargli la volontà libera affinché potesse dire: “Posso dare al mio Creatore”. Poteva amarlo di più? Perciò la gloria, l’onore che mi dà la creatura quando mi fa operare nella sua volontà è tanto grande, che nessuno la può comprendere, è la nostra stessa gloria e onore che ci dà, in tutti gli atti suoi corre la nostra Vita, il nostro Amore può dire: “Do Dio a Dio”. E’ il punto più alto dove può giungere la creatura, è l’amore più eccessivo dove può giungere un Dio. Oh! se le creature comprendessero l’amore, il gran dono che le diede col darle una volontà libera, la elevai al di sopra del cielo, del sole, dell’universo intero, posso fare su tutto ciò che voglio, senza che nessuno sappia nulla, invece con la creatura mi abbasso, le chiedo con amore un posticino nella loro volontà per poter operare in loro e farle del bene. Ma ahimè! molti me lo negano e rendono la mia Volontà inoperante nella volontà umana, il mio dolore è infinito a tanta loro ingratitudine. Ora, che ammireresti di più, un re che opera nella sua reggia dove tiene tutto in suo potere, il comando su tutti, fa bene a tutti, la sua reggia si presta a tutto ciò che vuol fare il re; oppure un re che scende nel basso d’un tugurio e fa la stessa azione che farebbe nella sua reggia? Non si ammirerebbe di più, non sarebbe più sacrificio, più intensità d’amore, operare da re nel piccolo tugurio che nella reggia? Nella reggia tutte le cose si prestano a farlo operare da re, invece nel tugurio il re deve adattarsi al tugurio ed ingegnarsi tanto da fare le stesse azioni che farebbe nella sua reggia. Tali siamo Noi, operare nella Reggia della nostra Divinità, fare cose grandi, in Noi è natura; ma farle nel tugurio dell’umano volere dà dell’incredibile, è l’eccesso del nostro Amore più grande”.