Scrutatio

Lunedi, 27 maggio 2024 - Sant´Agostino di Canterbury ( Letture di oggi)

33-20 Giugno 29, 1934 L’attenzione, occhio dell’anima. Nella Divina Volontà non ci sono ciechi. La calamita, il conio dell’immagine divina negli atti nostri. Dio si fa prigioniero della creatura.

La Divina Volontà - Libro 33°

33-20 Giugno 29, 1934 L’attenzione, occhio dell’anima. Nella Divina Volontà non ci sono ciechi. La calamita, il conio dell’immagine divina negli atti nostri. Dio si fa prigioniero della creatura.
font righe continue visite 119

(1) Il Voler Divino non mi lascia mai sola, mi sembra che mi guarda sempre per investire il mio pensiero, la mia parola, il più piccolo dei miei atti, ma vuole la mia attenzione, vuole che io lo sappia che vuol investire i miei atti, e che guardandoci a vicenda Lui dona ed io ricevo, e se non faccio attenzione mi rimprovera, ma con un modo così dolce da sentirmi spezzare il cuore e mi dice:

(2) “L’attenzione è l’occhio dell’anima che sa conoscere il dono che voglio farle, e dispone l’azione a ricevere il mio investimento. Io non voglio dare i miei beni ai ciechi, voglio che lo vedi e lo sappia, ma sai perché? Col vederlo apprezzi il mio dono, e col saperlo lo conosca e lo ami, ed Io ti faccio sentire al vivo la mia Luce, la mia Potenza, il mio Amore, e sento ripetere nel tuo piccolo pensiero, parola e azione ciò che sa fare, come sa amare la mia stessa Volontà Divina, perciò la prima cosa che Io faccio a chi vuol vivere in Essa è dare l’occhio per guardarci a vicenda e conoscerci, quando ci siamo conosciuti tutto è fatto, il vivere nella mia Volontà Divina è assicurato col suo pieno vigore”.

(3) Onde la mia mente si perdeva in una mare di luce e di pensieri, ed il mio dolce Gesù sorprendendomi mi ha detto:

(4) “Ah! figlia mia, il vivere nella mia Volontà è il vivere di Cielo, è sentire nell’anima la vita della luce, dell’amore, la vita dell’azione divina, la vita della preghiera, ciò che fa per essa tutto è vita palpitante negli atti suoi. Tu devi sapere che chi fa la Divina Volontà e vive in Essa, diventa la calamita degli atti divini, il suo piccolo moto, pensiero e opere, restano calamitati, d’una calamita così potente da calamitare il suo Creatore, in modo che questa calamita lo attira tanto, che non può allontanarsi dalla creatura. Il nostro Essere Supremo si sente calamitato lo sguardo, ed è sempre fisso nel guardarla; sente la calamita alle braccia, e stretta se la tiene al suo seno; la calamita al nostro amore e ne versiamo tanto, che giungiamo a sentire che ci ama come ci amiamo Noi stessi. Ora, quando la creatura ci ha formato questa calamita, il nostro Amore giunge agli eccessi, come forma i suoi atti, anche il più minimo, imprimiamo il nostro conio divino e li facciamo passare come atti nostri, con la impronta della nostra Immagine Suprema e li mettiamo nei nostri tesori divini, come monete nostre che ci ha dato la creatura, e se tu sapessi che significa poter dire che il nostro Ente Supremo ha ricevuto le nostre monete dalla creatura, già la nostra immagine coniata da Noi stessi le assicurano, ti scoppierebbe il cuore di puro amore. Dare Noi alle creature è potere che teniamo, ché possedendo tutto, dare non è altro che uno sfogo del nostro Amore, ma mettere in condizione la creatura di poter dare a Noi, e darci atti nostri non suoi, monete coniate con la nostra immagine, è l’amore che supera tutto, che non potendolo contenere nella nostra enfasi d’amore diciamo: “Tu ci hai ferito, la calamita degli atti tuoi ci ha rapiti e ci ha resi dolci prigionieri nell’anima tua, e Noi ti renderemo la pariglia di ferirti, rapirti e di imprigionarti in Noi. Perciò figlia mia, tutt’occhio ti voglio affinché guardi e conosca bene ciò che vuol fare la mia Divina Volontà in te”.